New Entry - Edizione di Bergamo del 25 Gennaio 2018

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Anno 25 - N°01 del 20/01/2019 - www.newentry.eu - bergamo@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BERGAMO GRATUITO 1 9 9 4 - 20 1 9

Il Giornale della Gente

Ph. Massimiliano Uccelletti

MARTINA TOSI INTERVISTA ESCLUSIVA A PAG.26

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Editoriale

1994-2019: 25 anni di pubblicazioni

Anche se riguarda in particolar modo l'edizione missione rimane comunque sempre quella di di Bergamo volevamo condividere con voi la gio- dare voce a chiunque voglia esprimere le proprie ia di aver raggiunto un altro traguardo. idee e riflessioni. Che abbiate scritto una poesia, Ebbene sì, abbiamo iniziato l'anno del 25° anni- un racconto, o che vogliate parlare e condividere versario dalla nascita di questa rivista che vedrà una vostra passione, noi saremo il vostro tramil suo compimento il 17 settembre prossimo. 25 polino di lancio. Amici, parenti, vicini di casa, anni nei quali abbiamo pubblicato più di 9.000 lettori e perfetti sconosciuti: chiunque è il benvearticoli scritti da voi e pubblicato circa 600 edi- nuto all’interno della nostra famiglia. Perché, se zioni. Inutile negare che l’informazione ha subi- libertà è partecipazione, è anche vero che spesto molti cambiamenti negli ultimi so ci riesce più facile condividere i anni: oggi la notizia viaggia velodolori per cercare supporto, mentre ce in due righe sui social ma un invece ci sentiamo quasi in colpa giornale cartaceo offre occasioni nello svelare a qualcuno il motivo di approfondimento e di comprendella nostra felicità. Noi crediamo 1 9 9 4 - 20 1 9 sione, emozioni che non sono pache le cose belle vadano dette, ogni ragonabili a nessun social dove il giorno, sussurrate piano ogni notte. lettore spesso legge a malapena il titolo del post. Non lasciamo che la tristezza prevalga, non perPossiamo tranquillamente affermare che, nono- mettiamo alla speranza di morire. Noi esistiamo, stante ci siamo evoluti con sito internet, pagina noi amiamo, noi scriviamo! facebook e quant’altro, la passione per la rivista E da sempre Voi potrete farlo con noi. cartacea non è venuta meno ed è testimoniata anche dal fatto che non abbiamo calato la tiratu- Hai un quaderno pieno di pensieri e riflesra e la richiesta alle riviste è sempre maggiore. sioni e non credi possa essere pubblicato? Certo che, per noi come per moltissime altre at- Hai sempre desiderato scrivere ma non sai tività, purtroppo, il futuro è incerto ma crediamo come fare? Hai una storia da condividere che i nostri contenuti fatti sì di rubriche ma so- con il mondo? prattutto di riflessioni, di esperienze di emozioni Scrivici a redazione@newentry.eu e diventi vere scritte direttamente dalla gente comune ge- subito protagonista. neri interesse, condivisione, confronto. La nostra Gianluca Boffetti

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OROSCOPO dal 25 Gennaio al 15 Febbraio 2019

ARIETE - 21/03-20/04

TORO - 21/04-20/05

GEMELLI - 21/05-21/06

Gli aspetti astrali ti favoriranno soprattutto nel settore affettivo, regalandoti emozioni irripetibili sia che tu viva una relazione di coppia o sia single! Bene anche in ambito lavorativo, dove ritroverai tutta la grinta persa...

Ti attende un grosso impegno e dovrai fare appello a tutte le tue energie. In ambito affettivo, sarai assillato dai dubbi e questo rischia di aumentare le tue insicurezze. Un consiglio: svagati e dedicati ad un hobby.

Un’amicizia ti dirà qualcosa che ti darà fastidio ma reagirai con indifferenza. In ambito affettivo, la partner sarà molto curiosa e cercherà di metterti alla prova. Se sei single vivrai una serata all’insegna della trasgressione.

CANCRO 22/06-22/07

LEONE - 23/07-23/08

VERGINE - 24/08-22/09

Avrai grandi opportunità di fare delle esperienze personali che ti permetteranno di crescere e di rafforzarti. In ambito affettivo, non sarai contento di come procede il tuo rapporto e cercherai delle soluzioni per ritrovare la serenità.

Riuscirai a mettere ordine nel tuo quotidiano e tutto procederà con più armonia. In ambito lavorativo, sarai molto attivo e cercherai di emergere anche al di fuori delle tue specifiche competenze. In ambito affettivo, dovrai sottostare alle decisioni della partner e questo vi creerà motivo di attrito.

Avrai uno spirito critico elevato che ti aiuterà ad allontanare le persone negative attorno a te. In ambito lavorativo verrai coinvolto in una nuova iniziativa; sarai attratto da questa opportunità e ti impegnerai a fondo per dimostrare al meglio le tue capacità. In amore non ti sentirai soddisfatto!!!

BILANCIA - 23/09-22/10

SCORPIONE - 23/10-22/11 SAGITTARIO - 23/11-22/12

Avrai ottime opportunità per mettere a segno profitti nel lavoro e guadagni. In ambito affettivo, una notizia potrebbe metterti in allarme ma alla fine tutto si risolverà per il meglio. Un consiglio: evita di essere impulsivo.

Ti sentirai poco disponibile nei confronti del prossimo, qualcosa non ti soddisfa completamente nel tuo quotidiano lavorativo. In amore, la tua partner non chiede altro che il tuo affetto. Un consiglio: sii più aperto.

In ambito lavorativo il momento non propizio per le uscite di denaro, soprattutto quelle non preventivate, quindi cerca di trattenere i tuoi impulsi. In ambito affettivo vivrai una fase passionale ed avrai modo di condividere i tuoi sentimenti con la partner.

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In ambito affettivo dovrai cercare di non essere troppo incostante, perché rischi di mettere a dura prova la pazienza della tua partner e di scatenare una sua reazione. In ambito lavorativo il tuo comportamento sarà ineccepibile, avrai inoltre modo di mostrarti disponibile nei confronti del prossimo.

Dovrai fare qualcosa per rilassarti e ritrovare l’armonia con te stesso. In ambito professionale, non ti troverai d’accordo con qualcuno e potresti avere delle discussioni accese. In ambito affettivo avrai bisogno di una ventata di nuovo; sfrutta le tue potenzialità!

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Non dovrai preoccuparti eccessivamente se le cose non procederanno al meglio perché troverai delle ottime soluzioni. In ambito lavorativo, cercherai di intavolare un discorso che riguarda il tuo futuro professionale e lo affronterai con fare gentile e sicuro di te.


RIFLESSIONI

UN AMORE ETERNO Avevo appena finito il militare e facevo il “bibitaro”, portavo le bibite con il camion. Con le ragazze non ero capace, però andavo in moto e questo piaceva. Loredana mi è stata dietro tre anni. Finché una sera, fuori dalla discoteca, le ho detto: “Allora mettiamoci insieme”. È durata 30 anni. Eravamo legatissimi. E io tornavo sempre a casa. Era mia madre, mia moglie, tutto. È stato merito di Loredana se mi sono diplomato. Durante l’adolescenza, scoprii che lei, per la prima volta, era andata a ballare con un altro. Così presi la moto e corsi in quella discoteca. Me la ricordo ancora, c’era Jovanotti ragazzino alla consolle. Non fu una cosa molto molto romantica, ero irascibile a quei tempi: afferrai Loredana e me la portai via. Sì, e sono sempre rimasto un tipo molto geloso. Negli anni ci siamo fatti delle litigate epocali, io e Loredana. Diventavo matto perfino se la guardava un cameriere. Però era bello fare l’amore, dopo. Con lei che mi veniva contro perché voleva prendermi a cazzotti. Da un paio di giorni aveva un fortissimo mal di testa, ma vai a pensare... Lei e i bambini stavano per partire per il mare, sarebbero rimasti in vacanza un paio di mesi. Invece, ha chiuso gli occhi e mi si è accasciata fra le braccia mentre chiacchieravamo. Io le parlavo all’orecchio, ma mi sono accorto che parlavo da solo, e ho maledetto Dio. Ha vissuto altri due giorni, ma senza riprendere conoscenza. Se non lo provi non lo puoi capire. Rocco non ne ha più parlato. Il piccolo mi dice: “Papà, perché non chiedi a Gesù di farla tornare?”. Moltissime persone mi sono state vicino. La sua morte ha unito le mie due vite: la gente semplice da un lato, dall’altra tutti gli attori italiani. Loredana per me è stata tutto. La madre dei miei figli, la donna con cui sono

stato per trent’anni e che, dopo essersi sentita male, se ne è andata dalla mattina al pomeriggio senza che io le abbia potuto dire neanche "ciao". I suoi genitori mi hanno trattato come un parente stretto e io non ho avuto nemmeno il tempo di salutarla. La sua morte è un evento che né io né i miei figli abbiamo mai metabolizzato. Non ne abbiamo mai parlato. Non siamo mai andati al cimitero insieme, anzi, in 7 anni, al cimitero sono andato due volte in tutto. Le fotografie le ho a casa, ma non le guardo, non è roba per me perché lei è ovunque, nei ricordi, nelle stanze, nei viaggi a Barcellona che non farò più. Penso che un dolore così grande non si possa superare. Ci siamo conosciuti quando eravamo quattordicenni e per i primi due anni della nostra relazione ci siamo sfiorati solo la mano. Quando è così, dopo 30 anni insieme, è impossibile. Loredana era tanta, in ogni senso. Bella davvero. E sapeva fare qualsiasi cosa: studiava, lavorava, cucinava. Rocco e Diego sono bravi in tutto, proprio come lei. Alle volte ci basta uno sguardo: loro vedono il mio dolore, e io il loro, e rimaniamo attaccati. Poi ognuno ha il suo modo, il suo metodo molto personale, per uscirne. È così, la vita...". Marco Giallini Grazie a "Fotografie da vedere prima di morire" www.newentry.eu 05


IL SALOTTO DI KETTY

TRATTAMENTO E APPLICAZIONE KINESIOTAPING Ci ha fatto davvero piacere, che veramente in tanti, dopo aver letto gli ultimi due articoli che parlavano di trattamenti Massoterapici, siate venuti a trovarci in Negozio a Presezzo e nei nostri Studi di trattamenti per chiedere informazioni. È stato piacevole consigliare e rispondere alle vostre domande e siamo contenti che in parecchi hanno scelto di seguire un percorso per il proprio benessere fisico con i nostri Massoterapisti Qualificati. Grazie! Oggi continuiamo a parlare di tutti quei rami che compongono la Massoterapia (trattamenti manuali muscolari) e dopo aver spiegato che cos’è, benefici e controindizioni, e aver dedicato una puntata al trattamento di Linfodrenaggio Manuale con Metodo Vooder, adesso è la volta del trattamento di Kinesiotaping. Cos’è cos’è questo parolone??? Kinesiotaping…ma che razza di cosa è??? Già immagino questi commenti dai non addetti ai lavori; ma è una pratica che almeno una volta avrete sicuramente visto…soprattutto i tantissimi tifosi di calcio! Eh si, perché capita spesso e volentieri di vedere giocatori professionisti (in primis quelli del pallone, ma anche basket e pallavolo!) che durante una prestazione sportiva hanno applicato su varie parti del corpo quei cerotti colorati! Ecco svelato l’arcano!!! Ebbene si, i famosissimi cerotti colorati, sono applicazioni di Kinesiotaping. Adesso vediamo a cosa serve, a chi è rivolto, con che materiale è costituito e su quali segmenti corporei possono essere applicati! In primis però voglio rispondere a una domanda che tutti, quando vengono in studio da me per l’applicazione, mi rivolgono:”…ma il colore influisce sul beneficio?”. ASSOLUTAMENTE NO!!! Il colore è solo la parte estetica del prodotto! Il Kinesiotaping è formato da fibre di cotone e nylon strettamente intrecciati, dove la qualità di questi singoli materiali è fondamentale per essere confortevole nell’essere indossato e per resistente nella deformazione. La colla sul tape (abbreviazione usata dai terapisti!) è acrilica, dev’essere durevole e waterproof in modo che il tape resista a movimenti vigorosi, sudore e immersione totale in acqua senza irritare la pelle. Si ricorre al suo uso, per esempio, in caso di piccoli edemi ed ematomi sottocutanei, tendiniti, artrosi cervicali, ma anche per alleviare il dolore da contratture e tensioni muscolari. Il Kinesiotaping non rilascia principi attivi e se applicato correttamente può essere un valido aiuto nella riabilitazione. Il Kinesiotaping viene applicato sulla pelle e in base alla posizione, alla direzione e alla tensione può inibire un muscolo sovraccaricato e contratto o stimolarne uno ipotonico 06 www.newentry.eu


IL SALOTTO DI KETTY

(basso tono muscolare!). Sull’epidermide infatti sono presenti recettori nervosi, in grado di comunicare con i muscoli sottostanti in seguito a stimoli esterni. L’azione di questo cerotto allevia il dolore (inibendo i muscoli contratti che premono sui recettori del dolore) e contribuisce alla ripresa motoria. In caso di edema o trauma, il Kinesiotaping agevola il drenaggio linfatico, grazie al sollevamento della pelle. Il Kinesiotaping infine, mantenendo in posizione corretta le articolazioni, protegge tendini e legamenti. E chi mai pensava che un semplice cerotto può avere tutti questi benefici? Ovviamente esistono anche (in verità poche!) controindicazioni; il tape non contenendo nessun principio attivo non provoca effetti collaterali, fatta eccezione per una possibile irritazione cutanea dovuta dalla colla (comunque atossica!) in soggetti particolarmente sensibili. Possibili controindicazioni sono: trombosi in fase acuta, flebite, infezioni in atto e ovviamente ferite ed abrasioni cutanee. Può essere utilizzato su pazienti di ogni età, dai neonati fino agli anziani ed anche alle donne in gravidanza. È un ottimo allato per tutti gli sportivi dal calciatore al runner, passando per la pallacanestro e il volley, e a tutti quegli esercizi di corpo libero o con i pesi che vengono svolti in palestra! Aiuta a prevenire gli infortuni classici dovuti al sovraccarico di muscoli e articolazioni. Una valutazione corretta con conseguente applicazione, richiede solo 15 minuti e un costo irrisorio! Ma ATTENZIONE!!! AFFINCHÈ SIA DAVVERO EFFICACE, È BENE CHE SIA POSIZIONATO DA TERAPISTI ESPERTI ED È DUNQUE SCONSIGLIABILE IL FAI DA TE!! Cosa che purtroppo vedo sempre più spesso...con la conseguenza che nel minore dei mali, uno butta tempo e soldi senza trarne nessun beneficio! Come dico sempre, affidatevi a professionisti che sanno dove mettere le mani e solo così otterrete il massimo beneficio. Per ulteriori informazioni, dettagli, TRATTAMENTI-MASSAGGI TERAPEUTICI MANUALI o CONSULENZE PRIVATE ci potete contattare: Mail negozio: info@erboristeriapresezzo.com - Sito: www.erboristeriapresezzo.com oppure ci trovate in negozio ERBORISTERIA PRESEZZO, Via Vittorio Veneto, 1064 Presezzo. TEL 035/4156226. Ivan Mangili e Katia Mussetti

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RIFLESSIONI

CARA MAMMA...

Cara mamma, il mio viaggio finisce qui. Non ho sentito dolore, non ti preoccupare. Mi sentivo solo molto triste. Ma mi sono abituato ad essere solo. Morire senza nessuno accanto mi è sembrata una sensazione familiare. Ho passato talmente tanti anni in questo canile che ho cominciato ad amare queste 4 mura e considerarle l’unico posto al mondo dove sentirsi al sicuro. Penso di essere stato solo sfortunato. Non mi sono mai domandato perché la vita mi abbia regalato tutto questo dolore. Probabilmente era destino… Cara mamma, non voglio farti sentire in colpa. Vorrei solo che tu sapessi che io ero lì. Quando eri alla ricerca di un amico, mi sarebbe piaciuto che tu non avessi deciso di scegliere quel cucciolo paffutello in quel negozio di animali.

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Mi sarebbe piaciuto che qualcuno ti avesse mostrato la strada giusta da fare. Mi sarebbe piaciuto che avessi visitato il mio canile tanti anni fa e scelto me invece di quel bel cucciolo di razza purissima allevato dalla tua amica. Quando pensavi di desiderare un cane che ti aspettasse scodinzolando alla porta quando tornavi, avrei voluto che sapessi che io avrei fatto questo e molto altro per te. Quando cercavi un cane che si stendesse ai tuoi piedi mentre riposavi sul divano, quel cane sarei potuto essere io. Quando cercavi un cane per andare a scalare le più alte montagne insieme a lui, io sarei potuto essere la tua migliore scelta. Avrei voluto che sapessi che potevo essere tutto quello che tu cercavi. Cara mamma, non è colpa tua. So che la fuori c’era una mamma per me e che quella mamma saresti dovuta essere tu. Solo che non ci siamo mai incontrati. Forse non ci siamo mai incontrati perché ci sono così tanti come me e così poche come te. Una mamma dovrebbe sapere dove guardare ma anche le mamme, a volte possono fare degli errori. Avrei voluto che tu non avessi sbagliato. Cara mamma, non ti dispiacere. Non piangere. La notte scorsa, quando mi sono addormentato, credo di averti sognata. Sei venuta davanti alla mia gabbia, hai aperto la porta e mi hai portato a fare una passeggiata. Poi abbiamo fatto un giro in macchina, mi hai portato a casa e io mi sono steso sul letto con gli occhi aperti, per vedere tutto quello che c’era da vedere. So come sei, come profumi, conosco il suono della tua voce e il colore dei tuoi capelli. Tu non mi hai ma conosciuto ma va bene così. Non sono per nulla speciale e non ho un odore piacevole. Sono solo un cane. Quello che sarebbe


RIFLESSIONI

potuto essere il tuo cane. Cara mamma, mi dispiace che non ti ho mai detto dove vivevo. Pensavo che lo sapessi. Oggi sono morto felice. Mentre cercavo di sve-

gliarmi, ho sentito la tua voce che mi chiamava ed era il suono più dolce che io abbia mai sentito. Addio! Il cane che avresti potuto adottare

NO ALL'ABBANDONO DEGLI ANIMALI! ...CON GLI ANIMALI BISOGNA PARLARCI, NON SONO MICA UOMINI... Adriano Celentano

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IN LIBRERIA

Vita su quattro ruote di Nadir Malizia Buongiorno, vorrei proporre la mia storia alla vostra rivista New Entry Per me è importante farla conoscere. Mi chiamo Nadir, ho 42 anni, sono giurista, sono diversamente abile sin dalla nascita. Abito nelle Marche a Marotta di Mondolfo. Ho vissuto in prima persona il tema delle barriere architettoniche, delle barriere fisiche e delle barriere mentali del pregiudizio. Racconto la mia vita nel libro "Vita su quattro ruote", prefazione di Cristina Lunardini, postfazione di Maurizio Coruzzi (Platinette), pubblicato dalla casa editrice romana C1V Edizioni. Diversi gli aspetti affrontati in questo testo, anche il tema dell'omosessualità e della difficoltà di inserimento sociale. Credo nell'importanza di sensibilizzare l'opinione pubblica anche attraverso la scrittura. Ed è per questo mi batto

Titolo: VITA SU QUATTRO RUOTE Autore: Nadir Malizia Casa Editrice: Edizioni C’era una volta Data di pubblicazione: 11 maggio 2015 ISBN: 9788898295227 Pagine: 108 Formato: 21x15 Prezzo di copertina: € 13.00 In copertina: Opera “Libero” di Salvatore Tedone Prefazione a cura di Cristina Lunardini Postfazione di Maurizio Coruzzi Platinette Public & Media Relations: c1vpress@gmail.com Si può ordinare comodamente inviando un’e-mail a C1Vedizioni@gmail.com o dalla libreria on-line della casa editrice al link www.c1vedizioni.com/#!vita-suquattro-ruote/cr6a 10 www.newentry.eu

molto per far conoscere la mia storia e la mia "vita su quattro ruote". Il mio sogno è mettere a disposizione la mia vita per aiutare gli altri che hanno le mie difficoltà in questa società, dove mi sento una persona normale in una società disabile. Persone che hanno bisogno di un aiuto per superarle perché spesso le condizioni di vita in questa società per un disabile sono schiaccianti. Ho messo a disposizione anche le mie pagine Facebook "le famiglie e le persone con disabilità". "Perché le barriere spesso non solo architettoniche" Pagina ufficiale del libro http://www.c1vedizioni. com/#!vita-su-quattro-ruote/cr6a. Inoltre il 8 aprile ho partecipato a Roma all'evento letterario ScpritaManent all'interno della pagina Facebook del libro troverete una mia intervista. Nadir Malizia PS: 327-2560936 L’AUTORE Nadir Malizia, nato a Cremona, classe ’76, è Giurista, specializzato in Diritto Internazionale dell’Unione Europea. Fin da quando era ado-


IN LIIBRERIA

lescente ama scrivere per esprimere le proprie emozioni. L’OPERA, LO STILE “Io mi sento un uomo normale, purtroppo vivo in una società disabile che non vuole vedere al di là dei propri occhi”. Apre così il secondo capitolo del libro, che si compone di 16 capitoli più una poesia finale dedicata all’Amicizia. Con uno stile diretto, misto tra ricordi e pensieri, Nadir affronta il tema della disabilità, che lo accompagna da quando è nato, trasferendo la parte più intima di sé in queste pagine con l’intento di far capire cosa significhi la diversità e meglio ancora cosa significhi vivere in una società dove basterebbe poco per evitare situazioni di disagio provocate dalla società stessa. COPERTINA Opera LIBERO di Salvatore Tedone Il cavallo è sinonimo di libertà, salta gli ostacoli e sostituisce la carrozzella correndo verso il traguardo, ovvero raggiungere la parità di diritti e l'abbattimento delle barriere. sone che non ammettono le differenze. Dalla prima intervista a NADIR MALIZIA (integrale sulla pagina ufficiale le libro www.c1vedizioni.com/#!vita-su-quattro-ruote/cr6a): COSA TI HA SPINTO A SCRIVERE IL LIBRO “VITA SU QUATTRO RUOTE”? Credo che arriva un momento della propria vita dove decidi di far conoscere la tua storia anche Scarica la nostra App e rimani in contatto con noi!

ad altre persone, scrivendo un libro. Ascoltando il telegiornale e leggendo i vari quotidiani ti capita di imbatterti in storie di famiglie che hanno figli con disabilità più o meno gravi, che fanno fatica ad essere aiutate e assistite da personale qualificato, che restano senza aiuti pubblici o che vedono tagliati sussidi per il trasporto, per l'istruzione per i bambini e i ragazzi che hanno bisogno dell'insegnate di sostegno, abbandonando a loro stessi anche i genitori. Un altro punto dolente è certificato ANAMMI n. N946

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IN LIBRERIA

il settore della sanità, basti pensare alle malattie rare. Un mio amico è affetto da una malattia molto rara e i medici ancora non gli sanno dare una risposta. Trovo tutto questo assurdo!!! Un altro motivo che mi ha portato a scrivere il libro è stata la poca informazione su come si vive in prima persona la propria disabilità e ancora la poca attenzione che i mass-media e altri mezzi di comunicazione fanno. Non dico che la situazione non sia cambiata rispetto al passato, ma questo secondo me, detto da una persona disabile, è ancora troppo poco, bisogna fare molto di più. Rispetto agli altri paesi europei siamo piuttosto indietro e questo non va assolutamente bene. Se leggiamo attentamente la Convenzione dell'ONU, che prende in esame i diritti delle persone diversamente abili, dovremmo avere potere d'acquisto, poter lavorare, viaggiare, espletare i beni di prima necessità. Ma tutto questo a quanto pare nel nostro paese ci viene negato. Per la società siamo considerati cittadini invisibili, inve-

ce siamo cittadini come tutti gli altri. COSA VUOL DIRE PER TE SCRIVERE UN LIBRO COME QUESTO? Vuol dire mettersi in gioco non soltanto scrivendo ma metterci la propria persona in prima linea. Quando decidi scrivere un libro sai ciò a cui vai incontro, specialmente quando affronti temi così delicati. Devi essere pronto a tutto, sia agli elogi sia alle critiche. Oltre ad affrontare il tema della disabilità, nel libro affronto anche un tema ancor più delicato: l'omosessualità. Certo non è stato facile affrontarlo ma ho voluto far capire anche come può vivere la propria omosessualità una persona disabile. Premetto che io sto bene con me stesso, sono pronto a essere anche criticato, purché sia una critica costruttiva, e non distruttiva, altrimenti il confronto non funziona. Le singole persone e la società in generale credono che quando decidi di stare con una persona in carrozzina devi fare da infermiere, ma non è così, questa cosa va sfatata. Avrò sempre

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bisogno di un aiuto, ma se riesco a fare le cose da solo tanto meglio. A volte, devo essere sincero, mi dà fastidio chiedere aiuto. I telegiornali e i vari mezzi di informazione parlano di omosessualità tra persone dello stesso sesso, ma non ho ancora visto nessuno affrontare questo argomento, visto e vissuto da una persona diversamente abile. Vi siete mai domandati come viviamo la nostra sessualità indipendentemente dallo proprio orientamento sessuale? In base alla mia esperienza personale ho conosciuto vari ragazzi gay con una disabilità e devo dire che il risultato non è incoraggiante. Molti tendono a nascondersi per paura di non essere accettati per quello che sono sostenendo che nessuno li amerà mai, altri hanno paura dei propri genitori, della reazione che potrebbero avere; parlando con persone di qualsiasi età molte volte mi è stato chiesto come faccio ad avere rapporti con una persona. Io con tutta tranquillità rispondo: e tu come fai, me lo spieghi? In quel momento mi accorgo che la persona che ho di fronte non sa cosa rispondere, diventando di tutti colori dal forte imbarazzo. Eppure esiste un'altra realtà, alquanto bella, di persone speciali che vogliono essere amate per come sono. Sappiate che la perfezione non esiste, si cerca di raggiungerla ma solo uno lo è: Dio. A CHI SI RIVOLGE IL LIBRO “VITA SU QUATTRO RUOTE” E PERCHE’? Il libro "Vita su Quattro Ruote" non ha un pubblico di lettori specifico ma credo sia molto ampio: è un libro per tutti. Si rivolge a coloro che non vivono direttamente una disabilità ma che magari hanno un amico disabile e quindi questo potrebbe essere un primo approccio al tema della disabilità. Oppure potrebbe essere un aiuto a tutti genitori che per paura, timore, non sanno come vivere la disabilità del proprio figlio. Leggendo il libro si possono avere tanti spunti, ad esempio se hai una disabilità non significa che la vita finisce ma con gli stimoli giusti e il sostegno della famiglia la vita continua anche se bisogna osservala in una prospettiva completamente diversa. O magari po-

trebbe rivolgersi agli stessi disabili che non riescono ad accettare la propria condizione, ma forse, se leggeranno questo libro, riusciranno a comprendere che si può svolgere una vita normale, si può fare qualsiasi cosa, basta volerlo. Vorrei che il libro diventi una "guida" anche se non lo è. Avere una disabilità non significa essere diversi ma avere invece una spinta in più, vedendo tutto ciò in modo positivo. Nadir Malizia

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E’ TEMPO DI MODA di Romina Sirani in collaborazione con Radio Senise Centrale

I consigli di Romina Sirani per fare ottimi saldi. Romina Sirani, modella, fotomodella e presentatrice bresciana. Collabora con testate nazionali parlando di Moda. Inoltre conduce “E’ tempo di Moda” sulle frequenze di Radio Senise Centrale. Credito foto: Damiano Conchieri

I SALDI Indubbiamente il primo appuntamento del nuovo anno per gli amanti della moda e della tendenza sono i saldi. Ecco, per voi alcuni consigli per fare ottimi affari! Per prima cosa iniziamo con alcune raccomandazioni: -fate attenzione a sconti eccessivamente alti soprattutto se partono da subito oltre al 50% dal momento che in tal caso potrebbe trattarsi di merce dell’anno scorso; -il cartellino deve riportare il prezzo di partenza, la percentuale di sconto ed il prezzo scontato. -confrontare i prezzi tra i vari negozi. -sarebbe meglio acquistare nei soliti negozi perché già sappiamo il prezzo iniziale se è corretto oppure no -anche la merce in saldo può essere cambiata con lo scontrino fiscale entro 2 mesi dall’acquisto. -il negoziante non è obbligato far provare i capi in saldo però diffidate dai negozi che non lo consentono e controllate attentamente le etichette e le taglie. -anche durante i saldi potete pagare con la carta di credito, diffidate da chi dice il contrario. Ora passiamo ad alcuni consigli veri e propri, decisamente pratici: - durante i saldi è bene fare shopping da soli perché c’è molta affluenza e caos nei negozi e dovendo cercare 14 www.newentry.eu

la nostra migliore occasione è meglio non perdere tempo aspettando i compagni di acquisti. - cercate di acquistare capi od accessori che danno carattere e stile nella loro unicità, in modo da rispecchiare la vostra personalità dal momento che sapendo di aver risparmiato sarete ancor più contenti della vostra scelta. - nella lista degli acquisti per i saldi dovete mettere anche qualche capo continuativo, cioè quella parte di collezione che si troverà sempre nei punti vendita di ogni singolo brand, ovvero la versione dei capi classici con tagli, materiali e dettagli più contemporanei come cappotti, tubini, maglioni, stiletti, ecc. - tenere sempre presente i colori sempre utili per capi e accessori come il nero; il blu e il beige - non lasciatevi ingolosire dal prezzo senza valutare taglia e vestibilità: in sostanza è bene ricordare che un affare è tale solo se lo potete indossare in caso contrario è uno spreco, quindi comprate solo outfit che vi stanno bene e della vostra misura.

Ph: Damiano Conchieri

Ovviamente ad inizio saldi troviamo più assortimento di modelli, colori e tagli ma è altrettanto vero che gli ultimi giorni si trovano gradi occasioni quindi è meglio puntare “al fuori tutto” per toglierci uno sfizio che prima non potevate permettervi! Buone compere a tutti!


Scuola di Ballo ASD

Balla per BALLARE Liscio Unificato e Ballo di Sala

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Corsi di Ballo 4 FEBBRAIO Lunedì

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Sabato

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18.00-18.50 MIX 2 19.00-19.50 MIX 3

19.00-19.50 BALLI DI GRUPPO INTERMEDIO

19.00-19.50 MIX 1

19.30-20.20 BALLI DI GRUPPO PRINCIPIANTI

19.00-19.50 BALLO LISCIO INTERMEDIO

18.00-18.50 BALLO LISCIO PRINCIPIANTI

20.00-20.50 BALLI DI GRUPPO AVANZATO

20.00-20.50 COUNTRY PRINCIPIANTI

20.00-20.50 BALLO LISCIO PRINCIPIANTI

20.30-21.20 DANZA DEL VENTRE

20.00-20.50 BALLO LISCIO AVANZATO

19.00-19.50 TANGO ARGENTINO PRINCIPIANTI

21.30-22.20 CARAIBICO INTERMEDIO

21.00-21.50 BOOGIE WOOGIE PRINCIPIANTI

21.00-21.50 CARAIBICO PRINCIPIANTI 21.50-22.40 BOOGIE WOOGIE INTERMEDIO

20.50-21.40 21.00-21.50 BOOGIE WOOGIE COUNTRY INTERM. - AVANZ. INTERMEDIO 21.40-22.30 TANGO ARGENTINO PRINCIPIANTI

22.00-22.50 RUEDA DE CASINO SALSA CUBANA AVANZATO

22.00-22.50 RUEDA DE CASINO SALSA CUBANA PRINCIPIANTI

PRIMA LEZIONE DI PROVA - DURATA LEZIONI 50 min. Bergamo - via Bianzana,15 - Tel. 393 45 99 459 - 339 45 99 459 www.ballaperballare.it - ballaperballare@gmail.com

LISCIO UNIFICATO E BALLO DA SALA TANGO ARGENTINO DANZE CARAIBICHE BOOGIE WOOGIE DANZA DEL VENTRE RUEDA DE CASINO MIX COUNTRY LINE DANCE BALLI DI GRUPPO


Società

EMERGENZA EDUCATIVA

Da tanto tempo non sentivo più questa affermazione, o meglio, la sentivo e come, tra gli addetti ai lavori, tra coloro che operano sul campo, tra quelli che si sporcano le mani tutti i giorni, sul fronte del disagio giovanile e più computamente nella prevenzione delle varie forme di violenza che vedono coinvolti sempre più giovani. Tutto di un colpo ci accorgiamo che vengono picchiati gli arbitri e dunque occorre il pugno duro per chi non rispetta le regole, per chi non rispetta gli altri oltre che se stesso, c’è necessità di fare tabula rasa anche dei campioni sportivi che reagiscono malamente al richiamo degli arbitri, definendoli indegni. L’obice è puntato dritto su quanti pensano di poter fare e disfare a proprio piacimento pur di non sottostare a norme e regole largamente condivise. Però qualcosa non mi quadra, qualcosa è fuori dalle metrature appena elencate, qualcosa manca all’appello, sì, qualcosa è incredibilmente assente nella discussione da poco messa in atto a furor di slo16 www.newentry.eu

gan. Emergenza educativa s’è detto, è davvero così, ne sono convinto, perché ho preso atto personalmente di quanto coloro che dovrebbero essere veri e propri esempi siano invece i veri colpevoli, gli imputati che sempre più spesso sono assenti ingiustificati alla sbarra. I giovani come ha ben detto qualcuno “fanno anche del male, ma sognano di fare del bene”, dunque occorrerebbe più equilibrio e più gestualità autorevoli nel fare quotidiano da parte del mondo adulto, affinché riescano a comprendere il valore della vita umana e la fatica necessaria a mettere in atto la giusta manutenzione per avere cura della propria dignità personale. Mio nipote è un pulcino della squadra della sua città, uno spasso osservarlo in campo, constatare che falli, sgambetti, gioco duro, sono banditi dal rettangolo di gioco, niente parolacce e niente grida sguaiate, tutta corsa, schemi, e consigli impartiti dalle panchine. Incredibile ma vero, su quel campo si gioca a calcio rispettando gli


SOCIETA'

avversari, l’arbitro, e, ultimo ma non per importanza, gli allenatori, che decidono senza timore di obiezioni chi esce e chi entra. Fair play verso i meno dotati, fair play nei riguardi di chi perde, fair play nell’esultare e nello stringere le mani dei coetanei, di chi inciampa e cade, insomma un bel vedere a cui non ero proprio più abituato. Perché allora non mi quadra la filippica nazional popolare sul reprimere chi adolescente è preda di rabbia e frustrazione? C’è qualcosa di assai più specifico che manda gambe all’aria un’intera architettura educativa costruita con impegno, professionalità e tanto amore. Ai bordi del campo le schiere di mamme imbufalite, di papà inebetiti dalle proprie aspettative, di adulti con i cartellini dei propri figli ben appuntati sul petto, ognuno a incitare i pargoli, e cosa assai più imbarazzante, tutti insieme appassionatamente a fare a pezzi arbitri e guardialinee. Fair play e corretta interpretazione della reciprocità soccombono sotto i cingolati dei nuovi conduttori di anime, dei nuovi costruttori di futuri eroi del pallone. Parolacce, bestemmie, inviti a entrare duro sull’avversario, a non badare troppo a chi cade, a chi non ce la fa più a starti dietro, un susseguirsi di ordini lanciati da dietro le reti di recinzione, urla così perentorie da coprire quelle dei coach delle due squadre. Fair play, rispetto, educazione, allenamento e sudore, un mondo di passi in avanti svolti uno per volta per non incappare nell’errore, improvvisamente messi

da parte dall’incedere dell’orda genitoriale, dei battaglioni del mondo adulto ancora una volta imputato assente e recidivo, ben protetto dalle solite attenuanti prevalenti alle aggravanti, e così facendo ci rimetterà sempre il più debole, il più fragile, quello meno avvezzo a vestire i panni del più furbo per forza. Oggi qualcuno propende per il pugno duro nei riguardi di chi adolescente colpisce un arbitro, oggi qualcuno parla sebbene in ritardo di emergenza educativa, oggi qualcuno sarà bene faccia i conti non soltanto con il pianeta giovani, ma soprattutto con l’indifferenza omertosa e colpevole del mondo adulto. Fortunatamente i “grandi” non sono tutti così, e ancora più fortunatamente i “giovanissimi” non sono tutti propensi a fare i gladiatori piuttosto che gli atleti. Chissà forse sarà bene che ogni genitore imiti quel Mister che stringe le mani dei propri campioni, tutti, nessuno escluso, perché ognuno è il suo campione, ciascuno è il campione di tutti noi, con i nostri magoni, le nostre lacrime, la gioia per i nostri figli che hanno perso, che hanno vinto, che hanno dato tutto quello che potevano dare per farci sentire orgogliosi di loro. A ben pensarci chi non potrà sentirsi orgoglioso del proprio operato-ruolo, sarà nuovamente il mondo di quanti mandano i propri figli a imparare cos’è la dignità, cos’è la libertà, ma fa di tutto per non apprendere che il rispetto si impara solo con il buon esempio. Vincenzo Andraous

NEW ENTRY il Giornale della Gente

Quindicinale d’informazione sociale e culturale

Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti

Direttore Onorario: Michele Cortinovis Anno 25- N°01 del 15/01/2019

Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 www.newentry.eu 17


POLISPORTIVA BREMBATE DI SOPRA Via Locatelli, 36 – Tel. 035 62 13 43 www.piscinabrembate.it - info@piscinabrembate.it

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“Incantevole sorriso”

“Arsure”

Ed è Poesia

Dedicato a Robert, che a soli cinque anni ha saputo trasformare in una fiaba il mondo intorno a sè ed a coinvolgere chi gli stà vicino. Mi inonda di calore Il sorriso dolce di questo bambino. E’ così piccolino, ma in sintonia con la magia della vita, il suo cuoricino è immerso nella linfa, che scorre nelle vene dell’Universo. Mi inginocchio davanti alla innocenza, lo supplico di portarmi con se, nel regno fatato, dove candidi unicorni giocano sotto arcobaleni di fiori, le nuvole parlano col vento e sgorga acqua viva dalle sorgenti, dove non c’è buio, nè dolore, ed io posso finalmente trovare, la pace per il cuore, la saggezza per la mente. Dara Naumova

“Libra”

Libra in alto verso il sublime, preserva la purezza dell’anima, liberati dalle catene della vita quotidiana, cavalca le ali della fantasia che comandano... vola non lasciarti cadere. Scalvini Roberta

E come scorre il fiume tra le rocce lento e silente così consumo i miei granelli nell’ampolla. Gli argini crollano col passar del tempo e la sabbia annebbiando i sensi, cede polvere sul vetro Nessuno conosce il sentiero oltre la siepe, nessuno ciò che si cela oltre l’orizzonte. Qualcuno...ha visto ombre sul selciato, altri..han sentito il fiato sul costato. Abitiamo queste case con i dubbi e assetati risiediamo in stanze vuote Soggiorniamo costanti in questi istanti con la smania d’un ritorno ad ogni giorno E’ un’esigenza intrisa dentro a un secchio di speranza come un sorso d’acqua pura che disseta alla sua fonte dissipandone l’arsura. Viviamo scostando veli di lino al caldo agosto e tormenti di lana sul gelido inverno. Incrociamo giunchiglie a primavera e al tiepido sole d’autunno orniamo di foglie rossastre il cuore Stagioni dal passo frettoloso s’accartocciano su se stesse una dopo l’altra scivolano dentro al vuoto d’un bicchiere lasciando i contorni appiccicati là sul fondo con tutti i suoi colori smunti. S’imbianca il capo e si solca il viso, rimbalza il cuor in petto ad ogni vuoto e perdendo il passo si fletton le ginocchia ad ogni lustro e quando agli occhi m’appaiono presenze, ho sempre quel sapor d’amaro e sale tra le labbra che l’anima m’incendia e ancor m’assale. Rosa Leone www.newentry.eu 19


RACCONTI

Bella mia Bella mia Casa… Io ho abbandonato Tu sei vuota. Io non ho più niente Ma tu sei stata abitata, in te saranno risuonate grida di gioia e parole, risate, canzoni, pianti e urla. Ma io ho vissuto un tratto della mia vita tra grida di gioia e parole, risate, canzoni, pianti e urla di dolore. E amore perduto. Non ho conservato niente della mia parte di vita precedente, solo questa armonica a bocca che tengo nella tasca di questo giaccone datomi da chissà chi… neanche ricordo. Ma tu, Bella mia, tu amore mio, ti ho conservata per sempre, sei stata con me, non ti ho mai abbandonata. Sei stata tu a lasciarmi, tu mio primo amore, mio solo amore, senza altro nome che Bella, Bella mia. Quando appoggiavo la mia mano sul tuo cuore mi dicevi che ad ogni suo battito corrispondeva il nome mio e tu, sentendo i miei battiti, dicevi che sentivi il tuo nome sussurrato dal mio di cuore. Poi il tuo, un giorno, di colpo e senza preavviso, si è fermato. Perché? Volevo una risposta, ho urlato a te di riprendere a vivere, di respirare, di guardarmi ma i tuoi occhi erano spenti. Erano socchiusi, quasi a volermi guardare ancora, li ho contemplati belli e lucenti, nei quali mi ero perso mille volte amandoti alla follia; era impossibile non perdersi in quell’oceano nel quale il blu spaziava in ogni sua tonalità, dal turchese al blu notte, due zaffiri di una bellezza indescrivibile, quasi un cielo estivo senza nuvole. Te li ho chiusi con dolcezza. Li ho baciati. Ti ho baciato sulle labbra, sulla bocca che fu la fonte del mio primo amore. Bella, Bella mia, più bella di qualsiasi creatura. Sono quasi impazzito, non so come ho vissuto i primi tempi senza di te. E’ stato allora 20 www.newentry.eu

che ho cominciato a bere, come si suol dire, bere per dimenticare? Forse è possibile, per qualche ora, poi qualche giorno, fino a quando non sei più un uomo ma un povero essere che si trova neanche più responsabile di quello che fa. Ho perso tutto, non ho più voluto niente per me. Non ho saputo accettare di averti perso così in pochi secondi, ho preso a pugni il mio, di cuore, imprecando e gridandogli di smettere di battere! Che si fermasse! Volevo venire da te! Non mi riusciva di pensare a soluzioni più drastiche. Se ci appoggiavo sopra la mia mano mi sembrava di sentire la tua voce che sussurrava il mio nome. Pazzo??? Sono diventato un uomo senza nome, ne casa, ne amici, ho abbandonato tutto e tutti mi hanno abbandonato. Barbone. Ecco chi sono. Sono soltanto un uomo che ha attraversato la sua vita senza sapere dove andare, un posto o l’altro per me non ha mai avuto importanza. Steso sotto i ponti, su marciapiedi, in riva a fiumi, in prati e parchi ho guardato i cieli sempre vecchi e sempre nuovi con quelle nubi che vanno… A volte un profumo di donna ha risvegliato in me pensieri e ricordi trasportandomi lontano nel tempo passato con te. Per i miei occhi chiari a volte mi è stato chiesto da dove venissi. Con questa faccia da straniero ero soltanto un vagabondo musicista, suonavo l’armonica a bocca per qualche soldo gettatomi per compassione. Ho ricevuto solidarietà da miserabili simili a me, ho rubato per necessità dando un po’ del mio ad altri come me. E’ stato il tempo ed il sole dell’estate, il susseguirsi delle stagioni a maturare la mia età. Mi sento vecchio, sono stanco, mi trovo qui, davanti a questa casa abbandonata, in vendita ma che credo nessuno comprerà. La porta con il numero diciannove non è chiusa del tutto, potrei entrare da lì e fermarmi, ripa-


rarmi dal vento freddo che mi fa rabbrividire. Entro, nella penombra scorgo la sagoma di un camino, c’è buio e davanti al camino… Apro un po’ di più la porta e sul materasso steso davanti ad esso ti vedo. Sei seduta, ma a colpirmi sono i tuoi occhi pieni di terrore. E’ allora che ti saluto. - “Ciao”. - “Chi sei?” mi chiedi - “Uno come te, un barbone, clochard, ciao barbona!”. - “Non farmi del male!”. - “No, non voglio farti del male, ho solo freddo… era casa tua?”. - “No, avevo freddo anche io. E tu? Era casa tua?”. - “No, smettiamola con questi no!”. Hai finalmente sorriso. Sei carina, quanti anni avrai? Mi fai posto sul materasso e mi siedo vicino a te. Mi chiedi qualcosa di me e ti racconto della tragedia che d’improvviso mi ha sconvolto la vita e poi del mio grido indignato, urlando di dolore: dove sei Dio? Subito pronto a denunciare l’assenza di una presenza mai prima avvertita! Figuriamoci! Il tempo mancava per tutto quello che volevo fare e trovarne anche per Lui, silenzioso e discreto? Poi ho incontrato un Prete, amico e fratello che me lo ha fatto ritrovare unico compagno di strada lungo il cammino della mia vita. E adesso mi trovo a pensare a Lui, a questo Dio, adesso che sono vecchio e stanco. Piano egli mi ha tolto disperazione, distacco, apatia, capovolgendo il disumano in umano capace di solidarietà e pace. Egli non lascia solo il disperato o l’oppresso, ti dà tenerezza e verità, non ti condanna se tu lo abbandoni, ma Ti ama sempre con delicatezza e compassione, senza egoismo e senza interesse. Dove prima c’era buio, ora c’è luce, ero inquieto ma ora in Lui ho trovato la serenità, in me c’era amarezza, ma in Lui c’era pazienza. Non capisco le sue vie ma Lui sa qual è la mia strada. Ho lasciato fuori i mille altri pensieri per accogliere questo Dio

RACCONTI

ed amarlo nella pace più profonda dell’anima, dove i sentimenti dell’amore più tenero si formano in segreto e, nella pace divina, tacciono improvvisamente tutte le nostre inquietudini. Se mi guardo indietro mi chiedo come ho fatto a reggere a quello schianto affettivo senza togliermi la vita. Forse perché Lui mi teneva tra le Sue braccia, stretto al Suo cuore anche quando la solitudine, la disperazione, il dolore, mi impedivano quasi anche di respirare. Perché l’uomo soffre? Non lo so, non riesco a saperlo. Mi parli di te, della tua superbia, arroganza, strafottenza, egoismo, il tuo corpo era solo tuo e ne facevi quello che volevi, avevi potere su ciò che volevi fare anche sulla droga. Tu avresti potuto smettere a tuo piacimento, quando volevi, ma era stata lei a dominare te e la tua volontà, lo hai capito troppo tardi, abbandonando tutti e abbandonata da tutti. Distrutta nel corpo e nello spirito, sola, incapace di chiedere aiuto, barbona. E adesso? Siamo qui noi due, stanchi di questa nostra vita vissuta nel nulla, di nulla, tolgo dalla tasca la mia armonica a bocca e suono. La musica culla i sogni, essa è più forte della parola, l’armonia esprime ciò che manca ad ogni linguaggio umano. Tu ascolti rapita, attenta. Un colpo di vento fa muovere le tendine vecchie strappate in alcuni punti, sembrano respirare. Nel grigio del cielo autunnale vedo migrare alcune rondini, veloci, unite, e quelle nubi che vanno… Smetto di suonare e ti chiedo: - “Come ti chiami?” - “Isabella, ma tutti mi chiamavano Bella!”. Avvicino la mia mano alla tua, me la stringi e, mentre piangi forse perché da chissà quanto tempo non avverti un contatto sincero, di affetto, mi dici: - “Non abbandonarmi…” - “No, non lo farò Bella mia!”. Marta www.newentry.eu 21


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PLAY MUSIC

anni fa 1969 2019

18 Gennaio 1969

Scende la pioggia - Gianni Morandi Una chitarra cento illusioni - Mino Reitano 03 Il carnevale - Caterina Caselli 04 Tu che m’hai preso il cuor - Gianni Morandi 05 Mattino - Al Bano 06 Zum zum zum - Sylvie Vartan 07 Tripoli 1969 - Patty Pravo 08 La donna di picche - Little Tony 09 L’attore - Adriano Celentano 10 Rain and tears - Aphrodite’s Child 01

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Gianni Morandi Gianni Morandi, all'anagrafe Gian Luigi Morandi (Monghidoro, 11 dicembre 1944), è un cantante, attore e conduttore televisivo italiano. Occasionalmente è stato anche cantautore e compositore per altri artisti. È considerato una delle colonne portanti della musica leggera italiana, con oltre 50 milioni di dischi venduti in tutto il mondo.È stato inoltre presidente onorario del Bologna F.C. dal 2010 al 2014. Gli inizi e gli anni sessanta Gianni Morandi nasce l'11 dicembre 1944 in un paese dell'Appennino bolognese, Monghidoro, in una famiglia di modeste condizioni economiche; il padre, Renato, è un ciabattino mentre la madre, Clara Eleonora Lorenzi, è casalinga. Da giovane lavora come venditore di bibite nel cinema della sua città, ma anche come aiutante del padre in negozio. "In famiglia cantavamo tutti. In seguito vennero le feste dell'Unità dove fui invitato e, con un cachet di mille lire a serata, mi esibii finalmente su un palco. Era il tempo dei bambini prodigio, così la domenica facevo due esibizioni, una pomeridiana e l'altra serale. Mille lire ciascuna e da allora non ho mai smesso di cantare". Nel 1958 viene selezionato a un provino dalla maestra Alda Scaglioni di 22 www.newentry.eu

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Bologna con il brano vincitore di Sanremo Nel blu dipinto di blu di Domenico Modugno. Nel frattempo prova senza successo a fare il pugile su consiglio di un arbitro internazionale. Partecipa a molti concorsi per voci nuove e sagre paesane, spesso con


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il gruppo di accompagnamento I Cadetti di Scaglioni (formato da musicisti di Bellaria), e nel 1961 ottiene la prima scrittura per tutta l'estate presso il Dancing Arlecchino di San Mauro Mare e partecipa al concorso Voci Nuove Disco d'Oro a Reggio Emilia, qualificandosi per la finale che si tiene il 15 aprile al "Tarantola Club": arriva nono dietro tra gli altri a Paola Neri (prima), Iva Zanicchi (seconda) e Orietta Berti (sesta). Il 15 aprile 1962 vince il Festival di Bellaria e il giorno dopo un arbitro di pugilato lo porta a Roma: dopo aver cantato cover di "Non esiste l'amore" di Adriano Celentano, "Non arrossire" di Giorgio Gaber e "Il cane di stoffa" di Pino Donaggio, viene assunto dalla RCA Italiana. Esordisce nel mondo discografico nel 1962 con "Andavo a cento all'ora", brano di notevole successo scritto da un emigrante in Francia, Toni Dori e Franco Migliacci, che per l'occasione si firma con lo pseudonimo di Camucia, e inciso nello stesso giorno con l'orchestra di Ennio Morricone insieme alla canzone "Loredana" con l'uscita del disco avvenuta tre giorni dopo. Pur non entrando in classifica, la canzone viene inclusa nel circuito dei juke box assieme alla successiva Go-kart twist, che viene inserita anche nella colonna sonora della pellicola "Diciottenni al sole". Sempre nel 1962, il cantante incide il suo primo singolo di successo, "Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte", e partecipa a numerose trasmissioni, fra le quali "Alta pressione", il 16 settembre 1962, e "Il signore di mezza età" di Marcello Marchesi. Con "In ginocchio da te" Morandi vince il Cantagiro 1964, totalizza più di un milione di copie vendute e rimane al primo posto della hit parade per 17 settimane consecutive: lo stesso anno incide "Non son degno di te", che vince nello stesso anno il neonato Festival delle Rose e che arriva prima per otto settimane, assieme a "Se non avessi più te", "Si fa sera" (che arriva prima per quattro settimane) e "La fisarmonica". Il successo di questi brani è così ampio da ispirare alcune pellicole cinematografiche dedicate quasi esclusivamente ai brani in questione, chiamati musicarelli. Nel primo di questi (In ginocchio da te), Morandi conosce Laura Efrikian, di quattro anni più grande di lui, figlia di un noto direttore d'orchestra di origine armena e attrice già affermata. I due si fidanza-

no e il 13 luglio 1966, in gran segreto verrà celebrato il loro matrimonio. Lo stato di gravidanza della Efrikian permetterà a Morandi un temporaneo rinvio degli obblighi di leva. Il 1966 è anche l'anno della sua prima vittoria a Canzonissima (quell'anno intitolata La prova del nove) con "Non son degno di te" e della seconda vittoria al Cantagiro con "Notte di ferragosto" che arriva prima in classifica per tre settimane. È l'anno anche della svolta musicale: un giovane cantautore di nome Mauro Lusini gli fa ascoltare le note di una canzone "di protesta", un pezzo che ha composto contro la guerra del Vietnam dal titolo "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones". Gianni

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apprezza la canzone e decide di inciderlo, malgrado il parere sfavorevole di Migliacci, contrario all'idea che Morandi interpretasse brani "impegnati", e lo presenta, in coppia con Lusini, al Festival delle Rose. L'accoglienza del pubblico è tiepida, mentre il brano non viene promosso in televisione a causa dell'accenno di polemica sulle scelte di politica estera nel testo del brano. Nel gennaio 1967 essa raggiungerà la prima posizione in classifica per due settimane. A febbraio anche il singolo "Se perdo anche te" resta primo in classifica per due settimane. All'inizio del 1967 la primogenita di Morandi, alla quale viene dato il nome di Serena, muore dopo poche ore di vita, proprio mentre suo padre gareggia nella finale di Scala Reale con "La fisarmonica" e viene sconfitto da Claudio Villa. Dopo poche settimane Morandi è costretto a partire per il servizio militare in un periodo critico per la sua carriera: serve quindici mesi di leva e le autorità militari, nel timore di venire accusate di favoritismo, impediscono al cantante qualsiasi licenza per i primi sei mesi del servizio di leva, che viene svolto al CAR di Arma di Taggia e successivamente a Pavia in un reggimento dell'Arma del genio. Nonostante ciò, Morandi continua ad essere presente in televisione e nelle classifiche in televisione sotto forma di voce registrata nelle sigle delle trasmissioni Giovani (Un mondo d'amore) che arriva prima per quattro settimane, Partitissima (Mezzanotte fra poco) e Settevoci (Una domenica così). L'11 dicembre 1967, durante la festa per il suo compleanno al ristorante Giovanni di Pavia, con la presenza tra gli altri di Laura Efrikian e Franco Migliacci, Ennio Melis gli consegna il settimo Disco d'oro, per il raggiungimento dei sette milioni di dischi venduti. In questo periodo esce nelle sale un film che Gianni aveva girato sotto la direzione di Duccio Tessari, "Per amore, per magia", il quale si rivela un fiasco al botteghino, nonostante fra i protagonisti vi siano Mina e Sandra Milo. Nel 1968 vince una seconda edizione di Canzonissima, con "Scende la pioggia" (cover in italiano del brano

Elenore della band The Turtles) che arriva prima in classifica per cinque settimane, successo ripetuto l'anno seguente con "Ma chi se ne importa" (vincitrice di Canzonissima 1969). In questo periodo fonda insieme con Migliacci le edizioni musicali Mimo (il nome deriva appunto dalle iniziali dei cognomi di Migliacci e Morandi) e l'omonima casa discografica, la MiMo. Nel dicembre 1969 il singolo "Belinda" è primo in classifica per due settimane. Fine 1^ parte

In ginocchio da te tratta dal film omonimo.

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RIFLESSIONI

La vostra intelligenza è andata in pausa E' arrivato anche per me il momento di chiudere l'attività di una vita. Ho sempre mantenuto nei confronti delle persone disponibilità e gentilezza ma non è bastato. Avete preferito fare i vostri acquisti nei grandi spazi commerciali, on-line pagando fino al centesimo pur sapendo che da me gli stessi articoli li avreste avuti con lo sconto. Mi dispiace per i pochi clienti rimasti fedeli ma purtroppo non bastano per sostenere i costi legati all'attività. Oggi è toccato a me ma siete sicuri che un giorno non possa succedere anche a voi di perdere il lavoro grazie a qualcuno che si accontenta di uno stipendio più basso? Non sarebbe meglio fare gli acquisti nei negozi del vostro paese? Non lamentatevi se troverete le serrande abbassate e sarete costretti a

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L’INTERVISTA

MARTINA TOSI

Ph. Daniele Cosenza

Più di 70.000 followers su Instagram e un 2019 iniziato come meglio non si poteva con due progetti già andati in porto. Il primo: Martina Tosi sarà testimonial ufficiale di Wearable, un nuovo brand di bikini che si sta conquistando spazio a livello internazionale. Inutile dire che su cataloghi, foto illustrative e pieghevoli esplicativi, ci sarà lei con tutto il suo splendore. Il secondo: sempre lei sarà presente con la sua immagine nella collezione primavera-estate firmata Paola Prata. Anche in questo caso, il successo è garantito. D’altronde, la sua vita fra luci e riflettori viaggia alla grande. “Martina Tosi Model” è persino diventato un “trademark” da cui prendere ispirazione. Un originale con molti tentativi di copia rigorosamente con scarso successo. “E i programmi per questo inizio d’anno non si fermano qui – assicura Martina, titolare dell’agenzia DAMA – ho in cantiere video musicali importanti e alcuni eventi che faranno molto parlare. Non dico altro…”. Come sempre, tantissima carne al fuoco. D’altronde, la sua forza è stata quella di coniugare il ruolo di fotomodella con quello di 26 www.newentry.eu

imprenditrice e manager. Risultato: molti giorni trascorsi sul set, la sua seconda casa ormai da anni, per realizzare nuove campagne pubblicitarie; altrettanti passati accanto a fotografi, stilisti e creativi per studiare coreografie ad effetto e analizzare nuove strategie di marketing. Un modo per “rubare” qualche trucco del mestiere perché in fin dei conti c’è sempre da imparare. Impossibile chiederle di fermarsi quando di mezzo ci sono flash, obbiettivi e shooting. Tant’è vero che per il brand Wearable, oltre ad aver prestato la propria immagine come modella, ha pure studiato un “lancio” per sfondare nel mercato italiano ed europeo. Un’operazione di marketing su cui si è tuffata, come sempre, con tanta energia da travolgere e superare ogni ostacolo. E questo si preannuncia un altro successo da mettere in bacheca. Un curriculum che si allunga a vista d’occhio. Solo nell’ultimo semestre dello scorso anno ho messo insieme una pubblicazione su Playboy Russia-Bulgaria, la campagna pubblicitaria per Paola Prata, poi sono divenuta testimonial dei caschi Premier e degli occhiali da sole Renè


L’INTERVISTA

Moris. Dulcis in fundo, è iniziata anche la partnership con bijoux Tryjs che produce gioielli, orecchini e collane. Ah, dimenticavo: ultimo ma non per importanza, sono testimonial anche di Elytex Maglierie. Ma l’elenco delle collaborazioni nel 2018 non finisce qui… Il marchio Resorge mi ha scelta come “ambasciatrice” dei suoi prodotti per capelli ed ho scattato per i costumi da bagno costumi da bagno Neobikinis. E prima dell’estate ho sfilato per L’Oreal con il nuovo look 2018. Mi piace ricordare anche la mia collaborazione con Epilette per un video sull’epilazione e la pubblicità per Glamood, un sito e-commerce che propone selezioni di abbigliamento di grandi marchi. Il 2019 lascia presagire che continuerai a “spiccare” il volo… Diciamo che è partito benissimo! Come anticipato, sarò testimonial del brand Wearable, bikini cool che valorizzano il corpo della donna senza renderlo volgare. E, oltre a questo, sarò nuovamente una delle “immagini” della collezione primavera-estate di Paola Prata proseguendo in una bella collaborazione che dura ormai da tempo. Due risultati importanti su cui costruire altri traguardi da raggiungere. Altra curiosità: la tua agenda è così piena che… Tutti i miei viaggi sono pianificati con qualche mese di anticipo e i giorni liberi si esauriscono come nemmeno io avrei mai immaginato. Lo confesso: ho pronti viaggi, set, shooting e incontri di lavoro già per i prossimi sei mesi. Chi vuol collaborare è pregato di mettersi in coda! Martina Tosi non è solo fotomodella… Lavoro come imprenditrice con la mia agenzia e mi piace l’idea di regalare emozioni al pubblico con effetti speciali da non perdere. DAMA Agency è la tua “creatura” ormai da alcuni anni. È iniziato tutto nel 2016, l’agenzia sta crescen-

do rapidamente e voglio portarla ad essere protagonista non solo nel fornire figure professionali per eventi ma ad essere creatrice di eventi fotografici. Questo ruolo di organizzazione mi piace, lo considero un completamento della mia attività di fotomodella. Come attività di agenzia, uno degli obbiettivi è anche quello di creare rapporti con bravi professionisti per offrire un servizio ampio e accurato. Fare squadra, anche nel mondo della fotografia e della moda, è sempre garanzia di successo. Fondamentale è la capacità di scegliere persone valide, ambiziose, capaci e coi piedi per terra. Ed infatti il 2019 si preannuncia ricco di sorprese anche per la DAMA Agency. Uno dei traguardi del nuovo anno che mi sono posta nel ruolo di imprenditrice è di creare un gruppo di lavoro operativo e capace, proponendosi sul mercato per offrire figure professionali nei settori hostess, promoter, steward e modelle. Ho il sogno, che voglio trasformare

Ph. Roberto Bottarelli www.newentry.eu 27


L’INTERVISTA

Ph. Michele Crimi

in realtà, di costruire un’agenzia che sappia fornire supporto per tutti gli eventi in cui sono coinvolte queste figure. E, naturalmente, più in là nel tempo ma non troppo, di essere capaci di costruire autonomamente eventi importanti. Riepiloghiamo: la fotografia ti ha dato tanto. Mi ha permesso di girare, di conoscere sempre persone nuove, di diventare popolare sui social. Facebook e Instagram, insieme, ogni giorno mi permettono di parlare a decine di migliaia di persone. Per una ragazza qualunPh. Lino Di Lernia

28 www.newentry.eu

que come me, è davvero qualcosa di unico e speciale. Lo confesso: Martina Tosi è una ragazza semplice, che non ama apparire e che nella vita ha avuto la fortuna di fare ciò che le piace e che desiderava. Ho potuto vedere posti nuovi, Isole fantastiche, panorami suggestivi: è un eterno viaggiare in luoghi incantevoli, cosa potrei desiderare di più? CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/rajartist27/



ANIME NEL VENTO

RIFLESSIONI

Tanti auguri a tutti!

Sorriso allegro Dedicata alla Signora Bettinazzi Sorriso allegro generoso andare allegria colorita vestivano la signora Bettinazzi solerte moveva passi a ciascun cliente regalava un sorriso ai piccini una carezza. Ricordi a profusione si fanno innanzi stralci di vita tenerezza fonda. Senilità giunta ha rallentato i passi in un battito d’ali sorella morte lontano ha condotto cieli novi ha spalancato. Anche per lei un grazie per la cordiale affettuosa cordialità premura dedizione solare bellezza. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste 30 www.newentry.eu

Un'amica mi ha inviato via mail questo scritto: "Stavo pensando cosa poter augurare alle mie amiche, oltre a belle cose, salute e allegria...vi auguro tranquillità e notti di sogni, tante belle notizie e progetti di pace. Vi auguro tanti caffè in buona compagnia, libri ben letti e lavori ben fatti. Che i giri in farmacia siano per cosmetici e non per medicine, quello al supermercato per cioccolatini e non per prodotti dietetici... Spero che siate amate, volute e rispettate. Che gli uomini della vostra vita vi rovinino il rossetto e non il mascara! Vi auguro tante cose magnifiche... che non vi manchi niente e che non vi manchi nessuno, vi auguro risate cariche fino a piangere di gioia... risate che allontanano le paure e lasciano rughe!

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Cappellacci verdi con patate e scamorza conditi con prosciutto e panna Ingredienti per 6-8 persone • per la pasta: 350 grammi di farina 2 uova un pugnetto di spinaci cotti e ben strizzati dall’acqua di cottura • per la farcia: 100 grammi di prosciutto cotto 2 patate lesse piccole 100 grammi di scamorza sale e noce moscata • per il sugo: 200 grammi di panna da cucina 2 fette (non sottili) di prosciutto cotto pepe Parmigiano Reggiano per servire.

Preparazione ricetta Frullare gli spinaci con le uova, inserire la farina e impastare formando un panetto omogeneo(a seconda della dimensione delle uova la quantità della farina può cambiare). Far riposare la pasta per almeno 1 ora o più. Tritare il prosciutto e la scamorza, schiacciare le patate, un poco di sale e noce moscata, amalgamare bene tra loro gli ingredienti, questa sarà la farcia. Stendere poi la pasta e tagliarla a grandi quadrati. Inserire la farcia e chiudere prima a triangolo e poi unire i lembi. Spezzettare il prosciutto e scaldarlo leggermente con la panna, pepare. Cuocere i cappellacci in acqua salata per pochi minuti e saltarli nel sugo. Servire con una spruzzata di Parmigiano Reggiano. Anna - www.cucinacreare.it

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QUESTO E’ IL MIO NOME

Rubrica nata agli albori della nostra rivista (ormai 25 anni fa) ideata e curata da Michele Cortinovis, ritrova la sua collocazione all’interno di New Entry non solo grazie alla richiesta dei lettori, ma soprattutto nel ricordo di Michele, prematuramente scomparso, sempre presente nei nostri cuori. La rubrica sarà firmata dallo stesso Michele con il pseudomino di “Micky” come amava lui stesso firmarsi per onorarne ancora di più il ricordo. E come primo nome non potevamo che iniziare proprio da...

Michele

Deriva dal nome ebraico (Mikha’el); è composto dai termini mi (“chi”), kha (“come”) ed El (“Dio”), e il suo significato è espresso nella domanda “Chi [è] come Yahweh?”(retorica, in quanto la risposta è “nessuno”); per significato ed etimologia, è affine ai nomi Misaele e Michea. Tale frase è il grido di battaglia con il quale l’arcangelo Michele, alla guida delle schiere degli angeli fedeli a Dio, si oppose e sedò la rivolta degli angeli ribelli guidati dal “dragone”, ovvero Satana. È portato, nella Bibbia, anche da almeno altri nove personaggi minori. La figura dell’arcangelo, popolarissima, portò notevole fortuna al nome, che è assai diffuso nell’Europa occidentale sin dal Medioevo, e in Inghilterra dal XII secolo; è stato portato da numerosi sovrani, fra i quali nove imperatori bizantini e svariati re di Russia, Polonia, Romania e Portogallo. Va notato che la forma ceca e slovacca Michal coincide inoltre con la forma ebraica originale di Micol, ma i due nomi non sono correlati. Il diminutivo russo (traslitterato Miša o Misha) è il nome che venne dato all’orsetto che venne scelto come mascotte dei giochi della XXII Olimpiade nel 1980, e che raggiunse un notevole successo commerciale. L’onomastico si festeggia solitamente in memoria del santo arcangelo Michele, commemorato il 29 settembre dalla Chiesa cattolica e l’8 novembre da quella ortodossa; sono altresì numerosi i santi e i beati che lo hanno portato, tra i quali si ricordano, nelle date segueni: 26 gennaio, beato Michał Kozal, vescovo e martire a Dachau. 9 febbraio, san Miguel Febres Cordero, religioso lasalliano. 32 www.newentry.eu

3 marzo, beato Michele Pio Fasoli o da Zerbo, missionario francescano e martire a Gondar. 6 aprile, beato Michele Rua, sacerdote e primo successore di Don Bosco. 10 aprile, san Michele dei Santi, religioso. 4 maggio, beato Michele Giedroy religioso dei Canonici regolari della penitenza dei Beati Martiri 14 maggio, san Michel Garicoïts, religioso. 14 luglio, beato Ghébr Michele, lazzarista etiope e martire. 3 settembre, beato Michel-François de LaGardette, martire dei massacri di settembre

Curiosità Si dice di una persona con poca voglia di lavorare, un fannullone, che “fa la vita di Michelaccio”. L’espressione è popolare e viene citata spesso nel detto “fare il mestiere del Michelaccio: mangiare, bere e andare a spasso” (nel dialetto bergamasco ad esempio suona fa ol campá dal Michelass: maià, bif e ‘ndà a spass). Il detto deriverebbe dal francese miquelet o dal corrispondente spagnolo micalete, che indicava i vagabondi e i banditi dei Pirenei e anticamente i montanari che guidavano i pellegrini diretti a San Michele, santuario al confine tra Catalogna e Aragona. Il termine “micheletti”, sempre con la stessa origine, era anche stato usato, soprattutto nell’Alta Italia e nel Regno di Napoli, per designare i soldati spagnoli durante il XVI e XVII secolo. Micky


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ANIME NEL VENTO

A Mezzane il cuore di Comini Giulio ha ceduto dopo 105 anni ed un mese “Per chi suona la campana……essa suona anche per te”. Una frase che ha varcato i confini dei continenti con romanzi storici che hanno raccolto le gesta della prima guerra mondiale. Pensiero che coinvolge tutti nei piccoli paesi, quando si sentono i rintocchi della campana, perché qualcosa del paese se ne va. Si è ripetuto a Mezzane di Calvisano, in questi giorni mentre scriviamo, con la morte del giovane Andrea Ferrari. Così come era accaduto con la dipartita terrena di Giulio Comini domenica 9 dicembre, la cui morte ha avuto eco su un vasto territorio bresciano e superato i confini dell’Italia. Lui non era mai andato oltre tali confini, se non in quel tragico periodo della seconda guerra mondiale. Era nato alle 9,00 di venerdì 7 novembre 1913, alla cascina di via Badia al n. 578, probabilmente i numeri erano in continuazione per tutta la frazione, quando la nebbia nascondeva i caseggiati ed il freddo si faceva sentire, molto più delle nostre ultime stagioni. Visse qualche anno in via Cucca, quindi in Via Tesoli, dove ha sempre vissuto fino ad una trentina di anni fa. Comini Omerino Giulio, il nome all’anagrafe all’atto n.167 del registro delle nascita. Viene battezzato due giorni dopo di domenica dal parroco della frazione don Ippolito Pellegrini. Figlio unico, in una famiglia contadina, il padre Luigi Comini muore in combattimento sul San Michele del Carso, nella prima guerra mondiale, il 24 Ottobre 1915, quando Giulio aveva meno di due anni. Cresciuto con la madre Maria Zor34 www.newentry.eu

zetti ed il nonno Virgilio, con il sostentamento di un duro lavoro dei campi, nella piccola proprietà. Più tardi pochi ettari di terra, serviranno al sostentamento della vecchia e nuova famiglia fino agli anni 80. Poi l’età ed il progresso hanno trasformato anche il lavoro dei campi. Depone i suoi attrezzi agricoli, molti dei quali da lui costruiti, per il lavoro nei campi, continuando però a vivere con i valori e la sobrietà appresi in famiglia. “Il Contadino tutto fare“ l’avevano definito, un modo d’essere abituale in passato per gli anziani del mondo contadino. Ogni mobile, suppellettile, arnese del lavoro, come elettricista, meccanico o falegname portava il suo nome. Come il costruire giocattoli per i figli negli anni 50, tutt’ora apprezzati ed utilizzati dai pronipoti. Già dalle scuole elementari, inizia a dare una

Nonno Giulio con i giocattoli


mano nei campi, le frequenterà fino alla quarta nel vecchio plesso. Come ogni lunga vita, tanto più se raggiunta in buona salute e con una viva presenza mentale, diventava ogni giorno storia di ricordi. Difficili e dolorosi in passato, quando più volte venne chiamato militare, anche in tempo di guerra dal 1935 al 16 settembre del 1943. Qui a seconda delle situazioni svolge vari compiti o lavori. Dall’attendente al Comandante, alla collaborazione nella farmacia a Lecco, ad essere il falegname per sistemare, letti, mobili, ha costruire sagome per il campo di tiro. Evitato l’invio nella guerra d’Africa, si trovò qualche anno dopo al confine con la Francia e più tardi combattente in Jugoslavia, dove per poco non era coinvolto nello scoppio di una bomba. Raggiunta casa, dovette per un certo periodo nascondersi nei fienili delle cascine della zona, per sfuggire ai rastrellamenti dei tedeschi ancora presenti. Congedato il 16 ottobre 1940, perché orfano di guerra, si sposò nel febbraio del 1942 con Lucia Panizza, deceduta nel 1993, ma venne poi richiamato ancora. Due i figli Luigi e Maria Agostina, dai loro matrimoni con Luciana (la Nuora con la quale ha sempre vissuto) e Marino avvenuti nel 1973 sono nati Mauro e Lorenzo, Samuele e Isaia. Negli ultimi dieci anni sono arrivati i pronipoti Gioele, Mascia, Luca, Cristiana e Caterina nel maggio del 2017, ai quali ha trasmesso i primi passi di una capacità professionale, andata molto oltre all’attività di contadino. Fino a un paio di anni fa accudiva e dava da mangiare alle galline, verificava la verdura nell’orto, affilava coltelli e forbici (anche per i compaesani), riparava biciclette, mezzo che aveva utilizzato fino a qualche anno prima. Nell’ultimo periodo si è dedicato a costruire trappole per topi d’ogni tipo, con materiale recuperato. Continuando ad informarsi con la televisione, in particolare i dibattiti politici, con commenti e proprie valutazioni, così come la

ANIME NEL VENTO

Nonno Giulio e i filarelli lettura dei giornali, quotidiani e riviste. Ricordava tanti particolari dei suoi 105 anni di vita, toccati il 7 novembre scorso. I molti che in quei giorni erano passati per gli auguri, sono ritornati a dargli l’estremo saluto. A sottolinearne alcuni aspetti della sua vita, le preghiere espresse durante la S. Messa dei funerali, celebrati martedì 11 dicembre dal parroco don Tarcisio Capuzzi. Il grazie al Signore dei figli, nipoti e pronipoti, per avere donato Nonno Giulio per tantissimi anni. Perché le guerre - sempre inutili- che lui orfano e combattente ha vissuto abbiano a non più ripetersi. Affinché i lavoratori della terra e di ogni professione, possano avere salvaguardata la loro dignità, così come tutti devono rispettare e tutelare l’ambiente a favore del bene comune, per cui Nonno Giulio aveva operato nel suo lavoro da contadino.

Nonno Giulio con le trappole per topi “Alla sera della vita saremo giudicati sull’Amore” il messaggio che ha lasciato. Marino Marini www.newentry.eu 35


Ed è Poesia

“Gennaio - "Inizia un nuovo anno”

“La realtà”

Nudo e freddo è il giardino... senza colori è il prato; di ghiaccio è pieno il tino... sotto la neve è il campo arato. Riposa la terra dormiente... cammina tranquillo il contadino... avanza, con passo silente, sulla neve che copre il giardino. Più brevi sono le giornate, più precoci sono i tramonti; trascorro in famiglia le serate condividendo nuovi racconti. Momenti di calme riflessioni sulla comoda poltroncina... giungono facili le confessioni, i ricordi di quand'ero bambina: “La mamma che sferruzza un maglione... il babbo che impaglia una sedia... il nonno che gioca a scopone con la nonna che muore d'inedia...” E' iniziato un anno nuovo e ci auguriamo tempi migliori: “che il raccolto sia sempre buono”... “che il giardino sia pieno di fiori.” Piera Masoch

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Davanti alla realtà c’è una sofferenza incomparabile... nel cuore tutto trascende in un dolore che annienta l’essere che è nascosto in noi, la vulnerabilità appare come un fiume in piena spezzando tutto ciò che trova sul suo cammino, inonda il cuore di lacrime, persevera come lame taglienti affondando il lamento lancinante in un silenzio. Scalvini Roberta


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IN COMUNE Una signora va in Comune, seguita da 15 bambini. Vuole chiedere una sovvenzione governativa per famiglie numerose. “Oh!”, dice l’impiegata allo sportello, “Sono tutti suoi?” “Sì, sono tutti miei!”, dice la madre, scocciata perché ha sentito questa domanda già mille volte. Torna dai bambini e comanda: “Siediti, Andrea!”, e tutti i bambini si siedono. “Allora”, dice l’impiegata, “Compiliamo insieme questa richiesta. Prima di tutto ho bisogno dei nomi di tutti i bambini!” “Questo è il più vecchio – si chiama Andrea!” “Bene. Il prossimo?” “Anche questo qua si chiama Andrea!” L’impiegata alza il sopracciglio. E scrive un figlio dopo l’altro: i quattro più vecchi si chiamano tutti Andrea. Poi viene

la figlia la più vecchia; anche lei si chiama Andrea. “Ho capito”, dice l’impiegata, “Lei ha chiamato ‘Andrea’ tutti i suoi figli!?” “Sì, questo semplifica molto le cose. Quando è ora che i bambini si alzino e vadano a scuola, io grido: ‘Andrea! Alzarsi!’ E se la cena è pronta, anche in quel caso grido solo: ‘Andrea! Mangiare!’. E se uno dei bambini vuole correre sulla strada io grido solamente: ‘Andrea! Stop!’ e tutti i bambini si fermano. Dare a tutti bambini il nome ‘Andrea’ è stata l’idea migliore delle mia vita!” L’impiegata riflette un momento, aggrotta le sopracciglia e domanda pensosa: “E che cosa succede se lei vuole chiamare solamente un bambino e non tutta la truppa?” “Molto semplice: lo chiamo con il suo cognome!

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LO PSICHIATRA Un tizio va dallo psichiatra e gli dice: - ‘Mia moglie soffre di manie di persecuzione’. - ‘E come si manifesta questa malattia?’ domanda il dottore. - ‘Ha sempre paura che le venga rubato qualcosa. Pensi che ieri ho trovato un uomo nell’armadio in camera da letto; l’aveva messo li’ lei per fare la guardia ai suoi vestiti!’. IL MAGGIORDOMO Ricco nobile inglese telefona a casa; risponde il maggiordomo: - Pronto? - Battista? E’ lei? - Si, Milord, dica. - Battista, prego ... vada a chiamare Milady! - Signore ... ehm, non posso ... Milady e’ a letto con un uomo! - Benissimo Battista, finalmente l’ho scoperta, li uccida entrambi, poi si sbarazzi dell’arma! Dopo un po’ di tempo... - Fatto signore, li ho uccisi. - ... e si e’ sbarazzato dell’arma? - Si signore, l’ho gettata nella piscina. - Piscina??? Quale piscina? Scusi ... ma che numero ho fatto?

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RELAZIONE MATEMATICA Un matematico ed una matematica hanno una relazione ma un bel giorno lui le dice: “Cara, dobbiamo mettere alcune cose in chiaro nel nostro rapporto”. Lei: “Va bene caro, cosa?”.

Lui: “Beh! tanto per cominciare, io preferisco stare al numeratore...” IL PROFESSORE DI MATEMATICA Il professore di matematica sta male! Ieri è stato operato ai calcoli. Oggi ha dovuto fare i conti col dentista, che gli ha estratto una radice! Con tutte queste sofferenze è un miracolo che non abbia iniziato a dare i numeri! LA PAGELLA David ritorna dalla scuola con la pagella piena di insufficienze. “Quale scusa troverai questa volta?”, chiede la mamma “Eh! Sono in dubbio tra l’ereditarietà e l’ambiente familiare” FALLIMENTO Un ricco industriale fallisce e un giorno dice alla moglie: “Cara, se tu sapessi cucinare un po’ potremmo licenziare la cuoca”. E la moglie: “Certo, caro! E se tu sapessi fare all’amore potremmo licenziare l’autista!”. DAL BARBIERE Dal barbiere. Un signore guardando il conto del barbiere: “Come? 10 sterline per un taglio di capelli? Ma se sono quasi calvo”. E il barbiere: “Una sterlina è per il taglio, le altre nove per le ricerche.

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RIFLESSIONI

RABBIA

“Il fatto è che sono arrabbiata, tanto arrabbiata. Non riesco a spegnere quest’emozione dentro di me. Ci provo perché non mi fa star bene, non mi aiuta; è un disco rotto, che s’incanta sempre sullo stesso solco: non doveva andare così, non doveva andare così… E poi ce l’ho col mondo intero, non sopporto nessuno, trabocco acidità e insofferenza mentre sorrido e cerco di mantenermi civile. Perché mica posso riversare sugli altri tutte quelle tossine che già stanno intossicando me. Non voglio farlo. Ma sono stanca, proprio stanca. Vorrei solo che qualcuno si occupasse di me e mi dicesse che posso stare tranquilla, che non mi devo preoccupare. Ma è inutile perdersi nelle favole. La realtà è che non sono affatto tranquilla e sono preoccupata.” Guardo la donna seduta davanti a me, che continua: “Ci provo, sa? Vado in palestra e mi sfini-

sco per provare a sfogare la rabbia. Ma niente, lei è sempre lì. Non se ne va via col sudore, e nemmeno con la doccia. Ci provo con la musica. Ho provato anche una lezione di yoga e dopo ero come una molla trattenuta pronta a esplodere. Sono uscita e mi sarei messa a urlare. Forse dovrei provare con le arti marziali.” Sorride. “Ma come si fa a calmare la rabbia?” Temo che ci siano momenti in cui non c’è modo di calmarla. È già tanto reggerla senza diventare aggressivi o maleducati. Non è sempre vero che la rabbia passa sfogandola, spesso si auto-alimenta: più si sta dentro alla rabbia e più rabbia rimane in circolo. Soprattutto -credo- quando a causarla è il senso di ingiustizia, il vedere che la vita va dove non vorresti mai che andasse. Ma come si fa a calmare la rabbia?

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RIFLESSIONI

È un percorso controcorrente. Perché richiede di andare contro quella corrente forte che ti porta via; come risalire un fiume. Faticoso, logorante. Impegno spirituale, etico. Ci sono rabbie che passano velocemente e altre che fanno tana nell’animo. E vogliono star lì. Come non essere arrabbiati con la vita per una malattia, un lutto, un evento che sconvolge la vita? Eppure, seguire quella rabbia non fa bene. Può essere che non riusciamo a fare diversamente, che la rabbia sia l’unica forza che ci spin-

ge ad andare avanti. Però stare nella rabbia, nel tempo avvelena l’animo. Così bisogna provare a risalire la corrente del fiume arrabbiato, veder scorrere le acque impetuose desiderose di una giustizia impossibile e lasciarle andare. E camminare a testa bassa, impegnando tutte le risorse che abbiamo, sperando che al di là dell’ansa che scorgiamo lontana le acque ritornino tranquille, armoniche. Allungo la mano. In cordata si procede meglio. sguardiepercorsi

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Estetica, Benessere & Solarium “La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.” - AUDREY HEPBURN -

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L’INTERVISTA Modella Martina Meneghini

FABIO CIMINELLI, LA FOTOGRAFIA E QUEL... POMERIGGIO DI AGOSTO È iniziato tutto per caso, in un pomeriggio di agosto. “Stavo in montagna con amici, presi una Nikon Coolpix, iniziai a camminare per i boschi e scattare qualche foto”. Da quel giorno, la passione di Fabio Ciminelli per la fotografia è aumentata a dismisura. Da Roma lo sguardo si è ampliato al resto dell’Italia. “Ho cominciato a leggere libri, a studiare, a essere sempre più curioso e attratto da questo mondo”. Finchè, ma il traguardo raggiunto è solo momentaneo, i suoi scatti sono diventati autentici capolavori da ammirare, immagini da cui prendere ispirazione. Non è un caso che da qualche tempo abbia iniziato a collaborare con la rivista Stories Magazine sia dal punto di vista fotografico, svolgendo un servizio con la modella Marina Musselli sia riguardante la parte web. Eppure, la storia di Fabio Ciminelli parte da lontano. Un diploma al Liceo Scientifico, due anni alla facoltà di Geologia, un corso di Web Designer, tante ore passate a specializzarsi su Database, programmazione, grafica e post-produzione. 46 www.newentry.eu

Oggi, a 43 anni d’età e un sacco di sogni per la testa, la maggior parte del tempo la spende per la fotografia. Riavvolgiamo il nastro alle origini della tua passione per la fotografia. La mia prima reflex è stata una Nikon D3000 per poi passare a una Nikon D7100 e adesso posseggo una Nikon D800. Utilizzo anche una Polaroid 636 Close Up per i miei shooting. C’è sempre una prima volta… E io la ricordo per bene! Il mio primo set fotografico l’ho realizzato presso le rovine di Canale Monterano, vicino Roma. Per me era tutto nuovo, passavo dalla fotografia paesaggistica, dalla street photography a un genere completamente diverso, in cui dovevo gestire la modella, l’outfit, la luce migliore. Come primo set sono rimasto molto soddisfatto e non pensavo di farcela. Sperimentare è il modo migliore per mettersi alla prova. Il momento principale e emotivamente forte è stato aver realizzato per la prima volta un ser-


L’INTERVISTA

vizio fotografico matrimoniale. È stata dura ma alla fine sono riuscito nell’impresa. Ho svolto anche altri servizi fotografici, battesimo e per negozi di abbigliamento. E anche alcune “muse” sono diventate tua fonte di ispirazione fotografica. Attualmente sto collaborando con Martina Meneghini, Sadie Gray, Martina Tosi, Lisa, Adriana Neri e Georgia Federica. I miei ultimi set fotografici si sono svolti a Roma, a Cagliari, presso le cascate vicino Viterbo, Torino e Firenze. A Martina Meneghini rivolgo un grande grazie per le tante collaborazioni avvenute e per il risultato finale che insieme siamo riusciti ad ottenere. Anche grazie a persone come lei, continuo a coltivare la mia passione infinita per la fotografia! Con l’entrata del digitale è cambiato il modo di fare fotografia. Purtroppo, aggiungo io. Si tende a dare più importanza al mezzo che si utilizza e, rispetto a qualche anno fa, è aumentato l’utilizzo del cellulare. Il mercato di oggi offre un’ampia scelta tra reflex, mirrorless, compatte e le nuove instant digitali, accessibili a tutti. Per me fare fotografia non significa chiuderla in rigide regole ma è libera espressione di ciò che vediamo e vogliamo far vedere. Mi piace scattare alle prime luci dell’alba, verso il tramonto e la notte. Lasciarsi stupire da ciò che ci circonda. Insomma, essere “inediti” è sempre garanzia di successo. Ed io ho in mente qualcosa… Sto sviluppando un progetto fotografico insieme a una modella: scegliere dei borghi e delle città anche al di fuori dell’Italia e creare dei set fotografici. Inserire la bellezza, la sensualità, il fascino in un contesto urbano. Fra 10 anni mi vedo con zaino in spalla, accompagnato dalla mia sempre fedelissima reflex, a studiare qualche progetto nuovo e farsi colpire da dettagli mai banali.

Non solo fotografia per Fabio Ciminelli… Oltre alla fotografia, ho la passione per le auto sportive ed elaborate di cui ne posseggo una. Ho l’hobby di collezionare robot e action figure degli anni 80. Amo moltissimo viaggiare sia in Italia sia all’estero Chi è Fabio Ciminelli… senza macchina fotografica? Caratterialmente mi definisco una persona forte, solare, capace di ascoltare e tendere una mano quando serve. Sono sempre alla ricerca di stimoli e mi pongo degli obiettivi da raggiungere. Mi metto sempre in gioco e in discussione. Sono anche istintivo e a volte troppo impulsivo. CONTATTI SOCIAL Facebook: fabio ciminelli Instagram: @fabiociminelliph Modella Martina Meneghini

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ANIME NEL VENTO

Un pensiero per Piero e Vanda Carissimi Pierino e Vanda, sono Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste. Mi è giunta notizia da parte di Paola che la mamma di Pierino sia volata in cielo dopo travaglio di sofferenza di certo vissuta con pace e fede nella certezza che ogni seme gettato produrrà frutti buoni ed odorosi. Sono mille, un milione di milioni di miliardi le stelle che punteggiano il cielo; per ciascuna un pensiero, una carezza col dorso. Nasce il desiderio, esigenza di trovare un nome per ognuna. Spontaneo sovviene il bisogno di chiamarle una ad una col nome di mamma, la propria: stella del mattino che rischiara l’alba, punto fisso nella notte che accompagna passi. Traslate a vita nuova, passaggio dal presente all’eterno, consumano istanti per farsi soffio di vita, palpito che appaga, voce che chiama, sollievo che rischiara. La morte sempre addolora, puntello rovente il petto squarcia;labbra fa ardere di nostalgia, animo appesantisce di solitudine. La fede insegna ad aver fede, a nulla lasciare al caso; tutto sollevare, ogni cosa abbracciare. Nei volti di chi andremo a fissare nel profondo degli occhi, nei gesti che doneremo con gioia, nelle paure e nelle gioie, nello sguardo di un soffrente a noi la capacità di ritrovare il volto di madre, amato, tanto distinto quanto sfumato, palpabile, caldo, vivace, chiacchierino. Ho avuto l’onore ed il piacere d’incontrare la 48 www.newentry.eu

mamma di Piero in diverse occasioni; mi ha colto di sorpresa, emozionata, il suo disarmante sorriso, allegria misurata, cordiale gentilezza. I nostri sguardi incontrandosi tanto si sono detti, confidati, compreso se pur nello spazio ristretto di una stanza affollata. Il beato Novarese ci insegna attraverso la propria sofferenza a condividerla, accettarla con gioia, il Signore ringraziando per le tante prove in quanto attraverso il dolore si fa stretta e contorta, ripida la salita che ci riavvicina al Padre. La fatica della scalata, l’offerta dell’istante, la gioia di un sorriso meglio ci fanno comprendere la pienezza dell’abbraccio di Colui che attendendo, accoglie. Fragilità umana ci sorprende con il capo raccolto in grembo, con lo sguardo rivolto al passato, con un mare di perché da sbrogliare o custodire come tesoro prezioso. Mi permetto di augurarvi serenità e pace; di vestire assenza e mancanza con un velo di tenerezza; di poco alla volta, passo dopo passo, ritrovare pace e gioia di un sorriso. … quando la nostalgia si farà pungente … basterà girare l’angolo per ritrovarla ancora li, serena, sorridente, capo chino, braccia raccolte in grembo a rimirare l’astro nascente vestito d’ambra e di rugiada …. Umilmente vi doniamo il nostro affetto e vicinanza. Milena, Celeste, Giorgio e Vittoria Scalmana


“La bambina e il cane dei sogni”

C’era una volta una babina di nome Sarà, in famiglia stavano facendo i preparativi per la sua festa dove avrebbe festeggiato i suoi 10 anni. La mamma come regalo pensò di darle un cagnolino, era marrone chiaro e nero di taglia media. Sarà, decise di chiamarlo Leon e chiese alla mamma se poteva tenerlo in camera con lei a dormire... ovviamente la mamma acconsentì. Quella notte la bambina sognò di essere una Winx e siccome Leon non era un cagnolino come gli altri perchè faceva avverare i sogni dei bambini, al suo risveglio Sarà, nel guardarsi allo specchio, non vide la sua immagine ma era diventata una Winx ed il cane le stava parlando. la bambina era scioccata, si diede un pizzico per vedere se era sveglia o stava sognando. Appurato il fatto di essere sveglia guardò Leon e disse: “Ma tu parli!”. Egli rispose: “Certo che parlo e ho scelto te perchè ami gli animali e so che mi aiuterai a far avverare i sogni di tanti altri bambini. Da quel giorno vissero tutti felici e contenti. Taroli Nicol 8 anni

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SEGNI NEL TEMPO

Irena Sendler Irena Sendler, (Varsavia, 15 febbraio 1910 – Varsavia, 12 maggio 2008), è stata un'infermiera e assistente sociale polacca, che collaborò con la Resistenza nella Polonia occupata durante la Seconda guerra mondiale. Divenne famosa per avere salvato, insieme con una ventina di altri membri della Resistenza polacca, circa 2.500 bambini ebrei, facendoli uscire di nascosto dal ghetto di Varsavia, fornendo falsi documenti e trovando rifugi in case al di fuori del ghetto. Gioventù Irena Sendler nacque nella periferia operaia di Varsavia, in una famiglia cattolica polacca di orientamento politico socialista. Il padre, Stanisław Krzyzanowsky, era medico; egli morì di tifo nel febbraio 1917, avendo contratto la malattia mentre assisteva ammalati che altri suoi colleghi si erano rifiutati di curare. Molti di questi ammalati erano ebrei: dopo la sua morte, i responsabili della comunità ebraica di Varsavia si offrirono di pagare gli studi di Irena come segno di riconoscenza. Di confessione cattolica, la ragazza sperimentò fin dall'adolescenza una profonda vicinanza ed empatia con il mondo ebraico. All'università, per 50 www.newentry.eu

esempio, si oppose alla ghettizzazione degli studenti ebrei, e come conseguenza venne sospesa dall'Università di Varsavia per tre anni. Terminati gli studi, cominciò a lavorare come assistente sociale nelle città di Otwock e Tarczyn. Durante la Seconda Guerra Mondiale Trasferitasi a Varsavia, già da quando i nazisti occuparono la Polonia (1939) cominciò a lavorare per salvare gli Ebrei dalla persecuzione: con altri collaboratori, riuscì a procurare circa 3.000 falsi passaporti per aiutare famiglie ebraiche. Nel 1942 entrò nella resistenza polacca, che al suo interno presentava forti contrasti fra la componente nazionalista e cattolica e la componente minoritaria comunista, contrasti che a volte si ripercuotevano anche nelle fasi decisionali. Il movimento clandestino, in prevalenza cattolico, di cui faceva parte la Sendler, la Zegota, incaricò la donna delle operazioni di salvataggio dei bambini ebrei del ghetto. Come dipendente dei servizi sociali della municipalità, la Sendler ottenne un permesso speciale per entrare nel ghetto alla ricerca di eventuali sintomi di tifo (i tedeschi temevano che una epidemia di tifo avrebbe potuto spargersi


SEGNI NEL TEMPO

anche al di fuori del ghetto stesso). Durante queste visite, la donna portava sui vestiti una Stella di Davide come segno di solidarietà con il popolo ebraico, come pure per non richiamare l'attenzione su di sé. Irena, il cui nome di battaglia era "Jolanta", insieme ad altri membri della Resistenza, organizzò così la fuga dei bambini dal ghetto. I bambini più piccoli vennero portati fuori dal Ghetto dentro ambulanze o altri veicoli. In altre circostanze, la donna si spacciò per un tecnico di condutture idrauliche e fognature: entrata nel ghetto con un furgone, riuscì a portare fuori alcuni neonati nascondendoli nel fondo di una cassa per attrezzi, o alcuni bambini più grandi chiusi in un sacco di juta. Nel retro del furgone, alcune volte aveva tenuto anche un cane addestrato ad abbaiare quando i soldati nazisti si avvicinavano, coprendo così il pianto dei bambini.

Fuori dal ghetto, la Sendler forniva ai bambini dei falsi documenti con nomi cristiani, e li portava nella campagna, dove li affidava a famiglie cristiane, oppure in alcuni conventi cattolici come quello delle Piccole Ancelle dell'Immacolata a Turkowice e Chotomów. Altri bambini vennero affidati direttamente a preti cattolici che li nascondevano nelle case canoniche. Come lei stessa ricordava «Ho mandato la maggior parte dei bambini in strutture religiose. Sapevo di poter contare sulle religiose.» Irena Sendler annotò i veri nomi dei bambini accanto a quelli falsi e seppellì gli elenchi dentro bottiglie e vasetti di marmellata sotto un albero del suo giardino, nella speranza di poter un giorno riconsegnare i bambini ai loro genitori. «Avrei potuto fare di più. Questo rimpianto non mi lascia mai.» Nell'ottobre 1943 la Sendler venne arrestata

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SEGNI NEL TEMPO

dalla Gestapo: fu sottoposta a pesanti torture (le vennero fratturate le gambe, tanto che rimase inferma a vita), ma non rivelò il proprio segreto. Condannata a morte, venne salvata dalla rete della resistenza polacca attraverso l'organizzazione clandestina Zegota, che riuscì a corrompere con denaro i soldati tedeschi che avrebbero dovuto condurla all'esecuzione. Il suo nome venne così registrato insieme con quello dei giustiziati, e per i mesi rimanenti della guerra visse nell'anonimato, continuando però a organizzare i tentativi di salvataggio di bambini ebrei. Terminata la guerra e l'occupazione tedesca, i nomi dei bambini vennero consegnati ad un comitato ebraico, che riuscì a rintracciare circa 2.000 bambini, anche se gran parte delle loro famiglie erano state sterminate a Treblinkae negli altri lager. Terminata la guerra e l'occupazione tedesca, i nomi dei bambini vennero consegnati ad un comitato ebraico, che riuscì a rintracciare circa 2.000

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bambini, anche se gran parte delle loro famiglie erano state sterminate a Treblinkae negli altri lager. Gli anni successivi al conflitto Dopo la guerra, subì alcune minacce anche dal regime comunista per i suoi contatti con il Governo in esilio della Polonia e l'Armia Krajowa. Dal 1948 al 1968 la Sendler è stata iscritta al Partito Comunista polacco che abbandonò in seguito alle campagne antiebraiche condotte dallo stesso nel marzo del 1968. La memoria storica dell'opera di Irena Sendler Nel 1965, Irena Sendler venne riconosciuta dallo Yad Vashem di Gerusalemme come una dei Giusti tra le nazioni. Soltanto in quell'occasione il governo comunista le diede il permesso di viaggiare all'estero, per ricevere il riconoscimento in Israele. La storia della vita della Sendler è stata riscoperta nel 1999 da alcuni studenti di una scuola superiore del Kansas (cfr. il progetto Life in a jar), che


SEGNI NEL TEMPO

hanno lanciato un progetto per fare conoscere la sua vita e il suo operato a livello internazionale. Nel 2003, papa Giovanni Paolo II le inviò una lettera personale lodandola per i suoi sforzi durante la guerra. Il 10 ottobre 2003 essa ricevette la più alta decorazione civile della Polonia, l'Ordine dell'Aquila Bianca, e il premio Jan Karski "Per il coraggio e il cuore", assegnatole dal Centro Americano di Cultura Polacca a Washington D.C. Nel 2007 l'allora Presidente della Repubblica di Polonia Lech Kaczyzski, avanzò la proposta al Senato del suo Paese perché fosse proclamata eroe nazionale. Il Senato votò a favore, all'unanimità. Invitata all'atto di omaggio del Senato il 14 maggio dello stesso anno, all'età ormai di 97 anni non fu in grado di lasciare la casa di riposo in cui risiedeva, ma mandò una sua dichiarazione per mezzo di Elzbieta Ficowska, che aveva salvata da bambina. «Ogni bambino salvato con il mio aiuto è la giu-

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stificazione della mia esistenza su questa terra, e non un titolo di gloria» (Lettera al Parlamento polacco) Il nome di Irena Sendler venne anche raccomandato dal governo polacco per il premio Nobel per la pace, con l'appoggio ufficiale dello Stato di Israele espresso dal suo primo ministro Ehud Olmert (anche se queste nomine dovrebbero essere mantenute segrete). Alla fine tuttavia, il premio venne assegnato a Al Gore.

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L’INTERVISTA

MIRIAM ELBOUANANI QUANDO LA FOTOGRAFIA E’ UNA RIVINCITA

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Così timida da arrossire semplicemente per un complimento. Così bella da sprigionare sensualità senza dover esagerare negli outfit. Così “diversa” da tante colleghe per i modi di fare cortesi e per i piedi ben piantati per terra. Eppure, quando Miriam Elbouanani si mette davanti alla macchina fotografica, è in grado ogni volta di trovare posa e sguardo giusti per realizzare scatti tutti da ammirare. Le sue immagini sono un trionfo di bellezza e femminilità. E, nel suo caso, la fotografia è stata anche un modo per riscattare un’adolescenza diffi-

cile, un periodo in cui battutacce e difficoltà personali hanno rischiato di mandarla in crisi. Oggi, a 26 anni, con un diploma di dirigente di comunità in tasca, Miriam ha trovato il giusto equilibrio per realizzare la sua persona e per esaltare la sua bellezza. Da qualche anno posa come fotomodella ed ha saputo togliersi le sue belle soddisfazioni. Impossibile, però, chiederle di stare ferma. Sui social come nella vita, è sempre in prima linea per sperimentare qualcosa di nuovo. “Da ragazzina volevo diventare veterinaria, il mondo dello spettacolo non mi

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L’INTERVISTA

piaceva - racconta - erano anni duri, le mie gambe lunghissime sin da piccolina mi avevano ‘costretta’ a ritrovarmi addosso il soprannome di Olivia”. Difficoltà mascherate dietro un carattere talvolta fragile che oggi sono diventati i suoi punti forti. Quelle gambe oggi sono persino il suo punto forte insieme ad un corpo da favola. Indosso a lei, come per magia, qualunque vestito diventa speciale. “La fotografia e il mettermi in posa mi hanno dato la sicurezza che mi è sempre mancata perché caratterialmente mi sentivo il brutto anatroccolo – racconta Miriam - Il mio lavoro ha fatto sì che mi accettassi e che mi piacessi. Le mie gambe ora sono il mio biglietto da visita perché non esiste una modella con le gambe corte se non in rari casi. E vengo spesso e volentieri ricercata per esser diversa dal comune”. Il mondo, insomma, si è ribaltato. Fra vittorie personali e successi professionali, la strada è ancora lunga. A grandi passi, Miriam vuole conquistarla. Riavvolgiamo il nastro: quando è stata la prima volta davanti alla macchina fotografica? Il mio primo shooting fu per un fotografo interessato alla danza e in particolare alle emozioni. Mi ricordo che andai a Ferrara, ero in imbarazzo e preoccupata per me era tutto nuovo. Da lì iniziai a posare con diversi fotografi, dai fotoamatori ai fotografi professionisti.

Man mano, hai imparato i trucchi del mestiere. Come fotomodella la formazione la fai con le agenzie serie, con fotografi professionisti che ti insegnano a posare e trasmettere dietro ad un obiettivo. Ma principalmente te la fai posando tanto, perché col passare delle volte tutto diventa più naturale meno meccanico. I momenti bui non mancano, le difficoltà nemmeno. Succede di essere scartate ad un casting, la differenza la fa il non mollare, il rincorrere ciò che si vuole davvero. Se non ci credi tu per prima, chi dovrebbe e perché farlo al tuo posto? C’è una citazione che racconta questo tuo modo d’essere. Amando leggere aggiungo: “Fai vedere al tuo sogno che veramente ci tieni a incontrarlo, senza pretendere che lui faccia tutta la strada da solo per arrivare fino a te, poi le cose accadono. I sogni hanno bisogno di sapere che siamo coraggiosi”.

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L’INTERVISTA

A livello fotografico hai compiuto sin dall’inizio scelte precise. Ho quasi sempre scartato il nudo e in particolare la volgarità… anche se vestita. Purtroppo nel 2018 siamo ancora troppo chiusi per comprendere che modella è colei che lavora con la sua immagine e col suo corpo, senza vendersi ma semplicemente mostrandosi. Tutti giudicano senza rendersi conto che quello della fotomodella è un lavoro. La fotografia ti ha tolto qualcosa? Molti amici e amiche… che forse non lo erano poi realmente! Per questo lavoro sono sempre in giro, inevitabilmente vedere gli amici è più complesso. In compenso la fotografia mi ha dato l’invidia di molte ragazze che giudicano e criticano senza nemmeno conoscermi. Ho chiuso relazioni con ragazzi perché non accettavano questo lavoro causa gelosia. Ho rinunciato al mio lavoro sbagliando per una relazione. Ora non lo rifarei perché ciò che faccio mi

Ph. Mask

piace e una persona che ti ama deve accettarti per quello che sei e che fai. Com’è il mondo della fotografia? È un lavoro che impegna molto e che deve piacere. Non puoi farlo tanto per farlo... La generazione della modella stupida che fa il manichino con addosso il marchio che deve sponsorizzare è passato da un po’ di tempo. Ora occorre metterci qualcosa, soprattutto trasmettere qualcosa. Della serie: perché scelgo te come ragazza? Mi manca il provare a lavorare in ambito televisivo, mai dire mai… Il mondo dello spettacolo ti affascina… Diciamo la verità: è un settore complicato dove spesso e volentieri si guarda solo l’apparenza e bisogna essere davvero forti nel riuscire a far guardare agli altri anche altro. Non lo giudico, sia chiaro. Perché questo settore mi piace e ognuno fa ciò che crede e sente. Ogni persona fa scelte personali che nessuno ha diritto di giudicare. Io però quando mi alzo alla matti60 www.newentry.eu


L’INTERVISTA

na devo riuscire a guardarmi allo specchio ed essere fiera di ciò che ho fatto o sto facendo. Parliamo di te. Chi è Miriam Elbouanani lontana dal set? Io sono così indipendentemente dal lavoro che faccio. Sono solare e allegra ma anche permalosa e testarda. Difficilmente non dico quello che penso. Fisicamente lascio sempre giudicare e commentare agli altri, perché io mi accetto così. Le mie passioni al di fuori del campo lavorativo sono principalmente gli animali in particolar modo i cavalli e l’equitazione, i cani con cui vivo da sempre e soprattutto la mia dolce metà Sharon un pastore tedesco da lavoro di 5 anni. Un’altra passione molto importante è mangiare e la palestra. Come ti piace mostrarti? Il mio lavoro fa parte di ciò che sono ma io sono sempre Miriam. Non sono esibizionista anche se mostrandomi in fotografia ho scelto proprio questo ambito di lavoro. Quando usciamo con le amiche spesso esco in jeans e maglietta appunto perché mi piace passare inosservata e non farmi notare solo ed esclusivamente per l’aspetto estetico. Sono sempre timida, anche se davanti all’obiettivo riesco a tirare fuori un’altra parte di me. Ma sono anche la ragazza che davanti ad un complimento sincero e non banale diventa rossa.

E attraverso i social… che immagine passa di te? Tendo sempre a mettere la mia immagine con pregi e difetti. Dei social mi infastidisce la superficialità con cui vengono usati soprattutto da ragazzini. Il mio lavoro mi ruba molto tempo perché se non sono in posa sono in viaggio. CONTATTI SOCIAL Instagram -> miriam_elb Ph. Massimiliano Paliotti

ORARI DI APERTURA

Lunedì 14:00 - 19:00 Da Martedì a Sabato 10:00 - 13:00 / 14:00-19:00

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Ed è Poesia

“Assolutamente” Presto la fine di un estremo variegato inverno, esterno, interno, quasi eterno, con lame di freddo e neve rovente, batuffoli di cotone ad assorbir lamenti, borotalco e zucchero a velo profumati al sapore di sale. Umile e nuda andrei a staccar quelle forti foglie ancora appese ai faggi dall’anno passato, ma cadran da sé a lasciar posto alle nuove al giusto momento nel ciclo della vita. Briciole in aumento a becchi affamati sempre più numerosi, scriccioli colorati, amici di tormenti con ali frementi, con me in attesa di nuovi tempi,

eventi e venti di primavera. Riempiremo nuovi cieli più alti, oltre fiumi e fumi di sconforto, nebbie di delusioni, fitte, con nuove piume, senza gerle pesanti e spezzate catene. Là, con voi porterò alla luce le ombre per scoprire che nulla c’è da temere. Peccato, quelle orme lasciate e svanite nel nulla. Amorevoli gesti, azioni, fatti, sforzi fatti e pensati, sofferti e donati, preziose perle di collane infinite, smarrite. Dura, dura stagione in passaggio nel cuore. Gabry

www.studiorotafederica.it Consulente del lavoro Rota Rag. Federica delegato n. BG01533FL della Fondazione Consulenti per il Lavoro Agenzia per il Lavoro Aut. Min. 19009 del 23/07/2007

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ITINERARI

ITINERARI

Lago di Valvestino Gargnano - Valvestino (Brescia)

Il lago di Valvestino è un lago artificiale situato in provincia di Brescia. È stato formato dalla costruzione della diga di Ponte Cola sul torrente Toscolano nel 1962 per la produzione di energia idroelettrica. È compreso quasi interamente nel comune di Gargnano, con una piccola parte pertinente al comune di Valvestino. È alimentato dal torrente Droanello e dalla galleria artificiale che raccoglie le acque del torrente San Michele nel comune di Tremosine sul Garda. Descrizione Il Monte Palotto (1.369 m) e il Monte Fassane (1.188 m) limitano il lago a nord mentre a sud ci sono il Monte Pracalvis (1.164 m), il Monte Alberelli (1.166 m) e il Monte Albereletti (844 m). Il lago è situato parte nel cuore della riserva naturale Gardesana Occidentale e parte nel Parco regionale dell’Alto Garda Bresciano, il paesaggio è incontaminato, una fitta foresta fornisce l’habitat per la fauna selvatica composta da cervi, caprioli e mufloni. Nella Valle di Vesta, raggiungibile solo a piedi o in barca, vi è la presenza di alcune grotte e

fino agli anni ‘50 del secolo scorso il legname copioso ivi presente era sfruttato dai carbonai della Val Vestino per la produzione del carbone vegetale. I lavori per la costruzione della diga di Ponte Cola iniziarono nel 1959, la diga fu inaugurata il 26 giugno 1962 dopo tre anni di cantiere e l’invaso completato nell’inverno del 1963. L’opera fu progettata e realizzata dalla Società Elettrica Selt Valdarno; può contenere 52 milioni di metri cubi di acqua e ha una lunghezza al coronamento di 283 m. Il lago è isolato e poco sviluppato per i turisti ed è raggiungibile da Gargnano o da Idro. Il lago alimenta la centrale elettrica di San Giacomo nel comune di Gargnano. La potenza della centrale di pompaggio è di 137 megawatt, la produzione media annua è di 80 GWh che corrisponde al consumo medio di energia di circa 30.000 abitazioni.La diga di Ponte Cola, nel corso della prima guerra del Golfo del 1990-1991, ritenuta un obiettivo sensibile ad atti terroristici, fu particolarmente vigilata anche con l’installazione di sensori elettronici anti intrusione.

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marzo 2019

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