Padalo dunque sono

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dell'utopia: esso esiste e non accoglie una società organica.”89 In un certo senso possiamo notare un paradosso: la perdita identitaria dei luoghi è un effetto quasi diretto della globalizzazione, che dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) volgere verso una società unitaria (davvero necessariamente omologata?), invece comporta un disorientamento sociale generale. “E' il nonluogo a creare l'identità condivisa dei passeggeri, della clientela o dei guidatori della domenica.”90 L'anonimato è il simbolo di questa “identità condivisa” e provvisoria: i passeggeri si riducono a codici, di carte d'imbarco o pedaggi autostradali o sedili prenotati su treni ad alta velocità o tessere dell'ipermercato, a numeri per statistiche che determinano la sorte di uno spazio (il flusso dei passeggeri permette ad un aeroporto o una stazione di ingrandirsi o rimpicciolirsi, o ad un centro commerciale di aprire a nuovi marchi o chiudere magari per la concorrenza di uno più vicino allo svincolo...). “Il passeggero dei nonluoghi non ritrova la sua identità che al controllo della dogana, al casello autostradale o alla cassa. […] Lo spazio del nonluogo crea solitudine e similitudine.”91 Ritrovata la propria identità per breve tempo si torna poi alle folle di anonimi individui, più che mai ci si sente soli tra questa gente per qualche ora tutta uguale (non è assolutamente un caso che, spesso, chi non è in compagnia è al telefono – anzi è più raro vedere qualcuno solo che non lo usa!). La tentazione del narcisismo è forte, e la legge comune dominante è “fare come gli altri per essere se stessi”. 89 Ivi, p. 99. 90 Ivi, p. 92. 91 Ivi, pp. 93-94.

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