NEW ENTRY MAGAZINE - EDIZIONE DI BRESCIA, MANTOVA E CREMONA DEL 22 NOVEMBRE 2020

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NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 26 - N°11 del 05/11/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172 DISTRIBUZIONE BRESCIA - MANTOVA - CREMONA Acquafredda - Asola - Borgosatollo - Calcinato Calvisano - Carpenedolo - Casalmoro - Casalromano Castelnuovo - Castenedolo - Fiesse - Gambara - Ghedi Gottolengo - Isorella - Leno - Milzano - Montichiari Montirone - Pavone del Mella - Poncarale - Pralboino Remedello Sopra - Remedello Sotto - Visano.... 04 22

Editoriale

CONVIVERE CON L'INCERTEZZA La vita si sa, è imprevedibile e mai come ora siamo appesi ad un filo. Fondamentalmente lo siamo sempre stati ma forse non ci davamo troppo peso e probabilmente era anche un bene. Ora però, vista la situazione drammatica che stiamo vivendo dovuta a questo maledetto virus che non ci lascia vivere, ci si sveglia la mattina già con il pensiero: come sarà la giornata di oggi? Come sarà il mio futuro? E quello dei miei figli? Tutte queste domande creano disagio, paura, ansia e soprattutto ci fanno sentire indifesi, senza possibilità di via d'uscita. Eppure siamo costretti, che ci piaccia o no, a superare questa insicurezza ed imparare a conviverci. C'è chi arriva addirittura a rivolgersi a cartomanti e veggenti e chi si rivolge a qualche esperto per fare una terapia cercando di lenire il disagio che si prova. Bisogna anche sottolineare che la vita è bella anche perchè è imprevedibili quindi sapere mentre fai un sentiero se ci saranno curve, strapiombi, ostacoli oppure un bel panorama ci porterebbe via la gioia della sorpresa e il tutto risulterebbe pressochè noioso. In ogni caso, per quanto noi ci possiamo sforzare, non sapremo mai cosa ci aspetta il domani ed è inutile scervellarsi in possibili varianti. Dopo tutto anche il percorso fatto fino ad ora di ognuno di noi probabilmente non ce lo saremmo mai aspettato! Non ci resta quindi di accettare l'incertezza, primo perchè come detto, non c'è alternativa, secondo per vivere una vita serena senza inutili grattacapi. Dovremmo imparare a trascorrere la nostra vita in funzione di ciò che succede e non in base a programmi fatti in precedenza. E se il passato non si può cambiare e il futuro non si può sapere non ci resta che concentrarci sul presente, cercando di aggiustare quello che ora non funziona e a mantenere ciò che ci rende felici. Accettiamo ciò che accade, anche se a volte può essere doloroso, teniamo conto dei nostri sbagli e degli imprevisti ma impariamo a goderci la vita giorno per giorno, attimo dopo attimo, perchè il domani non lo conosceremo mai prima. Gianluca Boffetti


Riflessioni

LA PERSONA PIÙ SPECIALE PER ME Quella mattina a scuola c’era il compito in classe di italiano. Il titolo del tema era “La persona più speciale per me”. Umberto scrisse tutto d’un fiato, come se le parole si scrivessero da sole. “Mio fratello si chiama Bruno. Sono sicuro che mi vuole un mondo di bene, come io ne voglio a lui, anche se non me l’ha mai detto. Lui le cose le dimostra, non si perde in inutili parole. Quando è entrato nella nostra famiglia, era già grande, i miei l’hanno adottato un giorno di quattro anni fa. E dal primo momento in cui ci siamo guardati, è come se fossimo stati sempre fratelli. Mio padre dice che l’amore, in qualunque sua forma, è proprio questo: due anime che si riconoscono, tra miliardi di anime. Non so nulla della sua storia prima che entrasse in casa nostra, ma mi piacerebbe sapere se era amato quanto lo amiamo noi. E perché si sia ritrovato solo. So che un giorno lo scoprirò, e che quel segreto mi farà piangere. Perché allora capirò quei momenti di malinconia in cui ogni tanto lo trovo perso. Ma anche se non conosco la sua storia, sento che il suo mondo è così simile al mio, da potercelo scambiare. Noi abbiamo diviso tutto, fin dal primo momento: i giochi, il letto, i genitori. Le bravate. Lui è un complice perfetto, non fa la mai la spia e mi dà fiducia assoluta. Ogni volta che gli propongo qualcosa, è sempre pronto a seguirmi. Come se non avesse mai di meglio da fare che stare con me, come se fossi io il suo meglio. E questo mi fa sentire la persona più importante al mondo. Una delle sue passioni più grandi è il cibo, ad ogni pasto mangerebbe fino a scoppiare, come se non si saziasse mai. Ma nonostante questa sua debolezza, non è grasso, e si mantiene in forma perché è un tipo sportivo. Corre tutti i giorni e nuota appena ne ha la possibilità. Quando vede una qualunque distesa d’acqua, che sia il mare, un lago o un fiumiciattolo, lui si butta e comincia a nuotare, come se fosse la cosa più naturale del mondo. La scorsa estate al mare ha salvato anche un paio di bambini che stavano per essere trascinati via dal-

la corrente. Lui li ha visti per primo, e si è buttato in mare senza nessuna esitazione, senza nessuna paura, riportandoli a riva sani e salvi, tra gli applausi commossi e increduli di tutti i bagnanti. Quando sono in ospedale, è lui che mi manca più di ogni altra cosa al mondo. La sua contagiosa allegria. Le risate che mi fa fare. Quel suo modo speciale di essermi vicino, sempre. So che quando sto male, lui non soffre per me, ma con me, e allora il dolore si divide, ed è come se facesse meno male. E quando sono felice, lui non è felice per me, ma è felice con me, e allora qualunque felicità si moltiplica e diventa ancora più grande. Pochi al mondo sanno esserci, come lui. Un giorno, dopo un’anestesia, lo vidi stare male, trascinarsi a terra stremato, guardarmi con gli occhi sbarrati, tremare e cercare con tutte le forze il mio aiuto. Io non potevo fare nulla per salvarlo, allora mi feci mettere a terra vicino a lui e l’abbracciai più forte che potei, finché non riprese le forze. Lo aspettai. Mi ha insegnato lui a farlo. Guardandolo, ogni giorno imparo qualcosa. La dignità, la lealtà, il coraggio, il rispetto, la riconoscenza, il perdono. L’amore. Ah, dimenticavo…lui non è una persona, è un cane, anzi un labrador, ma per me non fa nessuna differenza. E’ il fratello migliore che potessi avere. I fratelli non si scelgono, ma se si potessero scegliere, pure in altre mille vite, io sceglierei lui.” Tratto dal romanzo “LASCIATI TROVARE”

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Riflessioni

I GRANDI CHE CI HANNO LASCIATO Ogni anno, purtroppo, dobbiamo affrontare e superare lutti, nella cerchia di amicizie, parenti, conoscenti. Mancanze che lasciano vuoti a volte incolmabili, che metabolizziamo con molta fatica e molto tempo, a volte proprio mai completamente. In questo già tragico anno, troppi i lutti anche tra personaggi famosi a cui eravamo veramente affezionati: persone che hanno accompagnato molti eventi della nostra vita, facendoci emozionare, sognare, divertire, commuovere. Artisti che hanno impresso un’impronta indelebile nel nostro cuore e che ci mancano come fossero dei parenti, anche se non li abbiamo mai incontrati. Sono infatti entrati nel nostro quotidiano da addolorarci profondamente per la loro scomparsa. Stiamo dando l’ultimo saluto a troppi di questi amici lontani, ma così vicini: attori, cantanti, poeti, registi, musicisti, di una generazione di immortali, per il patrimonio artistico che ci hanno lasciato. Personaggi che erano rimasti “persone” serie, oneste, generosi, umili. Quest’ultima è forse la qualità migliore e sempre più rara da trovare nei grandi!! Stiamo vivendo mesi duri, dove spesso sentire una bella canzone, una barzelletta, un’interpretazione intensa, ci scaldano l’anima e danno sollievo a questa nostra tristezza, preoccupazione, ansia. La poesia, la musica, la bellezza artistica servono proprio a questo: a farci sognare anche nei momenti più difficili, a farci ricordare che non si vive di solo pane ( indispensabile per carità!) ma se sappiamo mantenere quel po’ di fantasia, di voglia di sognare per evadere dalla realtà, proprio quel po’ di evasione serve a darci la carica per affrontare giorni bui. I ricordi sono altrettanto importanti, perché rivivendo nella mente i momenti belli vissuti con le persone che se 06

ne sono andate, le sentiamo ancora accanto, e quanto di bello ci hanno lasciato è un tesoro che neppure la morte può rubarci! È spiazzante rendersi conto che anche i “grandi”, così come gli affetti più profondi, che vorremmo “immortali”, se ne vanno quando meno ce lo aspettiamo. Da una canzone dei Pooh, un addio che purtroppo ci hanno idealmente detto tutti: “ …mi dispiace devo andare, il mio posto è là..” Ornella Olfi


Società

“TU MAMMA, COSA AVRESTI FATTO AL POSTO DELL'AZZOLINA? Premetto di aver lottato a denti stretti per ottenere la didattica a distanza per le mie figlie soprattutto per Celeste la quale essendo “fragile indiretta” non è stata tutelata dalle linee guida della ministra Azzolina. Premetto che organizzare, seguire con dedizione ed impegno due dad non è cosa semplice: richiede tempo e costanza, assidua presenza. La scelta di privare Celeste del contatto umano è stata dura da digerire, soppesata, condivisa, riflettuta. Scopo ultimo è la tutela della vita in un periodo di pandemia mondiale dalle mille incertezze, volti, tratti oscuri, dilemmi fondi. Scopo primo è la difesa di una vita colta da fragilità quale quella di Vittoria. Per lei, come per mille e mille studenti portatori di handicap nulla e vaga l’attenzione rivolta dalle linee ministeriali. Da oggi la classe di Celeste sarà in quarantena in quanto un piccolo è risultato positivo. Da oggi, diciannove famiglie dovranno attivare, riorganizzare, modulare orari di lavoro, scolastici, famigliari per rispettare i quindici giorni prescritti. Si sarebbe potuto evitare? Pensando anzitempo, con parsimonia, generosa affettazione, senso di responsabilità ad alternative che garantissero continuità scolastica e sicurezza? I vari ministri, fra cui la Azzolina, hanno il pensiero fatto ballare, in un girotondo assurdo e caotico, di proposte fatte e ritratte, dette e ritirate. Al posto dei banchi a rotelle, poche le scuole a cui sono arrivati, più autobus per evitare assembramenti; più bidelli per garantire il rispetto delle norme; più insegnanti in previsione dei disagi che avrebbero incontrati quelli di ruolo. Senza parlare, con tenerezza, di quella cerchia di ragazzi fragili che frequentano in presenza. Al Don Milani di Montichiari su 1800 alunni 7 gli studenti che solcano la soglia d’ingresso. Dove la relazione? Dove l’integrazione? Una domanda, a bruciapelo, mi sono sentita scivolare addosso, solcare fuori e dentro.

Domanda che non ammetteva repliche o ritardi, omissioni. Esigente quanto perentoria. “Tu mamma, cosa avresti fatto al posto dell’Azzolina? Ha chiesto la piccola Celeste, mentre fuori la notte calata ovattata suoni al silenzio regalando stupore e meraviglia. “Di certo non avrei permesso la riapertura delle scuole mettendo a repentaglio piccoli e grandi, studenti e famigliari. Di certo avrei potenziato la linea internet spesso rallentata o assente; avrei formato durante il periodo estivo gli insegnanti, di ogni ordine e grado, all’utilizzo dei dispositivi telematici e delle varie piattaforme in modo che nessuno possa dire “sono poco avvezzo”. Avrei educato allo stesso modo le famiglie, dotato di pc e di connessione ove necessario. Questo per dare all’apprendimento scolastico serietà e continuità, coerenza. Sarete voi nel tempo a pagarne le conseguenze, nel proseguire degli studi, le lacune di argomenti non trattati saranno fonde, da colmare se si vorrà andare avanti …. E... quando il buon Dio e la scienza vorranno donarci un vaccino, una sicurezza, allora tutti a scuola perché l’andare a scuola è fatto di mille cose, piccolezze, infinitezze , condivisione con i compagni oltre allo studio.. non fare merenda nei banchi … un bimbo autistico ha ricevuto una nota disciplinare in quanto si era avvicinato troppo al compagno …. non avere l’angoscia di oltrepassare il metro … questa non è scuola!!!!” Mi ha colpito l’appello di un’amica, maestra elementare di una delle tante scuole dell’alta bresciana la quale per la seconda volta si è vista mettere la classe in quarantena, comprese le insegnanti. “Oltre a ricevere uno stipendio ridotto in quanto pur non essendo malate siamo in malattia, per i nostri bambini la nostra dirigente non ha voluto adottare la dad lasciandoli nell’ozio assoluto, in quinta elementare… come faranno l’anno prossimo alle medie???? Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste 07


Dedica a...

Mi vuoi sposare? Come già sapete ciò che rende unico New Entry è la possibilità di chiunque di poter scrivere, esprimere i propri pensieri, condividere le proprie esperienze e perchè no, pubblicare dediche alla persona amata o semplicemente fare gli auguri di buon compleanno a qualche conoscente. Ed in tutti questi anni abbiamo pubblicato tantissime dediche d’amore ma non mi era mai capitato quello che vi sto per raccontare. Ho ricevuto una telefonata da Danilo il quale mi chiede di realizzare uno striscione con una dedica speciale e importantissima: “Mi vuoi sposare?” Ebbene, inizialmente l’idea era che la sua ragazza atterrasse con il deltaplano proprio di fronte alla striscione ma poi causa Covid non si è potuto fare. Allora il fantastico Danilo ha pensato di allestire con cura, la sorpresa sul terrazzo pensando proprio a tutto, dalle candele ai petali di rosa, ai fiori e al vino. Non nego che già nel realizzare graficamente lo striscione, mi sono emozionato... forse perchè in un mondo così arido di sentimenti, incrociare sul mio cammino, giovani con dei valori puri, veri, reali e con animo buono non può che farci 08

solo del bene e sperare in un futuro migliore. Ringrazio Danilo per aver condiviso con noi, questa serata speciale con sorpresa per la sua ragazza e a questo punto futura moglie... Ma a proposito... come avrà reagito la sua ragazza alla mega dedica? Beh, osservando la foto qui sotto pubblicata sembra che le cose siano andate meravigliosamente bene. Auguri di cuore a tutti e due e che la vita vi regali tanta gioia e serenità. Gianluca Boffetti


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UN REGALO DI VALORE IMMENSO

Nel giorno del compleanno della sua mamma un figlio sa che regalo può fare: non conta il costo, ma il valore che esso esprime. Con stupore e sorpresa il figlio di 17 anni presenta un disegno che ritrae suo nonno che ha lasciato sua figlia 20 anni fa.

GRAFICA E STAMPA

I PROGETT L CIA O S E L DIGITA

Il regalo colpisce non solo perché ritrae esattamente il viso del padre ma anche l'espressione degli occhi come per dire alla figlia... io ci sono sempre e vi sorveglio. Un grazie enorme al figlio Leonardo Fassoli di Calvisano dalla sua mamma.

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Riflessioni

IL PARADOSSO DEL NOSTRO TEMPO George Carlin è un comico, molto famoso negli anni ‘70 e ‘80 in America, un po’ l’equivalente del nostro Lino Banfi. Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti. Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno. Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo. Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio, più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere. Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV, e preghiamo di rado. Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa. Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno. Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito l’aria, ma inquinato l’anima. Abbiamo dominato l’atomo, ma non i pregiudizi. Scriviamo di più, ma impariamo meno. Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno. Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni. Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte. Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della

moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all’ucciderti. É un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino. Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera, e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle. RICORDA SEMPRE: la vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro. Pierangelo da Bergamo

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Riflessioni

I NOSTRI ANZIANI

Riflessioni

IL SENSO DELL’IRREVERSIBILE

Se ne vanno nel nero silenzio che puzza di amuchina i nostri anziani, quelli dei dik dik, dei fotoromanzi e di amarcord…

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“Se ne va in fila indiana tutto il meglio di questo Paese, tutta la storia del ‘900, tutta l’operosità del dopoguerra, ci lasciano quelli del boom economico, della lambretta e della lettera 32.” Lo scrive sulla sua pagina Facebook Giulia Ceci, infermiera che lavora in una struttura sanitaria di Colorno. “Ci lasciano quelli dell’Italia industriale, quelli con la valigia verso il lavoro, della campagna verso la città, quelli che hanno cambiato questo paese in meglio. Quelli della scuola democratica, della famiglia democratica, del comunismo e del consumismo democratico. Se ne vanno quelli dei dik dik, dei fotoromanzi e di amarcord. Se ne vanno quelli delle utopie, degli anni di piombo, dell’emancipazione e del riformismo. Se ne vanno le mani di chi sapeva fare. E vanno via così, senza salutare tutto quello che hanno lasciato, prima di salire d’urgenza su un ambulanza, senza dire nulla, senza un finale che abbia un senso, come in una sala di cinema fumosa, quando si rompeva la pellicola. Mentre tutti corrono, loro se ne vanno portando con se un mondo di saggezza, consapevolezza, calma e libertà. E io stanotte, in turno, mentre tutti dormono, in questo nero silenzio che puzza terribilmente di amuchina, guardo il cancello chiuso e provo a pensare che domani tutto andrà bene.” Giulia Ceci

Quando la sera sono stanca e non riesco né a leggere né a scrivere, ho un asso nella manica: le Ted Talks. Vago tra i titoli finché non ne trovo uno che mi ispira, poi mi metto comoda e ascolto. Anzi, dato, il mio pessimo inglese, leggo i sottotitoli mentre ascolto. Mi è tornato in mente il mio primo rimpianto. Avrò avuto cinque o sei anni. Un giorno, non ricordo assolutamente perché, presi una biro e scarabocchiai il volto di una bambola. Pensavo che gli scarabocchi sarebbero andati via, e invece non fu così. Piansi. Avrei voluto tornare indietro, riavere la mia bambola di prima. Impossibile. Il danno era fatto, incancellabile.Avevo fatto la mia prima esperienza consapevole di irreversibilità. Me la ricordo ancora adesso. Nella vita attraversiamo tante esperienze in cui il senso di irreversibilità ci provoca dolore, rabbia, disperazione. Eppure, sono quelle che danno forma alla nostra vita. I segni non si cancellano. Possiamo solo provare a integrarli in un disegno, in una forma. Non quella che avremmo voluto, ma quella che c’è, possibile.Ho imparato ad amare la realtà. E la trovo più ricca e sorprendente dei sogni. sguardiepercorsi


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Ingredienti per 5-6 porzioni 2 patate lesse 20 Pomodorini e 1 gamba di sedano 6 cucchiai di Ricotta freschissima Caviale 20Gamberetti sgusciati Aglio e limone Olio extra vergine di oliva Sale e pepe Preparazione Schiacciare le patate e condirle con sale e pepe e olio. Saltare i gamberetti in una padella dove

avrete fatto rosolare leggermente uno spicchio d’aglio, cuocere pochissimo e bagnarli con gocce di limone. Tagliare il sedano e i pomodorini a pezzetti piccolissimi e condire con sale, pepe e olio. Comporre le ciotoline inserendo sul fondo le patate, adagiare poi le verdure (pomodorini e sedano). Mettere la ricotta e il caviale, appoggiare sulla ciotola i gamberetti. Decorare a piacere. Anna - www.cucinacreare.it

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Riflessioni

IL VIRUS CI HA INCATTIVITI? Faccio parte con piacere di un gruppo WhatsApp di amiche molto unite, merito di due naturopate, madre e figlia, come chiamiamo noi scherzosamente “la capa Laura e la capetta Maria”che con passione e competenza, sia nel loro “negozio-salotto” che in tv, ci informano sulla salute e sull’alimentazione sana, non certo rinnegando la medicina tradizionale, ma affiancando ad essa tutto ciò che la natura ci offre per il nostro benessere, anche col supporto di validi medici. Spesso ci intrattengono in tv pure con “fili diretti” su vari argomenti, molto interessanti, nei quali si può intervenire telefonando in diretta. Questo filo diretto prosegue poi appunto sul gruppo whatsapp, dove ogni amica scrive i più svariati messaggi, da quelli di semplici saluti, a quelli spiritosi, ai più seri, aumentati in questo periodo difficile, per cercare di raccogliere tutte le informazioni possibili, confrontarle e provare a chiarirci un po’ le idee. Nessuna di noi nega l’esistenza del covid, ma contraddizioni, incertezze, notizie poco chiare, numeri preoccupanti senza percentuali e distinzioni specifiche… sono all’ordine del giorno sui principali canali d’informazione, per questo in alcune di noi nascono forti dubbi e si va alla ricerca di informazioni alternative. Ci sono infatti medici e giornalisti controcorrente che, con dati e testimonianze alla mano, smentiscono spesso allarmismi esagerati. Nessuno ha in tasca la verità assoluta, ma ognuno è pur libero di esprimere pensieri diversi dalla maggioranza, ognuno ha il diritto di ragionare con la propria testa…o no?? Il nervosismo, la preoccupazione per il futuro, a breve termine nero e forse non migliore a lungo termine, genera purtroppo in certe persone reazioni inaspettate, dalla depressione alla rabbia. Distanziamento sociale, terrorismo mediatico, decreti che si susseguono spesso confusi e che 14

causano chiusure sofferte e purtroppo definitive per molte piccole attività, coprifuoco che toglie libertà primarie: un insieme di fattori che ci stanno incattivendo, che ci stanno mettendo gli uni contro gli altri, che fanno perdere a molte persone il significato tra diversa opinione e mancanza di rispetto, specialmente sui social ( su face book gli insulti sono all’ordine del giorno) Nel nostro gruppo di amiche si è rischiato di rovinare quel clima di complicità, di libertà di pensiero, di apertura, che ci ha sempre orgogliosamente contraddistinte. Questo maledetto covid proprio ci sta distruggendo in ogni senso? Ci auguriamo di no!! Infatti in alcune, siamo subito intervenute per calmare gli animi, invitando al buon senso che finora abbiamo dimostrato e che sicuramente vogliamo mantenere. Se stiamo tutti uniti, in generale, pur con idee opposte, ma con rispetto, supereremo anche questa dura prova. L’amicizia tra donne è un bene raro, perciò prezioso da custodire, e noi di questo gruppo ne siamo un esempio che sono certa nessun virus potrà rovinare!! Ornella Olfi


ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

LE MIE PRIME 24 ORE Il 28 giugno del 2010 mi alzai tremante ma dentro provai la liberazione. Decisi di iniziare a fare le mie prime 24 ore. Ovvero smettere di bere. Da quel giorno la mia vita cambiò. Ogni giorno vivo e impararo qualcosa su ciò che la vita mi regala. Ogni giorno ho una nuova sfida di essere oggi meglio di ieri. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza l’aiuto, l’amore, la comprensione, la pazienza, la condivisione, l’ascolto e innumerevoli suggerimenti di amici AA e non solo. Ho attorno così tante persone che mi stanno vicine che mi sento veramente fortunata. Voglio ringraziare gli amici che fanno parte dell’associazione Alcolisti Anonimi. Grazie agli amici, colleghi di lavoro e chi mi ha dato e mi dà la possibilità di lavorare. Non mi avete mai giudicato per il mio passato. Grazie a Silvia, la mia amica psicologa per la

persona che è. Grazie alla mia famiglia per la pazienza e chi nel passato mi ha dato la possibilità di andare in gruppo senza giudicarmi. Grazie soprattutto a chi mi dà la possibilità di mandare le nostre testimonianza per trasmettere il nostro messaggio di speranza. Sono passati 10 anni ma anche oggi si inizia un nuovo giorno con tanta gratitudine nel cuore per tutto ciò che ricevo da tutti voi. E grazie a voi che sono diventata migliore. Serene 24 ore a tutti. Elena

Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

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Foto di Mauro Cotti

FIAT UNO TURBO I.E., PICCOLA BOMBA... Correva l’anno 1985, in tv spopolavano Don Jhonson e Philip Michael Thomas, con la loro Testarossa bianca, le giacche pastello a manica corta ed una Miami corrotta e piena di eroina che spettava a loro ripulire. In Italia, sarà ricordato come l’anno della nevicata più copiosa di sempre sulla nostra penisola. Sulle strade di allora, un nuovo fenomeno automobilistico si affacciava. Quello delle piccole bombe, con motori spremuti al massimo, per ottenere più potenza possibile, livree arroganti, al limite della decenza automobilistica e prestazioni che spesso finirono per impensierire blasonate supercar. Peugeot 205 GTI, Golf GTI, Renault 5 GT TURBO e poi lei, la protagonista del nostro articolo, la famigerata Uno Turbo I.E. Subito qualche numero, era un peso piuma, 845 kg, il motore era turbocompresso, montava una turbina IHI VL2, raffreddata ad acqua dotata di intercooler aria/aria. La cilindrata era di 1,3 litri, partirono come base dal motore della uno 70 SX. La potenza era di 105 CV, in velocità massima toccava i 200 km/h e scattava da 0 a 100 in meno di 9 secondi. Veniamo ad un altro dei punti forti della Uno Turbo i.e., la livrea……. Sulla parte bassa delle fiancate, un lungo adesivo nero percorreva tutto il lato, dal passaruota posteriore partiva la scritta Turbo i.e. 16

Lo stessa livrea veniva richiamata sul portellone posteriore, speciali cerchi in lega da 13 la equipaggiavano, con il coprimozzo che ospitava il logo Abarth. Sulla calandra anteriore la scritta Turbo i.e. campeggiava, e sul portellone posteriore, un piccolo alettone fisso le dava quel tocco finale che chiudeva il cerchio. Anche gli interni furono pesantemente rivisti, il volante a quattro razze, con scritta centrale rossa “ Uno Turbo i.e “ faceva capire definitivamente che con il modello base, in comune era rimasto ben poco. Anche sedili e pannelli porta erano diversi, le sedute anteriori erano più avvolgenti, come deve essere per una sportiva e la colorazione era nera con zona centrale rossa. La seconda serie sarà estremamente diversa, almeno alla vista ma anche tecnicamente. La potenza e la cilindrata aumentano, la turbina sarà una Garret T2 e le prestazioni aumenteranno ancora: 7,7 secondi per lo 0-100 e oltre 200 km/h. Ma ciò che pochi conoscono è il lato oscuro che la Uno Turbo, come le sue compagne di merende di allora avevano… Mi riferisco alle infinite elaborazioni, che veramente non si contano su vetture di questo genere con aumenti di potenza a volte pazzeschi. Fate un giro su Youtube mettete in descrizione


AUTO D'EPOCA

“Uno turbo i.e. elaborata“, potreste passare ci ha dato lo spunto per parlare di questa straore e ore a vedere video pazzeschi, con veloci- ordinaria auto che ha lasciato il segno in quegli tà di punta da Porsche Turbo. anni e che ancora oggi affascina. Che dire, un’auto pazza, con elaborazioni al Antonio Gelmini limite della follia, ha segnato un’epoca, lei e poche altre. Se ne trovate una originale, comInquadra con lo pratela subito, credetemi, ne hanno fatte tante smartphone ma ne hanno lasciate stare pochissime. il QR code e goditi Sono quasi certo che riuscirò a strappare un sorriso anche al mio amico Alessandro Coil video legato lombo, in questi giorni non facili per nessuno, alla Fiat Uno i.e. quando leggerà l’articolo e ripenserà ai tempi d’oro delle Uno Turbo I.e. Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: Infine ringraziamo il nostro affezionatissimo meccanicagelmini@gmail.com lettore che oltre ad averci inviato la fotografia

RELAZIONE CASUALI Ieri sera...tramonto su un mare fermissimo e lucente. Il castello sembra curvato dal peso di un tempo ancora appeso lì, tra le sue rupi che scivolano tra onde consenzienti...e accanto a me tre giovani vite, intente a dialogare tra loro. Parlano a voce alta e io sono troppo vicina per non sentirli. Ne segue un simpatico dialogo: uno è un medico, le altre due laureande. Ci raccontiamo un pò di noi. Ed è splendido avvertire il loro entusiasmo, i loro progetti, la loro disponibilità ad ascoltare me...un’adulta sconosciuta. Parliamo a lungo, di tante cose ed è così naturale e spontaneo entrare in perfetta sintonia che ad un certo punto abbiamo le lacrime agli occhi. Eccessiva empatia? Sensibilità dilagante? Forse...o magari soltanto momenti preziosi che, ogni tanto, riusciamo a vivere con anime simili. Il ragazzo, Federico, si alza e mi chiede se può abbracciarmi...un ragazzone altissimo che mi avvolge in un gesto di tenerezza. E allora penso a quanto ci sbagliamo quando

Riflessioni

pensiamo ai giovani come deviati, egoisti, drogati e incapaci di relazionarsi con gli adulti. Claudia, Cristina e Federico (spero di ricordare bene i nomi) ieri sera mi hanno rimandato un’immagine così deliziosa e positiva che non li dimenticherò più. Riflessioni che fortificano e danno energia...ricordi di qualche anno fa, che mi piace riportare alla memoria, con la speranza ed il cuore sempre accesi, in un momento così destabilizzante per l’Italia, che diventa sempre più un Paese difficile. Ma se per ripristinare la meraviglia e la fiducia in questa nostra bella e martoriata terra occorre ripartire dai giovani è altrettanto vero che nessuno può sottrarsi alle responsabilità di esserci e di viverci, comunque. Non importa quanto e cosa si possa fare, ma bisogna starci dentro, con intenzioni di rinascita. La nostra Italia è la culla del sole, del mare, delle montagne e della cultura... non dimentichiamolo mai! Pinella Gambino 17


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Un giorno Un tipo entra in un bar e chiede al barista: “Quanto costa questa fetta di torta?”. E il barista risponde: “Un euro!”. “E queste briciole?”. “Le briciole niente!”. “Allora me ne sbricioli cinque o sei fette!”. Ci sono un Americano, un Francese e un Italiano. Trovano una piscina in cui tuffandocisi dentro si può far contenere ciò che si vuole. Parte il francese, prende la rincorsa e grida, CHAMPAGNE, e la piscina si riempie di champagne, si fa la sua nuotatina ed esce. Tocca all’Americano, prende la rincorsa e grida COCA-COLA e la piscina si riempie di coca cola. Arriva il turno dell’Italiano che parte, prende la rincorsa, inciampa... MERDA!... SPLASHH! Due medici dopo un congresso fanno all’amore. Alla fine lui dice: “Dall’abilità delle tue mani scommetto che sei ginecologa!”. Lei: “E tu anestesista!”. “Ma come fai a dirlo?”. Lei: “Non ho sentito niente!”. Due ragazzini a scuola sentono la parola pene mentre giocano in cortile. Uno chiede all’altro se sa cosa sia il pene, ma il ragazzino non lo sa e si ripromette di chiederlo al papà appena

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torna a casa. Dopo pranzo, il piccolo chiede al padre “Papà, cosa è un pene?”. Suo padre risponde: “Figlio mio, invece di dirtelo, te lo mostro”. Così vanno nel bagno e il padre s’abbassa i calzoni dicendo: “Figlio, questo è un pene, anzi è un pene perfetto”. Il giorno dopo a scuola il ragazzo ritrova l’amico e vanno al bagno insieme. Si abbassa i calzoni e dice: “Vedi questo? È un pene... anzi se fosse stato cinque centimetri più corto, sarebbe stato un pene perfetto”. Ci sono due periodi in cui l’uomo e la donna non si capiscono. Prima del matrimonio e dopo il matrimonio. Dal barbiere: “Quanto costa il taglio dei capelli?”. Il barbiere: “20 euro”. “E il taglio della barba?”. “10 euro”. “Allora, mi sbarbi la testa”. Un tipo a una festa sente uno che dice alla moglie: “Mi passi lo zucchero, dolcezza?” e anche: “Mi passi il miele, zucchero?”. Pensa: “Che bello!” e così la mattina dopo, con la propria consorte mentre stanno facendo colazione, le dice: “Mi passi la pancetta, maiala!”.

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SOLIDARIETÀ CON IL CALENDARIO 2021 “PER IL DOPO DI NOI”

Il distribuzione nuovo marciapiede Villaggio In a Calvisano,ciclopedonale Montichiari e neidal paesi della ZonaSanta Barbara al Centro Con il titolo: “L’Artista di questo nuovo giorno sei Tu! Dai il meglio e fanne un capolavoro”. E’ quanto emerso nell’opera di alto livello, che fa della sensibilità e solidarietà l’amalgama di chi si è adoperato per la realizzazione del nuovo Calendario 2021. Nuova esperienza dopo quella dello scorso anno svoltasi nella Cascina F.lli Lesioli. Quest’anno: Commedia, Teatro, Arte, Bellezza e Fotografia, è il messaggio coinvolgente ed accattivante del Calendario 2021 proposto dall’Associazione “Insieme per il Dopo di Noi”. Il ricavato andrà a sostenere “Il Dopo di Noi” a Calvisano e nei paesi del Distretto di Montichiari. Oltre alla solidarietà potrebbe essere un artistico e prezioso regalo per il S. Natale. Presentato con una conferenza stampa, nella sala del Comune di Montichiari, è sembrato una continuazione della recita che ha visto i suoi primi passi sul palcoscenico del Teatro Sociale “Bonoris”. Per un pomeriggio, sabato 3 ottobre, oltre trenta ragazzi e ragazze disabili, che frequentano La Sorgente ed il Quadrifoglio - Cooperative che vedono presidenti Paolo Guglielmi e Giuliano Zenisi sono cimentati con gli attori della Compagnia 20

Teatrale Dialettale “Cafè di Piöcc”, ben guidati dalla regista Manuela Danieli, sostenuti dall’ultra novantenne Peppino Mura, la figura storica e fondatore della Compagnia. Ad immortalare le gesta teatrali l’esperto obiettivo fotografico di Renata Ziletti e Rudy Fenaroli, prima Foto Gek ed ora in continuità Atelier Fenaroli, con le luci di Alberto della ditta Elettroservice di Vaccari Vincenzo e C., sempre presenti nelle manifestazioni pubbliche di Montichiari. Alla presentazione, così come quel giorno ad applaudire, per condividerne il progetto con il Patrocinio del Comune, il vice-sindaco Angela Franzoni e l’assessore ai servizi sociali Barbara Padovani, il presidente del Teatro Sociale Ferdinando Lazzari, Manuele Danieli per il “Cafè di Piöcc” e Renata che insieme a Rudy Fenaroli hanno realizzato anche un inimitabile CD Backstage, con infinite e belle fotografie, all’interno del Teatro “Bonoris”, con i ragazzi, familiari, attori della compagnia teatrale e accompagnatori. La conferenza è stata coordinata e bene indirizzata a diffonderne l’intento di solidarietà dell’iniziativa dal giornalista e scrittore Federico Migliorati. Il grazie a nome dei ragazzi e delle famiglie da


TERRITORIO

parte di Enrica Treccani, presidente dell ”Insieme per il Dopo di Noi“ Associazione con sede a Calvisano. Essa ha illustrato il cammino del “Dopo di Noi” da concretizzare con varie attività solidali, feste, incontri, colazioni, buffet, offerte e sostegni. Sottolinea: ”Il nostro obbiettivo è ambizioso è quello di acquistare o costruire una abitazione, che divenga la casa dei nostri giovani disabili, il che significherebbe autonomia e crescita per chi vi abita. Dando una risposta alla principale preoccupazione dei genitori, per il domani dei loro figli, portando nel loro cuore ed animo serenità e certezza. Se possibile partiremmo da Calvisano e poi negli altri paesi del Distretto di Montichiari, che oltre ai due paesi comprende anche Calcinato, Carpenedolo, Acquafredda, Remedello, Visano”. Un lavoro in sinergia, che ha visto l’entusiasmo di tutti i partecipanti, ed ha trovato il pieno apporto, del vice-sindaco Angela Franzoni e dell’assessore Barbara Padovani, che da subito hanno sposato il progetto, così come Renata Ziletti e Manuele Danieli, impegnate con passione a diffondere il Calendario, disponibile in vari negozi di Montichiari e di

In Cascina Calendario 2020

In Teatro per il Calendario 2021

altri paesi con l’offerta di € 10,00 mentre per il Cd Backstage, che va prenotato l’offerta è di € 5,00. Questi i punti per la distribuzione a Montichiari: Fenaroli Atelier, Macelleria Moratti, Edicola Tiziana Lorenzi, Poppy’s Fruit dal 1910, Esterino Ferramenta, Tutto Ufficio alla City, Tabaccheria Riv.10 di Andrea, Pescheria Mauro Magri, Macelleria Equina Saietti, Pasticceria Europa. Ai Novagli da Lara Bosetti e alla Macelleria Ivan Caffara. A Calvisano si trova da: Idea Intimo di Adriana, all’Edicola Barbara Ferrari in P.zza S. Silvestro, da Carla Mercerie in P.zza S. Silvestro, Al Quadrifoglio Fiorito@soleur.org a Ponterosso. A Viadana: presso La Spesa da Isa e dal Sisters’ Marchet. A Mezzane: presso “Non Solo Pane da Giulia. A Isorella presso la Profumeria Tentazioni di Stefania. A Remedello da Acconciature Silvana Ugolini. Informazioni e notizie da Enrica al 3349220367. Per Donazioni con bonifico presso BCC di Calvisano; per 5% mille CF.94020350172; email: insiemeperildopodinoi@ gmail.com; facebook: insiemeperildopodinoi. Marino Marini 21


NOTIZIE MUSICALI A CURA DELLA REDAZIONE

IN USCITA "PERDERMI, IL NUOVO SINGOLO DI ANDREA MONTEMURRO E MARIO ZANNINI QUIRINI Il brano è frutto del progetto musicale MZQ, nato dalla collaborazione ultraventennale tra Andrea Montemurro e il maestro Mario Zannini Quirini: a dicembre 2020 uscirà il cd di inediti. Si intitola "Perdermi" il nuovo singolo di Andrea Montemurro e del maestro Mario Zannini Quirini, atteso preludio dell’album in uscita nel prossimo mese di dicembre prodotto dalla MZQ, il progetto musicale nato dalla collaborazione e dall'amicizia profonda che lega il duo Montemurro- Zannini Quirini da oltre vent'anni. Il brano nasce con la pretesa di dar voce ad una musica contemporanea orchestrale fatta di sentimento e di trasporto emotivo, dove la linea guida del pianoforte suonato da Andrea Montemurro si adagia sull'orchestra guidata e diretta sapientemente dal maestro Zannini Quirini. La melodia disegna dinamiche morbide che toccano l'anima e strizza l'occhio al mondo del cinema, come fosse la perfetta colonna sonora di un film. "Perdermi" (disponibile nelle piattaforme musicali digitali sul web) è una vera poesia d'amore in musica, il primo dei 12 brani tutti orchestrali che comporranno il cd in uscita per Dicembre 2020, frutto della collaborazione ormai pluridecennale tra Andrea Montemurro e il maestro Mario Zannini Quirini. Il progetto musicale MZQ nasce ufficialmente nel 2020, ma è in realtà nel 1994 che prende forma ufficiosamente, e si sviluppa in oltre venticinque anni di collaborazione artistica, di contaminazione sonora e di amicizia profonda. Dopo anni di sodalizio, nel 2016 arriva l'album mono strumentale "Briciole Sonore in Bianco e Nero", suonato al pianoforte da Andrea Montemurro con brani dello stesso Andrea Montemurro e del maestro Mario Zannini Quirini: molti critici e addetti ai lavori lo definiscono un album di "suoni del passato". E' proprio a questo passato che fanno riferimento tutti i brani, che ripropongono sonorità solo apparentemente passate di moda, ma in realtà molto presenti ed incisive. I brani di questo cd, a sorpresa, hanno una risposta 22

importante in termini di pubblico e di critica, facendo registrare un successo inaspettato nelle prime posizioni delle classifiche di genere musicale. Un anno dopo circa, arriva il brano “Lo sguardo di mio padre” composizione di Andrea Montemurro con ancora una volta il meraviglioso arrangiamento orchestrale del maestro Zannini Quirini. Anche questa volta il successo di pubblico sul web e il riscontro favorevole della critica danno forza al brano che diventa primo in classifica per oltre 4 settimane consecutive e fa registrare con il suo video oltre 37.000 visualizzazioni su youtube. Dopo queste esperienze nasce in Andrea Montemurro e Mario Zannini Quirini la decisione di dare vita ufficialmente al progetto MZQ, un nuovo connubio artistico-musicale nato sulla base di una collaborazione totale sia in studio che live. Un progetto che guarda non solo alla musica classica, ma anche ad una serie di collaborazioni nella musica leggera e nella stesura di colonne sonore. In questa ottica nasce il singolo “Perdermi”, l'ultima creazione in musica nella quale il pianoforte suonato da Andrea Montemurro trova la sua esaltazione nell'accompagnamento orchestrale d'autore del maestro Zannini Quirini. Nella foto, l'immagine di copertina del singolo.


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Riflessioni

Cogliere il bene che c’è in ogni prossimo

E’ molto più evidente i difetto dell’altro che mi disturba che tutte le buone qualità che possiede. Partendo dal principio che nessuno è eccezione alla regola, ognuno di noi ha dei difetti e delle qualità. Per cui, guardiamo alle qualità dell’altro così come ci piacerebbe che gli altri guardassero alle nostre. Ciò succede a casa, al lavoro, nella comunità e tra amici. Quando ci abituiamo a vedere il bene che c’è nelle persone, scopriamo un altro mondo attorno a noi che può sfuggire alla nostra percezione se il nostro sguardo non si educa al bene. Una volta mi hanno dato delle informazioni molto negative riguardanti una persona con cui avrei dovuto convivere e lavorare. Ho deciso di cancellare dal mio cuore tutte quelle informazioni e vedere la persona con occhi nuovi, anche perchè non la conoscevo. Ho scoperto una persona amabile, intelligente, solidale con chi soffre, amica sincera, coerente con la verità, sensibile al bene. Davanti a questa scoperta i suoi difetti erano irrilevanti. Il bene neutralizza il male dentro e fuori di noi. Fonte: Passa parola - Focolare Apolonio Carvalho Nascimento Un grazie a Nonna Grazia per avercelo inviato 24

Ed è Poesia

“Fatti mandare dalla mamma” Abbondante all’orizzonte si staglia la sua morbida figura, Con fare dondolante e avanzamento altalenante attraversa tutto il cortile stringendo fra le mani un luccicante argenteo pentolino. Un cane, una gallina ed un gattino gli girano attorno gli fanno un gran festino e lei per tutti una dolce parola: Mina, sta bene la tua zampetta? Trudy, hai mangiato il granturco? E tu polpetta hai preso qualche topo? Ecco, è arrivata alla stanza del frigo, “Ciao amore, tutto ok?” Mi dice con fare sornione mentre un sorriso gli rischiara il viso, poi si china in avanti oro bianco dal rubinetto del frigo un attimo e l’argenteo pentolino è colmo di latte. Si gira, “ci vediamo stasera”, riparte ed il suo retro rimpicciolisce all’orizzonte Ma il suo profumo per molto tempo permane. Prima di mia moglie Giovanna il rito di prendere il latte era esclusiva di mamma Anna, per una vita glielo visto fare. Ma il tempo non guarda in faccia nessuno: per ognuno di noi il vespero compare. Giordano

Il Giornale della Gente

www.newentry.eu Il tuo periodico è anche on-line dove puoi consultare l'archivio con numerosissimi articoli e tantissime rubriche.


QUESTO È IL MIO NOME di Micky

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Luana

Diffuso particolarmente in Emilia Romagna e in Toscana, Il nome potrebbe forse collegarsi a quello di un mitico eroe polinesiano, chiamato Lua Nuu, un Noè dalla pelle scura che si sarebbe salvato da un nuovo diluvio universale. Alla forte diffusione del nome ha contribuito, a partire dagli anni Trenta, il successo del film sentimentale di King Vidor Luana, la Segno Zodiacale della Vergine sacra del 1932, interpretato da Dolores Del Rio e ambientato in Polinesia. Nonostante si sia rivelato un film falso e mediocre, è stato forse il caso più esemplare dell’influsso del cinema sulla diffusione dei nomi, tanto che si è imposta per moda e suggestione anche la forma maschile Luano. Esiste una seconda versione che indica il nome Luana di probabile origine germanica, con un significato del tipo “donna che è nata per la guerra” o “nata per la guerra“. Simbolizza lo sforzo e l’azione della lotta, è legato alla disciplina e alla perseveranza di voler ottenere ciò che si desidera. Secondo altri studiosi, il nome potrebbe risalire agli antichi Romani, precisamente alla dea Lua.

Pigra, indifferente, riservata, timida, L. è anche vivace, laboriosa, socievole. La sua intelligenza si compone sia di curiosità quanto di ripiegamento su se stessa, la sua dolcezza è fatta di passività ma anche di tenerezza. La contraddizione la possiede tutta e la rende irresistibilmente affascinante. Nonostante sia severa, guadagna facilmente la fiducia e l’apprezzamento degli altri. Le sue performance lavorativa sono eccellenti, non ha paura delle sfide, si svi-

luppa molto bene come leader, ascolta le opinioni dei suoi colleghi e mette in pratica le idee che crede possano avere successo. Nonostante la sua serietà, sorride per compiacere gli altri, il che le consente di avere pochi, ma buoni amici che la apprezzano. Nella relazione, il partner deve essere premuroso, tenero e capace di conquistare il suo amore. Chi ha questo nome ha anche qualità contrastanti a volte. Ha spesso il desiderio del cambiamento ed o evitare la monotonia. Può essere molto analitica, esigente e paziente finché c’è una sfida che intrattiene il suo interesse. A volte è dominata dalla scetticismo e diffidenza che però non l’hanno protetta da molte delusioni ricevute dalle persone di cui si fidava. Significato: letteralmente significa ‘non chiaro’ Onomastico: 1 novembre Origine: Polinesiana Segno corrispondente: Gemelli Numero fortunato: 10 Colore: Giallo Pietra: Diamante Metallo: Ferro

Popolarità: 124° nome più scelto in Italia nel 1999 491° nome più scelto in Italia nel 2018 49° nome più scelto in Svizzera Francese nel 2015 Personaggi Luana Colussi (conduttrice tv), Luana Ravegnini (attrice), Luana Trapè (scrittrice), Luana Zanella (politica) 25


L’INTERVISTA

GIULIA CASTRONOVI

OLTRE IL SUCCESSO IN TV UN PERSONAGGIO TUTTO DA SCOPRIRE Il boom c’è stato in occasione della sua partecipazione a “Ciao Darwin”, la successiva presenza a SportItalia ha fatto il resto. Giulia Castronovi, 21enne da Varazze, non ha però commesso l’errore di perdere il contatto con la realtà nonostante la visibilità che la tv le ha regalato i numeri che sui social sono andati costantemente aumentando. Così, al piccolo schermo ha saputo associare lo studio, tanto che nei prossimi mesi si laureerà in Relazioni Pubbliche e Comunicazione d’Impresa. “Ma nel tempo libero ho sempre lavorato come modella, lavoro a cui mi dedicherò a tempo pieno ora che ho finito l’università” racconta Giulia, acqua e sapone, con un fascino che colpisce sin dal primo istante. Normale allora che abbia scelto di giocarsi le sue carte nel campo fotografico e televisivo e che si sia spostata in quel di Milano ormai da qualche anno. “Perché qui vedo la reale opportunità di lavorare nel mondo della moda” racconta Giulia che qui fece il primo ser-

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vizio nel 2017 “e da allora non ho più pensato ad altro. D’altronde sono cresciuta guardando American’s next top model, vedevo le modelle fare quelle foto meravigliose e volevo a tutti i costi fin da bambina diventare così. Nella mia famiglia c’è sempre stato il “culto” del tenersi e prendersi cura di se. Diventare una modella è un bello stimolo per mantenersi in forma”. Determinazione e forza di volontà hanno fatto il resto, spingendola a migliorarsi sempre più… E infatti la tua carriera sta viaggiando a gonfie vele… Diciamo che quando ho fatto la mia prima apparizione in tv con “Ciao Darwin” i followers sulla mia pagina sono esplosi; la visibilità mi ha dato modo di conoscere molte persone con cui ho avuto modo di continuare a fare programmi tra cui “SportItalia”, che è stato il ricordo più bello. Tante sfide, quali timori?


L’INTERVISTA

Ciò di cui ho avuto più paura è stato il “metterci la faccia” ovvero lo storytelling che faccio ogni giorno per rendere le persone partecipi della mia vita. Ho ricevuto molte critiche, persone che pensavano avessi iniziato a tirarmela o stessi esagerando. Perché queste reazioni? Perché penso che non tutti siano in grado di farlo! Prendere un cellulare e iniziare a parlare significa esporsi ai commenti che a volte non sono facili da gestire. Sono contenta di aver fatto di testa mia, essere attivi è comunque un lavoro che io amo fare. Come ci si muove nel mondo dello spettacolo? Bisogna avere carattere per distinguere chi ti può realmente aiutare ad emergere e chi ti promette il mondo sulla base del nulla. Giulia Castronovi è anche seguita sui social… Mi reputo una persona che ama condividere quello che fa e utilizzare i social nel modo più positivo e utile possibile. Mi piace aiutare le persone, dare consigli e tirarle su da un momento

no. Sono un’appassionata di Instagram, uso poco Facebook e sto cercando di impratichirmi con TikTok con scarsi risultati! Che immagine vuoi veicolare attraverso i social?

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L’INTERVISTA

Quello che cerco sempre di trasmettere e di comunicare sono le mie esperienze, che possono essere positive o negative, in modo che se qualcuno un giorno dovesse trovarsi in una di queste situazioni, si sentirà più tranquillo e capito sapendo che era capitato anche a me. Una cosa che non sopporto dei social è la continua pressione che infondono sulla gente, quella sensazione veicolata dai continui stimoli negativi come l’ostentazione o l’abuso di Photoshop che crea malattie e canoni sbagliati inesistenti. Ti piace stare al centro dell’attenzione? Sì, ma non voglio che si confonda con l’esibizionismo. Per me semplicità è sinonimo di bellezza, perciò cerco di esserlo il più possibile, capi eccentrici non sono il mio forte. Cosa bolle in pentola? Finora mi sono sempre concentrata molto sulla laurea, adesso che anche questo percorso è giunto al termine vorrei dedicarmi a ciò che più mi piace con una specialistica. Amo scrivere, tra qualche anno spero di poter sfruttare quest’arma a mio favore nel mondo della tv o perché no scrivendo per qualche rivista. Il lavoro nella 28

moda è bello ma per un tempo determinato, vorrei guardare un po’ oltre. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/giuliacastronovi/


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OROSCOPO dal 23 Novembre al 09 Dicembre 2020

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ARIETE 21/03 - 20/04 La parola chiave per voi oggi è “confini”, quindi fermatevi un attimo a pensare a cosa significhi per voi. È ora di fare un discorso serio con voi stessi. Ponete dei limiti e siate onesti nel tracciare la linea di confine.

TORO 21/04 - 20/05 C’è una grande quantità di energia che lavora in tuo favore. Potresti sentirti come se stessi camminando sui carboni ardenti, quindi non è un buon giorno per sedersi sul divano a oziare. Impegnatevi in attività che esercitino la vostra mente.

GEMELLI 21/05 - 21/06 Ti conviene indossare l’armatura appena ti svegli. Là fuori infuria una battaglia a tutto campo, e potresti essere stato scelto come bersaglio principale. Probabilmente tutto dipende da un malinteso

CANCRO 22/06 - 22/07 Pensate come ad un momento riparatore per arrivare ad un punto di maggiore facilità e tranquillità. Abbiate fiducia in voi stessi e nelle persone che vi circondano e aprite gli occhi alla realtà. Tutto andrà a vostro vantaggio.

LEONE 23/07 - 23/08 Hai un grande potere a tua disposizione. Dovresti tenere a mente che tutto ciò che desideri si avvererà. Non sprecare parole o azioni. Concentrate la vostra energia e concentratela su una o due cose importanti...

VERGINE 24/08 - 22/09 La rabbia è pronta ad esplodere, quindi fai attenzione a qualsiasi azione che possa manifestarsi come risultato di questo sentimento e fai il possibile per trovarne la fonte. Se si tratta di un’evidente ingiustizia, cerca di parlarne con amici.

BILANCIA 23/09 - 22/10 Scoprirai che le cose potrebbero diventare un po’ difficili da gestire se cercate di fare tutto da soli, ma se ti connetti con gli altri, anche il compito più impegnativo diventa semplice da svolgere. In amore tutto prosegue bene.

SCORPIONE 23/10 - 22/11 La pura saggezza è una qualità importante a cui aspirare. Sappiate, però, che la saggezza che cercate deve provenire da un punto di calma. Solo così le vostre abilità verranno riconosciute e sarete in grado di trasmetterle agli altri.

SAGITTARIO 23/11 - 21/12 In generale, le cose dovrebbero andare molto bene per te, quindi non perdere questa opportunità di inseguire i tuoi sogni. Ricorda che la tua mente e la tua volontà sono le uniche cose che ti impediscono di arrivare dove vuoi.

CAPRICORNO 22/12 - 20/01 L’amore: non consideratelo solo come una merce per la quale combattete e da conquistare con trucchi. Rendetevi conto che l’amore è parte del modo in cui vedete il mondo. Più vedi l’amore nelle persone che ti circondano, più sarai avvantaggiato.

ACQUARIO 21/01 - 19/02 Potresti guardarti allo specchio e vedere cose che non ti piacciono molto. Forse nascondi un senso di vergogna su eventi passati che ancora permangono nella tua mente. Non lasciare che quest’ombra di insicurezza continui ad esserci nella tua vita.

PESCI 20/02 - 20/03 Inserisci una marcia in più nel tuo passo. Il ritmo lento e costante può essere qualcosa con cui ti senti a tuo agio, ma devo tirar fuori il tuo lato da leader e sfoggialo con orgoglio. Dovrai prendere decisioni, invece di scendere a compromessi...


Ed è Poesia

Ed è Poesia

“La vecchiaia” Vivo oramai da tempo sola ,assieme ai miei fantasmi... la solitudine mi tiene stretta stretta... ogni tanto qualche visita inaspettata... ed il mio cuore si apre e comincio a parlare... ma ahimé il vaneggiare si presenta all’improvviso, ad illudere ed a fantasticare. Vorrei scacciare ogni tormento... che mi schernisce... povera me, che oramai fatico a deambulare.. sempre chiusa in casa... come sepolta viva... Quanto durerà ancora sto patire... ormai sono stanca, sono anziana da tempo. Il passato ha preso il sopravvento, portandosi via tutto... oramai mi devo rassegnare e seguire il mio sogno. Vorrei ritrovare l’affetto e l’amore di un tempo, che non c’è più... ma non dispero, un bel giorno lo ritroverò... Gino Boscolo Ed è Poesia

“Autunno” Quando sei arrivata così inaspettata? Non era primavera fino a ieri? Quando hai trasformato gli alberi in fiaccole, hai cosparso di fuoco il prato? Sei bellissima come fanciulla, incantevole stagione ingannevole, dalle tue orme soffia freddo, e non scalda la tua luce, canto del cigno è la tua canzone meravigliosa e insidiosa stagione. Darina Naumova

“Delusione”

La vigliaccheria è padrona del cavaliere, dietro la vergogna se ne fa scudo, con la sua baldanza porta in cima le menzogne, la delusione viene scolpita nel cuore dell’anima scarlatta, all’amarezza del ricordo di quelle parole... non ti farò mai del male. Scalvini Roberta

Filastrocca

“Via col vento” Chiedo scusa a tutti quanti se piegandomi in avanti un poco d’aria è fuoriuscita dalla tonda mia ferita. Non è certo un do di petto il rumore che hai sentito, sembrava più ad un sordo botto che in pochi (per fortuna) hanno udito, ma l’odor che in aria aleggia e sugli altri padroneggia non lascia alito ad alcun dubbio : era proprio una scorreggia !! Giordano 31


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COME EDUCARE UN CUCCIOLI DI CANE

Una delle prime cose che viene in mente quando si pensa all’educazione del nostro cane, è come insegnargli i classici e più comuni comandi che di solito sono quelli di venire da te, di star seduto, di non tirare al guinzaglio e di far i bisogni nel luogo indicato. Questi primi passi talvolta possono risultare molto divertenti ed hanno sempre una grande utilità, ma quando ci si trova di fronte ad un cucciolo è necessario seguire un’educazione semplice, fatta di poche regole, ben chiare, che permettano al piccolo di crescere nel miglior modo possibile. Quando si accoglie in casa un nuovo amico, ci si dibatte spesso su quando precisamente bisogna cominciare ad educarlo. Molti sostengono che è preferibile aspettare che il cane compia 3-4 mesi in quanto prima è troppo piccolo per imparare. E’ chiaro che tutto dipende dagli insegnamenti che si vogliono trasmettere, ma l’apprendimento dei cani inizia fin dal primo momento in cui entrano in casa, chiaramente lasciandogli i giusti spazi e i momenti per conoscerci meglio, superare il distacco ed ambientarsi alla sua nuova famiglia. Nessuno di noi nasce sapendo già come comportarsi con un cane, ma non per questo non si possono imparare alcune regole di base. 36

Generalmente sono i primi tre mesi quelli fondamentali per addestrare un cucciolo. E’ in questo lasso di tempo che il cagnolino ha bisogno di essere stimolato. I primi insegnamenti rimarranno indelebili nella sua mente che a quest’età è molto ricettiva. Questa fase è conosciuta come periodo sensibile; è il momento della stimolazione e della socializzazione e se trascurata o gestita in modo approssimativo porterà il cane ad ignorare soggetti, ambienti e situazioni che normalmente dovrebbero essergli familiari. E’ utile ricordare come la maggior parte dei cuccioli adorano essere continuamente coccolati. Il contatto e la manipolazione pertanto sono un momento molto importante. Nell’arco della giornata, il cane viene sottoposto a diverse manipolazioni magari per un controllo antiparassitario, per cure o per normali operazioni di pulizia. Ma c’è un’enorme differenza tra le coccole e la manipolazione. Non è detto che il cane amante delle coccole lo sia pure delle pulizie, pertanto fin dai primi giorni è fondamentale stimolarlo in maniera positiva. Così come per noi umani, anche per il cane il gioco rappresenta una palestra di vita. E’ solo attraverso queste attività che il cane valuta realmente le proprie abilità e possibilità, superan-


BEST FRIENDS FOREVER

do così le varie insicurezze, scoprendo pian piano l’autocontrollo. Sono tanti i giochi che possiamo proporre al cane, ma tutti devono avere reali funzioni educative (riporto, lascia e dammi ecc). Un’altra fase importantissima riguarda l’abitudine del cucciolo a far i propri bisogni fuori. E’ insito nel suo istinto saper che deve sporcare lontano da dove consuma i pasti e da dove riposa, ma questo non vuol dire che sa che dovrà sporcare fuori. Comunemente, i metodi utilizzati per fa capire al cane dove non sporcare somigliano sempre più a delle punizioni inutili e crudeli (fargli annusare la pipì, picchiarlo col giornale…), ma questo non aiuterà il cane ad imparare la lezione. Pertanto occorre pazienza e tanto amore perché è solo intorno al quarto mese che il nostro fedele amico riesce a capire dove sporcare, a saper resistere ed a controllarsi. Ecco qui di seguito alcuni preziosi consigli che ti possono essere utili per far si che il tuo amico a quattro zampe non sporchi casa: La prima cosa che devi fare è quella di scegliere uno spazio che sarà preposto ai suoi bisogni. Solitamente il cane sporca in alcuni momenti della giornata: quando si sveglia, dopo che ha mangiato, dopo che ha giocato. Ma prima di riconoscere questi momenti è necessario imparare a conoscere il proprio pelosetto.Nel momento in cui ti accorgi che il tuo cucciolo sta per fare la pipì nel luogo sbagliato, prendilo e portalo nel luogo preposto ai

suoi bisogni. Con il tempo vedrai che il cane assocerà quest’area alle sue necessità fisiologiche. Se invece non ce la fai a prenderlo in tempo e fa la pipì sul tappeto o sul pavimento di casa, in questo caso non devi sgridarlo o picchiarlo ma dirgli “no” e portarlo ugualmente fuori (o dove dovrebbe farla). Naturalmente questo vale soltanto se lo becchi sul fatto. Arrivare anche solo dopo pochi minuti è veramente inutile portarlo fuori, perché non capirebbe. Quindi se arrivi tardi la cosa che devi fare è ignorare l’accaduto. Soprattutto nei primi mesi di vita il cane non ha piena autonomia e controllo della vescica, per cui è di fondamentale importanza portarlo fuori spesso, al massimo ogni due ore. Portalo sempre nello stesso luogo a sporcare. Utilizzando questo piccolo accorgimento, il tuo cucciolotto imparerà presto che quel luogo è il suo “bagno”. Man mano che il cucciolo cresce, crescerà anche il suo desiderio di affermare la sua autorità. A volte i cuccioli scelgono proprio il momento del pasto come campo di battaglia. Capita che i cuccioli diventino possessivi con la ciotola del cibo, considerandola come una cosa solo sua. Quindi la regola fondamentale che devi tenere bene in mente è mettere inizialmente un po’ di cibo nella sua ciotola e allontanarti poco dopo. Quando avrà finito di mangiare avvicinati a lui e aggiungi un’altra piccola porzione. In questo modo il tuo modo di avvicinarti lo accoglierà in maniera positiva.

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Castello di San Lorenzo de’ Picenardi Torre de’ Picenardi (Cremona)

San Lorenzo de’ Picenardi è una frazione del comune cremonese di Torre de’ Picenardi posta ad est del centro abitato. Storia La località era un piccolo villaggio agricolo di antica origine del Contado di Cremona con 265 abitanti a metà Settecento. In età napoleonica, dal 1810 al 1816, il comune annesse Brolpasino, Fossa Guazzona, Cà d’Andrea, Ronca de’ Golferami e Pieve San Maurizio, ma il provvedimento fu annullato con la costituzione del Regno Lombardo-Veneto. All’unità d’Italia nel 1861, il comune contava 693 abitanti. Nel 1868 il comune di San Lorenzo de’ Picenardi venne soppresso ed annesso al comune di Torre de’ Picenardi. In origine, il castello di San Lorenzo non era altro che un piccolo gruppo di case fortificate e l’aspetto iniziale era dunque molto differente da come appare oggigiorno. La cui prima memoria scritta risale al 19 Aprile 1428, negli archivi milanesi. Nel codice Zaccaria, ora Pallavicino, in Cremona, si legge che Francesco Sforza dal Girifalco, il 25 38

febbraio 1444 confermava che suo suocero, Filippo Maria Visconti, duca di Milano, aveva donato al suo armigero Ludovico da Cremona la quarta parte del fortilizio e castello di San Lorenzo, con altri beni precedentemente confiscati al ribelle Leonardo de’Picenardi. Stefano Picenardi, figlio del Podestà di Mantova Leonardo Picenardi e fratello della Beata Elisabetta Picenardi, le cui ossa riposano nella chiesa parrocchiale di Torre de’Picenardi, era in possesso di un quarto del castello di San Lorenzo e di altri beni del territorio. Stefano aveva i figli Leonardo, Alessandro, Annibale, Cleto e Zaccaria, che poi è morto. Alla morte del padre Stefano, i quattro figli ebbero in eredità una porzione, cioè un quarto, del castello di San Lorenzo che si divisero nel 1516: perciò ognuno possedeva un sedicesimo dell’intero immobile. I quattro fratelli ricevettero altri beni tra cui il possedimento di San Lorenzo, la Ca ’de’Arcari, la Ca ’de’Gatti e la casa di Mantova. Lo storiato dice anche che Alessandro (che era sacerdote) acquistò,


più tardi, dai nobili Ripari e dagli altri comproprietari, tutto il castello composto da casette, meno la porzione di suo nipote Sigismondo Picenardi e di sua moglie. Per il possesso del castello, pare che la causa tra i Gonzaga ed i Crema fosse continuata a Cremona e a Milano. I Crema si accordarono poi con Alfonso e Annibalino Picenardi e vendettero le loro proprietà al nobile Giovanni Carlo Affaitati, nel 1546, con il consenso dell’imperatore Carlo V, signore dello stato, poiché si trattava di un luogo fortificato. Sicuramente si sa che il cavalier Giacomo Sforzosi, nel secolo XVIII, era proprietario dell’intero castello e l’11 Gennaio 1731 lo lasciò in eredità al nipote Lorenzo Francesco Crotti. Attorno al 1924 l’immobile fu acquistato dal signor Mario Bellini, ricordato dalla gente perché, primo nel cremonese, importò i cavalli di razza belga. Nel 1939 entrò in possesso la nobil donna Angiola Soregaroli Cappelli vedova Agarossi. La signora, tra l’altro, è ricordata perché durante la seconda guerra mondiale si recava alla stazione di Torre de’Picenardi con un landò, condotto dal signor Damatrio Panzi che dalle montagnosi annunciava agli alunni con lo schiocco della frusta. Nel 1999 è stato infine acquistato dalle famiglie Lorenzoni e Nicoli che ne sono gli attuali proprietari. Circondato da un’antica cerchia di mura esterne, originaria dell’alto medioevo (sec. IX) e mai rimaneggiata nel tempo, protetto da un fossato che, nei momenti di pericolo, doveva isolare la “villa” dagli attacchi esterni (come in ogni castello che si rispetti), è visibile anche da grande distanza, pur non sorgendo su un’altura, grazie alle sue sei torri e alle ampie merlature, strumento di riparo per i difensori. Alla facciata dell’immensa costruzione, con la torre merlata centrale che riporta lo stemma del Casato, che sovrasta l’ingresso principale, si accede percorrendo un vialetto di 150 metri, che attraversa la parte anteriore del parco. Il ponte, un tempo levatoio in ferro e legno, collegava al portone centrale da cui entravano carri, cavalli e carrozze, che si portavano nell’ampio cortile nobile. Il portone è affiancato, a sinistra, da una porticina chiamata “postièrla”, ri-

servata ai pedoni . Anticamente, un’inferriata a saracinesca chiudeva l’entrata principale sul fossato difensivo. All’àndito interno, passaggio ufficiale di uomini e merci, sono adiacenti i locali dei custodi. Centinaia di feritoie si aprono lungo tutte le pareti del castello, necessari punti di osservazione per la controtattica offensiva. Quest’ampio edificio fortificato, posto in pianura ma all’incrocio di importanti nodi di comunicazione, doveva essere un virtuale punto di riferimento per i viaggiatori ed un nucleo economicamente autosufficiente in epoca feudale. Infatti, oltre agli ampi saloni e alle numerose stanze adibite a residenza, il castello è munito di locali destinati ai servizi di manutenzione e riparazione degli attrezzi, stalle e scuderie e vaste cantine. Naturalmente non mancano la Cappella medievale, ricca di tracce architettoniche tardo-romaniche e gotiche, e il cimitero di famiglia, posto di fronte alla torre merlata a destra rispetto all’ingresso principale dove è affiancato un giardino all’italiana con aiuole e roseti. Sempre all’esterno, nell’ala sinistra della residenza, di fronte ad un ingresso maestoso, costituito da un’ampia facciata laterale sorretta da quattro colonne collegate da archi a tutto sesto, il parco è arricchito da una vera e propria “piscina”, una vasca dell’800, di forma conica. Da questo particolare si evince che il maniero fosse stato costruito come residenza estiva.

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BENVENUTI NEL XXI SECOLO

Qui il sesso è gratis e l’amore costa. Qui dove perdere il cellulare è peggio che perdere i propri valori. Dove è di moda fumare e bere e se non lo fai, sei “vecchio”; dove gli uomini tradiscono le donne con le ragazze e le donne, se non tradiscono, è perché temono di essere catturate. Dove il servizio pizza arriva prima dell’ambulanza. Dove i vestiti decidono il valore di una persona e avere soldi è più importante che avere amici o famiglia. XXI secolo, dove i bambini sono in grado a rinunciare ai genitori per il loro “amore” virtuale dove l’amore è un gioco. XXI secolo, qui sopravvivi solo con la ragione e sei distrutto se agisci con il cuore. ~ Smoke ~ 42

CON DENTRO LA MUSICA

Per STEFANO D’ORAZIO Dopo tanti viaggi intrapresi tra la gente, hai condiviso gioie ed emozioni vive, tanto da far palpitare tanto il cuore, a ritmo forsennato come suonavi la batteria, con stile lodevole, da offrirti tanta energia a più non posso. Eri un compagno ideale, collezionista di svariate avventure, un amico sincero che arrivava direttamente alle parole... Proprio così... non eri solo un componente dei mitici Pooh, ma appartenevi a quella categoria di persone speciali forse uniche, che sanno ascoltare con quei silenzi promettenti di pace interiore. Un uomo per bene, hai suggellato i sogni con dentro la musica dentro, così come il volo dei tuoi anni che hanno raccontato di te. Avevi un sorriso stampato in viso, una fotocopia vivente della serenità, in cui incutevi fiducia nel genere umano dove il tuo mondo lo aveva solo immaginato! Caro e sensibile amico Stefano, fra poco potrai esibirti ancora come l’inizio di una vita differente ... La novità è che questo immenso concerto non avrà mai fine e sarà quello più luminoso in quanto sarà acceso dalla tua bontà! Lascia che la musica viva per l’Eternità! Grazie per quello che ci hai regalato per sciogliere il gelo dell’abitudine, per farci riscoprire giorni rapiti dall’amore! Poeta Fabrizio Villa Un quarto di secolo di storia


Riflessioni

UNA GOCCIA NELL’OCEANO

Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell’oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore. Per noi nessun uomo è troppo misero per non essere l’immagine di Dio. Non si possono amare due persone in maniera totale; ma si possono amare le persone in maniera totale se in tutte si ama Gesù. Non vedo il povero ma vedo Gesù che soffre nel povero e dice: Avevo fame e mi avete dato da mangiare… Non sono io che ho dovuto trovare Gesù. È lui che ha trovato me. Madre Teresa di Calcutta

Riflessioni

ESSERE VECCHI

Essere vecchi è aver vissuto molti anni, ma sentirsi vecchi è aver perduto la gioia di sentirsi vivi. Essere vecchi rende un po più lento, ma sentirsi vecchi soffoca i sogni dello spirito...... Essere vecchi è chiedersi: ne vale davvero la pena? Sentirsi vecchi è rispondere: No!, senza nemmeno pensarci. Essere vecchi è sognare ad occhi aperti, sentirsi vecchi è non riuscire quasi a chiudere occhio. Essere vecchi significa avere ancora tante cose da imparare e da scoprire, sentirsi vecchi è smettere di imparare e di insegnare. Essere vecchi è allenare il corpo, elevare lo spirito, coltivare i sogni. Sentirsi vecchi è rimanere incollati alla TV sprofondato nel divano, oggi.....domani....e dopodomani. Essere vecchi significa avere davanti un futuro e dei progetti, sentirsi vecchi significa avere l’agenda vuota e ricordare solo “i bei tempi andati”. Essere vecchi vuol dire provare ogni giorno qualcosa di nuovo, rinnovare se stessi, puntare gli occhi sull’orrizzonte cercando di scoprire che cosa c’è OLTRE, lontano. Sentirsi vecchi è iniziare a pensare che forse oggi è l’ultimo giorno che ci resta da vivere, e chiudersi una volta nel proprio “Guscio di certezze”. Jorio Un grazie a nonna Grazia per averci segnalato questo scritto 43


Riflessioni

RAGGI DI LUCE Ci sono persone che ti rimangono nel cuore, la cui carezza si fa insegnamento e ricordo. C’è un tempo per chiedere e per osare ed uno per ringraziare; per rendere onore e gloria a chi ha saputo con infinita umiltà dedicarsi al bene del prossimo con dedizione infinita. Sono tante le voci che corrono sui politici, referenti di aree amministrative, dirigenti. Voci a volte amare, di rabbia, di scontento. La mia e quella della mia famiglia ha il colore della grazia e della gratitudine. Quando nessuno voleva ascoltare la nostra voce, quando sembrava che tutte le porte fossero chiuse; che nessuno spiraglio di luce potesse delinearsi all’orizzonte per grazia ricevuta, grande è la misericordia di Dio, un segno appare, viene improvviso, spargendo speranza. Era il tempo della lotta, del confronto quello, per far capire alle istituzioni che aspettando un bambino avevo urgentemente bisogno di un supporto educativo a domicilio che mi potesse aiutare con Vittoria, affetta da malattia genetica rara, la quale pur essendo “grande” era “tanto piccola..”. Fu lei, la dottoressa Maria Rosaria Venturini dell’Asst di Brescia insieme alla dottoressa Anna Calvi a tenderci la mano. Furono loro che capendo e comprendendo il nostro desiderio di far crescere, nonostante le mille difficoltà, al di sopra di ogni cosa, le nostre piccole insieme, segno di ricchezza e di condivisione, si attivarono con energia. Avevo il pancione, faceva caldo, le gambe erano gonfie, ma lo spirito era forte, non si arrendeva. Furono tanti gli incontri, i dettagli, idee che portarono a stendere progetti grazie ai quali con orgoglio di madre guardo le mie figlie: Vittoria e Celeste crescere insieme, conoscersi, comprendersi, amarsi. Furono la tenacia della dottoressa Elisabetta Bertoli dell’Asst del Garda che 44

con premura, delicata attenzione, ci seguì passo passo senza mai mollare sino al raggiungimento dello scopo e monitoraggio costante. Fu la presenza della dottoressa Turganti che ci fece sentire accompagnati e non soli. Si potrebbe dire che fu un lavoro in rete, tanti pezzi di un grande puzzle chiamato vita. In un tempo tanto complicato di pandemia stamani ci è giunta notizia della morte, dopo lunga sofferenza, della dottoressa Venturini. Le restrizioni non ci permettono di porgerle l’ultimo saluto; preghiera le giunge indivisa e sincera. Grazie dottoressa Venturini per la premura, la grazia, la delicatezza che ci ha sempre donato, in modo sincero, solare. Grazie per aver sorriso e pianto con noi nei momenti di sconforto ed in quelli di gioia. Grazie per la pazienza con cui sempre mi ascoltava, seguiva passo passo, condotta, accolta. Grazie per aver creduto nella vita e nella speranza, per non aver gettato la spugna dinnanzi alla malattia; per aver avuto il coraggio di “osare” e di “camminare”, di gettare raggi di luce. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste


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Adamo Tononi nasce il 28 novembre del 1954 e vive a Montichiari. Pittore sulla scena ormai da più di 40 anni, esprime nei suoi quadri le emozioni che prova di fronte alla natura: fascino da ciò che essa ci propone. Le sue tematiche principali sono i paesaggi, i fiori, le figure, gli animali, gli scorci di borghi antichi e in particolare quegli antichi cascinali ormai in disuso, che riesce a far “rivivere” sulla tela con spatole e colori. Un modo per mantenere vivo il ricordo del suo passato e perchè no, anche del nostro. La sua ricerca di poesia si esprime con un caldo linguaggio cromatico, semplice e comprensibile a tutti. La sua interessante pittura nasce da una figurazione realistica che viene trattata con colori luminosi e densi di tonalità pittoresche. Artista poliedrico, Tononi predilige la tecnica dell’olio, con possenti colpi di spatola, capaci di imprimere vivacità e movimento al genere dipinto.

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Dark, conosciuta anche come I segreti di Winden, è una serie televisiva tedesca del 2017 di genere drammatico, thriller e fantascientifico, creata da Baran bo Odar e Jantje Friese. Trama Winden, 2019. La scomparsa di due bambini in una città tedesca e le conseguenti ricerche porteranno alla luce misteri e oscuri segreti che questa piccola cittadina nasconde, rivelando i rapporti e il passato di quattro famiglie che vi abitano e attorno alle quali ruotano le vicende: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler ed i Tiedemann. Nella misteriosa cittadina di Winden dopo la scomparsa di un ragazzo, la polizia esegue le indagini riguardanti la sparizione, fino a quando non accadono strani fenomeni, come la strana morte di numerosi uccelli, impulsi elettrici che fanno sobbalzare la corrente nella cittadina e molti abitanti di lunga data si ricordano come 33 anni prima successe la stessa cosa alla famiglia Nielsen, quando Mads Nielsen scomparve misteriosamente a soli 13 anni, senza lasciare tracce. L’intreccio della prima stagione si svolge su tre piani temporali principali: 1953, 1986 e 2019. Nella seconda stagione le vicende si estendono anche nel 1921 e nel 2052, mentre nella terza le vicende giungono fino al 1888. La trama è basata sul principio di autoconsistenza: molti personaggi sono in grado di spostarsi nel tempo, ma non sono tuttavia in grado di modificare il loro destino né quello degli altri; il 46

passato, in quanto tale, è immutabile; la volontà dei singoli è dunque piegata al procedere del tempo e anche quando si viaggia nel tempo non si può fare altro che assecondare gli eventi per come si sono svolti secondo il paradosso della predestinazione. Ilaria Boffetti

CITAZIONI: “DARK”

Una persona vive tre vite: la prima termina con la perdita dell’ingenuità, la seconda con la perdita dell’innocenza e la terza con la perdita della vita stessa. ADAM La morte è una cosa inconcepibile ma puoi riconciliarti con essa. Fino a quel momento passerai i giorni a chiederti se hai fatto le scelte giuste. LO STRANIERO E’ possibile cambiare il passato oppure il tempo è una bestia immortale che non può essere domata in alcun modo? H.G.TANNHAUS Io penso che tutte le cose accadano sempre per una ragione a prescindere da quanto strane e assurde possano sembrarci. In fondo chi siamo noi rispetto a Dio? INES KAHNWALD


Teenager

Passiamo la vita a chiederci dove condurrà il nostro viaggio. CLAUDIA TIEDEMANN Non devi mai smettere di sperare: là fuori c’è tanta oscurità ma altrettanta luce. JANA NIELSEN Ci sono momenti che ci cambiano per sempre. Alcuni dolori non si dimenticano. Ma esiste un modo per sottrarsi a tutta questa terribile insensatezza. ADAM Siamo tutti alla ricerca del nostro filo di Arianna, che ci mostri qual’è la strada giusta, che ci faccia da guida nelle tenebre. Chi di noi non vorrebbe conoscere il proprio futuro? HELGE DOPPLER La verità è che per ogni singolo tempo esiste una sola ed unica via, determinata e tracciata dal principio alla fine e rappresentante a sua volta un inizio HELGE DOPPLER I pionieri perseguono il loro cammino nonostate le avversità, credono quando nessuno è disposto a farlo. NOAH Alla fine la vita non è altro che un insieme di opportunità mancate. REGINA TIEDEMANN Le cose seguono sempre il loro corso CLAUDIA TIEDEMANN

Ed è Poesia

“L’essenza” L’ alba che ogni giorno ammiro e contemplo, il tramonto con il suo fuoco a spegnere che indica la fine del giorno, e tutte le meraviglie che la natura ci offre. Cosa sarebbero se a sera rientrando a casa la trovassi vuota, con il silenzio che rimbomba tra le pareti, senza nessuno che mi accoglie dicendomi: amore, tutto bene oggi? Sei bianco come la carta, ti preparo qualcosa di caldo. Tutte le bellezze del Creato sarebbero solo la cornice di un’esistenza vuota, e quando ci si sente amati che si è realmente vivi, che si da un senso a ciò che si fa, e questo ci differenzia da una macchina o da un’automa. Ci si alza al mattino con la serena consapevolezza di tornare la sera e poter condividere la tua giornata con una persona che ti ritiene importante. Il denaro, non lo nego, è indispensabile, ma a cosa serve avere il conto gonfio in banca se hai il cuore sgonfio di sentimenti? L’essenza dell’amore è: salire assieme su una barca pur non essendo marinai, manovrare insieme il timone sull’incertezza delle onde, e se la barca dovesse sbattere e frantumarsi contro la battigia, raccoglierne i legni accendere un fuoco contro il buio della notte, ed al sorgere del sole, mano nella mano, seguirne la scia, lasciando la cenere di ciò che è stato, alle nostre spalle. Giordano 47


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Curiosando in Libreria

IL SIGNORE DI NOTTE di Gustavo Vitali Viene rinvenuto nella sua modesta dimora il cadavere di un nobile caduto in miseria, primo delitto di un giallo fitto fitto che ha come sfondo la Venezia alle soglie del Barocco. Sul luogo si precipita il protagonista del racconto, Francesco Barbarigo. Come “Il Signore di Notte”, dà il titolo al racconto e richiama espressamente la magistratura incaricata dell’ordine pubblico, sei giudici e insieme capi della polizia. Si tratta di una persona realmente vissuta ai tempi così come i principali personaggi della storia che, al contrario, sono di pura invenzione. Questo particolare ha comportato un copioso lavoro di ricerca come documentato nella bibliografia del libro. È solo il primo dei delitti che affiorano in una trama intensa ed intrigante. Sono coinvolte le figure più varie, da quelle di primo piano, a quelle defilate nei contorni. L’autore apre così un’ampia carrellata su aristocratici ricconi e quelli che vivacchiano malamente, mercanti, usurai, bari, prostitute e altri. Nella vicenda tutti recitano i rispettivi ruoli e la contestualizzano in quella società veneziana che si era appena lasciata alle spalle un secolo di splendore per infilarsi in un lento declino. Compaiono anche personaggi sgradevoli, come i “bravi”, perché il tempo del declino è anche il loro, accomunati agli sgherri da una violenza sordida e sopraffattrice. Sempre nell’ottica di addentrare il libro nella sua epoca, ecco l’aggiunta di brevi divagazioni su curiosità, usi e costumi, aneddoti, fatti e fatterelli. Costituiscono un bagaglio di informazioni sulla storia della Serenissima, senza interrompere la narrazione e senza che gli attori si defilino da questa. Un discorso a parte merita la figura del protagonista. Se qualcuno spera nello stereotipo

dell’eroe positivo, resterà deluso. Il Barbarigo è un uomo contorto che affronta le indagini con una superficialità pari solo alla sua spocchia. Vorrebbe passare come chi sa il fatto suo, spargere sicurezza, ma nel suo intimo covano ansie e antichi dolori. Non sa come cavarsi dagli impicci, cambia idea e umore da un momento all’altro, insegue ipotesi stravaganti e indaga su persone del tutto estranee al delitto. Il linguaggio è spiccio, crudo, spesso beffardo e dissacratorio, mette in ridicolo difetti e difettucci del protagonista e insieme quelli della società del tempo. Sull’onda dell’improvvisazione e di una acclarata incapacità non si fa mancare nulla, nemmeno una relazione disinvolta, o quella che lui vorrebbe tale, con una dama tanto bella, quanto indecifrabile. Non capisce nulla neppure di questo strambo amore che gli causa presto nuovi turbamenti. Cosicché nelle indagini, come pure nel letto, finisce con il collezionare una serie di disfatte clamorose fino a quando in suo aiuto accorre un capitano delle guardie che ha tutta l’esperienza e l’astuzia che mancano al magistrato. Tuttavia i due dovranno faticare ancora un bel pezzo per scrivere la parola fine a tutto il giallo che nel frattempo si è infittito di colpi di scena, agguati e delitti, compresi quelli che riemergono dal passato. Il finale sarà inaspettato e sorprendente. Per ulteriori informazioni sul libro giallo “Il Signore di Notte” contattare l’autore: - Gustavo Vitali 335 58 52 431 - skype: gustavo.vitali - gustavo@gustavovitali.it

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Racconti

QUARANTINE Poche settimane prima del lock down, Willy aveva passato tre notti in tenda quaranta miglia a ovest di Clearmountains, nel deserto, a due passi dalla frontiera col Messico. Tre notti bellissime, in cui aveva intravisto anche un paio di stelle cadenti ma non era riuscito ad esprimere un desiderio, se non quello di fermare il tempo. Ora quel tempo si era cristallizzato in una città immobilizzata, sospesa, una città popolata da fantasmi, perlopiù ridotti a schiavi di uno schermo che snocciolava il numero dei morti giornalieri attraverso la voce asettica dello speaker, un tizio che somigliava vagamente al presidente ma se possibile più brutto, vestito di un dozzinale completo grigio scuro di due taglie più grande. Anche Willy, come tutti, aspettava il bollettino delle 18:00, trasmesso in diretta nazionale, interrotto ogni cinque minuti da spot che pubblicizzavano cibo spazzatura, pannolini per adulti e nuovi servizi nati in concomitanza con le nuove regole del vivere quotidiano. La pubblicità lo devastava: gli risultava impossibile non imprecare ad ogni interruzione. Così si imbottiva di bourbon e col tramonto si infilava a letto. Tendeva a vivere col sole: si alzava con lui e moriva un po’ ogni volta che lo guardava scendere. Si perdeva guardando il cielo al tramonto, spesso pieno di rutilanti colori, altre volte nebbioso come un pomeriggio d’inverno sulle rive del Missouri, ne carne ne pesce. Poi arrivava la notte, oscura, fredda e silente come la morte. La notte non aveva volto. Di notte tornavano le sue visioni in bianco e nero, e le voci tacevano. Poteva sbronzarsi, di notte, poteva poi dormire e sognare, e scrivere dei suoi incubi, di notte. Nel buio del silenzio, quando le cucine avevano smesso di cucinare e la gente digeriva pre50

cotti cibi televisivi davanti a radioattivi schermi, quando l’aria era così pesante che sembrava di respirare acqua, i mostri uscivano da sotto il letto, tentacoli d’ignoto lo avvolgevano, e nel sudario imbevuto di gocce distillate finalmente prendevano forma, e sognava di piazze d’inverno, di culi gelati su panchine sbilenche mentre aspettava la fine di un gioco che non finiva, mentre parlava ai suoi incubi e gli dava del voi, quasi fossero plurali visioni d’insieme disegnate sulla lavagna nera di una notte senza luna. La notte, stanco, poteva smaltire i suoi dolori sudandoli nel cuore dell’ignoto, quando infinite stelle lo accompagnavano nei labirinti delle sue psichiche visioni, e il motore girava rotondo, bramoso di freddo ossigeno e bruciante benzina. Da quando quella merda era piovuta dal cielo, scrivere gli era diventato facile quanto infilare uno spaghetto bollito in una figa asciutta. Il monolocale che aveva affittato sembrava ormai una fogna. Lattine di birra e cartoni della pizza erano sparsi sulla moquette verde marcio. Sul letto tre posacenere colmi di cicche spargevano ovunque la grigia polvere di tabacco bruciato, l’insegna al neon di un’officina vicina lanciava lampi fucsia attraverso la finestra aperta e il ronzio del ventilatore lo faceva impazzire. Gli ricordava le notti piovose piene di zanzare passate nei boschi del Vermont vent’anni prima, lottando sotto la tenda piena di insetti che non voleva uccidere. Rivoli di sudore gli scendevano dalle ascelle, e si asciugò con un fazzoletto sudicio. Da quando quella merda era piovuta dal cielo, un mese prima, il governatore della contea aveva ordinato il lock down totale. Tutti a casa, blindati, coprifuoco 24 ore al giorno. Stava lentamente morendo tumulato in quella fottuta stanza, agli


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arresti domiciliari. Proprio lui, che sulla strada viveva da sempre. Quella sera aveva deciso di fottersene di tutto: si sarebbe sbronzato quanto gli pareva. Versandosi un bourbon triplo cercava una dimensione amica, nella quale adagiarsi per un po’. Fumò un paio di sigarette fin quando i contorni della stanza cominciarono a muoversi, tremolanti: era il segnale che presto sarebbe arrivato finalmente il sonno, e con lui i sogni. Si tolse le scarpe e si buttò sul letto, vestito, pronto ad intercettare quel limbo, quando la vita reale si butta tra le braccia di Morfeo, e tutto si fa buio, Quell’attimo, quelle sensazioni, voleva sentirle e tenerle con sé il più a lungo possibile, come se domani non fosse mai arrivato. Cercava il passaggio dentro il quale avrebbe voluto infilarsi, per rendere la sua vita meno insulsa, per capire finalmente quale fosse il limite sul quale poter camminare come sul filo di un rasoio affilatissimo. Una corda tesa tra la vita e la morte. Con gli occhi semichiusi si trovò a viaggiare seduto sul seggiolino di una vecchia bicicletta, in un lontano luglio di cinquant’anni prima, sulle dune sabbiose di un rigagnolo che allora sembrava un fiume, a caccia di bisce da arrostire con spruzzi di benzina infuocata. C’era anche Lisa, che si tolse il reggiseno mentre i ragazzi ap-

plaudivano eccitati e sua sorella Mary un po’ incazzata rimbrottava il gruppo dicendo che certe cose non si facevano. Dualismi precoci, la vita, la morte, le tette e i ragni che tessevano la loro tela nelle sterpaglie sulla riva: ognuno a caccia dei propri mostri. Uno di questi era enorme, grande quasi come un pallone. Color dell’oro e dalle chilometriche zampe, zompava da terra al soffitto di una stanza buia, tessendo tele filiformi quasi fossero paralleli raggi laser di un bianco accecante. L’uomo entrò nella stanza e inciampò nei fili. Dal soffitto cui era aggrappato il ragno cadde, correndo disperato in cerca di un angolo in cui ripararsi, terrorizzato quanto l’uomo che cercava di schiacciarlo, tremante pure lui, spaventato dall’enormità dell’insetto-robot. Calci, colpi a vuoto, il terrore che disintegrava gli arti dell’aracnide dorato, il terrore dipinto sul volto dell’uomo che lo rincorreva pauroso, indeciso sul colpo finale. L’attesa di entrambi. La fine che si avvicinava. Il ragno senza zampe aveva perso la corazza. Sotto c’era solo una specie di cimice di plastica, con una piccola bocca carnosa e rosa che mormorava qualcosa di incomprensibile. Forse chiedeva pietà? Un piede nudo che tentava di schiacciare ciò che restava dell’insetto, ora di plastica, appoggiato sulla superficie di un marcio mate-

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rasso troppo morbido per opporre resistenza. Impresa impossibile. Ribrezzo per il contatto. Dov’era? In quale regione dello spazio-tempo? Cos’era quella cimice? E quelle tette? Forse morbidi ciucci cui attaccarsi per gustare ancora una volta il sapore della vita? E suo fratello, che da fuori della stanza lo chiamava disperato per tornare a casa, ora che faceva buio, cosa voleva da lui? Era forse la Verità che lo chiamava ad una vita più consona, più borghese, più normale? Seduti in cerchio, abbrustolendo bisce su bastoni di legno, discutevano di vita e di morte, di soldi e di figa e si accorse che stava svanendo, trascinato verso la superficie di un sogno al piano superiore, dove due vecchi sgozzati gli dicevano che in fondo andava bene così, loro avevano visto di peggio, e il serpente che gli usciva dalle orbite si trasformò in una farfalla, volò verso la finestra e sbatté le ali contro il vetro opacizzato da secoli di polvere. L’aprì, il cielo fuori era azzurro e qualche nuvola bianca segnava il confine con la terra e la farfalla se ne andò, libera. Sul retro delle sue ali vide il viso di sua madre e il corpo nudo di suo padre morto sul divano di pelle beige del soggiorno, tre giorni dopo una fottuta Pasqua di mille anni prima. La lotta di ogni sera, da decenni. Gli piaceva sognare ad occhi semichiusi, con la finestra aperta e le rane fuori che salutavano l’estate, o sotto una tenda con la pioggia che cadeva sulla tela fradicia. Da quando aveva trovato la cura al suo male, era diventato lento. Pensava lentamente e non era capace di togliersi dalla mente il ritornello che lo svegliava la mattina. Un ritornello stupido che ricordava la sinfonia cacofonica di una mezza dozzina di slot machine che stonavano insieme. E che per tutto il giorno gli girava in testa. Per tutto il giorno batteva il tempo con i piedi e digrignava i denti sulla base del ritmo che aveva in testa. Finché il sole arrivava all’orizzonte. Poi finalmente si 52

calmava. Supino immaginava di essere seduto su un chopper mentre guidava su una strada assolata e polverosa e dritta come un fuso, ma la temperatura era gradevole e richiedeva l’uso di un giubbotto di pelle. Correva piano verso ovest e aveva davanti a sé il sole che stava andando a illuminare un’altra parte del pianeta. Continuava a guidare anche durante l’ora blu, quando le prime stelle apparivano in cielo, cercando un posto dove fermarsi. E allora immaginava uno spiazzo libero sulla destra del nastro d’asfalto, arrestava il motore che si raffreddava scricchiolando per un po’, mentre se ne stava seduto con la schiena appoggiata a un albero sorseggiando un whisky dalla bottiglia che aveva tirato fuori dalla borsa sul sissybar, insieme alla tenda che aspettava di essere montata. Immaginava poi di montarla, di srotolare il sacco a pelo fissato sul manubrio e di chiudere la zip dell’entrata. E di ascoltare le rane e i grilli che piano piano allontanavano la cacofonia delle slot machine. Sinfonie diverse, momenti diversi, e sempre gli stessi sogni. Chissà se si sarebbero avverati, mentre giorni sempre uguali finivano inghiottiti nel buio di notti annoiate, costellate di risvegli, fino al sorgere del sole, quando un caffè lo riportava alla solita insulsa vita. La spirale di fumo argentato della prima sigaretta gli faceva tornare alla mente i ghirigori delle montagne russe di un Luna Park poco lontano da casa sua, dove i Gipsies di Braddock piantavano le tende a Pasqua per levarle con l’inizio della stagione fredda, quando la loro musica non serviva più ad allietare le lunghe sere d’estate intorno ai barbecue. C’era stato qualche volta, da vivo. Il limbo in cui si trovava da troppo tempo gli rendeva difficile tornare con la mente ai fatti successi. Qui, ora, immobilizzato, ancorato ad un passato che mai più sarebbe tornato, impalato a forza, ammanettato alle sue fottute paure, voleva andare via. Via da tutto. Via


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dalle solite convulse irritanti chiacchiere sul nulla. Via, nel vuoto cosmico che lo attendeva. Seduto sul divano malconcio del monolocale, ubriaco fradicio, pensava che mai nessuno lo aveva visto così, tranne Lisa. Lei lo aveva visto mentre si pisciava nei pantaloni. Era un’estate di molti anni prima, ma il ricordo lo tormentava ancora. Aveva, nei suoi deliri, pensato di ingaggiare una sfida con Jimmy Mezzapinta. Il nick era un programma: dava mezza pinta a chiunque. Era imbattibile, leggendario. Giravano parecchie migliaia di dollari di scommesse intorno a quel nick, e Willy fu stuzzicato dalla posta in gioco. Resse sei pinte, poi svenne. Jimmy, sorridendo, ordinò una mezza pinta, la bevve e andò al banco a ritirare la somma vinta. Uscì nella notte con un fruscio, come se una botte di birra addosso lo rendesse leggero.

A Willy rimase il conto da pagare. Gli amici che si era portato dietro per fare il tifo aiutarono Lisa a caricarlo in macchina. Durante il tragitto si pisciò nei pantaloni, e quando Lisa parcheggiò nel vialetto di casa, anche il sedile dell’auto era fradicio. La mattina dopo si svegliò con un tremendo mal di testa, si affacciò alla finestra della camera e non appena vide Lisa giù in giardino che lavava il sedile dell’auto, il ricordo gli apparve vivido: cazzo, si era pisciato sotto, come un vecchio all’ospizio. Adesso era davvero troppo tardi, per fare marcia indietro. Il fondo del burrone era lì, a portata di mano. Cercò la pistola che aveva nascosto nel più oscuro angolo del monolocale. La trovò. Massimo Zucca

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L’Emozione non ha voce

“YUPPY DU” - Adriano Celentano Si tratta del secondo film del noto cantautore come regista dopo Super rapina a Milano del 1964 girato assieme a Piero Vivarelli, ed è forse uno dei suoi più famosi, anche come interprete. Celeberrima è anche l’omonima colonna sonora del film, pubblicata nello stesso 1975 su LP e cassette Stereo8, e la canzone omonima Yuppi du è una delle più famose del suo repertorio. Può essere che i film interpretati e/o diretti da Adriano Celentano non siano delle pietre miliari nella storia del cinema italiano, ma Yuppi Du è unanimemente considerato il suo capolavoro (tanto da aver rischiato di essere premiato, nel 1975, al festival del cinema di Cannes (si ricorda che dal 5 settembre 2008 il film è disponibile, dopo anni di oblio, in una versione restaurata). Il film era stato molto apprezzato sia dalla critica internazionale che da quella italiana per la sua carica innovativa sia nei contenuti che nell’originalità della formula narrativa. Visto raramente in televisione, mai trasposto in videocassetto o in dvd, sono molti coloro che non conoscono questa che rimane sicuramente l’opera più interessante e impe-

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gnativa di Celentano. I temi trattati colpiscono per la loro attualità: i morti sul lavoro, la disoccupazione, l’inquinamento, la difficoltà di vivere con stipendi miseri, i cantieri navali e le fabbriche chimiche... Il film non si può collocare in un genere particolare perché spazia dal drammatico al fiabesco, dal comico al musicale. Nonostante le critiche lusinghiere e la considerazione internazionale conquistata con questo film, Celentano abbandonò l’esperienza di regista e ritornò ad essere solo cantante o a recitare in film altrui. È lui stesso a spiegare il perché: “Dopo il successo, dopo Yuppi Du a Cannes e le critiche positive, avrei voluto continuare la regia. Ma dovevo pagare i debiti, facendo il cantante o l’attore guadagnavo di più. La differenza tra


L’Emozione non ha voce

Celentano di oggi e quello di Yuppi Du? Oggi direi le stesse cose, sono sempre io. È cambiato solo quello che c’è intorno”. Nello scrivere il brano che ha dato il nome al film, Celentano scelse di non avventurarsi troppo oltre il suo “territorio” dal punto di vista musicale per tentare qualcosa di nuovo nel testo. Dopo un’introduzione di chitarra acustica il cantante parte fin dall’inizio con il ritornello del titolo. La canzone è scritta in inglese e non nel “gramelot” caro a Celentano, anche se, da un punto di vista linguistico, sembra scritta in italiano e poi tradotta, non proprio con grande competenza, in inglese. Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du .... There’s a fragrance of love in the air It’s penetrating far deep in my heart And the star it was reborn in the sky And it died the day she went away Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du I feel the sound of a thousand colours Which paints this scene this act of love I hear the music that comes from the water That rises from bowels of the earth Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Now before me a cemetery do I see Where all the arms of war are buried deep And from the heavens descends a grand feast Where all the nations of the world are united Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du

Yuppi du-i-du yuppi du Aaah ... - yuppi du - yuppi du yuppi du Traduzione italiana di Riccardo Venturi Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du .... C’è un profumo d’amore nell’aria mi sta penetrando nel profondo del cuore e la stella è rinata nel cielo ed è morta il giorno che lei se n’è andata Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Sento il suono di mille colori che dipinge la scena, quest’atto di amore sento la musica che viene dall’acqua, che sale dalle viscere della terra Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Ora davanti a me vedo un cimitero dove tutte le armi della guerra sono sepolte e dai cieli discende una grande festa dove tutte le nazioni del mondo sono unite Yuppi du yuppi du yuppi du Yuppi du-i-du yuppi du Yuppi du yuppi du yuppi du

YUPPY DU originale 55


L’Emozione non ha voce

Yuppi du-i-du yuppi du Aaah ... - yuppi du - yuppi du yuppi du Trama del film Felice Della Pietà è un uomo dalle modeste possibilità economiche ed è sposato in seconde nozze con una donna di nome Adelaide. I due, insieme, crescono Monica, nata dal primo matrimonio di Felice con Silvia, suicidatasi per ragioni sconosciute tempo prima, gettandosi in un fiume. Mai veramente rassegnatosi alla scomparsa di Silvia, Felice ritorna un’ultima volta nel luogo dove la ex moglie si era tolta la vita e inizia a parlare alla sua tomba. Silvia però riappare all’improvviso, rivelandogli di aver inscenato tutto per poterlo così lasciare, in quanto stanca della povertà e della vita per lei troppo semplice che conduceva con Felice a Venezia. Adesso però ha deciso di tornare, sentendo la mancanza dell’amore vero di Felice. Felice, ancora follemente innamorato di lei, allontana quindi Adelaide e intraprende una nuova vita con Silvia. Quando Silvia decide di ripartire per Milano per chiarire le cose con l’attuale marito, Felice le propone di portare con sé anche la figlia. Silvia dunque parte, ma non fa più ritorno. Solo dopo alcuni mesi Felice viene

a sapere dove abita Silvia, insieme a Monica. Le raggiunge quindi a Milano, dove il ricco marito di Silvia sottolinea al protagonista che sua moglie è intenzionata a lasciarsi la vecchia vita alle spalle, non potendo più fare a meno della vita di lusso che aveva trovato (tuttavia non senza rimorso), volendo però anche riottenere sua figlia, nonostante le molte difficoltà legali del caso. A questo punto Felice - utilizzando la stessa logica “di mercato” del marito - propone freddamente di risolvere la cosa con la vendita a peso di Monica. Il marito di Silvia tenta di contrattare sul peso e alla fine paga 45 milioni per la bambina. Nel viaggio di ritorno in treno per Venezia, Felice incontra una donna identica a Silvia, con la quale ha un dialogo muto attraverso le voci fuori campo dei protagonisti: alla promessa di eterno amore e felicità fatta dalla donna, Felice risponde di non credere più all’amore e di sapere che in realtà l’unico intento di lei è di portargli via il denaro.

YUPPY DU in italiano 56


L'ISPETTORE GIANLUCHIK

L’ASSASSINO È FUGGITO...

capelli rossi… Indossava un paio di blue jeans ed una camicia scozzese. Quando è fuggito attraverso il giardino mi sono lanciato all’inseguimento e stavo per afferrarlo... ma eravamo ormai giunti nei pressi di un cinema; lui ha spinto una porta di sicurezza, dileguandosi nel buio della sala. Io sono inciampato in qualcosa e cadendo devo aver picchiato la testa, svenendo. Quando mi sono rinvenuto, ormai era troppo tardi e così non ho fatto altro che chiamarti”. “Sai Paolo, è stato un bene per la giustizia che tu mi abbia chiamato ma non posso dire lo stesso per quanto riguarda il tuo racconto”. Gianluchik finge di accettare quella spiegazione, ma da come avete sentito nutre molti dubbi sulla verità del racconto, tanto è vero che in un secondo momento viene arrestato e portato in cella. Perché? LA SOLUZIONE: Le uscite di sicurezza del cinema (proprio per facilitare la fuga in caso di incendio) si aprono spingendole dall’interno. Non è quindi possibile che il presunto assassino abbia “spinto” i battenti per entrare. Probabilmente la ragazza è stata uccisa da Paolo, che vuole sviare le ricerche con una falsa descrizione.

E’ un normale giovedì sera, e come di consueto il gruppo editoriale di New Entry si ritrova per la stampa del quindicinale all’oratorio di Almenno S. Salvatore. Mi correggo, tutto all’apparenza sembra normale, ma vi è un cambiamento: mancano Alice e Paolo, due validissimi collaboratori, sempre presenti e disponibili a dare una mano in fase di stampa. I presenti Gianluchik, Daniele, Marica, Michele, Laura, Francesca, Paola, Orietta, guardano l’orologio e si domandano il perché di un simile ritardo. “beh, vedrete che arriveranno” - commenta Orietta cercando di tranquillizzare i presenti. Le campane della chiesa del paese rintoccano le ore: sono le 22:00. Neanche il tempo di commentare che lo squillo del cellulare di Gianluchik richiama l’attenzione di tutto il gruppo… E’ Paolo che, tutto agitato e singhiozzante chiede all’ispettore di poterlo andare a trovare a causa di un grosso problema da risolvere. “Beh, andate avanti voi, io cercherò di fare presto e poi vi farò sapere….” – afferma Gianluchik. Neanche il tempo dei saluti ed è già in strada, seduto in auto, lanciato verso l’ignoto. Arrivato a casa dell’amico, capisce subito che qualcosa non va e si prepara al peggio, ma appena varcato il cancello di casa, nota il cadavere della ragazza che giace in giardino. L’ispettore incredulo resta senza parole, ma non per molto, in quanto ecco giungere Paolo tutto rattristato e ansimante. “Certo che ho visto bene l’assassino di mia moglie” esclama Paolo! “E quindi puoi anche descriverlo” continua interessato ed allibito l’ispettore… “Naturalmente… era un tipo alto, magro, con i

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Segni nel Tempo

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Gilles Joseph Henri Villeneuve

Gilles Joseph Henri Villeneuve (Saint-Jean-sur-Richelieu, 18 gennaio 1950 – Lovanio, 8 maggio 1982) è stato un pilota automobilistico canadese. Soprannominato l’Aviatore, iniziò la propria carriera sportiva partecipando a gare tra motoslitte nella nativa provincia del Québec. Successivamente passò alla guida delle monoposto, e nel 1976, vinse sia il Campionato di Formula Atlantic canadese che quello statunitense. Un anno più tardi la McLaren fece esordire Villeneuve in Formula 1 al Gran Premio di Gran Bretagna 1977; nel corso della medesima annata la Scuderia Ferrari lo ingaggiò per le ultime due gare stagionali in sostituzione di Niki Lauda. Legatosi alla scuderia di Maranello per il resto della carriera fece registrare sei vittorie nei Gran Premi ed una vittoria nella Race of Champions del 1979 a Brands Hatch (gara non valida per il titolo), oltre ad un secondo posto nella classifica del Mondiale 1979 alle spalle del compagno di squadra Jody Scheckter come miglior risultato. Morì a seguito di uno schianto a 227 km/h causato da un contatto con la March di Jochen Mass durante le qualifiche per il Gran Premio del Belgio 1982 sul circuito di Zolder, a bordo della Ferrari 126 C2. Villeneuve 60

era molto popolare per il suo stile di guida combattivo e spettacolare, e da allora è diventato un simbolo della storia di questo sport, nonché uno dei più grandi piloti di tutti i tempi pur non avendo mai vinto un titolo mondiale. Le sue vittorie e svariate altre prestazioni vengono considerate capolavori assoluti nella storia della Formula 1, anche perché spesso sono state ottenute al volante di monoposto non all’altezza di quelle della concorrenza. La morte «Il mio passato è pieno di dolore e di tristi ricordi: mio padre, mia madre, mio fratello e mio figlio. Ora quando mi guardo indietro vedo tutti quelli che ho amato. E tra loro vi è anche questo grande uomo, Gilles Villeneuve. Io gli volevo bene.» (Enzo Ferrari) L’8 maggio 1982 alle ore 13:52 sul circuito di Zolder mancavano pochi minuti al termine delle qualifiche per la gara dell’indomani: Villeneuve occupava l’ottavo posto in griglia, mentre Pironi aveva il sesto tempo. Ormai in procinto di rientrare ai box, il pilota canadese affrontò la chicane alle spalle dei box e successivamente la discesa che immette alla Terlamenbocht


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Segni nel Tempo

(la “curva del bosco”). Improvvisamente si trovò davanti la più lenta March condotta dal suo ex compagno di squadra alla McLaren Jochen Mass, il quale lo vide arrivare e si spostò subito a destra, pensando che il canadese lo superasse a sinistra. Villeneuve invece eseguì la manovra opposta, volendo affrontare la curva all’interno lungo la traiettoria più veloce, e anch’egli andò quindi verso destra. La collisione fu inevitabile ed ebbe un esito disastroso: la Ferrari urtò con la ruota anteriore sinistra quella posteriore destra della March: la monoposto numero 27 si staccò dal suolo e volò per circa venticinque metri, compiendo due looping completi poco al di sopra del guard-rail di destra. Il looping successivo portò la vettura a schiantarsi violentemente a terra nella via di fuga interna alla Terlamenbocht: l’energia cinetica era tuttavia tale che la macchina venne rilanciata in aria, priva di gran parte dell’avantreno, per poi ricadere in mezzo alla curva.Lo stesso Jochen Mass rischiò di essere colpito dalla carcassa, che per qualche

istante aleggiò sopra la sua vettura, ma riuscì ad evitare l’impatto sterzando bruscamente nella via di fuga. Quando la macchina rimbalzò sul terreno uno dei pannelli honeycomb della scocca posto tra lo schienale del sedile e la paratìa frontale del serbatoio cedette, trascinando con sé gli attacchi delle cinture di sicurezza: Villeneuve fu quindi sbalzato fuori dall’abitacolo con il sedile attaccato a sé e ricadde scompostamente, dopo un volo di quasi 50 metri, sulla spalla destra; nell’impatto abbatté la prima rete di protezione e poi sbatté violentemente il collo su un paletto di sostegno della rete metallica più esterna. I rottami della macchina volarono in tutte le direzioni: nella carambola Villeneuve perse anche le scarpe, che vennero ritrovate a duecento metri dal luogo dell’incidente, e il casco, che ricadde a cento metri, mentre il volante della Ferrari finì centottanta metri più in là. Sul posto si trovavano alcuni commissari ed un medico, che immediatamente diedero l’allarme e soccorsero il pilota. Le condizioni di Villeneuve

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erano palesemente gravissime: era privo di sensi, flaccido, cianotico ed edematoso su viso e collo. Altre lesioni non si scorgevano e l’attività cardiaca risultava comunque regolare, sicché il personale medico diretto dal dottor Sid Watkins (che giunse sul posto due minuti dopo il fatto) concluse che doveva esservi una frattura della colonna vertebrale. I medici provvidero pertanto a liberarlo dal sedile, a porre il collo in trazione e a praticargli massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca. Dopo qualche minuto il pilota fu caricato a bordo dell’automedica, condotta dal direttore di gara Roland Bruynseraede, e trasferito al centro medico dell’autodromo, dove fu stabilizzato, per poi essere trasportato in elicottero alla clinica universitaria St. Raphael di Lovanio, dove un’équipe di medici rianimatori era pronta per prestargli le prime cure. Il dottor Watkins, che accompagnò Gilles lungo tutto il tragitto, nutriva tuttavia ben poche speranze. Gli stessi piloti che avevano visto le condizioni di Villeneuve tornarono ai box profondamente scossi: John Watson disse a tutti che Gilles era già morto. L’esito della TAC fu il seguente: Il cervello non mandava più impulsi al cuore che, insieme all’apparato respiratorio, svolgeva ancora le sue funzioni praticamente per inerzia. De Looz concluse che non c’era nulla da fare e che se anche, per assurdo, Villeneuve fosse sopravvissuto, sarebbe comunque rimasto paralizzato dal collo in giù e in uno stato puramente vegetativo per quel che gli sarebbe restato da vivere. Ciononostante il pilota canadese fu tenuto in vita tramite macchina cuore-polmone, anche perché Marco Piccinini, braccio destro di Enzo Ferrari, rifiutò di credere che tutto fosse perduto, chiedendo al dottor Watkins di chiamare “il miglior neurologo del mondo”. La moglie, dopo aver lungamente parlato con Watkins e De Looz, alle 21:12 diede l’autorizzazione a staccare le macchine che tenevano in vita il marito. Il corpo di Villeneuve fu 62

1982

riportato in Canada il giorno successivo con un Boeing 707 messo a disposizione dal governo canadese. Nei successivi due giorni la salma fu esposta in una camera ardente allestita nel municipio di Berthierville. Il 12 maggio si svolsero le esequie, nella chiesa di Santa Ginevra a Berthierville, davanti a migliaia di persone. Al termine della cerimonia la salma venne trasportata al cimitero dell’est a Montréal e, rispettando le ultime volontà del pilota, fu cremata.

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Riflessioni

MONDO FINITO A volte ci sembra che, il mondo ci crolla addosso, che il destino è ingiusto, che esistono sfortunati e avvantaggiati, che la mia croce è piu pesante di quella degli altri. E’ davvero così? Chi siamo noi per giudicare e valutare? Siamo in grado di vedere soltanto un frammento del quadro e non di percepirlo nella sua pienezza e completezza. Il pezzetto di grigio è soltanto un angolino del mosaico, il quadro trabocca di colori, ma io non sono capace di vederli. Perché? Mi manca la necessaria distanza, finché sono qua non posso farci nulla, continuerò a fissare il grigio ed a lamentarmi. La soluzione?

Accettare con saggezza l’occorrenza dell’allontanamento, senza paura, senza panico, solo in questo modo potrò guardare, vedere, valutare e ringraziare. Il resto? Il resto è illusione. Darina Naumova

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