New Entry, il Giornale della gente - Edizione di Brescia/Cremona del 10 Giugno 2020

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Anno 26 - N°4 del 10/06/2020 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Il Giornale della Gente

"Questa pandemia sarà un infinito dolore da dimenticare e una grande lezione da ricordare". Massimo Lo Pilato

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Gli obiettivi del nostro reparto odontoiatrico sono la prevenzione e l’educazione all’igiene dentale. Grazie a materiali certificati di altissima qualità e all’avanguardia, eseguiamo check-up completi e studiamo eventuali soluzioni personalizzate per ogni esigenza. La prima visita e i controlli periodici sono gratuiti e se necessario anche la radiografia panoramica “OPT”. Per le cure mediche effettuiamo i finanziamenti a tasso 0%, direttamente in studio secondo le vostre esigenze. La seduta dal dentista è un’esperienza poco piacevole per la maggior parte delle persone. Al fine di affrontare al meglio questo disagio abbiamo creato un ambiente tranquillo e piacevole. Nonostante ciò, per differenti motivi anche di natura psicologica, per alcuni è un momento emotivamente difficile da affrontare quindi anche il controllo periodico viene rimandato ad oltranza. Così facendo quei piccoli problemi si trasformano in dolori insopportabili quindi anche l’intervento odontoiatrico sempre più importante. Il Dott. Angelo Ziletti, medico chirurgo odontoiatra, ha constatato la necessità di avere una collaborazione con la psicologa in quei casi dove le metodiche utilizzate non bastano. Per un bel sorriso si agisce su due livelli: quello preventivo e quello curativo. Il primo riguarda soprattutto i bambini: sono indispensabili i controlli periodici ed eventualmente le terapie idonee ad un bel sorriso definitivo. Il secondo è rivolto agli adulti: curando tutte le patologie del cavo orale per portare la persona ad avere la bocca sana ed un bel sorriso. In questo modo si aumenta l'autostima ed anche i rapporti sociali ed interpersonali migliorano fino al raggiungimento di un benessere psico-fisico. 02

Ricordiamo quindi l’importanza della prevenzione dentale e i controlli periodici dal dentista per poter sorridere liberamente! La prevenzione inizia già in gravidanza! Non tutti sanno che il cavo orale al momento della nascita è sterile e durante i primi giorni di vita viene colonizzato dai germi della bocca della mamma, per questo si consiglia una particolare attenzione alla cura del cavo orale per tutta la gravidanza. Spesso però le donne non sono a conoscenza di queste importanti informazioni. Nel nostro reparto odontoiatrico, per le donne in gravidanza, abbiamo adottato un programma di prevenzione (scontato del 30%) e, successivamente al parto, effettuiamo corsi dove illustriamo come detergere e curare il cavo orale dei neonati al fine di prevenire molte


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malattie quali, la più frequente e conosciuta, il mughetto. Successivamente con la crescita dei dentini da latte, giocando, insegniamo ai più piccoli l’igiene dentale e li abituiamo a non sottovalutare i controlli periodici. Per questo, presso la nostra struttura, abbiamo creato un ampio spazio ben organizzato per la prevenzione e la cura dei dentini (colori, giochi, la poltrona dentistica a forma di un cartone animato e altre sorprese!), tutto questo per mantenere in salute i loro dentini e successivamente controllare la crescita di quelli definitivi. È stato potenziato il servizio di ORTODONZIA. La cura delle malocclusioni garantisce una postura corretta, questa è possibile con metodi innovativi tra cui apparecchi ortodontici invisibili e non, fissi e mobili e per tutte le età, anche per gli adulti. Ricordiamo inoltre che gli apparecchi dentali oltre a migliorare l’estetica evitano, molte volte, e curano i disturbi alla schiena, al collo, mal di testa…. etc. Per migliorare il sorriso oltre alle tecniche di base sono funzionanti le cure con il LASER di ulti-

ma generazione e varie tecniche di sbiancamento dentale che permetto il raggiungimento di ottimi risultati. I servizi più importanti presso la nostra struttura sono l’IMPLANTOLOGIA endossea e la CHIRURGIA ORALE. Si eseguono anche gli impianti a carico immediato. Per ogni impianto eseguito viene rilasciata la rispettiva certificazione. Da noi soluzioni implantari e chirurgiche per ogni esigenza. L'implantologia è infatti ormai una metodologia affidabile per riacquistare il proprio sorriso salvaguardando l’integrità dei denti sani. Valorizza anche tu il tuo sorriso e prenota la visita con un nostro esperto! Siamo aperti anche in agosto! POLIAMBULATORI SAN FLAVIANO Via Garibaldi 35 25020 Pralboino BS Tel. 030/954.649 www.poliambulatorisanflaviano.it

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NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M. - Katia M. Anno 26 - N°03 del 22/02/2020 www.newentry.eu New Entry il giornale della gente New Entry Boffetti Gianluca newentrycommunication New Entry Television I NOSTRI CONTATTI redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172

Summary Riflessioni

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pag.06 ALCOLISTI ANONIMI pag.07 A SCUOLA NELL'OMBRA pag.11 LAVORARE IN RSA pag.12 UNA NUOVA SPERANZA A SCUOLA NELL'OMBRA pag.16 VULNERABILI... pag.17 BERGAMO pag.20 ADOLESCENTI SCOMPARSI pag.51 IGHEL NEL SANCH pag.57 RIFLESSIONI pag.57 DEDICA A IRENE

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ADOLESCENTI

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04 22

pag.27 COVID-19

Territorio pag.22 REMEDELLO

Intrattenimento

pag.15 RINASCERÒ RINASCERAI pag.24 SHADOWHUNTERS COMUNE DI REMEDELLO pag.26 SODOKU pag.28 BARZELLETTE pag.56 PLAY MUSIC pag.59 OROSCOPO pag.63 TENDENZA E MODA

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Cultura COVID-19

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pag.34 PANDEMIE NELLA STORIA pag.40 IL NOME FABIO pag.50 AUTO D'EPOCA

Anime nel Vento pag.18 LA MAESTRA RITA PIVA

Interviste pag.42 MARTINA GIRALDI pag.60 GIULIA CIMA

DISTRIBUZIONE BRESCIA - MANTOVA - CREMONA Acquafredda - Asola - Borgosatollo - Calcinato Calvisano - Carpenedolo - Casalmoro - Casalromano Castelnuovo - Castenedolo - Fiesse - Gambara - Ghedi Gottolengo - Isorella - Leno - Milzano - Montichiari Montirone - Pavone del Mella - Poncarale - Pralboino Remedello Sopra - Remedello Sotto - Visano....

Società

Itinerari

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pag.46 BRESCIA (1^parte)

Animali pag.08 IL CANE

A tavola pag.40 CROSTATA AI LAMPONI

CROSTATA AI LAMPONI

Speciali pag.52 Famiglie e Abilità Onlus


Editoriale

CUORE NERO Le nuvole si addensano dentro il nostro cuore che ormai ha perso quello smagliante color rosso simbolo di energia vitale sia mentale che fisica lasciando spazio ad un colore nero, cupo come la paura, il lutto, le tenebre, la fine... La fine della salute mentale che si è smarrita nell’odio insopportabile, nella violenza gratuita che i mezzi cosiddetti moderni chiamati comunemente social hanno amplificato a dismura. Dovevano offrire la possibilità che ognuno di noi potesse confrontarsi su svariati argomenti ed invece è una vera e propria discarica dove ognuno si sente libero di offendere o accusare senza però assumersi alcuna responsabilità. I famosi idioti da tastiera (comunemente chiamati leoni ma ho rispetto per questi animali) che, sentendosi professori del nulla, sparano a zero uccidendo un mondo già privo di valori.... Spesso gli individui particolarmente incompetenti sono i meno consapevoli della loro ignoranza. Diciamolo una volta per tutte: ormai ognuno di noi ha un profilo facebook o instagram perchè non averlo è come essere fuori fal mondo.... La cosa curiosa che siamo fuori dal mondo proprio perchè passiamo ore ed ore su quei social che ti fanno crescere rabbia, odio, invidia che poi scarichiamo magari all’interno

della nostra famiglia reale. Fortunatamente qualcuno sfrutta questi social per regalare emozioni, per offrire un po’ di compagnia e conforto a chi magari è solo o distante... E’ inevitabile che i nostri figli si aggiungeranno ai milioni di persone che utilizzano i social... e che messaggi gli vogliamo lasciare in eredità? Il vuoto di idee più assoluto? L’assenza totale di valori? Oppure dobbiamo costatare che i social hanno fatto emergere chi siamo veramente! Una delle cose più dolorose del nostro tempo è che coloro che hanno certezze sono stupidi, mentre quelli con immaginazione e comprensione sono pieni di dubbi e di indecisioni. Sta sprofondando il mondo ma ho paura che neanque questo terribile momento che stiamo vivendo tutti, farà riflettere o addolcire qualche cuore nero. Non è facile ma oltra ad educare i nostri figli ai valori veri della vita, cerchiamo di infondere buoni propositi anche a chi si trova al di là di uno schermo che sia quello del telefono o del pc. VIVIAMO di EMOZIONI e ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo anche a chi non apprezzerà il nostro sforzo e se non volete farlo per gli altri, fatelo almeno per voi stessi! Gianluca Boffetti

Cose che non passeranno mai di moda: un sorriso e l’educazione

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ASSOCIAZIONE ALCOLISTI ANONIMI

MI SONO ACCETTATA ALCOLISTA Sono un alcolista anonima. La prima persona che mi aveva parlato di “malattia”, anzi, che io ”ero malata” era stata mia figlia. Mi aveva anche detto che se volevo potevo essere aiutata, ma naturalmente io risposi che non ero un alcolista e che quindi non avevo bisogno di aiuto. Ma non avevo fatto bene i conti con l’alcol, subdolo come è, governava lui la mia vita e non più io. Fortunatamente, un giorno che ero su di giri più del solito ho telefonato al mio medico e lui mi ha indirizzato verso un gruppo di Alcolisti Anonimi. La stessa sera sono entrata da quella porta e ho visto queste persone serene e cordiali, non mi hanno fatto domande ma hanno dato solo le loro testimonianze e mi hanno spiegato che l’alcolismo è un male inguaribile, progressivo e mortale, un male sia fisico che mentale, spirituale, ma che io potevo fermare, tenere sotto controllo, 24 ore alla volta. Ma secondo il mio orgoglio io non ero come loro, non avevo mai fatto ricoveri, non avevo fatto del male a nessuno, io per un mese ho continuato ancora a bere, ma una vocina dentro di me continuava a dirmi: ”no, mia cara, tu sei veramente un’alcolista” ed incredibilmente gli amici di A.A non mi dicevano mai niente ed io non avevo il coraggio di dire la verità. Poi una sera, ero su di giri più del solito, sono caduta ed i miei amici mi hanno raccolto come un sacco di patate (per non dire al-

tro) e mi hanno messo a letto. Nel risvegliarmi sono andata in bagno e davanti allo specchio mi sono detta: ”cara, sei una alcolista” e mi sono messa a piangere, ma quella volta DI GIOIA e da allora mi sono accettata alcolista e continuo a fare le mie 24 ore. Questa accettazione è stata per me l’inizio della risalita, della crescita, del benessere fisico e della fine di un incubo, potevo finalmente AVERE IN MANO LA MIA VITA IN MODO VERO E RESPONSABILE, senza più vergogna, paura, rabbia, invidia. Non è stato tutto rose e fiori, ci sono state anche le spine, i sensi di colpa, il male che avevo fatto ai miei familiari, ma soprattutto a me. Ma con tante 24 ore, tanta umiltà e con l’aiuto degli amici e del programma di recupero di Alcolisti Anonimi (io che non avevo mai avuto bisogno di aiuto) quest’anno ho festeggiato i miei 20 anni di sobrietà con grande serenità. Con l’augurio a tutti che la vita sia sempre dolce, ringrazio dello spazio dedicatomi. Buone 24 ore a tutti . Un alcolista Anonima

Numeri utili Referente provinciale Brescia 334 73 44 880 Numero Verde 800 411 406 Sito web www.alcolistianonimiitalia.it

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Riflessioni

A SCUOLA NELL’OMBRA

Oggi voglio parlare del mondo della scuola dal mio punto di vista. Sostengo che chi si impegna, e studia sodo, fa sempre i compiti e ce la mette tutta , non ottiene riconoscimenti. Non danza sugli allori. Non è elogiato, nonostante l’adempienza ai doveri. Non ottiene neanche i voti che merita. Io personalmente faccio parte di quella categoria e so quanto può essere difficile camminare nell’ombra di coloro che hanno solo “fortuna”. All’inizio pensavo che si impegnassero semplicemente più di me. Ma poi hanno cominciato ad emergere anche delle persone che di impegno ce ne mettevano zero, non facevano mai i compiti e a malapena studiavano. È triste quando sei perennemente chiamata ad intervenire perché sei l’unica in grado di rispondere a determinate domande, ma nonostante questo rimani sempre nell’ombra. Si dice che la scuola media di prepara alla vita. È vero, ti prepara sul serio. Solo i leccapiedi sopravvivono, le marionette. Loro ottengono la gloria, e i poveri plebei diventano solo inutili zerbini. La scuola è un esercito e se sei fortunato hai degli alleati. Io fortunatamente ho tre alleati. Nonostante questo, mi assegnano i voti che merito, e anzi, avere l’apprezzamento da parte di questi professori, la loro fiducia, mi hanno spinto a migliorare. Detto questo, voglio rivolgere un messaggio a

tutti quelli che si trovano nella mia stessa situazione: nel cielo ci sono milioni di stelle, eppure noi ne conosciamo solo alcune per nome, ma non per questo le più piccole smettono di brillare. U.N Owen

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IL CANE (1^parte)

Il cane (Canis lupus familiaris Linnaeus, 1758) è un mammifero appartenente all’ordine Carnivora, della famiglia dei canidi. Con l’avvento dell’addomesticamento si è distinto dal lupo, di cui è considerato una sottospecie (o, da alcuni autori, una forma neotenica). Si tratta di un canino dalla taglia piccola a grande con una plasticità fenotipica molto variabile. Il mantello può essere corto o lungo, ispido o morbido, liscio o riccio, con una borra (sottopelo) di cui molte razze fanno la muta. Il colore varia dal bianco a sfumature grigie o nere, talvolta ritenendo una forma di controilluminazione ancestrale, con una superficie superiore scura ed inferiore chiara. La testa può essere brachicefala, mesaticefala o doligocefala. La coda varia in forma e lunghezza, essendo persino assente in certe razze. Alcune razze dispongono d’un quinto dito vestigiale sugli arti posteriori. L’addomesticazione del cane da parte dell’uomo ha origini antichissime. I più antichi resti fossili di cane in uno stanziamento umano sono stati rinvenuti in una tomba natufiana, e risalgono a 11.000-12.000 anni fa; ma si suppone che l’origine del rapporto fra le due specie si collochi molto più indietro nel tempo, fra 19.000 e 36.000 anni fa. Lo studio di un cranio di “canide simile a un cane” ma non direttamente collegato al cane moderno, rinvenuto nei monti Altaj in Siberia, ha fatto ipotizzare che le diverse razze canine moderne non abbiano un unico progenitore comune, ma discendano da diversi distinti processi di addomesticamento dei lupi in diverse aree del mondo. Nel 2001 la popolazione stimata di cani era di 400 milioni. Etimologia La parola “cane” deriva dalla parola del latino “canis”. Il prefisso cino- (usato in molti termini composti, come cinofilia) deriva dal greco kyon / kynòs; questa radice è comune a tutte le lingue indoeuropee tra cui il sanscrito e il vedico (çuan). L’origine rimane incerta. Biologia Il cane ha una grande variabilità nelle caratteristiche biologiche, per la selezione operata dalla natura (per i 08

diversi luoghi di provenienza), per le varie specie nate nel corso dei secoli, e soprattutto per via della selezione fatta dall’uomo (suo compagno fin dall’età preistorica); questa varietà è tale da richiedere, secondo alcuni la divisione in sottospecie e morfologie. Il peso dell’adulto può variare dai 500 g del Chihuahua ai 140 kg del San Bernardo. Ha un ciclo estrale che si ripete due volte l’anno (mentre il lupo ha un periodo d’estro l’anno); questa caratteristica è dovuta in parte alla selezione effettuata nei secoli dall’uomo (per facilitare l’allevamento), in parte alla selezione naturale. Tuttavia in cani particolarmente primitivi come il Cane lupo cecoslovacco, il Cane lupo di saarloos, il Basenji o il Mastino tibetano, l’estro, come nel lupo, avviene una volta l’anno e talora viene inibito da condizioni ambientali sfavorevoli, ad esempio conflitti sociali tra cani che convivono. Per tutte le razze il periodo di gestazione è di circa 62 giorni. Vengono alla luce da 1 a 10 piccoli, a seconda della taglia dell’animale. Notevoli sono i cambiamenti apportati nel corso dei secoli dalla selezione operata dall’uomo, sia come caratteristiche fisiche (colore, peso, qualità sensoriali), sia come caratteristiche di socializzazione. Tutte le razze hanno una predisposizione al comportamento giocoso e socievole durante la loro esistenza. Il cane viene generalmente considerato onnivoro ma non è in grado di metabolizzare efficientemente la teobromina contenuta nel cacao e nel cioccolato, pertanto in caso di ingestione di questi alimenti sono possibili conseguenze negative per la salute, anche gravi. «Non esiste patto che non sia stato spezzato, non esiste fedeltà che non sia stata tradita, all’infuori di quella di un cane veramente fedele». (Konrad Lorenz) I più recenti studi basati sulla genetica, supportati da ritrovamenti paleontologici, hanno portato a ritenere valido il riconoscimento del lupo grigio (Canis lupus) come progenitore del cane domestico, riconosciuto come sottospecie (Canis lupus familiaris). Una delle ipotesi più accreditate è quella dei coniugi Ray e


BEST FRIENDS FOREVER

Lorna Coppinger, biologi, che propongono la teoria di un “domesticamento naturale” del lupo, una selezione naturale di soggetti meno abili nella caccia, ma al contempo meno timorosi nei confronti dell’uomo, che avrebbero cominciato a seguire i primi gruppi di cacciatori nomadi, nutrendosi dei resti dei loro pasti, ma fornendo inconsapevolmente un prezioso servizio di “sentinelle”, stabilendosi in seguito nei pressi dei primi insediamenti, e dando il via ad una sorprendente coabitazione tra due specie di predatori, con reciproci vantaggi. Alcuni di questi “cani selvatici” sarebbero poi stati avvicinati ed adottati nella comunità umana (cani del villaggio, i “cani pariah” che si trovano ancora in alcune società, “di tutto il villaggio”, tollerati per il loro ruolo di spazzini e di predatori di piccoli animali nocivi), dando il via ad un perfetto esempio di coevoluzione. Quasi certamente, come dimostrato anche dagli studi di Dmitrij Beljaev, la naturale selezione basata sulle attitudini caratteriali al domesticamento ha provocato la comparsa di mutamenti fisici (dalla riduzione del volume cranico, all’accorciamento dei denti, ma anche la comparsa di caratteri quali le chiazze bianche sul mantello e le code arricciate). In una ricerca pubblicata nel 2013 sulla rivista scientifica Science, alcuni ricercatori dell’Università di Turku in Finlandia hanno utilizzato il DNA mitocondriale, comparando il genoma di 18 canidi preistorici europei e americani con uno spettro del genoma di cani e di lupi attuali. Le somiglianze risultanti dalla comparazione indiche-

rebbero che filogenicamente tutti i cani moderni sono maggiormente simili ai cani europei, sia moderni che preistorici. Le analisi molecolari suggerirebbero come datazione che i primi casi di addomesticamento del cane dal lupo risalirebbero ad un periodo compreso tra il 18.800 e 32.100 anni fa, in popolazioni nomadi di cacciatori raccoglitori europee. In Europa il primo resto archeologico di cane è stato ritrovato in Belgio nella caverna di Goyet (nelle Ardenne) e risale a 31.000 anni fa. Scoperto nel 1870 si è ritenuto per molto tempo che fosse un lupo ma nel 2007 è stato ristudiato e ricatalogato. Inoltre, nei siti archeologici più antichi, numerosi sono i ritrovamenti di resti di cani (che pure testimoniano le prime differenze dall’antenato selvatico). La testimonianza più antica di un legame fra cani ed umani risale al Gravettiano (circa 28.000 anni fa) e sono le orme di un bambino e di un cane ritrovate presso la grotta di Chauvet, nel sud della Francia. Sono stati scoperti siti tombali risalenti allo stesso periodo (25.000/28.000 anni fa) che dimostrano una sepoltura rituale di cani (introduzione di un osso di mammut nella bocca di uno dei tre cani ritrovati). Tuttavia, la prima testimonianza di un legame affettivo tra uomo e cane risale al più recente periodo natufiano (circa 12.000 anni fa) presso il sito di Ein Mallaha in Israele con una tomba che conserva i resti di un uomo anziano coricato su un fianco in posizione fetale che protende un braccio verso i resti di un cucciolo di cane. Fonte: Wikipedia • continua-3

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Società

IL LADRONE E QUELL’URLO INARRESTABILE In questo angolo di mondo martoriato, mi coglie impreparato la presenza del volto, il tuo, caro Gesù. In questi giorni ripetuti senza alcun rumore, questo spicchio di terra colpita alle spalle, diventata un taglio dove ferire i colori, la scia luminosa di un airone, nella tua bocca improvvisamente dischiusa. Ho rammentato la tua preghiera ai potenti e la tua richiesta di una dignità ritrovata per chi l’aveva perduta. Ora, in questo momento di morte e di vita, mi chiedo quanto tempo è scivolato addosso ai corpi, alle menti, quanti secoli nella frazione di uno sparo, sono rimbalzati negli sguardi colmi di speranza di uomini incatenati e uomini liberi? Caro Gesù, a me sembra di vederti con gli occhi stanchi, oppressi non dalla stanchezza degli anni sulle spalle, ma dal disincanto delle parole ricevute senz’anima, dal permanere di una società piegata dall’ingiustizia, illegalità, prevaricazione di quanti ottusi e conclusi la fanno da padrone. Finanche il carcere sopravvive a stesso ferito nella sua drammaticità fallimentare, nella sua solitudine creata a misura, rimane lì, negli scaracchi e nelle diGRAFICA E STAMPA

menticanze, indietro, dove non esiste attenzione per le persone. Caro Gesù sospeso a mezz’aria, con le braccia allargate, il volto reclinato, ti vedo così in questi giorni di “passaggio”, nell’indicibile indifferenza con cui al tuo futuro, al nostro, sono state estirpate virtù teologali quali la fede, la speranza, la carità, che però dovrebbero sostenere la vita umana, il cammino di uomini bianchi e neri, dei buoni e dei cattivi, di colpevoli e innocenti. Eppure è in questo angolo dove non c’è più luce che i miei sogni hanno il sapore del domani, il perdono è una voce che insegue, non barcolla, cresce e s’avventa al dubbio, nei chiodi della Croce. Caro Gesù mi rendo conto di quanto queste parole siano sgangherate, ma ti voglio bene da dentro una cella che tu hai visitato, ti voglio bene fuori dal coro dove tu hai insegnato, ti voglio bene in mezzo ai tanti santi e sapienti che non sono dove tu hai difeso gli ultimi come me. Caro Gesù, ti ricordo semplicemente come un Uomo che mi ha fatto diventare più grande, soprattutto per avermi consegnato la possibilità di essere un uomo migliore. Vincenzo Andraous

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Riflessioni

LAVORARE IN UNA RSA

Tanti non sanno cosa significa lavorare in una RSA. Per tanti esistono solo le case di riposo, i luoghi in cui dopo una certa età, le persone devono “andare”. Le giornate iniziano alle 6:00, ma per te la sveglia è già suonata da un pezzo... Inizi con le cure igieniche. Una routine che si ripete giorno dopo giorno. Davanti a te una persona che non la spogli solo dei suoi abiti, ma anche della sua dignità, che ti chiede scusa se ha sporcato il pannolone, che ti chiede di far uscire il collega perché si vergogna. Cerchi di vestirla di tutto punto, improvvisi una boutique nel suo armadio e prendi le veci del miglior coiffeur in circolazione. Che cosa sai di lei? Che è ipertesa, diabetica, che ha dei figli,e poi... Non sai nulla. L’hai conosciuta quando già le sue capacità cognitive erano compromesse, e la vedi indifesa, vulnerabile. Cerchi di immaginarla come era alla tua età, ma ti resta difficile, allora per aiutarti chiedi ai suoi parenti. Spesso ascolti descrizioni che non ti aspettavi. E allora in quel momento, ti fermi a pensare come saresti tu alla sua età... Perché il tempo non sente ragioni, non si ferma per nessuno. I turni durano sette ore di giorno e 8 di notte, ti rendi conto che la maggior parte del tuo tempo lo trascorri proprio con loro, la tua struttura

diventa la tua seconda famiglia. E tu diventi la loro! Poi un giorno sei lì che ti fermi ad osservare quel letto vuoto, ti chiedi perché non l’hai salutata, ti rispondi che non lo sapevi, che non potevi saperlo, che forse non la rivedrai più... E ti fa male... Perché tu le volevi bene, perché tu non sapevi neanche il suo numero di letto, perché tu la chiamavi per nome! Oggi più che mai sono loro ad essere i più vulnerabili, allora cerchi di difenderli come più puoi, sei la loro coperta, il loro faro. Quando perdi uno di loro, non perdi un paziente, perdi una persona cara, una a cui hai voluto veramente bene. Mi rammarico a leggere articoli che parlano delle Rsa come luoghi di morte, luoghi in cui l’anziano è diventato vittima del sistema, in cui gli operatori sono diventati i loro carnefici. Noi siamo quelli che fuori turno chiamiamo il collega per sapere come è andata la giornata.. Noi siamo quelli che “non ti preoccupare te la compro io la crema, te le porto io le caramelle”. Noi siamo quelli che “a volte siamo gli unici al funerale”... Fuori da qui per il mondo loro sono i nostri pazienti, ma qui dentro per noi sono i nostri nonni! 11


Riflessioni

UNA NUOVA SPERANZA Scrivere, in varie occasioni, è stato per me, come per altri, utile ad affrontare le emozioni, quelle belle come quelle brutte. Spesso, in questi giorni, ho avuto la tentazione di scrivere per aiutare me stesso e anche per condividere con altri un pezzetto di me e un’utilità di spirito di resilienza in questa drammatica situazione. Non ci sono, però, mai riuscito, fino ad ora: troppe le emozioni contrastanti di una realtà che difficilmente sarebbe risultata immaginabile solo qualche settimana fa. Contrastano, per esempio, in me, ogni giorno di più, le paure, anche egoistiche, per la salute mia e dei miei cari, ma anche le speranze per una ripartenza che dovrà e potrà esserci presto; il dolore per i tanti, conoscenti e non, che vivono l’angoscia di un parente lontano e malato o, peggio ancora, defunto senza nemmeno la dignità di un ultimo omaggio senza dimenticare la consapevolezza di un popolo capace di unirsi in solidarietà e concretezza; la preoccupazione per un’economia e un lavoro che difficilmente potranno tornare a livelli precedenti, ma ancora l’auspicio di un “mondo nuovo” che si possa aprire, da domani, di fronte a noi. Molte volte, nei mesi e negli anni appena trascorsi, ci siamo interrogati su di un

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mondo troppo simile ad una polveriera pronta ad esplodere: un’economia stagnante accompagna ormai da tempo il crescere di nazionalismi e populismi, troppo spesso esasperati fino agli estremi, vari focolai di guerre e di migrazioni forzate stravolgono da anni la geopolitica dei nostri continenti, l’inquinamento esasperato rende sempre più esauribili risorse naturali indispensabili. Ora, questa crisi sanitaria globale stravolge tutto e ci apre a scenari indecifrabili, su cui anche io mi sono interrogato. Dalla finestra della mia camera da letto, ci si può affacciare su di un piccolo parco alberato che apre al verde, da un lato, ma che porta all’entrata di un’agenzia di onoranze funebri, dall’altro. Si è fatta in me, negli anni, l’abitudine quasi ad ignorare la campana che suona ogniqualvolta qualcuno abbia bisogno dei mesti servizi di quest’agenzia. Stando in casa, in questi giorni di emergenza, la campana è tornata a risuonare nelle mie orecchie, non tanto per l’intensità del suono, quanto per i ristretti tempi tra una scampanellata e l’altra.Ad ogni suono, corre inevitabile il pensiero ai tanti che non ce l’hanno fatta e hanno dovuto soccombere nella lotta a questo nuovo mostro dei tempi odierni:

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Riflessioni

mi sembrava quasi di vederli, soli, nelle stanze o nei corridoi degli ospedali affollati, con un fil di fiato, a cedere la mano a Colui che veniva a chiamarli. Mi limitavo a pregare per loro e i loro cari, a soffrire per loro, chiunque essi fossero. Ho riflettuto molto. Ho pianto molto. Ho dimenticato molto. Poi ho capito, forse, che un senso a tutto questo deve pur esserci, che forse noi non lo capiamo fino in fondo, ma che abbiamo, tutti, nel profondo di noi stessi: si tratta di quel mistero che è la vita che ci abita, che ci anima e che, prima o poi, ci porterà via. Ognuno di noi sa, guardandosi nell’animo, trovare quel che c’è e trasmetterlo agli altri attraverso ciò che si è e trasformando l’io in noi, i singoli in una comunità di cui facciamo parte, di cui ci sentiamo parte. Da qui, credo, nasce il sentimento di dovere e responsabilità nel dare senso a quel che sta accadendo, non solo con la preghiera e il pen-

siero per chi soffre o per chi se ne è andato, ma anche con l’azione e l’atteggiamento di una nuova speranza, di una nuova gioia di vivere, di una nuova consapevolezza che il dolore di oggi possa essere alla base di un radioso domani. Ho smesso, dunque, di pensare a quella campana come un saluto a chi se ne è andato, e ho fatto mia l’esortazione di Hemingway: “E allora, non chiedere mai per chi suoni la campana. Essa suona per te.” E se suona per me - ho pensato - suona per ognuno di noi, come una sveglia, a monito, a chiamata verso il superamento di quell’incertezza che ha animato il mondo in questi tempi cupi: il mio auspicio, quindi, è che la speranza non soccomba ad angosce e timori, altrimenti avremo perso tutti, non solo la vita, ma anche il senso che essa stessa può avere. Giorgio

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ANIME NEL VENTO

SOLITUDINE E MANCANZA Solitudine e mancanza nodo stretto alla gola inzuppano ora mattutina. Solerte si fa il passo arrestato prende vigore. Solitari pensieri vanno e vengono alla rinfusa gettano armonie confuse. Rita madre amica confidente guida fidata. Ossute ombre s’ergono copiose traboccanti ridondanti l’animo afferrano strette maglie serrano mute parole. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste

Ed è Poesia

“Neve di Maggio” I pioppi all’inizio di maggio propagan per l’aria un impalpabil messaggio, i loro figlioli donano al vento, sperando che possan metter radici in un fertil terreno e non morir sul nudo cemento. Ad esser sincero a me quei leggiadri “piumini” un po’ di fastidio lo danno, si spandono in ogni dove mi solleticano il naso, si spargono proprio a caso. Però guardando il mio casolare di “neve” imbiancato, mi sembra di far parte di un fiaba, un mondo incantato. In una palla di vetro mi sembra di stare, la capovolgi qualche volta e magicamente è arrivato “Natale”. Giordano

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La rivista New Entry, da 25 anni presente sul territorio di Bergamo e da 14 anni sul territorio di Brescia, Mantova e Cremona viene distribuita ogni 15 giorni in tutti i negozi, locali pubblici e in alcune edicole. Da oggi potete trovare la rivista all'uscita del supermercato "Rossetto" di Montichiari. Ringraziamo sin d'ora tutti coloro che hanno permesso questa nuova e proficua collaborazione. 14


L’Emozione non ha voce

“RINASCERÓ RINASCERAI” - Roby Facchinetti Rinascerò Rinascerai è nel vero senso della parola una canzone meravigliosa e strappalacrime di Roby Facchinetti, con la collaborazione di Stefano D’Orazio, uscita il 27 marzo scorso Scritto da D’Orazio, il brano è stato concepito a sostegno di quest’emergenza, in particolar modo per la città di Bergamo, che ne è purtroppo stata particolarmente colpita, e il ricavato delle vendite, è stato interamente devoluto all’ospedale Papa Giovanni XXIII, per l’acquisto di attrezzature mediche. Questo pezzo è stato creato d’istinto: dopo aver visto in tv il camion dell’esercito che trasportava le salme dei suoi concittadini, rabbia e pianto hanno preso il sopravvento, così questo grande artista, senza pensarci due volte, si è seduto al pianoforte e in pochi minuti ha creato la musica, soddisfacendo così l’impellente bisogno di dover far qualcosa, di dare il suo contributo. A completare il tutto ci ha infine pensato Stefano, che ha scritto le stupende parole che descrivono il forte desiderio rinascita e speranza. A completare l’opera, l’arrangiamento di Danilo Ballo con il mixaggio di Marco Barusso. I cori sono stati cantati da un gruppo di voci bergamasche riunite grazie alla collaborazione di Daniele “Vava” Vavassori, mentre le chitarre del finale sono suonate dal chitarrista dei Modà, Diego Arrigoni.

Il testo di Rinascerò Rinascerai Rinascerò, rinascerai quanto tutto sarà finito torneremo a riveder le stelle Rinascerò, rinascerai la tempesta che ci travolge ci piega ma non ci spezzerà Siamo nati per combattere la sorte ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi questi giorni cambieranno i nostri giorni ma stavolta impareremo un po’ di più Rinascerò! Rinascerai! Rinascerò, rinascerai abbracciati da cieli grandi torneremo a fidarci di Dio

Ma al silenzio si respira un’aria nuova ma mi fa paura questa mia città siamo nati per combattere la sorte ma ogni volta abbiamo sempre vinto noi Rinascerò! Rinascerai! [Ripetuto 6 volte] Rinascerò, rinascerai

Rinascerò Rinascerai

Associazione Animali Ambiente e Non Solo ODV Via Capitano n. 8 - 25010 Remedello (BS) Codice fiscale 94021470177 www.aans.it E-mail info@aans.it - pec@pec.aans.it Tel. 333 699 4891 15


Riflessioni

VULNERABILI, FRAGILI, ESSERI MORTALI Siamo vulnerabili, fragili, esseri mortali. Perché così spesso lo dimentichiamo? Seppellite nelle impolverate pieghe dell’inconscio le ataviche paure, ci avventuriamo in una folle gara col tempo e non ci rendiamo conto di costruire sulla sabbia. La base su cui l’uomo edifica la propria felicità crolla nell’abisso della mancanza di significato. Dopo di noi-distruzione, deserto. Non possiamo scegliere il momento del proprio inizio, ne della propria fine, ma è in nostro potere decidere come vivere, in questo instante, in questo posto. Il granello dell’attimo è l’unica particella di tempo che ci appartiene. Perché il problema non sta nel fatto di essere mortali, il vero problema come dice Bulgakov è che a volte si muore all’improvviso, questo è

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il vero guaio (Il Maestro e Margherita). Le prove sono una specie di “sveglia spirituale” che ci rivela il significato della vita, antiveleno contro la nostra autodistruzione esistenziale. Ho letto una bellissima storia che mi affretto di condividere con voi. In una piccola stanza ardevano quattro candele ognuna con il proprio nome, Amore, Fede, Pace, Speranza. Un violento soffio di vento ha spento tre candele, è rimasta solo l’ultima. Nella camera entra un bambino spaventato e smarrito, prende la candela della speranza e riaccende le restanti. La luce torna. Siamo esseri lacerati da dubbi, all’incrocio siamo luogo dell’eterna lotta tra Male e Bene. Inciampiamo e perdiamo la Fede, affoghiamo nelle proprie illusioni e perdiamo la Pace, corriamo dietro le chimere che erroneamente chiamiamo amore, e che sono di tutto e di più, eccetto Amore. Inganniamo gli altri, inganniamo se stessi. Noi siamo gente del Sabato Santo. Gesù non è più sulla croce, ma nessuno sa cosa è successo. Quello si può solo percepire, per chi non ha disimparato a farlo. Che la nostra vita sia eterno sabato, sabato Santo prima della Pasqua! E non si spenga mai la candela della nostra speranza! Darina Naumova

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Riflessioni

BERGAMO: LA NOSTRA CITTÀ

Così com’è non l’avevo vista fino ad ora. Spogliata di quelle luci che incendiavano le notti d’estate, racchiusa in sè in quel silenzio che fa molto rumore... la vita di ogni giornata freme ma non vive poiché manca il respiro! Un cielo incolore preannuncia di quanto sgomento, serpeggi tra le persone, segnate in modo talmente drastico, per non riuscire neppure a volgere lo sguardo al futuro che riporti serenità... oppure che non riesce a pronunciare alcuna parola di conforto, come un ultimo saluto a un proprio caro, visto che di tempo non ce nè... Allora le parole rimangono assurdamente in gola, gonfiando di amare lacrime, i nostri occhi persi nel vuoto, che sono l’emblema della nostra situazione umana che stiamo vivendo! Cosa ti hanno fatto amata Bergamo, per essere stata così colpita, da questo nemico invisibile che non prevede differenza d’età, e che crea il panico tra la gente sfiduciata nel domani? Non ti riconosco più e mi sa che avresti una gran voglia di gridare la tua libertà, anche se le notizie che si susseguono, soffocano la volontà

e fanno mancare l’aria! Ci vuole ossigeno, cara terra natia per riemergere, ma abbiamo bisogno anche di unirci tra di noi, senza alcuna riserva, avendo rispetto per la nostra vita e quella degli altri... Sarebbe opportuno, mai come in questo periodo, una nostra preghiera unanime che attraversasse le barriere delle ostilità, per renderci conto che ognuno di noi è parte integrale di questo Mondo malato. Forse solo così, la nostra Bergamo tornerà a brillare con la consapevolezza di essere territorio importante, come lo è sempre stato, perché noi bergamaschi, nonostante tutto, siamo gente di cuore che lotta per un domani più promettente! Diamoci da fare, dunque, cari concittadini, magari rimanendo a casa adesso, perché l’orgoglio di essere di Bergamo non deve arrendersi mai ! Fieri di essere a tutti gli effetti, orobici, perché la vita è come la poesia... è unica! POETA FABRIZIO VILLA UN QUARTO DI SECOLO DI STORIA Poeta Fabrizio Villa Un quarto di secolo di storia 17


ANIME NEL VENTO

LA MAESTRA RITA PIVA E’ morta Rita, la maestra Rita Piva, in un soffio ha salutato la vita nella solitudine di una stanza d’ospedale senza avere la possibilità di sentire il conforto degli amati. Con lei muore una parte di me. Con lei muore una maestra, una mamma, un amica, una confidente, una spalla fidata. E’ sbocciata la primavera, in tutta la sua bellezza prorompente. Sui nostri capi grava copiosa ombra nera. Odore di morte fruscia fra le strade, s’annida nelle vesti, fa rilucere lo sguardo di paura. Ricordi Rita, voglio rivolgermi a te come se ancora fossi viva e potessi solerte rispondere, quando Celeste bussò alla tua porta chiedendoti se il coronovirus potesse essere paragonato all’angelo vendicatore delle dieci piaghe d’Egitto? Sorridesti, esortandola alla riflessione. Dolore amaro, fondo, incolmabile quello che in parole si rifiuta di esser tradotto, che non trova e non desidera trovare requie, premura. Lo stesso insondabile dolore che vuole urlare e lo fa a voce larga, grossa, irruente, vorace, ghiotta. Urla senza veli, che nulla vuole nascondere, nulla celare, pieno manifestarsi, esultare, giungere nei meandri più fondi delle coscienze umane. Non lo comprendo il disegno di Dio, non lo perdono neppure, non oso rivolgergli preghiera o conforto. Ho tanto pregato in queste ore, notte e giorno chiedendo tempo e grazia. Non è stato ascoltato il nostro grido, muto è rimasto intrappolato fra strette maglie. Dal nostro primo incontro ci siamo subito riconosciute, abbiamo insieme lottato e sognato, allargato le braccia, riso di gusto, rivolto lo sguardo alla misericordia divina. Lottato come bestie feroci per un mondo migliore dove l’umanità fosse il perno; dove le persone fragili come Vittoria fossero prese in considerazione, trattate come persone e non 18

come numeri. Mi hai seguita, corretta, nutrita, coccolata, ricondotta sulla retta vita; hai riso e pianto con noi, inseguito sogni, spazzato ombre nere e dense. Nelle notti di bufera urlanti le nostri voci si sono unite, hanno galoppato sentieri fecondi. Sono poche le volte nella vita in cui si ha la fortuna di piangere dal profondo, in cui senti l’animo scosso di singulti rabbiosi; in cui chinando il capo altro conforto non trovi se non il vuoto, il nulla. Lo so che mi stai ascoltando, che ammonendo mi ricorderesti che la fede insegna ad aver fede, che nulla viene per caso, ogni cosa ha un perché. Mi diresti che siamo nelle mani del Signore, e che la vita non ci appartiene. Mi hai insegnato Rita che non si è figli solo perché si è stati partoriti ma in nome dell’affetto, stima, riconoscenza, fiducia conquistata nel tempo. Mi sento orfana. La legge ci deruba del sacrosanto diritto di stare accanto ai nostri morti, di piangere con loro, di tenergli la mano per l’ultima volta prima che il buio di un baratro fondo ingoi il tutto. Ti voglio bene Rita, nulla di te andrà perduto, custodito nel cuore rimane segno tangibile per il presente e futuro vivere, eredità per Celeste e per Vittoria. L’ultima volta che riuscimmo a sentirci eri in ospedale con il fiato corto e mi dicesti “Milena, non riesco a parlare, lasciami parlare, sto male, ti voglio bene …”. Ti abbraccio forte forte, le mie mani possano giungerti indivise, il nostro affetto tenerti compagnia, gli occhi di Vittoria che tanto hai amato indicarti la via. Guidami Rita nella vita, donami forza per combattere, fermezza nell’andare, gioia per sorridere alla vita …Ti voglio tanto tanto bene... dire che mi macherai sarebbe scontato e banale... tu sei dentro di me come l’aria che respiro… ed ancora grazie ... Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste


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Riflessioni

ADOLESCENTI SCOMPARSI

Li abbiamo dimenticati. Sono chiusi nelle loro camere sdraiati sul letto con lo smartphone tra le mani, alle prese con i giga, troppo pochi, chi lo poteva immaginare che dovessero servire per le lezioni della didattica a distanza. Oppure il naso puntato verso il tablet, a cercare su Netflix una serie che valga la pena guardare, facendo finta che la notte sia ancora da vivere, chi ci va a letto prima delle tre tanto domani non c’è scuola.Si danno appuntamento in videochiamata, ma la voglia di raccontarsi, di capire che cosa sta succedendo intorno a loro e dentro di loro è una strada accidentata e sempre meno percorribile. Quelli fortunati prendono il sole in giardino, fanno ginnastica sul terrazzo con il vicino che sbircia dalla finestra, hanno un fratello con cui bisticciare, un genitore nevrastenico che continua a domandare perché la prof di filosofia non si è ancora collegata. Quasi tutti leggono un libro, studiano, contano i giorni, pensano che prima o poi si ripartirà. Cominciano ad avere paura. Li abbiamo dimenticati. Sono gli adolescenti che fino agli ultimi giorni di febbraio frequentavano le scuole d’Italia, i licei, gli istituti professionali, prendevano gli autobus e i treni all’inizio della loro giornata, poi prendevano appunti sui banchi di scuola, si davano il cinque con gli amici, di20

spensavano baci alle compagne tutte le mattine prima che cominciassero le lezioni. Quelli degli apericena e dei rapper. Di loro si è parlato solo per capire come valutarne il percorso scolastico in un anno in cui verranno tutti promossi, come impedire che copino i compiti se sono da soli in casa mentre li eseguono, con google e i genitori che fanno da suggeritori, come evitare che partecipino alle lezioni in videoconferenza senza mostrare il volto, come fossero entità evocate in una seduta spiritica. Potranno tornare in classe prima della fine dell’anno scolastico? I più grandi faranno l’esame di Stato tra carte geografiche vetuste e proiettando le ansie e i pensieri su lavagne multimediali oppure davanti a un pc, in mutande al tavolo di cucina con la mamma appostata dietro la porta? Insomma di loro sappiamo che hanno continuato a fare gli studenti. Stop. Dei fratelli più piccoli ci siamo occupati. Esistono. Se non altro perché politici e comitati attivi nell’emergenza sono stati costretti a chiedersi a quali adulti affidarli quando i genitori si recano al lavoro o dovranno tornare a farlo, come pagare le babysitter, come garantire un minimo di passeggiata a chi da solo non può andare da nessuna parte, nemmeno a fare la spesa, come fargli passare il tempo. I più piccoli hanno riscoperto il Monopoli, i giochi solitari modello


Riflessioni

Corriere dei Piccoli, i regali di Natale che erano stati accantonati già a santo Stefano. I più grandi, quelli per cui l’esame di terza media è solo un ricordo, invece sono scomparsi dalle pagine dei nostri giornali. Esistono perché esiste la didattica a distanza. Li percepiamo nel tentativo di connettersi a qualche cosa, sia pure fosse solo la lezione di matematica. Per il resto non si ammalano, sono rimasti disciplinatamente al loro posto, per loro #iorestoacasa non è suonato come un invito ma è stato un atto di obbedienza cieca. Non scrivono lettere ai giornali, anzi non scrivono lettere a nessuno, anche i post sui social sono diventati uno strumento inutile, pochissimi i selfie. Per dire o per far vedere poi che cosa? Non sono nemmeno più bulli, non si fanno spinelli, non provocano risse nei locali notturni, non sono razzisti, non fanno parte di bande metropolitane e nemmeno di club ultras. Non sono studenti modello, non sono atleti impareggiabili, non suonano il pianoforte come nessun altro. Semplicemente sono scomparsi. Eppure improvvisamente, nel giro di due settimane tra letargo e presa di coscienza, hanno visto cambiare la vita. La loro e quella intorno a loro. Non sono più gli invincibili, gli arroganti, gli sfrontati. Non sono nemmeno i timidi, gli assonnati, gli annoiati. Hanno scoperto di essere fragili e che il mondo non è quello della festa perenne a cui erano abituati, non è tutto rose e aperitivi. Hanno capito che gli adulti sono disorientati e hanno dovuto rendersene conto in un momento della propria esistenza in cui si è disorientati per definizione. I genitori, che la guerra l’hanno vista solo in televisione, gli hanno detto che siamo in guerra. Eppure durante la guerra, mentre infuriavano i bombardamenti, si usciva dalle case e al rifugio si stava tutti vicini, ora invece bisogna fare il contrario. Durante la guerra quelli della loro età quando si incontravano si abbracciavano, volevano sentirsi uniti. Ora si annusano oltre il vetro dello smartphone. No, forse non è una guerra, ma

loro comunque non sono in pace. I diciottenni chiuderanno il loro percorso scolastico senza il viaggio d’istruzione dell’ultimo anno, senza le lacrime e le urla dell’ultimo giorno di scuola, gli abbracci con il compagno di banco come se si partisse per il fronte ma che rivedranno al bar quella sera stessa, senza sentire l’odore stantio dell’aula per l’ultima volta e provarne già nostalgia, forse senza un esame di Stato degno di tal nome, senza il viaggio per festeggiare quell’esame spauracchio finalmente superato. I ragazzi stanno cominciando a capire che il mondo di dopo non sarà esattamente come quello di prima, che non si ricomincia dallo stesso giorno e dallo stesso punto in cui il percorso si è interrotto. Vorrebbero capire, ma non solo non hanno risposte ai loro dubbi, non conoscono nemmeno le domande. Se ne stanno in silenzio, un poco di più di come facevano prima. Forse noi, gli adulti, quelli che l’esame di Stato ormai lo sognano da decenni, dovremo cominciare a dire loro qualcosa, dimostrare a noi e a loro che ci sono, che esistono. Loro, gli scomparsi, quelli che i bollettini della Protezione civile non considerano, che i giornali non sanno raccontare, vorrebbero ancora rispondere “tutto bene” alla distratta domanda del genitore su come è andata oggi a scuola. Invece non sanno che dire. Testo da Internet

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IL COMUNE INFORMA

REMEDELLO RIAPRE... REMEDELLO RIPARTE Questi ultimi 3 mesi hanno richiesto a noi amministratori locali un enorme impegno ed una presenza costante ed intensa su tutti i fronti per rispondere ai nostri cittadini e aiutarli in un momento drammatico. Nessuno poteva aspettarsi una situazione simile. Dopo aver affrontato la fase 1 caratterizzata da interventi di tipo sanitario e durante la quale siamo stati in costante contatto con le autorità preposte ora stiamo gestendo la fase 2 ossia quella della ripartenza . Al fine di agevolare la ripresa delle nostre attività locali abbiamo studiato un piano per andare incontro alle stesse. 1. Attività commerciali: tutte le attività commerciali (piccole medie imprese) di Remedello che sono rimaste chiuse a causa del covid19 e che ne faranno richiesta su apposito modulo riceveranno un contributo a fondo perduto fino ad € 500,00. Ne abbiamo stimate sulle 80. Totale € 40.000,00. 2. Tutte le famiglie con un componente ultra 70enne riceveranno 5 buoni da € 10,00 ciascuno da spendere nelle farmacie del territorio. Ne abbiamo contate circa 400. Totale € 20.000,00. 3. Gli ambulanti del mercato sono esonerati sino al 30 settembre 2020 della tassa del plateatico. 4. Bar, ristoranti e pizzerie locali non pagheranno la tassa di occupazione suolo pubblico sino al 15.10.2020 e potranno allargarsi rispetto alle normali metrature per consentire di occupare più spazio ed avere più clientela. Ci siamo attivati per agevolare il più possibile la ripresa delle attività che hanno dovuto chiudere a causa del covid19 e crediamo che aiutando le nostre piccole medie imprese, gli artigiani e i commercianti possiamo far ripartire l'economia. In questi giorni abbiamo donato a tutti un 22

totem utile per il gel igienizzante per le mani da esporre all'ingresso di ogni esercizio. Ne abbiamo consegnati più di 40 e vedere la meraviglia di chi ha ricevuto il piccolo dono ci ha dato soddisfazione e ci ha fatti sentire parte di una unica squadra. Parlo di squadra in quanto tutto quello che abbiamo messo in campo è frutto della collaborazione di tutti, imprenditori, privati cittadini, associazioni, che mettendoci del proprio, hanno voluto contribuire nell'aiutare ad uscire dalla difficoltà. Abbiamo ricevuto moltissime donazioni che sono state ridistribuite sul territorio. Se qualcuno ci avesse detto 3 mesi fa a cosa saremmo andati incontro forse ci saremmo spaventati ma oggi siamo felici di aver lavorato tanto e duramente perché il senso civico è proprio questo. Dare agli altri senza pretendere nulla anche se a noi amministratori è tornata indietro tanta gioia. È proprio vero che nei momenti difficili si tira fuori il meglio. Voglio ringraziare infinitamente tutti coloro che hanno fatto donazioni ed elogiare il gruppo comunale di protezione civile, che nato nel 2012 in tempi non sospetti, oggi ha dimostrato di essere all'altezza del lavoro e dell'impegno. Ricordo che sono tutti volontari. Sindaco Simone Ferrari In questi 3 mesi però non abbiamo lavorato solo sull'emergenza ma abbiamo portato avanti parallelamente anche i servizi ordinari. In occasione della riapertura della biblioteca al pubblico avvenuta proprio in questi giorni abbiamo attiva-


IL COMUNE INFORMA

to il servizio di restituzione libri h24. Grazie ad un contenitore antisfondamento posizionato in piazza Bonsignori i lettori potranno restituire in qualsiasi momento i libri presi in prestito anche se la biblioteca è chiusa. Il contenitore è dotato di un foro per inserire libri, cd, dvd, che verranno ritirati dal personale della biblioteca. Il contenitore a forma di parallelepipedo raffigura sui lati i simboli di Remedello Sopra e di Remedello Sotto ossia il Torrione medievale e la torre campanaria. Un modo per agevolare i lettori nella restituzione del materiale preso in prestito dalla biblioteca. Insomma la nostra biblioteca continua a crescere e ad implementare i suoi servizi per andare incontro alle esigenze dei suoi frequentatori. Vice sindaco e assessore alla cultura Elisa Galuppini

Prof. Antonio Porcaro - Sindaco Simone Ferrari Carabiniere Luca Vadacca - Avv. Francesca Ceruti

giuria, composta oltre che dalla sottoscritta anche dal Sindaco Ferrari Simone e dal prof. Antonio Porcaro docente di matematica applicata. Sentirlo ripetere in sequenza tutti quei numeri per così tante ore di seguito è stato sbalorditivo. È incredibile di quali prestazioni è capace la mente umana. Mi complimento con Luca e lo ringrazio per avermi resa partecipe di un simile risultato. Una memoria infallibile. Avv. Francesca Ceruti

Il 28.05 scorso il carabiniere Luca Vadacca, in servizio presso la stazione di Isorella, ha recitato a memoria 22801 numeri decimali del Pi greco in 7 ore circa. Con questa sua prestazione ha superato il suo precedente record, è secondo in Europa dopo uno svedese e tra i primi 10 al mondo. Una prestazione grandiosa che ho avuto l'onore di certificare in qualità di avvocato e parte della 23


Teenager

SHADOWHUNTERS

Shadowhunters: The Mortal Instruments è una serie televisiva statunitense trasmessa dal 12 gennaio 2016 dal canale via cavo Freeform e pubblicata dal 13 gennaio 2016 su Netflix. Si tratta di un adattamento della saga letteraria The Mortal Instruments, in Italia pubblicata con il titolo Shadowhunters dell’autrice Cassandra Clare. La prima stagione, composta da 13 episodi, rappresenta un’unione dei primi due romanzi della saga, Città di ossa e Città di cenere. La seconda stagione, invece, è composta da 20 episodi, divisa in due parti, e si basa principalmente sul terzo romanzo della saga, Città di vetro. La terza stagione, è composta da 10 episodi basati sul quarto libro della saga Città degli angeli caduti, e da 12 episodi finali che hanno trattato gli ultimi due libri, Città della anime perdute e Città del fuoco celeste. Trama Mille anni fa l’angelo Raziel ha mescolato il proprio sangue con quello degli esseri umani, dando così vita ai Nephilim, metà uomini e 24

metà angeli che abitano il nostro mondo senza che nessuno possa vederli. Si chiamano Shadowhunters e obbediscono alle leggi fissate nel Libro Grigio. Il loro compito è dare la caccia ai demoni che portano rovina e distruzione. Clary Fray è una ragazza perfettamente normale: studentessa alla Brooklyn Academy of Art, vive con la madre Jocelyn nel loro umile appartamento di New York e passa le sue giornate tra l’arte e il migliore amico Simon Lewis. Il giorno del suo diciottesimo compleanno, però, Clary passa la serata al Pandemonium Club, dove assiste a un omicidio che nessun altro - eccetto lei - riesce a vedere. Quando torna a casa, viene attaccata da un demone, ma il ragazzo che aveva visto poco prima al Club, Jace Wayland, la salva. Jace è uno Shadowhunter, metà umano e metà angelo che protegge i Mondani (persone appartenenti al mondo degli umani) dai demoni, e, quando si scopre che anche Clary è una di loro, Jace, insieme ai compagni cacciatori Isabelle e Alec, la aiuta a scoprire se stessa. Clary


Teenager

deve comprendere il prima possibile il potenziale che c’è in lei per poter sconfiggere Valentine Morgenstern, l’uomo più ricercato nel mondo degli Shadowhunter e dei Nascosti, che fino a poco tempo prima si credeva morto ma che ora vuole ottenere la Coppa Mortale, uno strumento che gli permetterà di creare nuovi Shadowhunters che lo aiuteranno a sterminare i Nascosti Produzione Nel 2010, la Screen Gems annunciò l’adattamento cinematografico del primo libro della serie Città di ossa, con la speranza d’iniziare un franchise di successo. La produzione del film tratto dal secondo libro, Città di cenere, doveva iniziare a settembre 2013, ma fu rimandata al 2014 e alla fine cancellata a causa dell’incapacità del primo film, uscito il 21 agosto 2013, di recuperare il budget di produzione. Il 12 agosto 2014 la Constantin Film, detentrice dei diritti cinematografici, annunciò al MIPCOM che The Mortal Instruments sarebbe tornata come serie televisiva, con Ed Decter come showrunner, e che, nel caso si fosse rivelata un successo, avrebbe adattato l’intero ciclo di libri; fu inoltre annunciato che la storia sarebbe ripartita da capo. Il 20 aprile 2015, la ABC rivelò Dominic Sherwood come primo membro del cast nel ruolo di Jace Wayland. Il 1º maggio furono svelati Emeraude Toubia come Isabelle Lightwood e Alberto Rosende nel ruolo di Simon Lewis. Cinque giorni dopo, Katherine McNamara ottenne la parte della protagonista Clary Fray. L’8 maggio, Matthew Daddario e Isaiah Mustafa si unirono al cast come Alec Lightwood e Luke Garroway. Il 25 maggio Mouna Traoré ottenne la parte di Midori, un nuovo personaggio creato da Ed Decter, complice di Valentine e membro della sua cerchia. Il 9 giugno Lisa Marcos rivelò su Twitter di essere entrata nella serie per interpretare il capitano Vargas, un altro personaggio creato da Decter.Il 12 giugno fu rivelata, sempre attraver-

so Twitter, Kaitlyn Leeb come Camille Belcourt. Le riprese sono iniziate il 25 maggio 2015 a Toronto, in Canada. La sigla della serie è This Is The Hunt della cantante Ruelle, canzone creata appositamente per la serie TV. Rinnovi Il 14 marzo 2016 la serie viene rinnovata per una seconda stagione da 20 episodi. Durante il New York Comic Con 2016 viene comunicato che la seconda stagione è divisa in due blocchi, di cui il primo viene trasmesso dal 2 gennaio 2017 su Freeform. Il 13 aprile 2017 la serie è stata rinnovata per una terza stagione da 20 episodi, le cui riprese sono iniziate ad agosto 2017. Come la precedente, la terza stagione, divisa in due blocchi, ha debuttato su Freeform il 20 marzo 2018. Il 5 giugno 2018 Freeform annuncia lo stop della serie dopo la terza stagione. La seconda parte della stagione composta da 12 episodi è stata mandata in onda in primavera del 2019. Titolo originale: Shadowhunters Paese: Stati Uniti d’America Anno: 2016-2019 - Formato: serie TV Genere: fantasy, azione Stagioni : 3, Episodi 55 di durata 40 min) Lingua originale inglese

Frasi di "Shadowhunters"

“Ma era davvero amore, quello che ho visto nei tuoi occhi, o era solamente il riflessio del mio?” “E adesso ti sto guardando e tu mi chiedi se ti voglio ancora, come se io potessi smettere di amarti. Come se potessi essere disposto ad abbandonare la cosa che più di ogni altra mi rende forte. Non ho lai osato dare tanto di me a nessuno, prima d’ora. Ilaria Boffetti 25


Relax

SODOKU

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VIGNETTE


Società

COVID-19 E LA FRANTUMAZIONE DI OGNI CERTEZZA

Stare sul pezzo, non indietreggiare di un mm, ribadire STAI A CASA, che scienza e coscienza non sono astrazioni, significa una volta tanto avere l’obbligo di ascoltare, di eseguire, infatti l’argomento non è solo ostico, ma talmente irriverente nelle sue improvvise assenze, che davvero occorre prendere posizioni poco ortodosse, affinché irresponsabilità e trappole ideologiche dei singoli passino per accettabili liturgie. C’è necessità di ascoltare e seguire il carico scientifico che non mente, che non rimanda ad alcuna menzogna. STAI A CASA non è cartellonistica d’accatto, sottende linearità di comportamenti, anche là, dove le differenze esistono, ma tutte sono compatibili con la salute e il rispetto della vita di chicchessia. Se qualcuno non è d’accordo con questo atteggiamento parente stretto di un vero e proprio interesse collettivo, allora è il caso di domandarci senza se e senza ma in che mondo vivi tu, perché io vorrei vivere in uno spazio dove non vado a ingrossare le fila di una indifferenza sociale che non miete qualche noc-

ciolina ma spicchi interi di umanità. Questa pandemia non ha bisogno di una morale che instilla sapere pre-confezionato, necessita invece di strumenti adeguati e disciplina per meglio renderci conto del pericolo che ci viene addosso quotidianamente, non soltanto per ciò che si intuisce ma più per quello che è. Sovente additiamo i giovani come irresponsabili in questo momento così tragico, eppure dovremmo parlare di una adultità infantilizzata, perché siamo noi con la nostra testa dura che formiamo una sorta di sottosocietà dove spesso il ruolo non è riconosciuto, di conseguenza neppure il valore della persona, della vita umana. Con il nostro comportamento e le nostre sordità di comodo, scaraventiamo dentro la pancia della bestia la possibilità e l’urgenza di una non più rinviabile prevenzione preziosa: quella che consente di tutelare chi si sente immortale e chi invece più fragile e malato è candidato a soccombere. Non sarà facile mettere pancia a terra questo male, ma insieme è possibile farcela. Vincenzo Andraous 27


RIDIAMOCI SOPRA

Un avaro disse a Dio: “Che cosa sono per te 1000 anni?”. E Dio rispose: “Mah, poco più di un secondo”. “E che cosa sono per te 100.000 euro?”. E Dio: “Mah, forse un centesimo”. “E allora - disse l’avaro - cosa ti costa darmi un centesimo?”. “Certo - rispose Dio - aspetta solo un secondo”. Nostra figlia era arrivata a casa con un micetto randagio. Il gattino aveva subito preso il vizio di farsi le unghie sul divano del salotto. “Non preoccuparti” mi aveva rassicurato mio marito “Gli insegnerò io come fare al più presto”. Per alcuni giorni mio marito con pazienza insegnò al gattino come fare: ogni volta che il gattino graffiava il divano, mio marito lo lasciava fuori dalla porta per insegnargli la lezione. Il gattino imparò in fretta: nei suoi successivi 16 anni di vita, ogni volta che voleva uscire, graffiava il divano. Vero cartello esposto in un ambulatorio medico: “Vi avevo segnalato un candidato e non lo avete votato. D’ora in poi in questo ambulatorio non si fanno più certificati falsi”. Una pattuglia della polizia in normale servizio avvista un ragazzo che sta maneggiando della merda scaricata nottetempo da un tipo. I poliziotti scendono, si avvicinano al tipo e gli chiedono cosa stia facendo. “Sto facendo un pupazzo con la merda!”. “Un pupazzo? E che tipo di pupazzo?”. “Sto costruendo un carabiniere”. I due poliziotti si mettono a ridere e decidono di lasciarlo fare. Mentre tornano all’auto, ecco arrivare un pattuglia di carabinieri che, notato il tipo, chiedono informazioni ai poliziotti i quali, mossi a compassione per i colleghi, raccontano la storia. Allora uno dei carabinieri, incazzato come una faina, va dal giovane e gli fa: “Senti un po’, chi è che stai costruendo con quella merda?”. “Un poliziotto, voglio costruire un poliziotto!”. “Ahh, volevo ben dire... 28

ma aspetta un po’. Non è che mi stai pigliando per il culo? Ai poliziotti hai detto che con la merda facevi un carabiniere. È vero?”. “Beh, in effetti all’inizio volevo fare un carabiniere, ma poi la merda era pochina... “. Due futuri sposi stanno scegliendo le fedi per il matrimonio. Lei è attratta da un anello in platino e diamanti e chiede al venditore: “Questo anello mi piace tanto. C’è qualche cura speciale da avere per conservarlo?”. Con paterno sorriso l’uomo le risponde: “Uno dei migliori modi di proteggere un anello di matrimonio è quello di immergerlo nell’acqua per lavare i piatti tre volte al giorno”. Tre signori, il signor Folle, il signor Niente e il signor Nessuno, camminano sul ciglio di un lago. A un tratto il signor Nessuno cade nell’acqua. Allora il signor Folle dice al signor Niente di chiamare la polizia. E questi telefona alla polizia e dice: “Buongiorno, io sono Folle, chiamo per Niente. Nessuno è caduto in acqua... “. Un marito torna a casa e trova la moglie a letto con un uomo molto basso. “Brutta schifosa. È già il terzo questa settimana che ti fai. Avevi giurato che non lo facevi più...”. “Ma come, caro, non vedi che sto cercando di smettere!”. Un commerciante è molto preoccupato perché gli affari vanno molto male e racconta i suoi problemi a un amico: “Sai, ormai le cose vanno proprio male. Soldi non ne entrano più. Questa settimana poi... Hai presente quel mio negozio di elettrodomestici? Ebbene, lunedì è entrato un solo cliente, martedì addirittura nessuno, mercoledì è stato ancora peggio...”. “E come poteva andare peggio?” ribatte l’altro. “Mercoledì è tornato il cliente del lunedì e mi ha riportato il televisore che aveva comprato!”.


Dedica a...

È STATA SOLO UNA PARENTESI E tu sei lì con quelle parole che ti rimbalzano nel cervello, che ti entrano nello stomaco come una morsa… e non ti lasciano respirare... E ti chiedi come può una persona dire di amarti, farti sentire al di sopra di tutto e di tutti e poi… diventare… ad un tratto freddo, indifferente dando spazio solo a telefonate umilianti… fino a farti sentire quasi un’estranea finché tu non ce la fai più, ritrovandoti, e non per tua volontà, a non chiamarlo soffrendo così il doppio!!!! Così adesso c’è solo silenzio, e pensi che in quella “PARENTESI” ci hai messo tutto: il cuore, la fiducia e l’amore, la tua stessa VITA!!! “…che vuoi che sia” …mi ripeto…si tratta solo di cambiare la tua vita… di rico-

minciare tutto…con un unico compagno… il dolore, l’amarezza e tanta rabbia!! E ti aspetti il giorno, semmai verrà, che quella forte angoscia che ti lacera il cuore ti abbandoni lasciando spazio a cose nuove… Ti dicono “vedrai passerà”… e poi dalle esperienze negative che s’impara… non sei l’unica a cui è successo!… Ma perché non è così… fa tanto male e si vuol solo dimenticare! Mentre i pensieri non mollano ma i ricordi… Caro New Entry ti scrivo, forse per dar voce al mio soffrire o forse per chiederti come possono esistere persone così??? Grazie di cuore per avermi dato questo spazio ma soprattutto per avermi ascoltato…. Una vostra lettrice

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ICELAND

Il n uovo rom anzo di Samu e l e Alin ovi

e

Nord-ovest dell’Islanda. Nella tranquilla località di Arnarstapi si è appena consumato un inquietante delitto; la soluzione del caso viene affidata a un detective inglese ingaggiato dalla polizia locale. Parallelamente alle indagini, prendono corpo le vicende personali di due amici: il primo è un italiano, trasferitosi sull’isola alla ricerca di un riscatto, mentre il secondo è un giovane islandese che scopre che l’omicidio potrebbe avere un legame col suo passato. Ma la protagonista della storia è Iceland, la terra di ghiaccio, con la sua immobilità silenziosa e le sue forze oscure che, nel corso del romanzo, finiscono per prevalere sulla volontà delle persone.

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Recensione di Loredana De Vita

Iceland (Nulla die, 2020) di Samuele Alinovi è un giallo ambientato nelle fredde e misteriose terre del Nord, Islanda, dove ogni cosa, a cominciare dalla natura stessa può essere tutto e il suo contrario. Il ghiaccio può diventare improvviso fuoco e il giorno lunghissimo e eterno può trasformarsi nella notte dell’eternità dove i conflitti umani si incontrano e scontrano con quelli misteriosi e divini di una terra le cui tradizioni imprimono un segno sul presente come fossero continuazione e realizzazione di misteri che vengono da un lontano passato. È così che i protagonisti della storia, di origini diverse per estrazione culturale e per il lavoro che svolgono, si incontrano a Iceland e man mano rivelano la propria identità e la ricerca, talvolta persino capricciosa, ma sempre segnata dalla durezza dell’esperienza personale e dalla difficoltà di superarla. È così che Rafael e Natan e Terri dovranno fare i conti con la propria storia passata e in essa ritrovare, forse, la consapevolezza del presente e dare una svolta alla propria vita. È così che Gynt, un detective inglese di Reading, svolgerà la sua indagine che diventerà, forse, occasione per comprendere che non sempre ciò che ci appare razionale lo è. Eppure, l’incontro tra i personaggi principali e i locali che rappresentano la tradizione, non genera la soluzione del caso, anzi, il confronto tra razionale e irrazionale, o anche lo scontro tra spiritualità diverse non aggiungerà elementi alla soluzione del caso, ma incrementerà i dubbi e il timore. Il caso, da cui origina la narrazione, è il ritrovamento del corpo di un ragazzo di 17 anni con evidenti segni di colluttazione forse dovuti alla caduta tra i ghiacciai e forse no, ma, soprattutto, che giace in posizione fetale e ha sul dorso un segno, come quattro linee parallele, come un graffio inciso sulla pelle la cui natura non è spiegabile. Saranno sufficienti gli indizi a risolvere la natura del caso? Quello che è certo è che la Natura di Iceland non resterà indifferente, saprà scegliere e ricomporre, talvolta aprire o serrare quello che gli uomini non sono capaci di fare. Iceland (Nulla die, 2020) di Samuele Alinovi è un romanzo che unisce la passione per la bellezza della natura a quella per le tradizioni culturali e lo fa fin dal primo capitolo, anche prima che la narrazione inizi. Ogni capitolo, infatti, è segnato da una runa avviando così quel percorso di penetrazione di un mistero dal quale il lettore non potrà che lasciarsi coinvolgere.

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Segni nel Tempo

PANDEMIE NELLA STORIA

Una pandemia (dal greco pan-demos, “tutto il popolo”) è una malattia epidemica che diffondendosi rapidamente tra le persone si espande in vaste aree geografiche su scala planetaria, coinvolgendo di conseguenza gran parte della popolazione mondiale. Tale situazione presuppone la mancanza di immunizzazione dell’uomo verso un patogeno altamente virulento.

tà, le condizioni affinché si possa verificare una vera e propria pandemia sono tre: la comparsa di un nuovo agente patogeno; la capacità di tale agente di colpire gli umani; la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio. Nel maggio 2009 il dott. Keiji Fukuda, vicedirettore generale ad interim del settore Qualità, sicurezza e ambiente dell’OMS ha affermato che • Definizione «Un modo semplice di pensare alla pandemia è La parola pandemia deriva dal greco “pande- dire: [...] una pandemia è un focolaio globale. mos”, che significa “tutta la popolazione”: de- Significa che vediamo sia la diffusione dell’amos significa la popolazione, pan significa tutti. gente infettivo [...] che le attività della malattia, “Pandemos” è quindi un concetto secondo cui oltre alla diffusione del virus». si ritiene che l’intera popolazione mondiale sarà probabilmente esposta ad un’infezione e po- • Pandemie nella storia tenzialmente una parte di loro si ammalerà. Il La maggior parte delle pandemie risponde al termine si applicherebbe solo a malattie o con- nome di zoonosi, ovvero originata dalla convidizioni patologiche contagiose. Di conseguen- venza degli esseri umani con animali da alleza, molte patologie che colpiscono aree molto vamento; due esempi tipici sono l’influenza e la grandi o l’intero pianeta (per esempio il cancro) tubercolosi. Fra le pandemie più catastrofiche si non sono da considerarsi pandemiche. possono annoverare: Secondo l’Organizzazione mondiale della sani- Febbre tifoide durante la guerra del Pelopon34


Segni nel Tempo

neso, 430 a.C. La febbre tifoide uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni. Questa malattia fiaccò la resistenza di Atene, ma la grande virulenza della malattia ha impedito un’ulteriore espansione, in quanto uccideva i suoi ospiti così velocemente da impedire la dispersione del bacillo. La causa esatta di questa epidemia non fu mai conosciuta. Nel gennaio 2006 alcuni ricercatori della Università di Atene hanno ritrovato, nei denti provenienti da una fossa comune sotto la città, presenza di tracce del batterio. Peste antonina, 165-180. Una pandemia presumibilmente di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone. Fra il 251 e il 266 si ebbe il picco di una seconda pandemia dello stesso virus; pare che a Roma in quel periodo morissero 5.000 persone al giorno. Morbo di Giustiniano, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Partendo dall’Egitto giunse fino a Costantinopoli; secondo lo storico bizantino Procopio, morì quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno. La pandemia si estese nei territori circostanti, uccidendo complessivamente un quarto degli abitanti delle regioni del Mar Mediterraneo orientale. La Peste nera, a partire dal 1300; ottocento anni dopo la strage di Costantinopoli, la peste bubbonica fece il suo ritorno dall’Asia in Europa. Raggiunse l’Europa occidentale nel 1348, fu causata dall’assedio tartaro alla colonia genovese di Caffa (l’odierna Feodosia) nel 1346 e, successivamente, portata in Sicilia dai mercanti italiani provenienti dalla Crimea, diffondendosi in tutta Europa e uccidendo venti milioni di persone in sei anni (un terzo della popolazione totale del continente). Il tifo, chiamato anche “febbre da accampamento” o “febbre navale” perché tendeva a diffondersi con maggiore rapidità in situazioni di

guerra o in ambienti come navi e prigioni. Emerso già ai tempi delle Crociate, colpì per la prima volta l’Europa nel 1489, in Spagna. Durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per l’epidemia. Sempre per via del tifo, nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia; altre 30.000 persone caddero nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani. La grande armée di Napoleone fu decimata dal tifo in Russia nel 1811. Il tifo fu anche la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale. Pandemie di colera: 1816-1826: precedentemente confinata all’India, la malattia si diffuse dal Bengala fino alla Cina e al Mar Caspio; 1829-1851: toccò l’Europa (Londra nel 1832), Canada, e Stati Uniti (costa del Pacifico); 1852-1860: principalmente diffusa in Russia, fece più di un milione di morti; 1863-1875: diffusa principalmente in Europa e Africa; 1899-1923: ebbe poco effetto sull’Europa grazie anche ai progressi nella salute pubblica; la Russia ne fu di nuovo colpita duramente; 1960-1966: l’epidemia chiamata El Tor colpì l’Indonesia, raggiunse il Bangladesh nel 1963, l’India nel 1964, e l’Unione Sovietica nel 1966. L’influenza spagnola, 1918-1919. Iniziò nell’agosto del 1918 in tre diversi luoghi: Brest, in Francia; Boston, nel Massachusetts; e Freetown in Sierra Leone. Si trattava di un ceppo di influenza particolarmente violenta e letale. La malattia si diffuse in tutto il mondo, uccidendo 25 milioni di persone (secondo alcuni di più) in 6 mesi (circa 17 milioni in India, 500.000 negli Stati Uniti e 200.000 nel Regno Unito). Sparì dopo 18 mesi. Il ceppo esatto non fu mai determinato con precisione. L’influenza asiatica, 1957-1958. Rilevata per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, 35


Segni nel Tempo

raggiunse gli Stati Uniti nel giugno dello stesso anno, facendo circa 70.000 morti. Il ceppo era lo H2N2. L’influenza di Hong Kong, 19681969. Il ceppo H3N2, emerso a Hong Kong nel 1968, raggiunse nello stesso anno gli Stati Uniti e fece 34000 vittime. Un virus H3N2 è ancora oggi in circolazione. L’epidemia di HIV/AIDS, dal 1981. Si propagò in maniera esponenziale in tutti i paesi del mondo, uccidendo circa tre milioni di persone (stime UNAIDS). Dal 1996 una terapia farmacologica blocca il decorso della sindrome immunodepressiva (per lo meno in quei paesi in cui i malati possono accedere ai farmaci), ma non elimina il virus dai corpi degli individui; sebbene la malattia sia oggi cronicizzabile e raramente letale (nel mondo sviluppato), ne continua il contagio, legato a fattori comportamentali. L’influenza A H1N1, pandemia tra il 2009 e agosto 2010, denominata originariamente “influenza suina” perché trasmessa da questo animale all’uomo. Il suo focolaio iniziale ha avuto origine in Messico, estendendosi poi in soli 2 mesi a quasi 80 paesi. In Europa e paesi limitrofi, al 31-08-2009 i casi accertati erano 46.016 e le morti accertate 104. Nel resto del mondo i casi di morte accertati furono 2.910. Nel mese di agosto 2010 l’OMS ha dichiarato chiusa la fase pandemica. Attualmente il virus H1N1 si comporta similmente ad altri virus stagionali (cosiddetta fase post-pandemica). La pandemia di COVID-19 del 2019-2020, è una pandemia della malattia respiratoria COVID-19 (o comunemente chiamata “coronavirus”) causata dal coronavirus SARS-CoV-2, proveniente da Wuhan (Cina) e diffusasi rapidamente in tutto il resto del mondo nel 2020. L’11 marzo 2020, è diventata la prima epidemia ad essere dichiarata pandemia dall’OMS dopo la pubblicazione delle linee guida del 2009. L’incontro fra gli esploratori europei e le popola36

zioni indigene di altre zone del mondo spesso fu causa di epidemie e pandemie violentissime. Il vaiolo uccise metà della popolazione di Hispaniola nel 1518, e seminò il terrore in Messico intorno al 1520, uccidendo 150.000 persone (incluso l’imperatore) solo a Tenochtitlán; lo stesso morbo colpì violentemente il Perù nel decennio successivo. Il morbillo fece altri due milioni di vittime tra i nativi messicani nel XVII secolo. Ancora fra il 1848 e il 1849, circa un terzo della popolazione nativa delle isole Hawaii morì di morbillo, pertosse e influenza. Moltissime sono anche le epidemie di cui restano testimonianze storiche ma delle quali è impossibile identificare l’eziologia. Un esempio particolarmente impressionante è quello della cosiddetta malattia del sudore che colpì l’Inghilterra nel XVI secolo; più temibile della stessa peste bubbonica, questa malattia aveva un decorso esiziale rapidissimo. Inquadra con il tuo smartphone il qr code e potrai vedere un documentario legato all’argomento delle Pandemie.


Covid-19

IL SIGNOR CORONA VIRUS C’era una volta un villaggio chiamato Ledro, dove viveva una ragazzina di nome Steisy, la quale era felice e spensierata con la sua famiglia e la sua amica Aurora. Un giorno arrivò al villaggio un uomo di nome Corona Virus, con tutta la sua cattiveria voleva distruggerlo con un virus per vendicarsi di essere stato esiliato, andò nella torre più alta del suo castello, invocò le forze del male e ordinò al vento di portare sopra tutto il villaggio una nube di virus. Dopo qualche giorno Steisy tornò a casa perché era stata in vacanza dai nonni e trovò la sua famiglia stesa a terra in agonia, la soccorse immediatamente ed essi gli raccontarono l’accaduto e che tutto il villaggio era in pericolo. Allora Steisy decise di andare al castello per distruggere Corona Virus, chiamò la sua amica Aurora e intrapresero il viaggio, si inoltrarono nel bosco e lì trovarono un cavallo bianco che disse loro: “salite sulla mia groppa arriverete prima” - lungo il percorso trovarono il primo ostacolo, delle guardie, il cavallo gli disse:”reggetevi!” All’improviso apparvero delle grandi ali, un corno dorato e una criniera arcobaleno. Le due ragazze rimasero meravigliate, esso prese il volo verso il cielo, così facendo lasciò le guardie di stucco e da lì a poco si trovarono davanti all’ingresso del castello: non era un’entrata normale ma un labirinto, si guardarono e dissero: “e ora cosa facciamo?” Alle loro spalle apparve una delle guardie. Non fecero in tempo a parlare che l’unicorno si avvicinò ad esso, lo toccò col suo corno dorato e all’improvviso si risvegliò dall’incantesimo malvagio fatto da Corona Virus e disse: “vi

condurrò io”. Usciti dal labirinto e convinti di essere vicini trovarono una sorpresa più grande, un drago forte che sputava fuoco. Alla vista di questo animale il cavallo disse a Steisy ed Aurora: “voi nascondetevi, al drago ci penserò io” - salì in groppa all’alicorno, tirò fuori un lazzo e riuscì a legargli la bocca in modo che non potesse più sputare fuoco. L’unicorno si lanciò verso la sua zampa, col corno lo toccò e gli tolse il maleficio, così anch’esso divenne buono. Scoprirono che la guardia e il drago prima dell’incantesimo erano amici ed erano stati catturati entrambi da Corona Virus. Percorsero il castello e finalmente trovarono Corona Virus, riuscirono ad ucciderlo con la magia dell’alicorno unita al fuoco del drago. Presero l’ampolla con dentro la cura per guarire tutto il villaggio, sempre con la magia di entrambi gli animali sparsero il contenuto dell’ampolla per tutto il villaggio, le persone guarirono e vissero tutti felici e contenti. Taroli Nicol 10anni

Gocce di Memoria 60’ 70’ 80’ Noi che si accontentavamo di cose semplici ma che ci davano tanto divertimento.... Noi che agli appuntamenti c’eravamo sempre tutti, anche senza telefonini. Noi che quando vedevamo i biscotti della Bistefani dicevamo “e chi sono io, BabboNatale? Noi che il cubo di Rubik non l’abbiamo mai finito, perlomeno senza barare... Noi che se c’era un pallone e 4 alberi era già tutto ok Chicchirichì Negretto per giocare a calcio. Bulgari


Ed è Poesia

Ed è Poesia

“Zefiri sereni”

“Aprile in quarantena”

E mi ritrovo ancora là, su quella panchina vuota dove un tempo avevo consumato il tempo a cercar le stelle d ’una notte di nebbia Ancora là ad aspettare quel vento dell’est a scompigliarmi i capelli come un miracolo divino Occhi vuoti sull’orizzonte dove cala il sole mani nelle mani a lucidare quegli ori incastrati alla carne da sempre e accanto una valigia piena di ricordi da colmare gli occhi Strade deserte e foglie svolazzanti accartocciate agli angoli del marciapiede scricchiolano tra loro rompendo il silenzio. Mai nessuno ode quel grido di dolore camuffato dentro un foulard di seta colorata a coprir la bocca e nessuno saprà mai cos’è l’attesa se non ha mai avuto qualcuno da aspettare E’ come una morsa che ti stringe il cuore fino a cancellarne il battito e allora annaspi e ti dibatti come ti trovassi quasi in fondo al mare e t’agiti senza forma alcuna aggrappandoti ad ogni spigolo di speranza per risalir la china Non c’è posto migliore che la notte per raccogliere i pensieri, essi perpetuando da una parte all’altra dei muri delle case disegnano ombre dai contorni scuciti e dalle forme indefinite, complice uno spicchio di luna Arriverà il giorno e chissà se zefiri sereni s’infrangeranno sul viso ...io ancora là su quella panchina dai colori ormai smunti solo allora riconoscerò il rumore dei tuoi passi farsi spazio nel mio cuore Rosa Leone

Imponente il risveglio della natura in questo periodo, miriadi di volatili “nuotano” nel cielo color mare, così spensierati all’apparenza, non hanno muri, barriere, confini, il loro volo è libero come i pensieri. Sono troppi gli amici, i conoscenti partiti in poco tempo, senza neppure un saluto da parte dei loro parenti. Ho il cuore gonfio, pesante, vorrei poter mettere le ali alla tristezza e farla volare lontana, disperderla nel vento, dentro me conserverò soltanto gli abbracci, i sorrisi, i momenti più felici, trascorsi con i miei cari amici. Non c’è niente che mi dà maggior pace che osservare il volo delle rondini, nella mia fervida immaginazione rimasta bambina, mi chiedo se quei meravigliosi volatili, non possano essere l’anima di persone a me care; ed io, semplice contadino che ancora fatica a camminare senza inciampare negli errori della vita, trovo conforto ed inizio la risalita. Giordano

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di Micky

Fabio

Il nome Fabio come Fabiano e Fabiana deriva da Fabius, di probabile origine etrusca, adottato in seguito come cognomen gentilizio. Il massimo rappresentante di questo cognomen fu il generale dell’esercito romano Quinto Fabio Massimo. Questo fu detto “il Temporeggiatore” e combattè contro Annibale nella Seconda guerra punica. L’ipotesi più accreditata sul significato del nome Fabio è quella che lo fa derivare dal termine faba cioè “fava”. Di conseguenza, per estensione del termine, il significato diventa “coltivatore di fave”. A tal proposito, vogliamo citare una curiosità che si legge negli scritti di Plinio il Vecchio. Infatti, molte famiglie romane del tempo prendevano il nome dai legumi da loro preferiti o che, usualmente, coltivavano. Allo stesso modo, dalle lenticchie derivò il nome Lentuli e dai ceci i Ciceri. L'onomastico viene festeggiato il 21 luglio in 40

tortiera imburrata ed infarinata. Passare in forno caldo a 180° per circa 20 – 25 minuti. Togliere dal forno la torta, sulla base va spalmata per prima la confettura e poi sulla confetturala crema pasticcera. Decorare poi con ciuffi di panna montata e lamponi. Anna - www.cucinacreare.it

onore di San Fabio vescovo di Antiochia, decapitato in Mauritania. Caratteristiche del nome Chi porta il nome Fabio è una persona servizievole, leggera e gentile. Inoltre, ha molti amici e gli piace stare in compagnia. Non è una persona superficiale ed è generalmente fedele. Origine: etrusca Parola chiave: gentilezza Ipocoristici maschili: Fabia Ipocoristici femminili: Fabiola Numero portafortuna: 1 Colore: Giallo Pietra Simbolo: Topazio Metallo: Oro Onomastico: 21 luglio Segno zodiacale corrispondente: Leone


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L’INTERVISTA

MARTINA GIRALDI LA FOTOGRAFIA COME RIVINCITA

Capello albino, occhi chiari, fisico curvy. Simpatia contagiosa, adrenalina allo stato puro e tanta, tantissima voglia di essere un bell’esempio per chi la guarda. Martina Giraldi, 39 anni, è una donna che ha accettato di mettersi in gioco, di sfidare i luoghi comuni e le cattiverie, di salire sul palco e provare lo straordinario senso di sentirsi belle e appagate. “Tutto è iniziato l’anno scorso da un concorso per Curvy – racconta - Da lì è iniziato un percorso fatto di sfilate, moda ma soprattutto fotografie”. Presto sono arrivati shooting professionali, una visibilità costantemente in espansione sui social e qualche nuovo progetto in arrivo. “Nel mio piccolo spero di trasmettere contenuti positivi ed è importante non fissarsi esclusivamente sull’esteriorità ma riflettere sul benessere fisico, psichico, emotivo e spirituale”. Hai accettato di metterti in gioco… Ho sempre amato fare foto anche da ragazza, ho la fortuna di essere fotogenica. Inoltre amo il cinema, ho sempre sognato di essere una Bond girl.... Ho fatto il primo servizio fotografico a 24 anni, ma era il 2005 e il concetto curvy in Italia non esisteva. La mia fisicità è decisamente anomala, sono “diversamente alta” 165 centimetri, non ho molto seno ed ho fianchi e gambe formosi, in pratica l’esatto opposto dello standard richiesto! Per questo motivo non ho subito trovato sbocchi nel mondo della moda e della fotografia pur avendo sfilato come modella curvy per un negozio della mia zona. Poi, come detto, è arrivato il 2019. Un bel giorno ho deciso che il mio corpo non mi avrebbe più limitata, ma mi avrebbe accompagnata in tutte le mie nuove avventure. 42

Ho iniziato ad amarmi e a fare tutte le cose che non avevo osato fare prima per paura del giudizio altrui. Poi sono arrivate le partecipazioni a Miss Curvy Angel Toscana, Miss Curvyssima e alla Body Positive Catwalk, sono stata scelta come fotomodella per un negozio della mia città per abbigliamento Curvy. Poi uno shooting ha tirato l’altro finchè ho terminato l’anno alla grande partecipando al calendario Curvy Seasons 2020 con Piero Beghi. Come hai affrontato questo boom di popolarità? Il rovescio della medaglia: spesso si incontrano persone poco professionali, per cui sono sempre stata molto attenta nel scegliere i fotografi. Ci tengo che le mie foto siano belle, eleganti,


L’INTERVISTA

che facciano sognare, non voglio che diano impressione di volgarità. Il tuo messaggio, anche sui social, arriva dritto agli occhi di chi guarda… Penso che le persone non debbano essere discriminate per il loro aspetto fisico, e che ognuno debba amare se stesso. Mi piace molto posare per le foto e sfilare, ma non voglio mai prendermi troppo sul serio. Il secondo messaggio che voglio trasmettere attraverso i social è che dobbiamo prenderci cura del nostro corpo. Non tanto per l’estetica ma per la salute, in modo da vivere appieno. Cos’è per te la fotografia? È al contempo la possibilità di essere me stessa e di essere una persona totalmente diversa. Sono molto eclettica e mi piace cambiare. La fotografia mi da questo. Mi emoziona quando chi osserva l’immagine capisce il messaggio che voglio trasmettere e non si ferma alla superficie. Tu e il mondo dello spettacolo: cosa ci racconti? Sono sempre stata molto timida e quindi ho sempre evitato tutto ciò che aveva a che fare con palco e recitazione. Mi piacerebbe al contrario parlare in radio perché mi verrebbe più spontaneo. Certo, questo è un mondo tutto da scoprire, con tutte le sfaccettature annesse. È un mondo molto selettivo e credo che la pressione sia molto forte. Lontana dalle luci dei riflettori, chi è Martina Giraldi? Non credo di essere una persona esibizionista, semplicemente negli anni ho raggiunto una buona autostima. Mi piace vestirmi per sentirmi bene con me stessa. Tu e il futuro: dove ti vedremo? Spero di calcare ancora le passerelle per qualche anno, restare nel mondo della moda e del body positive, anche nell’organizzazione di eventi o nel dietro le quinte. Un mio sogno nel cassetto è quello di avere un programma dove

posso preparare o cucinare delle ricette sane per coniugare gusto e benessere. L’Italia è il paese delle belle donne e della buona cucina... magari potrei unire le due cose! CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/aeromarti/ https://www.facebook.com/martina.giraldi

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Brescia

Brescia (Brèsa, Brèssa o Brèha in dialetto bresciano, Brixia in latino) è un comune italiano di 198.646 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia in Lombardia. È il secondo comune della regione per popolazione, dopo Milano. Antica città le cui origini risalgono a oltre 3200 anni fa, Brescia possiede un cospicuo patrimonio artistico e architettonico: i suoi monumenti d’epoca romana e longobarda sono stati dichiarati dall’UNESCO Patrimonio mondiale dell’umanità. Brescia è tra i principali centri economico-produttivi del Paese ed è conosciuta per la celebre corsa d’auto d’epoca Mille Miglia e per la produzione dei vini Franciacorta. La città è soprannominata “Leonessa d’Italia” per i dieci giorni di resistenza agli austriaci durante il Risorgimento Italiano (dal 23 marzo al 1º aprile 1849). Brescia sorge nell’alta Pianura Padana allo sbocco della val Trompia, ai piedi del monte Maddalena e del colle Cidneo. Il territorio – delimitato a nord dalle Prealpi Bresciane, ad est dalle Prealpi Gardesane e a ovest dai territori della Franciacorta – è in maggior parte pianeggiante; tuttavia tutto il versante sud del Monte Maddalena (compresa la cima) ricade nel territorio comunale, così che il comune di Brescia 46

1^ parte

si trova ad avere un’escursione altimetrica di 770 metri. Il centro storico è racchiuso nel perimetro della cinta muraria di epoca veneta, abbattuta tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni venti del Novecento, ed è sovrastato dal colle Cidneo sul quale è ben visibile il castello di Brescia. Il resto della città si espande geograficamente e visivamente su tutto il territorio circostante, racchiuso dalla cinta di monti prealpini, come il Monte Maddalena (ad est), ed il Monte Sant’Onofrio (a nord), anche se quest’ultimo non fa geograficamente parte del territorio cittadino, bensì dei comuni dell’hinterland Bovezzo, Lumezzane, Concesio e Nave. Il rischio sismico di Brescia secondo l’ordinanza PCM 3.274 del 20/03/2003 è riconducibile alla zona 3, ovvero di bassa sismicità; tuttavia nei secoli passati non mancarono episodi di rilievo che coinvolsero la città, fra questi si ricorda il terremoto di Brescia del 25 dicembre 1222. Origini del nome Il toponimo “Brescia” appare inizialmente su trattati veneti e nasce dalla probabile venetizzazione del lombardo “Brèsa” o “Brèssa”, che a sua volta trae origine dal nome cenomane e poi romano della città, denominata da Augusto come “Colonia Civica Augusta Brixia”. In età altome-


ITINERARI

dievale è attestata, accanto alla forma “Brixia”, la variante “Brexia”. Il nome latino “Brixia”’ è ben documentato in epoca classica (Catullo, Livio, Plinio il Vecchio ed altri). Viene fatto solitamente risalire al termine celtico *brik/*brig (sommità, colle, altura) con vari riscontri in altre aree di influenza celtica (Bressa in Gallia, Brexa in Spagna, Bressanone, Bresso e Brianza in Italia). Anche nel dialetto locale il termine bréc significa sentiero ripido e sconnesso. Alla città fu dato l’appellativo “Leonessa d’Italia” da Aleardo Aleardi, nei suoi Canti Patrii. «D’un de’ tuoi monti fertili di spade, Niobe guerriera de le mie contrade, Leonessa d’Italia, Brescia grande e infelice.» (Aleardo Aleardi, Canti Patrii, 1857)

«Lieta del fato Brescia raccolsemi, Brescia la forte, Brescia la ferrea, Brescia leonessa d’Italia beverata nel sangue nemico.» (Giosuè Carducci, Alla Vittoria,14 - 16 maggio 1877, Odi Barbare)

Storia Le origini di Brescia risalgono al 1200 a.C., quando una popolazione, probabilmente di Liguri, costruì un insediamento nei pressi del Colle Cidneo. Nel VII secolo a.C. si insediarono i Galli Cenomani, che fecero di Brescia la loro capitale. Successivamente, a cavallo tra III e II secolo a.C., a seguito di scontri tra Insubri, Galli e Romani, Brixia iniziò il percorso di annessione alla Repubblica romana, culminato nel 41 a.C. quando gli abitanti ottennero la cittadinanza romana, pur mantenendo una La fortuna dell’espressione si deve però a Giosuè certa autonomia amministrativa. Dal 402 al 493 Carducci, che volle rendere omaggio a Brescia subì numerose invasioni barbariche, tra cui quelle per la valorosa resistenza contro gli occupanti au- dei Visigoti di Alarico, degli Unni di Attila, degli Eruli striaci durante l’insurrezione delle dieci giornate, di Odoacre e degli Ostrogoti di Teodorico; proprio nell’ode Alla Vittoria. Tra le rovine del tempio di Ve- sotto quest’ultimo la città acquisì un’importanza spasiano in Brescia, contenuta nelle Odi barbare. chiave nel regno ostrogoto. Dal 568 divenne un La “Leonessa d’Italia” importante ducato del regno longobardo. ProMonte Maddalena

Vista sulla città dal Monte Maddalena 47


ITINERARI

clamatosi comune autonomo già nel XII secolo, finì sotto la dominazione viscontea e poi si diede, con la dedizione del 24 novembre 1426, ai Domini di Terraferma della Repubblica di Venezia e ne rimarrà legata fino alla fine del 1797. Nel febbraio 1512, durante le guerra della Lega di Cambrai, le truppe francesi comandate da Pierre Terrail de Bayard e Gaston de Foix-Nemours conquistarono e saccheggiarono la città: tale drammatico evento portò alla draconiana decisione, da parte delle autorità veneziane, di demolire qualunque edificio nel raggio di un chilometro e mezzo dalla cinta muraria cittadina, in modo da poter proteggere con maggior efficacia la città da eventuali altri assedianti. Annessa al Regno Lombardo-Veneto, durante il Risorgimento fu teatro delle dieci giornate di Brescia, per poi arrivare all’annessione al Regno d’Italia nel 1860. Al Campo di Marte (o Piazza D’Armi) il 2 ottobre 1915 arriva la 3ª Squadriglia

Piazza della Vittoria caccia che il 15 aprile 1916 diventa 72ª Squadriglia caccia che vi rimane fino al febbraio 1917. Nel 1932, tramite la demolizione del quartiere delle Pescherie, su incarico del Duce Benito Mussolini viene realizzata in stile fascista piazza della Vittoria dall’architetto Marcello Piacentini, il quale vi realizza il primo grattacielo d’Italia, il Torrione che è tra i primissimi grattacieli in Europa. Il 13 luglio 1944 il centro della città fu bombardato dagli anglo-americani che sganciarono 124 tonnellate di esplosivo, provocando la morte di più di trecento persone. 48

sul Colle Cidneo il Castello di Brescia Durante la seconda guerra mondiale, con la creazione della repubblica sociale italiana, denominata informalmente di Salò, Brescia divenne sede di alcuni ministeri. Il 28 maggio 1974 si verificò l’attentato in Piazza Loggia, mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati, causando la morte di otto persone e il ferimento di più di altre cento. Monumenti e luoghi d’interesse Brescia è un esempio di città sviluppatasi continuativamente e ininterrottamente per circa tremila anni, caratterizzata dall’interazione tra i diversi stili architettonici susseguitisi nel corso dei secoli, tant’è che il noto critico d’arte Philippe Daverio ha affermato che a Brescia è presente “la più potente stratificazione storica del Nord Italia”. Il cospicuo patrimonio artistico e l’importante eredità archeologica che costituiscono il suo centro storico sono composti da diversi monumenti, che spaziano dall’età antica a quella contemporanea, alcuni dei

Il Torrione


ITINERARI

Piazza della Loggia quali sono d’importanza mondiale. Il 25 giugno 2011, la riunione del 35º Comitato per il Patrimonio dell’Umanità, tenutasi a Parigi, ha iscritto nella lista dei beni patrimonio mondiale dell’UNESCO, facenti parte del sito “Longobardi in Italia: i luoghi del potere”, i seguenti monumenti di Brescia: il santuario repubblicano, il capito-

lium, il teatro romano, il complesso monastico longobardo di San Salvatore-Santa Giulia composto dalla Basilica di San Salvatore, la chiesa di Santa Maria in Solario, il coro delle monache, la chiesa di Santa Giulia. Fanno parte del sito UNESCO anche le Domus dell’Ortaglia il cinquecentesco Palazzo Maggi Gambara, la seicentesca Casa Pallaveri e una porzione dell’antico decumano massimo (l’odierna Via dei Musei). continua-2

Angoli di paradiso della splendida Brescia tra arte e storia

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PORSCHE BOXSTER 986, A TRUE PORSCHE! Quando fra appassionati si finisce per parlare di Porsche, spesso e volentieri si va ad “impattare“ su tutte quelle Porsche che non sono la 911. I puristi che a pancia e passione capisco, storcono il naso per tutto ciò che non ha un flat six, addirittura tanti, considerano già la 996 una quasi Porsche, per via della mancanza del leggendario ventolone nel vano motore e per la forma dei fanali. Io come ho già scritto in passato, sono un 996 enthusiast. Personalmente stimo le case automobilistiche che decidono di non morire e di cambiare pelle, pur non rinnegando se stesse. Il mondo si evolve, i gusti, i consumi cambiano strada e orizzonte con la stessa fluidità e velocità dell'acqua. Ben vengano le 924, 944 se si guarda al passato, la geniale intuizione del Cayenne, del Panamera e del Macan poi. Hanno fatto vendere centinaia di miglia di unità a Porsche, consentendogli allo stesso tempo di tenere in listino un' autentica leggenda come la 911, in tutte le sue serie e sfaccettature. Quanto alla Boxster, i primi esemplari videro 50

la luce nel 1996, dotata del leggendario flat six che erogava 204 CV, cambio a 5 marce oppure poteva essere dotata della trasmissione Tiptronic. Il design opera della matita di Harm Lagaay, risentiva pesantemente del family feeling con la “sorellona“ 996. La disposizione centrale del motore, consente un'ottimale distribuzione dei pesi, anche l'adozione di un sistema molto simile al carter secco, consente un abbassamento della posizione del motore il più possibile verso il suolo. Il tutto fa si che si possa avere una maggiore stabilità. La raffinata aereodinamica, le consentiva nonostante la potenza fosse solo di 204 cv di raggiungere i 245 km/h. La serie 986 vantava un CX pari a 0,31. Nell'anno 2000, vide la luce sempre per la serie 986 la versione S, con motore potenziato a 252 cv, la velocità di punta oltrepassa i 260 kmh. L'aumento di cilindrata fino a 3,2 litri della S, in virtù dei 2,5 della Boxster normale, nasce dalla richiesta di possessori del modello e stampa specializzata che lamentavano una cavalleria troppo blanda per una


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Porsche. Come ogni sportiva che si rispetti aveva il sottoscocca rivestito. Oggi la prima serie della Boxster è una vettura di interesse storico, consente di assaporare tutto il bello di Porsche, senza far pesare il tutto in maniera troppo forte sul portafogli. Ciò nonostante non è un vorrei ma non posso come in molti hanno sostenuto, ha il vero DNA Porsche. Consente inoltre a chi magari non ha capacità di guida tali da gestire cavallerie infinite, di potersi divertire “in sella“ ad un vero cavallino di Stoccarda. Il canto del cigno della serie 986 è rappresentato dalla serie limitata 550 spyder, prodotta in 1953 pezzi. Un unico colore previsto il GT silver metallic, pomello del cambio, cerchi in lega interni ed impianto audio Bose esclusivi per questa versione a tiratura limitata. Col lei si chiuse la serie 986 nel 2004.

Oggi per una bella Boxster S serie 986 possono bastare 18/19 mila euro, ci si porta a casa una sportiva vera, con un DNA nobile che porta con se tutti i punti di forza del marchio Porsche. A distanza di quasi 25 anni la Boxster è ancora un cavallo di battaglia di Porsche. Prodotta in ben quattro serie e in un largo numero di versioni. L'attuale versione, a mio avviso uno dei coupe più belli sul mercato è ancora vendutissima sia nel mercato del nuovo che nel mercato dell' usato. E poi se la guardate bene somiglia in maniera imbarazzante a Little Bastard... Antonio Gelmini Per curiosità o valutazione su vetture di interesse storico inviare una mail a: Antonio Gelmini meccanicagelmini@gmail.com

IGHEL NEL SANCH Molti i detti dialettali riferiti al sangue, dai più seri a quelli scherzosi; alcuni ancora attuali, altri che oramai non si sentono più nel parlare quotidiano. Ìghel nel sanch-essere fatto così, in grado di percepire naturalmente certe sensazioni intime, attitudini; a sanch calt-nel bollore della passione, a primo impatto; a sanch frèt- saper mantenere la calma; g’ha boi èl sanch- eccitato, agitato; sudà sanch- faticare molto per portare a termine un lavoro, un impegno molto difficoltoso; èser sensa sanch- esageratamente pallido; èl sanch èl m’an dàa- me lo diceva l’istinto; nà ‘n tat sanch- gustare un cibo molto golosamente; nà ‘l sanch al có- andare su tutte le furie; èser fradèi dè sanch- avere lo stesso sangue, far parte della stessa famiglia; èl sanch l’è mìa aqua- l’importanza del legame di san-

Riflessioni

gue; fa scórer fiöm dè sanch- far scorrere fiumi di sangue. Si può riferire purtroppo al sangue sparso per odio, durante una guerra, ma per noi avisini sono i milioni di donatori di sangue in Italia e nel mondo a far scorrere fiumi di sangue, per amore, nelle vene di milioni di malati che grazie alle trasfusioni si salvano. Ornella Olfi

L’Emozione di ascoltare la propria anima, il proprio cuore... Tu lettore sei il protagonista! Con le tue storie, le tue emozioni... Invia i tuoi scritti a: redazione@newentry.eu 51


COMUNICATO STAMPA

ASSOCIAZIONE Onlus " Famiglie e Abilità PROGETTO "Durante NOI per il dopo di NOI"

ABILITY LAB, UNA STRUTTURA VOLTA A VALORIZZARE LE POTENZIALITA' DI OGNUNO! Famiglie e Abilità, percorsi di crescita nasce nel 2012 da un esiguo numero di famiglie di bambini con disabilità accomunate dal desiderio di essere insieme unica voce per i loro figli. Questo numero è andato via via aumentando e ad oggi sono oltre 60 le famiglie socie. I bambini nello spettro autistico sono il 90% ma abbiamo anche bambini e adolescenti con altre forme di disabilità. Fin dal principio furono chiari parecchi obiettivi necessari da raggiungere: • Avere la possibilità di poter usufruire nel territorio delle cure necessarie per raggiungere autonomia, comunicazione e tutto ciò che è possibile per il benessere dei figli. • Avere sostegno per le famiglie economico, burocratico, psicologico, legale • Sensibilizzare il territorio ad una maggiore conoscenza della disabilità, in particolare cognitiva, per raggiungere l’inclusione sociale tanto necessaria affinchè i figli possano avere un futuro autonomo. • Creare un durante noi per il dopo di noi. Ecco che a piccoli passi e con numerosi progetti le conquiste non sono mancate. L’associazione attualmente ha creato una rete di collaborazioni sia con enti pubblici, scuole, enti comunali, istituzioni regionali, che con enti 52

privati, commercianti, associazioni, strutture ricettive. Tutto ciò ha portato alla realizzazione dell’accoglienza dei ragazzi che in molti casi si è trasformata in collaborazione. Grazie al progetto Disability Friendly sono molti i negozi certificati che hanno seguito il corso da noi proposto per riconoscere ed accogliere la persona con autismo o altre disabilità cognitive, nella sua interezza. Da qui nasce il progetto "Commerciante per un giorno" dove si concretizza la collaborazione tra titolare e persona con disabilità. Offriamo a tutti i ragazzi le terapie necessarie per una sempre migliore vita autonoma grazie alla collaborazione di professioniste. E grazie al progetto Adotta una terapia e al 5x1000 riusciamo a sostenere economicamente, anche se in piccola parte, il costo delle tera-


COMUNICATO STAMPA

pie, a carico della famiglia. Non mancano i centri estivi inclusivi che permettono agli adolescenti, sia con disabilità che normotipici, di condividere spazi e attività divertendosi ed imparando gli uni dagli altri. Ma il progetto più importante che riguarda il Durante noi per il dopo di noi è ABILITY LAB, UNA STRUTTURA VOLTA A VALORIZZARE LE POTENZIALITA' DI OGNUNO! Auto-sostenibile nel cuore della Riviera del Brenta, (Venezia-Veneto), naturalmente accessibile per ogni disabilità su un terreno di 2000 mq, è un modello unico nel territorio che i ragazzi gestiranno, affiancati da operatori e volontari per potenziarne le autonomie sia personali che lavorative, in modo da offrirne gli spazi a chiunque vorrà usufruirne. Convegni, mostre, ma anche giochi, compleanni, incontro tra amici, ristoro. Ed inoltre incubatore di nuove idee per rendere il territorio sempre più accogliente, accessibile e usufruibile da tutti. In Ability Lab il progetto individualizzato di ogni bambino/ragazzo inizia con la presa in carico dei ragazzi e delle loro famiglie che vengono da Ability Lab supportati e sostenuti dal momento della diagnosi e impegnati in un processo terapeutico che mira ad esaltare le loro capacità. In tale modo gli vengono dati gli strumenti necessari a farli valere nella società. Ecco che poi sono i nostri figli che ci spronano a realizzare questo loro grande desiderio, poter

essere utili, darsi alla comunità, liberi di vivere la propria vita tra le persone che conoscono ed essere DATORI DI SE STESSI! Questo è AbilityLab, un percorso di crescita insieme. 5x1000 - C.F.: 90164140270 - Riquadro Sociale modelli Cud - 730 - Unico www.famiglieabilita.it Responsabile Comunicazione & Marketing: Barbara Zorzi

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Let it be - Beatles La prima cosa bella - Nicola Di Bari It’s five o’ clock - Aphrodite’s Child Fiori bianchi per te - Jean-Francois Michael Venus - Shocking Blue 1° POSTO

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Eternita’ - Camaleonti Occhi di ragazza - Gianni Morandi Io mi fermo qui - Dik Dik Instant karma - John Lennon & Plastic Ono Band L’arca di Noe’ - Sergio Endrigo 3° POSTO

“Let it be” Beatles

Hit Parade del 5 giugno 1970 1 2 3 4 5

La prima cosa bella - Nicola Di Bari Let it be - Beatles Eternità - Camaleonti Venus - Shocking Blue Chi non lavora non fa l’amore - Celentano 1° POSTO

2° POSTO

6 7 8 9 10

L’arca di Noè - Sergio Endrigo Fiori bianchi per te - Jean-Francois Michael It’s five o’ clock - Aphrodite’s Child Occhi di ragazza - Gianni Morandi Tipitipiti’ - Orietta Berti 3° POSTO

“La prima cosa bella” Nicola di Bari 56


Riflessioni

RIFLESSIONI

“.....non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze.....” /Corinzi10:13/ Leggo questa frase e penso: ed i genocidi, i campi di concentramento, i disastri naturali, lo straziante dolore dei drammi personali? Succede durante certi terremoti che si formano crepacci nella crosta terrestre e le persone rimangono dentro sepolte vive. Qualcuno potrebbe sopportare un simile peso? Tutto questo non vuol dire che la frase biblica non sia vera. Secondo me, ciò che è sbagliato è la nostra interpretazione umana. Se supponiamo che, la fine dei nostri giorni terrestri è la fine della nostra esistenza, allora la frase suona falsa, quasi come una crudele irrisione con la tragedia dell’umanità. Ma se tentiamo di alzarci, di cambiare prospettiva, di vedere le accadimenti sotto un’altra angolazione, le cose assumano il giusto valore. Ci auguriamo di incontrare la fine, qualsiasi essa sia, con dignità e fiducia, a prescindere dal fatto dove, quando e come ci raggiunga. Darina Naumova GRAFICA E STAMPA

I PROGETT CIAL O S E L A DIGIT

IRENE

Dedica a...

Significa pace, questo bel nome, lo porta mia sorella, piccola, ricciolina, dall’apparente aspetto tranquillo, un’anima proprio bella. Da quando la mia memoria ha cominciato a funzionare, la porto sempre in testa, mi ha aiutato a camminare, a rialzarmi, a coccolarmi quando mi facevo male. Il mio primo anno delle elementari, assieme, andavamo a scuola a piedi, più di due chilometri di passeggiata, col sole, pioggia, neve, qualsiasi tipo di giornata; appena arrivati, mi incollavi al calorifero per farmi scongelare, guai a chi osava prendere in giro il tuo fratellino, gli cavavi gli occhi con le tue unghie da felino. Quando la domenica pomeriggio tornavi dalla compagnia con le amiche, sempre qualcosa mi portavi: caramelle, un pasticcino oppure stecche di liquirizia da piantare nell’arancia, nonostante tu avessi solo poche lire di mancia. Compi gli anni lo stesso giorno del papà, da lui hai ereditato tenacia, forza, testardaggine, ma anche grande generosità, nessuno riesce a piegare la tua volontà. Adesso ognuno ha la propria famiglia, le nostre strade un po’ si sono separate anche se corrono ancora molto affiancate. Mi rendo conto di esser stato molto fortunato, dalla famiglia sempre molto amato, e pensare che con i sentimenti son sempre stato un gran tirato; adesso con i miei scritti vorrei restituire (almeno in parte) quanto ricevuto. Tu però sorellina, hai esagerato, come faccio a restituirti tutto l’affetto che mi hai dato?? Giordano INIZIATIVE EDITORIALI

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OROSCOPO dal 10 al 24 Giugno 2020 ARIETE 21/03 - 20/04 Quando notate di dar fastidio a qualcuno solitamente fate di tutto per essere ancora più fastidiosi, ma oggi potreste cadere male e pentirvi amaramente di non aver ascoltato certi suggerimenti.

TORO 21/04 - 20/05 Ogni occasione per voi è buona per godervi la vita e far diventare un momento di serietà, uno di goliardia. Ad ogni modo ci sarà qualcuno che non sarà d’accordo con voi, giustamente, quindi cercate di contenervi.

GEMELLI 21/05 - 21/06 Non avete per tanto tempo voluto cambiare i vostri scenari, ma ora è tempo di movimento e di rinnovamento, quindi avete fatto bene i vostri conti e di certo non vi pentirete! Viva l’amore!

CANCRO 22/06 - 22/07 Vi sono tante questioni da valutare in questa settimana, ma più di ogni altra a voi premerà soltanto quella sentimentale. In effetti, in questo preciso istante, fate bene a concentrarvi esclusivamente su di essa.

LEONE 23/07 - 23/08 Evidentemente avete commesso un errore di valutazione o non avete parlato abbastanza chiaramente, quindi chi vi doveva ascoltare non vi ha affatto ascoltato anzi, ha fatto anche finta di non aver compreso a pieno.

VERGINE 24/08 - 22/09 Dovete fare delle scelte, ma se prima non penserete alla vostra, di vita, difficilmente sarete in grado di decidere anche per gli altri con la stessa serenità e lucidità mentale.

BILANCIA 23/09 - 22/10 Forse avete fin troppi rompiapo da risolvere in questo periodo per poter pensare anche a quelli degli altri, anche se vi sono molto vicino e volete assolutamente essere presenti per loro e per le loro famiglie.

SCORPIONE 23/10 - 22/11 Non avete molto a cui pensare in questo periodo poiché siete troppo impegnati con il lavoro e questo è assolutamente comprensibile, solo che non a tutti tale situazione potrà andare a genio!

SAGITTARIO 23/11 - 21/12 Dovete ancora comprendere bene come e perché le persone si mettano in competizione certe volte per l’affetto, ma a parte questo è bene tentare di migliorare i propri rapporti personali. Buona fortuna.

CAPRICORNO 22/12 - 20/01 Non sempre le persone che amate vi hanno aiutato quando lo avete chiesto, tuttavia non dovete rendere loro il servizio ora che vi hanno chiesto più partecipazione. Non siate vendicativi perché non è nella vostra natura!

ACQUARIO 21/01 - 19/02 Avete parecchie opportunità per migliorare la vostra vita ma non sempre le cogliete, poiché credete di fare torto a qualcuno. Meglio provare a prendere coscienza dei limiti altrui piuttosto che dei propri.

PESCI 20/02 - 20/03 Forse è il caso di prendere delle decisioni nei confronti di un membro della famiglia, in quanto ultimamente vi sono delle situazioni che non potete più tollerare e che è giusto non tolleriate.

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L’INTERVISTA

GIULIA CIMA, UNA DONNA COME BODY-BUILDER Impossibile non notarla, se non altro per il fisico perfetto e una naturale propensione a mettersi in gioco al momento di salire sul palco. Giulia Cima è uno di quei corpi scolpiti da anni di palestra e affinati grazie alla forza di volontà. Una donna di ferro, culturista nell’animo, plurimedagliata in Italia e in Europa, che ha compiuto innanzitutto una scelta di vita. Quella di puntare sui muscoli, senza dimenticare il cervello. “Questa passione è nata quando ero poco più che adolescente, praticavo judo ed entrai per la prima volta in palestra”. Facile immaginare che fu amore a prima vista. Giorno dopo giorno, pesi ed esercizi hanno iniziato a far parte della sua quotidianità. In tasca un diploma come Dirigente di Comunità, nella pratica ore ed ore in palestra ad insegnare il corretto uso degli attrezzi. “Questo sport mi regala libertà e gioia infinita – racconta – così ho scelto di migliorarmi sempre più, fino al punto di pensare ad una gara”. Ecco, il piacere della sfida ad un certo punto ha avuto la meglio. Il podio all’esordio l’ha convinta definitivamente che quella fosse la strada maestra da seguire. La sua indomita voglia di vincere ha fatto il resto. E così, oggi, Giulia Cima gareggia e si gode qualche trofeo già in bacheca… Ho vinto due “Universi”, ed è stata davvero una grande emozione! Sono passata in pochissimo tempo dalla categoria bikini alla categoria hard, per poi tuffarmi nella categoria Women Physique. Ho vinto in tutte le Federazioni per poi passare al professionismo... Insomma, tante sfide provate e vinte. Non ho mai avuto paura di mettermi in gioco, però ho paura di gareggiare e ogni tanto compare quel momento prima di salire sul palco in cui vorrei solo scappare... Ho conquistato grandi vittorie anche all’estero dove il culturismo è realmente avvertito come una disciplina uguale a 60

tutte le altre. A proposito di vittorie… Ho partecipato e salita sul podio ad almeno 15 Mondiali, ho vinto gare rappresentando la Nazionale Italiana e quasi mai sono scesa dal podio… Ma non solo: sono diventata giudice nazionale internazionale e giudice di panca, e sono stata premiata dal CONI come atleta oltre ad aver ricevuto attestati da molti sindaci ed associazioni... In gara devi per forza mostrarti… e così fai anche sui social. Con i social ho un ottimo rapporto, tanto del mio successo lo devo a loro da cui spesso ho tratto la forza per continuare a fare ciò che amo. Sono molto seguita, senza nessuna pretesa di essere una influencer. Al contrario, attraverso i social ho dato sempre l’immagine della culturista mante-


L’INTERVISTA

nendo ben distante l’immagine della body-builder con quella della donna sexy. Dei social amo il fatto di poter conoscere bene le persone, al contrario mi infastidisce l’ignoranza e la violenza. Nel quotidiano, come appare Giulia Cima? Sono stata sempre in disparte in tuta senza trucco, sembravano tutte modelle professioniste ed al contrario invece non è accaduto. Nel quotidiano non amo esibirmi: sto sempre in tuta, amo molto i tacchi ma la mia stazza me li fa indossare per poco tempo! Adoro i pantaloni aderenti, mi differenzia dal resto del mondo femminile il mio umorismo inglese e la semplicità. Pregi e difetti? Pregi dico la caparbietà e la sincerità, difetti… sicuramente la timidezza e il fatto di chiudermi a riccio davanti alle cose sbagliate. Come si rapporta una persona “timida” davanti alla macchina fotografica? La fotografia per me è arte allo stato puro, io odiavo farmi fotografare ed interpretavo il mettermi in posa come un dramma. Poi ho capito che basta non fissare il fotografo e tutto procede per il meglio… Cos’altro bisogna sapere di te? Le mie passioni sono, in ordine sparso, lo sport, la storia, la fisica quantistica, l’occulto, il paranormale e… il mondo dello spettacolo che senza dubbio mi affascina. Poco tempo fa sono stata ad una trasmissione televisiva ed ho capito quanto Ed è Poesia

“Sera d’aprile”

Di tenue rosso si è tinto stasera il cielo. Striature delicate scuriscono rapide. Silente il crepuscolo sulla città vuota. In questo aprile dall’incerto domani, la notte appare più buia e malinconica. Insistenti bussano desideri sospesi, li spargo intorno come polvere magica, per far rinascere nuove speranze. Olfi Ornella

questo mondo è diverso dal mio ma altrettanto intrigante. Dall’oggi al domani: cosa ti aspetti dal mondo del culturismo? Vorrei partecipare a gare all’estero, ancora non ho deciso quali ma punto sempre in alto! CONTATTI SOCIAL https://www.facebook.com/giulia.cima.1 https://www.instagram.com/cimagiulia/?hl=it Non credo che, avere alti ideali è espressione di superbia e orgoglio, di alta autostima. Al contrario! Significa che hai una visione abbastanza chiara riguardo le tue mancanze e i tuoi limiti. Niente è più bello del sognare, anche sapendo che è imposibile raggiungere il sogno. E se sono consapevole di rimanere per sempre un brutto anatroccolo, questo non mi impederà mai di guardare verso i cigni e di ammirarli. “Tutti siamo nel fango ma alcuni guardano le stelle” Oscar Wilde 61


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TENDENZE & MODA

TENDENZE & MODA - 1^Puntata Rubrica a cura di Romina Sirani e trasmessa su Radio Smeraldo ogni sabato alle ore 15:30 per un totale di 4 appuntamenti da sabato 22 febbraio a sabato 14 marzo 2020. Le puntate già andate in onda sono disponibili sul canale ufficiale Youtube di Radio Smeraldo. In questa prima puntata vi voglio dare una panoramica generale sulle novità della nuova stagione per poter fare shopping in modo mirato. Partiamo dalla stampa, in assoluto di tendenza è quella esotica in perfetto stile giungla con palme, felci e fiori di ogni tipo, ne fanno da padrone. Per le giacche e blazer le spalle sono oversize, riprendendo gli Anni ’80. Dopo i panta-ciclisti della scorsa stagione ora abbiamo gli shorts, che vanno dai modelli corti e aderenti fino a quelli più ampi e fluidi. La camicia si arricchisce di dettagli come rochas, tasconi applicati e bande in pizzo. Le gonne sono a matita, ossia a tubino, strette e sensuali anche con spacchi. Per i top ci sono i richiami agli Anni ’90 con bretelline (spalline) sottili. Messo al bando lo street wear delle scorse stagioni, adesso la moda riscopre il piacere di “Vestire Bene”, un mood borghese con gonne al ginocchio, foulard, tacchi comodi e borse dallo stile bon ton. Gli abiti sono “Off-the-shoulder”, ossia lasciano scoperte le spalle con la scollatura tipica della Bardot. Per i colori invece abbiamo; in assoluto il total white, nelle tonalità dal ghiaccio all’avorio, un must assolutamente versatile e chic. Il classico blu, sia nella versione monocromatica che sotto forma di fantasie geometriche, pois e maglieria. Il verde nelle tonalità menta, bottiglia, smeraldo e oliva. Il magnetico fucsia nelle note più brillanti. Il luminoso argento ideale per le occasioni importanti. L’intenso e contemporaneo giallo zafferano. Il passionale rosso rubino un must sia per gli accessori che per l’abbigliamento. Per finire, il goloso marrone cioccolato. Romina Sirani ph: Damiano Conchieri Ed è Poesia

“Essenza” Entrare da quella porta per risalire in una accarezza dal tuo sguardo, respirare la tua essenza, per esserne travolta in un istante di perdizione, tutto sembra celarsi , dietro quell’abbraccio che assorbe il male che ho dentro.... tu essere dolce che hai guardato dentro l’anima scarlatta

sospirato ogni istante della sua presenza, immortalati nel cuore quei brevi momenti che erano solo nostri, ora sono ricordi che vivono dentro come fuoco ardente...bruciano nell’attesa che possano essere nuovamente vissuti. Scalvini Roberta 63


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