New Entry, il Giornale della Gente -Edizione di Brescia, Mantova, Cremona - 30 Giugno 2019

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Anno 25 - N°10 del 29/06/2019- www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO

Cultura, Territorio, Gusto, Interviste Esclusive, Poesie, Racconti, Riflessioni, Cronaca, Life Style e... tanto altro!

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Programma di prevenzione in età pediatrica Siamo specializzati nella cura dei dentini dei bambini, infatti nel nostro reparto odontoiatrico abbiamo creato un ampio spazio ben organizzato dove insegniamo loro l’importanza della prevenzione e della cura orale attraverso attività ludiche. Ricordiamo l’importanza della cura dei denti da latte. Il primo controllo è consigliato intorno ai 3-4 anni, i controlli periodici sono fondamentali soprattutto per poter mantenere in salute i loro dentini e controllare la crescita di quelli definitivi. Il nostro obiettivo è “prevenire fin piccoli per sorridere da grandi”. Secondo le linee guida del Ministero della Salute la carie dentale è una malattia infettiva reversibile e soprattutto assolutamente prevedibile, eppure continua ad essere la singola

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malattia cronica più comune dell’infanzia. Per questo abbiamo creato un programma al fine di garantire una risoluzione definitiva della carie dentale e delle altre patologie della bocca. Il progetto si suddivide in tre momenti. Al primo appuntamento il bambino prende confidenza con l’ambiente e con il personale così che poi si possa eseguire una prima visita, istruirlo e illustrargli le pratiche d’igiene orale domiciliare e professionale. Al secondo si controlla se l’igiene domiciliare avviene correttamente e si può già eseguire la sigillatura dei solchi. Trascorsi sei mesi ... il terzo appuntamento dove, dopo un controllo, si effettua un’igiene orale professionale in studio e in base alla crescita dei nuovi denti permanenti si valutano nuove possibili sigillature. In seguito si effettuano controlli periodici semestrali dove saranno eseguite un’igiene orale e l’applicazione


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di sigillature dei solchi ai premolari e molari permanenti. Abbiamo parlato di “sigillature dei solchi”, queste servono per proteggere i denti dei bambini dalla carie. Grazie ad un metodo indolore si applica il sigillante, una vernice resinosa, sulla superficie di masticazione dei denti posteriori, così il materiale sigillante forma uno schermo duro di protezione che tiene lontani il cibo ed i batteri dai minuscoli solchi dei denti dove nascerebbe la carie. La procedura è normalmente rapida e immediata. Il dente viene pulito, trattato con una soluzione speciale e asciugato, poi si applica la vernice sigillante che indurisce con l’utilizzo di una lampada fotopolimerizzante. Il trattamento è indolore e il bambino non sentirà alcuna differenza tra prima e dopo il trattamento. Le sigillature sono applicate quando i denti permanenti iniziano ad uscire, questo avviene normalmente

tra i 6 e i 7 anni. I denti rimanenti possono essere sigillati durante la loro crescita, tra gli 11 e i 14 anni. Si attua il protocollo di prevenzione pediatrica perché nei bambini la prevenzione è mirata soprattutto a contrastare lo sviluppo della carie dentale, un processo distruttivo dello smalto dei denti che colpisce tutta la popolazione ma è particolarmente frequente nelle prime fasi della vita. “Bambini, vi aspettiamo! Vedrete, insieme 
ci divertiremo!!!” Da noi trovate un’area creata su misura per voi
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Editoriale

Faccio una premessa: mi sembra ASSURDO ogni anno fare CAMPAGNE DI SENSIBILIZZAZIONE CONTRO L'ABBANDONO DEGLI ANIMALI a degli esseri umani. Sì, perchè come tali, non dovrebbe entrare neanche nell'anticamera del cervello un gesto simile. Ma dimenticavo: noi di UMANO abbiamo veramente poco e più passa il tempo più mi accorgo che l'Umanità, nel significato più vero del termine è in via di estinzione. In questa totale indifferenza non siamo più capaci di distinguere dove comincia il bene e dove finisce il male. Ma come può un essere umano abbandonare il proprio amico a 4 zampe e condannarlo a morte certa? Per carità I DISUMANI sono arrivati al punto di ammazzare i propri figli, di violentare, di uccidere le proprie mogli quindi cosa ci aspettiamo? Che abbiano cura degli animali? Siamo tutti in preda ad un grande smarrimento, e persino i "normali" in mezzo ad una folla diventano bestiali (Cit. Giorgio Gaber). Ed è proprio di bestie che in questo articolo ho 04 www.newentry.eu

voluto parlare: quelle persone che hanno un cuore arido, privo di sentimenti che a causa del loro egoismo e della loro voglia di divertimento, abbandonano chi non ha fatto altro che donare tutto il loro amore e affetto. D'altronde, a differenza degli animali, gli umani hanno l'orgoglio, la presunzione, il rancore, l'invidia.. fattori che ci rendono MALVAGI a tal punto di compiere gesti incomprensibili. Ma è anche vero che dovremmo avere un cervello per monitorarli e soprattutto per non scaricare le nostre paranoie su esseri indifesi che ci hanno fatto comodo fino al giorno prima. Sì, è vero: preferisco di gran lunga gli animali, perchè gli essere umani sono ignoranti, falsi e meschini, egoisti e manipolatori... Ho il ribrezzo per gli umani? Si, probabilmente sì... ma ricordatevi una cosa... il linguaggio degli animali lo si capisce col cuore, con la pazienza e con la sincerità... valori che la maggior parte di noi abbiamo smarrito da tempo... Gianluca Boffetti


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Un'oasi di felicità Dopo il cimitero, sulla provinciale per Gambara, si dirama la nostra stradina. È una linea leggermente curva, fra piante di ogni tipo, campi e verde ovunque. È vissuta con intensità dai figli. In bicicletta, a piedi, di corsa, giocando a nascondino o, semplicemente, ammirando i portentosi mezzi agricoli che la attraversano per raggiungere i terreni là in fondo.

Su tutto il fianco sinistro della strada, ben più basso, con una riva scoscesa nascosta da arbusti e robinie, si apre il campo del nonno. Inimitabile luogo di avventure, sbucciate di ginocchia, graffi, punture d'insetti e... tutto ciò che i bambini sanno inventarsi. A sera li richiamo: "a casaaaa!!". Sbucano ovunque, prendono la stradina e tornano, più grandi di prima. Andrea Milzani

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Società

BAMBINI INNOCENTI E ADULTI COLPEVOLI

Fino a qualche tempo fa il tamburo battente sulle pagine dei giornali, le drammatiche sequenze televisive, marcavano stretto il territorio annientato delle donne maltrattate, ferite, uccise, dagli uomini costantemente divorati dal delirio di onnipotenza, di possesso. Ultimamente sta prendendo piega un’altra devastazione dis-umana, una follia lucida, una piaga che incancrenisce la ragione, un disagio che altera la propria consapevolezza di essere umano, al punto da perdere contatto con la propria dimensione-ruolo di madre, di padre. Ci sta attraversando un tempo dove le ore sono scandite dalla miserabilità in-umana, dalla inaccettabilità di comportamenti annichilenti, è un tempo in cui ci stanno andando di mezzo i bambini, i più piccoli e indifesi, quelli che mai e poi mai dovrebbero essere anche solo sfiorati con un dito. Bimbi martoriati, picchiati, uccisi, bambini non più amati, venerati, protetti, soltanto rifiutati e oltraggiati, traditi da chi li ha messi al mondo, da chi riponevano piena fiducia, da chi avrebbe dovuto difenderli a costo della propria vita. Bimbi di due, tre anni, malmenati fino a spezzar loro le piccole ossa, condotti al pronto soccorso e poi nuovamente a casa, all’inferno dei maltrattamenti, delle umiliazioni, delle sofferenze e delle tragedie che incombono. Ma come è possibile

Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che ogni volta che suonavamo rispondeva la madre. Noi che andavamo all’amica del cuore di quella che ci piaceva e le chiedevamo: “Dici a Maria se si vuole mettere con me?” Il giorno dopo tornava e la risposta era sempre la stessa: “Ha detto che ci deve pensare...” Rockfeller 06 www.newentry.eu

rimandare al mittente un bambino percosso brutalmente, quando i genitori mentono spudoratamente, quando le ferite non sono il risultato di una caduta, ma sono la sintesi di un rifiuto. Come è possibile che il mondo adulto, parentale, amicale, volga lo sguardo da un’altra parte, faccia finta di non sapere, di non conoscere, di esser all’oscuro di tanta infamia? Come è possibile fare gli omertosi in una situazione simile, come è possibile? Si tace per la paura di eventuali ritorsioni, per il quieto vivere innanzitutto? Anche di fronte alla vergogna di un bimbo con gli occhi spalancati dal terrore e dal dolore? La paura si vince con l’indignazione, con il bisogno profondo di consentire giustizia a chi non vede riconosciuti i propri diritti fondamentali, un bimbo ha diritto di vivere più di chiunque altro, non certamente di silenzi colpevoli. Qualcuno si ostina a ripetere che fare, essere, diventare genitori, è un mestiere davvero difficile, complicato, complesso, forse è necessario approfondire questa tragedia dell’innocenza violata, non solamente con l’uso delle parole, ma con la consapevelozza dell’umanità di ognuno e di ciascuno che non può e non deve rimanere prostrata alla violenza più irraccontabile. Vincenzo Andraous



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IL SINDACO E IL BARBIERE Per urgenti lavori di manutenzione, abbiamo dovuto spostare tutta la roba che c'era nel sottoscala della cascina (che adesso usiamo come deposito sementi); con mia grande sorpresa in mezzo ai giocattoli della mia infanzia, c'era anche la cartella delle elementari piena di quaderni. È stata una grande emozione sfogliare le pagine e vedere i miei primi scritti con grafia così incerta; mi hanno attirato subito i quaderni di quarta elementare, gli unici ad avere la copertina di plastica che il maestro di allora aveva preteso. Premetto che l'insegnante della prima, seconda, e terza elementare era stata la Signora Teresa, sicuramente molto brava, anche se non mi è mai piaciuto che mi chiamasse il primo degli ultimi o gatto di marmo, perché di solito finivo gli esercizi dopo gli altri. Quando andammo in quarta, a causa dei numerosi bambini bocciati l'anno precedente, eravamo in 44 alunni, decisero così di dividere la classe in due, 22 bambini con la Signora Teresa e 22 con il maestro Paolo, un giovanissimo insegnante (21 anni), alla sua prima esperienza come educatore. Era la prima volta che un maestro uomo insegnava alle elementari. Mi ricordo che il secondo giorno di scuola (di quarta elementare), il maestro iniziò a correggere i compiti delle vacanze; io, come tutti gli anni, non feci nessun compito, altrimenti che vacanze sarebbero state, quando il maestro controllò il mio quaderno bianco, mi mollò un micidiale ceffone in faccia, poi mi disse che avevo due giorni di tempo per fare tutti i compiti e di mettermi immediatamente all'opera. Due giorni dopo mi chiamò alla cattedra per controllare se avevo fatto tutto, ma io in sole 48 ore non riuscii a fare tutti gli esercizi, e cosi mi arrivò un altro terribile sberlone, poi prese il mio banco, lo portò in fondo all'aula girato contro il muro e mi disse: < ti alzi dalla sedia solo quando hai finito e per te oggi niente ricreazione>. Finalmente verso la fine delle lezioni, terminai tutti i compiti estivi, andai dal maestro per la correzione, controllò tutto molto attentamente e poi mi disse: <è tutto corretto e ben 08 www.newentry.eu

ordinato, allora non sei stupido, sei solo uno scansafatiche, ricordati Giordano che io esigo impegno e attenzione, ti tengo d'occhio>. Da quel giorno i compiti diventarono una mia priorità; cominciai anche a studiare decisamente più del solito, i risultati non tardarono ad arrivare: voti molto alti in tutte le materie. Il maestro quando spiegava la lezione, pretendeva attenzione assoluta, ma i bambini, si sa, a volte con la mente volano nelle più svariate fantasie; così una mattina durante la lezione di storia, il maestro si accorse che io ero perso in chissà quali pensieri; mi chiese a tradimento: <Giordano, ripetimi l'ultima frase che ho detto>, per me fu il panico, il mio carissimo amico e compagno di banco Maurizio, cercò di suggerirmela sottovoce, ma quando vidi il maestro che mi si avvicinava, non capii più niente, mi arrivò una tale sberla che mi sradicò letteralmente dalla sedia, andai a finire addosso a Maurizio che era alla mia destra, l'orecchio sinistro cominciò a fischiarmi e rimasi rintronato per diversi secondi. Quando andai a casa raccontai l'accaduto a mia mamma (era la prima volta che gli dicevo delle sberle), lei mi disse che se entro sera l'orecchio non smetteva di fischiarmi, l'avrebbe detto al papà; nel frattempo mi mise qualche goccia di olio di oliva nell'orecchio (non ho mai capito il perché). Per fortuna del maestro, alla sera il fischio smise di darmi fastidio. Non passava giorno che almeno uno della mia classe prendesse uno sberlone, ci fu un episodio che non dimenticherò finché campo; quella mattina c'era l'interrogazione di geografia, il maestro chiamò alla cartina geografica Marta, una bambina timidissima, molto esile, gli chiese di parlare del Piemonte, quali erano i suoi confinanti? Lei con il dito indicò una regione che con il Piemonte non c'entrava niente... <Sei sicura di quello che dici?> - gli chiese, e quando lei fece cenno di sì, gli arrivò una sberla dalla violenza inaudita, essendo vicino alla parete, andò a sbattere contro il muro con la


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testa, si sentì letteralmente un boato. La povera Marta iniziò a piangere, piangere, piangere, non smetteva più; il maestro quando si rese conto di quanto aveva fatto, andò in bagno a bagnare il fazzoletto per metterglielo sulla fronte, ma questo non impedì ad un gigantesco ematoma di comparirgli sulla fronte, che in seguito si colorò di viola. Non oso nemmeno immaginare alla mia reazione se un giorno mia figlia fosse venuta a casa da scuola in quelle condizioni; ma la reazione della mamma di Marta, la vidi il mattino seguente; arrivò con la bambina per mano, il segno sulla fronte era ancora ben visibile, io ero sulla sinistra dell'atrio della scuola assieme a qualche compagno di classe, il maestro e le sue colleghe erano in fondo all'atrio, la mamma di Marta si guardò in giro, sembrava una tigre in cerca della preda, appena individuò il maestro piombò davanti a lui come un tornado, vi giuro che ho sentito i vetri della scuola tremare, era incontenibile. Il maestro non riusciva neanche a parlare, le sue colleghe gli si pararono davanti per difenderlo, ma la furia della mamma di Marta era assolutamente inarrestabile, quando ho visto che il maestro se la stava facendo sotto, io ho goduto, perché stavolta con la carissima Marta aveva proprio esagerato;

dopo essersi sfogata, la mamma portò da noi la bambina, gli diede un bacio, salutò anche noi e si avviò verso l'uscita, ma prima di andarsene si girò, puntò il dito verso il maestro e urlò: "guai a teee!" Da quel giorno in poi, le sberle diminuirono di frequenza, anche se non sparirono mai del tutto. Facendo passare i quaderni nella mia cartella, mi ha colpito quello di italiano, un tema libero in particolare dal titolo: Il sindaco e il barbiere, mi ricordo perfettamente quando lo scrissi, parla di quando un giorno con la mia bicicletta rossa, andai in paese per farmi tagliare i capelli. Nel negozio del barbiere c'erano due persone davanti a me, arrivato il mio turno mi sedetti su quella specie di poltrona davanti allo specchio, ma in quel momento entrò il sindaco del paese, ed il barbiere mi disse: <Giordano scendi, lascia il posto al Signor sindaco, che sicuramente lui ha molte cose da fare tu invece puoi aspettare>, io ci rimasi malissimo, anch'io

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avevo ancora i compiti da svolgere, a malincuore gli lasciai il mio posto. Quando finì di tagliarmi i capelli gli chiesi di spruzzarmi il profumo come aveva fatto con gli uomini, e lui mi disse: <Giordano fila, ai bambini non si dà il profumo>, - <ma perché?> - <Perché i bambini non possono sentire di buono?>. Io non capivo; un'altra cosa che non riuscivo a spiegarmi era la quantità di profumo che il barbiere spruzzava alle persone: al più anziano 2 spruzzi, al secondo Signore con la barba 3 spruzzi, al sindaco 11 spruzzi, a me zero. Conclusi il tema scrivendo: ho assistito a due cose che non mi sono piaciute per niente, la prima al calpestamento del mio diritto di precedenza, la seconda all'ingiustizia dello spruzzo del profumo. Quando il maestro corresse i temi, era in classe, aveva i quaderni di italiano sulla cattedra, mentre noi bambini stavamo eseguendo esercizi di matematica. Vidi quando prese il mio quaderno (riconoscibile perché era l'unico ad avere la copertina bianca), ad un certo punto il maestro iniziò a ridere fragorosamente, poi mi disse: <Giordano hanno calpestato i tuoi diritti? Mi spieghi dove sei andato a prenderli questi paroloni?>, <Ascolto il telegiornale due volte al giorno>, <Ascolti il telegiornale?>, <Si, si>. Quando la televisione arrivò nella nostra cascina, io avevo 6 anni, mio padre diventò subito un maniaco dell'informazione, quando iniziava la sigla del telegiornale, alzava il volume al massimo e poi continuava a dire: "sito, sito", non si doveva sentire volare una mosca, le notizie rimbombavano per tutta la casa, penetrando nei presenti, fu così per tutta la sua vita, quando c'era il TG, mio padre non doveva perdere neanche una parola. Ad un certo punto il maestro mi chiamò alla cattedra, io ero molto preoccupato, non capivo se la sua risata era un segnale positivo o negativo, mi disse: <Giordano, mi hai stupito, hai espresso un lato del tuo carattere che non conoscevo, hai preso una tua netta posizione ed anche se c'è qualche errore qua e là, ho voluto comunque premiarti con un bel 10>; tornai al mio banco con in mano il quaderno che ancora non ci credevo, il mio primo 10 in italiano. 10 www.newentry.eu

Arrivato a casa, naturalmente lo feci vedere subito a mamma, e lei lo mostrò a mio padre, il quale disse: <Io non lo voto più questo sindaco, dovrebbe dare il buon esempio e non passare davanti hai bambini>. Terminai la quarta elementare con i voti sempre in crescendo, al punto che la media della pagella era ben superiore a 9. Anche i miei compagni di classe ebbero un notevole miglioramento in tutte le materie, infatti fummo tutti promossi; merito sicuramente del maestro che ci teneva sempre il fiato sul collo, anche se penso che quei risultati si potessero ottenere anche senza tutte quelle sberle. Io non serbo nessun rancore nei confronti del "Signor" Paolo per tutti i ceffoni che ho preso (e sono stati veramente tanti), perché in un certo qual modo sono serviti a tirare fuori il meglio di me, ma la terribile sberla che diede alla cara Marta; quella non gliela perdonerò MAI !! Andò perfino a prendere la rincorsa con la mano per farle più male, è stato un terribile gesto su una bambina indifesa che proprio non doveva fare. Finito l'anno scolastico, molti genitori andarono dal direttore didattico a protestare per i metodi di insegnamento troppo cruenti del maestro, fu così allontanato dalle elementari del nostro paese. Per il resto delle scuole che ho frequentato, sono tornato ad essere il mediocre studente che sono sempre stato, d'altronde il mio motto era: perché remare se la corrente muove comunque la barca? Emblematico fu un episodio dell'ultimo mio anno scolastico, quando la preside un mattino mi chiamò nel suo ufficio per dirmi: <Giordano, ma com'è possibile? Sei stato assente dall'ora di educazione fisica per 14 volte consecutive; mal di schiena, mal di testa, mal di denti; ma sei distrutto! Ti avverto, d'ora in avanti mi devi presentare un certificato medico; io proprio non ti capisco, conosco la tua intelligenza, so che hai delle qualità, perché non ti impegni e voli più in alto?>, <Perché soffro di vertigini, devo presentarle un certificato anche per questo?>, <Vattene o giuro che ti strangolo!>. La cartella adesso è nell' Armadio di Ciliegio di mio papà, a lui piaceva molto leggere i miei temi. Giordano


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Alicetta mia... buon compleanno! Io non lo saprò mai quando sei nata davvero, ma scelsi come tuo giorno di nascita il 13 giugno, il giorno del santo a cui probabilmente tengo di più da sempre, il giorno di Sant’Antonio, perché tu, figliola mia cara, profumi di cielo. Tu sei la pace che non trovo nei miei giorni, la gioia che mi sento negata troppo spesso, la spensieratezza che non ricordo d’aver mai conosciuto nemmeno da bambina, la misericordia ed il perdono che questo mondo non vuol o non può darmi. Tu, Alicettina mia bimba bella, sei la misericordia, sei la quiete, sei la bontà, sei la riconoscenza, sei la fedeltà, sei il conforto, sei l’innocenza, sei la speranza, sei il balsamo che lenisce ogni mio male.

Grazie per avermi scelta, grazie per esserti accoccolata nelle pieghe più dolenti del mio essere, grazie per aver scelto di colmare le mie più recondite mancanze, grazie per fugare via, ogni notte ed ogni giorno, le mie meste paure, grazie per avermi presa per mano custodendomi. Buon compleanno mia angelica figliola, buon compleanno prezioso dono regalatomi dal buon Dio come segno tangibile del suo amore per me, dell’amore che non ho mai sentito di poter meritare. Ti amo Alicetta, mille giorni di festa siano ancora riservati a te! Auguri per i tuoi 4 anni, piccina mia beata, la tua mamma.

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VITTORIO: ANIMA ALLEGRA Nella quiete di una notte d’esteta con passo felpato sorella morte ha carpito l’ultimo tuo respiro. Vittorio anima allegra colorata coinvolgente. Tenerezze delicatezze ai piccoli donava con generoso brio. Baciato dal sole

si lasciava carezzare nei meriggi caldi dalla musica portare chetamente. Mano nella mano della piccola Iris lo si vedeva passeggiare felice di una felicità piena appagante. Anche per te un grazie per gli sprazzi di colore con cui sapevi tingere conversazioni vivaci. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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MODA VACANZE

di Romina Sirani in collaborazione con Radio Senise Centrale Ph: Damiano Conchieri

I consigli di Romina Sirani Romina Sirani, modella, fotomodella e presentatrice bresciana. Collabora con testate nazionali parlando di Moda. Inoltre conduce “Moda Vacanze” su Radio Senise Centrale.

LOOK PER LE VACANZE AL LAGO (4^puntata) Il lago è una valida alternativa al mare se cercate la tranquillità ed allo stesso tempo amate le gite in barca, nuotare e prendere il sole! Quindi preparate: - costumi interi o due pezzi con lo slip alto e rispettivi parei e copri costumi e ciabatte o zoccoli.

- abiti e gonne in fantasia floreale leggeri e adatti sia per il giorno da abbinare a sneackers oppure la sera con sandali bassi oppure ballerine oppure espadrillas. - un paio di jeans da abbinare a magliette o bluse. - un giubbino che è assolutamente necessario in caso di abbassamento della temperatura soprattutto la sera che essendo un clima piuttosto ventilato diventa molto utile. - un maglioncino in caso di brutto tempo e freddo. Mentre per gli accessori non possono mancare: - occhiali da sole, cappelli o foulard sia per ripararci dal sole, sia per l’aria ma anche per essere di tendenza visto che quest’anno sono molto di moda. - la borsa di paglia per la spiaggia e/o barca; una borsa comoda, per eventuali escursioni, che si può portare anche a tracolla ed una pochette per la sera. Questi sono i capi base necessari per una vacanza rilassante senza rinunciare alla voglia di sole e svago!

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MODA VACANZE di Romina Sirani in collaborazione con Radio Senise Centrale

I consigli di Romina Sirani

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Romina Sirani, modella, fotomodella e presentatrice bresciana. Collabora con testate nazionali parlando di Moda. Inoltre conduce “Moda Vacanze” su Radio Senise Centrale.

LOOK PER TOUR CULTURALI (5^puntata) Una vacanza alternativa è sicuramente fare un tour di una nazione, riuscire a visitare diverse città arricchisce culturalmente ma bisogna prepararsi alla frenesia dei trasferimenti! Quindi la valigia deve essere leggera e contenere capi basic e combinabili tra di loro: - un completo sportivo, tipo tuta sia con i pantaloni lunghi che corti, maglietta e felpa coordinata. - un paio di jeans che sono indispensabili. - maglietta sia a maniche lunghe che corte. - un giubbino. - scarpe comode come sneakers e sandali bassi. - borsa capiente da portare a tracolla in modo

da essere comoda e più libera nei movimenti. - un cappellino utile sia in caso di sole che di pioggia perché protegge dalle intemperie quindi anche occhiali da sole e ombrellino da borsa. - un vestitino corto e uno lungo che comunque sono portabili sia da giorno che da sera, magari in fantasia in tessuto di cotone o lino, comunque modelli che si abbinano sia a sandali che scarpe sportive. Con oggi termina MODA VACANZE, spero vi sia stato di aiuto per organizzare al meglio la valigia delle vostre ferie. Buone vacanze a tutti!

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GUSTO A TAVOLA

Lasagne al pesto, pomodorini e mozzarella

Ingredienti per 4 persone 500 grammi circa di pasta fresca per lasagne 200 grammi di pesto genovese 400 grammi di pomodorini datterini 400 grammi di mozzarella di bufala 300 grammi circa di besciamella formaggio grattugiato Preparazione ricetta Tagliare la mozzarella di bufala e metterla in uno scolapasta per far uscire il liquido. Lavare e tagliare a spicchi i pomodorini. Preparare la besciamella come ricetta qui.

Preparare il pesto come da ricetta qui. Scottare la pasta fresca e poi passarla in acqua fredda per fermare la cottura, asciugarla su di un panno e disporre uno strato in una terrina da forno con bordi alti. Spalmare con uno strato di besciamella, stendere altra pasta e mettere poi la mozzarella e i pomodorini. Un altro strato di pasta e cospargere il pesto, altra pasta e pomodorini e mozzarella. Ultimare con uno strato di pasta e per finire besciamella e una manciata di formaggio grattugiato. Anna - www.cucinacreare.it

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DESENZANO DEL GARDA

A DESENZANO DEL GARDA IL SO.GA the SEVEN

Sì è svolto il 12/13/14 giugno, presso la splendida e suggestiva cornice della Villa "La Tassinara" di Desenzano del Garda il SO.GA SEVEN, un evento unico dedicato al mondo dei motori, con automobili davvero esclusive in compagnia del team SO.GA Southern Gardasee.

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Non è mancato proprio nulla: la meraviglia di una dimora storica con il mondo dei motori, presenti anche i food Truck che hanno deliziato con le loro gustose pietanze il numeroso pubblico accorso per vivere tre giorni di emozioni memorabili tra musica, cibo, motori e divertimento.


RIFLESSIONI

IL BIBLIOMOTOCARRO DEL MAESTRO

Antonio La Cava è un maestro in pensione che ha trasformato il suo Apecar in una piccola biblioteca mobile. Con questo “bibliomotocarro” porta in giro libri, in particolare in Basilicata, ma anche in altri luoghi del Sud, per diffondere l’amore per la lettura dei libri cartacei dove di solito non arrivano. Inoltre partecipa spesso a laboratori e incontri con scuole e istituzioni di

vario genere. Per questo suo curioso, interessante ed educativo impegno , è stato anche premiato dal Presidente della Repubblica Mattarella, col titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Il calendario del suo giro è consultabile sul sito dedicato all’iniziativa, ma a volte arriva a sorpresa. Ornella Olfi

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RACCONTI Cari lettori nel 2011 arrivò in redazione una lettera che ora ripubblico integralmente. Spett.Le redazione New Entry, è mio desiderio comunicarvi che il mio babbo, Giuseppe Paganessi, non c’è più. Era conosciuto dai vostri lettori per i suoi racconti, puntuali, semplici e divertenti; ERA FELICE D’ESSERE PARTE DEL VOSTRO SOGNO. Riporto la sua frase preferita: “Si passa la vita a dire addio a quelli che se ne vanno fino al momento in cui si dice addio a quelli che restano”. Grazie a nome suo per la vostra accoglienza e ospitalità e ai vostri lettori per l’entusiasmo e stima dimostrategli. Fiorenza Paganessi - Bergamo - 1 Settembre 2011 Ricevere via posta una busta con il suo nome per noi era come avere in mano una perla da proporre a tutti voi lettori e di perle preziose ce ne ha inviate moltissime con tanto di lettera d’accompagnamento rigorosamente scritta a mano. “Spett. Redazione di New Entry, sempre se è anche di vostro gradimento per la pubblicazione sul Giornale della Gente “New Entry”. Ringrazio e porgo distinti ossequi e tanti auguri di buona fortuna". Fatto questa doverosa premessa e per ricordare una persona meravigliosa abbiamo deciso di pubblicare i suoi scritti che, siamo sicuri, troveranno riscontro positivo da parte vostra.

... TI ACCORCIA IL PASSO PER ILLUDERTI CHE LA STRADA È ANCORA LUNGA …”Eravamo quattro amici al bar…” arrivavamo da una finestra che dà sul parco le note della canzone colorando così, con una pennellata di allegria, una giornata piuttosto grigia di questo autunno che fino a qualche giorno fa sembrava avesse disseppellito la primavera. Stavo dunque andando al parco anche per scambiare quattro chiacchiere con i soliti amici alla ricerca di quei dialoghi e di quella vita di relazione molto importanti per non dover accorciare troppo il passo, come vuole la natura per illuderti che la strada è ancora lunga. Perché da qualche tempo sento gravare su di me, con il passare veloce degli anni in questa mia età crepuscolare, quel peso della malinconia e della solitudine sotto il quale non è di rado che, specialmente le persone anziane, si trovano a disagio. Stamattina sono arrivato in anticipo e faccio il giro più lungo del parco. Da alcuni giorni vedo sulla stessa panchina la stessa persona sempre con quell’aria triste, sguardo smarrito, come di chi è stato perseguitato dalla vita. Un uomo non più giovane, lineamenti tipici degli abitanti della Cordigliera delle Ande. Quel sistema montuoso di 7500 chilometri che percorre in tutta la sua lunghezza la parte occidentale del Sud America: dal Venezuela fino allo stretto di Magellano vicino alla Terra del Fuoco con montagne molto alte come 20 www.newentry.eu

l’Aconcagua di 6950 metri. E fin qui ci sono arrivato io, per il resto, siccome sono curioso, ho deciso di chiederlo a lui… che ho trovato molto disponibile al dialogo col suo “italiano” un po’ così, mescolato al più che simpatico “spagnolo”. Si chiama Pablo Bolivar, peruviano di Lima, sessantacinque anni, separato da quindici. Dice che non ha più pensato a risposarsi non sentendosi il coraggio di condannarsi di nuovo ai doveri coniugali sempre uguali, alla malinconia, alla vita in comune di due persone che, sempre insieme, si conoscono a tal punto da non avere un pensiero, un desiderio non previsto dall’altro. A lui piace vivere con una donna fin quando la conosce poco, fin quando in lei rimane un po’ di mistero. Sentiva sia il bisogno di avere una famiglia nella quale trascorrere gli ultimi anni della sua vita. Così ancora una volta gli tornò prepotente il desiderio di rivedere la figlia Luana che da qualche tempo vive a Bergamo e fa la badante presso una famiglia bene del quartiere Finardi. Ed eccola qua. Viene in Italia quando qui è estate ed in Perù quando è inverno. Dice che invecchiare non è hermoso, non è bello. Quando viene la sera la solitudine ti prende, l’oscurità ti rattrista. Quand’era sui cinquanta, appena separato dalla moglie, ha provato ad andare a bailar in un


RACCONTI

locale pieno di luci e musica e: “quieres bailar con migo esta cucaracha senorita?” – “No senor! Prefiero un tango con un joven caliente!”. Ha provato anche ad uscire a cena con una coetanea. Che brutta figura ordinare al ristorante: frutta cotta, acqua naturale, passato di verdura, camomilla. Pesante poi invitare a casa una senorita un po’ stagionata! Quella arriva con una coperta elettrica a due piazze: Plaza de Majo e Plaza Pizarro! Le giornate si accorciano e la tivù ti allunga la noia. E’ in arrivo il freddo, le tue mani cercano altre mani, un sorriso, una carezza, un bacio sulla fronte, una pacca sulla spalla, una caramella ma attento a non masticarla perché c’è pericolo che ti parta quel dente malandato. “Ma non disperiamo. C’è in noi la esperancia che cancella la solitudine, gli anni e i malanni. Coraggio dunque. Oggi è un altro giorno da vivere. Del resto anche per morire ci vuole tanto coraggio. Lo stesso che alla nostra età ci vuole per vivere. E impariamo a vivere in solitudine e

andare avanti comunque senza fermarsi, perché si nasce soli e si muore soli. Ricordiamoci che anche la vita grama non è forever e nessuno è sempre felice e contento, anche coloro che si adeguano al “quando il mondo non mi vuol più mi rivolgo al buon Gesù!”. ( Io aggiungo che non concordo su tutto ciò che dice Pablo perché ho avuto anch’io qualche sgambetto dalla vita e ho dovuto reagire con un po’ di coraggio. Ma mi considero fortunato, almeno fino ad oggi grazie anche agli incontri con tante squisite persone, e non sono stato afflitto da gravi traversie che rendono veramente grande la fatica di vivere). E chi lo ferma più Pablo. Dice che la figlia è bienvenida ed ora anche lui, si trova mucio bueno qui come tante altre giovani donne peruviane che sostengono: “avessimo noi in Perù alla domenica quello che avete di troppo voi italiani nei giorni feriali”. Cerco di riassumere i passaggi più curiosi e importanti di questi dialoghi, dilu-

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RACCONTI

iti in alcuni giorni, con questo simpatico amico peruviano che, sollecitato da me, così racconta i suoi anni in Perù: “L’ordinarietà della vita quotidiana, fatta di sacrifici, si fonde nel ricordo degli anni passati , dell’amore al tempo della giovinezza. Io ho avuto un matrimonio felice fino al giorno in cui non c’era più nulla da scoprire, in special modo perché l’unione stava andando per le lunghe, siamo arrivati ad un punto ove si ha la netta sensazione di non avere più nulla da scoprire dell’altra persona. Almeno è così per quanto riguarda le cose belle, eccitanti, quelle follemente sperate alla vigilia, quelle che più seducono. Si finisce poi con lo scoprire lati poco simpatici del compagno, o della compagna, e quelli sì che sono nuovi. Nelle avventure amorose la scoperta c’è e dall’inizio pare essere una bellissima sorpresa. Ma anche lì con la compagna d’avventura, o amante che sia, si arriva prima o poi, anzi più prima che poi, a quello che appare scontato come nel matrimonio. Nel mio, ad esempio, ero innamorato “còcio” e luna di miele lunga quasi quindici anni. Poi è finito tutto in tribunale. Ho provato anche a porre la questione in modo diverso e cioè: una volta che due sposi, o conviventi o amanti che siano, sanno tutto l’uno dell’altra, è ancora possibile tenere in vita un’unione felice trasformando l’amore

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in amicizia o in un sentimento diverso ma non meno importante? Voglio colorare di positività quel periodo ruggente della vita che è fatto solo di sogni e d’esperancia. Non avevo ancora vent’anni ed andavo a bailar el tango che me piaceva mucio e reguerdo esta cancion que m’encantava: Si ha tu vent’ana ilega paloma tratala con carigno ques mi persona quentala tus amor bièn de mi vida coronala de flores quies cosa mia. Hai chinita que si. Hai que dames tu amore Hai que ventes con migo chinita ad onde vivor yo… “Ma il sogno fa circolare veloce il sangue nelle vene ed è quello che ci vuole per sedurre i sensi e il cuore di una donna. Ma c’è subito chi ti chiede: “Quanti dei tuoi sogni hai realizzato nella vita?”. Credi a me, Giuseppe, decide il destino. E così pensando ti viene voglia di sederti sulla riva del Rio delle Amazzoni dicendoti che la felicità è sull’altra sponda. Perché inseguire il sogno è inseguire la felicità che è dispettosa: si fa vedere per pochi attimi e tu devi essere veloce ad acchiapparla”. E per oggi basta così. Un caro saluto a Luana. Arrivederci a domani Pablo! Hasta luego magnana, Giuseppe. Giuseppe Paganessi

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Una nonna entra in chiesa con il suo nipotino proprio durante l'adorazione. Resto meravigliata a guardare quel bambino che guarda estasiato quel pezzo di pane esposto nell'ostensorio illuminato. Dio ha una luce speciale e abbagliante... Il bambino non riesce a distogliere gli occhi da quella splendida luce. La nonna dice piano al bambino di mandare un bacio alla Madonna... sapete non si muove, è incantato, è concentrato a guardare l'Ostia, ad un tratto manda un bacio... all'ostensorio. Questo atto mi ha colpito molto. Sono rimasti in chiesa quasi 10 minuti... la nonna non è riuscita a smuoverlo. Un piccolo bambino che rimane incantato da Dio (lui non sa cos'è quell'Ostia), forse dovremmo imparare dai bambini, dalla loro innocenza ad essere attirati da Dio, ad ammirare e ad adorare Dio in un atteggiamento di estasi e non essere distratti e lontani con i nostri pensieri. Il più delle volte entriamo in chiesa e non ci accorgiamo di Dio ...Lui è li che ci guarda e che ci aspetta, vorrebbe da noi un saluto, una semplice genuflessione, un bacio silenzioso. Rispettiamo il luogo di Dio, la sua chiesa, la sua casa con il silenzio, con la preghiera, ma soprattutto con i nostri atteggiamenti e comportamenti. Maria Santissima ci dia il dono del silenzio interiore per ascoltare la voce di Dio in noi. Noi siamo un impasto di cielo e di terra e allora chiediamo la santa umiltà verso Dio. Una Signora

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anni fa 1969 2019

28 GIUGNO 1969

Storia d'amore - Adriano Celentano Pensando a te - Al Bano 03 Non credere - Mina 04 Acqua azzurra, acqua chiara - Lucio Battisti 05 Parlami d'amore - Gianni Morandi 06 Viso d'angelo - Camaleonti 07 Sole - Franco IV e Franco I 08 I want to live - Aphrodite's Child 09 Lisa dagli occhi blu - Mario Tessuto 10 Tutta mia la citta` - Equipe 84 01

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STORIA D'AMORE - ADRIANO CELENTANO Adriano Celentano (Milano, 6 gennaio 1938) è un cantautore, showman, attore, regista, sceneggiatore, compositore, montatore e autore televisivo italiano. È soprannominato il Molleggiato per via del suo peculiare modo di ballare. Molto spesso anche autore delle musiche e canzoni (a volte coautore di musica e testi, anche se, secondo la moglie Claudia Mori, spesso li lasciò firmare ad altri), grazie alla sua carriera e ai suoi successi, anche fuori dai confini italiani, è considerato uno dei pilastri della musica leggera italiana. Per tutta la sua carriera iniziata nel 1957 ha interpretato alcuni tra i brani italiani più noti come 24mila baci, Azzurro, Prisencolinensinainciusol, Il ragazzo della via Gluck, con tematiche ambientaliste, fino al più recente L'emozione non ha voce; progetti più recenti come Io non so parlar d'amore, Esco di rado e parlo ancora meno e Mina 26 www.newentry.eu

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Celentano, rientrano tra gli album più venduti della storia in Italia. Ha pubblicato oltre quaranta album discografici. Ha partecipato al Festival di Sanremo per cinque volte, vincendolo nel 1970 con Chi non lavora non fa l'amore, in coppia con la moglie Claudia Mori. Raggiunse il successo come cantante anche all'estero verso la fine degli anni settanta in Francia, Unione Sovietica, Germania, Stati Uniti, Cina, Sud America, Grecia e Austria. Oltre che come cantante, è stato attivo nel cinema come attore recitando in circa 40 film, e in televisione dove ha condotto numerosi spettacoli televisivi trasmessi dalla Rai come Fantastico, gli one man show Francamente me ne infischio (premiato con la Rosa d'argento a Montreux), 125 milioni di caz.. te e Rockpolitik, spesso accompagnati da critiche e polemiche e coi quali ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali, catalizzando su di essi un


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forte interesse da parte dei mass media italiani[29]. Gli viene riconosciuto il merito di avere capito i cambiamenti nel mondo della musica e del costume introducendo in Italia, influenzatodalla rock and roll proveniente dagli Stati Uniti, un nuovo tipo di musica. Gioventù Adriano Celentano nasce a Milano nella casa paterna in via Gluck 14, il 6 gennaio 1938, da Leontino Celentano e Giuditta Giuva, originari di Foggia trasferiti in Piemonte e poi in Lombardia per cercare lavoro; fratello di Rosa (madre di Gino Santercole), Alessandro (padre di Alessandra Celentano) e Maria, viene chiamato Adriano in ricordo della terza sorella, Adriana, morta di leucemia nel 1934 a 9 anni. Lascia presto la scuola dopo aver completato solo le elementari e incomincia a fare diversi mestieri tra cui, per ultimo, quello di orologiaio in un negozio di via Correnti (tuttora Celentano si diletta di orologi nel tempo libero). L'amore per la musica è presente in famiglia, negli zii che nelle sere d'estate in via Gluck si mettevano seduti sul marciapiede suonando il mandolino e poi, a quindici anni, incomincia a suonare la chitarra. Successo Dall'inizio della sua carriera al 2010, ha venduto circa 200 milioni di dischi in tutto il mondo, risultando il cantante italiano con più dischi venduti. Secondo le certificazioni FIMI l'album più venduto del cantante risulta essere Mina Celentano, in coppia con Mina, con circa 2 200 000 copie vendute, seguito da "Io non so parlar d'amore" con 2 000 000 di copie, e da Esco di rado e parlo ancora meno con 1 800 000 copie; tutti e tre gli album occupano rispettivamente il 2º, 3º e 5º posto della classifica degli album più venduti di sempre in Italia, facendo risultare Celentano l'artista più proficuo in classifica, e al 14º posto nella lista dei cantanti più proficui della storia. Inoltre il singolo Azzurro si trova al 3º posto nella hit parade dei brani più venduti di sempre; inoltre nel 2007 un sondaggio su sca-

la mondiale ha eletto Azzurro, scritta da Paolo Conte e incisa per primo da Celentano, la canzone italiana più cantata al mondo, con circa il 12% delle preferenze, superando Nel blu dipinto di blu. Nel 1970 vinse al Festival di Sanremo con la canzone Chi non lavora non fa l'amore, cantata in coppia con la moglie Claudia Mori. Fino al 1979 tutti i concerti che Celentano tenne nei vari stadi italiani ed europei registrarono sempre alte affluenze, con un record di presenze di circa 80.000 spettatori nel 1973 [senza fonte]; verso fine anni settanta decise di non esibirsi più dal vivo, tornando poi sui suoi passi nel 1994 realizzando un'altrettanto fortunata tournée in tutta Europa. A parte una breve apparizione nel 2008 per il centenario dell'Inter, il ritorno vero e proprio dal vivo avviene nel 2012 con due concerti all'Arena di Verona trasmessi su Canale 5, che fanno registrare una media di oltre 9 milioni di spettatori, divenendo uno dei programmi Mediaset più visti del decennio. Come attore cinematografico nel 1980 fu protagonista di un film, Il bisbetico domato, che fu il primo a superare il tetto dei 25 miliardi di incasso, mentre nel 1999 vinse la prestigiosa Rosa d'oro a Montreux per il varietà Francamente me ne infischio; nel 2005 il programma da lui condotto, Rockpolitik, attirò molta attenzione da parte dei media italiani (11 pagine su Libero, 6 su La Repubblica), oltre a registrare alti picchi d'ascolto arrivando quasi al 50% di share. Curiosità

La canzone Prisencolinensinainciusol, secondo varie fonti uno dei primi rap della storia, tesi alimentata dal successo riscosso nel 2009 anche negli Stati Uniti d'America e in Canada decretandone una seconda giovinezza.Fu inoltre il primo a scrivere nel 1966 una canzone basata su un solo accordo, Mondo in mi 7a. www.newentry.eu 27


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Lettera di un preside ai genitori

Gli esami dei vostri figli stanno per iniziare, so che sperate che i vostri figli vadano bene. Ma per favore ricordatevi che tra gli studenti che siederanno per fare gli esami c'è un'artista che non capisce la matematica, c'è un imprenditore a cui non interessa la storia, c'è un musicista i cui voti in chimica non saranno importanti, c'è una persona sportiva il cui allenamento è più importante della fisica. Se tuo figlio andrà bene sarà un'ottima cosa, ma se lui o lei non lo faranno, per favore non privarli della loro fiducia e della loro dignità. Digli che non fa niente, che è solo un esame. Potranno fare cose molto più grandi nella loro vita. Digli che nin importa quali saranno i loro voti, li amerai lo stesso senza giudicarli. Comportatevi così per favore. E quando lo farete, ammirerete i vostri figli conquistare il mondo. Un esame od un brutto voto non gli porteranno via i loro sogni ed il loro talento. Per favore, non pensate che dottori ed ingegneri siano le uniche persone felici al mondo. Cordiali saluti, il Preside

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Il Giornale della Gente

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QUESTO E ‘ IL MIO NOME

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Anna Il nome deriva dall’ebraico Hannáh che significa ‘grazia, graziosa’. Gli antichi romani veneravano una divinità lunare, detta Anna Perenna che festeggiavano all’inizio della primavera con allegri giochi e banchetti al Campo Marzio. Secondo la tradizione cristiana, Anna fu la madre della Madonna. Numerosi sono i diminutivi e i nomi composti derivati e usati con Anna: Annetta, Anita, Annina, Nannina, Nanna, Nina, Annarosa, Annamaria, Annalisa, ecc. L’onomastico si festeggia il 26 luglio, in ricordo appunto di Sant’Anna, moglie di San Gioacchino e madre di Maria. La Santa è patrona delle gestanti, delle vedove, delle ricamatrici, dei fabbricanti di calze e guanti, delle sarte, degli scultori, degli straccivendoli, dei moribondi, dei minatori, dei naviganti e dei tornitori. Viene invocata per facilitare il parto, per ritrovare gli oggetti smarriti e tenere lontana la miseria. Caratteristiche: Coraggiosa e perseverante è consapevole che nella vita occorre lottare anche di fronte alle sconfitte. Il suo carattere tenace nasconde però anche un lato dolce, protettivo e tenero, che fa di lei una persona molto apprezzata.

nah’ nell’Antico Testamento, dove Anna è la madre del profeta Samuele; mentre nel Nuovo Testamento è il nome di una profetessa che riconosce Gesù come Messia. Il nome Anna è tradizionalmente assegnato alla madre del Vergine Maria. Tra i personaggi storici che portano questo nome sono da ricordare: la sovrana Anna Bolena, moglie di Enrico VIII d’Inghilterra, e Anna Frank, vittima del nazismo e autrice del noto ‘Diario’. Tra le dee romane si ricorda Anna Perenna, che nel poema eziologico del poeta Ovidio è la sorella di Didone; Anna è anche il nome della protagonista del celebre romanzo di Lev Tolstoj ‘Anna Karenina’ e omonimo film. Tra le pellicole che hanno Anna come protagonista troviamo ‘Anna dei miracoli’ e ‘Io e Annie’.

Significato: grazia divina, misericordia, pietà Onomastico: 26 luglio (sant’Anna, madre della Madonna), 3 febbraio (sant’Anna profetessa), 6 maggio (beata Anna Rosa Gattorno), 7 giugno (beata Anna di San Bartolomeo), 9 giugno (beata Anna Maria Taigi) Origine: Ebraico Segno corrispondente: Cancro Curiosità: Anna, uno dei pochi nomi palindromi, Numero fortunato: 7 è tra i primi nomi più diffusi in Italia, in parti- Colore: Blu colare nelle regioni di Campania, Lombardia, Pietra: Zaffiro Lazio e Puglia. Anche all’estero è molto utiliz- Metallo: Oro zato, soprattutto negli Stati Uniti, in Norvegia e in Francia. Il nome compare nella forma ‘ChanMicky www.newentry.eu 31


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FRAMMENTI DI STORIA Campagna di Grecia 1940 - 18a Legione CC.NN. d'Assalto* Le operazioni di approntanamento di questa legione iniziarono il 14 novembre 1940 e terminarono il 21. Dal 24 i reparti iniziarono l'addestramento. La Legione fu costituita coi seguenti reparti: Comando Legione 18a Legione (Crema) - Console Angelo Bracci. Forza iniziale della 18a Legione: uff.53; s. uff.79; CC.NN. 1.244. La legione venne inquadrata nella Divisione di fanteria "Acqui" (17°, 18° Rgt fanteria. e 33° Rgt. Artiglieria) comandata dal generale Adamo Mariotti e già il 10 dicembre fu avviata a Brindisi, dove i reparti arrivarono nei giorni dal 12 al 14 e furono sistemati a Tuturano in attesa dell'imbarco; nel frattempo effettuarono un continuo ed assiduo addestramento. Il 20 dicembre la Legione prendeva imbarco sul "Piemonte" che salpava alle 7:30; alle 23:45 dello stesso giorno le operazioni di sbarco a Valona erano ultimate. All'alba del 21 (ore 4) il XXVII Btg. e la 367a cp. mitraglieri raggiungevano il bivio di Radhima dove accampavano. Il 22 a Radhima la Legione era al completo e, autocarrata, veniva trasportata a q.666 sud di liogora, dove si accampava. A seguito di un ordine della "Acqui" il XXVII Btg. CC.NN. venne posto il 25 dicembre a disposizione della Divisione "Siena", avviato su automezzi fino a Dhermi dove proseguì a piedi verso la linea di combattimento, a Vunoj. Il 26 anche il XIX Btg. e la 367a cp. mitraglieri iniziarono la marcia verso Kondraia; il giorno 27 il XXVII era già a Vunoj e vi era raggiunto in giornata dal XIX e dai mitraglieri, per via ordinaria e sotto il tiro di artiglierie e mitragliamenti aerei. Col 28 dicembre la Legione inizia i combattimenti. La 1a cp. del XIX Btg. risale le pendici del monte Mioglosit per portarsi dietro le q.1096 e 1074 occupate dalla 5a cp. bersaglieri, col compito di scavalcarla e contrattaccare il nemico. Nello stesso tempo il XXVII Btg. con la 1a del XIX devono attaccare q 1.096 con34 www.newentry.eu

trattaccando in direzione Est Sud Est con obiettivo q.731. In mattinata la 2a cp. del XXVII Btg. aveva già attaccato q. 1.096, ma per la reazione avversaria e per le perdite subite non era riuscita a raggiungere l'obiettivo. Unico ufficiale superstite della 2a cp è il C.M. Bassi al quale sono rimasti solo 25 uomini. Egli si era aggrappato con i legionari a q. 1.074, tormentato dal tiro diretto dell'avversario posto a q 1.096. In questa situazione un maggiore del 17° fanteria ordinava di ripiegare su q. 743 e di rafforzarvisi. Il 29 la 1a cp. del XIX Btg. occupa q.1.074 ed alle 11 inizia l'assalto a q.1.096, ma la violenta reazione nemica impedisceogni progresso. Il comandante della Legione comprende l'impossibilità di impossessarsi della q.1.096 se non organizzando un preparato colpo di mani con l'appoggio di artiglierie e mortai per battere le postazioni delle armi nemiche sulle posizioni avversarie che formano ormai un unico sistema: il comando Divisione "Acqui" approva. A presidiare q.1074 restano la 1a cp del XIX Btg e un plotone di mitraglieri dei bersaglieri. Il 30 si predispongono i preparativi del colpo di mano che dovrebbe effettuarsi alle prime luci del 31; ma la nebbia fittissima impedisce l'orientamento e l'azione viene rimandata alle ore 09:00. Una pattuglia riesce a raggiungere, alle 15:00, q.1.009, ma contrattaccata da forze molto superiori deve retrocedere giacchè i rinforzi che dovrebbero accorrere sono impediti da una bufera di neve. Il giorno 1 gennaio 1941 persiste l'imperversare del mal tempi; neve, pioggia, nebbia e venti paralizzano ogni attività e, in conseguenza, il colpo di mani è ancora rimandato. Il 2 vengono impiegati a consolidare le posizioni. Il 3 pattuglie nemiche scendono dalle quota 1-009 e 1.096 attaccando i nostri capisaldi; sono respinte dal fuoco mentre le posizioni delle CC.NN sono battute da artiglieria e mortai che


SPECIALE

infliggono perdite. Un altro attacco dei greci contro il XXVII Btg. e la 367a cp. mitraglieri viene nettamente respinto infliggendo gravi perdite agli attaccanti. Continuano i tempi avversi e violentissimi venti. Alle ore 2 del 4 gennaio una pattuglia di 25 CC.NN. della 1a cp. del XIX Btg., agli ordini del C.M. Lazzarini, si porta sotto q.1.009 per effettuare il colpo di mani e tentarne l'occupazione per facilitare l'assalto a q. 1.096. Alle 11 il C.M. Lazzarini ed i suoi vengono raggiunti dal comandante della compagnia e da altri 30 legionari con fucili mitragliatori e mortai da 45. Si prosegue verso obiettivi che è difficili raggiungere per la necessità di scalare rocce a picco. Ma alle 16,30 il nemico scende in forza dalle quote 1.096 e 929 preceduti da violenti tiri di artiglieria, mortai e mitragliatrici, attacca il comandante della compagnia cent. Tanghini e le 30 CC.NN., mentre altre rilevanti forze greche scendonoda q. 1.009 e attaccano gli uomini di Lazzarini. Altra colonna nemica, sempre da q.1.096, si getta all'assalto dei capisaldi della 3a cp. del XIX Btg. I greci intimano agli italiani la resa ma i legionari si difendono accanitamente con le bombe a mano costringendoli a retrocedere solo perchè minacciati di accerchiamento. Intanto la 3a cp. è entrata in azione malgrado il violento fuoco che batte le sue posizioni, contrattacca valorosamente e ricaccia l'avversario sulla linea di partenza; alle 19 il nemico desiste da ogni sforzo. Le nostre perdite salgono a 45 fra morti, feriti e dispersi; fra queste perdite ci sono anche il cent. Tanghini ed il C.M. Bertoni. Il salasso inflitto all'avversario è assai più elevato.

Nella stessa giornata, dopo una violenta preparazione di fuoco, sono state attaccate con forze preponderanti anche le posizioni tenute dalla 367a cp. mitraglieri e dal XXVII Btg., nel settore del 17° Fantera. Questi reparti CC.NN., assieme alla 2a cp. del XIX si sono difesi tenacemente ed hanno ributtato i greci sulle loro posizioni di partenza. Le CC.NN. hanno avuto 83 perdite fra caduti, feriti e dispersi. Tutti i combattimenti della giornata si sono svolti fra raffiche di vento gelato e rovesci di pioggia. Le salmerie della Legione non sono ancora giunte dall'Italia e questo ha reso estremamente difficili la situazione dei rifornimenti. Il 6 gennaio il comandante della Divisione "Acqui" decide di effettuare un altro tentativo per la conquista di q. 1.096. Questa verrà attaccata da nord dal III/7° (Cuneo) mentre due plotoni del XIX CC.NN. attaccheranno contemporaneamente da ovest e sud. Ma per il tempo pessimo l'azione è rimandata e sarà effettuata solo il 9 gennaio. Dalle 11,50 del 9 gennaio la nostra artiglieria batte q.1.096 e alle 12,15, malgrado non ci siano indizi che il III/7° abbia iniziato l'attacco da Nord, il C.M. Michelini con 35 CC.NN compie il primo balzo verso la quota suscitando una violentissima reazione greca che costringe il reparto ad una sosta. Seguono a mancare notizie sull'attacco del III/7° e quindi il Comandante della Legione è costretto a ordinare al C.M. Michelini di rientrare per sottrarre il reparto ad inutili perdite. Solo quando, alle 15, si odono raffiche di mitragliatrici a nord che fanno pensare essere in atto l'assalto del III/7°, il reparto C.M. Michelini riwww.newentry.eu 35


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prende l'azione sotto scrosci di violenta pioggia. Ma ancora una volta non si ha nessuna notizia sull'attacco dei fanti da Nord; questo induce il console Bracci ad informare il comando della "Acqui" e dato anche il continuo infierire del maltempo, viene deviso di far rientrare nelle posizioni i reparti attaccanti. Le perdite della giornata sono di 4 caduti e 18 feriti. Seguono giorni di sosta dediti al rafforzamento delle posizioni, sempre sotto il tiro nemico. Il 15 gennaio la Legione passa alle dipendenze della Divisione "Cuneo" che ha sostituito la "Acqui" nel settore del Litorale. Si torna a riprendere lo studio dell'attacco per la conquista di q.1.096. Durante le ricognizioni compiute allo scopo dal Console Bracci, fal T. Col. Morricone, sottocapo di S.M. della "Cuneo", dal Seniore Zito e vari altri ufficiali e CC.NN, una grossa frana staccatasi dai roccioni di q.1.096 investe in pieno i ricognitori. Restano lesionati il console Bracci, il T. Col. Morriconi, tre ufficiali e due CC.NN. Muoiono invece, completamente schiacciati dai massi, il Seniore Zito, comandante del XIX Btg. e una camicia nera. Nonostante le ferite, il console Bracci resta al comando della sua Legione. Il 25 gennaio tutti i reparti sono pronti all'azione; ad essi viene data in rinforzo una cp. del XXV Btg. CC.NN. (della 24a Legione). Ma alle 10 arriva l'ordine di sospendere l'operazione e la cp. del XXV rientra alla sua legione. Fino al 31 gennaio si hanno solo azioni di pattuglie. Le perdite subite dalla legione sono elevate: in dicembre caduti 5 di cui 1 36 www.newentry.eu

uff., feriti 36 di cui 4 uff., dispersi 15 di cui 2 uff., malati 10 di cui 1 uff. Totale delle perdite: 66 In gennaio: caduti 45 di cui 1 uff., feriti 175 i cui 10 uff., dispersi 50 di cui 2 uff. malati 43 di cui 2 uff. Totale delle perdite: 313. Ai primi di febbraio la dislocazione della 18a Legione resta immutata. Il maltempo seguita ad infuriare e i logoranti servizi di pattuglia sono continui, specialmente di notte. Da ambo le parti si effettuano tiri di disturbo di artiglieria e mortai mentre continuano i lavori di rafforzamento delle posizioni nostre e nemiche. Anche il mese di marzo non vede varianti all'attività ed alla vita delle unità; il giorno 18 però i reparti in linea della 18a Legione e del 17° fanteria vengono rilevati da reparti della "Cuneo" e della 24a Legione CC.NN. d'assalto. Il II/8° Fanteria dà il cambio al XIX Btg. il giorno successivo. La 18a Legione si deve raccogliere tra il vallone di q. 351 e Rhodima. Alle ore 20 i vari reparti, fatti segno al tiro dell'artiglieria nemica, iniziano la marcia per raggiungere Kondraga.: un ferito. I legionari proseguono poi in autocolonna per Rhodima dove sono tutti raccolti il giorno 21. Vengono subito iniziate le operazioni di riordinamento, in quanto è arrivato dall'Italia il XVIII Btg. complementi CC.NN. con 10 ufficiali, 17 s. uff. e 241 legionari; sono ripartiti secondo le necessità fra i Btgg. XIX e XXVII e la 367a cp. La Legione, autocarrata, si trasferisce il 26 marzo a Giormi dove alle 21 è già tutta riunita. Il 31 la legione toglie le tende ed inizia la marcia per rag-


giungere la zona di Brataj ( a destra dello Shuscizza), tra q.320 e q.192) dove deve trovarsi a disposizione della Divisione "Acqui" quale riserva. Le difficoltà dei rifornimenti sono gravissime a causa della mancanza di strade e devono essere unicamente effettuate a mezzo salmerie. Le giornata dei reparti sono dedicate all'addestramento al combattimento ed ai lavori di miglioramento delle mulattiere, lavori che debbono essere svolti specialmente in ore notturne; intanto gli ufficiali operano ricognizioni nella zona di schieramento della divisione. Truppe e salmerie di combattimento sono tenute pronte a muovere al primo ordine; infatti l'ordine di operazione perviene dal comando divisione alle ore 20 del 12 aprile. Alle 23, comando Legione e XXVII Btg. devono partire per raggiungere Masapliku: la 367a Mitraglieri marcerà col XXVII ma arrivata a destinazione passerà alle dipendenze del 17° Fanteria. Il XIX partirà alle 23,15 per raggiungere q. 230 a sud di Pallunibit. I reparti dovranno essere sulle posizioni assegnate per le ore 4 del 13. La marcia si svolge regolarmente malgrado il fango terribile delle mulattiere; le CC.NN. vi affondano per circa 20 cm essendo il terreno inondato dalle piogge. Ma i legionari sono entusiasti all'idea di passare all'offensiva dopo le tremende prove della difensiva sofferte sulle flagellate quote del Litorale durante il periodo dicembre-gennaio. L'attacco si effettuerà con inizio alle ore 7 del 14 aprile; anche il XXVII Btg. verrà messo a disposizione del 17° Fanteria e perciò raggiungerà q.477. Il 14 aprile infatti viene impegnato in azione, incontra accanita resistenza e perde 7 uomini feriti fra cui un Ufficiale. Anche la 367a Cp. mitraglieri ha due feriti. Intanto il comando legione ed il XIX Btg. vengono inviati a q. 351 a disposizione della divisione "Cuneo", vi giungono alle 23,25 del 16. Il 17 aprile, d'ordine della divisione, la 18a Legione col suo XIX Btg. e con l'LXXXIII CC.NN. di Piacenza, che le è stato provvisoriamento aggregato, forma riserva divisionale. Questi reparti debbono arrivare, ed arrivano a Himara e poi a Spilea. Il 18 la Legione riprende la marcia e alle ore 3,50 è raggiunto Porto Palermo, dove la 18a CC.NN. prende contatto con la 24a

SPECIALE CC.NN. "Carroccio". Quest'ultima prosegue per S.Dimitri. Alle ore 12 il XIX Btg e alle 14 l'LXXXIII CC.NN. raggiungono Sorgente e alle 19 vi è raccolta tutta la Legione. In considerazione dell'accanita resistenza opposta dalle retroguardie greche, la 18a Legione riceve ordine di attaccare il nemico fortemente appostato in zona di Piquerasi. L'LXXXIII attacca le quote 311-325-327; mentre due compagnie ed il plotone esploratori del XIX tentano l'aggiramento per precludere all'avversario il ripiegamento sulla strada di Piquerasi. Le altre

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due compagnie del XIX CC.NN. seguono l'LXXXIII lungo la rotabile. Il nemico, pur essendo travolto dall'attacco, riesce a sfuggire all'accerchiamento protetto da reparti di cavalleria; viene però immediatamente inseguito. All'alba del 19 aprile gli elementi avanzati legionari entrano in Piquerasi. Subito, alle 8,30, l'avanzata viene ripresa superando residue resistenze avversarie; le CC.NN. attaccando continuamente e superando tutti gli ostacoli riescono, alle 21,15 ad occupare S.Basilio e la intera 18a Legione si attesta cinque chilometri oltre il paese. Durante la notte la legione è scavalcata da altri reparti della Divisione ma alle 8 riprende ugualmente il movimento in avanti; consumato il rancio continua la marcia ed a sera i vari reparti si accampano a Nord Est di Porto Edda. Il 22 ed il 23 i battaglioni e le salmerie possono concedersi un po' di riposo e ne approfittano per riordinarsi; finalmente gli uomini possono fare la pulizia di sè stessi e delle armi. La legione cessa di far parte, per l'impiego tattico, della Divisione "Cuneo" e rientra alla Divisione "Acqui" a tutti gli effetti. Il 27 il XIX Btg. e il comando Legione si trasferiscono a Nimizza dove vengono successivamente raggiunti dal XXVII e dalla cp. mitraglieri. Arriviamo così al 30 aprile: d'ordine della divisione la 18a Legione si trasferisce e si accampa a Porto Edda, dove viene avviato anche tutto il materiale dei reparti. Il trasporto è definitivamente ultimato il 5 maggio in modo che Porto Edda diviene la base della legione. Il 6, sempre per ordine della divisione, la Legione deve trasferirsi nell'isola di Corfù. Parte per primo il XXVII Btg. che compie ordinatamente le operazioni di imbarco e sbarco e si accampa a Manduchiòn. E' raggiunto il 7 del XIX Btg., dalla 367a Mitraglieri e dalla salmerie. Il 9 maggio, tutta la legione sfila in parata davanti al comandante della Divisione "Acqui": in una suggestiva cerimonia vengono distribuite le ricompense al valore concesse sul campo per le azioni di gennaio nel settore Litorale. Nei giorni che seguono, i reparti della Legione occupano le zone loro assegnate nella parte nord dell'isola: Ufficiali e CC.NN., smentendo la propaganda nemica, che aveva annunciato uccisioni in 38 www.newentry.eu

massa della popolazione, violazioni di donne e requisizioni indiscriminate da parte dei soldati italiani, distribuiscono viveri agli abitanti ed i medici militari prestano gratuitamente la loro opera in favore della popolazione che, di fronte a tale evidenza, comincia a mostrarsi riconoscente e si affiata con le truppe occupanti. Alcuni ufficiali iniziano l'insegnamento della lingua italiana nelle scuole. Continua così per tutto giugno e luglio 1941, la vita della legione che divide la sua attività fra l'addestramento e il servizio di presidio. la 18a Legione d'assalto CC.NN. venne poi disciolta nel novembre 1941, passando alcuni dei suoi legionari, come complementi, alla 108a Legione inquadrata nella divisione "Messina". Zio Bruno Fonti (*) Testo tratto da: E. Lucad-G. De Vecchi, "Storia delle unità combattenti della M. V. S. N. 19231943", Giovanni Volpe Editore, Roma 1976.

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TUTTI ABBIAMO QUALCOSA DA FARCI PERDONARE A volte mi ritrovo da sola, a pensare alle tante persone che ho conosciuto durante la mia vita e agli errori che involontariamente ho fatto. I miei pensieri volano verso posti bellissimi e meno che ho visitato, ma soprattutto verso le persone che nella mia vita hanno preso posto, alcune solo di passaggio, altre invece sono risultate fondamentali per me. A volte mi chiedo se la mia vita stia proseguendo su quella strada che mi ero riposta di percorrere. Mi guardo indietro poche volte ma quelle sono gli unici momenti in cui mi rendo conto effettivamente, se ho sbagliato o no.. E purtroppo mi accorgo che ne ho fatti di errori nella mia vita, mi sono affidata a persone che speravo mi potessero dare qualcosa e che anch’io di conseguenza potessi darne a loro… Ma molte volte non ho

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avuto la capacità di accorgermi subito che quelle persone facevano parte della mia vita solo per quell’istante e che mi avrebbero procurato solo dolore. Però sarebbe troppo facile parlare e dire che molte persone ci hanno ferito e ci hanno procurato dolore… Mi fermo e penso se anch’io posso avere procurato dolore a qualcuno, se quella persona mi ricorda come una persona cattiva e senza pietà… allora spero che se così fosse, un giorno mi possa perdonare, quella persona non ha un volto, non ha un nome e mi auguro soprattutto che quella persona non esista… ma sarebbe da ipocriti pensare che noi abbiamo solo ricevuto del male e non lo abbiamo fatto mai… nella vita tutti noi sbagliamo e raramente ce ne rendiamo conto. AriaFresca

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PROVERBI SULLA SCUOLA È finito anche quest’anno scolastico 2018/ 19, con grande sollievo da parte di alunni poco inclini allo studio, se sono riusciti lo stesso ad essere promossi, e dei loro genitori; con un po’ di nervosismo per chi ha debiti da recuperare per settembre; peggio per chi dovrà ripetere l’anno; con grande soddisfazione per chi si è guadagnato la promozione dopo tanto impegno e, meglio ancora, per chi ha ottenuto ottimi voti. Più lunga di qualche giorno, più difficile e ansiosa la fine della scuola per chi deve sostenere gli esami, da quelli in quinta elementare ( ora chiamata primaria di primo grado) fino alla maturità. Quando ero ragazza io, gli anni di scuola dell’obbligo si fermavano alla scuola media, poi per chi non voleva o non poteva proseguire, si apriva velocemente il mondo del lavoro, con la scelta di posti disponibili in molti settori. Ora giustamente gli anni obbligatori si sono allungati, perché la cultura è la conoscenza che rende libera ogni persona, ma per chi non ama studiare questi anni sono vissuti come una forzatura. Purtroppo poi anche la ricerca di un lavoro è spesso difficile e snervante rispetto al passato. Molto diretti e senza troppa delicatezza certi proverbi dialettali usati anni fa in tema di scuola e promozione: “passà per èl büs de la ciàf” ( promozione con appena appena la sufficienza), “èser sbaticc föra” (magari dopo parecchie bocciature e promossi per sfiancamento degli insegnanti), o ancora simpaticissimo ”ìga fat le scöle alte ‘ntat che i sbianchézàa chèle base” ( aver frequentato le scuole ai piani alti, non certo ad alti livelli, intanto che imbiancavano quelle ai piani inferiori), per far capire che si erano frequentati solo pochi anni di scuola e malvolentieri. Più serio e motivo di orgoglio invece “ìga fat le scöle alte” riferito a chi aveva frequentato le scuole superiori. In generale i genitori non si lasciavano andare a troppi complimenti, neppure se la promozione con buoni voti dei figli ne avrebbe meritati. La scuola era considerata un dovere da assolvere, senza tante

smancerie e senza pretese di regali a fine anno “ta g’hét fat èl tò doér”. Molte famiglie non potevano permettersi spese extra, ma pure per altre più abbienti era proprio il modo di insegnare ai figli i loro doveri senza nulla pretendere in cambio, fin da piccoli. Molti ragazzi venivano mandati a lavorare durante le vacanze, proprio per far capire loro quanto è duro il lavoro, non solo la scuola! Si è passati da un estremo rigore a ricompense esagerate per cercare di spronare o premiare i figli studiosi. Come sempre ci vorrebbe un po’ di equilibrio: riconoscere i meriti ai figli è importante per alzare la loro autostima e invogliarli a impegnarsi sempre di più per raggiungere obiettivi nella vita; per contro, regali eccessivi passano il messaggio che assolvendo anche ai doveri più basilari si ha diritto ad un premio. Sperando che l’ anno scolastico sia terminato bene per la maggioranza…. buone vacanze a tutti gli studenti! Ornella Olfi

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MEZZANE DI CALVISANO

MEZZANE: SUOR LUCIANA CAUSETTI DA 50 ANNI RELIGIOSA Delle Suore Operaie di Botticino per tanti anni presenti anche nella Frazione di Calvisano Parlare di Suor Luciana Causetti che domenica 16 giugno è stata festeggiata a Mezzane di Calvisano per i suoi 50 anni di professione religiosa, significa addentrarsi nella storia della Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth di Botticino. Esse hanno segnato la storia religiosa della nostra Parrocchia nell’ultimo cinquantennio del secolo scorso. Giunsero a Mezzane il 17 luglio e festeggiate solennemente domenica 25 luglio 1943, in coincidenza con la commemorazione del parroco don Andrea Galuppini, un anno dopo la sua dipartita terrena. Sacerdote mezzanese e parroco per tredici anni, il quale si adoperò per il loro arrivo, lasciando in eredità alla parrocchia un beneficio per tale intento. Furono accolte nell’abitazione accanto alla chiesa, nei locali sopra l’asilo da loro gestite. Abitazione poco idonea qualche anno dopo, quando dovettero abbandonarla. Vi ritornarono nel 1954 abitando in via Berardo Maggi, dove al piano terra vi era la scuola materna comunale, ora casa Bregoli. Si trasferirono qualche anno dopo sopra il Centro Sociale di Via Orientamenti, mentre la nuova Scuola Materna in Via Chiese -costruita con l’Amministrazione Varinacci-Marini-Cò-Grazioli- ed entrò in funzione dopo il 1976, attualmente funzionante, idonea e ben organizzata. Vi rimasero fino al 25 giugno 1995, quando la Congregazione intensificò la sua presenza, aprendo Comunità in varie realtà, anche in paesi in paesi di missione, come in Francia, Inghilterra, Africa, Brasile. La Comunità Parrocchiale e Civile aveva goduto della loro operosità cristiana, con una viva e attiva testimonianza nell’ambito educativo della scuola materna, nella fabbrica dove erano presenti come operaie, nella gente, nelle famiglie e particolarmente nell’educazione della gioventù femminile. Nella Congregazione fondata da don Arcangelo Ta42 www.newentry.eu

dini nel 1900, fatto santo il 26 aprile 2009, molte giovani di Mezzane diventarono Suore: Felice Teresina Zabaleni, Dionisia Tononi, Leonilde Sambinelli, Lorenza Bregoli - già salite al cielo -, Serana Rodella, Anna Maccarinelli, Daniela Este, Luciana Causetti ed ultimamente nel settembre del 2018 Maria Arici, che noi consideriamo mezzanese. Suor Luciana Causetti, mezzanese da sempre, è nata il 2 ottobre 1947 a Montichiari, frequentando le scuole elementari prima a Montichiaresa, dove ha abitato, e quindi a Mezzane, dove la famiglia, di Oreste Causetti -combattente nelle seconda guerra mondiale- e mamma Domenica Biazzi era venuta ad abitare nel vicolo di fronte alla Chiesa. Sette i fratelli, Luigi, Severino, Lina, Marino e Franco nati prima di Lei, Angelo e Adriana nati dopo. Oltre a brava casalinga, da giovane ha lavorato in un maglificio a Calvisano, entrò in convento a Botticino Sera il 19 marzo 1966, abbracciando la professione religiosa il 29 aprile 1969. Dal 1969


MEZZANE DI CALVISANO

al 1972 ha studiato a Roma per conseguire il diploma di Maestra D’Asilo. Attività che professa dal 1973 nella scuola materna di Pieve di Bono (TN) e dal 1974 al 1976 in quella di Botticino Mattina. Dal 1976 al 1980 sceglie l’impegnativa vita Missionaria in Africa nel Burundi. Paesi lontani che hanno segnato la straordinaria presenza di persone legate a Mezzane. Don Giovanni Cabra giunse fra i primi missionari bresciani nel 1964. Divenne parroco a Nyamurenza, dove lo raggiunse ad aiutarlo nel 1967 don Gabriele Facchi, parroco più tardi dal 2002 al 2015 Calvisano. Non poche le Suore Operaie che la furono e sono tutt’ora missionarie avendo in Burundi attive ben otto Comunità. Una realtà missionaria che ha visto le Suore Operaie aprire una Comunità dal gennaio 2016 in Rwanda, nella parrocchia di Kanyanza, aderendo alla richiesta del Vescovo Smaragde Mbonyintege, di casa a Mezzane fin da quando studente a Roma e poi come sacerdote, comunemente chiamato dai tanti amici mezzanesi “Padre Smeraldo”.

Suor Luciana con i parenti Nel 1980 Suor Luciana torna a lavorare come operaria a Guidizzolo in uno scatolificio. Ritorna di nuovo in Burundi nel 1981, però è costretta a rientrare nel marzo 1983, per la morte del Papà, quindi per motivi di salute non può ritornare nell’amata Africa. Nel 1984 opera il suo apostolato a Fantecolo di Provaglio d’Iseo (BS), e dal 1985 al 1999 è Maestra d’Asilo nella Scuola Materna di Passirano (BS), così come dal 1999 al 2008 a Daone (TN). Qui raggiunge il traguardo della meritata pensione. Fino al 2015 è stata a Milano come animatrice liturgica, catechista, seguendo le famiglie in difficoltà, portando la Santa Comunione agli ammalati. Un impegnativo apostolato di donna consacrata ed innamorata, appassionata dell’uomo e della donna che lavorano, come ha indicato dal fondatore don Arcangelo Tadini. Un apostolato tutt’ora diffuso e donato, insieme a Suor Rosangela e Suor Nunzia dal 2016 ad oggi a Guidizzolo mantovano, poco distante da Mezzane. Marino Marini

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DOTTORE Caro Dottore, sono un alcolista, uno dei tanti che Lei avrà certamente incontrato durante l'esercizio della Sua professione. Le scrivo per ringraziarLa di avermi concretamente aiutato a curare le mie patologie, per avermi indicato la strada e le persone che hanno poi risolto il mio problema principale: la malattia dell'alcolismo. Già nel 1956 l'O.M.S. definiva l'alcolismo come una malattia e non come un semplice vizio. I pazienti, vittime di questa dipendenza, inizialmente si rivolgono a Lei dichiarando disturbi vari, che spesso vengono chiaramente identificati come effetti dell'abuso di alcol. Seguono terapie del caso quindi l'invito a smettere o, quanto meno a moderarsi nel bere. Però a questo punto il paziente non vorrà più ritornare da Lei. E' più probabile che verrà in sua vece, la moglie o un familiare, che dirà: "Non sta bene, gli può dare alcuni giorni di riposo? Ha dolori alle gambe, allo stomaco, ecc, ....". Potrei continuare descrivendo tutta l'evoluzione della sindrome alcolica e l'involuzione della personalità dell'alcolista ma Lei conosce bene queste cose e sa che alla fine il risultato sarà: transaminasi alte, steatosi, polinevrite, a volte fragilità dei capillari, ematèmesi, ecc.... Passa il tempo. Le assunzioni di bevande alcoliche diventano numerose e sempre più ravvicinate fino alla sbornia serale, quasi ogni giorno. Nel frattempo ci sono richiami sul lavoro, la famiglia prima smarrita, perché non sa bene cosa succede, poi sgomenta quando capisce la drammaticità della situazione, comincia a sgretolarsi affettivamente ed economicamente: nessuno sa cosa fare. Gli amici consigliano pastiglie magiche, che tolgono la voglia di bere, o altre che provocano nausea verso l'alcol; tentativi con Antabuse,

Alcover, ecc. ma lui, colui che ha perso il controllo del bere, continua a bere dosi sempre più piccole, sempre più frequenti. Non ne può più fare a meno, è come una droga, mentale e fisica, una vera ossessione. Ma Lei Dottore, almeno Lei, un giorno ha incominciato ad informarsi fuori dai soliti ambiti ed è venuto a sapere che altre persone potrebbero aiutare il Suo paziente. Sono alcolisti. Sono altri alcolisti che hanno provato le stesse cose, o molto simili e sono riusciti smettendo di bere, a fermare l'infernale girandola del bere ossessivo e compulsivo. Queste persone sono pronte ad aiutare il Suo paziente ad uscire dal problema restituendo l'aiuto che loro avevano ricevuto ventiquattro ore prima. Ecco Dottore perché Le ho scritto. Per dirLe grazie e per suggerirLe di informare i Suoi pazienti alcolisti che noi ci siamo. Noi, ALCOLISTI ANONIMI, pronti ad aiutare disinteressatamente il Suo paziente e restituirlo alla vita, come è avvenuto nel mio caso. Grazie Dottore Un alcolista anonimo Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

Il Giornale della Gente

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RIFLESSIONI

CIAO AMICO DELLA VITA

Oggi amico mio ti sento distante, da tempo non ricevo messaggi, forse ti senti deluso dalle aspettative dei tuoi progetti, oppure hai smesso di sognare e hai ripreso a fumare? Sento anch’io la nostalgia dei tempi passati, cosa credi? Soffro anch’io quando la solitudine è la mia compagna nelle fredde sere d’inverno, lo sai? Se però vuoi venirmi a trovare, mio fedele amico di bei ricordi, condividere i momenti negativi per consolarci a vicenda; sapremo ridere delle nostre disavventure per migliorarci; reinventeremo nuove idee, credendo ancora una volta insieme; vivremo la nostra esistenza nella profondità dell’essenza! Ma non ti scoraggiare, miglior amico mio, in quanto ho bisogno di te, non farmi mancare il tuo affetto; non serbarmi mai rancore poiché tu sei parte di me.

Sappi cogliere il frutto dell’onestà, e se vuoi chiedimi di starti vicino: io ci sarò con tutta la forza per affrontare ostacoli apparentemente insormontabili per ricostruire questa collaudata amicizia fraterna, e sarà allora che un sorriso si stamperà sul cuore, perché il nostro sodalizio sia indivisibile, ciao amico di vita. Fabrizio Villa

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RIFLESSIONI

LA PARABOLA DEL PESCATORE Un turista americano in vacanza in un piccolo villaggio messicano nota un pescatore locale sulla spiaggia intento a sistemare il pesce appena pescato. Si complimenta con lui per la qualità del pesce e gli chiede quanto tempo ci ha messo per pescarlo. “Non molto tempo” risponde il messicano. “Perché non resta in mare più a lungo ? Potrebbe catturare più pesce !” osserva l’americano. “Questo pesce è sufficiente per la mia famiglia”, risponde il messicano. “Ma cosa fa nel resto del tempo?” “Mangio il mio pesce, gioco con i miei bambini, faccio una siesta con mia moglie, poi la sera vado al villaggio con i miei amici, suoniamo la chitarra, cantiamo ... si, insomma ... abbiamo una vita piena. L’americano lo interrompe, “Senta, io ho una laurea in economia ad Harvard. Lei mi è simpatico e credo di poterla aiutare. Mi ascolti: Lei dovrebbe iniziare a pescare di più ogni giorno. Potrebbe vendere il pesce extra e con le entrate comprarsi una barca più grande !” “E dopo ?” “Con la barca più grande potrà pescare ancora di più, potrà prendersi dei collaboratori ed acquistare altre barche con le quali incrementare ancora di più la sua pesca.” “e quindi ?” chiede il messicano incuriosito. “Bè, a quel punto potrà negoziare direttamente con gli impianti di trasformazione del pesce invece di vendere al pubblico. In seguito potrà aprire il suo proprio impianto, capisce ? Potrà lasciare questo piccolo villaggio ed installarsi a Città del Messico. Poi quando gli affari cresceranno potrà trasferirsi a Los Angeles o a New York e dai suoi uffici gestire tutta la sua attività !” “Quanto tempo ci vorrebbe ? “ chiede il messicano. - “Bèh ... direi ... Venti, venticinque anni.” risponde l’americano. “E dopo ?” - “Dopo la cosa diventa davvero inte-

ressante”, risponde l’americano.”Quando il business è davvero grande, potrà quotare la società in borsa e fare milioni di dollari, mi-lio-ni ! capisce !?” “Davvero? E dopo ?” Chiede il messicano. “Eh bè ... a quel punto, con tutto quel denaro potrà ritirarsi in un piccolo villaggio sulla costa, andare a pescare quando vuole, giocare con i suoi figli, prendersi una siesta al pomeriggio, cantare con i suoi amici ...” “Con tutto il rispetto Señor...” Lo interrompe il messicano, “... questo è esattamente quello che sto già facendo ora. Perché dovrei sprecare 25 anni ?” Romano

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RIFLESSIONI

COSE DA NON PERDERE Non ci si dovrebbe mai perdere il tempo di trovarsi, quello di parlarsi, quello di dirsi un tivogliobene. Non ci si dovrebbe mai perdere i sorrisi, gli abbracci, i risvegli, l’attimo prima di addormentarsi. Non ci si dovrebbe mai perdere il cielo, e il sole e neanche le nuvole che dipingono. Si dovrebbe poter camminare a naso in su e non doversi mai schiantare su quello che passa nel mezzo. Non ci si dovrebbe perdere i momenti, le idee, i pensieri. Mai perdersi un colore, una sfumatura. E i profumi! E l’incedere lento di passeggiate senza meta, e i

click della macchina fotografica, e le parole che diventano libri e le parole che diventano persone e le persone che diventano amici. Mai perdersi la compagnia e mai la solitudine, mai senza musica e mai senza silenzio. Non ci si dovrebbe mai perdere le foglie che cadono e che diventano gialle, rosse e oro e il rumore della pioggia, e i risotti caldi e accoglienti come pouf che ti ci puoi mettere comodo e non per! derti la felicità che sta dentro certe marmellate che sono crema di frutta e meraviglia. Valentina

DEDICATA ALL'AMORE

Ci sono persone che non conoscono il significato di un certo sentimento, l’innamoramento. Ma che cos’è l’amore? Una coa che quando non l’hai ne stai male, a lungo andare. Magari l’hai conosciuto e poi l’hai perduto. L’amore è un sentimento profondo, forse più vecchio del mondo. E’ fortunato chi l’ha conosciuto, anche se solo per qualche minuto o per un breve e lungo periodo. E’ come una forte brezza che ti accarezza, che ti fa battere velocemente il cuore, che ti libera la mente e non ricordi più niente. Momenti magici, unici e irripetibili. Com’è sfortunato colui che non l’ha mai provato! A volte ci si chiede il perchè ma la risposta spesso non c’è. L’amore è una gioia mista al dolore. Gioia, anche solo per essere in

compagnia, ma ci dev’essere la magia dell’attimo che fugge via, dolore quando lo insegui e più non lo raggiungi. Poi perdi tutti e ti tuffi in qualcosa di più brutto, di più scialbo e più spento, ma che comunque vale la pena di essere vissuto in ogni momento. Ci lasciamo alle spalle esperienze vissute, poco o molto piaciute. Ognuno di noi vive questo sentimento, in base al proprio momento. Momento si sa scandito dall’età. L’adolescenza dove tutto è preso con poca coscienza, lagioventù, dove si comprende un poco di più ed infine la maturità, dove spesso tutto se ne va, forse perchè siamo noi a lasciarlo sfuggire per poi re inseguire. Le cose belle durano poco, si sa, ma per esse non c’è tempo e non c’è età. GRAZIE

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L’INTERVISTA

SARA BARBATO

Dal mondo dei social dove nel giro di qualche mese ha già avviato le prime collaborazioni, a quello dei videoclip musicali in attesa di varcare la soglia del mondo dello spettacolo. Quella di Sara Barbato assomiglia molto ad una cammina-

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ta a passo svelto. La sua intenzione, nemmeno troppo nascosta, è di bruciare le tappe e ritagliarsi uno spazietto nel mondo dello spettacolo, della fotografia, delle influencer. Le sue armi in più? Testa sulle spalle come dovrebbe essere per qualunque mamma (già, nonostante il fisico, Sara Barbato è anche mamma…) e un fisico da urlo come si addice ad una fitness trainer. Mens sana in corpore sano. I risultati, frutto del mix di elementi, non hanno tardato ad arrivare. Ultima in ordine di tempo, la collaborazione con il cantante Lino Cericola. Una figurazione speciale proprio accanto al cantante torinese che le ha permesso di vivere il fascino del set, delle riprese, dei tempi e dei “ciak”. Pochi giorni dopo, come fosse un segno del destino, un brand di t-shirt l’ha scelta come ambassador dei propri capi di abbigliamento. Due indizi di solito fanno una prova… Com’è stata l’esperienza nel videoclip musicale “Dimmi che sei mia” di Lino Cericola? Mi sono trovata benissimo, sia lui che lo staff hanno dimostrato un entusiasmo travolgente e


L’INTERVISTA

una simpatia contagiosa. La mia fortuna è che… chissà, forse grazie al mio sorriso, nella maggior parte del video mi si vede mentre ballo accanto al cantante. Ma forse non è finita lì… L’esperienza mi è piaciuta moltissimo, di conseguenza questa partnership potrebbe proseguire ancora. Insomma non è detto che io non figuri in un altro dei suoi prossimi video! Da parte mia, massima disponibilità: sono molto felice perché si tratta di un lavoro assolutamente divertente. “Dimmi che sei mia” è stata un’avventura davvero affascinante: un video molto ironico in cui si parla di un amore non corrisposto e di una storia tutta da scoprire. Nel mentre, il tuo profilo Instagram continua a crescere. È nata come una sfida, con me stessa prima che con gli altri. Oggi, a distanza di qualche mese da quando ho iniziato a dedicarci seriamente del tempo, posso dire di aver raggiunto step soddisfacenti. I followers sono incuriositi da tutti i miei aspetti: quello di mamma, quello di lavoratrice costretta a far combaciare i tempi al millesimo di secondo, quello di personal trainer e quello di… ragazza che non vuole rinunciare alla propria femminilità. Non a caso… Da qualche settimana è iniziata la collaborazione con il brand di t-shirt Manymal che mi ha

voluta come ambassador e testimonial dei loro prodotti. E siccome le notizie belle non arrivano mai da sole, da qualche giorno ho iniziato anche una speciale partnership con Privilege Events, azienda specializzata nella produzione di abbigliamento femminile. Due collaborazioni a cui ne seguiranno certamente delle altre… CONTATTI SOCIAL Instagram -> @sarettabarbi

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“Inesorabilmente”

...spaventato credendo d'averci lasciati indietro nel percorso della vita di tutti i nostri giorni decise di gonfiare sempre di piú tutti i suoi muscoli, così tenendo pieno e vivo l'Animo d'ognuno di noi stessi... beh amici miei, dovete sapere che se pur spossato da un periodo assilllante o quant'altro di negativo, chi o cosa cerchi di tendergli degli agguati dietro ogni angolo acuto della vita, Lui sa sorprenderli semplicemente su di una curva tonda, proprio com'é fatto. In Sè ... non ha timore di nascondersi dietro quest'acuti che lo circondano, o almeno ci provano, ma ne dubito ci riescano perché sente sempre il dovere di partecipare ad un'altra storia, una storia che proviene dal profondo d'un sentimento dedicato a Lui ed ai suoi simili, i simili che ci tengono vivi e che portiamo sempre in noi stessi. Lui é Fantastico perché con un impervia tenacia riesce a scacciare quello spavento... ...é il Nostro Gran Cuore... ...brano ideato e scritto da Bezzi Roberto classe 1978 ...*R... 56 www.newentry.eu

“Bruce Springsteen”

... capace di trascinarci su di una vetta se pur impegnativa da risalire sa tener sempre piena la carica, quella carica della vostra “ Anima “ per far sì che l’arrivo del vostro traguardo crei attorno a sè una fantastica atmosfera ... stiamo parlando di Chi sa raccontare il cammino della nostra vita, con i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi gesti, la sua musica... tutto il suo modo di fare donandogli l’orgoglio, il mito di ognuno di noi ... grazie “Bruce Springsteen“. ...brano ideato e scritto da Bezzi Roberto classe 1978 ...*R...

NEW ENTRY il Giornale della Gente

Quindicinale d’informazione sociale e culturale

Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis

Anno 25- N°10 del 29/06/2019 SEDE

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Profumo di lavanda Nome scientifico: lavandula - nome comune: lavanda, dal gerundio latino del verbo lavare, perché nell’antichità la lavanda era molto utilizzata per detergere il corpo, ma se ne conoscevano già pure le molte proprietà terapeutiche ( calmante per il mal di testa, ansia, insonnia, balsamica per sintomi influenzali), cosmetiche e curative in olii di bellezza e disinfettante per la casa. La Provenza è famosa per le sue affascinanti distese immense di lavanda, ma la lavanda cresce bene in molte zone d’Italia e fiorisce rigogliosa anche nei nostri giardini, in cespugli e siepi dai fiori viola raggruppati in profumatissime spighe che maturano da giugno ad agosto. Le nostre nonne e le nostre mamme ci hanno insegnato ad essiccare i fiori, inserirli in sacchetti di cotone, magari ricamati con le iniziali e abbelliti da pizzi, metterli nei cassetti e negli armadi per profumare la biancheria e fare inoltre da antitarme. Anche mia mamma aveva un grande cespuglio di lavanda da cui ogni estate raccoglieva le spighe. Preparava con cura per lei e per noi figlie vari sacchettini: per questo amo molto il profumo di lavanda, perché mi ricorda prepotentemente lei, il suo amore per la natura e le sue attenzioni per noi. Il profumo intenso della lavanda attira le farfalle in giardino, ma allontana le zanzare. Le api 0% ti O 1 clien T ON vi SC nuo ri pe

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adorano i suoi fiori, da cui ricavano un delizioso miele, utile per combattere le affezioni broncopolmonari. Fin dal 1700 la lavanda è l’elemento base per comporre pot-pourri profumati per la casa. L’olio essenziale ha molteplici usi curativi, cosmetici, è usato dai ceramisti per diluire i colori e viene usato per dipingere le porcellane. Nel linguaggio dei fiori ha due significati un po’ contradditori: diffidenza e virtù. La lavanda, dunque, abbellisce i nostri giardini, ci regala moltissime proprietà interessanti, ha un profumo inebriante inconfondibile e ha quel “sapore” di pulito genuino unico! Ornella Olfi

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L’INTERVISTA

KALLIST Modella, fotomodella e cantante. Un’artista a 360 gradi capace di conquistare il pubblico con la sua voce, col suo fisico e con la sua empatia. Kallist – come è conosciuta dal pubblico – è un’autentica forza della natura. Sempre pronta a buttarsi in progetti innovativi, inediti, interessanti. Abituata a muoversi nel campo dello spettacolo, versatile e simpatica, negli anni ha avuto la forza per costruirsi un autentico personaggio che oltre ad aver spopolato nel campo della moda è ora alla conquista del mondo della musica. Ma in lei non c’è “solo” estetica. Nel cassetto ha una laurea in Giurisprudenza, il sogno di produrre film, e un lungo elenco di collaborazioni nei panni di attrice e testimonial di moda e brand, culminati nell’ultimo periodo nella produzione di video musicali. Non a caso molto bolle in pentola, anche se ad inizio anno è arrivata la novità lungamente attesa dai fans. Infatti, è uscito un “pezzo” tutto tuo… Ho prodotto un video musicale dal titolo “Il delirio delle janare” in cui si parla di una strega bianca che è contesa tra l’amore di Artemio e Eduard; eppure, il suo principe sarà sedotto dalla “janare” una strega nera molto perfida che gli ucciderà Dafne… Guardatelo e fatemi sapere che ne pensate! Non solo musica. Kallist “nasce” dal mondo dei concorsi e della fotografia. La fotografia rappresenta il mio inizio di carriera, intrapreso partecipando a vari concorsi di bellezza tra cui Miss Italia. In seguito ho fatto parte di numerose agenzie, sempre col sogno di diventare un grande attrice. Poi, come sempre accade, da cosa è nata cosa. Ho conosciuto un numero sempre maggiore di fotografi, ho realizzato moltissimi shooting, ho capito che

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mi piaceva stare al centro dell’attenzione e mi sono sentita portata per diventare una modella. La tua carriera poi come è proseguita? Ho lavorato per varie agenzie, mi ricordo la prima che aveva sede a Milano! Facevo un sacco di sacrifici, ma grazie a questa collaborazione ho preso parte ai primi spot a livello regionale per poi finire su alcuni canali importanti. Ho anche seguito corsi di portamento, ma per mia fortuna la danza mi ha dato un’ottima postura. Mi sono sempre messa in gioco: anche se venivo scartata in diversi casting di moda, il giorno dopo andavo avanti finché non arrivavano altri lavori. Ed ecco che si sono susseguiti i primi risultati importanti. Ho iniziato la mia carriera con lungometraggi e cortometraggi, avevo 15 anni e venni presa per far parte di un coro in Emilia Romagna nei panni di infermiera di Giulietta. Da quel momento è iniziato il mio mondo. Ho condotto programmi a livello regionale, ho fatto la show-girl, ho dato immagine a diversi video musicali tra cui il mio nel quale ho rappresentato il personaggio che avevo creato.


L’INTERVISTA

Essere al centro dell’attenzione ti riesce naturale. Sono molto egocentrica, ma ottengo sempre quello che desidero fin da piccola. Difetti ne ho tanti, nessuna è perfetta! Adoro ballare, cantare e recitare… mi immedesimo nei vari personaggi a tal punto da non dormirci la notte. Ma non solo: adoro leggere e scrivere i miei copioni. E nessuna sfida ti preoccupa più di tanto. Ho partecipato a vari concorsi che sono stati trasmessi su varie reti. Ho citato Miss Italia, ma potrei parlare anche di La più bella del mondo o Ragazza In. Ogni volta che conquistavo una fascia, per me è sempre stata una grande soddisfazione. Hai un ideale di bellezza? Adoro la classe di Audrey Hepburn e l’eccellenza di Naomi Cambpell. Che immagine ti piace veicolare? Voglio veicolare l’immagine di una donna elegante e di classe. Mi piace la moda e odio le foto spinte finalizzate solo per ottenere follower: la donna non è una bambola… Come ti immagini fra dieci anni? Io e il futuro? Risponde semplicemente dicendo che ho tantissimi progetti in cantiere, spero di produrre i miei video e far conoscere nuovi attori. Senza dimenticare la mia futura collezione di moda con cui voglio andare alla conquista

del mondo fashion! Il mio sogno è quello di incontrare un produttore americano che realizzi il mio film e pubblicare un libro che parla di un carnefice. Sto lavorando per realizzare, come Kallist, una collezione di abiti unici e inimitabili. CONTATTI SOCIAL @model-actress kallist

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SPETTACOLO

ISA E CHIA: PARTY DI FINE STAGIONE

Venerdì 24 maggio 2019 a Roma, prima al meraviglioso Tiki Tiki Rooftop e poi al celebre Toy Room, si è svolto come di consueto il party di fine stagione organizzato da Isa e Chia. A festeggiare insieme alla blogger Chiara Bonati l’ex tronista di Uomini e Donne Mattia Marciano, gli ex corteggiatori del Trono Classico Alessio Campoli, Giulia Latini, Pierpaolo Pretelli, Fabrizio Baldassarre, Martina Luciani, Sophia Galazzo, Perla Cupini, Raffaella Papa e Luce Barucchi, l’ex cavaliere del Trono over Cristiano Lo Zupone, da Il Collegio Nicole Rossi, da Temptation Island Valeria Bigella e Selvaggia Roma col fidanzato Luca

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Muccichini, dal Grande Fratello Vip la Marchesa Daniela Del Secco D’Aragona, dal Gf 15 Alberto Mezzetti, Angelo Sanzio e Lucia Orlando, l’ex allievo di Amici di Maria De Filippi Simone Baroni, gli opinionisti televisivi Roger Garth e il conte Roberto Filo della Torre, da Pechino Express Cristina Bugatty, la conduttrice radiofonica Turchese Baracchi e i fashion blogger Gaetano Ragozzino, Federica Cres e Yuri Patricelli. Le immagini della serata sono opera della fotografa Giulia Lucarini. Per il vestito di Chia si ringrazia Guendalina Store.


LIPOMA

Il lipoma è un tumore benigno del tessuto adiposo, che può comparire in qualunque parte del corpo e che si manifesta con più frequenza nelle parti molli. Il lipoma può presentarsi a qualsiasi età; la sua dimensione può variare da 1-2 fino a 15 centimetri di diametro. I fattori che causano il lipoma non sono ancora stati riconosciuti; si sospetta però che ci sia una qualche responsabilità genetica nell’insorgenza dei lipomi. Il lipoma si presenta sotto forma di piccola escrescenza sottocutanea non dolorosa, visibile a occhio nudo solo quando le sue dimensioni cominciano ad essere più considerevoli. Al tatto si presenta come un rilievo mobile e di consistenza molle. Il lipoma si forma più frequentemente su collo, dorso, ascelle, natiche, cosce e braccia, ma può nascere in qualunque parte del corpo. Esistono tipologie di lipoma più rare, che si formano in zone più interne dell’organismo. Anche

SALUTE

queste forme di lipoma sono benigne e, dunque, non pericolose. Fra le forme rare di lipoma si ricordano: - Lipoma intestinale- Lipoma cardiaco - Lipoma sinoviale. Se il lipoma è piccolo, spesso non è necessario ricorrere ad alcuna terapia, anche perché la trasformazione del lipoma in tumore maligno è rarissima; nella maggior parte dei casi, infatti, il paziente non si accorge neanche di avere il lipoma che, se non si accresce, può rimanere sotto pelle per tutta la vita. L’asportazione chirurgica diventa invece necessaria solo nei casi più gravi, in cui le dimensioni del lipoma crescono fino a raggiungere i 15 centimetri. L’intervento chirurgico, che prevede l’asportazione dell’intera escrescenza compresa di membrana che la ricopre, può essere effettuato anche per ragioni estetiche o quando la posizione in cui è posto risulta fastidiosa o dolorosa per il paziente.

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Approfondimenti a pag.2-3

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