NEW ENTRY - EDIZIONE DI BRESCIA DEL 06 AGOSTO 2020

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Anno 26 - N°7 del 06/08/2020 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Magazine

"La vita è come una bilancia: da una parte vi è la ragione, dall'altra il cuore. Sta a noi cercare di non perdere l'equilibrio. Gabriele Martufi

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PERCHÈ FARE L'IGIENE DENTALE DAL DENTISTA REGOLARMENTE? Le malattie più frequenti della bocca sono la malattia cariosa (o CARIE) e la malattia parodontale (chiamata comunemente PIORREA). Queste patologie orali non sono ereditarie né legate all’età ma sono causate dai batteri presenti nella placca dentale, quella patina molle che si forma su denti e gengive se non si spazzola correttamente. La CARIE è una malattia infettiva, causata da più fattori, che colpisce i tessuti duri del dente (smalto e dentina) estendendosi dalla superficie del dente fino in profon-

dità e provocando una loro progressiva degenerazione e perdita. La patologia cariosa rappresenta una delle malattie più diffuse nel mondo tanto da essere considerata una malattia sociale, la quarta patologia da trattare per numero di casi, più costosa in termini economici. La PIORREA è una patologia che interessa le strutture di supporto dei denti (osso, gengiva e legamento del dente alla gengiva). Il primo stadio di questa malattia orale è rappresentata da una semplice gengivite, una infiammazione della gengiva che si manifesta come gonfiore, arrossamento e sanguinamento. Circa il 60% della popolazione italiana è affetta da una forma di piorrea da lieve a grave. Circa il 10-14 % è ammalata di piorrea grave che, in assenza di adeguata diagnosi e terapia, può portare alla perdita

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SPECIALE

di alcuni denti. Una quota rilevante di queste patologie non viene attualmente diagnosticata né adeguatamente trattata. Il modo più efficace per prevenire l’insorgenza di CARIE e PIORREA è il controllo della placca attraverso una efficace rimozione quotidiana (spazzolino e strumento interdentale) e attraverso sedute di igiene orale professionale periodiche (ogni 4-6 mesi). L’IGIENISTA DENTALE, in possesso di laurea di primo livello, è la figura professionale che si occupa di prevenire, intercettare e curare le malattie gengivali e parodontali e attuare tutte le strategie per rinforzare lo smalto fragile, bloccare le piccole carie attraverso: - Igiene orale professionale; - Istruzione personalizzata al corretto uso dello spazzolino e scovolino/filo interdentale; - Applicazioni di mousse/vernici al fluoro remineralizzanti; - Sigillatura dei solchi dei denti posteriori; - Programma di richiami di igiene personalizzati.

Nei Poliambulatori San Flaviano sono presenti professionisti specializzati nella prevenzione e cura di queste patologia, attrezzature moderne, materiali innovativi, tecniche indolori in un ambiente moderno ed accogliente.Vi aspettiamo! Igienista dentale Dott.ssa Tiziana Anzaldi POLIAMBULATORI SAN FLAVIANO Via Garibaldi 35 25020 Pralboino BS Tel. 030/954.649 www.poliambulatorisanflaviano.it

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NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M.

Anno 26 - N°07 del 06/08/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172 DISTRIBUZIONE BRESCIA - MANTOVA - CREMONA Acquafredda - Asola - Borgosatollo - Calcinato Calvisano - Carpenedolo - Casalmoro - Casalromano Castelnuovo - Castenedolo - Fiesse - Gambara - Ghedi Gottolengo - Isorella - Leno - Milzano - Montichiari Montirone - Pavone del Mella - Poncarale - Pralboino Remedello Sopra - Remedello Sotto - Visano.... 04 22

Summary

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Riflessioni

pag. 08 GRAZIE NADIA pag. 10 CHE FIGURA DI... pag. 11 STRANEZZE POST COVID pag. 22 LA RABBIA E' PEGGIO... GRAZIE NADIA pag. 38 TEMPO PER SOPPESARE?

11 STRANEZZE POST COVID

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Società pag. 30 DROGA E CORRUZIONE

Intrattenimento pag. 14 BARZELLETTE pag. 27 IL MONDO CAMBIERA' pag. 40 THE 100 pag. 48 "MOR" - FUMETTO

Cultura

pag. 18 CHRISTO SMIRNENSKI pag. 31 PAOLO E PAOLA pag. 34 AUTO D'EPOCA LETTERA DI UN CANE pag. 36 IL MASSACRO DI HAMA

22 LA RABBIA E' PEGGIO DEL COVID

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Territorio

pag. 60 MEZZANE pag. 62 CALVISANO

Interviste pag. 44 ELENA CACCIABUE

Itinerari pag. 24 BRESCIA (ultima parte)

Animali pag. 15 LETTERA DI UN CANE

A tavola pag. 23 CONFETTURA E BLOODY

Speciali COLPO DI FRUSTA pag. 19 MASSAGGIO SONORO pag. 25 COLPO DI FRUSTA

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RICORDO DEI DEFUNTI

L'articolo dal titolo "VIVERE IN LOMBARDIA NEI MESI SCORSI" pubblicato sul n°5 del 29 giugno 2020 a pagina 63 è stato scritto da Susanna Saletti


Editoriale

LA NATURA: MERAVIGLIOSA CREATURA Qualche sera fa mi è capitato di trovarmi ad osservare un paesaggio che mi ha lasciato senza respiro. Una miriade di luci illuminavano i miei occhi, in lontananza si vedevano le auto sfrecciare nelle strade cittadine e si potevano vedere pure gli Appennini. Senza respiro rimasi ad osservare… e come se non bastasse le stelle e la luna facevano da contorno in quel meraviglioso quadro nel quale c’è il nostro vecchio pazzo mondo. Un momento da condividere con la propria ragazza/o, con un’amica/o, ma anche da soli per riflettere su passato, presente e futuro in assoluta tranquillità. Mentre mi trovavo in quel luogo ad osservare, lontano dalla solita routine, pensavo che infondo il mondo che noi solitamente critichiamo, sa offrire sensazioni meravigliose che appunto, ci lasciano senza respiro e che spesso sono difficili da descrivere tanto sono emozionanti. Eppure lo sappiamo bene: l’ambiente, il mondo nel suo insieme, non gode di ottima salute e credo che se noi volessimo aiutarlo a sopravvivere, i riferimenti più importanti da seguire sarebbero ancora quelli che ci offre la natura stessa, con i suoi bellissimi

colori, con i suoi laghi, con le sue montagne, con i suoi prati.Solo in questo modo potremo aspirare ad un mondo migliore… L’esperienza del Covid-19 ci deve far riflettere di quanto la natura starebbe meglio senza l’uomo. Non è ancora troppo tardi per scrivere una nuova scala di valori e capire quali sono le cose più importanti della vita che non sono sicuramente né i soldi ne il potere. Sono convinto che se noi avessimo la capacità di fermarci ad osservare, magari un fiore che ogni mattina sbadatamente non abbiamo mai dato troppa importanza, la giornata inizierebbe già con il buonumore, con il sorriso, il malumore scomparirebbe e avremmo più voglia di vivere. Imparare a cogliere i piccoli segni quotidiani che potrebbero essere un sorriso, un abbraccio, il vostro cagnolino che scodinzola nell’avervi notato, ci porterebbe ad essere molto più sereni e a superare gli ostacoli ed i problemi della vita con più razionalità e fermezza. Non so se sia semplice applicare ciò che ho appena scritto ma credo che ne valga sicuramente la pena. Gianluca Boffetti

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Riflessioni

GRAZIE NADIA IL 13 agosto ricorre il primo anniversario della scomparsa di Nadia Toffa, giornalista inviata delle iene. Da quando era entrata a far parte di questo gruppo, la trasmissione di Italia 1 ne aveva tratto un enorme giovamento. Grazie alla sua simpatia, al suo bel viso da eterna ragazzina, al suo sorriso meraviglioso ed unico, alla sua professionalità e determinazione, ma anche nel saper dosare puntigliosità e gentilezza, senza andare mai oltre il lecito della sopportazione da parte dei suoi intervistati; cosa che non sempre fanno i suoi colleghi delle iene. Quando in seguito ho saputo che era pure bresciana, mi sono sentito orgoglioso e fiero, avere in tv una concittadina di simile intelligenza, non può far altro che piacere. Nonostante non l’avessi mai incontrata, mi sembrava di conoscerla da sempre, come se fosse la mia vicina di casa, era talmente grande l’allegria del suo viso, la luce del suo sorriso, che passava oltre lo schermo; illuminava le famiglie degli italiani. Era stata coautrice di molti importantissimi servizi giornalistici tra i quali: lo smaltimento di rifiuti tossici in Campania (la cosiddetta terra dei fuochi), aveva anche portato alla luce l’altissima percentuale di tumori soprattutto a bambini, nelle zone circostanti la gigantesca acciaieria ILVA di Taranto. Per questi e molti altri importanti lavori, aveva ricevuto diversi premi ed onorificienze, la città di Taranto le aveva offerto le chiavi della città, e sempre questa bellissima cittadina, dopo la sua scomparsa, ha voluto intitolare il nuovissimo reparto di Oncoematologia Pediatrica a suo nome (Nadia Toffa). Nel 2017 fu colpita da un tumore cerebrale, ma nonostante le pesanti cure a cui si sottoponeva, era sempre riuscita a ritornare in TV, non ha mai nascosto la sua malattia, anzi si era fatta portavoce di tutte le persone ammalate di tumore, ed anche se doveva portare una parrucca ed il suo aspetto ne aveva un po’ risentito, il suo sorriso era 08

rimasto meraviglioso come prima. Sono state non poche le persone che l’hanno criticata, accusandola di “sfruttare” la malattia per aumentare la sua notorietà, d’altronde in ogni ambito sia lavorativo che sociale, ci sono sempre delle merde, l’importante è ricordarsi di tirare la catena dopo aver ascoltato le loro idiozie. È stata anche autrice di diversi libri (uno pubblicato post morte), che io sicuramente leggerò, essendo tanta la stima e l’affetto che nutro nei suoi confronti. Dopo alti e bassi, la malattia ha avuto il sopravvento togliendole la vita a soli quarant’anni, ma la sua simpatia, la luce immensa del suo sorriso, rimarrà sempre in tutti noi. Ai funerali c’era una folta rappresentanza di cittadini Tarantini a testimonianza del grande affetto che questa città aveva nei suoi confronti. Il rito funebre è stato celebrato da don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano (Napoli), fu proprio Nadia a contattarlo prima della morte, chiedendogli che si occupasse lui dell’ultimo saluto, lo aveva conosciuto durante il servizio su i rifiuti tossici in Campania, e per questo prete nutriva una grandissima stima. Voglio concludere questo mio breve ricordo citando una frase che amava spesso ripetere: non è importante per quanto tempo si vive, ma l’intensità con cui lo vivi. Per l’esempio che sei stata; Grazie di Cuore, Straordinaria Leonessa Bresciana. Giordano


Racconti

DILLO OGGI !!! C’era una volta un ragazzo nato con una grave malattia... Una malattia di cui non si conosceva la cura. Aveva 17 anni, ma poteva morire in qualsiasi momento... Visse sempre in casa sua, con l’assistenza di sua madre... Stanco di stare in casa, decise di uscire almeno una volta... Chiese il permesso a sua madre. Lei accettò. Camminando nel suo quartiere vide diversi negozi. Passando per un negozio di musica, guardando dalla vetrina, notò la presenza di una tenera ragazza della sua età. Fu amore a prima vista. Aprì la porta ed entrò guardando nient’altro che la ragazza. Avvicinandosi poco a poco, arrivò al bancone dove c’era la ragazza. Lei lo guardò e gli disse sorridente: “Posso aiutarti?” Nel frattempo egli pensava che era il sorriso più bello che avesse mai visto nella sua vita. Nello stesso istante sentì il desiderio di baciarla. Balbettando le disse: “Si, eeehhmm, uuhhh...mi piacerebbe comprare un CD”. Senza pensarci, prese il primo che vide e le diede i soldi. “Vuoi che te lo impacchetti?” - Chiese la ragazza sorridendo di nuovo. Egli rispose di si annuendo; lei andò nel magazzino, tornò con il pacchetto e glielo consegnò. Lui lo prese ed uscì dal negozio. Tornò a casa e da quel giorno in poi andò al negozio ogni giorno per comprare un cd. Faceva fare il pacchetto sempre alla ragazza e poi tornava a casa per riporlo nell’armadio. Egli era molto timido per invitarla ad uscire e nonostante provasse non ci riusciva. Sua madre si interessò alla situazione e lo spronò a tentare, così egli il giorno seguente si armò di coraggio e si diresse al negozio. Come tutti i giorni comprò un altro cd e come sempre lei gli fece una confezione. Lui prese il cd e, in un momento in cui la ragazza era distratta, posò rapidamente un foglietto

con il suo numero di telefono sul bancone; dopodiché uscì di corsa dal negozio. Driiiiin !!! Sua madre rispose al telefono: “Pronto?”, - era la ragazza che chiedeva di suo figlio; la madre afflitta cominciò a piangere mentre diceva: “Non lo sai?...è morto ieri”. Ci fu un silenzio prolungato interrotto dai lamenti della madre. Più tardi la madre entrò nella stanza del figlio per ricordarlo. Decise di iniziare dal guardare tra la sua roba. Aprì l’armadio. Con sorpresa si trovò di fronte ad una montagna di cd impacchettati. Non ce ne era nemmeno uno aperto. Le procurò una curiosità vederne tanti che non resistette: ne prese uno e si sedette sul letto per guardarlo; facendo ciò, un biglietto uscì dal pacchettino di plastica. La madre lo raccolse per leggerlo, diceva: “Ciao!!!Sei bellissimo! Ti andrebbe di uscire con me?? TVB...Sofia.” La madre emozionata ne aprì altri e trovò altri bigliettini: tutti dicevano la stessa cosa. Morale: Questa è la vita, non aspettare troppo per dire a qualcuno di speciale quello che senti. Dillo oggi stesso. Domani potrebbe essere troppo tardi. Questo messaggio è stato scritto su New Entry per far riflettere la gente e così, poco a poco, cambiare il mondo. Daniela 09


Riflessioni

CHE FIGURA DI...

Anno 1978, io e il mio amico Paolo (un ragazzo che abitava nella cascina poco più avanti la mia), avevamo 15 anni quando un sabato sera decidemmo di andare a Gottolengo, a cavallo del mio motorino, per vedere il film horror: I sette vampiri d’oro. Il film finì molto tardi (mezzanotte e mezza), e noi dovevamo essere a casa già da un bel po’, balzammo subito in sella al mio motorino per il ritorno ma incontrammo in paese una bella ragazza in bicicletta tutta sola soletta; “dove vai bella fanciulla?” E lei mi rispose: ”sono appena uscita dalla discoteca che c’è sotto il bar Brescia, stò andando a casa ma la mia bici non ha nemmeno un fanalino ed io abito in una cascina molto fuori paese, sareste così gentili di accompagnarmi voi?”, “ma certamente” gli risposi. Così si attaccò al braccio di Paolo e piano piano ci avviammo verso la campagna; la ragazza, oltre che bella, era anche molto simpatica, ci disse che aveva 17 anni, si chiamava Teodolinda ed anche suo papà era un contadino ed aveva un allevamento di vacche lattifere. Dopo molti chilometri in mezzo ai campi in un buio tremendo (non c’era nemmeno la luna), arrivammo finalmente alla sua cascina, “vado avanti io perché c’è Cristo libero”, (Cristo era il loro cane, un rinoceronte da 90 chili, l’avevano chiamato così perché Cristo era la prima parola che veniva in mente appena lo vedevi). Teodolinda tenne a bada il cane e ci ringraziò, “Siete stati due Angeli, grazie di cuore”. Tornammo indietro verso il paese, ma, avanti e indietro, gira gira, non riuscivamo a trovare la stradina per il ritorno, finché rimasi in riserva di benzina (5 chilometri in tutto di autonomia), le due e mezza di notte, eravamo disperati, c’è mancato poco che cominciassimo a chiamare la mamma; a forza di girare ritrovammo la cascina di Teodolinda; “entriamo a chiedere aiuto”, dissi, ma Paolo: “Sei fuori di testa? Appena il cane ci 10

vede come minimo ci sbrana”; “Allora facciamo così: giriamo attorno alla cascina suonando il clacson”. Dopo il primo giro il cane cominciò ad inseguirci come una belva inferocita, dopo quattro giri finalmente nel cortile trovammo Teodolinda, suo papà, sua mamma, la sorella, gli zii ed i nonni, tutti in mutande, canottiera e camicia da notte. Bloccarono il cane che aveva in bocca 30 centimetri di pantalone di Paolo, “Papà, questi ragazzi sono stati gentilissimi, mi hanno accompagnato loro a casa, ma cosa ci fate ancora in giro?”, “Ci siamo persi, non abbiamo più trovato la stradina del ritorno, qualcuno di voi è così gentile da accompagnarci in paese?”. E li cominciarono a ridere, a ridere, a ridere; Paolo mi guardò e disse: “Che figura di merda”. Il papà di Teodolinda (veramente gentile ed in mutande), prese la sua auto e ci disse di seguirlo, mangiammo un quintale di polvere ma arrivammo in paese, poi ci salutò e si mise ancora a sghignazzare come un matto. Poco prima di arrivare al cimitero di Gambara, il motorino si spense senza benzina, lo dovemmo spingere per almeno 7 chilometri per arrivare a casa. L’ultimo tratto di strada in mezzo ai campi, fu tremendo, sembrava che le ombre ci parlassero, sentivamo le urla dei vampiri (complice il film che avevamo visto); finalmente arrivammo davanti alla mia cascina (ore 03,50), “Ciao Paolo, ci vediamo domani”, “Sei impazzito? Non vorrai farmi fare gli ultimi 100 metri da solo?” Così appoggiai il motorino ad un albero e lo accompagnai alla sua cascina; nel ritorno feci una tale corsa che (credetemi sulla parola), stabilii il nuovo record mondiale dei 100 metri. Ho ancora in mente le parole di Paolo quando mi salutò: ”Mi raccomando, non diciamo niente a nessuno di quanto è accaduto stanotte”. “Non preoccuparti, sarà un nostro segreto”. Giordano


Riflessioni

STRANEZZE POST EMERGENZA Che la gente si comporti in modo strano è un dato di fatto che trova conferme ogni giorno, nelle più svariate situazioni, da quelle più banali fino ad arrivare a fatti di cronaca più gravi. In troppi casi cerchiamo di capire, ma nella maggior parte di essi, nessuna spiegazione o ragionamento logico li giustifica. Si cerca di attribuire tutte le attenuanti possibili, ma risulta difficile, se non impossibile, trovare una minima risposta accettabile. Un argomento attuale è l’obbligo prolungato delle mascherine, qui in Lombardia e in questo periodo se ne sono sentite di tutti i colori: da chi è convinto che siano indispensabili sempre e ovunque, alle tantissime persone che, soprattutto con l’arrivo del caldo, si sono lamentate perché all’aperto, sudando, la mascherina è fastidiosa e, forse, anche pericolosa, per ciò che non lascia traspirare verso l’esterno, inoltre crea problemi dermatologici a chi la deve tenere per parecchie ore. Infatti si sono viste in giro moltissime persone con la mascherina posizionata sotto il naso, sotto il mento o addirittura appesa al braccio. Bene dunque la nuova ordinanza, che dal 15 luglio toglie l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, dove sia possibile mantenere la distanza di sicurezza. E qui vien da ridere, per

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ciò che di incomprensibile scatta della mente umana: in questo momento in cui scrivo, a pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo decreto, per le strade di Montichiari si vedono almeno tre quarti, per non dire la quasi totalità, dei passanti, con la mascherina, e messa perfettamente fin sopra il naso, anche dove la distanza è ben più superiore al metro stabilito… Ma non erano tutti stanchi di metterla?? Non facevano finta di non sapere come indossarla, per respirare meglio?? Davvero un mistero! Qualcuno avrà ancora paura, per motivi personali, ma tutti gli altri!? Mah, vedremo nei prossimi giorni Olfi Ornella

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SE LORO CI SONO RIUSCITI, POSSO FARCELA ANCH’IO Mi chiamo Luca e sono un alcolista. Sono un alcolista fortunato, perché ho incontrato un’associazione, Alcolisti Anonimi, che mi ha permesso di capire e di sentire che, nonostante ogni mio sforzo personale per smettere di bere fosse stato vano, chiedendo aiuto ed essendo pronto ad accettarlo non solo era possibile smettere di bere, ma anche vivere una vita senza il costante bisogno dell’alcol. Questa comprensione è arrivata quando, grazie all’associazione, ho incontrato persone che vivevano il mio stesso problema, che avevano passato anni e anni della loro vita bevendo e non conoscendo alcun modo diverso per stare al mondo, e che ora riescono ad andare avanti giorno per giorno, navigando tra gli alti e i bassi dell’esistenza senza bisogno di appoggiarsi all’alcol. Se loro ci sono riusciti, posso farcela anche io. Non nego che sia difficile, e lo è stato molto, soprattutto nel primo periodo: oltre che dal costante desiderio di bere, ero soverchiato dalle mie emozioni, completamente incapace di capirle e di gestirle. Era come se per anni avessi tirato avanti nella vita camminando con una stampella, e di colpo mi fosse stata tolta: ogni passo era incerto, claudicante, la paura di cadere era sempre presente, accompagnata dalla paura di non poter mai più camminare da solo. Alcolisti Anonimi però mi ha offerto degli strumenti da usare per accettare e superare questo periodo, e uno degli strumenti migliori sono sicuramente i membri dell’associazione, e tra tutti questi uno in particolare. Questa persona, che tutti possono trovare, è diventata la mia figura di riferimento per ciò che riguarda la sobrietà, un confidente ed un amico. Mi è stato accanto nei momenti di confusione totale, quando tutto sembrava avvolto da una nebbia talmente fitta da non riuscire nemmeno a capire quale fosse la direzione 12

da prendere, e mi ha indicato un modo per trovare la strada. Non mi ha mai dato consigli diretti, se non quando richiesti: ha solo condiviso con me la sua esperienza di alcolista, in cui mi sono rispecchiato, aprendosi con sincerità senza chiedere nulla in cambio. Viene consigliato ad ogni nuovo arrivato nell’associazione di chiedere ad un altro membro, uno che da anni frequenta Alcolisti Anonimi, di fargli da figura di riferimento, perché lo accompagni nel programma e gli trasmetta il messaggio dell’associazione con il linguaggio del cuore. È una scelta che viene quasi naturale nel momento in cui si incontra una persona che ha acquistato una serenità semplice e sincera dopo che, come me, a causa dell’alcol ha distrutto la sua vita: l’attrazione che esercita e la sua mano tesa per aiutare mi portano a credere, ad avere fiducia che il programma di Alcolisti Anonimi sia capace di compiere questo miracolo. Questo amico, un alcolista come me, non potrà salvarmi, ma potrà accompagnarmi ed aiutarmi ad apprendere il programma che ha salvato lui, dandomi la speranza e la fiducia che possa salvare anche me. Nell’incapacità di gestire le mie emozioni e la mia quotidianità senza bere, il supporto di questo amico è stato fondamentale: il gruppo si riunisce solo due ore due volte a settimana, ma questa persona mi è vicina anche nel resto delle ore della giornata. Da solo non ce la facevo, ma non era vero, come mi ero detto per un sacco di tempo, prima che mi si rivoltasse contro, che l’alcol era l’unico mio compagno. L’esempio di questo amico è stata una grande fonte di speranza, e quando, con i miei tempi, sono riuscito ad aprirmi e a confidare paure, preoccupazioni e dolori della vita, grandi e piccoli, e anche le piccole e grandi gioie, le piccole e grandi conquiste nella mia nuova quotidianità sobria, ho potuto


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condividere queste cose con una persona che so che capisce perfettamente quanto anche le cose che possono sembrare naturali ed insignificanti possano essere per me dei successi inaspettati. Questo perché nessuno capisce un alcolista come un altro alcolista, ed è una delle prime cose che ho sentito nel momento in cui sono entrato in contatto con Alcolisti Anonimi. Tutte quelle emozioni, quelle paure, quella sensazione di essere incompreso e unico al mondo, si sono attenuate nel vederle rispecchiate nelle parole e nel cuore di altre persone, nel vedere quelle persone adesso serene grazie ad un programma di Dodici Passi. Tra tutte queste persone, che mi hanno accolto e mi hanno amato senza chiedere nulla in cambio, una in particolare ha assunto nella mia vita un ruolo molto importante: è diventata una guida per la mia sobrietà e per ogni altro

aspetto della vita che mi sento di condividere con lui, mi ha permesso di fidarmi dell’associazione e del valore del programma e mi aiuta a capire e lavorare questo programma tutti i giorni. A lui, oltre che all’associazione, va la mia immensa gratitudine per avermi mostrato che una vita diversa è possibile, e per continuare ogni giorno, con pazienza ed affetto, ad aiutarmi a capire come questa vita possa essere vissuta. Luca

Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

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RIDIAMOCI SOPRA

“Dottore, dottore, sento spesso come se mi mancasse il respiro”. “Non si preoccupi, è questione di poco!”. Un boscaiolo entra in un negozio specializzato in abiti per boscaioli e chiede al commesso: “Vorrei un vestito per andare a tagliare la legna “. “Che taglia? “. “La legna, no? “. Due sposini di merda, la prima notte di nozze di merda, si stendono sul letto di merda, quando all’improvviso squilla il telefono di merda. Lo sposo di merda risponde al telefono di merda, e dopo pochi secondi torna dalla sposina di merda. “Chi era?” chiede la sposina di merda. E lo sposino di merda risponde: “UNO STRONZO!”. Lui: “Leggo nei tuoi occhi che mi ami”. Lei: “Analfabeta!”. La fidanzata, un po’ attempata, dopo molti anni di fidanzamento: “Caro, non sarebbe ora che ci sposassimo?”. “Certo, ma chi vuoi che ci voglia alla nostra età!”. Due giovani sposi passeggiano, abbracciati, al chiaro di luna. A un certo punto, lei, contemplando il cielo costellato di stelle, fa dolcemente: “Dove sarà mai, caro, l’Orsa Maggiore?”. E lui: “Ti prego, tesoro! È una serata troppo bella: non ricominciamo a parlare di tua madre!”. L’onorevole durante il comizio: “Cittadini, voi sapete che i miei oppositori parlano male di me. Eppure vi assicuro che da queste tasche non è mai passato denaro illecito...”. Una voce dal fondo della piazza: “VESTITO NUOVO, EH?”.

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Gino viene mandato dalla moglie al mercato a comprare delle lumache. Per questo viene svegliato una mattina molto presto e va al mercato, rimbambito dal sonno e anche molto incavolato, e compra le maledette lumache. Mentre sta per tornare a casa trova una sua vecchia compagna di scuola. Dopo un’ora di rimembranze la conversazione si sposta su temi più intimi, si parla di vecchi amori propri e degli ex compagni di scuola. Alla fine i due scoprono che si erano sempre piaciuti e la donna invita Gino a casa sua per vedere le vecchie foto dei tempi della scuola. Gino va e... finiscono a letto. Dopo un po’ Gino guarda l’ora e si accorge di aver fatto molto tardi (è ormai sera). Immaginando le ire della moglie si riveste, corre a casa, suona al campanello. La moglie apre con un’espressione di ira e ringhia: “Ma dove cazzo sei stato fino a ora brutto ...”. Gino guarda per terra e facendo con le mani un gesto di esortazione dice “Su, su, lumachine, ancora due metri e siamo a casa!”. “Sono molto indeciso - dice un giovane a un amico - non so se sposare una bella ragazza di cui sono innamorato o la vedova stagionata e piena di soldi che ho conosciuto al mare”. “Io non avrei dubbi - risponde l’amico - sposerei la ragazza. L’amore è la cosa più importante della vita, l’unica che possa darti la felicità”. “Mi hai convinto”. “Bene. Adesso ti dispiace darmi il numero di telefono della vedova?”. Fra amici. “Giovanni, è vero che in casa tua sei tu a lavare i piatti?”. “Sì lavo i piatti, pulisco i pavimenti, i vetri, le piastrelle, tutto”. “E tua moglie?”. “No, lei si lava da sè”.


BEST FRIENDS FOREVER

LETTERA DI UN CANE ABBANDONATO Ti sto ancora aspettando, perché so che tornerai a prendermi. Mi hai messo qui solo per farmi sgranchire un po’ le zampe, perché il viaggio che mi hai fatto fare era davvero interminabile. Poi sei risalito… e … NO!!! Non puoi esserti dimenticato di me, non può essere così. Sì, sono certo che tra un attimo sarai qui! Mi siedo sul bordo della strada… ho paura delle macchine che passano veloci ma cerco di pensare a te e ai nostri giochi, i momenti bellissimi e anche ultimamente ai tuoi nervosismi verso di me. Ma sarai stato arrabbiato per altri motivi, io a te non ho mai fatto nulla! Forse quella è la tua macchina, che gioia, lo sapevo che tornavi a prendermi. Sono trascorsi tre giorni e sono ancora qui!!! Sto morendo di dolore, di fame, di sete, di tremenda solitudine. I miei occhi non vedono più lontano; seguono ora soltanto il battito del mio cuore stanco che sta lasciandomi per sempre. Eppure so che tornerai e resisto in segno della mia fedeltà verso di te, perché tu non puoi essere cattivo. QUANTI CANI SONO ABBANDONATI COSì?

“Il cane è un gentiluomo”, scrive Mark Twain. “È sincero, non mente, non inganna, non tradisce, è generoso, è altruista, ha fiducia”. Ma c’è di più. Il grande scrittore Victor Hugo – come tutti coloro che hanno un cane – si chiede: “Se guardi negli occhi il tuo cane, come puoi ancora dubitare che non abbia un’anima?”. La riconoscenza è una malattia del cane non trasmissibile all’uomo. (Antoine Bernheim)

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PERSONAGGI

CHRISTO SMIRNENSKI Christo Smirnenski , reale Christo Izmirliew nato il 17 settembre 1898 , Kukusz , deceduto il 18 giugno 1923, Sofia ) - Poeta, scrittore e satirista bulgaro. Christo Smirnenski è nato nella città di Kilkis (bulgaro Kukusz). Quando durante le guerre nei Balcani Kilkis fu bruciato e distrutto, si trasferì con la sua famiglia a Sofia. Ha iniziato a scrivere già negli anni della scuola media, inizialmente creando canzoni satiriche e umoristiche. Ha debuttato nel 1915 con un dialogo umoristico, pubblicato sulla rivista K’wo. Inizialmente, ha frequentato la scuola tecnica a Sofia, in seguito ha iniziato la sua formazione nella scuola degli ufficiali. Dopo la ribellione degli ufficiali a Władai nel 1918, alla cui soppressione partecipò come un giovane elew , abbandonò la sua carriera militare e si dedicò al giornalismo e alla scrittura. Ha collaborato come giornalista e negli anni 1921-1922 curò la rivista satirica Jestgaran, in seguito anche Maskarad (1922-1923). Morì di tubercolosi nel 1923. Smirnenski è l’autore di numerose opere satiriche pubblicate sulla stampa. Dal 1920, quando apparve il suo primo poema rivoluzionario ( Pyrwi maj ), Smirnenski scrisse anche poesie impegnate che esprimevano ribellione contro la realtà difficile, la necessità di cambiamento e la prontezza rivoluzionaria e giovane per trasformare il mondo. Ha anche pubblicato colonne in poesia e prosa. Uno dei pezzi di prosa più famosi di Smirnenski è The Stair Tale, che presenta metaforicamente il 18

percorso spirituale di un lavoratore: essendo inizialmente un povero leader dei cambiamenti rivoluzionari, diventa, dopo qualche tempo, simile a quelli con cui ha combattuto. Nella traduzione in polacco, apparve una selezione di poesie di Smirnenski, pubblicate nel volume Bracia Gawrosza e altre poesie edite da Jan Piewak, Varsavia 1966, e poesie pubblicate nelle antologie della poesia bulgara. Sam Walton I fratellini di Gavroche Sei irrigidita tutta nella tua malvagità o rumorosa e dissoluta città e i tuoi lampioni luminosi invano brillano così festosi. Ogni viola serata io vedo i ragazzi poveri, uniti e offesa immeritata, improntata sui loro visi esausti, sfiniti. Il destino li ha presto inganati la vita li ha messi con le spalle al muro ed eccoli nell’angolo fermi, disperati con le berrette abbassate. Che cosa lì dai dalla tua opulenza tu per qualcuno così generosa e per i poveri ed oppressi crudele e impietosa. Davani alle tue vetrine brillanti si uniscono loro spesso e quanta tristezza negli occhi febbrili e quanto dolore immenso. E se ne vanno loro desolati con timido sorriso sul viso e queste vetrine sono affollate di innumerevoli cose bramate. Sei irrigidita tutta nella tua malvagità o rumorosa e dissoluta città e i tuoi lampioni luminosi invano brillano così festosi! Un grazie a Dara Naumova che ci ha indicato questo testo.


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Siti archeologici Come già detto, Piazza del Foro di Brescia è il più rilevante complesso di resti di edifici pubblici d’epoca romana di tutta l’Italia settentrionale, con le imponenti rovine del Capitolium e l’adiacente teatro romano. Ci sono pervenuti anche numerosi resti del colonnato perimetrale dell’antica piazza romana, visibili all’aperto nella stessa piazza e nei sotterranei del vicino Palazzo Martinengo Cesaresco Novarino (dove si trovano anche le rimanenze delle antiche terme romane e del primitivo insediamento abitativo, risalente alla prima età del ferro, da cui si è sviluppata l’odierna città), mentre in piazzetta Labus, ancora più a sud, emergono i resti della basilica

4^ parte

Piazza Labus lo) apparvero sulle mura della città, nei pressi degli spalti del Roverotto (nella zona a sud-est del castello, dove ora sorge un cippo marmoreo) e respinsero le palle delle cannonate a mani nude, aiutando così i bresciani a sconfiggere gli assalitori che, impauriti dalla vista dei santi, abbandonarono la città. Leggenda di Forca di Cane Via Cremona viene anche ricordata con l’antico nome di “Forca di Cane “, per ricordare un episodio risalente al Medioevo e riguardante un indegno prete con tre suoi complici. Durante le lotte tra i valvassori e i seguaci del vescovo Arimanno, approfittando della confusione di quei tempi, un prete indegno, con l’aiuto di tre accoliti desiderosi di facili guadagni, aveva fondato un movimento pseudo-religioso. Sotto questa parvenza di cristianità, si nascondeva in realtà una setta avente l’unico scopo d’irretire faPiazza del Foro cili prede, a cui venivano offerte riunioni notturne, civile, i cui elementi architettonici di età flavia sono orge e baldorie. Questa organizzazione ebbe fortuna ancora ben visibili nelle facciate delle antiche case per ben cinque anni, ma un giorno duecento adepti costruite sulle rovine stesse. furono arrestati e impiccati, mentre il prete e i tre I patroni della città sono i Santi Faustino e Giovita, accoliti vennero attanagliati e arsi vivi. mentre Santa Maria Assunta, Sant’Angela Merici La Madonna delle Brine e San Siro ne sono compatroni. Nella Chiesa di Santa Maria del Carmine è conTradizioni e folclore servata un’antica icona, portata a Brescia dalla A Brescia sono presenti diverse tradizioni popolari Terra Santa nel 1437 dal Vicario generale dell’ordine legate a figure di santi e a sculture e luoghi par- dei Carmelitani Fra Cristoforo Martinoni o Martignoticolari della città. I Santi Faustino e Giovita sono ni, detta della Madonna delle Brine. È chiamata diventati patroni di Brescia a seguito di un evento in questo modo perché in passato si riteneva che, straordinario. Secondo la tradizione, il 13 dicem- esponendola per tre giorni l’anno compresi tra fine bre 1438, durante un feroce assedio dei milanesi aprile e inizio maggio, i raccolti sarebbero stati capitanati da Nicolò Piccinino, i due santi (martiri protetti dalle gelate (brine) tardive e da altre bresciani al tempo dell’imperatore Adriano: II seco- intemperie. 20


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La rabbia è peggio del Covid “Dentro di noi, fin dalla nascita, coltiviamo un nemico spaventoso che è più pericoloso del Covid: il suo nome è rabbia. Una rabbia che ti rende pronto a scoccare la tua folle vendetta su di lei, che ha deciso una separazione che tu non vuoi accettare. Un’azione di fronte alla quale non puoi fermarti, come purtroppo non ti sei fermato, altrimenti saresti un Uomo. E invece eri lì pronto, a qualunque suo ordine, ai piedi di sua Maestà la rabbia... ‘Uccidere? Si ma non basta - dicevi tu - io voglio invece che lei viva, ma per soffrire’. Ed ecco infine la grande idea che potrebbe condurti all’inferno. Ucciderai i suoi figli che sono anche tuoi e che hai amato, ma non quanto ami il tuo folle desiderio di vendetta. Li soffocherai nel sonno… Poi anche tu fuggirai dalla vita come se non fossi mai nato… Ma tu purtroppo sei nato, e questo non si può cancellare. Ed è proprio nel momento in cui muori che inizia il tuo vero calvario. E qui mi rivolgo agli assassini: voi potete anche credere che Dio non esiste ma se posso darvi un consiglio, non datelo per scontato. Perché se poi Lui c’è, come è inevitabile che ci sia… la sorpresa per voi potrebbe essere catastrofica”.

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Adriano Celentano Lo scrive Adriano Celentano su Instagram, pubblicando una sorta di lettera aperta indirizzata idealmente al papà che ha ucciso i suoi due figli gemelli e che poi si è suicidato.

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piano fino a quando il contenuto sarà raffreddato. Conservare in frigorifero. Questa confettura è adatta per accompagnare formaggi stagionati, in aggiunta allo yogurt o per farce di torte. Nella tradizione mantovana si aggiungono gocce di senape per dare alla confettura quel piacevole gusto piccante. Anna - www.cucinacreare.it

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ne, qualche goccia di olio in superficie e pepe. Servire freddo e decorare a piacere. Ideale anche per un pinzimonio di verdure fresche da intingere. Anna - www.cucinacreare.it 23


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COLPO DI FRUSTA E OSTEOPATIA Con il termine "colpo di frusta" si intende un movimento rapido e violento del collo e del capo di iperflessione-iperestensione che avviene in maniera imprevista, spesso a causa di un incidente automobilistico. I sintomi conseguenti ad un colpo di frusta possono essere molti e variano da caso a caso; quelli più comuni sono: cefalea, perturbazione della vista, dolori a spalle collo e braccia, nausea, formicolii a braccia e mani, dolori al petto, sbalzi di pressione... Nella medicina tradizionale, il "colpo di frusta" è un evento traumatico molto sottovalutato, che viene trattato solamente con l’applicazione del collare; in realtà, il

movimento brusco causato dall’impatto non si ripercuote solamente a livello cervicale, ma genera delle tensioni che si propagano dall’occipite fino all’osso sacro, colpendo anche i nervi che fuoriescono a livello di tutta la colonna vertebrale. Il colpo di frusta rappresenta quindi un trauma globale per il corpo ed è importante rivolgersi ad un osteopata, per bilanciare le tensioni accumulate attraverso la terapia cranio-sacrale. Un colpo di frusta trascurato puó dare sintomi anche a distanza di mesi, quando ormai l’incidente è un lontano ricordo e spesso si cerca invano la causa del proprio malessere, sottoponendosi a visite ed esami che non portano risultati. L’osteopata attraverso una valutazione, è in grado di individuare e trattare la causa del problema, risolvendolo alla radice. Dott.ssa Elisa Cerutti

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“IL MONDO CAMBIERÀ” - Gianni Morandi Il mondo cambierà è un album del cantante italiano Gianni Morandi, pubblicato dall’etichetta discografica RCA nel dicembre 1972. Il disco, prodotto da Franco Migliacci, contiene tra l’altro: Ho visto un film, cover di Here’s to You presentata l’anno prima al Cantagiro; Parla più piano, versione in italiano di Speak Softly Love, colonna sonora del film Il padrino; il brano omonimo dell’album, secondo classificato a Canzonissima; Vado a lavorare, quarto al Festival di Sanremo; Un mondo d’amore, già inciso 5 anni prima. Una vera e propria dichiarazione d’amicizia: potrebbe essere una lettera scritta o semplicemente un dialogo profondo, un messaggio di speranza nel credere nel domani. Importante che se sei una Amico mio che stai guardando intorno a te non credi agli occhi tuoi tu piangi e so il perché, quel che provi tu lo sto provando anch’io ma non cambiare mai ti fa paura il mondo amico mio coraggio io, io piango come te Vedrai che il mondo cambierà le sue ferite guarirà l’amore no, non può morire sarebbe come dire che questa è la fine. Vedrai la notte finirà e l’uomo si risveglierà con gli occhi e il cuore di un bambino che non può tradire mai Se nella mente tua nascesse qualche idea il mondo aspetta te, ma non cambiare mai via via che salirai gradino per gradino ti sembrerò lontano

brava persona non devi cambiare mai. “Vedrai che il mondo cambierà, le sue ferite guarirà, l’amore non può morire....”. “L’uomo di risveglierà con gli occhi di un bambino che non può tradire mai...”. ma io sono uguale a te Vedrai che il mondo cambierà le sue ferite guarirà l’amore no, non può morire sarebbe come dire che questa è la fine. Vedrai la notte finirà e l’uomo si risveglierà con gli occhi e il cuore di un bambino che non può tradire mai Vedrai che il mondo cambierà le sue ferite guarirà l’amore no, non può morire sarebbe come dire che questa è la fine. Vedrai la notte finirà vedrai e l’uomo si risveglierà con gli occhi e il cuore di un bambino che non può tradire mai.

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Società

DROGA E CORRUZIONE DELLA MENZOGNA Sul tema delle dipendenze c’è un continuo ricambio di plotoni di esecuzione pronti a destabilizzare ogni cosa che di buono produce la ricerca, la scienza, la realtà che non è quella virtuale o delle inutili contrapposizioni ideologiche. Anche il solo discuterne appare come un tortuoso girone dantesco costellato di frasi fatte corrotte dalle menzogne, in cui ognuno porta a casa la propria montagna di vuoti a perdere. Eppure dietro a ogni ragazzo che cammina in ginocchio in una comunità di recupero c’è la corresponsabilità di tutti, nessuno escluso. Una corresponsabilità che per molti versi si abbevera nei recinti di una certa indifferenza sociale. Questo luogo comune non penalizza soltanto il ragazzo piegato di lato che non ce la fa a rialzarsi da solo, ma anche le famiglie, e benché non se ne parli mai a sufficienza riguarda pure le vittime, i loro parenti, quanti a causa del famigerato tanto lo fan tutti, sono ragazzi, o ragazzate autorizzate a passare inosservate. Questo procedere assomiglia tanto a una libertà intesa e percepita come una puttana, dunque ciò che produciamo con le nostre alzatine di spalle, è un agglomerato sub-urbano in cui mettere sottochiave la nostra irresponsabilità, ma pure gli eventuali dubbi, 30

quella stessa pena sorda e cieca che nella sofferenza e il dolore vorrebbe assolvere l’ingiustizia, la violenza, l’illegalità dei comportamenti che si protraggono nel silenzio più omertoso. Adesso anche ministri, uomini di potere, autorevoli potentati del diritto, abiurano le politiche del minor danno, vorrebbero in carcere anche chi spaccia lievi quantità, dimenticando che ieri l’altro è passata una legge che autorizza chiunque (non i minori ma a me già scappa da piangere) a coltivarsi la roba in casa propria. Diviene davvero un dovere raccontare di quel confine, sì, sottile, ma irrinunciabile, che separa sempre la vita dalla sua morte, oppure di quanto è difficile essere uomini per saper scegliere, per saper credere negli altri, per farsi aiutare a diventare architetti di domani. Noi continuiamo a parlare di roba, di tossicodipendenza, mai di professori e genitori in disarmo, perché divenuti autorevoli assolutori, ognuno indaffarato a delineare la soglia minima di attenzione, ciascuno a definire bravate le future scivolate. Vent’anni in comunità a svolgere il mio servizio mi hanno insegnato che non si può insegnare il valore del rispetto ferendo la dignità altrui, ecco perchè ovunque incontro giovani, studenti, genitori, affermo con la consapevolezza dell’esperienza come somma di errori, che non esiste una droga buona e una cattiva, una droga che fa bene, esiste la droga e fa male, a volte, e accade, non fa male soltanto a se stessi, ma agli altri, agli innocenti. Forse occorre sviluppare una serie di interventi, incluso il lavoro di prevenzione, come le attività di utilità sociale, posso affermarlo con cognizione di causa, hanno dimostrato di avere un impatto positivo, recuperando buona parte dei giovani. Vincenzo Andraous


QUESTO È IL MIO NOME di Micky

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Paolo/Paola

Paolo e il suo femminile Paola, già molto diffusi ai tempi della Roma antica, deriva dal latino Paulus (cognomen romano della gens Aemilia). Questo cognomen fu a sua volta ripreso dall’aggettivo paulus il cui significato letterale è “di piccola taglia, di piccola quantità”. Con molta probabilità Paulus veniva dato come appellativo al figlio più giovane all’interno del nucleo familiare. Tuttavia, poteva essere dato anche al più piccolo o più giovane fra due membri omonimi della stessa famiglia. Sono molte attualmente le varianti italiane e straniere dei nomi Paolo e Paola. Tra questi possiamo citare Paulo/Paula, Paolino/a, Paoletto/a, Pauline, Polette. Per concludere una curiosità. L’apostolo che si convertì dopo l’apparizione di Gesù sulla strada di Damasco, scelse il nome umile di Paolo. Onomastico Diffusissimo anche tra i santi (circa 50) Paolo si festeggia il 29 giugno in onore di San Paolo apostolo patrono dei tappezzieri e dei dei conciatori ma anche di numerose città italiane. È patrono inoltre di Malta e della Grecia. Viene invocato contro i morsi di vipera e altri animali velenosi. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Paola o Paolo è una persona molto particolare. A causa dei suoi repentini sbalzi di umore può risultare, a chi non lo conosce profondamente, molto irritante e antipatico. Allo stesso tempo però sa essere molto dolce e bisognoso di attenzioni. Sa adattarsi, inoltre, ad ogni situazione, e risulta discreto ed esuberante. Nato per essere un diplomatico, non mostra mai il suo vero umore. Origine: latina

Parola chiave: dolcezza Varianti maschili: Polo Varianti maschili alterate: Paolino, Paolone, Paoletto, Paolotto, Paoluccio, Paolillo Nomi composti maschili: Gianpaolo, Pierpaolo Varianti femminili alterate: Paolina, Paoletta Ipocoristi femminili: Lina Numero portafortuna: 5 Colore: Rosso Pietra Simbolo: Rubino Metallo: Oro Onomastico: 29 Giugno Segno zodiacale corrispondente: Cancro

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si vedevano a listino i cambi elettro attuati. Siamo nei primi anni 2000, venti anni fa, BMW fa un lavoro eccellente considerati i tempi di allora con l’SMG. Inutile dire però che per godere appieno una vettura come la M3 E46, sia meglio avere un cambio manuale. L’altra corsa di inizio millennio era verso la tecnologizzazione degli abitacoli. La M3 E46, poteva essere dotata di navigatore satellitare cartografico, e cosa abbastanza buffa appena sopra il navigatore, sui primi esemplari c’era ancora lo spazio per inserire le cassette e non i cd. Due particolari di epoche diverse che convivono. Furono prodotte anche versioni e allestimenti particolari, come la CS o la regina assoluta, la CSL. Più leggera di 110 kg e più potente di 17 cavalli, la CSL è ormai merce rarissima

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prodotta in soli 1383 pezzi. Quest’ultima è riconoscibile solo da un occhio attento, perchè le differenze, ci sono anche esteriormente, ma sono sottili. Insieme alla Ferrari 360 al 996 Turbo sono le tre auto sportive che più mi hanno affascinato di quegli anni. Intendo fra quelle raggiungibili anche dal portafogli di comuni mortali, che magari, potevi vedere a casa di amici o parcheggiate per strada. Per una volta non voglio dirvi quanto soldi servano per comprarne una sana, quanto si rivaluterà o cosa controllare prima di comprarne una. Vorrei soffermarmi so cosa cosa auto possa darvi a livello emozionale. Per chi come me, era adolescente in quegli anni, la E46 rappresenta un tuffo nel passato. Nei pantaloni a zampa delle ragazze, nei Nokia 3310, nel mondo prima e dopo l’ 11 Settembre. Salendo a bordo di una M3 E46, ritroverete tut-

to il bello degli anni in cui la tecnologia ancora non decideva come dovevamo vivere. Tempi in cui nessuno si sarebbe mai sognato di fotografare cosa si è scelto di mangiare al ristorante per metterlo online... Il contagiri a lancette con la zona rossa che si alzava verso regimi di rotazione piu elevati solo dopo alcuni km, il cambio manuale, tre pedali, un sound vero che esce dal motore non da diavolerie elettroniche di varia natura. Comprate una M3 E46, senza pensarci troppo su, perchè fidatevi che tutte la volte che la guiderete, scenderete sempre più convinti di aver fatto un ottimo affare, sopratutto per voi stessi. Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: Antonio Gelmini meccanicagelmini@gmail.com

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1982

Segni nel Tempo

Il massacro di Hama

Il massacro di Hama fu la conseguenza di una feroce azione repressiva scatenata dal Presidente siriano Hafiz al-Asad contro gli insorti della città di Hama nel febbraio 1982. Il numero dei caduti è stato stimato tra i 35 000 e i 45 000 di cui 1 000 soldati, dovuti alla repressione di un’insurrezione organizzata dai Fratelli Musulmani che avevano dato il via già negli anni precedenti a una lotta armata contro il regime ba’thista. Il 2 febbraio 1982 la popolazione di Hama, in stragrande maggioranza sunnita, guidata da 150 ufficiali, insorse contro il Presidente alawita al-Asad, come reazione a una serie di arresti di elementi sunniti. Nei quattro giorni in cui ebbero il controllo della città, vennero uccisi circa 300 militanti ba’thisti e i militari di un’unità di paracadutisti inviata dall’esercito. Le forze armate siriane, organizzate e guidate, secondo indiscrezioni, dal fratello stesso del Presidente, Rifa’at al-Asad, replicarono con un durissimo assedio e lo spietato bombardamento di Hama, durati 27 giorni, nel corso dei quali praticarono la politica della “terra bruciata” su un terzo della cittadina — che vantava numerosi gioielli architettonici, per lo più d’età zengide 36

e ayyubide — che venne di fatto raso al suolo. Nell’abbandonare la città, l’esercito e le forze di sicurezza del regime si abbandonarono a massacri sanguinosi persino all’interno delle varie colonie di rifugiati politici ospitati all’interno di Hama, torturando e giustiziando gli oppositori politici, veri o presunti, della dittatura. Tale avvenimento fu conosciuto con grave ritardo dall’opinione pubblica mondiale, visto il ferreo controllo censorio operato dal regime siriano su tutti i mezzi d’informazione, d’altronde distratti dalla contemporanea guerra in Libano. La repressione fu descritta come «l’atto singolo più letale messo in atto da un governo arabo contro il suo stesso popolo nel Vicino Oriente moderno» Robin Wright, Dreams and Shadows the Future of the Middle East Inquadra con il tuo smartphone il qr code e potrai vedere un documentario sul massacro di Hama.


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Riflessioni

Tempo per soppesare?

Si è rivoluzionato, in modo rapido e doloroso, il modo d’apprendere e d’imparare. L’arrivo del covid 19 ha sconvolto ritmi, equilibri di per se già precari e non sempre organizzati. In terza elementare, età in cui gli scolari devono necessariamente apprendere le nozioni base per il cammino futuro, quest’anno stravolto dalla chiusura forzata delle scuole le quali pur attivandosi non sono state in grado per mancanza di strumenti di affrontare le tappe previste dal ministero. Sono tante, infinite, troppe le conoscenze non approfondite, rimandate “a settembre”, in un settembre dai contorni incerti, dalle linee guida ancora da definire, di spazi da creare, di docenti e personale ATA da formare. Come genitori, oltre alla preoccupazione per la salute, per la tutela dei figli, per un “probabile ritorno a scuola”, l’angosciosa consapevolezza di dover in qualche modo ovviare, per portarsi avanti, spiegando al piccolo, esercitandosi insieme. Tempo questo per rimettersi in gioco, per rispolverare libri di scuola, riprendere passi interrotti. Per mia figlia Celeste, 9 anni il 27 luglio, prossima alla classe quarta tempo d’equivalenze, di misure di capacità, di tabelle su cui far scorrere la finestrella, di dividere e moltiplicare per 10, 100 0 1000 … non avendo potuto affrontare l’argomento della virgola, elemento aggiuntivo da introdurre. Dal dire al fare c’è di mezzo il mare!! Per noi genitori non sempre facile, per non competenza tecnica, “spiegare”, far capire i trabocchetti, i concetti, le finalità. E qui, in aiuto vengono, come manna dal cielo, i tutorial, supporto importante, cercati scrupolosamente nei vari siti dove bravi insegnanti spiegano con esempi pratici e di facile comprensione. E’ in terza elementare che gli alunni dovrebbero imparare poco alla volta a tradurre 38

“il parlato” in “parola scritta”,andando alla scoperta della bellezza della lingua italiana, delle tante sfumature che la compongono; perfezionando di volta in volta il tratto grafico, annullando ripetizioni, usando pronomi, esponendo emozioni, pensieri, sensazioni. E allora.. via alla scrittura, alla lettura, alla composizione giornaliera di piccoli testi … ed ancora i verbi, tempi semplici e composti … E’ in terza elementare, e per tutti gli scolari della primaria, sono questi anni d’acquisizioni di basi e di conoscenze. La ministra Azzolina ha trovato tempo e spazio per riflettere? Per comprendere la gravità della situazione? Di quanto grave sia stata la mancanza operata nei confronti di alunni e famiglie? Tempo per soppesare le ripercussioni prossime e future? Per non parlare dei “fragili”!! Di loro nessun cenno, ancora una volta esclusi? Posti alla balia del vento? Italia, Italia bella,dalle mille facce, colori, sfumature, tonalità, accenni.. Italia consumata, estorta, contorta, stravolta … Presente prossimo? Incerto. Futuro anteriore? Incerto. Imperfetto? Incerto. Passato? Incerto. Sensazione a pelle? Di certo amarezza e delusione con un pizzico di nostalgia …. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste


Dedica a...

CARA MICHELA... Nella nostra avventura terrena conosciamo innumerevoli persone, molte ci dimostrano stima e talvolta particolare interessamento, altre suscitano in noi fiducia e simpatia. Poi improvvisamente, può accadere di incontrare qualcuno per il quale proviamo qualcosa di così singolare e profondo, qualcuno che ammiriamo per i pregi, per i difetti, qualcosa che la ragione non riesce a negare. E anche se i crucci, il daffare, la lontananza, lo scorrere del tempo, tendono a sbiadire ogni cosa, in me invece, cresce una carica d’amore profondo per te. Lo rivivi, intenso e appassionato, nel suono di una musica, lo ritrovi nell’osservare lo spettacolo misterioso che ti offre la natura oppure grazie ad una traccia di quell’amore che governa i nostri pensieri. Fin dal primo incontro ho avvertito

in te come un’incontenibile slancio di affetto profondo. Forse perché ho captato ciò che in te avrei in seguito imparato, o meglio, imparato a conoscere: la spontaneità, la sincerità, l’affetto. Da allora è nato un rapporto stupendo: il bisogno di vedersi, di incontrarsi, di comunicare pensieri o sentimenti, progetti, speranze… Tutto questo assomiglia molto allo sviluppo dell’amore, una forza universale che crea delle aspirazioni comuni, che nasce dalla felicità di sentirsi compresi, di essere conosciuti in quel che abbiamo di più profondo. Credo che con questa lettera tu abbia capito che il mio amore per te è immenso e spero che tu cambio idea su di me e che ti convinca di quello che stai facendo insieme a me. Con Affetto, Marco.

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Teenager

THE 100

The 100 (pronunciato The Hundred/) è una serie televisiva statunitense creata da Jason Rothenberg, liberamente tratta dall’omonima serie di romanzi di Kass Morgan, in onda dal 19 marzo 2014 su The CW. La serie viene trasmessa in italiano per la prima volta a partire dal 1º ottobre 2014 sul canale Premium Action. In chiaro, le prime due stagioni sono state trasmesse, a partire dal 19 maggio 2015 in seconda serata, su Italia 1, mentre dalla terza stagione la serie viene trasmessa sul 20. Trama 97 anni dopo che una guerra nucleare globale ha sconvolto il pianeta Terra, del genere umano rimane solo una stazione spaziale, l’Arca, un complesso di 12 stazioni spaziali minori che si trovavano in orbita al momento del disastro. L’Arca ha leggi molto severe per mantenere l’ordine: chi trasgredisce viene punito con la morte per espulsione nel vuoto. Ma ora, l’Arca sta morendo con l’aumento della popolazione e con il rapido deteriorarsi degli impianti di riciclo. I membri del Consiglio decidono di inviare sulla Terra cento delinquenti minorenni 40

per verificare se il pianeta è nuovamente abitabile. Questi giovani ragazzi intraprenderanno un viaggio molto pericoloso su un pianeta per loro affascinante ma sconosciuto e dovranno trovare un modo per superare le differenze, unire le forze e creare un nuovo inizio sulla Terra che ormai è completamente cambiata: è selvaggia, primitiva e piena di insidie. Prima stagione Clarke Griffin è una ragazza di quasi diciotto anni, che si trova in carcere perché avrebbe voluto aiutare il padre a comunicare alla popolazione dell’Arca la sua scoperta: l’imminente esaurimento dell’ossigeno e delle altre risorse. A causa del tradimento della stessa madre di Clarke, Abby, il Cancelliere Jaha viene a sapere delle loro intenzioni e ciò porta alla conseguente morte del marito e all’arresto della figlia. Dopo un anno di isolamento, Clarke viene scelta insieme ad altri novantanove detenuti per essere mandata sulla Terra e constatarne le condizioni in modo tale che la razza umana vi possa tornare a vivere. Ai cento si aggiunge Bellamy, fratello di Octavia che fa parte dei 100. Dopo aver


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scoperto che l’atmosfera non è tossica e che la Terra è nuovamente abitabile, i Cento devono iniziare a fare i conti con le minacce che incombono in ogni momento. Scopriranno di non essere soli su un pianeta che credevano totalmente disabitato e cercheranno in tutti i modi di restare vivi. Intanto sull’Arca la situazione precipita in fretta; il Cancelliere Jaha e i suoi consiglieri Marcus Kane e Abby Griffin, cominciano a cercare una soluzione che possa salvare la loro gente. Abby invia sulla Terra Raven, una brillante meccanica, per scoprire cosa è accaduto ai 100 che dal momento dell’atterraggio sembrano scomparsi. Mentre sulla Terra ha inizio una guerra tra i 100 e i terrestri, nello spazio l’ultima nave Exodus viene rubata durante un colpo di Stato e parte alla volta della Terra lasciando l’Arca in condizioni di energia e ossigeno critiche. Jaha, sacrificando se stesso, riesce a dividere l’Arca e inviare sulla Terra quel che resta del suo popolo. Durante l’atterraggio l’Arca si dividerà nelle stazioni originarie che atterreranno in punti diversi degli Stati Uniti. Seconda stagione In seguito all’attacco dei terrestri, che viene momentaneamente interrotto dalla pioggia di detriti provenienti dall’Arca, i sopravvissuti dei 100 (48, tra cui Clarke, Jasper e Monty) vengono rapiti e portati a Mount Weather, che avrebbero dovuto raggiungere al loro atterraggio. Le persone che abitano nel bunker di questa montagna si presentano a loro come dei salvatori riuscendo a convincere tutti, tranne Clarke, che riesce a scappare e a raggiungere i sopravvissuti dell’Arca. In realtà gli uomini della montagna rapiscono i terrestri e il popolo del cielo e utilizzano il loro sangue per curare le ferite da radiazioni che i loro corpi ricevono quando sono esposti. Clarke, anche se con qualche difficoltà, riesce a prendere le redini della situazione formando un’alleanza tra il suo popolo e quello dei terrestri, guidato dal comandante Lexa. L’alleanza guidata da Clarke e Lexa attacca Mount Weather grazie al sabotaggio di Bellamy che riesce a infiltrarsi all’interno della montagna. Al cul-

mine della battaglia, però, Lexa stringe un patto con gli uomini della montagna, riuscendo a portare in salvo il suo popolo e lasciando Clarke e Bellamy disperati per i propri amici ancora prigionieri della montagna. Abbandonati e senza più un esercito, Clarke e Bellamy, con l’aiuto di Monty e Octavia, riescono a salvare dalla morte gli altri ragazzi imprigionati nella montagna irradiando tutti i suoi abitanti. Sentendosi in colpa per ciò che è successo, Clarke decide di abbandonare la sua gente. Intanto il cancelliere Jaha riesce a raggiungere la Terra all’interno di un missile e parte con un gruppetto di suoi seguaci alla ricerca della “Città della Luce”, che non sarà affatto ciò che si aspettava. Terza stagione Tre mesi dopo Mount Weather, Clarke è in fuga in quanto ricercata. Catturata da Roan, principe esiliato della nazione del ghiaccio, viene portata al cospetto di Lexa, nella capitale Polis, con la quale stringe nuovamente un’alleanza, facendo entrare Il popolo del cielo nella coalizione dei 12 clan terrestri. Intanto il Campo Jaha, ora rinominato “Arkadia”, è stato riorganizzato. Durante una missione di ricognizione, i membri di Arkadia scoprono che ci sono altri sopravvissuti dell’Arca, provenienti dalla stazione agricola. Uno di questi, Charles Pike, ex-insegnante e mentore dei Cento, riesce a prendere il potere e farsi nominare cancelliere al posto di Kane. Pike dà inizio a una nuova politica di ostilità contro i terrestri, mettendo a rischio la tanto agognata alleanza, nonostante quest’ultima sembri rafforzata dal fatto che il popolo del cielo è diventato ufficialmente il tredicesimo clan terrestre. La coalizione e la vita di tutti viene messa in pericolo dall’accidentale morte di Lexa. Il caos generato favorisce l’ex-cancelliere Jaha e l’intelligenza artificiale A.L.I.E., che riescono con ogni mezzo a popolare la Città della Luce. I pochi che non sono stati corrotti da Jaha (Clarke, Bellamy, Octavia, Monty, Raven, Murphy) capiscono quindi di doversi alleare contro A.L.I.E., che sembra essere diventata il nemico comune della razza umana. Trovare un modo per distruggerla non è 41


Teenager

affatto facile. Luna, l’ultima Natblida (Sanguenero), è l’unica a poter utilizzare la chiave per accedere ad A.L.I.E. 2 e così distruggere A.L.I.E. 1. Dietro ad A.L.I.E. si nasconde, infatti, la verità sulla guerra nucleare che ha distrutto il mondo. La dottoressa Becca, Becca Pramheda (primo Comandante) per i terrestri, è la scienziata che ha creato A.L.I.E. per individuare le cause della progressiva morte del pianeta. A.L.I.E. ritiene che il problema sia il sovraffollamento globale. La dottoressa Becca si trova sulla stazione Polaris a lavorare proprio ad A.L.I.E. 2 quando A.L.I.E. 1 bombarda la Terra. Tornerà sulla Terra dopo i bombardamenti grazie al sangue nero (di sua invenzione) e diventerà appunto il primo Comandante dei sopravvissuti al disastro, con il chip di A.L.I.E. 2 impiantato nella nuca. Il chip sarà tramandato al comandante più forte tra i Natblida come Lexa, e secondo la tradizione contiene lo spirito di tutti i comandanti che sono succeduti a Becca Pramheda. Infine, Clarke riesce a distruggere A.L.I.E., ma non prima che questa le abbia svelato il motivo per il quale ha creato la Città della Luce: i reattori nucleari che hanno resistito alla catastrofe che ha distrutto il mondo si stanno fondendo, e una nuova ondata di radiazioni si abbatterà molto presto sul 96% della Terra, distruggendo ogni forma di vita presente. Quarta stagione Polis si risveglia dal controllo di A.L.I.E.. Nella confusione e nell’incertezza, i guerrieri di Azgeda, guidati provvisoriamente da Echo (ex-prigioniera di Mount Weather e alleata di Bellamy in quel frangente), imprigionano e sono pronti ad uccidere gli Skaikru ancora presenti nella capitale (Clarke, Bellamy, Kane, Abby, Murphy, Jaha, e Octavia). Re Roan viene curato dalle ferite e una volta ripresosi ascolta le motivazioni di Clarke, decidendo di mantenere la Coalizione di Lexa per permettere agli Skaikru di trovare una soluzione. Inoltre, Clarke accresce il suo potere affidandogli la fiamma (il chip di A.L.I.E. 2 che contiene lo spirito dei comandanti) e quindi il controllo sulla futura Ascensione, in attesa di un altro natblida che possa succedere 42

a Lexa. Luna arriva con ciò che resta del suo popolo decimato dall’esposizione acuta alle radiazioni. L’unica a sopravvivere sarà la ragazza stessa, grazie al suo Sanguenero: Clarke e Abby capiscono quindi che può rappresentare la loro salvezza. Seguendo le indicazioni di Jaha e guidati da Emori, la ragazza terrestre di Murphy, Abby, Raven e Luna, con un manipolo di guardie, partono alla volta dell’isola dove è ubicato il laboratorio di Becca. Qui Raven scopre come Becca ha creato il Sanguenero: nello spazio, perciò, dopo aver scoperto che nel laboratorio è nascosta una navicella spaziale, decide di adoperarsi per farla partire e sintetizzare la sostanza che potrebbe salvare tutti dalle radiazioni. Arriva la pioggia nera su Arkadia e Bellamy va in aiuto di quelli rimasti fuori; mentre Octavia e Ilian rimangono in una caverna durante la pioggia. Intanto sull’isola Clarke, Murphy ed Emori si scontrano con un uomo che Emori sostiene la tormentasse (ma non è la verità) e lo usano come cavia per testare la resistenza del Sanguenero alle radiazioni. Utilizzando il midollo di Luna, Clarke diventa una Sanguenero; nel frattempo Jaha e Kane trovano un bunker sotterraneo in grado di ospitare 1200 persone, le quali verranno scelte dai 12 clan. Quinta stagione Nella quinta stagione, che si svolge sei anni dopo la fusione dei reattori nucleari, una nave “trasporto prigionieri” atterra nell’unico spazio verde rimasto intatto sulla Terra. Lì, Clarke e Madi, una ragazza terrestre sopravvissuta all’ondata di radiazioni che sei anni prima aveva colpito la Terra, avevano stabilito la loro dimora. Nel frattempo Octavia avendo


Teenager

creato un unico clan (il Wonkru), tenta di tenere uniti i sopravvissuti nel bunker. Contemporaneamente, la navicella dei ragazzi scappati in orbita intorno alla Terra approda nella valle. Comincerà così la lotta per il possesso dell’unico punto abitabile del pianeta tra Diyoza e i suoi uomini e i protagonisti. Le alleanze cambiano durante la stagione e infine McCreary lancia una bomba sopra l’”Eden”, distruggendolo. I sopravvissuti, sulla navicella (Eligius IV), decidono di ibernarsi per dieci anni finché la Terra non sarà di nuovo abitabile. 125 anni dopo, Clarke e Bellamy si risvegliano e c’è ad aspettarli Jordan Jasper Green, il figlio di Monty ed Harper, i quali non si sono ibernati ma hanno avuto una vita insieme sulla navicella. In un video, Monty spiega che la Terra non sarà più abitabile, e che però ha scoperto un nuovo pianeta. Clarke e Bellamy, abbracciati, guardano il nuovo pianeta. Sesta stagione Una volta atterrati sul nuovo pianeta, il gruppo formato da Clarke, Bellamy, Murphy, Emori, Echo, Shaw, Jackson e Miller è costretto ad affrontare un nuovo pericolo: la tossina rilasciata nell’aria dall’eclissi dei due soli (Red Sun Rising), che induce alla pazzia, arrivando persino a far uccidere i propri cari. L’unico villaggio è Sanctum che, a detta di Russel Lightbourne, il leader, è l’unico posto sicuro del pianeta. Ma proprio lui, quando scopre che Clarke è una sangue nero, la uccide per riportare in vita sua figlia attraverso l’inserimento di un drive nel quale è caricata la mente di Josephine Lightbourne. Intanto Octavia e Diyoza vengono catturate dai Figli di Gabriel, i nemici di Sanctum, il cui scopo è uccidere tutti i Primi per evitare loro di rubare vite innocenti e i loro corpi per vivere in eterno, facendogli credere di essere divinità perché hanno il sangue nero. Vengono poi aiutate da uno di loro (che si scoprirà essere Gabriel stesso) in quanto Octavia è in fin di vita. Lei e Diyoza entrano nella cosiddetta Anomalia, una zona dalla quale nessuno è mai riuscito ad uscire dopo esservi entrato. Nessuno eccetto Octavia, che torna guarita. Nel frattempo Clarke è sopravvissuta e lotta per

riavere il controllo della sua mente. Quando Bellamy lo scopre, manda avanti il progetto di pace ma con un nuovo obiettivo segreto: non lasciare morire Clarke. La porta al di fuori di Sanctum per raggiungere Gabriel, grande amore di Josephine e l’unico dei Primi che ha rinnegato la vita eterna, il solo che può salvare Clarke che, una volta rientrata in possesso del proprio corpo, decide di fingersi Josephine con Russell per liberare gli amici e sua madre, di fatto prigionieri a Sanctum. Intanto Raven e Gaia fanno di tutto per impedire che il comandante oscuro Sheidheda prenda il controllo della mente di Madi, fallendo. Con l’aiuto di Gabriel e dei suoi Figli e la complicità interna di Murphy ed Emori, Clarke, Bellamy, Echo e Octavia liberano i compagni, svelando alla popolazione di Sanctum la verità sui Primi, ma questi hanno ormai preso la Eligius e sono pronti a dirigersi verso un nuovo pianeta. Una volta sulla navicella, Clarke riesce ad impedire il disastro ad un caro prezzo: uccidere Simone ospite nel corpo di sua madre, ormai già morta. Di nuovo sul pianeta, il gruppo si riunisce e Clarke chiede a Bellamy se ne sia valsa davvero la pena, di essere buoni ed imparare a vivere come promesso a Monty. Intanto Raven salva Madi, distruggendo dal chip dei comandanti la mente di Sheidheda, il quale però riesce a caricarsi su un server sconosciuto mentre Gabriel riesce a decifrare il codice della Pietra dell’Anomalia grazie ad Octavia, pugnalata subito dopo da una cresciuta Hope Diyoza, per poi sparire in una nuvola di fumo verde tra le braccia del fratello Bellamy. (Fonte wikipedia)

Ilaria Boffetti

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L’INTERVISTA

ELENA CACCIABUE

DA ARTISTA A TESTIMONIAL DI PREZIOSITÀ ITALIANE Si chiama Elena Cacciabue ed è un’artista a 360 gradi. Nata a Genova, dove tutt’oggi vive e lavora, ha scritto vari libri tra cui il graphic novel “Tavino l’aspirante medico’’ con il quale, in una visione del tutto originale, ha cambiato il modo di affrontare un tema difficile e attualissimo, quello della violenza sulle donne. Il merito non è solo dei personaggi a tuttotondo che ha saputo creare e che incarnano perfettamente stereotipi caratteriali della società odierna. Consiste pure nell’uso della forte sensibilità cromatica, che diviene essa stessa protagonista primaria, fondamentale per rappresentare fugaci o persistenti stati d’animo e atmosfere emotive e fisiche. Elena con il suo approccio innovativo è diventata recentemente influencer. Il suo profilo si contraddistingue per il suo stile sofisticato, elegante e discreto. Proprio come lei, che possiede una bellezza naturale. Su Instagram, infatti, oltre a uno sguardo alla moda, offre un preciso punto di vista su tematiche molto attuali e sociali, come le pari opportunità e i diritti delle donne, facendosi sostenitrice di

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un messaggio importante che mira dritto a ispirare il cambiamento. Ultimamente hai avuto numerosi successi lavorativi. Quale pensi sia il ‘’tuo segreto’’ o comunque la caratteristica che ti contraddistingue? Ho una mente versatile, sono molto curiosa e mi interessano numerosi campi. Sono cresciuta con l’amore verso l’Arte e nella costante ricerca del ‘’bello’’. Senza quasi rendermene conto, vivo al passo di questa propensione e ricerco la bellezza nelle piccole cose, provando sempre a trasformare l’ordinario in straordinario e ogni mia giornata in un inno alla vita. Ho coltivato vari interessi che per me sono vere e proprie passioni: dalla pittura alla fotografia, dalla scrittura all’illustrazione. Per quanto riguarda il mio carattere, ritengo che la forza di volontà sia il mio più grande pregio.


L’INTERVISTA

Puoi farci un esempio di come trasformi una giornata? Cosa fai per renderla bella? Vorrei premettere che anch’io ho delle giornate “no”, sono molto sensibile e non parto sempre con l’umore a mille, ma cerco di avere alcuni accorgimenti e mi concedo cose che mi fanno stare bene. Piccole sfumature, come prendermi del tempo per fare colazione, ascoltando la musica oppure vedere un amico anche solo per un abbraccio e a volte, se devo andare in un posto, provo a fare una strada diversa per scoprire posti nuovi… poi è raro che io perda un tramonto. Il tuo ultimo libro ‘’Tavino l’aspirante medico’’ è stato molto apprezzato… Sì, è piaciuto molto. Purtroppo non sono riuscita a promuoverlo a causa del lockdown. Spero di recuperare presto. Tengo molto a questo mio lavoro, perché mi rappresenta. Con l’ironia e la sensibilità a volte si possono toccare temi importanti, arrivando al cuore delle persone. Vanti collaborazioni di rilievo con grandi nomi come Rambaldi, Autostrade Spa, Palazzo Ducale e altri, che effetto fa? Ho sempre lavorato sodo, mi piace sentirmi impegnata. Non credo sarei capace di vivere diversamente. Sono felice di queste mie collaborazioni, ma viaggio con la media di un’idea al minuto e penso a ciò che devo ancora fare più che a ciò che ho fatto. In questo periodo sono mille le cose che mi affascinano. Con il mio lavoro cerco di trasmettere valori di consapevolezza, di famiglia, di condivisione. Ritengo che ognuno di noi abbia una responsabilità sociale e si faccia portavoce di ciò in cui crede. Recentemente stai ricoprendo il ruolo di testimonial di luoghi meravigliosi della nostra Italia. Io sono italiana al 100% ma quando dico ciò, non mi riferisco solo al dato anagrafico. Intendo che provo per il nostro Paese un amore viscerale e che sono fiera di esserlo. Vorrei fare di tutto per mettere in luce i suoi incanti, l’arte e

la cultura. Sì, sono stata e sarò testimonial di alberghi e luoghi straordinari. Recentemente ho collaborato con Casa Angiolina, Boscareto Resort, il Castello di Govone e Marchesi Alfieri. Luoghi che considero magici e che sono felice di divulgare tramite i social e la mia immagine. Presto sarò a Verona, ospite della Tenuta Le cave e in alcuni luoghi della Riviera Ligure. Qual è la tua più grande soddisfazione? Ogni giorno ho grandi soddisfazioni, quando mi contattano per un nuovo lavoro e qualcuno crede nelle mie potenzialità, quando ricevo un’email di persone che mi stimano e hanno letto uno dei miei libri... Poco tempo fa, un’intera classe di bimbi mi ha spedito un plico con i loro disegni prendendo spunto dal mio libro ‘’Petit e il suo regalo di Natale’’… Mi sono commossa, ognuno aveva rappresentato una scena della storia che lo aveva colpito. CONTATTI https://www.elenacacciabue.com/ elena@elenacacciabue.com INSTAGRAM @elenacacciabue 45


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MEZZANE DI CALVISANO RICORDA I MORTI DEL PERIODO DEL CORONAVIRUS Una Santa Messa al Camposanto della Frazione In occasione della domenica del Corpus Domini, la Chiesa che sempre ha celebrato con solenni e partecipate processioni per le vie dei nostri paesi, quest’anno ha dovuto limitarsi a celebrare delle Sante Messe nelle Chiese o nei cimiteri, per ricordare i defunti, che nel periodo del coronavirus non hanno avuto celebrato i funerali religiosi. Così nei pomeriggi di domenica 14 giugno nelle quattro parrocchie di Calvisano, Malpaga, Viadana e Mezzane, nei rispettivi cimiteri è stata celebrata una S. Messa in ricordo delle persone defunte, quando le Chiese erano chiuse ai fedeli e quindi nell’impossibilità di celebrare i funerali. In tanti hanno riempito il cimitero sulla strada che porta ai Tesoli ed alla Cucca a Mezzane, per la celebrazione, in memoria di quanti sono deceduti nel tragico e doloroso periodo della pandemia. Mezzane ha pagato un alto tributo di morti, nel periodo da marzo a maggio, l’imprevedibile virus o altra malattia, ha portato 16 dei suoi concittadini a concludere la vita terrena. Un epilogo avvenuto in silenzio, in un tempo assurdo ed impensabile, che li ha visti andare al camposanto quasi soli, morti senza il conforto, che solitamente si esprime, attorno a una bara, il dolore e il ricordo di quando erano vivi. Per ognuno di loro potremmo scrivere una lunga storia, ricca di tanti momenti lieti, di sincere amicizie, profonde relazioni familiari. Vite di mamme, papà, nonni, zii, amici. “La morte avviene sempre in solitudine, sottolinea il parroco Don Tarcisio, ma ricordiamoci che insieme a loro era presente Cristo che li ha accompagnati in cielo”. Le sue parole sono la speranza di ogni credente. Ma ciò non ha nascosto le emozioni e le lacrime fra i presenti, celate sotto le mascherine dei provvedimenti in atto, quando sono stati declamati i loro nomi, ripetuti anche prima della benedizio60

CORPUS DOMINI 14 GIUGNO 2020 RICORDO DEI MORTI MEZZANE ne con il Santissimo nel centro del Camposanto, come Stella Polare che guida il cammino di noi che siamo rimasti, affinché non siano dimenticati. Nel nostro piccolo paese ci conosciamo tutti, per questo ogni suono di campana a morte, si vive la realtà di quella frase del famoso scrittore Ernest Hemingway, che nel suo romanzo riprendeva un detto del poeta John Donne. Non chiederti: “Per chi suona la campana essa suona anche per te”. Ogni morte di un mezzanese impoverisce il paese. Tanto più in questi mesi, quando anche i nostri compaesani se ne sono andati in silenzio, nei letti degli Ospedali o delle Case di Riposo, alcuni a casa. Con il dolore dei congiunti e dei familiari, di frequente anche loro in isolamento forzato, parenti e conoscenti. Alcuni di essi hanno lasciato particolari ricordi, come già avevamo detto per i coniugi Luigi Comini di 73 anni e la moglie Luciana Burato di 69 anni. Come Suor Serena


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Rodella di 93 anni e Suor Anna Maccarinelli di 88, della Congregazione delle Suore Operaie di Botticino, Congregazione che ha visto nel giro di poco tempo una decina di loro salire al cielo. Le Suore Operaie, hanno segnato la storia religiosa della Parrocchia mezzanese nell’ultimo cinquantennio del secolo scorso. Furono festeggiate per il loro arrivo nel lontano 25 luglio 1943, in coincidenza con la commemorazione del parroco don Andrea Galuppini, scomparso un anno prima. Abitarono sopra l’asilo da loro gestite, accanto alla Chiesa. Abitazione poco idonea qualche anno dopo, quando dovettero abbandonarla. Vi ritornarono nel 1954 abitando in via Berardo Maggi, sopra la scuola materna comunale. Si trasferirono qualche anno dopo, nei locali di Via Orientamenti, locali adibiti anche al Centro Sociale, mentre la nuova Scuola Materna era sorta in Via Chiese. Vi rimasero fino al 25 giugno 1995, quando la loro presenza venne richiesta in varie parti del mondo. Come dicevamo, per tutti i morti nel periodo del Coronavirus potremmo scrivere momenti signifi-

cativi della loro vita. Da Giacomo Vezzoli, (per tanti mezzanesi ed amici Giacomino), che fu per un anno dal maggio 1989 Sindaco di Calvisano; Maddalena Sandri ved. Dell’Aglio, con i suoi 100 anni. Queste le persone ricordate, le quali riposano nel cimitero di Mezzane o in altri paesi: Felice Cavallari; Luigia Biemmi ved. Zabaleni; Suor Serena Rodella; Suor Anna Maccarinelli; Laura Sambinelli; Maddalena Sandri ved. Dell’Aglio; Umberto Zorzetti; Ugo Dordoni; Giacomo Vezzoli; Tomaso Migliorati; Luciana Burato in Comini; Luigi Comini; Uber Pialorsi; Lucia Orsini in Grazioli; Adriana Fontana in Santacatterina; Giuseppe Della Montagna. Marino Marini

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CALVISANO: EX AMMINISTRATORI FRA I MORTI DEL CORONAVIRUS In periodi diversi sono stati in Consiglio Comunale al servizio del paese Anche Calvisano ha ricordato i suoi defunti nel periodo del coronavirus, un manifesto esposto al cimitero riportava i nomi e le foto di 35 persone, per le quali è stato celebrato una Santa Messa nel giorno del Corpus Domini. Tutti hanno scritto un pezzo di storia del paese, in particolare alcuni personaggi che si sono distinti nella politica amministrativa, nel sociale, nello sport e nel volontariato. La stampa provinciale e zonale, ha riassunto per alcuni di essi il loro vissuto. Alcuni si aggiravano attorno agli 80 anni, “quelli - sottolineava un amico – che dovevano essere la nostra spalla, dove appoggiarsi, la nostra memoria a cui attingere nei prossimi anni”. Una generazione sparita all’improvviso,senza dare a loro ed a noi il tempo di prepararsi per l’altra vita. Ricordarli è un dovere, direi quasi un obbligo, loro che avevano lavorato in vari settori. Dalle donne, casalinghe per eccellenza ed inimitabili, chi lavorava la terra, in un periodo in cui l’agricoltura iniziava la sua evoluzione tecnologica. Nell’industria, nell’edilizia, come operai esperti, nella scuola a diffondere il sapere ad insegnare una educazione per un domani migliore. Chi scrive ha un debole ed una passione verso la politica. Convinto di quanto disse il Papa bresciano Paolo VI°: ”La politica come la più alta forma di carità”. Che a livello locale si traduce in un impegno in Amministrazione Comunale, o concorrere con idee e programmi nei partiti quali antenne ricettive del pensare dei cittadini. Antenne ormai sparite, perché la partecipazione pratica, concreta e vera, ora è sostituita da facebook e whatsapp, che dà l’illusione di partecipare e decidere. Quelle 35 persone ci hanno lasciato in silenzio, in un tempo assurdo ed impensabile, che li ha vi62

ENTRATA CIMITERO DI CALVISANO sti andare al camposanto quasi soli, morti senza il conforto che solitamente si esprime, attorno a una bara, al lutto dei familiari, il ricordo di quando erano vivi. Per ognuno di loro potremmo scrivere una lunga storia, ricca di tanti momenti lieti, di sincere amicizie, profonde relazioni familiari, vite di mamme, papà, nonni, zii, amici, che un fulmine a ciel sereno ha portato via. Fra di essi in tempi e momenti diversi possiamo ricordare: Ave Liberini, moglie dell’indimenticabile dott. Anselmo Castellotti, in Consiglio Comunale dal 1970 al 1975, con la maggioranza guidata dal sindaco Mario Varinacci. Lei era insegnante, attività educativa che ha svolto a Calvisano e Viadana, lasciando positivi ricordi, come ogni maestra di vecchio stampo. Domenico Perini, vice sindaco negli anni 1986/89 a fianco del sindaco Giovanni Appiani, presente in Consiglio Comunale prima e dopo quegli anni. Nella vita è stato professore, educatore, giornalista, grafico e pubblicista. Artefice negli anni 80 della presenza e vivacità del Partito Socialista a Calvisano. Ferdinando Conti,


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detto Nando, consigliere comunale nella tornata dal 1985 al 1989. E’ stato assessore dal 1989 al 1990 sindaco Giacomo Vezzoli, anch’esso deceduto in questo sconvolgente periodo e ricordato a Mezzane. Sergio Manassi, consigliere comunale dal 1995 al 1999, il quale si era presentato come candidato Sindaco per la Lega Nord. In quegli anni sarà sindaco Giovanni Appiani, eletto direttamente per la prima volta dagli elettori. Come detto non sono mancate altre persone, fra quelli che ci hanno lasciato, che hanno dato molto come impegno sociale e nel volontariato. Un valore unico il loro, interrotto dall’imprevedibile virus. Per questo salutiamo l’istituzione della Giornata Nazionale in memoria di tutte le vittime dell’epidemia di Coronavirus, per il 18 marzo di ogni anno. “Fare memoria per non dimenticare. Fare memoria per riflettere rigorosamente su ciò che non ha funzionato e sugli errori da non ripetere. Fare memoria anche per ricordare il valore di quanto di positivo si è manifestato”, le parole del Presidente Mattarella, che condividiamo. Un periodo storico che ha determinato il corso delle nostre vite per gli anni a venire. Marino Marini

CHIESA ALL'INTERNO DEL CIMITERO DI CALVISANO

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