aRt's Creation n°13 - Ott/Nov/Dic 2017

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immagine tratta da “blooming” Calendar 2018

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anno 3 - n.13 - ott-nov-dic 2017

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aRt’s Creation

sommario art’s creation team

02

la magia di george méliès

04

la klimt experience alla reggia di caserta

07

collage a scacchi tutorial photoshop

08

come organizzare un compleanno a tema jane austen

09

smarify: l’app che riconosce le opere d’arte

13

sezione aurea

14

Flânerie Pop

16

come creare una parrucca di lana

17

imagine all the people living life in peace

19

i benefici della lettura

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i grandi occhi di margaret

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il fiore del mese di ottobre: l’anemone giapponese

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creare un portaconfetti per battesimo

28

jane austen mania

29

creare testo a pallini

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piperille e burrobirra #3

33

creare sfondi fondere due immagini

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a’ livella

37

Duan na Muthairin

41

il natale dei 100 alberi d’autore

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merry tvseriexmas

45

natale nell’arte

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un natale al museo!

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blooming, calendar 2018

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n 13: art’s creation

aprile 2017


CONTATTACI EMAIL: team@artlover.com WEBSITE: www.artscreation.altervista.org SOCIAL: facebook.com/teamartscreation


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aRt's Creation t e am

rosa

adames

rachel

Fondatrice di aRt’s Creation, artista digitale ed eterna sognatrice.

Ciao, sono Alessia, ma il mio nome d’arte è Adames. Frequento l’Università di Psicologia a Genova, ma sogno di diventare una scrittrice. La mia passione? Il cosplay!

Rachel è il lato artistico di me che prende il sopravvento. È l’adrenalina; è la voglia di far uscire le idee dalla mia testa e di tramutarle in forme concrete e scritte; è la possibilità di esprimere concetti astratti trasformandoli in immagini e in parole.

Nei miei lavori potrai scoprire il lato più surreale e fantastico dell’arte e le emozioni e gli intrighi che si nascondono in essi.

thelma nicoletta Mi chiamo Nicoletta, ho 26 anni e adoro scrivere. Ho iniziato nel 2011 a scrivere fan fiction e man mano mi sono addentrata nel mondo della scrittura fino a comporre racconti di qualsiasi genere, tutti partoriti dalla mia testolina pazza.

n 13: art’s creation

Sono una studentessa di lingue e nel tempo libero organizzo eventi a tema nella mia città, oltre che pasticciare con Photoshop. Mi piace molto coniugare i miei studi con i miei lavori; molti sono infatti a tema storico o fantastico. Ho ancora tanto da imparare, ma sicuramente la fantasia non mi manca!

nicole Mi chiamo Nicole e ho 20 anni, vivo di qualunque forma d’arte. Da alcuni mesi frequento un corso triennale di Grafica e finalmente sto studiando quello che mi piace. Chissà cosa avrà in serbo per me il futuro.

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Foto di Valeria Aksakova


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La magia di...

Georges Méliès Questo mese inauguro il magazine con un ributo ai fantastici lavori di Georges Méliès. di Rosa Ingenito L’idea per l’editoriale di questo mese mi è saltata in mente (schiantata in un occhio vorrei dire) dopo aver riguardato un vecchio film e notando come i primi effetti speciali erano lontani dai nostri, ma comunque coinvolgenti. Sono affascinata dalle vecchie pellicole e in particolar modo a quelle che hanno introdotto novità, quelle con i cosiddetti effetti speciali che oggi sembrano banali, con i robot di latta e scenografie dipinte. Tutto questo mi ha fatto pensare su chi ha inventato il cinema come lo conosciamo oggi e ha introdotto questi elementi fantastici, ammetto che il nome non mi è venuto subito in mente, ma per vie tortuose rispolverando i miei ricordi ho avuto un’illuminazione, il famoso schianto nell’occhio di cui parlavo prima. E dunque? “Chi è l’inventore del cinema?” La storia risponde: “I Fratelli Lumiére”. Ma se parliamo del cinema inteso come arte, a mio parere, il vero inventore del cinema è Georges Méliès e non Auguste e Luois Lumiére. Sono stati sicuramente gli inventori della tecnica cinematografica, ma lo spettacolo al di là della tecnica è opera di Méliès. Ma chi è Georges Méliès? A molti questo nome risulta sconosciuto ma nell’inconscio tutti conoscono sicuramente qualcosa di lui, tutti hanno visto di sicuro la famosa luna con l’astronave nell’occhio, la ricordate? Ecco è opera sua! Georges Méliès è oggi riconosciuto come il mago del Cinema delle origini, e dell’arte del cinema aggiungo io. Illusionista e regista francese, era anche proprietario del “Thèàtre Robert-Houdin”, dal nome del più famoso prestigiatore francese. Méliès è stato un innovatore particolarmente prolifico nell’utilizzo di effetti speciali, diffondendo tecniche come tagli e sostituzioni, esposizioni multiple, fotografie timelapse, dissolvenza, e aggiunta di colori a mano; è stato anche uno dei primi registi ad utilizzare gli storyboards. A lui si deve il passaggio dal cinema di pura rappresentazione del reale al cinema inteso come intrattenimento e come settima arte. L’illusionista francese è stato il primo a mostrare al mondo come tecnica e fantasia avrebbero potuto dare vita all’arte. Méliès è ricordato principalmente per i suoi film fantastici e i suoi fondali dipinti, ma sperimentò anche molti altri generi in voga in quei tempi. I suoi primi film, la maggior parte dei quali è andata perduta, rappresentavano “vedute” e brevi scene girate all’aperto. L’idea per la sua nuova carriera di regista gli arriva dopo aver assistito alla prima rappresentazione dei fratelli Lumiére, entusiasta cerca di acquistare la loro macchina ma l’azienda dei Lumiére ritenendo il cinematografo solo una moda passeggera e una propria esclusiva, rifiuta la vendita. L’illusionista

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Continua dalla pagina precedente > francese non si lascia scoraggiare dal no dei Lumiére e si rivolge all’ingegnere inglese Robert W. Paul che aveva rielaborato il Vitascope, inventato dall’americano Thomas Alva Edison, e brevettato poi in Inghilterra a suo nome. Dunque Méliès riuscì a realizzare così il suo sogno e comincia a sperimentare il macchinario realizzando diversi documentari ispirandosi ai lavori di altri cineasti. Pian piano, nel suo teatro, comincia a sostituire gli spettacoli teatrali con la proiezione di film di cui egli stesso è produttore, scenografo, regista e attore. Il primo film in cui fece uso di trucchi è “Escamotage d’une dame chez RobertHoudin” (Sparizione di una signora al Robert-Houdin, 1896) in cui Méliès interpreta un mago che trasforma una donna in scheletro. Questo fu uno dei primi esperimenti cinematografici nei quali utilizzò il fermo macchina, fermando la ripresa e sostituendo la donna con uno scheletro. Questo ed altri trucchi che utilizzò per creare scene fantastiche e di magia più complesse, erano realizzati in fase di ripresa, poiché prima degli anni venti, le manipolazioni che potevano essere fatte in laboratorio erano pochissime. I suoi film, in particolar modo quelli di genere fantastico, diventarono molto famosi in tutta la Francia e ben presto anche all’estero. La gente amava la fantasia di Méliès, tanto da indurre il neoregista a creare una propria casa di produzione, la Star Film. Molti dei suoi film presentavano complicati effetti di fermo macchina che illudevano lo spettatore, e creavano improvvise apparizioni o trasformazioni. A questi trucchi si aggiungono anche altri tipi di montaggio di cui Méliès è stato maestro, come i tagli effettuati alla pellicola dopo la ripresa e ricongiunti poi in modo da unire il movimento dell’oggetto con la sua trasformazione. I suoi film continuarono ad avere successo per diverso tempo, fino a quando cominciarono a risentire della concorrenza da parte delle società più

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grandi. Dopo il clamoroso insuccesso del suo ultimo capolavoro “A la conquète du Pole” (Alla conquista del Polo, 1912), sommerso di debiti, Méliès fu costretto a smettere, dopo aver girato cinquecento film, molti dei quali sono andati perduti. Méliès va ricordato dunque tra i grandi artisti, ha portato nel cinema fantasia, innovazioni, a volte disordine e critiche, ma le sue immagini hanno dato il via al grande cinema e sono ancora indelebili, un cinema nuovo, fantastico, nascosto tra realtà e immaginazione. Il suo modo di fare cinema del tutto nuovo e unico, ha dato vita ad una nuova idea di cinema: creare storie esclusivamente per il cinema e andare oltre la realtà, cercando di ricreare mondi immaginari, grazie anche all’uso di trucchi, quelli che oggi chiamiamo “effetti speciali”, effetti che spesso erano anche casuali come ci racconta lo storico George Sadoul: “Proiettando un film che aveva girato in Place de l’Opéra, Mélies ebbe la sorpresa di vedere un omnibus Madaleine-Bastille trasformarsi improvvisamente in carro funebre. Gli bastò riflettere un po’ per avere la spiegazione di questa strana metamorfosi: la pellicola si era inceppata per qualche istante, quindi aveva ripreso a girare regolarmente. Questo banale incidente durante la ripresa non aveva però di certo fermato il flusso della circolazione del traffico di Parigi. Infatti, dopo questo momentaneo arresto della pellicola, il carro funebre era venuto a trovarsi al posto dell’omnibus. L’incidente fu per Mélies una vera ‘mela di Newton’. Questo specialista di trucchi sul palcoscenico divenne presto uno specialista di trucchi sullo schermo” Mi piace concludere annoverando una delle sue tante opere e senza dubbio la scelta ricade sul più famoso film dell’artista, che è anche il primo film di fantascienza della storia, “Voyage dans la Lune”. Il film si ispira al romanzo “Dalla Terra alla Luna” di Jules Verne e a “I primi

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Georges Méliès, Le Royaume des Fees

uomini sulla luna” di Herbert Georges Wells. Méliès rielabora i due romanzi aggiungendo la sua vena grottesca e ironica. Il film racconta di un gruppo di astronauti borghesi che viaggia verso la luna in una sorta di capsulacannone a propulsione, esplora la superficie della luna, scappa da un gruppo di Seleniti (abitanti della luna), e ritorna sulla terra con un prigioniero selenita. Il momento in cui la capsula si schianta nell’occhio della luna rimane una delle immagini più iconiche e più usate come riferimento nella storia del cinema. Il film fu girato interamente nello studio di Méliès e si compone di trenta quadri con scenografia dipinta a mano con aggiunte trompe-l’oeil. L’ambientazione del film è piatta ma ha già in se tutte le caratteristiche proprie di tutti i film di fantascienza successivi, scienziati pronti all’avventura, viaggi spaziali, effetti speciali, alieni. Insomma film assolutamente da guardare! Se non avete mai visto niente di Méliès è il momento giusto per farlo, ogni piccolo frammento è ispiratorio, qualsiasi sia il vostro linguaggio artistico. Nella timeline a lato ho voluto riportare alcuni degli avvenimenti più significativi che hanno contribuito a rendere il mondo di Gerges Méliès così magico e che lo hanno reso importante per lo sviluppo dell’arte cinematografica.

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1895 - Georges Méliès assiste alla prima rappresentazione della nuova invenzione dei fratelli Lumiére, il cinematographe. 1896 - Méliès fonda la casa di produzione Star-Film 1896 - Méliès utilizza per la prima volta il fermo macchina nel film “Escamotage d’une dame chez Robert-Houdin” (Sparizione di una signora al Robert-Houdin) 1897 - Costruisce un laboratorio di sviluppo a Parigi e nella proprietà di famiglia, a Montreuil-sous-Bois, uno studio e un piccolo teatro di posa con pareti di vetro per disegnare e creare scenografie su fondali di tela. 1899 - Realizza il film “L’affaire Dreyfus”, una delle opere più complesse del cinema delle origini, e “Cendrillon” (Cenerentola), primi film in cui vengono unite inquadrature diverse. 1902 - Realizza il film “Le voyage dans la lune” (Viaggio nella Luna) 1912 - Il suo ultimo capolavoro - “A la conquète du Pole” (Alla conquista del Polo) fu un clamoroso insuccesso. 1983 - Muore Georges Méliès

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La

e c n e i r e p x E t Klim

alla reggia di caserta di Nicoletta Froechlich

Dopo il successo ottenuto a Firenze, la Klimt Experience sbarcherà a breve nella Reggia di Caserta, uno dei siti artistici più importanti della Campania. Questa esperienza multimediale è stata organizzata da Crossmedia Group, società operante nella valorizzazione dei beni culturali ed è stata inaugurata lo scorso novembre a Firenze, dove ha riscosso subito un enorme successo; ecco perché è stato deciso di protrarla fino a maggio trasferendola, però, nella città campana. Ma di cosa si tratta in effetti? E’ un percorso multimediale che

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permette ai visitatori di immergersi totalmente nelle opere di Gustav Klimt, grazie alla connessione visiva ed auditiva che si crea con i quadri. Il Bacio, Giuditta, L’Albero della vita, la Maternità e tante altre opere dell’artista saranno visionabili in 3D; le immagini verranno riprodotte tramite il sistema Matrix X-Dimension, esclusivamente progettato per questa installazione. Trenta proiettori trasmetteranno le immagini sui maxi schermo garantendo nitidezza in Full HD. La Klimt Experience da l’opportunità di vivere l’arte non solo ammirando i quadri ma entrando nel vivo

delle opere. La sua realizzazione presso la Reggia di Caserta è stata affidata alla LTP eventi di Massimo Vecchione. Il costo dei biglietti d’ingresso sarà di 10 euro, un prezzo più che abbordabile per una mostra unica in una location ricca di storia e di cultura. Per maggiori info vi consiglio di consultare il sito ufficiale della mostra oppure di guardare il trailer.

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Collage a scacchi tutorial photoshop di Maria Notaro In questo tutorial ho realizzato un collage a scacchiera, utilizzando la selezione.

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Aprire Photoshop. Creare un nuovo documento, di dimensione quadrata – nel mio caso – 30×30 cm Dividendo il quadrato in 4 con l’aiuto dei righelli.

Dopo aver messo i righelli – prendere lo strumento selezione e selezionare il primo quadrato, riempirlo e dividerlo in 4.

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Tenendo premuta la selezione, ci spostiamo verso destra aggiungendo altri righelli che ci trovano i quadrati e poi ripetiamo questi passaggi anche sotto.

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Una volta che abbiamo creato con i righelli i vari quadrati, riprendiamo lo strumento selezione e selezioniamo il primo quadrato, creiamo un nuovo livello e lo riempiamo di un colore qualsiasi, selezioniamo altri quadrati in modo da creare una scacchiera.

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Aprire le foto che si desidera inserire, tra cui una a cui vogliamo più valore. Poi una per volta le inseriamo nel documento creato, con il DUPLICA LIVELLO, poi le posizioniamo manualmente e le adattiamo a nostro piacimento, nei quadrati che abbiamo creato, cancellando quello che non ci serve se ne abbiamo bisogno.

6 PER VEDERE IL TUTORIAL ECCO IL VIDEO: https://youtu.be/qSweuEKhBbk

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Ripetiamo questa operazione per tutte le foto che vogliamo inserire, tutto però nei quadrati senza riempimento. Apriamo la foto a cui vogliamo dare più valore la inseriamo sotto a tutti i livelli, al riempimento dei scacchi andiamo a dare metodo di fusione LUCE SOFFUSA, abbassando anche l’opacità. sul livello degli scacchi aggiungiamo un FILTRO LIVELLO – SOVRAPPOSISIONE PATTERN – Metodo di fusione – SOVRAPPONI – e scegliamo un pattern a nostro piacimento. Sempre sul filtro livello aggiungiamo una traccia – INTERNO di colore bianco e poi OMBRA ESTERNA.

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Come organizzare un compleanno

a tema jane austen di Thelma Aterno

Quest’anno ho deciso di organizzare un vero e proprio “compleanno/evento”. Avevo questa idea dall’anno scorso, ma volevo organizzare qualcosa fatto bene, visto il tema scelto. Sono partita per basi; innanzitutto ho inziato a raccogliere idee in giro per realizzare quanto più possibile il mio salotto. Pinterest è stato senza dubbio una fonte importante, ma quasi tutti gli eventi a tema Jane Austen erano addii al nubilato o proposte di matrimonio. Un po’ scoraggiata ho pensato semplicemente quindi, di usare il mio estro. Ho tirato fuori due servizi di porcellana di mia nonna, lavando a mano per circa due ore. Ho sistemato due tavoli per contenere circa 15 persone e per creare più spazio per poter poi danzare. Oltre alle tovaglie normali, ho trovato questa idea di una tovaglia di carta fatta con pagine di libri. Ho sacrificato (anche se so che è un po’ una bestemmia per un lettore) un libro trovato a 99 pence in Inghilterra, di cui avevo letto qualche capitolo e che non mi aveva entusiasmato.

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Ho strappato tutte le 300 pagine e le ho incollate, formando un paio di tovaglie. Sono andata quindi da Tiger; lì ho comprato posate di plastica talmente reali da aver fatto confodere tutti i miei amici, correlati da eleganti tovaglioli. Anche i bicchieri, che apparivano come calici, li ho trovati da Tiger. Candele e quant’altro sono state acquistate sia da Tiger, che in un negozio vicino casa mia.

Avendo a disposizione il giardino, ho raccolto per circa tre / quattro mesi i petali delle mie rose, un po’ di lavanda, salvia e rosmarino, più petali di altre piante, tra cui le margherite. Messi insieme hanno iniziato a seccarsi naturalmente, così li ho “travasati” in dei coni di carta, quelli per intenderci, usati nei matrimoni per lanciare il riso. Disposti a tavola hanno donato un effetto scenico decisamente autunnale, visto che anche il tempo era più freddo. Infine, abbiamo attaccato delle lucine sia in casa che in giardino, dove a causa del vento ho potuto accendere solo un paio di candele grandi. Per il menù mi sono ispirata alla cucina inglese, modificandolo però e adattandolo alle esigenze dei miei amici vegani, vegetariani o semplicemente intolleranti ad alcuni alimenti. Per le cene, all’epoca, un piatto indispensabile era la zuppa, seguita

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Continua dalla pagina precedente > anche da carne di piccione (ebbene sì). Data la stagione ho quindi cucinato la zuppa di zucca, e dato che certamente non potevo cucinare un piccione, ho optato per altri tipi di carne, ma anche di pesce (come il salmone), jacket potatoes (patate cucinate dentro la stagnola, tagliate calde e ripiene di cheddar, pollo o altro) sandwiches. Ho cucinato per parecchie ore, dalle 12 fino alle 18. Ogni portata aveva un nome dedicato ad un personaggio Austeniano, dato che ho anche realizzato il menù con Photoshop. Vini, ovviamente, e una bella torta al cioccolato e tante altre cose caloriche, per concludere la serata. Parte dei regali è stata ovviamente, a tema Austeniano, anche realizzato a mano da due bravissimi nuovi amici, Claudio e Donatella, lasciandoci tutti a

bocca aperta. Dopo la cena, abbiamo pensato quindi di ballare, ridendo tantissimo, salutando anche per sempre lo strascico della nostra amica Federica, fino a circa l’una del mattino. Per la serata buona parte di noi ragazze era in abito storico, alcuni di questi realizzati dalla mia amica Clara,


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sarta. I ragazzi hanno cercato di non essere da meno, impegnandosi per quanto possibile nell’essere più eleganti o a tema. Con le foto, è possibile vedere nel dettaglio la realizzazione della tavolata. Anche il resto del salone è stato “adattato”. Claudio mi ha chiesto se avevo messo alcuni mobili o oggetti lì per la serata, ma in realtà casa mia è largamente ispirata al design di cottage inglesi o francesi, o comunque ha di suo un’aria più “nordica”. Ho messo infatti penne con la piuma, inchiostro, persino la cera per sigillare

le lettere sopra un vecchio scrittoio; l’antica mappa di Bath, il mio libricino sul linguaggio del ventaglio, candele e citazioni Austeniane stampate qualche giorno prima, sul caminetto finto. Non è impossibile da realizzare se si ha a disposizione anche un po’ di ingegno o qualche suppellettile “della nonna”. Io per l’occasione, mi sono anche servita del libro “The Jane Austen Handbook”, che si puo’ trovare tranquillamente su Amazon anche di seconda mano. E’ un libricino che illustra ogni aspetto sociale dell’epoca e il conseguente “come comportarsi” per essere al meglio. Confesso di essermi sentita un po’ come Mrs Bennet, con la sola differenza che i miei nervi, a fine serata, stavano benissimo.

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SMARTIFY: L’APP CHE RICONOSCE LE OPERE D’ARTE di Nicoletta Froechlich

Leggere le targhette sotto un dipinto è estremamente facile, ma – se come me – non ci capite un tubero di quadri e vi siete imbattuti in un museo, perché siete a Madrid o ad Amsterdam e non vi ricapiterà la stessa occasione, di certo sapere il nome dell’autore e l’anno di produzione non vi illumineranno molto. E quindi: chi non ha studiato arte o a scuola faceva finta di seguire le lezioni con interesse ma in realtà pensava al pranzo, deve per forza restare ignorante in materia? Beh, aprire un libro o fare una ricerca non sarebbe male, così come potreste dirmi che una persona arida nel campo dell’arte potrebbe evitare di andare in un museo, ma siamo o non siamo super-tecnologici ormai? Quindi, combattiamo la nostra ignoranza con Smartify, lo Shazam delle opere d’arte! Smartify è in grado di eseguire la scansione dell’opera che hai davanti e, dopo averla riconosciuta proprio come fa Shazam con le canzoni, fornisce una scheda tecnica che va ben oltre le poche informazioni che si leggono sulle targhette. L’applicazione, che si trova a metà tra Spotify – per la potenzialità di scoperta – e Shazam – per la potenzialità di riconoscimento – è già disponibile per Android e iOS nonostante il lancio ufficiale sia previsto per maggio. Infatti, sarà a partire dal mese prossimo che

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Smartify ingloberà le opere del The Wallace Collection di Londra, Rijksmuseum di Amsterdam, e alcune opere selezionate del Louvre di Parigi e del MET di New York. Il design dell’app è semplice ed elegante, la sua struttura permette all’utente di creare una collezione di opere e di accedere alla cronologia delle ultime ricerche. Come per qualsiasi cosa ormai, l’autenticazione avviene tramite profili social, email o numero di telefono. Insomma, abbiamo sempre il nostro smartphone appiccicato sotto gli occhi… per una buona volte, usiamolo per qualcosa di istruttivo, no?

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sezione aurea di Rosa Ingenito

t u t t o q u e l l o ch e c’ è da s ap e r e ( in p icc o l e d o s i )

Cos’è la sezione aurea? La sezione aurea ha origine da una serie di numeri chiamata “Sequenza di Fibonacci”. Iniziando da 0 e 1, ciascun numero della sequenza di Fibonacci è derivato dall’aggiunta dei due numeri precedenti

della sequenza. Man mano che il numero nella sequenza diventa sempre più grande, il rapporto tra loro diventa sempre più vicino a 1:1.618 Questo rapporto è noto come sezione aurea.

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1

1

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3

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8

0+1

1+1

1+2

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3+5

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5+8 8+13

Visualizzare la sezione aurea 8

triangolo isoscele che ha due lati uguali che sono in rapporto aureo al terzo lato. Il funzionamento è simile al rettangolo aureo e può anche essere usato per creare una spirale aurea.

1.61

Un rettangolo aureo ha i lati che corrispondono alla sezione aurea; le proporzioni tra loro sono 1:1.618 Una serie di rettangoli aurei a incastro crea la forma di una spirale aurea. Un triangolo aureo invece è un

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1.618

1

La sezione aurea è ovunque

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15 La sezione aurea è ovunque La sezione aurea è presente ovunque; in natura, in architettura, nell’arte. Questa geometria ha affascinato fin dall’antichità non solo i matematici ma anche biologi, artisti, musicisti, storici, architetti, psicologi, perfino mistici. é considerata simbolo dell’Armonia e della Bellezza dell’universo, inoltre è ritenuta uno standard di riferimento per quanto riguarda la bellezza, la grazia e

l’armonia. Ed infatti sembra che l’occhio umano tragga un innato piacere per qualsiasi forma rispetti, anche se in modo approssimativo, le proporzioni auree. Pertanto nel corso dei secoli la proporzione aurea divenne per artisti ed architetti il canone di bellezza ed armonia cui ispirarsi nella realizzazione delle loro opere.

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Ritaglio di immagini è anche un utile strumento per dare le giuste proprorzioni ad un immagine, infatti viene utilizzata spesso per il ritaglio delle immagini e catturare l’attenzione su un elemento. forme e simboli La sezione aurea è usata per aggiungere interesse alle forme basate sui vettori. Molte grandi aziende, per esempio, hanno usato queste proporzioni nella progettazione dei loro loghi. layout generale La sezione aurea (e in particolare la spirale aurea) può essere usata per indicare il modo in cui sono disposti gli elementi del disegno complessivo. web n 13: art’s creation

stampa ott - nov - dic 2017

20 ~ _ 1.6 12 12 pt

tipografia La tipografia sfrutta le regole del rapporto divino, utilizzando ad esempio le dimensioni del titolo e del corpo del testo che rappresentano la sezione aurea l’una rispetto all’altra. Per esempio, un titolo di 20 punti richiederebbe un testo del corpo di circa 12 pt.

20 pt

Sezione aurea e graphic design


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FLÂNERIE POP di Nicoletta Froechlich

A partire dal 16 novembre 2017, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma ospiterà la rassegna di cinema Flânerie Pop – Nel profondo dell’immagine a cura di Piera Detassis.

Regarder n’est pas voir… Guardare non è vedere… questo il motto degli otto incontri previsti con la giornalista, saggista e critica cinematografica Piera Detassis. Durante le lezioni e i racconti di cinema, non si apprenderà soltanto la storia e la cronologia del cinema ma si discuterà delle correnti, delle date, degli spunti. Piera Detassis ci farà entrare nel mondo cinematografico attraverso le “scene assolute”, le digressioni della cinepresa, le passeggiate visive che ci hanno colpito, trasformato, intontito, entusiasmato, fatto piangere. Insomma, sarà un vero e proprio excursus su ciò che contribuisce a costruire l’illusione e il linguaggio del grande schermo, con tutta la falsità e l’inganno spiattellati vis à vis. Grazie a questa rassegna, i partecipanti potranno “giocare” a svelare il trucco leggendo la sequenza di un film come se stessero ammirando un quadro, percependolo come un filo invisibile che unisce Proiezione ed Esposizione. La rassegna si concluderà il 25 gennaio 2018 e sarà gratuita per tutti, con posti limitati. Di seguito vi mostro il programma ma per qualsiasi altra informazione vi consiglio di visitare il sito della Galleria Nazionale. 16 novembre 2017 Il cinema non riproduce, produce. Bertolucci, Ejsenstejn, Tarantino, Hitchcock, Rossellini, Godard… 17 novembre 2017 Il cinema degli inizi. La misura dell’incipit in Murnau, Hitchcock, Wilder, Tarantino 23 novembre 2017 Nell’abisso dell’inquadratura. Cinque scene da studiare come un quadro. Il cinema all’inizio 28 novembre 2017 Femme fatale, feministe fatale.

n 13: art’s creation

“Bisogna girare una scena d’amore come fosse un omicidio. E viceversa.” – Alfred Hitchcock Dalla Vamp a Jean Seberg passando per Mae West e Barbara Stanwyck

01 dicembre 2017 Lussazione: il fuori-scena e il decadrage. La fine del cinema e la sua reincarnazione in “serie” 18 gennaio 2018 Educazione sentimentale all’italiana, il maschio,la femmina e… Totò 19 gennaio 2018 La “mamma” di tutte: Ida Lupino. Biografia della regista mascherata (a Hollywood) 25 gennaio 2018 Happy End. Perché ci piace, perché lo detestano

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COME CREARE una parrucca (e non solo) di lana

Ph: Paolo Parrocchia n 13: art’s creation

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18 di Alessia Vallebona Sembrano molte complicate da costruire (e da descrivere), ma in realtà sono molto semplici (anche se ci vuole davvero tanto tempo). Le parrucche di lana sono l’ideale per fare costumi

o cosplay di bambole (Sally, Jessie…) oppure per realizzare l’acconciatura che più vi piace sul vostro pupazzo preferito.

Occorrente

Consigli

– Gomitoli di lana ( tanta lana! Io ne ho usati 10 gomitoli ) del colore che preferite. – Ago dalla cruna larga – Filo elastico – Cuffia per capelli – Forbici

- Nel caso non abbiate una cuffia si può utilizzare il cavallo di vecchie collant! Basta tagliare la parte delle gambe e ricucirle sopra, in modo da creare una struttura simile ad una cuffia. - Per tenere la calotta il più larga possibile potrebbe essere utile appoggiarlo su una testa di polistirolo o un oggetto sferico. - Per coprire in più possibile i buchi lasciati fra un capello e l’altro potrebbe essere utile seguire il procedimento descritto, ma utilizzando fili di lana molto più sottili ( vedi figura ). - Consiglio di iniziare a cucire la riga centrale dei capelli, per poi riempire i lati e la parte frontale. In questo modo verrà un taglio più naturale. - Se si vuole ottenere una parrucca più cotonata basterà solo pettinare, in modo che i fili di lana si aprano. Coraggio, sbizzarritevi!

Procedimento Per prima cosa bisogna scegliere la lunghezza che vogliamo dare alla parrucca, tenendola in considerazione sul filo di lana. Una volta che si segna la lunghezza bisogna riportarla al doppio, in modo che piegando il filo rimarrà la lunghezza standard che si era scelta, e in cima si formerà un anello nel quale poi si passerà il filo per cucire. Seguendo questo procedimento diverse volte si otterrà un mazzo di filamenti di lana, piegati in due. Far passare il filo elastico nella cruna e fissarlo alla cuffia (ricordare che al momento della cucitura più la cuffia si terrà in tensione e meglio verrà il lavoro finale). Dividete i filamenti di lana in piccole ciocche (2/3 centri quindi 4/6 fili di capelli) tenendo la parte piegata in alto e poi cuciteli alla cuffia, cercando di tenerli il più vicino possibile. Ripetete il procedimento fino a ricoprire tutta la superficie della cuffia. Quando passate il filo ricordate di stringere ma non troppo e per essere più tranquilli fate spesso dei nodi durante il lavoro, in modo che se il filo dovesse rompersi non rimarrete senza capelli. Lo stesso lavoro si può fare sulla testa di una bambola di pezza, per creare un’acconciatura nuova ai vostri peluche. In alternativa si possono arredare moltissimi oggetti nello stesso modo, come elastici per capelli o braccialetti.

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Imagine all the people... di Rachel Sandman

living life in peace...

You may say I’m a dreamer … But I’m not the only one … people have the power t o redeem the work of fools …

[le persone hanno il potere di redimere l’opera dei pazzi]

La musica è un linguaggio universale. La musica è ciò che unisce le persone senza distinzione di sesso, nazione, orientamento politico, religione. La musica crea alchimia. La musica crea atmosfera. La musica ti fa ridere, quasi fino alle lacrime. La musica ti distrugge, solcando un buco profondo in mezzo al petto. Io vivo di musica. Io respiro musica. Io mi nutro di musica.

manderebbero letteralmente fuori di testa. La ascolto quando scrivo, base vibrante di ogni idea prodotta dalla mia mente, supporto per ogni mia storia creata. La ascolto quando vado a correre, come fattore essenziale per spingermi al limite, per muovere le gambe, per accelerare. La ascolto. La vivo. La respiro.

La ascolto in macchina, volume a palla quando alla radio passano un pezzo per me particolarmente unico e significativo.

La musica è un groviglio unico, un gomitolo di fili di lana dai colori diversi ma tutti simili. Tutti uniti. Tutti concatenati.

La ascolto mentre studio, come sottofondo ai noiosi capitoli di linguistica che altrimenti mi

Musica classica. Musica pop. Musica rock. Musica punk. Musica metal. Musica alternativa. Musica hindie.

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Musica country. Musica rap. Musica grunge. Etichette inutili per un unico linguaggio dal carattere universale e univoco. La musica è come le persone. Bianchi. Neri. Rossi. Gialli. Cristiani. Musulmani. Induisti. Italiani. Americani. Francesi. Libanesi. Tutte etichette inutili per descrivere quelli che, alla base, sotto una coltre di pregiudizi, caratteri, vestiti, sono tutti esseri umani. La musica è rivelazione, diceva Beethoven. La musica è basata sull’armonia tra Cielo e Terra, diceva Hesse. La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori, diceva Bach. La musica è la voce che dice che la razza umana è più grande di quanto lei stessa sappia, diceva Garretty. ott - nov - dic 2017


20 per n o n di men t icare novembre 2015

Il bello della musica è che quando ti colpisce non senti dolore, diceva Bob Dylan. Peccato che, nel mondo malato di oggi, andare ad un concerto può essere sinonimo di fine. Brutale. Inspiegabile. Inaccettabile. E non cambia se al Bataclan, centro fiorente del melting pot parigino, quel venerdì 13 novembre c’erano gli Eagles of Death Metal che suonavano. Non cambia se si trattava di un teatro piuttosto che uno stadio. Poteva accadere ovunque, in qualsiasi momento: la sera dopo, al concerto degli U2, per esempio. Oppure poteva essere in quello stesso luogo mesi prima, l’8 Maggio, quando i Thirty Seconds to Mars sono saliti, tutti e tre, formazione completa, su quello stesso palco, per iniziare lo spettacolo cantando Closer to the Edge. Questo mondo è un mondo malato, marcio fino al midollo, fino alle n 13: art’s creation

interiora: sta a noi però scegliere. Sta a noi decidere. Sta a noi dire l’ultima parola. … The power to dream, to rule, to wrestle the world from fools … it’s decreed the people rule … [... Il potere di sognare, di dettare le regole, di lottare per cacciare dal mondo i folli ... è promulgata la legge della gente]

Perché la vita funziona come un vecchio giradischi: va avanti finché la puntina non giunge alla fine dell’ultima canzone del lato dell’album che ruota attorno al perno e scatta, con un sonoro ‘tac’, per tornare indietro e fermarsi del tutto.

Perché finché una sola canzone risuonerà tra le mura di un palazzo, finché una batteria farà rullare i suoi piatti, finché un pianoforte scivolerà i suoi tasti in una stanza, finché una chitarra vibrerà le sue corde in una strada affollata, saremo NOI ad avere vinto.

PEOPLE HAVE THE POWER!

Titolo dell’articolo: Imagine – John Lennon (1971) Citazioni nell’articolo: People have the power – Patti Smith (1988)

Sta a noi scegliere se lasciarla lì, ferma, a prendere polvere, timorosa di avventurarsi su un nuovo sentiero, o se decidere di alzarci dal divano, afferrarla e posizionarla nel punto corretto, per lasciare fluire ancora quel linguaggio, quel suono che non potrà mai essere azzittito: semplicemente musica. ott - nov - dic 2017


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i c i f e n I be

della lettura

Per un topo di biblioteca come me è facile parlare di benefici legati alla lettura… ma come convincere i nonlettori? I benefici che garantisce la lettura sono molteplici: interessano le aree della salute, delle relazioni interpersonali e lavorative, ma soprattutto sono un toccasana per i bambini. Purtroppo siamo in un’epoca super tecnologica e il piacere della lettura si sta perdendo sempre di più; i bambini di oggi sono abituati a maneggiare tablet e smartphone già in età prescolare e ciò non solo determina disturbi di comportamento e di relazione

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di Nicoletta Froechlich

con gli altri, ma li allontana dalla realtà. Non sono una psicologa ma faccio l’insegnante in una scuola primaria e posso assicurarvi che la maggior parte dei bambini dipende totalmente da marchingegni tecnologici; la cosa che più mi rattrista è che sono i genitori a fornirgli questi strumenti demoniaci. Sì, li ho definiti esattamente così: strumenti demoniaci. È vero che sto scrivendo su un magazine digitale ma quando ero una bambina io, i miei genitori mi leggevano le favole prima di andare a letto, chiacchieravamo durante la cena e la tv la si guardava solo

in orari stabiliti. Tutto ciò oggi non accade: i genitori preferiscono “tenere a bada” i figli mettendogli tra le mani cellulari e via dicendo, invece di instaurare con loro un rapporto. Ed ecco che arrivo al dunque: la lettura, gente, la lettura! Oh che manna dal cielo i libri! Se solo venissero aperti… Lo sapevate che bastano SOLO sei minuti di lettura per ridurre lo stress del 60%? In quei pochi minuti il battito cardiaco rallenta e si allevia la tensione muscolare. Pensate un po’ che leggere riduce lo stress molto più dell’ascoltare musica, del

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22 bere tè e del camminare! Non è fantastico? In più, si sa, leggere espande il nostro vocabolario e grazie a quelle poche pagine in cui ci immergiamo, miglioriamo anche la nostra capacità di comunicazione. E attenzione: non è da prendere sotto gamba il fatto che la lettura aiuta la nostra memoria e previene un minor rischio di demenza. E non finisce qui! Perché leggere incrementa la nostra empatia verso gli altri… è chiaro che quando si legge un libro, inevitabilmente, ci si immedesima nel protagonista e le nostre emozioni diventano inspiegabili: proviamo rabbia, dolore, allegria… ridiamo, piangiamo, mandiamo al diavolo l’autore… Insomma, leggere ci aiuta anche a capire le persone nella realtà e perfeziona il nostro modo di relazionarci agli altri. Tornando ai bambini, a quelle piccole menti che devono ancora plasmarsi e su cui possiamo interferire positivamente, è bene non solo educarli alla lettura singola ma anche a quella collettiva. Mi spiego meglio: leggere ad alta voce ai bambini aiuta e aiuta tanto, non solo loro ma anche il lettore adulto! Tramite l’ascolto e la lettura insieme “ad un grande” (che sia un genitore, un nonno o anche una persona che si diletta a leggere in un circolo per bimbi) i bambini sono più aperti a relazioni interpersonali sane; acquisiscono i valori e gli insegnamenti che traggono dalla fiaba o dal racconto; cominciano ad intessere una propria identità culturale e a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Insomma, tramite la lettura, cominciano a comprendere il mondo che li circonda e avvicinarli ai libri potrebbe essere uno dei modi più efficaci per influire sul comportamento sociale; infatti, la biblioterapia non solo valorizza la comunicazione ma controlla e riduce l’aggressività dei bambini che – a causa di videogiochi o film – tendono a diventare violenti e incontrollabili. Allora… vi ho convinto oppure no?

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curiosità

libri per bambi n i e non solo ; )

Il 40% dei lettori si offre volontario per organizzazioni no profit VS il 25% dei non lettori L’82% dei lettori fa beneficenza VS il 66% dei non lettori Il 71% dei lettori ha fatto un favore al vicino di casa nell’ultimo mese I bambini che leggono insieme ai genitori hanno un rapporto più solido con questi ultimi; si concentrano di più nelle attività, capiscono cosa sia la disciplina e ottengono ottimi risultati scolastici già in tenera età.

L ’ e d i zi o n e i l l u s tra t a d i H a rry P o tte r e i l p ri gioniero d i A zka b a n di J. K. Rowling, illustrato da Jim Kay

S to ri e d e l l a b u o n a n otte p e r b a m b i n e ri b e l li di Francesca Cavallo e Elena Favilli

L a raga zza d ei l upi, di Katherine Rundell

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I grandi occhi di

MARGARET di Rosa Ingenito Ieri sera (NdR questo articolo è stato scritto per il mio blog il 25 Settembre) ho visto “Big Eyes”, era in programmazione su Rai Movie e così ho approfittato. Ricordo che quando uscì il film nel 2015 volevo andare a vederlo al cinema perché c’era “qualcosa” che mi attirava, ma non riuscii ad andarci (ed effettivamente quel qualcosa mi ha colpito anche ora che l’ho visto). Da allora ho sempre rimandato la sua visione relegandogli un posto sulla mia lista “Film da vedere”. Trovare un titolo che mi interessava nella programmazione televisiva in una serata in cui non sapevo che fare, mi è sembrato un segno, andava visto.

MA COS’È “BIG EYES”? È essenzialmente una storia di un’artista incompresa. La regia è di Tim Burton, anche se non si scorge sempre il suo tratto. Il film racconta la storia (vera) di Margaret Peggy Doris Hawking (poi Keane) e di suo marito (il secondo) Walter Keane. Margaret è una pittrice, cerca il suo posto nel mondo, un mondo fatto di uomini e dove una donna non ha molte scelte di vita. È il 1958, Margaret arriva a San Francisco, scappando insieme a sua figlia, dalla vita insostenibile che conduce con suo marito. Nonostante il suo grande talento le possibilità di trovare un occupazione sono

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pochissime. Ma non si arrende, realizza ritratti per strada per pochi spiccioli.

LE OPERE DELLA KEANE SONO TUTTE CARATTERIZZATE DA GRANDI OCCHI (DA QUI IL TITOLO DEL FILM), MALINCONICI E SPROPORZIONATI RISPETTO AL VOLTO, PERCHÉ «IO PENSO CHE SI VEDANO TANTE COSE NEGLI OCCHI. GLI OCCHI SONO LO SPECCHIO DELL’ANIMA.» (MARGARET KEANE, IN BIG EYES) Ed è proprio per strada che incontra un altro artista, Walter Keane, carismatico, pieno di sogni e aspirazioni. Incontra Walter proprio nel momento del bisogno; l’ex marito infatti vuole riprendersi sua figlia e lei, madre single (negli anni ’60) non sarà in grado di riuscire a tenerla con se. Ma Walter è così buono e affascinante che le chiede di sposarlo per risolvere il problema. Matrimonio veloce, all’inizio felice ma ben presto si rivelerà un incubo per Margaret. Walter, agente immobiliare ma con la voglia ossessiva di diventare un artista famoso, cerca a tutti i costi di esporre le “sue” opere (si metto le virgolette perché poi si scoprirà che anche quelle non sono sue) e quelle della moglie nelle gallerie d’arte, ma

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viene sempre rifiutato, fino a quando un giorno qualcuno resta affascinato dai grandi occhioni dipinti da Margaret. Walter coglie l’occasione e decide di appropriarsi fraudolentemente delle opere della moglie. Margaret scoprirà ben presto lo stratagemma del marito, profondamente delusa, tenta di opporsi ma poi accetta a malincuore la situazione, poiché il guadagno economico risulta costante e inarrestabile. Ormai le opere di Margaret, attribuite a Walter, diventano famosissime e il marito accentua il lato commerciale vendendo copie degli originali anche al supermercato. Intanto la relazione tra i due è sempre più in crisi e Margaret non riesce ad accettare più la situazione. Ma

ribellarsi all’ossessione della fama e del successo e alla malvagità di Walter non è semplice per Margaret, così debole e sensibile. Un giorno riesce però a trovare in se stessa una grande forza interiore, abbandona il marito e svela il suo segreto. Cerca giustizia al tribunale, che dopo un processo di 3 settimane attribuisce la paternità delle opere a Margaret.

È UN FILM PARTICOLARE, BIOGRAFICO, A TRATTI DRAMMATICO E MALINCONICO COME I GRANDI OCCHI DIPINTI DA MARGARET KEANE.

È considerato il film meno burtoniano della produzione di Tim Burton, anche se secondo me si sente la sua presenza. C’è sicuramente il

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retrogusto grottesco, l’ironia in fondo al dramma, tipici elementi Burtoniani, ma anche l’amore per la pop art, per l’autodeterminazione (qui tutta al femminile), c’è l’orrore del conformismo, espresso tutto nella dimensione del ridicolo. Inoltre sembra esserci un filo diretto tra gli occhioni tristi di “Big Eyes” e quelli altrettanto sgranati, segnati, quasi piangenti di “Edward Mani di Forbice” o della “Sposa Cadavere” o di molti altri celebri personaggi di Burton. Ma il film esamina anche «come una persona si lasci possedere dalle manifestazioni di un’altra. Da una parte c’è il bisogno disperato di Walter di ottenere il successo e l’adorazione per un talento che non ha; dall’altra c’è l’autosacrificio di Margaret e una forza interiore che le permette di tacere controvoglia, finché sbotta.» Racconta di una personalità silenziosa e remissiva ma estremamente espressiva come quella di Margaret, parla di artisti non capiti, di un’esistenza artistica combattuta, incompresa, osteggiata. Parla di una donna, di «una creativa che parla poco e a parole non sa difendersi. Ma le basta dipingere.», ma anche di tutte le “personalità non verbali” come la definisce Tim Burton stesso, una personalità che sente affine a lui, e anche io sento vicina a me, e forse è per questo che a me il film è piaciuto, al di là delle critiche, del finale frettoloso, o dai momenti incolori; l’essenza c’era tutta.

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MARGARET «NON È CAPACE DI FARSI VALERE CON LA PAROLA. SI ESPRIME CON LE SUE TELE, LASCIA CHE SIA LA SUA ARTE A PARLARE PER LEI. IO FUNZIONO ALLO STESSO MODO.»

Sono le parole di Tim Burton, ma potrebbero essere le mie o quelle di chiunque altro riesca a vedere nei grandi occhi della Keane, se stesso e il suo lato più oscuro. Forse ci sarebbero altre molte considerazioni da fare, ma lascio la parola anche a voi. Conoscevate già la Keane? Avete visto il film? Come vi è sembrato? :) Vi lascio il trailer sotto.

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Il fiore del mese di ottobre anemone giapponese di Nicoletta Froechlich

Chi ha mai detto che i fiori più belli sbocciano soltanto in primavera? A sfatare questo mito, lei, l’anemone giapponese. L’etimologia e le leggende legate a questo fiore sono forse le più affascinanti che si possano conoscere. Innanzitutto, il suo nome deriva dal greco anemos che significa fiore del vento; infatti, l’anemone è un fiore molto delicato e fragile i cui petali vengono spazzati via dal vento facilmente. Le leggende ad esso legate affondano le radici sia nelle Sacre Scritture che nella mitologia. MITOLOGIA GRECA Si narra che la ninfa Anemone, al servizio della dea Flora, avesse fatto innamorare di sé due venti fratelli: il leggiadro Zefiro e il freddo Borea. Presi dalla mania di volerla possedere, i due venti iniziarono a lottare tra loro pur di conquistarla, scatenando tempeste e bufere molto pericolose. Allora, la dea Flora – per placare i loro litigi – formulò un incantesimo con

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cui legava Anemone ad entrambi i contendenti: infatti, con il corteggiamento di Zefiro, Anemone sarebbe fiorita mentre con la corte di Borea avrebbe disperso i suoi petali fragili nell’aria fredda.

John William Waterhouse, Il risveglio di Adone, 1900

Un’altra storia derivante dalla mitologia associa, invece, la nascita del fiore del vento alla morte di Adone: si narra che durante la dipartita dell’amato, la dea Afrodite lo strinse a sé e le sue lacrime – toccando il terreno – originarono il fiore, così delicata e con vita breve, proprio come il suo Adone.

Scrittura l’anemone nasca per la prima volta ai piedi della croce di Gesù, non appena le gocce del suo sangue toccarono il terreno. Nel linguaggio dei fiori l’anemone rappresenta un abbandono, un amore finito presto oppure uno stato di indisposizione fisica, come nel caso della crocifissione di Gesù. Pensate che i latini utilizzavano questi fiori come un potente amuleto per scongiurare malattie e disgrazie, come ci ricorda Plinio il Vecchio nella sua Historia Naturalis, dove si raccomandava di cogliere il primo fiorito nell’anno, chiuderlo in un sacchetto rosso di tela e portarlo vicino al cuore per scongiurare malocchio e febbre. Considerato il simbolo della fragile caducità delle cose, l’anemone rappresenta anche il presagio di una speranza che nasce dopo la tristezza.

SACRE SCRITTURE Pare, invece, che nelle Sacre

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Creare un portaconfetti per battesimo tutorial illustrator di Maria Notaro Un tutorial dalla serie IDEE X EVENTI, per realizzare un carino porta confetti per un battesimo con Illustrator – per maschietto.

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Creare nuovo documento A4 • CMYK Per creare la tutina Creare un rettangolo e 2 cerchi laterali e applicare Elaborazione tracciati – Sotto meno Sopra

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Creare un ellisse sulla pancia e mettere nome e data (per colorarlo, guardare il tutorial)

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Una volta colorato il primo lato, selezionare e duplicare la prima tutina e ruotarla verso sotto.

Realizzare 2 quadrati che vanno messi uno a destra e uno in alto del quadrato principale, selezionare il tutto e cliccare Elaborazioni tracciato UNIFICA

Aggiungere una chiusura di 1,5 cm di altezza

LINK – per scaricare la fustellina e decorarla PER VEDERE IL TUTORIAL ECCO IL VIDEO: https://youtu.be/2cTrv8k0n0w

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Aggiungere in basso alla tutina 2,5 cm. Creare un semi cerchio e farlo diventare il colletto della tutina, che poi sara’ colorata.

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Jane Austen

di Thelma Aterno

mania

Quest’anno, dopo ben un anno di attesa, abbiamo organizzato il secondo raduno in chiave Austeniana nella mia città, Palermo. Come ogni anno, abbiamo organizzato delle attività per coinvolgere i nostri partecipanti, aggiungendo come sempre alcune curiosità sulla vita della scrittrice, sulla vita dell’epoca, gli usi e i costumi. è stupefacente come un periodo storico relativamente breve, possa sembrare molto distante dal nostro. La vita stessa delle donne ha subito un grande cambiamento, passando da donne recluse o quasi recluse in casa (per la stragrande maggioranza dei casi) a donne che oggi, in buona parte del mondo, possono quantomeno lavorare e decidere della propria vita. Durante la giornata, un po’ calda essendo maggio, abbiamo come sempre pranzato e gustato i piatti

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dolci e salati preparati da noi organizzatrici e dai partecipanti. Durante la giornata abbiamo organizzato anche dei piccoli giochi che venivano fatti durante le escursioni estive, e di conseguenza picnic, nelle campagne inglesi. Questi giochi erano le sciarade, in primis, anche indovinelli, o moscacieca. Quest’anno però abbiamo aggiunto una piccola chicca, grandemente apprezzata da chi ha preso parte al raduno, ovvero i balli. Il ballo era un evento sociale di grande importanza, per molteplici motivi: le ragazze potevano divertirsi, conoscere gente nuova, entrare in società e avere magari la speranza di incontrare l’uomo dei loro sogni. In più un ballo poteva spezzare la monotonia della vita di tutti i giorni, durava molte ore e si andava a dormire molto tardi. Potevano passare anche molte

settimane prima che fosse organizzato un altro ballo, per cui perderserlo poteva essere una grande delusione, in particolar modo per la gioventù. Ai balli non si andava mai da soli: vi era sempre qualcuno a fare da chaperon, che fosse la madre, o una zia, o una amica molto vicina alla famiglia. Questo avrebbe impedito alla gioventù un comportamento più dignitoso, e avrebbe consentito anche di tenere d’occhio possibili scambi di sguardi languidi o strette fugaci delle mani. Un grande ruolo poteva essere riservato dai ventagli e dal loro linguaggio segreto. Un antenato insomma, di un moderno Instagram o di un WhatsApp, dove poter civettare nel più assoluto riserbo. Le regole erano piuttosto ferree, tanto che era consigliato non ballare più di tre volte con la stessa

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persona, per evitare possibili gossip. Un’altra curiosità è che all’epoca, non sempre i balli erano pieni di uomini. Siamo nel periodo delle guerre Napoleoniche, per cui molti uomini potevano partire in guerra. Le donne quindi erano “autorizzate” a ballare fra loro, in modo da potersi comunque divertire, cosa che invece non valeva per gli uomini. La mia amica Terry ha avuto la possibilità di andare a Bath e prendere parte al Jane Austen Festival, a settembre, insieme al suo fidanzato, Roberto. Grazie alla moderna tecnologia, Terry ci avvisava delle dirette, e noi da casa seguivamo il loro itinerario. Oltre a Bath, dove hanno imparato dei balli che abbiamo poi riproposto, i miei amici hanno visitato altri luoghi tipicamente Austeniani e ovviamente, l’ultima dimora di Jane Austen.

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Durante le dirette mi balenava spesso l’idea di insegnare i balli alle persone che prendono parte ai raduni. Parlando con Terry, ho trovato una fedele alleata (perchè la nostra non è una semplice amicizia accomunata da un’unica passione!) che si è detta contentissima di darmi una mano, e così, abbiamo insegnato alcuni balli semplici che si danzavano all’epoca. Per molte persone era la prima volta che ballavano in coppia in assoluto, il che ovviamente, può causare qualche imbarazzo, o semplice paura di compiere qualche sbaglio, cadere e farsi male. Uno dei grossi problemi è sicuramente causato dagli abiti: per chi come me è un appassionato di strascichi, cadere potrebbe non essere così difficile; per questa ragione esistono tanti comodi trucchetti che possono aiutare ad

evitare facili incidenti. I balli insegnati hanno riscosso parecchio successo e reso felici tantissimi dei presenti, estasiati per aver provato, anche per semplicemente un’oretta, la stessa sensazione che poteva aver provato una fanciulla 200 anni fa, dopo aver passato una bella serata danzando. Anche quest’anno, abbiamo fatto realizzare un piccolo premio non solo per chi aveva l’abito più bello, ma che era stata maggiormente presente e attiva durante la giornata e le varie attività. La grafica del premio è stata ideata da Terry; una tazza Austeniana! Le foto sono state tante, come sempre, ho voluto immortalare quante più persone presenti e regalare loro il ricordo di questa giornata. Abbiamo cercato di insegnare anche nel modo più creativo e simpatico possibile,

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curiosità legate non soltanto all’abbigliamento, ma anche ai prodotti di bellezza usati, alle tinte per capelli, agli argomenti di cui gli uomini discutevano dopo pranzo mentre le donne erano riunite in un’altra stanza. Oggi, se ci pensiamo, non è poi così diverso. Capita spesso che magari i ragazzi si riuniscano in un gruppo, parlando di videogiochi, calcio o moto, e le ragazze poco distante parlino di qualcos’altro. Il mondo si evolve in continuazione, ma non cambia mai veramente. Noi cerchiamo sempre di far capire come tante cose che a primo impatto possano sembraci strane, fuori moda o noiose, non siano altro che gli antenati di comportamenti, mentalità o modi di fare in vigore ancora oggi, ovviamente maggiormente smussati o modernizzati. Ma la vera domanda che mi pongo sempre è la seguente: cosa penserebbe Jane Austen vedendoci tutti riuniti grazie alla sua verve letteraria?

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Creare testo neve cosmetics a pallini tutorial photoshop di Maria Notaro

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In questo tutorial ho ripreso la realizzazione del testo NEVE cosmetics, utilizzando Photoshop. Ricreando il testo a puntini.

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Apriamo Photoshop. Creiamo nuovo documento. Inseriamo come base la foto da ricreare. Scriviamo Il testo da creare il puntinismo con il colore che ci piace.

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Una volta impostato il cerchio del penello, con SHIF creare una striscia lunga on tanti puntini

Duplichiamo il livello e lo rasterizziamo. Nella Palette dei pennelli cerchiamo un pennello Tondo senza sfumature e poi lavoriamo sulla spaziatura

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Portare livello testo sopra i puntini e applicare una maschera di livello. Applicare una maschera sui puntini e cancellare tutti i puntini fuori le il testo. Applicare un’ombra interna alla scritta puntinata.

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Testo Cosmetics – Courier

PER VEDERE IL TUTORIAL ECCO IL VIDEO: https://youtu.be/1cHAkTFfvC4

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Piperille &

burrobirra “Cucinare è come amare, o ci si abbandona completamente o si rinuncia” - Harriet Van Horne di Nicoletta Froechlich

Cari lettori di aRt’s Creation vi do il BENTORNATI non solo nella lettura del magazine, ma anche nel mio piccolo angolino culinario! In questo spazio dedicato alla mia rubrica Piperille & Burrobirra voglio condividere con voi due ricette in TEMA HALLOWEEN che ho preparato, appunto, in occasione della festa.

RUSTICO A FORMA DI ZUCCA Ingredienti: 2 rotoli di pasta brisèe 250 gr patate 250 gr prosciutto cotto 250 gr provolone di Sorrento olio q.b. sale q.b. pepe q.b. Procedimento: Fate sbollentare le patate in modo che non restino crude dopo aver infornato il rustico; per lessarle potete usare il metodo classico o approfittare del metodo del microonde –> (pelare le patate, avvolgere ogni patata con un pezzo di carta forno e far cuocere alla massima potenza per 8/10 minuti. Se la patata è molto grande anche 15 minuti) Una volta pronte lasciarle intiepidire e nel frattempo tagliare a cubetti il provolone e il prosciutto. Srotolare una base di pasta brisèe e riporla in un ruoto circolare da 24/26 cm; farcire con gli ingredienti, aggiustare di sale, pepe ed olio a piacere. A questo punto srotolare l’altra base di pasta brisée, intagliarvi la faccia di una zucca e ricoprire l’altra metà; arrotolare un po’ i bordi e pigiare con la forchetta per chiuderli

bene. Spennellare il rustico con olio extravergine di oliva e infornare a 200° per almeno 10 minuti. Chiaramente la durata della cottura dipende dal forno o da quanto la preferite dorata. In foto quella preparata da me.

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34 TORTA POPCORN CON OCCHI Ingredienti: 120 gr di popcorn 100 gr burro 100 gr zucchero di canna 100 gr di miele 200 gr M&m’s con arachidi 50 gr m&m’s senza arachidi caramelle Saila alla menta cioccolato fondente q.b. Procedimento: Innanzitutto, imburrare bene uno stampo da ciambella, in seguito preparare i popcorn in padella e versarli in una ciotola capiente insieme ai due tipi di M&m’s lasciandone qualcuno per la decorazione. A questo punto, in una padella antiaderente sciogliere a fuoco lento il burro, lo zucchero di canna e il miele fino ad ottenere un composto uniforme. Versare il composto nella ciotola con i popcorn e mescolare bene con una spatola. Una volta caramellati bene i popcorn, versarli nel ruoto da ciambella e pressare bene aiutandosi con un foglio di carta forno. Lasciar raffreddare per un’ora a temperatura ambiente. Nel frattempo, preparare gli occhi: sciogliere il cioccolato fondente e aiutarsi con uno stuzzicadenti per disegnare la pupilla sulle caramelle Saila. Trascorso il tempo necessario (può stare tranquillamente più di un’ora così si assesta meglio) staccare con un coltello i bordi e servire. Ecco il risultato:

Spero vi siano piaciute queste idee per Halloween! Alla prossima ricetta! —— Per la ricetta della torta popcorn e il “metodo del microonde” si ringrazia Chiarapassion

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Creare sfondi fondere due immagini di Rosa Ingenito Livello: Facile Tempo richiesto 5/10 min

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Crea un nuovo Layer con un colore base, non troppo saturo e che ricordi il colore che vuoi avrà il tuo cielo.

Incolla tutte le immagini nel file. Lo sfondo grigio per ora sarà in basso e le altre due immagini saranno subito sopra. Abbassa un po’ l’opacità per vedere come posizionarle.

Software: Adobe Photoshop Cs6 Stock usati: Rock – Sky

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Adesso spegni l’immagine del cielo (clicca sull’occhio accanto al livello) e applica una maschera al livello della roccia in primo piano (seleziona il livello e clicca sul rettangolo con il cerchio in basso). Con la maschera attiva, cioè con il rettangolo bianco selezionato prendi lo strumento pennello e con un

pennello con una punta morbida inizia a colorare di nero tutto quello che andrà via.

Ora riaccendi il livello del cielo e imposta il metodo di fusione su sovrapponi. Vedrai riapparire anche la roccia che c’era sotto :)

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Aggiungi un po’ di nero con un pennello morbido e con una opacità bassa alla roccia in primo piano, perchè la luce viene da dietro quindi la parte frontale sarà più in ombra. Poi imposta il metodo di fusione su moltiplica. Per renderlo più omogeneo può migliorare la colorazione bilanciando i toni e la saturità. Per i principianti, questo lo vedremo più avanti :)

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Ed ecco il risultato finale!

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a’ livella di Nicoletta Froechlich A’ livella, una poesia di Antonio de Curtis in arte Totò… un testo ironico, un testo singolare, un testo dedicato alla commemorazione dei defunti. Era il 1964 quando dalla penna di Totò è fuoriuscito un cimitero grottesco, due protagonisti rigorosamente morti in contrapposizione e un modo particolare di affrontare il tema anti-nobiliare. A’ livella l’ho studiata quando ero in quinta elementare, la maestra Maria ce la fece scrivere tutta sul quaderno di italiano – un pezzo alla volta – e pian piano la imparammo a memoria. La recitavamo così bene che quasi si emozionava quando ci interrogava. E non ce l’aveva mica fatta imparare per sport o perché facevamo i monelli e scrivere tanto ci teneva a bada… no… ce l’ha fatta imparare perché, secondo me, sapeva che ci sarebbe rimasta impressa per sempre. Ora ho 27 anni e ancora la ricordo tutta per filo e per segno… e non vi nascondo che ogni tanto vado a prendere il libricino delle poesie di Totò e la leggo con piacere anticipando la strofa successiva in mente. Ma adesso basta sproloquiare, ve la mostro (con la traduzione perché è interamente in napoletano) e vi rimando al video di Totò che la recita perché, credetemi, in napoletano fa tutto un altro effetto. Vi consiglio di aprire il link del video, piazzarvi davanti il testo in napoletano e leggere insieme a Totò! E’ un’esperienza unica! Fatemi sapere se vi è piaciuta ;)

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39 Ogn’anno, il due novembre, c’è l’usanza per i defunti andare al Cimitero. Ognuno ll’adda fa’ chesta crianza; ognuno adda tené chistu penziero.

Putevano stà ‘a me quase ‘nu palmo, quando ‘o Marchese se fermaje ‘e botto, s’avota e, tomo tomo… calmo calmo, dicette a don Gennaro: “Giovanotto!

Ogn’anno puntualmente, in questo giorno, di questa triste e mesta ricorrenza, anch’io ci vado, e con i fiori adorno il loculo marmoreo ‘e zi’ Vicenza

Da voi vorrei saper, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellir, per mia vergogna, accanto a me che sono un blasonato?!

St’anno m’è capitata ‘n’avventura… dopo di aver compiuto il triste omaggio (Madonna), si ce penzo, che paura! ma po’ facette un’anema ‘e curaggio.

La casta e casta e va, si, rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la vostra salma andava, si, inumata; ma seppellita nella spazzatura!

‘O fatto è chisto, statemi a sentire: s’avvicinava ll’ora d’ ‘a chiusura: io, tomo tomo, stavo per uscire buttando un occhio a qualche sepoltura.

Ancora oltre sopportar non posso la vostra vicinanza puzzolente. Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un fosso tra i vostri pari, tra la vostra gente”.

“QUI DORME IN PACE IL NOBILE MARCHESE SIGNORE DI ROVIGO E DI BELLUNO ARDIMENTOSO EROE DI MILLE IMPRESE MORTO L’11 MAGGIO DEL ’31.”

“Signor Marchese, nun è colpa mia, i’ nun v’avesse fatto chistu tuorto; mia moglie è stata a ffa’ sta fessaria, i’ che putevo fa’ si ero muorto’?

‘O stemma cu ‘a curona ‘ncoppa a tutto… … sotto ‘na croce fatta ‘e lampadine; tre mazze ‘e rose cu ‘na lista ‘e lutto: cannele, cannelotte e sei lumine.

Si fosse vivo ve farrie cuntento, pigliasse ‘a casciulella cu ‘e qquatt’osse, e proprio mo, obbj’… ‘nd’a stu mumento mme ne trasesse dinto a n’ata fossa.”

Proprio azzeccata ‘a tomba ‘e stu signore nce steva n’ata tomba piccerella abbandunata, senza manco un fiore; pe’ segno, solamente ‘na crucella.

“E cosa aspetti, oh turpe malcreato, che 1’ira mia raggiunga 1’eccedenza? Se io non fossi stato un titolato avrei già dato piglio alla violenza!”

E ncoppa ‘a croce appena si liggeva: “ESPOSITO GENNARO NETTURBINO”. Guardannola, che ppena me faceva stu muorto senza manco nu lumino!

“Famne vedé… piglia sta violenza… ‘A verità, Marché’, mme so’ scucciato ‘e te senti; e si perdo ‘a pacienza, mme scordo ca so’ muorto e so’ mazzate!…

Questa è la vita! ‘Ncapo a me penzavo… chi ha avuto tanto e chi nun ave niente! Stu povero maronna s’aspettava ca pure all’atu munno era pezzente?

Ma chi te cride d’essere… nu ddio? Ccà dinto, ‘o vvuò capì, ca simmo eguale?… … Morto si’ tu e muorto so’ pur’io; ognuno comme a ‘n’ato è tale e qquale.”

Mentre fantasticavo stu penziero, s’era ggià fatta quase mezanotte, e i’ rummanette ‘chiuso priggiuniero, muorto ‘e paura… nnanze ‘e cannelotte.

“Lurido porco!… Come ti permetti paragonarti a me ch’ebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?”

Tutto a ‘nu tratto, che veco ‘a luntano? Ddoje ombre avvicenarse ‘a parte mia… Penzaje; stu fatto a me mme pare strano… Stongo scetato … dormo, o è fantasia?

“Tu qua’ Natale … Pasca e Ppifania!! T’ ‘o vvuo’ mettere ‘ncapo… ‘int’ ‘a cervella che staje malato ancora ‘e fantasia?… ‘A morte ‘o ssaje ched’e’…. è una livella.

Ate che’ fantasia; era ‘o Marchese: c’ ‘o tubbo, ‘a caramella e c’ ‘o pastrano; chill’ato appriesso’ a isso un brutto arnese: tutto fetente e cu ‘na scopa mmano.

‘Nu rre, ‘nu maggistrato, ‘nu grand’ommo, trasenno stu canciello ha fatt’ ‘o punto c’ha perzo tutto, ‘a vita e pure ‘o nomme tu nun t’he fatto ancora chistu cunto?

E chillo certamente è don Gennaro… ‘o muorto puveriello… ‘o scupatore. ‘Int’ a stu fatto i’ nun ce veco chiaro: so’ muorte e se retireno a chest’ora?

Perciò, stamme a ssenti… nun fa’ ‘o restivo, suppuorteme vicino – che te ‘mporta? Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: nuje simmo serie… appartenimmo â morte!”

n 13: art’s creation

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40 Traduzione: “Ogni anno, il 2 Novembre, si usa andare al cimitero per i defunti. Ognuno deve avere questa gentilezza; ognuno deve avere questo pensiero. Ogni anno, puntualmente, in questo giorno di questa triste e mesta ricorrenza, anche io ci vado e con dei fiori adorno il loculo di marmo di zia Vincenza. Quest’anno mi è capitata un’avventura… dopo aver compiuto il mio triste omaggio. (Madonna) se ci penso che paura! ma poi mi diedi anima e coraggio. Il fatto è questo, statemi a sentire: si avvicinava l’ora di chiusura: io piano piano, stavo per uscire buttando un occhio a qualche sepoltura. Qui dorme in pace il nobile marchese signore di Rovigo e di Belluno ardimentoso eroe di mille imprese morto l’11 Maggio del ’31 Lo stemma con la corona sopra a tutto… sotto una croce fatta di lampadine; tre mazzi di rose con una la scritta del lutto: candele, lanterne e sei lumini. Proprio accanto alla tomba di questo signore, c’era un’altra tomba, piccolina, abbandonata, senza nemmeno un fiore; per segno, solamente una piccola croce. E sopra la croce si leggeva appena: “Esposito Gennaro – netturbino”: guardandola, che pena mi faceva questo morto senza nemmeno un lumino! Questa è la vita! nella mia testa pensavo… chi ha avuto tanto e chi non ha niente! Questo povero uomo poteva mai aspettarsi di essere pezzente anche all’altro mondo? Mentre fantasticavo su questo pensiero, si era fatta quasi mezzanotte, e rimasi chiuso prigioniero morto di paura… davanti alle candele. Tutto ad un tratto, cosa vedo da lontano? Due ombre avvicinarsi dalla mia parte. Pensai: questo fatto mi sembra strano… Sono sveglio… dormo, o è fantasia? Altro che fantasia; Era il Marchese: con la tuba, la caramella e il pastrano; quell’altro dietro di lui un brutto arnese, tutto puzzolente e con una scopa in mano. E quello certamente è don Gennaro… il morto poverello… il netturbino. In questo fatto io non ci vedo

n 13: art’s creation

chiaro: sono morti e tornano a quest’ora? Potevano stare da me a quasi un palmo, quando il Marchese si ferma di botto e si gira piano piano… calmo calmo, disse a don Gennaro. “Giovanotto! Da voi vorrei sapere, vile carogna, con quale ardire e come avete osato di farvi seppellire, per la mia vergogna, accanto a me che sono nobile!La casta è casta e va rispettata, ma voi perdeste il senso e la misura; la Vostra salma andava sì tumulata; ma seppellita nella spazzatura! Non posso sopportare ancora oltre la vostra vicinanza puzzolente, è il caso quindi, che cerchiate una fossa tra i vostri pari, tra la vostra gente”. “Signor Marchese non è colpa mia, io non vi ho fatto questo torto; è stata mia moglie a commettere questa sciocchezza, io che potevo fare se ero morto? Se fossi vivo vi accontenterei, prenderei la cassa con dentro le quattro ossa e proprio adesso, in questo istante, entrerei in un’altra fossa”. “E cosa aspetti sporco maleducato, che la mia ira raggiunga l’eccedenza? Se non fossi stato un titolato avrei già dato piglio alla violenza!” “Fammi vedere… prendi questa violenza… La verità Marchese, mi sono stufato di ascoltarti; se perdo la pazienza mi dimentico di essere morto e sono botte! Ma chi ti credi di essere… un dio? Qui dentro, lo vuoi capire, che siamo uguali? Morto sei tu e morto sono anche io; ognuno così come è nato è tale e quale all’altro”. “Lurido porco!… Come ti permetti di paragonarti a me, che ebbi natali illustri, nobilissimi e perfetti, da fare invidia a Principi Reali?”. “Ma quale Natale, Pasqua ed Epifania!!! Te lo vuoi mettere in testa, nel cervello, che sei ancora malato di fantasia? La morte sai cos2è? E’ una livella. Un re, un magistrato, un grand’uomo, passando questo cancello, ha fatto il punto che ha perso tutto, la vita e pure il nome: tu questo conto non lo hai ancora fatto? Perciò stammi a sentire… non fare il restìo, sopportami vicino – che te ne importa? Queste pagliacciate le fanno solo i vivi: noi siamo seri… apparteniamo alla morte!”

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D uan n a M u t h ai r i n

di Thelma Aterno

coinvolta negli intrighi dei clan scozzesi contro gli inglesi e deciderà di restare, per tentare di salvare le persone che ha imparato ad amare nel passato, sapendo benissimo che rischiano di perire e sapendo benissimo che verranno sconfitti dagli inglesi.

Faccio una necessaria premessa: sono una fan della saga letteraria e telefilmica di “Outlander”, che di recente ha avuto un successo mondiale. La storia mi aveva affascinata, essendo anche stata in Scozia e avendo amato questo paese e la sua storia, per cui ho pensato che sarebbe stato divertente portare un po’ di Scozia in Sicilia. Per chi non lo sapesse, la storia narra di una infermiera, Claire Beauchamp, in Scozia per la sua tardiva luna di miele con il marito, Frank Randall. Frank è uno storico, e racconta molto a Claire della storia scozzese. Lei è una infermiera, ha servito nella seconda guerra mondiale e gira contenta con il marito. Un giorno, avventuratasi da sola a raccogliere fiori, sente delle voci, quasi dei tamburi di guerra attorno a se’. Queste “voci” provengono da un cerchio di pietre poco distanti da lei, dove qualche giorno prima, le donne del villaggio avevano celebrato Samhain, ovvero quello che noi oggi conosciamo come Halloween. Una volta toccate le pietre incuriosita, Claire si risveglia nel passato. Da lì sarà un continuo sopravvivere nel disperato tentativo di tornare nel suo presente, ma suo malgrado, si ritrova

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Una settimana dopo il raduno Austeniano quindi, ci siamo questa volta trasferiti nel Settecento francese, indossando Kilt e corsetti. Il raduno ha avuto caratteristiche tipiche dei nostri precedenti incontri. Tra le attività che ho pensato di fare durante la giornata, ho anche tenuto una lezione di Gaelico Scozzese; per farlo ho studiato circa un paio di mesi, la sera, utilizzando i miei libri di gaelico e gli audio, ripetendo fino allo sfinimento per essere sicura di pronunciare correttamente le parole. Ho scelto quindi dei dialoghi semplici, di quelli che si imparano a scuola quando si inizia lo studio di una lingua straniera. “Come va? Come ti chiami? Io mi chiamo..” e così via. Il che, descritto a parole, potrebbe anche essere facile, ma nel caso del gaelico, non è così. Abbiamo poi esplorato la storia scozzese, la caduta dei clan e il divieto imposto dagli inglesi di non indossare più il kilt dopo la loro sconfitta. Questo raduno ha avuto ancora qualcosa di diverso dagli altri; abbiamo voluto impostarlo come un raduno scozzese, ovvero, quei raduni che si tengono ancora oggi in Scozia. Per spiegarla brevemente, i clan si riuniscono, ognuno chiamando il proprio clan, inneggiandolo. La giornata si passa mangiando, bevendo e facendo prove di forza. Ovviamente, non potevamo esimerci dal fare qualcosa di diverso, no? Abbiamo mangiato, bevuto, esplorato la storia. Adesso toccava alle prove di forza. Prima però, abbiamo voluto insegnare due balli in voga nel ‘700, e anche in parte dell’800. Il primo era un classico ballo rococò: i balli di questo periodo non puntano al divertimento dei ballerini, ma alla semplice estetica. Ogni passo, ogni movimento (anche quello delle mani)

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è mirato alla ricerca del bello. Per questa ragione possono apparire ad un occhio moderno, piuttosto noiosi. Il ballo era però di gruppo, e bisognava comunque coordinarsi per evitare di scontrarsi. Il secondo ballo insegnato era invece un reel. I reel divennero parecchio di moda nelle classi sociali più “basse”, in quanto era un ballo prettamente campagnolo. Difficilmente avremmo visto un reel venir ballato da un nobile, o dagli appartenenti di ceti sociali più alti, a meno che non fosse in un ambiente composto da pochi intimi. Questo perchè il reel prevede di essere danzato nel modo più rumoroso e divertente possibile. Si battono le mani, si salta, si urla e si ride. Molto diverso dai silenziosi e composti balli settecenteschi!

n 13: art’s creation

In Scozia questo ballo era molto famoso, perchè appunto è una danza country tipica, anche irlandese. Il reel riflette a mio parere, in pieno lo spirito di questo popolo. Se avete letto Orgoglio e Pregiudizio, ricorderete appunto Elizabeth dire a Darcy di quanto volesse ballare un reel, e che lui l’avrebbe sicuramente disprezzata per questo, essendo non esattamente, quel che si definisce un ballo elegante. Il reel comporta di restare senza fiato, ridere fino alle lacrime e tenersi su le gonne per evitare di inciampare. Dopo aver perso infatti, i polmoni, un po’ di reni e decisamente, tutto il fiato che avevamo, abbiamo iniziato le prove di forza. Essendo che in Scozia, le prove di forza prevedono cose tipo “lancio dei tronchi”, e volendo

evitare la definitiva dipartita dei miei associati, ho optato per prove di forza e resistenza più fattibili. Ricordate le gare scolastiche alle elementari? Quando ci facevano saltare su una gamba, dentro i sacchi, o con le gambe legate ad un compagno? Immaginate ora persone adulte, tra i 20 e i 40 anni, saltellare come matti in una villa pubblica piene di famiglie decisamente incuriosite e divertite da ciò che vedevano... direi che è stata la degna conclusione di una giornata calda, divertente e con uno spirito decisamente goliardico. La coppia che ha vinto queste gare ha avuto in dono una spilla per kilt realizzato dalla mia cara amica Valentina, artigiana. Il nostro amico Giuseppe ha offerto a tutte le dame presenti una rosa bianca da appuntare agli abiti, essendo

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43 la rosa il simbolo di Prince Bonnie Charlie, ovvero colui che sperava di scacciare via gli inglesi, protagonista di una rocambolesca fuga dal campo di battaglia prima, e per la Francia dopo. Ancora oggi vi sono ballate dedicate a questo ingenuo personaggio storico che, senza una vera e propria preparazione militare portò alla quasi totale distruzione dei clan scozzesi. Oggi la Scozia è una meta ambita dai turisti, anche grazie alla fama del libro. Vengono organizzati veri e propri tour per visitare i posti nominati nei libri, dove i nostri beniamini hanno vissuto o combattuto.

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Pare che il governo scozzese voglia però mettere un piccolo stop “all’invasione” di turisti, specialmente in zone protette o comunque più a rischio, per evitarne la distruzione. I libri di Outlander sono scritti da Diana Galbadon e tradotti quasi tutti in italiano. Io ne ho letti un bel po’, ma mi sono fermata per evitare di rovinarmi del tutto la sorpresa. Ma se volete vivere un’avventura al di fuori del tempo, ve li consiglio.

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IL NATALE DEI 100 ALBERI D’AUTORE di Nicoletta Froechlich

Il Natale dei 100 alberi d’autore, ideato da Sergio Valente, è ormai una mostra immancabile del periodo natalizio. L’originalità dell’evento l’ha reso celebre in tutto il mondo grazie agli alberi d’autore che rappresentano vere e proprie opere d’arte. Dopo il successo di Roma e Milano, la città che ospiterà la XXIV Edizione de il Natale dei 100 alberi d’autore è Napoli; il tutto in una location senza tempo: il teatro San Carlo. La Sala degli Specchi del famoso e antico teatro partenopeo accoglierà la mostra dei 100 alberi d’autore dal 5 all’8 dicembre 2017. Il gala di apertura del cinque sera sarà riservato ai partecipanti con invito e la manifestazione sarà inaugurata da Tosca D’Aquino. Parteciperanno al gala anche il sindaco De Magistris, la giornalista di moda Cinzia Malvini e il conduttore radiofonico Gianni Simioli. Dopo la serata d’apertura, le opere rimarranno in mostra dal 6 dicembre fino al giorno dell’Immacolata al fine di continuare la raccolta fondi e permettere al grande pubblico di visitarla. L’ingresso è gratuito. Tra gli autori ci saranno famosi stilisti, protagonisti del design e dello spettacolo e i fondi che verranno raccolti dalla vendita degli alberi d’autore verranno devoluti alla Fondazione Santobono-Pausillipon ONLUS di Napoli con cui l’ospedale Santobono potrà finanziare il progetto Un Giardino Incantato per il Santobono. Per ulteriori informazioni, consultate il sito ufficiale. n 13: art’s creation

Accademia di costume e moda ott - nov - dic 2017


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merry tvseriexmas di Thelma Aterno

Tu scendi dalle stelle! O Fierobeeeecco! E il Natale si sta avvicinando! Se fino a qualche anno fa diventavo verde e tentavo di rubare il Natale, ora invece mi sono convertita alle gioie di questo periodo. In realtà non faccio nulla di eclatante. Studio, recupero serie tv, e penso a cucinare dolci. Nel mio repertorio annovero canzoni imbarazzanti, programmo da anni l’acquisto di capi altrettanto immettibili, come i maglioni con la pancia finta di Babbo Natale, pantaloni con le renne, pupazzi di neve stampati in 3D, che tuttavia non trovo in Italia. Mi sa che urgerà una scorta al più presto. E quindi, di cosa parlerò in questo articolo? Delle serie tv. Ma non sarà un semplice articolo. Più un grido muto di aiuto per tutti coloro che temono le vacanze di Natale, essendo il periodo di pausa che dura un mese, o anche più per alcune serie.

un segnale tipico, ma questa è la norma. E non vi lasciate abbattere dagli sguardi perplessi di chi invece, un telefilm non l’ha visto mai. Ma che vita è? Ma in questo particolare periodo dell’anno, cosa pensa veramente un telefilm addicted? I vostri telefilm sono in pausa natalizia. Che si fa? Sicuramente andare a giocare a carte da vostra zia Gianpina non è esattamente il massimo della vita, per cui potrete fare una sola cosa. Anzi, forse due.

Insomma, un articolo sull’essere un, o una, Telefilm Addicted. Prima di tutto, quali sono i segni tipici di un telefilm addicted durante i periodi normali? Ogni qualvolta qualcuno pronuncia la frase “non ci sono più le mezze stagioni”, voi penserete ai mid season, e ribattete confusi che non è vero. Esistono, e generalemente ti fanno sclerare. I giorni della settimana li usate come promemoria delle puntate che devono uscire. Lunedì: Castle. Venerdì, Grimm. Etc etc. Oserei dire che pronunciare battute tratte dai telefilm sarebbe

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(Fare un albero a tema telefilmico non è contemplato tra le opzioni. Non se vivete ancora in famiglia.) Incominciare quel famoso telefilm che la tua amica ti aveva suggerito tanto tempo fa, sparandoti due, tre puntate per essere sicura che il telefilm sia effettivamente per te. Oppure le prime tre stagioni, dipende.

Nei peggiori dei casi, sfogli Netflix, fai zapping su Sky, inventi tu una web serie, coinvolgendo anche la vicina e il tuo portiere come special guest. Non tutti possono avere Stephen Amell e i suoi addominali gratta parmigiano Temi e ami questo periodo perchè sai perfettamente che ci saranno gli special natalizi, che probabilmente ti lasceranno in un angolo a piangere, dondolandoti come l’elfo Dobby prima di punirsi. I tuoi parenti, probabilmente radunati a spazzolare panettone e pandoro, ti fisseranno in preda all’ansia chiedendosi se lo zucchero nel pandoro fosse davvero zucchero. Non puoi spiegare loro la verità. Meglio far credere che tu abbia deciso di sniffarlo, lo zucchero, che dire loro che lo special natalizio del tuo cuore sia una sorte di concentrato del “Canto di Natale di Topolino”, dove la BBC, l’ABC, HBO, e così via, altro non sono che Ebenezer Scrooge versione telefilmica. E tu sei il piccolo Tim (non ho ancora superato il trauma, mille grazie Disney!) E poi ci sono loro, i regali. Chi vi conosce sa bene che vendereste le mutande per avere quella determinata collezione nella vostra libreria. Di monete? No, di telefilm. E che importa se non li vedrete subito? Sapete che è lì che quando volete potrete vederlo ancora, ancora e ancora. Ma diciamolo; raramente i parenti sanno cosa regalarti e spesso sbagliano. E sicuramente, non

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troverai mai un Jamie Fraser debitamente impacchettato sotto l’albero, né una Emilia Clarke che ti sussurra “Dracarys” dopo averla spacchettata e ringraziato i vostri zii per cotale regalo. Stringete i denti, amici. Un giorno avrò il mio dannato scozzese.

L’addicted arriverà dunque a tenere un diario. Con un tono del tipo: >Primo giorno della mia disintossicazione. Mia madre insiste nell’andare a casa dei miei cugini. Come le dico che segretamente ho iniziato quel nuovo telefilm? Insomma sono alla 2×15... come faccio a interrompere?”

a mormorare cose come “To the outside world, I’m an ordinary forensic scientist, but secretly, I use my speed to fight crime and find others like me. And one day, I will find who killed my mother, and get justice for my father. I AM THE FLASH!” cercando di imitare l’accento di Grant Gustin e le sue vocali aperte. Ma non ci riesco. Oggi chiedevo a mio padre se avesse qualche sospetto su chi potesse essere Zoom nella Terra 2. Confuso, ha indicato la macchina fotografica, dicendomi che lì lo zoom esisteva sicuramente. Poi ha borbottato qualcosa. Ma io ero già su Tumblr e Twitter per confrontare le teorie” Venticinquesimo giorno. Siamo quasi alla fine. Vedo una luce. Non sto morendo.. è la sigla che parte. Si, ecco.. sento le voci. Sono loro. Oliver. Barry. Castle. Mindy. My precious. è solo un rewatch. Ma devo.”

Quinto giorno. Le cose non vanno meglio. Fa freddo, come se fossimo sulla Barriera. Quando borbotto qualcosa sugli “Estranei”, mia madre alza gli occhi al cielo. Lei non sa niente. Winter is coming.” Decimo giorno. Sento delle voci attraverso una parete. O meglio, attraverso una crepa nella parete. Ho provato ad agitare il mio cacciavite sonico e non è successo nulla. DOTTORE DOVE SEI?” Sedicesimo giorno. Mi sono avvicinata di soppiatto da mio fratello sussurrando “I Lannister ti mandano i loro saluti.” Lui ha reagito mormorandomi all’orecchio “Heil Hydra” Ventesimo giorno. Mi agito appena nel mio letto. Continuo

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Sì. Iniziare nuovi telefilm, intrecciando relazioni sentimentali con i personaggi e creare nuove OTP: di loro e te, di loro e loro, creare nuove ship, piangere sui fanvideo, scrivere quotes sui nuovi tf preferiti, continuare a sclerare per David Tennant in Jessica Jones, chiederti a cosa serva Laurel in Arrow, benedire telefilm a tema storico come Vikings e The Last Kingdom per la quantità di rudi vichinghi, perfezionare il tuo “Son of a Bitch” in pure stile Dean Winchester, imitare Rumpelstiltskin e il suo “Magic Always comes with a Price” quando un amico vi chiede un favore. E credo sia tutto.

Forse. Tanti auguri di buone feste a tutti, dolci bambini dell’Estate. Arrivati quindi stremati, sfiniti psicologicamente, riprenderete la vostra vita telefilmica con regolarità. >Il cibo ha di nuovo il suo sapore. Il sonno torna regolare. (A meno che non facciate recupero di notte). Insomma, vi sentirete liberi come Frodo dopo aver distrutto l’unico anello. E di tornare a mangiare le peggiori schifezze mai create da mente umana. Programmi per il 2018?

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Natale

nell’arte di Rosa Ingenito Il Natale è tra le ricorrenze più festeggiate al mondo, ha ispirato molti artisti nel corso dei secoli, non solo in pittura o scultura, ma anche nella cinematografia, nelle opere teatrali, in musica. Un’arte che ha lo scopo di diffondere lo spirito di gioia e solidarietà che resta sempre attuale anche andando oltre il significato religioso. Oggi vi propongo una selezione di diverse opere d’arte create per raccontare la magia del Natale, ne potrei citare tantissime ma ho cercato di presentarvi quelli più diversi tra loro

Il “miracolo” del Natale è quello che più ricorre come tema principale nelle diverse opere artistiche. Molte delle storie ed opere sono ormai diventate parte della tradizione natalizia,

Schiaccianoci | Balletto nazionale russo, Verona

Versiona autografa di Stille Nacht | Fonte: http://www.stillenacht.at

ma che lasciano tutti lo stesso spirito di gioia e amore.

n 13: art’s creation

tutti sanno intonare Silent Night, va considerata anch’essa un opera d’arte, Stille Nacht in origine, austriaca, tradotta in ben centoquaranta lingue. E chi non conosce lo Shiaccianoci? Anche se le opere teatrali non sono ormai molto “di moda”, oggi così si direbbe, il sogno di Cajkovslij è noto a tutti e ha avuto diverse rivisitazioni più o meno moderne. “Lo Schiaccianoci” narra la storia di una giovane russa, Clara, che la sera della vigilia di Natale riceve uno schiaccianoci a forma di soldatino. La notte di Natale Clara si addormenta e sogna che lo schiaccianoci si trasforma in principe

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e la porta con sé in un castello magico. Ma dopo balli incantati, il sogno svanisce e Clara si risveglia stringendo lo Schiaccianoci tra le braccia. Ma più di tutte, la storia che è stata usata, riusata, reinterpretata ed è sempre attuale è il Canto di Natale di Charles Dickens, che tra l’altro è anche una delle mie preferite. “Un Canto di Natale” è uno tra i più grandi capolavori di Dickens, pubblicato il 17 dicembre 1843, è un romanzo breve che narra la storia di Ebenezer Scrooge, spietato ed egoista uomo d’affari, la sua quotidianità scorre arida e indifferente al mondo che lo circonda.

«Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L’estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c’era vento più aspro di lui, non c’era neve che cadesse più fitta, non c’era pioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L’acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da più di lui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scrooge no, mai.» Non ama neanche la vigilia di Natale perché sottrae tempo al lavoro, rifiuta di donare qualcosa per i poveri e trattiene fino a tardi il suo impiegato, sfruttato e pagato miseramente, è scortese anche con il nipote che lo invita per il pranzo di Natale ma che non riesce a fargli comprendere l’importanza di tale giorno.

«Se potessi fare a modo mio, ogni idiota che se ne va attorno con cotesto “allegro Natale” in bocca, avrebbe a esser bollito nella propria pentola e sotterrato con uno stecco di agrifoglio nel cuore. Sì, proprio!»

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La sera della vigilia di Natale s’imbatte nello spirito del suo defunto socio, che lo invita a rivedere la propria vita e a porvi rimedio prima che sia troppo tardi e gli annuncia l’arrivo di tre spettri che rappresentano il Passato, il Presente e il Futuro.

Canto di Natale | Illustrazione

Lo Spirito del Passato lo rimanda indietro ai tristi e solitari momenti della sua infanzia, ma anche ai gesti di solidarietà ricevuti e Scrooge comincia a capire di aver bruciato la sua vita rinunciando ai suoi affetti per la brama di denaro. Il secondo spettro, lo Spirito del Presente, gli mostra l’allegria della gente che si prepara al Natale, il tepore delle famiglie che, anche se povere, vivono con intensità quel momento. Infine gli appare lo Spirito del Futuro che gli mostra quel che succede dopo la morte di una persona ricca che non ha mai condiviso nulla con gli altri. Ormai Scrooge, consapevole di aver sprecato la sua vita, prova un forte pentimento per gli errori commessi in passato e cerca di dare un senso più profondo a quel che gli resta da vivere. Non è mai troppo tardi per ravvedersi e il giorno di Natale diventerà un giorno importante anche per un uomo come lui, ridisegna la propria vita, elargisce doni, sorrisi e auguri anche a persone sconosciute. Il giorno di Natale è arrivato e Scrooge

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prova un’emozione immensa per la prima volta in vita sua.

«Andò in chiesa, passeggiò per le vie, guardò alla gente che andava su e giù, carezzò i bambini sul capo, interrogò i mendicanti, spiò nelle cucine, alzò gli occhi alle finestre, e trovò che ogni cosa gli potea far piacere. Non avea sognato mai che una passeggiata o altra cosa qualunque gli potesse dare tanta felicità. Verso sera, si avviò alla casa del nipote.»

Il romanzo diffonde certamente quel messaggio di amore e rispetto per gli altri e l’opera di Dickens è estremamente attuale ancora oggi, ognuno nasconde un po’ di Scrooge dentro di se. Chi coglie nel racconto di Dickens il solito buonismo effimero del periodo natalizio, non ha compreso lo spirito del romanzo e la promessa di Scrooge, che non si limita a quella data ma si estende a quel che gli rimane da vivere.

«Pensate alle gioie presenti – ognuno ne ha molte – non alle disgrazie passate – tutti ne hanno qualcuna. Riempite di nuovo il bicchiere con volto radioso e cuore pago. Mi ci gioco la testa che il vostro sarà un Natale allegro e un anno nuovo felice.»

L’opera di Clement Moore invece ha introdotto nella tradizione natalizia una nuova figura, un anziano signore noto come Santa Claus. Il nome cambia nelle diverse parti del mondo, ma gli elementi e i tratti riconoscibili di quell’uomo così buono e magico che in una notte porta doni a tutti i bambini del mondo sono sempre gli stessi, quasi vien da pensare che sia vero. Cos’altro esiste allo stesso modo in tutto il mondo? :) Tutte queste icone e tradizioni natalizie sono state riadattate man mano nel tempo e oggi vengono riprodotte in film e anche le serie tv

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non sono da meno, c’è uno speciale natalizio in quasi tutti i telefilm; c’è chi ha cercato di riportare i classici in vita dandogli nuova luce, chi ha raccontato del miracolo, chi parla del buon cuore degli uomini e chi ha pensato addirittura di rubare il Natale. Ma la cosa che ha ispirato di più nei secoli è stata la scena della Natività di Gesù, è uno dei temi maggiori di tutta l’arte cristiana fin dalle origini. Molti artisti hanno parlato del Natale agli uomini di ogni tempo, spesso nelle loro opere troviamo non solo l’unico evento, ad esempio la nascita di Gesù, ma vi è una sorta di analisi e sintesi di diversi eventi che letti insieme lasciano un messaggio più ampio a chi si pone di fronte all’opera. Cercherò in questo percorso di analizzare qualche opera dedicata al Natale cercando di soffermarmi sulle meno note, pur sapendo di non poter parlare in questa unica sede della vastità della produzione Santa Claus di Moore | Illustrazione di Thomas Nast artistica in materia. Una delle natività più singolari e forse anche meno conosciuta è quella di De La Tour. Una delle più suggestive, nel buio ad un tratto, uno squarcio di luce che ci lascia vedere il Mistero. La composizione è molto semplice, due donne, sedute nella penombra, riempiono per intero lo spazio scenico; al centro sta la madre che tiene in grembo il bambino addormentato, sollevandolo leggermente e semplicemente lo guarda. Le dita toccano dolcemente il corpo del figlio come per custodirlo e mostrarlo al mondo allo stesso tempo. Il bambino è completamente avvolto in fasce ed ha un viso sereno e luminoso. Accanto alla madre con il bimbo, c’è una donna, dipinta di profilo, che regge con una mano la candela, e con l’altra protegge la fiamma così da non disturbare l’osservatore con il bagliore della luce. Questo espediente luminoso permette di orientare lo sguardo naturalmente sul bambino. Sembra quasi che sia egli stesso sorgente di luce per quanti lo circondano, tale è la luminosità del suo viso. Quel bambino che emanava luce è rappresentato anche

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nell’adorazione dei pastori del Correggio, nel dipinto La Notte. Qui la luce è quella divina, quella della verità, la verità che si oppone alla mancanza di verità, la luce che si oppone al buio dell’assenza di vita. Ed è per questo che molti pittori hanno riprodotto la venuta del Signore sulla terra nella luce. Molti altri simboli raffigurati anche se non presenti esplicitamente nel Vangelo sono diventati poi parte della tradizione artistica. Come ad esempio il bue e l’asinello, presenti per scaldare Gesù Bambino all’interno della grotta, in realtà sono presenze simboliche e stanno a rappresentare il popolo ebreo e quello pagano in riferimento ad un passo della profezia di Isaia, ma nessun Vangelo riporta la presenza di animali nella grotta. La presenza dei Magi invece è un omaggio alla venuta della Luce che Gesù rappresenta. Essi giungono infatti seguendo una Stella; diverse sono le ipotesi sul significato e l’origine di questo corpo celeste.

Correggio “La Notte” (1525-30) Dresda

La scena della Natività comunque verrà descritta in modi che diverranno, pur con qualche variazione, delle costanti nei secoli: Maria, distesa o affianco al Bambino nella grotta, Gesù, in fasce all’interno di una mangiatoia,

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Georges De La Tour “Il neonato” (1648 ca) Rennes, Musées des beaux-arts

Giuseppe, rappresentato come un vecchio, mai veramente protagonista della scena ma sempre un po’ in disparte ed assorto nei suoi pensieri, gli Angeli, quali messaggeri della lieta notizia. La natività di Botticelli invece è molto più “solenne” racconta con attenzione gli episodi biblici. Botticelli offre un’elaborata rilettura della scena della Natività, offrendo un’originale interpretazione mistica. Adotta tra l’altro un “iconografia mista” grottacapanna, dipingendo così una caverna dotata di un’elegante tettoia. Diversi angeli, sospesi a metà tra la terra e la cupola dorata, danzano in cerchio, con corone e rami di ulivo, simboli di regalità e di pace. Accanto alla tettoia, alcuni angeli indicano Gesù bambino ai Magi, sulla sinistra, appena riconoscibili dalle corone, e ai pastori, sulla destra. Al centro, la famiglia, Giuseppe dorme accovacciato, mentre Maria veglia sul bambino che è rivolto alla madre e in gran movimento. Dovunque ci sono

richiami all’ulivo, simbolo della pace celeste portata dal Salvatore. Altri simboli nascosti nel dipinto sono i colori. I tre angeli sul tetto, come quelli in basso sul prato, indossano i colori delle virtù teologali: il bianco della fede,

Sandro Botticelli “Natività mistica” (1501) Londra, National Gallery

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il verde della speranza e il rosso della carità, a significare che l’Incarnazione ne è la loro sintesi compiuta. Anche la rappresentazione dell’adorazione dei Magi divenne con il tempo un tema più complesso. Col passare dei secoli i Magi cominciarono ad avere caratteristiche precise e ad impersonare con i loro diversi colori i tre continenti conosciuti, Asia, Africa ed Europa. I loro doni, oro, incenso e mirra si riferiranno alla natura triplice del Cristo, un Cristo che è Re e va onorato con l’oro, un Cristo che è Dio, cui si deve l’incenso e infine un Cristo Uomo cui si deve offrire la mirra.

Albrecht Durer “Adorazione dei Magi (1504) Uffizi Firenze

Il pittore fiammingo, Bruegel, invece ci presenta nel dipinto Censimento di Betlemme, un’originale interpretazione “interculturale” potremmo dire, di uno degli episodi che precedono di poco l’evento della nascita di Gesù, ovvero il censimento. Il paesaggio raffigurato dal pittore è del tutto diverso da quello del medioriente e della trazione cristiana, ha caratteri e clima tipicamente nordici. La scena non ha un fulcro immediatamente percepibile e difficilmente si individua la sacra famiglia. Dopo uno sguardo all’intero paesaggio e ai tanti dettagli riusciamo a spostare la nostra

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attenzione su una giovane donna su un asino in primo piano, Maria si sta recando, guidata da Giuseppe al piccolo ufficio del censimento, pieno di gente anche fuori dalla porta. Intorno a loro, altre famiglie, attraversano il fiume gelato per andare a farsi registrare, mentre nel villaggio si svolge la consueta attività di tutti i giorni. Il pittore descrive minuziosamente la difficile vita contadina del suo contesto, racconta la storia delle famiglie contadine, delle attività invernali, sullo sfondo si notano alcune case ridotte a ruderi, a sottolineare la povertà del contesto. Ma oltre a questo sguardo malinconico, il pittore aggiunge anche una nota di allegria, sulla strada alcuni bambini scivolano sul fiume gelato, su slitte improvvisate. Questa scena più che mostrare indifferenza verso l’imminente nascita di Gesù, ne evoca l’inconsapevolezza, il pittore qui non parla del miracolo, ma ci vuole Pieter Bruegel Il Vecchio “Censimento di Betlemme” ( illustrare le difficoltà di tanta povera gente del suo tempo, commisurandola con quella vissuta dalla santa famiglia. Tra le opere invece più collegate al Natale ci sono sicuramente gli affreschi di Giotto, che ha raccontato diversi eventi legati all’arrivo di Gesù, analizzeremo la fuga in Egitto. L’artista ci presenta un paesaggio arido e inospitale, la strada è rocciosa e con pochi alberelli, in questo modo rappresenta il deserto che sta attraversando la santa famiglia. Un angelo in cielo indica la strada per tornare in Palestina, dopo il forzato soggiorno in Egitto. A guidare è Giuseppe, con capelli e barba bianchi, cammina sicuro, teneramente rivolto verso Maria e Gesù. L’asino con Maria e Gesù avanza con passo lento ma deciso. Altre persone partecipano al viaggio, forse per proteggere il Salvatore da possibili rischi o semplicemente per condividerne il viaggio. Concludo con un’opera più moderna, il film di Frank Capra del 1946, “La vita è meravigliosa” che racconta la storia di un uomo che in un momento di cupa

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nell’adorazione dei pastori del Correggio, nel dipinto La Notte. Qui la luce è quella divina, quella della verità, la verità che si oppone alla mancanza di verità, la luce che si oppone al buio dell’assenza di vita. Ed è per questo che molti pittori hanno riprodotto la venuta del Signore sulla terra nella luce. Molti altri simboli raffigurati anche se non presenti esplicitamente nel Vangelo sono diventati poi parte della tradizione artistica. Come ad esempio il bue e l’asinello, presenti per scaldare Gesù Bambino all’interno della grotta, in realtà sono presenze simboliche e stanno a rappresentare il popolo ebreo e quello pagano in riferimento ad un passo della profezia di Isaia, ma nessun Vangelo riporta la presenza di animali nella grotta. La presenza dei Magi invece è un omaggio alla venuta della Luce che Gesù rappresenta. Essi giungono infatti seguendo una Stella; diverse sono le ipotesi sul significato e l’origine di questo corpo celeste.

disperazione vuole suicidarsi, ma un angelo, nelle vesti di un vecchietto riesce a fargli ricordare tutto ciò che di bello era riuscito a costruire nella sua vita e di come sarebbe stato il mondo se lui non fosse mai nato. Spero che questo mio percorso tra diversi generi e mondi artistici vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito e guarderete queste opere con occhi nuovi. Buon Natale a tutti voi.

(1566) Bruxelles, Musée Royaux des beaux-arts

Giotto “Fuga in Egitto” (1304-1306) Padova, Cappella degli Scrovegni

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Frank Capra, “La vita è meravigliosa (1946)

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di Nicoletta Froechlich

un natale

al muse

Partiamo dal Nord! A Milano vi aspettano: Palazzo Reale; Palazzo Marino dove potrete visitare la Sala Alessi con la Madonna Estérhazy di Raffaello; Palazzo della Ragione; il Museo del Novecento; la GAM (Galleria d’Arte Moderna); e il Museo di Storia Naturale per una passeggiata con i bambini.

Spostiamoci a Torino, in cui saranno aperti al pubblico: il Museo Nazionale del Cinema; Palazzo Chiablese, che ospita attualmente la mostra “Miró! Sogno e Colore”.

Palazzo Reale di Milano

Museo del Cinema di Torino

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eo!

Come trascorrerete le vacanze di Natale? Sorseggiando cioccolata calda davanti al camino, abboffandovi di cibo che la nonna sforna ogni mezz’ora, facendo maratone di serie TV da recuperare, facendo visita ai parenti tutti oppure diventando turisti della vostra città? Beh, se avete intenzione di girare qui e lì e avete timore di non trovare nessuno aperto il giorno di Natale, vi dico subito che in alcune città d’Italia i musei non saranno affatto Grinchosi! Infatti, il 25 dicembre 2017 saranno svariati i musei aperti al pubblico. Non ci sono musei da visitare nella tua città? E allora mettiti in macchina, in treno, in aereo e corri a scoprire le bellezze che possediamo nel Bel Paese.

Scendiamo verso Firenze, la patria della famiglia de’ Medici, che vedrà aperti: gli Uffizi; la Galleria dell’Accademia; Palazzo Strozzi; Palazzo Medici Riccardi, dove si potrà ammirare un ciclo di affreschi di Benozzo Gozzoli nella piccola Cappella dei Magi.

Galleria degli Uffizi a Firenze

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Ultima tappa Roma, caput mundi: Sale del Bramante, dove si potranno ammirare oltre 150 presepi provenienti da 13 regioni italiane e da 40 paesi esteri, opere artistico-artigianali, classiche o di fantasia realizzate con materiali tradizionali o del viver comune del proprio territorio, in rappresentanza dell’arte presepiale mondiale.

L’esterno della chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma con l’accesso alle Sale del Bramante

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Blooming

calendar 2018 “Non mi fido, come la lavanda. Mi difendo, come il rododendro. Sono sola come la rosa bianca, e ho paura. E quando ho paura, lascio che la mia voce siano i fiori.” Vanessa Diffenbaugh

di Rosa Ingenito Il 2017 è stato un anno strano, veloce, pieno di cose, ma al contempo mi ha lasciato la sensazione di aver creato poco. Se riguardo i miei progetti però scopro che non è del tutto vero. Uno dei più magici è “Blooming” di cui ti parlo oggi. è una collezione di immagini che ho deciso di racchiudere nel mio calendario 2018.

Colgo l’occasione per dirti anche che, se non hai ancora il tuo calendario del cuore appeso in camera, “Blooming” è ancora disponibile ;) Ti lascio il link in fondo all’articolo per tutte le informazioni. Se hai collezionato i miei calendari degli anni passati sai che hanno tutti un filo logico e un racconto ben preciso; il 2016 è stato l’anno delle fiabe, rivisitate in chiave moderna e surreale, il 2017 dei miti e delle

leggende, greche, romane, nordiche. Con il 2018 il mio linguaggio non è cambiato molto, ho parlato ancora una volta di mondi magici, di fiori (avrete notato che ci sono quasi sempre nei miei lavori, li adoro) di fantasia e soprattutto di donne, regine di mondi lontani e misteriosi. Ogni mese è dedicato ad una donna diversa, una personalità diversa, raccontata attraverso il linguaggio dei fiori. Ognuna esprime un lato diverso dell’essere donna ma insieme ne raccontano l’essenza stessa. La forza, l’eleganza, ma al contempo anche la debolezza, la delicatezza, sono i temi presenti nella collezione, è un omaggio ai fiori che racchiudono tutte queste qualità ma è anche e sopratutto un omaggio alle donne; sempre uniche e speciali, che siano regine di mondi lontani e sconosciuti o meno.

www.roses-creation.com/blooming-calendar-2018

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ART’S CREATION Il nostro scopo è quello di incoraggiare e promuovere un ambiente positivo per lo sviluppo e la condivisione dell’arte. L’obiettivo è quello di creare una comunità che aiuti tutti a crescere come artisti e come persone.

CONTATTACI EMAIL: team@artlover.com WEBSITE: www.artscreation.altervista.org SOCIAL: facebook.com/teamartscreation

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