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ANTEPRIME PESANTI Il Ford Trucks 2633VR. Gioco di squadra su ruote

GIOCO DI SQUADRA SU RUOTE

Ilnome è in codice: 2633 VR. Grattando la superficie, però, ci si rende conto che il camion che identifica, concepito apposta per la raccolta integrata dei rifiuti, scaturisce da un’inedita modalità operativa. Un veicolo, cioè, tenuto in equilibrio da un gioco di squadra, da una sorta di cocktail

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SCHEDA TECNICA FORD TRUCKS 2633 VM

Mod. Motrice 6x2

Passo 4.250 + 1.350 mm

Cabina Day Cab Motore Euro 6E Ecotorq Potenza 330 CV

Coppia max 1.300 Nm da 1.200 a 1.700 g/m

Freno motore ~400 CV

Emissioni sonore ‹80 dB (standard Piek)

Cambio ZF Ecotronic MID 9 AD Marce 9 + retromarcia Compattatore Farid T2 Capacità cassone ~27 m3

Capacità bocca di carico 2,6 m3

Carico utile legale 10.550 kg Rapporto max compattazione 6:1 Prezzo 129 mila euro

L’hardware, relativo al veicolo, lo ha prodotto l’ovale blu. Il sofware, relativo all’allestimento, lo ha sviluppato Farid. La connessione al mercato, anima del progetto, l’ha attivata Vrent. E il risultato è un mezzo pratico per aff rontare in modo funzionale la raccolta rifi uti

ben proporzionato, in cui il veicolo – o se preferite l’hardware – lo mette Ford Trucks, marchio americano con filiazione produttiva in Turchia, che tramite questo progetto riesce a trovare un varco per importare nel nostro paese mezzi diversi dal fortunato trattore F-MAX. La parte compattatore – o se preferite il sofware – la prepara Farid, marchio di proprietà di un gruppo (Farid Zoeller) che dall’alto dei suoi tre miliardi di fatturato è leader nella costruzione in Europa di questa tipologia di allestimenti. Il progetto – o se preferite la connettività con il mercato – lo ha elaborato Vrent, società primogenia di VFM Company, divenuta la principale realtà nel settore del noleggio di veicoli per raccolta urbana di rifiuti e, per questo, dotata di particolare sensibilità nel tendere l’orecchio alle esigenze degli operatori. Qui, per soddisfarle, ha lavorato sui dettagli.

«IL PROGRESSO? UN’IMMAGINE DEFORMATA DEL PRESENTE»

«Tutti parlano di elettrico. Ma ho come l’impressione che per ora ci si limiti a parlare, prospettando fatti per anni di là da venire». Appare molto critico Fabio Telese, presidente di Vrent, quando parla di mobilità elettrica. E non certo per ragioni ambientali, quanto perché – sostiene in modo pratico, citando Henry Ford – «il progresso vero è quello che si ottiene quando una tecnologia diventa a uso di tutti. E io non credo che i tempi siano maturi per ottenere tale risultato». Ciò detto, ritiene corretto mettersi in cammino, ricercare, senza però dimenticare che il presente è fatto ancora da funzionali veicoli diesel. Vrent da un lato progetta il Ford Trucks 2633 VM, che è un diesel, dall’altro distribuisce i veicoli VEM, 100% elettrici. Come si conciliano questi approcci? Faccio una premessa. La mia attività non ha una funzione didattica o deontologica, ma semplicemente attuatrice: coglie ciò che il mercato richiede e lo mette nella disponibilità di chi lo domanda. Quindi, se un autotrasportatore impegnato nel lungo raggio chiede un veicolo elettrico mi sento un po’ in imbarazzo. Anche perché se lo scopo è di natura ambientale, bisogna comunque risolvere problemi a monte. Non dimentichiamoci, cioè, che l’elettrico è ancora una presa in giro. Perché generare energia elettrica, almeno oggi, equivale a produrre inquinamento. Se però parliamo di operatori del settore della micrologistica, di city car o di ciclomotori elettrici, il discorso cambia, perché qui già oggi, rinforzando l’infrastruttura esistente, si possono ottenere vantaggi considerevoli. Qual è un’immagine che rappresenta la tua idea di progresso? Una persona che sale a bordo di un taxi per andare verso qualcosa di migliore. Penso a un taxi, a un mezzo di trasporto, perché l’essere umano – da Dante in poi – ha sempre avuto bisogno di un traghettatore per muoversi verso il progresso. Ma al tempo stesso il taxi trasmette un senso di ignoto, in quanto ritengo che non sempre nell’approssimarsi al progresso sia l’uomo a indicare una direzione e a impugnare direttamente un volante. Il progresso, cioè, ha una destinazione ignota: non se ne conosce il punto di arrivo, non si intuisce la strada per arrivarci, però alla fine impone un prezzo da pagare. Quanto ti senti passeggero e quanto tassista? Mi sento sempre un po’ tassista. Però faccio soltanto corse brevi, mai lunghe, perché riesco a prevedere soltanto un breve orizzonte temporale. Nel senso che riesco ad anticipare il mercato, ad avere una visione di quanto accadrà, ma soltanto con stretto anticipo. Cosa vuol dire in termini professionali? C’è un film – Next (2007) di Lee Tamahori tratto da un racconto di Philip K. Dick – in cui Nicolas Cage interpreta la parte di un uomo in grado di prevedere il futuro due minuti prima che accada. Per me è un po’ lo stesso: sento vociferare che l’Ape Car verrà venduto nella versione elettrica soltanto in India e subito mi attivo per trovare un veicolo in grado di prenderne il posto e lo adatto alle esigenze del mercato con cui più interagisco. Ionelettric e Sofi-X sono nati così. Allo stesso modo quando qualche anno fa mi è stato detto a un salone internazionale che Ford Trucks, dopo la vittoria del premio di camion dell’anno, avrebbe allargato il suo perimetro distributivo in Europa e che in Italia non aveva ancora un importatore, subito mi sono attivato per costruire una cordata adeguata a questo scopo. Lavorare sul gioco di squadra è una costante del tuo approccio operativo. È una compensazione: riesco a partire un attimo prima del mercato, ma non ho la presunzione di arrivare da solo. Si ha sempre bisogno di una squadra e io cerco di metterla insieme nel modo più adeguato per farla funzionare. Nel caso di Ford Trucks, per esempio, senza Giacomo Maurelli, senza la sua rete di distribuzione di ricambi e senza l'acume di Edoardo Gorlero, non sarei mai stato in grado di portare a termine l’operazione. C’è un settore della conoscenza su cui ti piacerebbe investire? L’ultima società entrata nell’orbita di VFM Company si chiama Vadcom e opera nell’ambito dell’IT. Penso sia una conoscenza decisiva, perché il mondo oggi è basato sulla tecnologia informatica e anche il progresso transita da lì. E comunque, tra un buon IT e un buon CFO, tra un tecnico informatico e un direttore finanziario entrambi capaci, scelgo il primo. Perché ti mette in condizione di non dipendere da nessuno. E il pensiero che la rete informatica si possa bloccare e lasciarti a terra mi spaventa. Lo stand Vrent a Ecomondo era impreziosito da una statua – opera dello scultore norvegese Jone Kvie – che raffigura un astronauta inginocchiato. Cosa ti ha colpito di quest’opera per convincerti a esporla? L’astronauta è un uomo proveniente da altri mondi, progredito tramite diverse esperienze. Il suo bagaglio non è molto accessibile: in testa, come a schermarlo, ha un casco, la cui visiera è uno specchio che riflette, ma produce anche una deformazione. Il primo livello di comunicazione, quindi, è immediato: il progresso è un’immagine deformata del presente. Ma ciò che mi colpisce è la relatività della deformazione, in quanto dipende da un punto di vista: quando osservi la statua, cioè, riesci a cogliere soltanto la deformazione di una parte di te, quella che si riflette, non tutto il tuo essere deformato. Quindi la deformazione è un processo che nasce rispetto all’esposizione della vita che tu stesso ti rimproveri. Ci si sente deformati perché probabilmente ci si è riflessi in uno specchio che ci ha deformato. Ognuno di noi può avere una frustrazione, ma soltanto alcuni specchi, soltanto una precisa angolazione, riescono a farcela cogliere. Sofi-X riecheggia il nome della tua giovane figlia. Se potessi creare il mondo in cui vivrà tra trent’anni, come lo costruiresti? Non punterei al mondo che si troverà di fronte e sul quale non ho capacità di influire. Cercherei piuttosto di prepararla alle diverse variabili del mondo. E a tale scopo ci sono due modi: aiutarla nel formare un carattere sereno, privo di complessi tali da indurla a dipendere da qualcuno capace di condizionarla; metterla in condizione di conoscere e di istruirsi per riuscire sempre a interpretare le cose. Così avrebbe due strumenti per essere libera. Famiglia di origine, famiglia attuale, azienda: sono universi distinti o interconnessi? Sono un universo unico e inscindibile perché ognuna è parte dell’altra. E si compensano reciprocamente e ti segnano in modo diverso. L’azienda, per esempio, mi serve per sdoganare me stesso, per rimuovere il senso di inadeguatezza che avevo da piccolo. Però, non voglio che questa paura egoistica che nutro nei confronti di me stesso, si riverberi su mia figlia. In che senso? Vedo le mie aziende crescere e provo forte tentazione a inseguire cose sempre più grandi. Mi rendo conto che tutto ciò potrebbe essere un vanto personale, ma anche generare un’ombra su mia figlia. Per questo sto lottando per creare qualcosa che non le cada addosso. Sto investendo cioè perché non diventi «la figlia di…». Per ora la vedo correre, saltellare, cantare felice. Controllerò sempre che continui ad accadere.

Da destra, Ozan B. Can (country manager Ford Trucks in Italia), Giacomo Maurelli (presidente cda F-Trucks Italia), Fabio Telese (presidente cda Vrent), Edoardo Gorlero (ad Vrent e presidente VEM Ecology), Eduardo Maurelli (responsabile sviluppo rete F-Trucks Italia).

A parte un primo livello di equipaggiamenti, costruito avendo di mira l’adeguamento alle più recenti normative – la EN1501:2021, in vigore dallo scorso agosto, e quella sul contenimento delle emissioni imposto dall’Euro VI-E, garantito dal motore Ecotorq – tutto il resto è realizzato per essere funzionale al lavoro. Si giustifica così la conquista di una portata di 105 quintali, la migliore per un segmento in cui la media è di 102, l’inserimento di un terzo asse sterzante a controllo elettronico con cui contenere il raggio di sterzata del 9% e di migliorare la manovrabilità di un mezzo destinato a circolare a su strade urbane e l’introduzione di due sistemi agevolativi del carico, il primo con cui conoscere in tempo reale il gravame sugli assali posteriori e distribuirlo correttamente per evitare sovraccarichi, il secondo con cui gestire in modo computerizzato la presa di forza.

FORD TRUCKS E FARID: UN GIOCO DI SQUADRA

Fabio Telese, presidente del cda di Vrent, è soddisfatto sia del risultato ottenuto, sia dei partner. E già pensa al futuro, sottolineando che questa esperienza «è il primo step di un programma che, nei prossimi mesi, si arricchirà di nuove proposte». E poi non nasconde che con Ford Trucks – a cui il suo gruppo è legato, avendo in pancia una quota di circa un terzo della società che ne importa i veicoli in Italia – c’è una relazione proficua, confermata dalla disponibilità riscontrata in termini produttivi per adattare la macchina alle esigenze del mercato italiano e per trovare un accoppiamento esclusivo tra il Farid T2 e il 2633 VM. Anche con Farid il rapporto è consolidato. Vrent collabora da lunghi anni con questo allestitore in modo efficace e con grande ritorno in termini di immagine. Nel senso cioè che il marchio Farid, nel mondo dei compattatori, è sinonimo di qualità e quindi il sol fatto che dedichi parte del suo budget alla ricerca e sviluppo di un modello da combinare con un camion nel modo consigliato da Vrent, è sicuramente una garanzia della bontà del progetto. In più questa relazione potrebbe anche arricchirsi, assecondando quell’allargamento del perimetro operativo e delle società orbitanti attorno a VFM Company (oggi sono nove) costantemente imposto da Fabio Telese.

E ULTIMA APPARVE VEM

L’ultima stella in tal senso si chiama VEM Ecology, società sorta come spin off della VEM Green, voluta dallo stesso Telese insieme a Giacomo Maurelli (presidente del cda di F-Trucks Italia) e Roberto Quaranta (ad di VEM) e presieduta da Edoardo Gorlero (ad di Vrent). La sua missione aziendale è la distribuzione sull’intero territorio nazionale di due veicoli, lo Ionelettric e il Sofi-X, realizzati con telaio e catena cinematica della RAP SEV (costruttore cinese di Zhejiang specializzato in veicoli elettrici) che appaiono come un complemento logistico del 2633 VM. Il primo, infatti, è un mezzo elettrico con autonomia di 90 km, garantiti da una batteria da 95 Ah ricaricabile in 2-3 ore, arricchito da diversi standard di sicurezza (compresa telecamera posteriore) e da un prezzo molto competitivo. Nasce equipaggiato con un box generico o a temperatura controllata, che Telese ha avuto l’idea di sostituire con una vasca da un metro di volume e angolo di ribaltamento di 89° realizzata in Italia. In pratica – ci spiega – «lo Ionelettric soddisfa le esigenze sempre più marcate di differenziazione dei rifiuti in quanto entra nei centri storici per gestire la raccolta porta a porta e quindi conferire il carico nel compattatore del 2633 VM». Il Sofi-X, invece, è un tre ruote elettrico, sempre con 90 km di autonomia (la batteria, un po’ più piccola, si ricarica in sole due ore), concepito per pulire i centri storici cittadini e dotato, a tale scopo, di portabidone governato da sistema meccanico con cui agganciare e sollevare il contenitore da 120 litri. Piccoli veicoli con un grande e più pulito futuro.