New Entry, il Giornale della Gente - Edizione di Bergamo del 29 Maggio 2019

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Editoriale

IL NOSTRO MALE? L'APPARENZA! Non c'è grande stima per l'essere umano in questo articolo... dettato dal fatto che ogni giorno accadono fatti ignobili che ad una persona "normale" non verrebbero in mente neppure nell'anticamera del cervello. Picchiato a morte da 6 minori e 2 maggiorenni (calci e pugni senza motivo) Mamma narcotizza il figlio per tentare di ucciderlo. Fortunatamente viene salvato dalle forze dell'ordine. Maltrattamenti su bimbi alle elementari da parte della maestra. Stupro di gruppo con immagini riprese tramite telefono. Finanziere accoltella la compagna e poi si uccide. Aggredita in ospedale perchè russa: muore una donna di 64 anni. Il pianto disturba la coppia appartata in auto: madre uccide figlio di due anni. Ma di cosa stiamo parlando? Questi dis-umani non sono persone qualunque... ma siamo NOI, il vicino di casa, l'ami-

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co, lo zio, il nonno. Persone che compiono atti del genere dovrebbero essere condannate ai lavori forzati fino alla morte con pane e acqua. MA IL DONO DELLA VITA CONTA ANCORA QUALCOSA? Una domanda che ci chiediamo in pochi, impegnati a fare selfie e postare sui social la nostra bella e superficiale vita alla ricerca di un modo nuovo per distinguerci, pronti a criticare senza argomentare. Siamo crollati mentalmente... non abbiamo punti di riferimento se non quello della bella vita, dell'apparenza... Chissenefrega se dentro siamo vuoti... Anch'io faccio sempre più fatica a dare il buon esempio sia nei gesti che nelle parole... perchè ci troviamo inscatolati in questa società arida di cuore e ne veniamo inevitabilmente contaminati. Ti trovi ad aiutare una persona e questa invece di ringraziarti approfitta della tua generosità, cerchi di infondere nei figli il senso della civiltà, del rispetto che inizia dalle piccole cose: per fare del male non serve uccidere, basta gettare un pezzo di carta in un prato. Fu la prima frase che scrissi 25 anni fa su questa rivista ed è attuale più che mai! Anche se non è facile non bisogna fare di tutte le erbe un fascio: ci sono persone


EDITORIALE

meravigliose al mondo che cercano ogni giorno, con il loro impegno di migliorare questo nostro pazzo mondo. Sappiamo bene che ciò che fanno non è che una goccia nell'oceano. Ma se, rubando le parole di Madre Teresa di Calcutta, questa goccia non ci fosse, all’oceano mancherebbe. Importante non è ciò che facciamo, ma quanto amore mettiamo in ciò che facciamo; bisogna fare piccole cose con grande amore. Lasciar perdere le invidie, l'egoismo, il ciarlatare inutilmente offrendo a chi ci sta accando, compagna o amico che sia, momenti piacevoli di riflessione, gesti d'affetto che tanto mancano ai giorni nostri. Ci si manda i baci e gli abbracci

tramite smartphone... poi ci si incontra e non ci si saluta nemmeno. Ci rendiamo conto che la vita surreale ha sostituito la nostra offrendoci cosa? Amore? Amicizia? Affetto? Magari in qualche caso possono avere anche aiutato i social ma poi... scappiamo via, troviamoci subito insieme, faccia a faccia, mano nella mano e se incrociamo una lattina per terra.. fermiamoci a raccoglierla! Un ottimo esempio da dare ai nostri figli e a chiunque osservi la scena. Qualcuno potrebbe dire che sono gesti banali che non servono a nulla... cerchiamo di fargli capire che non è così! Gianluca Boffetti

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Sarai molto esigente in campo sentimentale: se sei single vorrai cercare nuove opportunità e le troverai..., se vivi una relazione di coppia affronterai un cambiamento. Nel lavoro evita di farti assalire dalla fretta di concludere, potresti sbagliare.

La Luna con i suoi raggi ti irradia benevolmente, suggerendoti i giusti percorsi da prendere nel lavoro. In amore, la tua grande capacità di comunicare e di importi ti offrirà ottime nuove facendoti superare gli ostacoli. Un consiglio: sii onesto con te stesso.

La settimana ti promette fortuna soprattutto nel settore degli affetti, se hai un’unione oggi potresti anche parlare seriamente con la tua partner del vostro futuro. Nel lavoro, anche se sarai leggermente stressato, nulla di negativo. Fai un po’ di sport.

CANCRO 22/06-22/07

LEONE - 23/07-23/08

VERGINE - 24/08-22/09

Dovrai stare attento a non suscitare gelosie nella partner: una telefonata o un messaggio potrebbero farti ricevere una sua richiesta di spiegazione. Nel lavoro, non lasciarti rovinare la giornata da un contrattempo.

In ambito affettivo, si prevede una fase un po’ critica nel tuo rapporto di coppia, forse a causa di un tuo atteggiamento poco chiaro. Nel sarai soddisfatto dei traguardi raggiunti perché corrisponderanno a quelli che ti eri prefissato; questo ti darà una grande carica ed agirai con più determinazione.

Ti sembrerà di non essere in grado di svolgere il tuo lavoro serenamente, qualcosa ti farà sentire demotivato. In amore, riuscirai ad intravedere una svolta positiva nell’immediato. Un consiglio: accetta un invito.

BILANCIA - 23/09-22/10

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In ambito lavorativo, l’attuale situazione non ti soddisfa e cercherai di trovare delle alternative più consone alla tua personalità. In ambito affettivo, se da tempo ricerchi una partner ideale, durante questa serata avrai modo di sfoggiare una nuova conoscenza e suscitare l’invidia degli amici.

Avrai uno stato d’animo positivo che ti permetterà di circondarti di persone simpatiche ed amichevoli. In ambito affettivo sarai molto passionale e protettivo, darai suggerimenti alla partner su come comportarsi e lei apprezzerà questo tuo gesto.

In ambito lavorativo non dovrai agire da solo, anzi è preferibile chiedere un consiglio anche se sarai convinto di potercela fare senza alcun aiuto! In ambito affettivo la fase risulta essere molto delicata; mostrati comprensivo e troverai facilmente un punto d’incontro.

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In ambito affettivo, non avrai voglia di prendere delle decisioni importanti che riguardano il tuo rapporto e darai delle risposte evasive per non affrontare direttamente la situazione. Questo però farà arrabbiare la partner. Nel lavoro ti sarà necessaria una buona dose di pazienza per affrontare il tuo quotidiano.

Dovrai fare attenzione a non fidarti subito delle persone appena conosciute se vuoi evitare amare sorprese. In ambito lavorativo dovrai evitare di lamentarti: sarà utile valutare meglio i tuoi investimenti. In ambito affettivo, avrai una fantasia particolare che conquisterà una nuova conoscenza di natura timida ed introversa.

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In amore sarai molto affascinante ed anticonformista e questo ti permetterà di acquisire nuove e valide conoscenze. Se vivi una relazione di coppia, vorrai armonizzare il tuo rapporto. Nel lavoro dovrai abbassare le tue difese e riconoscere il giusto, onde evitare di trovarti all’improvviso in una situazione insostenibile.


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Società

GESUITA NELLA COERENZA E NELLA GENEROSITA' Quando si parla o si scrive di una persona che non c’è più, a cui ci si è legati per un lungo tragitto di vita insieme, a dispetto di qualsiasi avversità, c’è sempre il rischio di incorrere in una idealizzazione, di appiccicare addosso medaglie e nastrini, sommando parole che non confortano il dolore di questa assenza. Padre PierSandro Vanzan non era solamente un Gesuita senza paura, un giornalista e uno scrittore arguto e instancabile di Civiltà Cattolica, della carta stampata, è stato soprattutto un amico, un fratello, un padre, e un orizzonte a vista per tutti noi della Comunità Casa del Giovane, una “consueta” coscienza critica, a volte aspra e ammonitrice, ma sempre colma di amore, in nome dell’amicizia con don Enzo Boschetti, fondatore di questa grande casa-comunità di servizio-terapeutica. Pochi mesi fa era tornato nuovamente tra noi per svolgere ulteriori esami clinici dal Prof. Viganò, con il quale era nato un rapporto affettivo bellissimo, basato sulla stima reciproca. Stava in mezzo a noi con il passo più lento, con l’udito meno buono, ma con la mente lucida di chi non aveva timore di sporcarsi le mani nel dolore e nelle tragedie degli uomini.

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Per ogni suo amico, sono certo, ci sarà un momento di sbandamento, ma altrettanto convintamene, indipendentemente dalla fede che si professa, c’è bisogno di ricordare ciò che questo uomo diceva, scriveva, faceva, perché da questa esperienza personale e comunitaria potranno sorgere e rafforzarsi nuove energie cui fare leva, nuove forze interiori per imparare a amare con ardimento: i Santi non sono cartoline illustrate da acquistare nei giorni di festa, ma il respiro di cui non possiamo fare a meno per avere fede e credere a quella Croce dove ora Padre Vanzan sta al suo legno. Per chi segue il solco di un Vangelo mai ripiegato su se stesso, non è difficile tradurre dalle

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SOCIETA'

intenzioni di tante storie tramandate, più che mai attuali, lo stile di vita, i comportamenti quotidiani, e non è irriguardoso accostare Padre Vanzan a un prosieguo della storia più antica e giovane, per continuare ad avvicinare le parole che ci ha lasciato, senza per questo disegnare una verità folgorante che gia c’è, il rischio è più palese e vicino alla terra sotto i nostri piedi, cioè di raccontare e narrare senza sosta la vita di quel legno stretto alle sue mani, facendo ulteriore prossimità con Dio, e non più a quel dubbio che ci serve a nascondere le nostre stanchezze, i nostri limiti, le nostre incapacità ad abbandonarci a ciò che è.Nei tanti anni che ci hanno visti accanto, ho conosciuto “sottopelle” Padre Vanzan, siamo stati insieme, come lo è stata tutta la Casa del Giovane, fino a diventare la sua grande casa, non era mai un pensiero scontato, non era semplice seguire le sue tracce, le sue orme, perché a volte parevano così profonde da incutere timore, manco fossero di un orso eretto al cielo.

Sono tanti gli episodi che danno l’idea del carico di autorevolezza di questo sacerdote profeta nella santità profetica di chi lo attraversava e accompagnava come don Enzo Boschetti e le sue intuizioni, la sua vista prospettica, il coraggio delle scelte, la generosità della coerenza. Insieme hanno cresciuto un albero della vita importante, la Casa del Giovane, una radice formidabile perché affondata nel loro amore. L’intensità della passione quando postulava Giovanni Palatucci, il famoso Questore buono, la sua capacità di raccontare quanta giustizia albergava nel cuore di questo funzionario di Polizia, di questo uomo delle istituzioni, e di quanto un uomo possa scegliere di essere giusto, mentre è schiacciato e ucciso dall’ingiustizia più inenarrabile. C’è un bisogno sincero di onorare persone come queste, di ancorarle al cuore, alla vita spirituale di ognuno, alle fatiche dell’esistenza, per farne esempio da rileggere ogni volta che servirà. Vincenzo Andraous

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SEGNI NEL TEMPO

Terremoto di Costantinopoli del 557 Il terremoto di Costantinopoli del 557 ebbe luogo la notte del 14 dicembre di quell’anno. L’epicentro è stato localizzato nel Mar di Marmara, a breve distanza dalle località odierne di Yesilköy e Küçükçekmece. Questo terremoto, descritto nelle opere di Agathias, Giovanni Malalas e Teofane Confessore, causò gravi danni a Costantinopoli, allora capitale dell’impero bizantino in una regione frequentemente colpita da terremoti. Diversi terremoti minori avevano preceduto il grande evento, di cui due rispettivamente in aprile e ottobre. Il principale terremoto di dicembre fu caratterizzato da una violenza senza precedenti e “rase quasi completamente al suolo” la città. Esso causò danni ad Hagia Sophia, il quale contribuì al crollo della sua cupola l’anno successivo, oltre a danneggiare le mura di Costantinopoli sino al punto che gli Unni invasori furono in grado di penetrarle con facilità nella stagione successiva. Eventi precedenti La regione di Costantinopoli fa parte di una zona sismica attiva. I terremoti furono relativamente frequenti durante il regno di Giustiniano I (r. 527-565). Un terremoto del 533 aveva portato una folla a cercare rifugio presso il Foro di Costantino, ma non ci furono vittime. Terremoti minori furono riportati anche nel 540-541, 545, 547, 551 e 55408 www.newentry.eu

555. Ci furono due precursori del grande terremoto del 557. Il 16 aprile 557, il primo terremoto dell’anno aveva scosso la città, non causando danni reali. Il 19 ottobre del 557, ci fu un secondo terremoto con una mancanza simile di danni. Eventi Il terzo e più grande terremoto colpì a dicembre. Secondo Agathias, Costantinopoli fu “quasi completamente rasa al suolo” dal terremoto. Lo descrive come ineguagliabile in grandezza e durata. Osserva che avvenne durante le celebrazioni dei Brumalia (il Festival dei nomi), poco prima del solstizio d’inverno e l’entrata del Sole nel segno del Capricorno. Esci descrive anche come la città prima del terremoto fosse stata colpita da un inverno rigido. Le scosse iniziarono verso mezzanotte, quando la maggior parte dei residenti di Costantinopoli dormivano. Esse destarono i cittadini e mentre gli edifici tremavano, “si potevano udire strilli e lamenti”. Le scosse successive furono accompagnate da suoni simili a un tuono provenienti dal suolo. L’aria, secondo quanto riferito, “si affievolì con le esalazioni vaporose di una foschia fumosa che saliva da una fonte sconosciuta, e brillava di un cupo splendore”. residenti in preda al panico iniziarono ad evacuare le loro case, raccogliendosi in strade e vicoli. Agathias


SEGNI NEL TEMPO

osservò che la città aveva pochi preziosi “ampi spazi completamente privi di ostacoli”, il che significava che i residenti non erano al sicuro dalla caduta di detriti anche all’aperto. Una pioggia di nevischio li inzuppò e tutti “soffersero molto per il freddo”. Molti cercarono rifugio nelle chiese della città. Agathias nota che il disordine regnava. Uomini e donne “si mescolavano liberamente”, un evento insolito in sé. Pochi prestavano attenzione al grado e al privilegio nella corsa per evitare infortuni. Gli schiavi, per esempio, non prestavano attenzione agli ordini dei loro padroni. Il distretto di Rhegium, vicino al porto di Costantinopoli, subì la più grande perdita di edifici. Molti altri edifici furono demoliti o subirono danni strutturali. Agathias nota che “un gran numero di persone comuni” perirono, mentre Anatolio fu l’unica vittima tra le alte sfere della società.All’alba, il terremoto era cessato. Le persone felicissime iniziarono a cercare quelli più vicini e più cari a loro, “baciandosi e abbracciandoli e piangendo

di gioia e sorpresa”. Conseguenze La cupola della Basilica di Santa Sofia fu indebolita dal terremoto e crollò completamente nel maggio del 558. Le mura di Costantinopoli furono gravemente danneggiate. All’inizio del 559, gli Unni attaccanti riuscirono a passare attraverso le aree danneggiate delle mura. Varie altre chiese e edifici vennero danneggiati. Giustiniano I iniziò un breve periodo di lutto. Non indossò la sua corona per i quaranta giorni successivi al terremoto. Il terremoto fu successivamente commemorato da una liturgia annuale di suppliche. Agathias affermò anche che vi fu un effetto di breve durata sull’atteggiamento della popolazione: i ricchi erano motivati alla carità, i dubbiosi erano motivati a pregare, e i viziosi erano motivati alla virtù, il tutto in un apparente sforzo di propiziazione. Agathias riferisce che presto tutti caddero di nuovo nelle loro precedenti attitudini. Fonte: Wikipedia

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RIFLESSIONI

LE FRAGOLE GUSTOSE DI UNA VOLTA È stagione di fragole, ma ormai più nessuno le chiama “maöle”, abbiamo italianizzato anche questo termine, come molti altri. Ricordo che le chiamava così mia zia Teresa, che ne coltivava molte nel suo orto, perchè lei e lo zio facevano i fruttivendoli. Molte volte mia mamma andava ad aiutarla nella raccolta, faticosa perché le piante di fragole rimangono basse e lenta, perché la fragola è un frutto delicato, da cogliere e sistemare nelle cassette con attenzione. Come ricompensa la mamma ce ne portava a casa un po’ e noi le mangiavamo con golosità. Il giovedì sera gli zii le caricavano sul loro carretto insieme a verdure e frutta coltivate da loro, con altri prodotti comprati al mercato all’ingrosso a Brescia, spingendolo a mano la mattina seguente fino in piazza al mercato. La zia faticava tanto e spesso, purtroppo, sostituiva anche in lavori pesanti il marito, reduce

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da qualche bevuta di troppo. Adesso verrebbero chiamate biologiche, a km zero, sarebbero più apprezzate e avrebbero un prezzo superiore a quelle del supermercato, perché molto più genuine; allora invece non c’erano molte distinzioni, se non nel grande lavoro di chi, piccolo commerciante come gli zii, cercava di produrre in proprio per risparmiare e per offrire prodotti di maggior qualità. La fragola contiene vitamina C, flavonoidi antiossidanti, potassio, magnesio, calcio ma oltre a queste sue importanti proprietà, da sempre è simbolo della primavera: frutto dolcissimo nel pieno della sua maturazione, sia mangiata al naturale che con zucchero e limone, in macedonia con altra frutta o su un goloso cono gelato. Peccato che molte volte nei supermercati si acquistino cestini di fragole piuttosto care, ma quasi insapori. Ornella Olfi


RIFLESSIONI

SANGUE FRA STORIA E LEGGENDA

Il detto “bagno di sangue” oggi indica un grande spargimento di sangue, a causa di eventi tragici e violenti, ma ha origini diverse. Anticamente indicava l’immersione di una persona in una vasca colma di sangue di animali per fortificarla e farle acquisire le caratteristiche dell’animale a cui era stato tolto ( per esempio di toro per la forza o di agnello per la mansuetudine). Si racconta anche che il sangue venisse bevuto per trasmettere la potenza della persona a cui era stato tolto, per esempio di gladiatori uccisi nell’arena. Per rinvigorire gli anziani e allungarne la vita ancora nel 1400 facevano loro bere sangue di giovani sani e forti. Molti

i tentativi di trasfusione di sangue animale all’uomo e molti i tentativi di trasfusione poi tra persone, ma finchè non si studiarono i gruppi sanguigni, nessun caso ebbe successo. Dal medioevo fino al secolo scorso frequentissimo il ricorso ai salassi a scopo terapeutico, spesso con sanguisughe. Da tutto questo si evince quanti significati si sono attribuiti nei millenni al sangue, alcuni frutto di credenze un po’ strane e senza riscontro medico, ovviamente, altri furono esperimenti utili allo studio delle trasfusioni, ma il senso comune era che il sangue è un elemento indispensabile e vitale. Questa è tuttora una verità inconfutabile. Ornella Olfi

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TESTIMONIANZA DI MARIO: LA SVOLTA NELLA SUA VITA Ciao sono Mario e sono un alcolista. Dopo una lunga sofferenza nel cercare di trovare un metodo per smettere di bere, dove tutti mi dicevano che dovevo smettere ma non come fare, per la prima volta sentendo un mio collega di lavoro che non beveva da tre mesi gli chiesi come aveva fatto lui. Mi ha detto che frequentava Alcolisti Anonimi. Così ho riflettuto rendendomi conto che all’incirca ogni tre o quattro giorni ero ubriaco. Per me riuscire a non bere per tre mesi era già una vittoria perciò chiesi all’amico se potevo partecipare anch'io alle riunioni. Ci mettemmo d’accordo per la sera dopo per andare al gruppo. Sono entrato in gruppo la prima sera, il 17 settembre 1984. Pensavo di

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andare in mezzo a barboni e ubriaconi e mi resi conto che l’unico ubriaco ero io perché avevo bevuto per farmi forza e coraggio per entrare in gruppo. Le parole che mi hanno colpito di più quella sera era che non era l’ultimo bicchiere che mi faceva male. Così mi hanno detto ”Prova a non bere il primo bicchiere per 24 ore”. La cosa che mi ha incoraggiato di più nel sentire le testimonianze era che il metodo delle 24 ore funzionava. Al di là delle loro vicissitudini, essendo io più giovane di 10-15 anni, mi sono rispecchiato dentro nelle storie... ed è come se mi avessero letto nel pensieri e come se mi conoscessero da prima. Ma all’infuori del mio amico che mi ha accompagnato, le altre persone non le avevo mai viste ne conosciute. E così iniziai a fare le mie prime 24 ore e ho visto che non era poi così difficile smettere di bere. Ma Alcolisti Anonimi di hanno fatto di più. Mi hanno dato un programma composto di dodici passi, dodici tradizioni, dodici

Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che mentre facevamo finta di non sentire il richiamo della mamma quando incombevano le tenebre, c’era sempre qualcuno che diceva: “chi segna l’ultimo vince” incurante del punteggio che magari era in quel momento 32 a 1. Noi che non avevamo il cellulare per andare a parlare in privato sul terrazzo. Pop Swatch


concetti che racchiudono i tre legati: recupero, unità, servizio. Alcolisti Anonimi mi ha attratto per la disponibilità degli amici e la condivisione del programma. Nel confrontarmi con le altre persone mi sono accorto che ero pieno di rabbia, rancore, risentimento e con tanta voglia di vendicarmi per i torti subiti. Ma con il tempo ho capito grazie ad un amico che mi ha preso benevolmente sotto la sua protezione giorno dopo giorno. che dovevo cambiare il mio modo di pensare, di parlare e di agire. E’ stato un lungo percorso con diverse scivolate, difficoltà nel cercare di fare le cose giuste con onestà e sincerità. Pian pianino mi sono accorto di avere un brutto carattere da gestire, soprattutto le mie emozioni, avendo lasciato i miei istinti liberi di agire senza controllo. Ho imparato che la vendetta, i rancori non servono a niente se non a star male e non vedere le cose belle che passano vicino come ad esempio

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il vivere tranquillo, sereno. Grazie al programma ho imparato a vivere un giorno alla volta senza pormi delle mete e limiti. Ogni giorno provo a fare del mio meglio nel lavoro, in famiglia, con gli amici e nella società. Ho imparato a cercare a restituire ciò che gratuitamente mi è stato donato mettendo a disposizione il mio tempo e le mie capacità ad Alcolisti Anonimi. Io, che non sono mai stato costante a portare a termine un progetto non avrei mai pensato di frequentare ancora dopo 35 anni il gruppo. Cosa mi spinge a farlo? Se attraverso la mia esperienza e l’aiuto del gruppo riusciamo a trasmettere al nuovo venuto la possibilità di una vita nuova senza bisogno di rincorrere all’alcol. tutte le nostre sofferenze si tramutano in soddisfazione nel vedere l’amico nuovo trasformare la propria vita in positivo. Ringrazio Alcolisti Anonimi per ave trasformato la mia vita. Mario

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RIFLESSIONI

FINCHE' MORTE NON VI SEPARI

Penso che la fortuna più grande sia quella di sposare la persona giusta; in questo caso la strada della vita, anche se tortuosa e piena di buche, sarà sempre percorribile serenamente; le difficoltà sono divise in due e le gioie moltiplicate. Io sono stato fortunato perché ho sposato veramente una brava persona. La frase che dà il titolo a questo mio breve racconto: finché morte non vi separi, è una di quelle che fanno molto riflettere e prospettano un grande impegno; ci fu pronunciata, quando io e la mia metà ci siamo uniti in matrimonio, da un grandissimo sacerdote: Don Luigi Corrini (scomparso non molto tempo fa ), arciprete di Verolanuova, paese di mia moglie; era un uomo di fede di quelli che non ti scordi più. Negli incontri prematrimoniali mi colpì molto la sua determinazione e chiarezza nello spiegare i vari argomenti trattati; una sera ci disse che quando veniva a conoscenza che, una coppia da lui sposata, aveva deciso di separarsi, per lui era come prendere una pugnalata nella schiena; a testimonianza di quanto ci tenesse alle coppie da lui unite. Ogni volta che l'incontravamo si fermava sempre a parlare con noi:< tutto bene in famiglia?

Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che finivamo in fretta i compiti per andare a giocare a pallone sotto casa. Noi che guardavamo ‘La Casa Nella Prateria’,’Candy Candy’ e ‘Giorgie’ anche se mettevano tristezza. Noi che avevamo sempre un soprannome passibilmente infamante ma nessuno si offendeva. 14 www.newentry.eu

La bambina cresce bene? Adesso che scuola frequenta? E il mais l'hai già seminato?> Le sue non erano domande di circostanza, da bravo pastore quale era, gli interessava veramente sapere come stavano le sue pecorelle. Mia figlia ed il suo compagno, hanno deciso di sposarsi in giugno, quando l'hanno detto a me e mia moglie siamo rimasti molto contenti, (basta non pensare alle spese che ne conseguono), premetto che convivono da tre anni e hanno una bambina di due, una meravigliosa creatura che ha rubato il cuore a tutti noi; oggigiorno sembra essere una prassi convivere prima del matrimonio, personalmente sono favorevole. Secondo me, solo vivendo sotto lo stesso tetto si riesce a capire se si è veramente fatti l'uno per l'altra anche se i figli sarebbe meglio rimandarli dopo essersi sposati altrimenti queste povere creature rischierebbero di pagare pesanti conseguenze per errori fatti dai loro genitori. Ricordo quando mia figlia andava a scuola, nella sua classe, c'erano due ragazzini figli di genitori separati; avevano gli occhi sempre malinconici, raramente li vedevo sorridere; un giorno li andava a prendere il non-


no, un giorno la zia, un giorno lo zio; una volta dimenticavano i libri a casa di uno, una volta a casa dell'altro; sembravano dei pacchi con destinatario sconosciuto, mi dispiaceva moltissimo vederli sballottati da una parte all'altra. Adesso che giugno si avvicina, mia figlia è sempre più agitata, nervosa, si accende come un fiammifero per banali discussioni; mi ha fatto comprare un abito di un determinato colore perché deve essere in pendant con quello dei testimoni, il fiore all'occhiello deve essere in tinta con quelli che addobberanno la Chiesa. Io dico una cosa: ma chissenefrega dei colori, delle tinte, della giarrettiera della sposa (sembra che oggigiorno sia indispensabile), non discuto che bisogna essere eleganti, ma perché non concentrarsi maggiormente sulla straordinaria importanza del matrimonio? Visto che si sposeranno in Chiesa (con grandissima gioia mia e di mia moglie), il loro non sarà un

RIFLESSIONI

semplice contratto, ma un Sacramento; perciò è amare l'altro in modo totale, come Dio ama noi; è considerare la famiglia che ne segue, il centro, il fulcro, il perno della vita dei suoi componenti. Mia zia Orsola spesso mi ripeteva: "sposarsi è come accendere un focolare assieme, ogni giorno la coppia per tenere accesa la fiamma, deve mettere sul fuoco un po' di affetto, di stima, di dialogo, dei piccoli gesti d'amore". Parole Sante, mi viene da dire. Tutto il resto, gli abiti stupendi, i fiori, gli addobbi, i vari ghirigori, sono la cornice e tale deve rimanere; il quadro sei tu e il tuo compagno, e credimi figlia mia adorata, tu non hai bisogno di fronzoli per essere bella, né fuori, né dentro; la natura è stata molto benevola nei tuoi confronti, ed anche nei nostri. Il papy Giordano

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Mousse al salmone, salsa vere e spuma di formaggio Ingredienti per 4 persone 1 scatola di salmone sott’olio 1 mazzetto di prezzemolo 5 capperi 1 scatola piccola di tonno sale e pepe 100 grammi di formaggio tipo Philadelphia falde di mandorle e semi di papavero 3 fogli di gelatina GELGIA’ del molino Chiavazza olio E..V.O Preparazione ricetta Bagnare i fogli di gelatina in acqua fredda, quando saranno ammollati toglierli dall’acqua e scioglierli in microonde. Frullare il salmone, aggiungere una parte di ge-

latina e mettere il composto in un sac a poche. Frullare il prezzemolo con il tonno, i capperi e una parte di gelatina, sale e pepe, mettere poi in un altro sac a poche. Aggiungere al formaggio cremoso un filo di olio e sale e pepe, montare con le fruste da cucina e porre poi nel sac a poche. Porre in frigorifero i sac a poche e solo quando le preparazioni saranno raffreddate si potrà comporre il finger food. Adagiare sul fondo la mousse di salmone, la salsa verde e per finire la spuma di formaggio. Decorare con falde di mandorle e semi di papavero. Anna - www.cucinacreare.it

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Dedicato a mio fratello

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... oggi vive platealmente dal 1988 come se se fosse appena nato... calpesta la strada ogni giorno ed ogni notte con le sue proprie ruote sapendo d'essere in buone mani, senza chiedere mai quanto tempo serva ancora ...è un bisonte, un bisonte che riesce ancora a creare l'infinita opera d'una sensazione che inevitabilmente accompagnata dal proprio capitano si chiede chi essa sia... è la voce che unita in sé stessi la si sente gridare contro la fatica, contro la stanchezza; cosí che scavalcando ogni ostacolo mostratosi fronte a loro fanno bufera riportandosi a casa l'un l'altro ... La Leggenda continua ... dedicadet to my brother Maury Brano scritto da Bezzi Roberto.... classe 1978 ...*R...

...nell'anno 1994 ...diretti in Turchia... era come salire su di un palcoscenico che non sa lasciarti mai; così che avvolgendoli in tutto quello che si possa creare su di esso diventava quasi l'impossibile... pronti a sorpassare ogni avversitá che gli si presentava scontrosa, per loro non vi era imposto nessun ostacolo, perchè la loro meta li attendeva lá, anche se a stento, lei credesse che non ce l'avrebbero fatta mai... ma una volta sbarcati, il tendone del palcoscenico lo aprivano loro mostrando a tutti e soprattutto a se stessi chi fossero ... d'ora in là il loro Animo cresceva sempre piú vivo, fino al completamento della loro impresa... ed è così che il loro ruggito non è mai stato soffocato, perchè hanno sempre saputo e capito d'essere molto piú incisivo nel loro stesso confronto; senza timidezza, vergona o che si voglia dire. Brano ideato e scritto da Bezzi Roberto.... classe 1978 ...*R...

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"Lettera di un padre” Quando un padre piange il tempo si ferma e quando un padre piange ogni sicurezza vacilla perchè lui ha il compito di tener lontani i mostri con la sua grande mano. Quella stessa mano che vi ha sollevato in aria al primo vagito nella gioia della nascita. In seguito, avete imparato a respirare da soli ma avete ancora bisogno della mia mano che vi sollevi e vi salvi dagli orrori del mondo. Se perdo una moglie, mi chiamano vedovo; se perdo un padre, sono orfano; Se sopravvivo, sono un superstite. Se perdo un figlio, strano ma è così, non c'è aggettivo alcuno. Non so ancora, dopo diciotto anni, se padre si diventa o si nasce ma io, con tutti i miei difetti so con certezza che vi proteggerò dall'oscurità della vita. Dedicato a Camilla e Mattia Claudio Torri

"Mamma Anna”

Chioccia dalle grandi ali che proteggi ed accudisci figli e nipoti. Discreta, fondamentale presenza per tutti noi, discendenti tuoi. Tu esile barca, che hai affrontato tempeste e mare in burrasca senza affondare mai. Tu che hai navigato in acque torbide, senza sporcare mai la tua china. Vieni superba marinaia, ammaina la tua vela, sediamoci a riva, ammiriamo il tramonto; che meravigliosi colori, che splendida luce, ma non è bella come la tua, stupendo faro di tutti i giorni miei. Giordano

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IL SALOTTO DI KETTY

DIMAGRIMENTO E MATABOLISMO Ciao a tutti? Come state? Passate bene le feste Pasquali e tutti i giorni di festa che si sono susseguiti? Spero di si…anche perché so che molti di voi si sono presi qualche giorno di vacanza, anticipando le “vere” vacanze estive. E so anche che qualcuno si è concesso quel qualcosa in più a tavola, complici appunto queste giornate dove lo stare in compagnia per un pic nic, oppure una grigliata all’aperto è irrinunciabile. E come spesso accade subito dopo l’”eccesso” viene quel senso di colpa e si cerca di correre ai ripari…ed è così che in Erboristeria a Presezzo abbiamo un via vai di persone che vogliono un qualcosa di naturale per perdere peso, in preparazione della temutissima prova costume! Bene, prodotti, ce ne sono di tutti i tipi e per tutte le tasche, pubblicizzati oppure no, da quello che placa il senso di fame a quello che limita l’assorbimento di lipidi. Ma quale scegliere? Tutti validissimi prodotti, però come purtroppo sappiamo, nel momento che assumiamo tali integratori e seguiamo un regime alimentare adeguato si hanno i risultati sperati, appena allentiamo la presa si ritorna punto e a capo; il terribile effetto yo-yo!!! Questa condizione demoralizza chi per periodi più o meno lunghi si è fatto il “mazzo” e appena finisce il percorso, come per magia, ecco che poco alla volta il gonfiore e i kg persi ritornano a farsi vedere e sentire. Ma perché succede questo? Ed è proprio a questo punto che bisogna parlare di metabolismo. Bisogna mettersi bene in testa che se il nostro metabolismo non viene attivato a dovere, la perdita di kg è solo un fatto temporaneo…questa è scienza! Il metabolismo è come se fosse un bruciatore, una caldaia, interna al nostro corpo, che utilizza i principi nutritivi per funzionare e produrre quell’energia che serve per le nostre attività quotidiane (lavorative e/o sportive) e per far funzionare al meglio i nostri apparati. In quest’ultimo caso si parla di metabolismo basale; è il minimo dispendio energetico necessario a mantenere le funzioni vitali e lo stato di veglia. In un individuo sano e sedentario esso rappresenta circa il 60-70% del dispendio energetico totale. Voglio ricordare che è più alto negli uomini rispetto alle donne e tende a diminuire con l’età, calando circa un 8% ogni 10 anni. Esso non è uguale per ogni individuo, varia in base alla costituzione, alla percentuale di massa magra (i muscoli), a fattori ormonali, alla nutrizione e al tipo di dieta, all’utilizzo di farmaci, allo stato di ansietà ecc. Insomma ci sono tantissime variabili che possono far diminuire drasticamente il nostro metabolismo basale. Il restante 30-40% del dispendio energetico viene assorbito durante le fasi attive della nostra vita: lavoro, sport e attività svolte nell’arco della giornata. Come è facile intuire, più un lavoro sarà duro, oppure uno sport più faticoso, più Kcal vengono consumate durante tali attività. Quindi va da se, che prima di cominciare la famosa dieta per per20 www.newentry.eu


IL SALOTTO DI KETTY

dere peso, serve alzare il nostro metabolismo, in modo da poter “bruciare” più Kcal possibili. E qui viene il bello…vi starete chiedendo ma come si fa? Ovviamente la risposta più scontata è quella di introdurre l’attività fisica medio-intensa nella nostra vita. L’ideale sarebbe svolgere un 70% di attività aerobica (corsa, biciletta, nuoto) e un 30% di attività anaerobica (pesi). Questa suddivisione è studiata per consumare massa grassa con l’aerobica e aumentare la massa magra con l’anaerobica. Come detto in precedenza, un corpo con una percentuale più alta di muscoli, consuma più calorie per mantenerlo attivo. Oltre a questa fase attiva bisogna aggiungerne una pseudo-passiva, ossia un regime alimentare corretto e bilanciato con un supporto di integratori naturali sviluppati per aiutare ad attivare il metabolismo sia basale che attivo. L’Erboristeria Presezzo, è il punto vendita di riferimento di questo metodo, creato dal Dottor Mauro Mario Mariani, medico chirurgo specializzato in angiologia, dove possiamo studiare insieme a voi una strategia mirata e soprattutto personale per raggiungere il vostro obiettivo. Nel 2018 abbiamo fatto da consulenti del metodo a più di 100 persone e con orgoglio abbiamo pubblicizzato anche sui nostri social un traguardo importante: i nostri clienti hanno perso un totale di 945 kg nell’arco dell’anno!!! Quest’anno ci siamo specializzati maggiormente, inserendo anche consigli alimentari gratuiti, in collaborazione con i nostri nutrizionisti, Katia è la referente principale, per chi decide di intraprendere questo percorso, finalizzato al benessere fisico, mentale e perché no anche estetico! Nell’arco delle 10 settimane, sarete seguiti passo a passo, ogni vostro quesito troverà una risposta; ogni settimana si valuteranno insieme i risultati ottenuti tramite un controllo finalizzato al vostro obiettivo. I risultati ottenuti saranno duraturi, perché non solo abbiamo curato l’aspetto alimentare in ogni sua parte, ma ci siamo soprattutto focalizzati ad aumentare il vostro metabolismo per evitare l’effetto yo-yo. Via aspettiamo in negozio per pianificare con voi il vostro percorso. Per ulteriori informazioni, dettagli, TRATTAMENTI-MASSAGGI TERAPEUTICI MANUALI o CONSULENZE PRIVATE ci potete contattare: Mail negozio: info@erboristeriapresezzo.com - Sito: www.erboristeriapresezzo. com oppure ci trovate in negozio ERBORISTERIA PRESEZZO, Via Vittorio Veneto, 1064 Presezzo. TEL 035/4156226. Ivan Mangili e Katia Mussetti

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QUESTO E ‘ IL MIO NOME

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori.

Alessia Deriva dal nome greco Alékso che è tratto dal verbo Aléxein (proteggere) e significa ‘colei che protegge’. In alcuni casi rappresenta la forma abbreviata di Alessandra. Può essere considerato una derivazione di Alessandro. Il nome è molto comune in Russia. L’onomastico di Alessia si festeggia il 9 gennaio in ricordo di Sant’Alessia vergine martire francese. Alessio, invece, viene festeggiato il 17 luglio in ricordo di Sant’Alessio confessore, nobile romano, morto nel 412 a Costantinopoli, patrono dei pellegrini e dei viaggiatori. Caratteristiche: dal carattere pieno di tono e vitalità è una persona dinamica e intraprendente, ma di fronte ad alcuni aspetti della vita risulta talvolta ansiosa e dubbiosa. Non ama essere contraddetta e per questo potrebbe rivelarsi permalosa. Curiosità: Alessia è un nome molto diffuso nell’Italia centro settentrionale, le regione con maggiore diffusione sono il Lazio (28%) e la Lombardia (17%), il nome è molto diffuso anche in Europa dell’Est e soprattutto in Russia. Secondo alcuni il nome Alessia è paragonato ad Adelaide e Alice o Alicia, la sua variate più diffusa al maschile è Alessio. Si ricorda Sant’Alessio Falconieri che era uno dei Sette Santi fondatori, vissuto nel XIII secolo e morto centenario. Gli imperatori di Costantinopoli, Alessio Comneno che sostenne l’impresa della prima crociata (1096-1099); fra i pope-patriarchi ortodossi possiamo ricordare il russo

Alessio II, interlocutore dei papi romani nella prospettiva dell’unità dei cristiani. Nella letteratura francese ricordiamo il poema “Vita di Sant’Alessio”, per la Letteratura che riguarda il romanzo storico ricordiamo “Alessiade” scritto da Anna Comnea. In musica Cristina D’Avena nel 2006 ha inciso una canzone dedicata ad Alessia. Significato: difensore Onomastico: 9 gennaio Origine: greca Segno corrispondente: toro Numero fortunato: 7 Colore: giallo Pietra: topazio Metallo: bronzo Classifica: 62° nome femminile meglio votato, 5° nome femminile più cliccato. Micky

Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che se la notte ti svegliavi e accendevi la tv vedevi il segnale di interruzione delle trasmissioni con quel rumore fastidioso. Noi che quando starnutivi, nessuno chiamava l’ambulanza. Noi che tiravamo le manine appiccicose delle patatine sui capelli delle femmine e sui muri. www.newentry.eu 23


TERRITORIO

ALMENNO SAN BARTOLOMEO: STORIA, ARTE E TRADIZIONE

Almenno San Bartolomeo (Almèn San Bartolomé o semplicemente San Bartolomé in dialetto bergamasco) è un comune italiano di 6 207 abitanti della provincia di Bergamo in Lombardia. Il comune si trova circa 12 km a nord-ovest del capoluogo orobico e fa parte della Comunità montana Valle Imagna. Storia La storia del comune di Almenno San Bartolomeo è strettamente intrecciata con la storia di Lemine, prima, e con quella di Almenno San Salvatore, poi. Deriva il suo nome da Lemine, di incerta origine, toponimo di un vasto comprensorio territoriale racchiuso tra la sponda occidentale del Brembo e quella orientale dell'Adda. Almenno San Bartolomeo nacque, per scissione, da Lemine Superiore, l'attuale Almenno San

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Salvatore, il 30 marzo 1601 quando fu erogato l'atto notarile che ne statuì la nascita e ne costituì come territori di pertinenza quelli di Albenza, Longa e Pussano. Lemine Il territorio faceva parte di un ben più ampio comprensorio abitato già in epoca precristiana dai Galli Cenomani, tradizionali alleati di Roma di cui acquisirono la cittadinanza nel 49 a.C., denominato Lemine. I romani lasciarono tracce notevoli della loro presenza in questo territorio importantissimo per l'aspetto strategico, percorso dalla strada militare che collegava Bergamo a Como, parte terminale di quella che univa il Friuli alle regioni retiche. Questa strada scavalcava il fiume Brembo, nelle vicinanze dell'area di San Tomè, con un ponte i cui resti ne lasciano


TERRITORIO

tuttora immaginare le imponenti dimensioni. Del ponte crollato a più riprese nel corso dei secoli non sono rimaste che scarse tracce e una memoria popolare che lo ha attribuito ai Longobardi, tanto da essere comunemente conosciuto come il Ponte della Regina, in questo caso Teodolinda. È comune fra la gente del posto che quasi tutto quanto sappia di antico venga attribuito all'epoca longobarda e molto spesso alla loro regina più famosa. Questo accade anche per il Priorato di Sant'Egidio, per la Basilica di Santa Giulia e per altri monumenti di epoca più tarda. Della presenza romana sono rimasti molti altri reperti archeologici il più significativo dei quali è un'ara dedicata al dio Silvano ritrovata nel territorio almennese. Altri reperti, alcuni di fattura pregiatissima come una Venere mutila, un torso maschile, una testa d'efebo, numerosissime steli funerarie e are votive testimoniano la presenza nella bergamasca di una comunità romana numerosa, strutturata e non soltanto militare. E' inutile dire che la maggior opera che lascia di stucco chiunque si avvicini è la Rotonda di San Tomè, o solo San Tomè come è più generalmente nota, tesoro romanico di grande bellezza soggetta canonicamente dalla parrocchia di San Bartolomeo di Tremozia. Lo scenario storico Le comunità che via via si erano succedute

dopo quella romana, eredi di questa ma anche di quelle che inevitabilmente erano state attratte e avevano ruotato attorno ad essa, erano state duramente afflitte da guerre e da pestilenze. Le genti sopravvissute, disperse sul vasto territorio di Lemine privo di centri abitativi definiti, costituirono delle vicinie dalle quali sono quasi sempre derivati gli attuali centri urbani Con la conquista longobarda Lemine divenne una corte regia molto importante sia per avere ospitato alcuni re longobardi sia per essere stata, nella prima fase del consolidamento del potere longobardo, un crocevia militare di notevole valenza politica. È proprio di questo periodo, la seconda metà del VII secolo, la prima citazione del toponimo Lemine, in un atto del re Astolfo: «[…] in curte Lemennis vigisima die mensis Julii filicissimi regni nostri in Dei nomine septimo» L'atto di Astolfo certifica anche l'esistenza della corte regia, mentre il toponimo Lemine sarà sempre più documentato nelle diverse varianti che porteranno poi a quelle di Almenno, Almé e così via. Dopo la caduta del regno longobardo il comprensorio di Lemine passò ai nuovi dominatori franchi, prima come possesso imperiale fino all'892 poi come feudo dei conti di Lecco, l'ultimo dei quali, Attone, lo lasciò dopo la sua morte (975 all'episcopato di Bergamo; le modalità di quest'ultimo passaggio non sono chiare.

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TERRITORIO

Il periodo comunale San Tomè seguì, subendole, le vicissitudini storiche che portarono alla nascita del comune di Lemine avvenuta il 3 marzo 1220 quando il vescovo Giovanni Tornielli rinunciò ai diritti di vassallaggio e ad ogni interferenza nell'elezione degli organi comunali, riconoscendo così l'autonomia della comunità a cui cedette la propria giurisdizione. Il XIII secolo fu il periodo di maggiore splendore della rotonda, che attrasse grande affluenza di fedeli e generose donazioni, mentre il XIV secolo segnò l'inizio della sua decadenza. Le lotte tra guelfi e ghibellini che af-

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flissero il comune di Lemine durante il Trecento e che portarono alla sua divisione nei comuni di Lemine Superiore e Lemine Inferiore colpirono anche San Tomè. I contrasti fra le contrapposte fazioni comportarono la lenta diminuzione del numero dei fedeli di San Tomè fino ad arrivare alla loro quasi scomparsa dopo la distruzione di Lemine Inferiore dovuta al podestà di Bergamo, Gritti, 13 agosto 1443. Solo il XX secolo avrebbe fatto riscoprire e rinascere la rotonda come importante opera d'arte dell'architettura romanica bergamasca, frutto di quella devozione popolare che produsse altri capolavori romanici come la Chiesa di San Giorgio in Lemine, solo per citarne il più emblematico. La fondazione Non c'è una certezza storica in merito alla datazione della Rotonda di San Tomè.


TERRITORIO

Alcuni studiosi hanno ritenuto che la chiesa poggiasse sui resti di un antico tempio romano a motivo di alcuni imponenti porzioni di muro che avrebbero potuto costituirne parte delle fondazioni. Ipotesi questa che è stata contraddetta da recenti ricerche archeologiche. Altri l'hanno fatta risalire al periodo longobardo, forse a Teodolinda; altri ancora hanno propeso per il successivo periodo franco. Si è concordi invece nel ritenere che in epoca franca, sotto i conti di Lecco, signori del territorio, sia stato costruito un primo edificio ecclesiale di forma rotonda che alcuni elementi architettonici, riutilizzati nella sua seconda ricostruzione, datano attorno al X secolo. Non aiuta, per la datazione, la sua architettura che fra l'altro ha subito notevoli rimaneggiamenti e una ricostruzione tra la fine dell'XI secolo e l'inizio del XII. La sua struttura circolare, il suo sviluppo verticale e concentrico, la sua somiglianza con il Duomo vecchio di Brescia piuttosto che con il battistero di san Giovanni di Arsago Seprio ne escludono una datazione antecedente l'anno 1000. La ricostruzione Il trascorrere del tempo, in un'epoca particolarmente tumultuosa, la probabile disattenzione dei fedeli pressati da altre urgenze e, non ultima, la tecnica di costruzione piuttosto primitiva

contribuirono al degrado della primitiva chiesa attribuita al periodo franco. Tale degrado doveva essere così grave all'alba del XII secolo da spingere il Vescovo di Bergamo alla ricostruzione ex novo del tempio, utilizzando le fondazioni

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TERRITORIO

del precedente e tutti quei materiali il cui stato ne consentiva il recupero, come le colonne ed i capitelli che furono riutilizzati nel piano terra della Rotonda. Si può facilmente osservare come queste colonne siano state allungate, per adeguarle al nuovo progetto, appoggiandole su capitelli capovolti che così ne costituiscono la base, o inserendovi porzioni di altre colonne con un risultato scenografico di grande bellezza, eleganza ed imponenza al tempo stesso. Non si hanno documenti storici da cui ricavare la data certa di questa ricostruzione, ma dall'analisi stilistica della sua architettura, dallo studio dei materiali usati e della tecnica costruttiva è stato indicato come il più probabile il periodo che intercorre tra il 1130 e il 1150. Solo dopo il 1180 compaiono atti da cui si desume l'esistenza della Rotonda a quella data. Verso la fine del XII secolo alla Rotonda furono aggiunti

il presbiterio e l'abside creando all'esterno un gioco di volumi ascendenti che ne snelliscono e movimentano la struttura. Il monastero Alla fine del 1100 e per iniziativa dell'episcopato di Bergamo, alla ricostruzione della chiesa di San Tomè seguirà la fondazione di un piccolo monastero femminile contiguo e unito alla chiesa stessa. Il monastero avrebbe dovuto assolvere, oltre all'esigenza di un luogo di preghiera e di rifugio femminile, alla custodia e alla manutenzione della chiesa. Anche in questo caso non si ha una datazione certa, ma solo presunta; l'unica data sicura è quella riportata in un documento del 1203 che ne testimonia l'esistenza, ricavando quindi che la sua costruzione era necessariamente antecedente, forse contemporanea a quella del presbiterio e dell'abside. Il convento ospitò monache di provenienza loca-

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TERRITORIO

le appartenenti alla classe sociale medio-alta e qualcuna alla nobiltà di Bergamo. Il monastero, sempre sottoposto all'autorità e al controllo episcopale, ebbe una vita alquanto travagliata specialmente nel XIV secolo, con scandali di ordine morale e finanziario che ne minarono la credibilità. Lentamente ma inesorabilmente iniziò la decadenza del complesso, accelerata anche dalle lotte tra guelfi e ghibellini che infuriavano nel territorio coinvolgendo San Tomè e il suo monastero. Il complesso monastico cessò di esistere come istituzione nel luglio del 1407 quando, con i suoi beni e la chiesa, fu incamerato dal Vescovo di Bergamo. Dell'edificio conventuale non è rimasto altro che qualche traccia come i resti del muro d'innesto nella rotonda e tracce di fondazioni che si suppongono suoi. Il monastero accanto alla chiesa esiste ancora oggi. Veniva chiamato "Degli Agri" o "Dei Campi". Fu un luogo da sempre molto sacro per via soprattutto delle numerose tombe romane a inumazione ritrovate nei pressi della costruzione. Dopo essere stata colpita da un incendio e due fulmini, rimane indenne agli occhi del visitatore che può ammirarla nella sua intera bellezza e fascino. L'epilogo Dopo l'incameramento del complesso di San Tomè, chiesa, convento e terreni da parte del Vescovo seguì un periodo d'incertezza e di abbandono. I terreni, i beni più appetiti, furono

dati in affitto ad affittuari a cui poco importava dell'edificio e che lo lasciarono nel più completo abbandono. Vi fu un effimero tentativo dell'episcopato di salvare dal degrado San Tomè e il convento affidandoli a degli eremiti, ma con scarsi risultati. Si giunse così al 29 aprile 1536 quando l'episcopato vendette il complesso ecclesiale alla Prepositura di San Salvatore di Almenno. La lite Il passaggio formale di San Tomè nella proprietà della prepositura di San Salvatore fu l'inizio di una lite plurisecolare. San Tomè era stata precedentemente sottoposta alla giurisdizione canonica della parrocchia di San Bartolomeo pur rimanendo, tra alterne vicende, gestita di fatto dalla parrocchia di San Salvatore. L'atto di vendita che sanzionava questo stato di fatto costituì l'inizio di una lite che si sarebbe risolta solo nel 1907. La situazione si aggravò maggiormente

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quando le due comunità che facevano riferimento rispettivamente alle parrocchie di San Bartolomeo e di San Salvatore furono giuridicamente suddivise, nel 1601, in due comuni separati, quello di Almenno San Bartolomeo e quello di Almenno San Salvatore. L'autonomia non poteva non degenerare in campanilismo in presenza di una situazione oggettivamente bizzarra: una chiesa canonicamente dipendente da un ente era gestita di fatto da un altro ente. Piccole ritorsioni e grandi gelosie portarono a manifestazioni popolari a volte violente e ad appelli alle massime autorità canoniche, compreso il Papa stesso. Solo nel 1907, a più di tre secoli dal suo inizio, e con l'intervento diretto di Papa Pio X la lite si risolse: San Tomè rientrò nella gestione di fatto e di diritto della parrocchia di San Bartolomeo di

Tremozia da cui tuttora dipende. L'architettura San Tomè è uno dei più notevoli esempi di architettura romanico-bergamasca con caratteri stilistici evoluti, anche se propri e tipici di tutto il romanico. Si tratta di una costruzione a pianta circolare e a struttura piramidale formata da tre volumi cilindrici concentrici sovrapposti e digradanti, opera di artigiani sapienti e informati dei

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movimenti artistici che attraversavano l'Europa dell'epoca, capaci tuttavia di mantenere una propria autonomia espressiva tale da rendere la rotonda un'opera unica nel panorama romanico italiano. La rotonda, che richiama nella struttura, pur differenziandosene, la cappella Palatina di Aquisgrana piuttosto che il battistero di Arsago Seprio o il Duomo Vecchio di Brescia, suggerisce una sensazione di eleganza e di leggerezza a cui contribuiscono le nervature verticali, delle semicolonne sul primo corpo, che ad intervalli quasi regolari ne scandiscono e slanciano la superficie esterna. Il gioco delle ombre creato da queste nervature conferisce all'edificio un aspetto quasi teatrale che si inserisce in un paesaggio campestre, alla sommitĂ di un pendio boscoso, fiancheggiato da filari di alberi cui fa da quinta, in lontananza, la corona delle Orobie in una sorta di magica e surreale sovrapposizione di fondali, di toni, di contesti. San Bartolomeo di Tremozia La parrocchiale, San Bartolomeo di Tremozia, risale alla prima metĂ del XV secolo. Si tratta di edificio gotico a tre navate, ricostruito interamente nel XVIII secolo, che ha conservato molte delle opere pittoriche del precedente. Questa chiesa ha assunto una particolare importanza storica per la nascita del comune di Almenno

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San Bartolomeo in quanto è stata, nel XVII secolo, il centro catalizzatore della comunità prima della separazione da Almenno San Salvatore. All'interno sono conservate opere di Bartolomeo Vivarini, una Madonna col Bambino e altre pitture del Moroni. La Fornace Parietti Un grande camino demolito per metà e le camere di combustione coperte di terra: si presentava così la Fornace Parietti, un vecchio opificio ottocentesco stretto tra una strada provinciale e i capannoni industriali, con pochi elementi abbandonati in evidente stato di degrado. Testimonianza dell'antica tradizione della produzione locale, la Fornace Parietti, gestito dalla famiglia Parietti; l'attività si sviluppa a partire dal 1835 per esaurirsi poi agli inizi degli anni Sessanta del XX secolo.

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Da una statistica del 1891, risulta che gli stabilimenti per la fabbricazione di laterizi, la cottura di calce, gesso, cemento e la fabbricazione di terraglie e stoviglie erano 96, con 137 fornaci, delle quali 88 a fuoco intermittente ed altre a fuoco continuo. Parecchi erano alimentati da forza meccanica, a


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vapore od idraulica. Nel complesso vi venivano impiegati piĂš di 1.000 operai. Di questi opifici 16 producevano esclusivamente laterizi, altri 52 laterizi e calce, calce e cemento, gesso e cemento, laterizi, calce e stoviglie, ed occupavano in totale circa 500 operai. Quella di Almenno San Bartolomeo produceva laterizi a calce. Ve-

niva usato materiale scavato nei terreni vicini e come combustibile principalmente carbone Newpelton. Dopo un calo dell'attivitĂ durante e subito dopo la Grande Guerra, nel 1923 l'industria di laterizi ebbe una considerevole ripresa, ma la produzione non fu cosĂŹ importante come nell'anteguerra

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e risultò insufficiente rispetto alla richiesta di mercato per la scarsità della manodopera, per cui molti mattonai, trovati più facili impieghi, non ripresero la precedente professione ed elementi nuovi non si dedicarono in numero considerevole a tale lavoro. All'interno della struttura della fornace Parietti di Almenno San Bartolomeo si svolgevano tutte le fasi del processo di produzione di coppi e mattoni: dalla stagionatura del materiale estratto da vicine cave, alla cottura dei mattoni che avveniva in un forno costituito da una galleria ottagonale e irregolare, suddivisa in 16 camere volta-

te. Le camere erano dotate di aperture arcuate per l'inserimento dei mattoni, di una bocchetta per l'immissione del combustibile e di condotti che convogliavano lo scarico del fumo verso la ciminiera. La gente ricorda come negli anni 30 le maestre una volta all'anno portassero gli scolare a vedere la fornace, spiegandone il funzionamento. Arrivando ai giorni nostri quello che era rimasto dell'antica fornace era il camino, ben visibile ma in parte demolito e le camere di combustione. Lo stato di abbandono peggiorava ulteriormente le loro condizioni: le infiltrazioni d'acqua provocate dal tempo e dal crollo delle tettoie di copertura, il gelo e la presenza di materiale organico, erano fattori che acceleravano il degrado della Fornace. Nelle camere di combustione gli allagamenti ciclici avevano ormai prodotto l'erosione di ampie parti delle murature inferiori. L'acqua assorbita dalle pareti di mattoni era penetrata a tal punto da disgregarle. La costruzione era invasa dalla vegetazione e dalle radici. Il recupero della Fornace è un recupero della memoria. Bisognava conservare la testimonianza di un edificio importante non per lo stile o per la bellezza ma per la funzione che aveva svolto. La Fornace è una "presenza" storica da salvaguardare, un simbolo di quella cultura indu-

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striale che è stata e che resta alla base dello sviluppo di una comunità . Il restauro è riuscito a recuperare il complesso, optando per una soluzione di 'dialogo' fra il passato e il presente. Ne risulta un edificio nel quale convivono due architetture completamen-

te distinte: quella ottocentesca della Fornace e un'architettura contemporanea che esalta le strutture preesistenti. Fonte: Wikipedia Fonte: il libro "La Fornace Parietti di Almenno San Bartolomeo"

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IL MUSEO DEL FALEGNAME

A due passi dalla "Fornace" possiamo trovare uno straordinaio Museo dedicato al legno. Nato nel 1987 dalla profonda passione del fondatore Tino Sana per l’arte del mestiere del falegname, è considerato oggi patrimonio culturale di altissimo profilo. Da piccolo spazio di conservazione dei vecchi attrezzi del mestiere a vero e proprio museo, dove potrete trovare tutte le botteghe con i loro arnesi: il seggiolaio, il modellista, il carraio, l’intarsiatore, il bottaio, il liutaio. Ma la civiltà del legno è anche civiltà popolare e allora ecco che troverete anche la storia secolare dei carri regionali e dei burattini, l’evoluzione delle bicicletta, dalla draisina alle bici dei mestieri a quelle dei campioni, con la collezione di Felice Gimondi. Un viaggio nel mondo del legno disposto su tre piani per un totale di 3.500 metri quadri… un viaggio che emoziona… "Chi visiterà il mio museo proverà quello che provo io nel vedere questi oggetti e nel capire quello che rappresentano: l’impegno, la fatica, l’arte e soprattutto l’amore per uno dei mestieri vecchi come l’uomo." Tino Sana GUIDA ALLA VISITA L’esposizione si sviluppa su tre piani illustrando

il lavoro del falegname con attrezzi e utensili di bottega, macchine importanti per dimensioni e funzionamento, ricostruzioni di falegnamerie, segherie, laboratori di intarsio. Il cammino del visitatore prosegue attraverso il mondo rurale, dove tutto appartiene alla civiltà del legno, dai mobili di casa a una delle calzature più diffuse, lo zoccolo, dall’intrattenimento con la baracca dei burattini agli strumenti agricoli, fino alla sezione dedicata ai mezzi di trasporto: carri, carrozze, slitte, barche, persino un’automobile del 1924 e un aereo in legno della prima guerra mondiale. I primi modelli di bicicletta offrono invece il pretesto per un’ulteriore collezione dedicata al mondo a due ruote. CONTATTI Museo del Falegname Via Papa Giovanni XXIII, 59 24030 Almenno San Bartolomeo (BG) T (+39) 035 554411 - museo@tinosana.com Orari di apertura Lun - Ven: 9.00-12.00 Sab: 15.00-18.00 Dom: 9.30-12.00/15.00-18.00 Chiuso in agosto e nelle festività. Il Museo può sempre essere visitato da gruppo e scolaresche previo appuntamento. Fonte: www.museotinosana.it

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IL CONTROLLO DEL VICINATO Vivere in un luogo sicuro, contribuisce molto alla soddisfazione e alla felicità di noi cittadini: la sicurezza è un elemento fondamentale per la convivenza civile e serena in una comunità. Preposte a garantire la sicurezza delle nostre comunità sono le amministrazioni locali e le forze dell’ordine che purtroppo negli ultimi anni hanno dovuto sempre più fare i conti con risorse ridotte: nel nostro Paese abbiamo ormai imparato che dove non arrivano loro possono arrivare i cittadini stessi con iniziative di volontariato, organizzandosi in associazioni o comitati. Il “Controllo del Vicinato” è uno strumento di prevenzione della criminalità, che presuppone la partecipazione attiva dei cittadini residenti

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in una determinata zona e la collaborazione di questi ultimi con le Forze di polizia statali e locali. A tutti gli abitanti della zona interessata è unicamente richiesto di alzare il livello di attenzione attraverso pochi, semplici passaggi: tra questi, il “far sapere” che gli abitanti sono attenti e consapevoli di ciò che accade intorno a loro. A nessuno viene chiesto di fare eroismi, organizzare ronde o chissà cosa di speciale: a tutti invece è richiesto di prestare maggiore attenzione a chi passa per le strade nonché alle situazioni anomale che possono saltare all’occhio o generare apprensione ed allarme. Gli obiettivi del “Controllo del vicinato” , da conseguire previa una efficace campagna informativa che a Brembate di Sopra si è concretizzata in 2 incontri pubblici ai quali seguiranno gazebo informativi sul territorio, sono: • Favorire lo sviluppo di una cultura della partecipazione alle tematiche della sicurezza urbana e della collaborazione attiva dei cittadini attraverso una comunicazione efficace, veloce e organizzata; • Stabilire relazioni amichevoli e “fare rete” tra le persone che abitano nella medesima zona, buona prassi passata quasi di moda nell’epoca dei social networks. Nella nostra società moderna e nei nostri comuni, soprattutto quelli la cui popolazione è cresciuta molto negli ultimi anni, soprattutto grazie all’arrivo di nuove famiglie giovani, originarie di altri comuni, molti dei nuovi vicini non si conoscono e fanno fatica a crearsi nuovi legami di buon vicinato; • Coadiuvare le Forze di Polizia nella prevenzione del crimine e nella individuazione delle condizioni che lo favoriscono, aumentando la percezione di sicurezza e la vigilanza.


BREMBATE DI SOPRA

Gli attori coinvolti in un progetto di “Controllo del Vicinato” sono: 1. I Gruppi di vicinato 2. I Coordinatori dei Gruppi 3. Le Forze di polizia statali e locali Concretamente, le azioni ed i comportamenti richiesti ad un gruppo di controllo sono: • individuare i così detti «fattori di rischio ambientale», che favoriscono furti e truffe (scarsa illuminazione, accessi vulnerabili, persone sole, ecc..) prestando attenzione a quello che avviene nella propria area di competenza nella vita quotidiana; • collaborare con i vicini attraverso comportamenti di reciproca assistenza (sostegno ai vicini anziani e soli, ritiro della posta in caso di assenza, sorveglianza reciproca delle case, ecc..), • creare un canale di comunicazione tramite Whatsapp per inviare rapidamente informazioni il più possibile precise e circostanziate; • collaborare con le forze dell’ordine segnalando, tramite un “Coordinatore”, situazioni inu-

suali e/o comportamenti sospetti. L’instaurazione di un dialogo continuo e sensibile tra Forze di polizia e Comunità non potrà che migliorare la qualità delle segnalazioni fatte dai cittadini con la mediazione dell’opera dei “Coordinatori”. Un’iniziativa che va in questa direzione è l’istituzione degli sportelli di ascolto, organizzati da alcune amministrazioni della nostra zona, presso gli stessi uffici comunali, dove le forze dell’ordine si mettono a disposizione dei cittadini; la così detta “Polizia di Prossimità”. Cosa invece non deve fare un gruppo di controllo? Il gruppo di “Controllo del Vicinato” non si sostituisce alle Forze di polizia che hanno il compito esclusivo di svolgere l’attività di repressione e di ricerca degli autori dei reati. Pertanto, a titolo esemplificativo: • non interviene attivamente in caso di reato, fatte salve le prerogative che la legge riserva ad ogni cittadino; • non fa indagini sugli individui e non scheda

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le persone; • non si intromette nella sfera privata altrui. Un elemento fondamentale per la buona riuscita del progetto, per agevolare la collaborazione tra i membri dei gruppi, evitare la disaffezione delle persone e per evitare che le discussioni degenerino diventando meno efficaci, è l’utilizzo consapevole, ordinato e “sobrio” delle chat, dove devono assolutamente essere inviate solo comunicazioni di servizio attinenti al progetto di salvaguardia della sicurezza del territorio. Negli ultimi anni sono nati diversi gruppi di controllo del vicinato sia in molti comuni della provincia di Bergamo (l’ultimo in ordine cronologico si registra a Chignolo d’Isola) sia in alcuni quartieri del capoluogo. Il caso più virtuoso e meglio organizzato nelle immediate vicinanze è quello

1997 - 2017

ANTINFORTUNISTICA ANTINCENDIO CARTELLI SEGNALETICI

del comune di Treviolo, dove all’iniziativa hanno aderito oltre un migliaio di famiglie, massa critica che consente di avere un controllo molto capillare del territorio. A Brembate di Sopra, dal Marzo 2018, un gruppo di cittadini ha costituito il gruppo di controllo del vicinato: raccolte le prime adesioni (oggi sono già coinvolte circa 180 famiglie), gli iscritti hanno preso confidenza con lo strumento imparando progressivamente ad usarlo in modo utile e circostanziato. Non è un caso che, purtroppo solo a “latte versato”, la maggior parte delle adesioni si siano registrate nei quartieri nei quali nei mesi scorsi si sono verificati diversi furti. Da evidenziare inoltre la virtuosità di alcune segnalazioni che hanno permesso di prevenire potenziali truffe (presunti o effettivi incaricati di società elettriche o del gas). Da segnalare infine che da qualche mese è attivo un gruppo sovracomunale che da Treviolo, passando per Brembate di Sopra e risalendo la Val Brembana fino a Sedrina e Val Brembilla raggruppa i coordinatori dei vari gruppi comunali col risultato evidente che molto spesso i furti sono commessi dagli stessi soggetti con le stesse modalità e mezzi di trasporto. Controllo del vicinato: nessuna ronda ma una “VIGILANZA SOCIALE GRATUITA”, realizzata dai cittadini in prima persona per un ritorno ad un più forte senso di comunità. controllo del vicinato Brembate di Sopra

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Capelli al mare: consigli per proteggerli. Ben ritrovati con la nostra rubrica del bellessere. Oggi vi parleremo delle cure da adottare per mantenere i vostri capelli durante le vacanze. I capelli al mare risultano più secchi, spenti, disidratati e per questo è fondamentale aiutarli con la scelta di giusti shampoo e balsami. Ma come sceglierli? Ecco qualche utile consiglio per mettere in valigia il giusto prodotto. Una bella vacanza al mare e sotto il sole, cosa c’è di meglio? Per vivere il momento in tutta salute, è bene mettere in valigia qualche prodotto cosmetico non soltanto per il corpo, ma anche per la cura dei capelli, che verranno sottoposti alla doppia aggressione dei raggi solari e della salsedine esattamente come

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ogni altra parte del nostro corpo. Oltre a un protettivo per l’esposizione solare e ai prodotti restitutivi per la sera, per i capelli al mare è bene pensare anche ai trattamenti quotidiani, shampoo e balsamo. Soprattutto al mare è, infatti, importante applicarli ogni giorno, sia che ci si sia immersi nell’acqua salata, sia che si sia rimasti tutto il giorno sul lettino a prendere il sole, perché comunque la sudorazione e i raggi Uv implicano un’attenzione particolare quotidiana per i nostri capelli. Le cure quotidiane Lo shampoo andrà scelto in base al tipo di capelli (normale, secco, grasso) e ai problemi che generalmente li interessano (forfora, sensibilità del


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cuoio capelluto, caduta dei capelli). Nulla di nuovo, insomma, ma è meglio prediligere lo shampoo che offre maggiori garanzie di nutrizione, perché il capello al sole e, in particolare, al mare risulterà più secco, disidratato e opaco e avrà quindi bisogno quotidianamente di un film idrolipidico protettivo che lo aiuti ad affrontare le aggressioni esterne. Ottimi sono gli shampoo con principi attivi ristrutturanti e fortificanti e con base lavante delicata, indicata in caso di uso frequente. Anche il balsa-

mo dovrà essere possibilmente studiato proprio per il post sole e mare: rivitalizzante, che doni volume e luminosità, che faciliti la pettinabilità evitando l’effetto elettrostatico e, soprattutto, che formi un sottile film idrolipidico sul fusto, indispensabile per proteggere dal sole e dalla salsedine che ha colpito e colpirà di nuovo domani i nostri capelli in vacanza. Per scegliere quello più adatto a voi vi aspettiamo a LA PERLA DEL BENESSERE. Staff “La Perla del Benessere”

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RACCONTI Cari lettori nel 2011 arrivò in redazione una lettera che ora ripubblico integralmente. Spett.Le redazione New Entry, è mio desiderio comunicarvi che il mio babbo, Giuseppe Paganessi, non c’è più. Era conosciuto dai vostri lettori per i suoi racconti, puntuali, semplici e divertenti; ERA FELICE D’ESSERE PARTE DEL VOSTRO SOGNO. Ho avuto l’onore di averlo come padre; per me esempio di correttezza, onestà e genialità. Faceva il pane in casa ed era curioso ricercatore e appassionato d’astronomia; piantava l’insalata (perché la luna era buona) e poi leggeva Seneca o Trilussa. Moderato, sempre curioso, arguto, amava le canzoni napoletane. Scriveva racconti e poesie in bergamasco, fresche, leggere malgrado i suoi 91 anni. Riporto la sua frase preferita: “Si passa la vita a dire addio a quelli che se ne vanno fino al momento in cui si dice addio a quelli che restano”. Grazie a nome suo per la vostra accoglienza e ospitalità e ai vostri lettori per l’entusiasmo e stima dimostrategli. Fiorenza Paganessi - Bergamo - 1 Settembre 2011 Ricevere via posta una busta con il suo nome per noi era come avere in mano una perla da proporre a tutti voi lettori e di perle preziose ce ne ha inviate moltissime con tanto di lettera d’accompagnamento rigorosamente scritta a mano. “Spett. Redazione di New Entry, sempre se è anche di vostro gradimento per la pubblicazione sul Giornale della Gente “New Entry”. Ringrazio e porgo distinti ossequi e tanti auguri di buona fortuna". Fatto questa doverosa premessa e per ricordare una persona meravigliosa abbiamo deciso di pubblicare i suoi scritti che, siamo sicuri, troveranno riscontro positivo da parte vostra.

L'ANNIVERSARIO Premetto che tanti anni fa mi trovavo in quella beata età, che ha un nome lungo e purtroppo tanto breve, nella quale si è più esposti alle frecce di Cupido e che poi fatalmente e naturalmente sono arrivate. Avevo paura. Del resto chi di noi non è incline alla prudenza nelle decisioni importanti della vita? E questa è importantissima ed è fortemente a rischio. Sarà capitato anche a voi di incontrare una persona che vi attira alla follia, della quale vi piace tutto al mistero che è in lei e che volete ad ogni costo scoprire. Al come sarebbe bella la vita con lei: per sempre! Ma avete paura, timore dei suoi baci, dei brividi che provate nei sensi ogni volta che pensate a lei, di lasciarvi stringere in un abbraccio senza fine, di starle vicino in un silenzio che vale più delle parole. Paura del dopo, del vuoto, del rischio, nel dubbio che quella persona non provi con la stessa intensità quelle emozioni. E allora via con la ritirata vigliacca per ripararci dall’impatto con la realtà. Dante:”Amor che a nullo amato amar perdona” che vuol dire: “nessuno si illuda: se avete fatto palpitare troppo forte il cuore a qualcuno, neppure voi sfuggirete ai battiti cardiaci accelerati”. E’ solo questione di tempo. L’importante dovrebbe essere proprio 44 www.newentry.eu

il poter dire: “ci ho provato”. Sempre, sul palcoscenico della vita, nelle storie che ognuno di noi vive ogni giorno, tirarsi indietro prima di iniziare la partita farà sempre sentire il sapore della rinuncia che diventerà più amaro giorno dopo giorno mentre gli anni passano veloci. “meglio avere rimorsi che rimpianti”. E mi sono detto: “chi non beve mai non rischia di ubriacarsi” ma non sa neppure la piacevolezza del calore che ti entra nelle vene, quella nebbia leggera che ti avvolge la ragione ed i sensi e che è uno dei pochi piaceri della vita. Tutta la gioventù l’ho vissuta al paese nativo. Una clausura di nome e di fatto: casa, scuola, chiesa e oratorio. L’appuntamento con la donna amata, quella con la quale mi addormentavo anche se lei non c’era e che consideravo già fidanzata, era proibito come mangiare carne al venerdì o cantare la messa prima del suono delle campane. Infatti al primo buio ci si incontrava furtivamente nel suo giardino. Lei entrava con nonchalance e tutta sola dal cancelletto ed io dovevo scalare il muro di quattro metri situato dalla parte opposta. “E lucean le stelle, olezzava la terra, un passo sfiorava la rena…” Seguiva uno stordimento dovuto a com-


RACCONTI

pleta felicità in quell’ora dell’amore divino in cui la voluttà assolutamente tace. Un’estasi che ha fine col matrimonio quando subentra inesorabile l’altro amore: quello che se ne sbatte delle nuvole e sta con i piedi per terra. Lo dice anche il proverbio che il matrimonio è la tomba dell’amore, o no? Non avendo esperienze personali, perché quello che stavo vivendo era il primo amore, dovevo far tesoro di tutte le considerazioni al riguardo e che sentivo da parecchie fonti più o meno credibili. In una rivista dell’allora famoso Macario c’erano sulla scena dei comici che parlavano tra loro. Il primo diceva al secondo:”Per me la donna deve essere una suora in chiesa, una cuoca in cucina e “una di quelle” in camera da letto”. “Che meraviglia!” ribatteva il secondo: “Tua moglie è così?”. “No, di certo! Mia moglie è una cuoca in chiesa, “una di quelle” in cucina e una suora a letto”. E via col liscio! Quando ho saputo che Poppea, la moglie dell’imperatore Nerone, faceva il bagno nel latte, ho escogitato, nel dormiveglia, di inviare alla fidanzata una dozzina di casse di champagne per regalarle un bagno speciale nel profumo frizzante delle bollicine. Ma tu guarda la fortuna! Vinsi alla lotteria una discreta somma e partì il regalo. Il momento più elettrizzante fu stappare le bottiglie e, dopo i botti, i tappi galleggiavano come una corona intorno all’amata che se ne stava deliziata nella vasca tutta vestita e sorridente come la Gioconda di Leonardo. Oggi, anche se non sono pentito, stento a riconoscermi nel protagonista di quella dispendiosa trovata. Mi piace tuttavia che si pensi che mi sia inventato tutto e non mi ostinerò di certo a convincervi del contrario. Per finire in bellezza e per sottolineare come sono cambiati i tempi in meno di un secolo, ad esempio: oggi i fidanzati , o ritenuti tali, non hanno nessun timore a dimostrare anche in pubblico i loro sentimenti. Non entrano furtivamente in un giardino al buio scalando muri per rubare un bacio sulla guancia. E qualcuno sostiene che forse siano passati con troppa fretta dalla parte opposta. Ma per quanto mi riguarda sono convinto che è meglio ora sotto

tutti i punti di vista: E mi piace chiudere con la canzone di Modugno: “L’anniversario” che rispecchia integralmente anche il mio modo di pensare. E voglio ricordare che con la donna mia, più volte citata in questo racconto, siamo serenamente uniti da sessant’anni e sempre innamorati anche se la passione è un dolcissimo ricordo degli anni più belli della nostra vita densa di gioia di vivere, di promesse e di speranze. E abbiamo sempre tenuto presente che non c’è felicità senza sofferenza. E sono qui a ringraziare la fortuna, il destino, la salute e non ultimo l’amore. “L’amor che muove il sole e le altre stelle”. L’anniversario Il nostro anniversario. Non è sul calendario Perché di matrimonio non si parla fra noi due. Ma uguale abbiamo il nome: noi ci chiamiamo “AMORE” tutt’è due. Amore senza data Senza carta bollata Ti sposo ogni mattina e tu rispondi sempre “SI’!” Il nostro anniversario È tutto il calendario Pieno di feste senza lunedì Al nostro matrimonio milioni d’invitati E come testimoni tutti gli altri innamorati. Noi non firmiamo niente perché non c’è bisogno Con un contratto non si lega un sogno! Come ti sono grato di questa libertà La libertà di amarti senza essere obbligato. Mia rosa senza spine. Mia gioia senza fine. Compagna, amante, amica: donna mia! Giuseppe Paganessi www.newentry.eu 45


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LAVORO

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• Cerco urgente al mattino come pulizia in genere. Veronica 3342759726 • Laureata in Scienze dell'Educazione cerca lavoro come baby-sitter, aiuto compiti per bambini delle elementari, ripetizioni lingua russa e lingua francese, badante. tel:3470658197 • Cameriera 46 enne con esperienza cerca lavoro x venerdì sabato e domenica. 3473152566 • 36enne seria esperienza decennale ufficio acquisti, logistica, magazzino, lettere di credito, prima nota, fatturazione, bollettazione, banche, cliente, remote banking... valuta proposte zona isola, disponibilità immediata tel 3496148455 • Cercasi lavoro come autista

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L’INTERVISTA

TANIA MORINI

Mens sana in corpore sano, il segreto del successo in fin dei conti sta tutto in una massima senza tempo. Tania Morini sprizza energia, entusiasmo, calma e sensualità ovunque la si metta. Sembrano emozioni contrapposte, invece in lei si fondono a meraviglia. Ben lo sanno gli oltre 10.000 followers che la seguono su Instagram, prendendola come esempio ed ispirandosi alle sue “pillole” quotidiane. Che sia in palestra dove insegna Pole Dance o nella vita quotidiana dove ha deciso di sposare la causa del network marketing di un’azienda specializzata in alimenti salutari, Tania Morini è una trascinatrice nata. Sorriso stampato in volto e ottimismo da vendere. Dieci anni fa, fra le prime in Italia, si era messa in gioco in una disciplina ancora tutta da scoprire come era la Pole Dance. Un mondo che l’ha portata dagli States alla Russia, le ha fatto conoscere migliaia di persone e le ha permesso di mantenersi in perfetta forma. Ora, per Tania Morini, è arrivato il momento del salto di qualità. “Mi sento bene con me stessa, vorrei che gli altri si sentissero bene con loro stessi” racconta con soddisfazione. Trent’anni e non sentirli, tantomeno dimostrare di portarli. Una vita fra routine, 48 www.newentry.eu

palestra e meeting con in mente la salute ed il benessere applicati al corpo e alla mente. “Alleno ragazze che si avvicinano alla pole dance e mi ritrovo ad essere innanzitutto una mental-coach – racconta – perché poi il segreto del nostro successo parte da lì”. Con l’azienda Vi Italia ha stretto una partnership che la vede nel ruolo di testimonial. Inutile dire che anche qui Tania Morini punta in alto: “Vorrei diventare ambassador, trasmettere a tutti il mio stile di vita e gli effetti benefici che dà”. Perché tutto nasce da qui… Sono diplomata in Moda e design, da grande sapevo solo che avrei… voluto raggiungere obiettivi sempre nuovi ed ambiziosi! Nella mia vita ho iniziato presto ad avere a che fare con la palestra, finché ho scoperto il mondo della Pole Dance. Dieci anni fa era poco più che una nicchia. Fin da bambina ho praticato ginnastica artistica, volevo una disciplina che mi aiutasse a realizzarmi ancor di più. La Pole Dance ha risposto perfettamente a questo obiettivo: mi ha dato la possibilità di mantenermi in forma, di essere me stessa, di sentirmi atleta e donna.


All’inizio però non mancava scetticismo. Tutti mi dicevano che non avrei mai potuto mantenermi con la pole dance, che non era un lavoro… Invece si sono dovuti ricredere proprio tutti! Sono ambiziosa, ho raggiunto il top nella pole dance ed è quello che voglio rifare nel mondo del network marketing. Insomma, la pole dance mi ha fatta crescere. E ti ha portata in giro per il mondo. Da Las Vegas alla Russia passando per la Germania e tante altre nazioni del mondo. Ho partecipato a competizioni di ogni stile, ho seguito corsi di aggiornamenti sino a diventare una coach per altre donne o ragazze che volevano avvicinarsi a questo mondo. Tutto ciò è stato e continua ad essere magnifico. Ma ad un certo punto, non bastava più… Esattamente: volevo migliorarmi e condividere qualche altro elemento che mi caratterizza. Penso che l’alimentazione sia fondamentale per apparire belle, in forma, energetiche, sveglie, attive. Per questo, ho sposato la filosofia di Vi Italia e attraverso una forma di network marketing propongo uno stile di vita sano senza uso di integratori ma incentrato su cibo eccezionale. Ed anche qui, non accontentandomi della mia quotidianità, ho sposato il network marketing, un altro lavoro che molti criticano semplicemente perché

L’INTERVISTA

non lo conoscono. Come nella pole dance, so già che avrò ragione io… Ed i risultati del tuo lavoro… Finiscono dritti sui social, dove con migliaia di followers condivido il mio stile di vita sano, tranquillo, riposante ma appagante. Penso che merito della mia forma sia proprio frutto di uno stile di alimentazione corretto. È una sfida che ho accettato di intraprendere, d’altronde è impossibile chiedermi di stare ferma. Come fare per sentirsi in forma? Inseguire i propri sogni, fare sport, mangiare in modo equilibrato. E poi, porsi sempre nuovi traguardi. Lo ripeto: una mente allenata, fa star bene tutto il corpo. CONTATTI SOCIAL @tania_skaya

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Società

VITE SPEZZATE

E’ triste e pensoso riflettere su come la natura umana si sia abbassata ad accettare certi compromessi, rinnegando se stessa e alla propria dignità. E’ notte fonda. Silenzio assoluto fuori e dentro, solo una voce interiore che mi induce a scrivere, rigettando nel mondo il mio sentire. Questa sera, un servizio giornalistico ha presentato in modo crudo e superficiale le ultime novità in materia di divertimento a cui, i giovani di oggi, stanchi del sorriso, si chinano, alla ricerca delle emozioni più forti e cocenti, uniche. Mi chiedo che gusto ci sia a sfidare la morte? Mi chiedo dove finisce la finzione ed inizia la realtà? Mi chiedo quale sia il senso del loro andare in un cammino lungo e tortuoso che chiamiamo esistenza? Mi chiedo il perché ed il come? Di certo sorella morte deve rabbrividire sfiorando col l’ali tinte di giada giovani vite, spavalde ed incerte, belle ed invitanti tanto da spiegare il capo e planare in volo verso mete a noi purtroppo sconosciute. Di certo una stilla di lacrima, salsa, righerà il volto di Dio, che con infinita tenerezza segue intrepido le gesta delle sue creature la cui essenza si avvicina pericolosamente al nulla, come cifre dell’infinito che vagando libere nell’astro, sono incapaci di trovare il loro posto e si lasciano trascinare inermi da correnti pericolose; incapaci di sollevare gli occhi al cielo per ammirare la bellezza assoluta; delle stelle tremule, del chiarore lunare e, di non sapere rispondere al richiamo del soffio vitale. Così, voltando le spalle allo splendore ed al piacere puro vengono attirati dalla cattiva sorte. Giovani vite, imbottite di droghe e di alcol, si lanciano dall’ottavo piano per fare un tuffo in piscina, esalano l’ultimo anelito di vita senza neppure avere il tempo di capire dove una mano invisibile li sta portando con rabbia vorace. Innocenti corpi sdraiati sulle rotaie, che aspettano l’arrivo del treno per sentire (SENTIRE?) il brivido del metallo che li sfiora a velocità supersoniche!!!! Visi chiari ed imberbi a cui l’amore per la vita non ha saputo colmare il grande vuoto che si cela dietro la 50 www.newentry.eu

spavalda sicurezza fatta di nulla e di niente, di vestiti firmati e telefonini ultima generazione; occhi tristi e disperati che chiedono, in una lingua sconosciuta, AMORE. Chi accoglierà il loro grido? Chi saprà prenderli per mano e condurli? Verso dove e per quali vie? E’ stata, forse, questa sensazione di disagio e di tristezza che mi induce, nonostante l’ora tarda, a voler tradurre in parole e fissare su carta un pensiero, tremante di ira. Sono la mamma di Vittoria. Qualcuno forse avrà letto di me e della mia bambina; qualcuno avrà pianto e sperato con me; altri con indifferenza avranno voltato lo sguardo altrove. Pazienza!! Nulla del seme gettato è andato perso, e sento di non aver mancato di rispetto a nessuno nell’esporre con dignità e portare a conoscenza del grande dono che Dio ha voluto affidarmi: mia figlia, Vittoria; la cui malattia mi insegna a capire e guardare la vita nelle angolature più svariate. Mi reco spesso negli ospedali e soprattutto nelle neuropsichiatrie infantili dove, nolente o dolente, ti ritrovi faccia a faccia con la caducità che come verme invisibile scava, insolente, nelle vite di piccole creature la cui unica colpa è quella di essere nati malati. Si dice che la sofferenza redime e purifica, che è un disegno di Dio, per la salvezza dell’umanità. La si deve accettare e vivere con umiltà. Non riesco a capire, comprendere, accettare o, considerare né a perdonare la nostra gioventù, i nostri figli che presi dal male oscuro, non apprezzano i valori della vita e della salute, di essere giovani e belli, baldi, ahimè!, tristi e soli. E’ questa la vergogna dell’umanità? Il tarlo invisibile che rode e scava instancabile sino a condurti dinnanzi ad un baratro profondo; dove non sei più in grado di trovare un senso reale e concreto allo scorrere dei tuoi giorni e ti lasci portare dalla corrente; battendo fortemente il capo contro aguzzi sogli e sentendo l’odore del sangue scorrere a fiotti? Di chi la colpa? Della società, dell’umanità, della tecnologia, dei mass media, del-


SOCIETA'

la famiglia, della chiesa, della scuola. Si cerca sempre di colpevolizzare qualcuno o qualcosa; dibattiti fra eruditi della psicologia e pedagogia danno statistiche e azzardano opinioni strambe. Penso che la causa di tutto questo sia da cercare nel taedium vitae. Ha preso possesso di anima e corpo, rendendoci incapaci di apprezzare la semplicità del mondo che ci circonda; della dirompente bellezza che la natura ci dona; della non CAPACITA’ di sorridere e tirare stralci alla luna; di piangere aspergendo il cuscino di lacrime, ma che siano lacrime dal più profondo sentire, apertura verso l’ignoto; di sognare. Con umile fragilità umana, mi sforzo e lotto ogni giorno affinché la vita di mia figlia e di tutte quelle persone che per una minorazione fisica o psichica è delegata all’incertezza. Non posso che provare RABBIA e RANCORE, ma anche DOLCEZZA E TENEREZZA PROFUSA A PIENE MANI, per giovani vite spezzate dall’incapacità di amare. Non so se queste parole avranno un poi o, se troveranno un posto ed

un perché. Vorrei potessero giungere, sincere, a tutti i genitori affinché insegnino ai figli la non vanità per il consumismo o l’importanza di essere i primi, i migliori bensì a sentire la bellezza del creato; a capire il valore dei doni che ci sono stati affidati: l’anima ed il corpo, in un girotondo di immagini ed emozioni, dolori e lagrime che noi, chiamiamo VITA. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

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RIDIAMOCI SOPRA

LA SIGNORA FURBA Una signora va in banca di un paesotto con un grosso borsone zeppo di contanti, e dice che vuole depositare trecento milioni di lire. L’impiegato vedendo una grossa borsa di banconote si insospettisce, e la fa parlare col direttore. Quello dice che è possibile, certo, ma - a titolo di precauzione - chiede con circospezione e delicatezza come mai tutte quelle banconote tutte insieme. La signora “oh. Ma non è un problema, non è mica un segreto: questa cifra è il frutto di un paio di scommesse”. Il direttore (davvero incuriosito) “se non sono indiscreto, di che scommesse?” La signora: “mah, vede, io sono abituata a fare delle scommesse forti, con forte rischio e forti somme: ad esempio, io potrei scommettere questa intera cifra sul fatto che lei ha le palle quadrate...” il direttore guarda i trecento milioni, pensa che sono anni di stipendio anche per lui, e dopo un po’ di esitazione accetta la scommessa. La signora dice: va bene, vengo qui domani mattina con l’avvocato tal dei tali (noto in paese) che faccia da testimone, e se lei ha le palle quadrate mi darà altri 300 milioni, se no io le darò questi”. La notte il direttore della banca non riesce a dormire: ha scommesso una bella somma. Ma si alza due o tre volte, va in bagno, si abbassa le mutande e verifica: no, non sono quadrate! Al mattino la signora si presenta in banca con l’avvocato. Si chiudono tutti e tre nello studio del direttore, e la signora chiede (come d’accordo) di vedere le palle. Il direttore abbassa le mutande. La signora sembra perplessa, e chiede: “scusi, posso toccarle per verificare?” Il direttore è un po’ imbarazzato, ma davanti ai 300 milioni così vicini dice: “vabbè faccia pure”. In quel momento l’avvocato inizia a battere la testa contro il muro. La signora si gira appena verso di lui e dice al direttore: “Lo deve capire. Sa... 52 www.newentry.eu

Stamattina sono stata da lui e ho scommesso con lui mezzo miliardo che entro mezzogiorno le avrei preso le palle in mano” UN VALIDO SOCCORSO Altro incendio. Si vede una giovane donna ad una finestra, che però arretra e si accascia a terra semi-soffocata dal fumo. Un pompiere coraggioso sale, e scompare nel fumo. Tutti aspettano, aspettano, pensano al peggio. Ad un certo punto si organizza una squadra di soccorso, e i soccorritori appena entrano nella casa trovano il pompiere che sta facendo l’amore con la ragazza. - Ma cosa stai facendo? - Aveva perso i sensi! - Ma in quel caso si fa la respirazione bocca a bocca! Incalzano gli altri... - È proprio così che abbiamo cominciato! Interviene lei... GIUSTA DEDUZIONE Un commesso sta dentro un negozio durante il suo turno di lavoro mentre fuori diluvia... ad un tratto arriva un signore davanti al negozio che sta aspettando un suo amico. Il commesso: “venga dentro che piove!” Il signore risponde: “no grazie... piove anche qua”. UN CONSIGLIO - Mia moglie è molto magra, ma molto magra... - Ma falla mangiare! - E si, e da chi? IL MOSTRO - E quando lei... - Ma te... Perché quest’estate non andiamo in Scozia? Pensa il lago di Lochness! Vanno tutti a vedere il mostro... - Si ma perché ce lo devo portare io! LA SIESTA Una coppia in vacanza sta pranzando con una coppia spagnola conosciuta in albergo. Alla fine lo spagnolo dice: “Noi torniamo in camera a fare la siesta.” Quando se ne sono andati la moglie dice al marito: “Visto come si fa? E tu che ti addormenti a metà della seconda!


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L'EMOZIONE NON HA VOCE

"Soli" di Adriano Celentano

Splendida canzone d'amore... Fa rabbrividire pensare che è stata scritta quando non esistevano gli smartphone e il telefono serviva solo per pochissime telefonate indispensabili e urgenti. Eppure i protagonisti della canzone gettano il telefono dal quarto piano pur di non essere disturbati. Vien da chiedersi cosa bisognerebbe fare oggi.... o meglio se saremmo in grado di spegnere almeno per qualche minuto lo wifi... Sottolineo la frase "Era importante sai pensare un poco a noi.... non stiamo insieme mai, ora si ora qui..." Sacrosanta verità, oggi si è obbligati a lavorare in due, poi ci sono i figli, le faccende di casa, la scuola, il catechismo gli sport e c'è veramente poco tempo per la coppia e quel poco tempo lo passiamo per curiosare la vita degli altri e non guardare la nostra! Vi lascio all'intero testo e alla splendida interpretazione dove anche l'errore di Adriano nel cantarla diventa un momento per adorarlo ancora di più nella sua semplicità. (inquadra con lo smartphone il qr code per vedere il video)

E' inutile suonare qui non ti aprirà nessuno il mondo l'abbiam chiuso fuori con il suo casino Una bugia coi tuoi, il frigo pieno e poi un calcio alla tivù, solo io solo tu E' inutile chiamare, non risponderà nessuno il telefono è volato fuori, giù dal quarto piano era importante sai, pensare un poco a noi non stiamo insieme mai, ora sì ora qui Soli, la pelle come un vestito Soli, mangiando un panino in due, io e te Soli, le briciole nel letto Soli, ma stretti un po' di più, solo io solo tu Il mondo dietro ai vetri sembra un film senza sonoro 54 www.newentry.eu

e il tuo pudore amando rende il corpo tuo più vero sei bella quando vuoi, bambina donna poi non mi deludi mai, è così che mi vai Soli, lasciando la luce accesa Soli, ma guarda nel cuore chi c'è, io e te Soli, col tempo che si è fermato Soli, però finalmente noi, solo noi solo noi Una bugia coi tuoi, il frigo pieno e poi un calcio alla tivù, solo io solo tu... Solo tu, Solo tu "SOLI" ADRIANO CELENTANO live Arena di Verona 2012 Soli, la title track scritta da Miki Del Prete, Cristiano Minellono e Toto Cutugno, è una delle canzoni più celebri e ricordate del repertorio di Adriano. Una pietra miliare e si può dire che sia diventata un mito, dato che si colloca bene in ogni periodo, in ogni epoca, soprattutto quella che stiamo vivendo.


Ed è Poesia

“Pasqua” Con saette di fuoco Il sole irradia la Terra, rondini-messaggeri del mistero solcano l’etere, vento forte purifica da nuvole oscure il cielo. Nella siepe tra le spine rose brillano come rubini, come gocce di rugiada illuminata o come sangue appena versato. Glorioso suono di campane di gioia inonda l’Universo, desta coscienze notizia sublime, non è tragica la nostra sorte perchè L’Amore va oltre il confine e la Vita triomfa sulla morte! Dara Naumova

“La gentilezza nelle parole crea confidenza; la gentilezza nel pensiero crea profondità; la gentilezza nel dare crea amore...” (Laozi)

Ed è Poesia

Maggio - "Compleanno" Venni al mondo il tredici Maggio, caldo giorno di Primavera. Mi ha donato il nome e il coraggio una buona e gentile infermiera. Sono nata nel segno del “toro” e del pianeta Venere ho la protezione. Sono paziente e costante nel lavoro e l'amore guida ogni mia azione. Dalle dolci colline piacentine provengono le mie radici. Dalle mie origini contadine la capacità di fare sacrifici. Sulla mia strada ho trovato molta solitudine e povertà... ma qualche sogno ho realizzato ricevendo anche amore e felicità. Ho coltivato la forza “guerriera” per affrontare l'avversa sorte... e nel lavoro, la mia carriera ha cambiato tipologia più volte. Ho nel cuore ricordi d'Amore... e la “terza età” mi trova serena. Ho tanti hobby per tutte le ore... compio settant'anni... mi chiamo Piera. Piera Masoch

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L’INTERVISTA

ALICE VINCI IL FASCINO DI UN’ARTISTA POLIVALENTE

Ha iniziato a posare da giovanissima, richiesta per l’altezza e per la figura magra e slanciata. Prima qualche sfilata, poi presenza ad eventi in veste di hostess e ragazza immagine, finchè sono arrivati i primi modelsharing e il “gioco” ha iniziato a farsi sempre più importante. Oggi, Alice Vinci è un’artista eclettica, poliedrica, che sotto le luci dei riflettori esprime arte ed eleganza. Basta ammirarla per trovare passione in tutto quello che fa. “Quando recito, canto, danzo, sfilo o poso sto bene. Sono un po’ ansiosa ma è la parte stessa in cui mi calo che mi aiuta a superare ogni ansia” racconta lei che – nata e cresciuta a Roma – oggi vanta un curriculum d’eccezione. Descriverla non è così semplice. Modella e fotomodella per lavoro e per passione, con un’inclinazione naturale verso la recitazione, la musica e la danza che ha studiato anni. Ma non è tutto. Alice Vinci è anche Dottoressa in Servizio Sociale e Assistente Sociale, laureata in Scienze della Comunicazione e Servizio sociale, attualmente anche in formazione specifica per divenire 56 www.newentry.eu

Criminologa. L’immagine, in sostanza, è solo uno spicchio di quello che è realmente. In lei, però, tanti fotografi hanno trovato una sorta di “musa” per raccontare qualcosa attraverso l’obiettivo. Dagli amatori ai professionisti, il risultato finale ha saputo stregare chiunque abbia guardato lo scatto in cerca di un significato non scontato. “Mettermi in gioco è ciò che mi regala in assoluto più emozioni. Ho paura del freddo e dell’ignoranza, ma non di sfidare me stessa; andare oltre mi fa provare un piacere fisico, che penso arrivi anche a chi mi scatta o mi guarda, mi legge e mi vede…”. Riavvolgiamo il nastro, con l’ingresso nel mondo della fotografia. Inizialmente partivo dallo studio, per passione, della recitazione, danza e canto, arti che ho coltivato intrecciandole una sull’altra. Per poi “operare” principalmente come modella e fotomodella, sempre con maggiore frequenza e passione. Ho collaborato con vari fotografi: di famosi e di bravissimi, altri amici e pure qualche spasimante.


L’INTERVISTA

Cosa rappresenta per te la fotografia? La fotografia è comunicazione ed energia, è sfogo delle varie anime che la compongono. In chi scatta ma soprattutto per chi - o per cosa - ne è attore protagonista. Mi ha dato molto ma non ancora tutto, altrimenti smetterei. Ma non è un gioco o un lavoro per tutte. Ed è un ambiente molto molto difficile. Cosa ti spinge a buttarti? Amo mettermi in gioco, stimolare le parti più “nascoste” di me. E voglio sperimentare. Non ho ancora fatto nudo perché serve il fotografo giusto, che dia forma all’eros e alle mie peculiarità, ma metto sensualità anche in uno scatto sul tram, perché la sensualità, il glamour e, mi sia permesso, l’eleganza, fanno parte della mia vita e della persona che sono e che voglio essere. Non solo fotomodella, ma anche Miss. Voglio citare Miss Ippodromo, l’ultimo concorso cui ho partecipato, arrivando alla finale dopo aver dominato le selezioni web e dove ho conquistato una fascia molto importante, quella di Miss Bar Sport, per “essere stata la più seguita su Internet e per il suo elogio alla bellezza”, quest’ultima cosa riferita a un monologo scritto e recitato sulla mia pelle. Le luci della ribalta ti affascinano. Il mondo dello spettacolo è una stanza enorme, dove puoi trovare di tutto o quasi. La maggioranza delle persone che incontri sarebbe meglio evitarle, ma ci sono professionisti di livello e… quando ne incontri uno è un moltiplicatore di energia, una guida importante e un’occasione di crescita. Anche sui social, il tuo personaggio piace. I social sono i mezzi virali per farsi conoscere, per una modella e/o un’artista sono fondamentali, e Alice Vinci deve molto ad essi. Anzi, bisogna sempre rimanere sulla cresta dell’onda, mai sparire, sempre esserci, ma in modo intelligente e ponderato, e non tanto per

apparire. Che rapporto hai col ruolo di… Influencer? Non saprei, ma ho il mio modo peculiare, unico di essere, e chissà se “influenzo” il mio pubblico…Non sono e non vorrei essere persona e personaggio che piace a tutti, da masse o branco. Credo di dividere molto, di essere bianco o nero, difficilmente un tono di grigio, pur avendo il mio bell’apprezzamento dal web. Sono molto presente su Facebook e prossimamente aprirò un profilo veramente speciale su Instagram. Amo apparire, mostrarmi, piacere e sedurre, lo confesso. Che immagine ti piace veicolare? L’immagine di Alice, il sogno di me stessa, una donna che è gioco di contrasti, bellezza complessa, femminilità estrema, sensualità ardente, ma anche intelligenza, cuore, istinto e calcolo in un sol tempo. Amazzone, guerriera e principessa fuori dal tempo. Mi piace la trasparenza, la verità pur nei suoi angoli scuri,

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L’INTERVISTA

odio la menzogna e le falsità. No per me non è una semplice passione, ormai catalizza molto del mio tempo e delle mie energie, non so in futuro come si metteranno le cose e preferisco tenere gli occhi sul presente. Lontana dalla ribalta, chi è Alice Vinci? Il mio carattere è forte, e nello stesso tempo diplomatico, nel senso che non spreco energie se non ne vale la pena. Ma sono ardente, passionale, e vivo la vita intensamente. Sono una persona di indole tendenzialmente buona. Un difetto? Ogni tanto un pizzico ingenua Fisicamente di me amo le gambe, le labbra, il sedere e lo sguardo, il nasino, la figura slanciata, e mi dicono la pelle… Sono quasi piatta e un po’ spigolosa, con tendenza a esser magra. E quello che per altre è un punto d’arrivo per me è una partenza nel senso che mi riprometto di metter su un po’ di carne. In fondo la mia stessa sensualità è carne, voluttà, desiderio. Fuori dal mondo dello spettacolo ho passioni nell’ar-

te e, appunto, nello spettacolo. Il cinema, in particolare horror, thriller e noir anni ’50), leggere e appunto la criminologia, che studio formandomi in modo specifico, con i libri gialli… Quanto ti piace nel quotidiano essere al centro dell’attenzione? Io sono Alice in ogni cosa che faccio e in ogni istante che vivo. Amo giocare, avere addosso gli occhi della gente e sono esibizionista, ma al tempo stesso amo l’eleganza e non sopporto chi fa l’eccentrica per farsi notare. Adoro colpire, lasciare il segno. Nel lavoro ma anche nel quotidiano, che è la parte più straordinaria e vera della vita, a pensarci bene. Tu e il futuro: cosa bolle in pentola? Progetti tanti e mi impegnerò per realizzare anche i sogni, piccoli o grandi che siano. Tra 10 anni sarò dove sarò stata capace di arrivare. Cioè molto lontano, in alto. A qualsiasi costo. A partire da oggi… CONTATTI SOCIAL https://www.facebook.com/alice.vinci.model/

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RIFLESSIONI

QUI IN COMPAGNIA DEI MIEI LIBRI Qui, in compagnia dei miei libri e di questo Ipad mi sento in viaggio. Letture, testimonianze di persone, Ted talks: sono compagni che incontro mentre cammino. Ascolto ciò che raccontano del loro viaggio, confronto riflessioni, tesori preziosi che portano con sé e scambiano, condividendoli. Sono in compagnia, e non sono sola. Sento tutti questi viaggiatori con me, e mi danno energia, coraggio, mi trasmettono la loro forza, e quella forza muove la mia. E insieme andiamo. L’avventura di questo viaggio sulla Terra è meravigliosa. Sì, certo, a volte terribile. Ma ora vivo l’intensità del sentirmi nel flusso. Intorno a me libri che raccolgono il distillato di studi, sforzi, riflessioni, intuizioni di chi li ha scritti; lì, in quelle pagine, ci sono le loro storie.

Non scaffali inerti ma vite pulsanti, cristallizzate in parole scritte che si distaccano e vanno nel mondo, a raggiungere altre vite. Lì, sui ripiani, stanno individui che raccontano… E quando siedo qui sul divano e guardo le librerie di fronte a me, i libri sul tavolino, ecco… non sono sola. Mi sento sostenuta dalle loro testimonianze.ME mentre il pane lievita e la lavatrice lava io sto qui tra tanti compagni di viaggio, immersa nel quotidiano della mia vita e nel flusso della vita che tutti include e accompagna. Profumo di lievito sulle mani, rumore di lavatrice, silenzio interiore, sorriso dell’anima, slancio dello spirito: domenica mattina. Michela

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RIFLESSIONI

GRAVE “Grave” è un aggettivo che uso spesso e che trovo denso di significato. “Dotato di peso, soggetto alla forza di gravità.” In senso figurato, “grande, serio, importante, carico di conseguenze spesso negative; difficile da sopportare, doloroso, intenso.” Ma anche “dignitoso, solenne, sostenuto”. In musica, “il movimento musicale più lento, il suono, la nota più bassa.” (Dizionario Sabatini Colletti). Grave, in tutte le sue sfumature, è un aggettivo che si intona bene con la vita. Incontro molti sguardi gravi. Carichi del peso di una vita che spalanca porte inaspettate, che getta in esperienze che non si sarebbero mai volute vivere, che obbliga ad aprirsi verso orizzonti vasti e complessi, a navigare mari sconosciuti. Porto con me quegli sguardi. Porto con me le domande che stanno dentro quegli sguardi. Mi obbligano a riflettere, a cercare. Per me, attraverso loro. Per loro, attraverso me. Quegli sguardi gravi hanno perso l’ingenuità di visioni semplici del mondo, di risposte note e collaudate. Quegli sguardi guardano

realtà che non avevano immaginato, e che ora invece devono vivere ed elaborare. Per non esserne travolti, per farne qualcosa di significativo, che dia senso al loro cammino. Gli sguardi gravi nascono da una rottura della continuità, che ti butta fuori dalla tua routine, dalla vita che conoscevi. Puoi essere sperduto, arrabbiato, depresso, e tutte queste cose insieme, ma la continuità si è rotta, e indietro non si può più tornare. Tante volte mi sono sentita dire “vorrei la mia vita di prima, rivoglio indietro la mia vita”. Poi, quando la fuga finisce, e la consapevolezza del cambiamento si fa carne, è allora che arriva quello sguardo grave. In quegli sguardi riconosco compagni di viaggio. Quegli sguardi mi fanno amare quelle persone e il mio lavoro, che mi permette di incontrarli. La vita è complessa e piena di sfumature. Tutto questo pesa, ci grava, ma ci salva anche. Ci dà appigli per tirarci su laddove non pensavamo ci potessero essere. Lo sguardo grave sa che deve arrendersi e aprirsi. Finché c’è vita c’è vita. È più che “finché c’è vita c’è speranza”. Perché a volte la speranza vacilla, la vita no. A tutti quegli sguardi gravi… Vi porto nel cuore. Spero che sentiate che sono con voi. Marcella

NEW ENTRY il Giornale della Gente

Quindicinale d’informazione sociale e culturale

Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti

Direttore Onorario: Michele Cortinovis Anno 25- N°05 del 29/05/2019 www.newentry.eu

Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 61


ESPERTI A VOI

ASSEMBLEA CONDOMINIALE, QUESTIONE DI "AVVISO" Sono ormai sempre più frequenti le richieste da parte delle compagini condominiali di contenere i costi amministrativi, mirando, sempre più spesso a richiedere che l’amministratore li sollevi dall’incombenza del pagamento delle spese di spedizione relative alla convocazione dell’assemblea condominiale. In realtà, erroneamente, vige ancora la pratica non rara di trasmettere l’avviso di convocazione a mezzo mail nell’ottica proprio del risparmio. Ma cosa dice la legge? L’art. 66 comma 3 delle disposizioni attuative del codice civile è molto chiaro e non dà adito ad interpretazioni: l’avviso

di convocazione dell’assemblea di condominio può essere comunicato con raccomandata con avviso di ricevimento, con raccomandata consegnata a mani, con fax o con posta elettronica certificata. Niente mail, quindi, o affissioni nelle parti comuni o sms o qualsiasi altro mezzo che non sia contemplato dalla normativa. Non è più possibile farne una mera questione di costi, la priorità va data alla forma della convocazione che deve necessariamente essere predisposta e trasmessa in modo tale da non esporre il condominio ad impugnazioni derivanti proprio dall’irregolarità della convocazione. certificato ANAMMI n. N946

Sede operativa: TREVIOLO (BG) - Via Marconi,42 - Tel. 035 07 85 011 PALAZZAGO (BG) - Via Burligo,10 c - Cell. 347 90 98 361 - michela.scavo@gmail.com 62 www.newentry.eu


ESPERTI A VOI

La formula di rito della verbalizzazione dell’assemblea riporta infatti la verifica, da parte del presidente, della regolare convocazione di tutti gli aventi diritto. Verifica che deve necessariamente essere basata su documentazione concreta, soprattutto nel caso di assenza di uno o più partecipanti al condominio. Infatti, se la presenza in assemblea, nova qualsiasi potenziale vizio della convocazione, l’eventuale assenza di un condomino, in mancanza di una convocazione fatta a regola d’arte, potrebbe esporre il condominio a contestazioni che renderebbero invalide le delibere. Vero è che anche l’utilizzo dei mezzi consentiti dalla normativa è soggetto a svariate discussioni a livello giurisprudenziale. In particolare si fa riferimento all’utilizzo della raccomandata con avviso di ricevimento . Il codice infatti, oltre a prescrivere con le disposizioni attuative i mezzi, impone anche delle precise indicazioni per quanto concerne i tempi di preavviso della convocazione che deve pervenire almeno cinque giorni prima della data fissata per la prima convocazione. Il quesito a questo punto riguarda in sostanza se il dies a quo sia da identificarsi con la data in cui il destinatario ritira il plico della convocazione o quello in cui il postino rilascia l’avviso di giacenza. Non è insolito infatti ricevere lamentele inerenti al “disturbo” arrecato al condomino che, incolpevolmente assente al momento della prima consegna del plico, deve lottare per far coincidere i propri orari con quelli degli uffici postali. La corte di Cassazione però non ammette scusanti a favore dei condomini, affermando invece che l’avviso della convocazione dell’assemblea è da considerarsi un “atto recettizio” ai sensi dell’art. 115 del c.c. e pertanto va considerato conosciuto al destinatario nel momento in cui viene rilasciato l’avviso di giacenza del plico presso l’ufficio postale e non nel momento in cui viene effettivamente consegnato al destinatario. La soluzione presentata dalla cassazione rappre-

senta una tutela per il condominio che, vista la presunzione di conoscenza, non corre il rischio di vedere strumentalizzata la seduta assembleare da condomini che volontariamente decidano di non ritirare la raccomandata allo scopo di invalidare eventuali delibere a loro non gradite. Pertanto, fermo restando il diritto degli assenti di impugnare ai sensi di legge le delibere assembleari, non potrà esser fatta valere, come motivazione, l’eventuale mancato ritiro del plico contenente la convocazione o eventuale ritardo nello stesso. E’ bene quindi rammentare che, pur in un’ottica spending review condominiale potrebbe essere una pessima idea eliminare l’invio delle raccomandate per la convocazione dell’assemblea ( e del verbale per gli assenti ) , scelta che potrebbe inevitabilmente esporre il condominio a conseguenze ben più onerose. Dott.ssa Michela Scavo

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34 anni con voi... grazie! maggio 1985 - maggio 2019

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