[ASU] Urban Seeds - Idee per Padova

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“Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone” Così Calvino descrive Despina, città raggiungibile solo via mare o via deserto. Despina appare al cammelliere con la forma di una nave e al marinaio con la forma di un cammello. La città ci appare diversamente a seconda del contesto in cui si situa e a seconda di chi siamo. La città è quindi un caleidoscopio che mostra volti diversi a persone diverse. Padova è il Santo? Padova è l'Università? Padova è lo spritz? Padova sarà l’intrecciarsi nell’aria di idee che ricadono al suolo per costruire un futuro condiviso.

Ogni città è qualcosa di più del singolo sguardo con cui ogni passante decide di coglierne uno scorcio ed inserirlo nel proprio microcosmo: la città trae la propria essenza più profonda dalla capacità di chi la vive di andare oltre il punto di vista individuale, includendo il proprio nell'insieme delle prospettive comuni. Ogni città non è riducibile alla semplice somma di individui, piazze, strade e palazzi. Rappresenta invece il miglior esempio di luogo collettivo dei nostri giorni: nella città si formano e si confrontano opinioni, pensieri, immagini, gesti, comportamenti. Non è qualcosa di statico, immutabile, sempre uguale a se stesso, al contrario è un contesto di relazioni e interazioni in continuo mutamento. Padova nel corso della sua storia ha costruito la sua ricchezza nell’essere una città di incontro, di passaggio e di scambi. Padova è conosciuta in tutto il mondo come la città di Galileo, della conoscenza e dell’Università: ancora oggi qui si viene per studiare, e le persone completano la propria formazione nel momento in cui si diventa appieno cittadini. L’andarsene da Padova negli ultimi anni sta però diventando sempre più una scelta obbligata e senza ritorno: non vi è la possibilità per tanti di costruire qui la propria vita e di essere parte del futuro della città. All’epoca della crisi e della precarietà come dato esistenziale per un’intera generazione,


la città di Padova non è ancora riuscita a costituirsi come un campo aperto all’intessersi di un rapporto virtuoso tra tutte le sue componenti, ad essere cioè un terreno fertile in cui si possa sviluppare quella rete di relazioni vitale per la città stessa. La creazione di questa rete è sempre più urgente: mai come oggi è forte la necessità di rimettere in moto le energie sociali e culturali a Padova, per mantenere Padova una vera città e non un mero agglomerato di attività, e per permettere alle persone di seminarvi la forza delle loro idee.

Per farlo è fondamentale ripartire dalla dignità delle persone, dalla valorizzazione delle differenze, dalla condivisione di forze, idee e progetti. Perché si possa elaborare un’alternativa condivisa è innanzitutto prioritario ribaltare il paradigma che vede la sicurezza nella chiusura e trova facile sostegno in dottrine pericolose, istiganti guerre tra poveri, come è necessario agire per riportare nelle persone la consapevolezza di essere vittime di una crisi che frammenta sempre più e parcellizza i diritti, che porta a non riconoscere più sé stessi nell’altro. Se vogliamo che Padova si formi attorno ad un nucleo di apertura, accoglienza, interscambio, condivisione, dobbiamo resistere al deserto di una città sempre più chiusa, escludente, ottusa, perché solo con la partecipazione possiamo immaginare e creare una Padova migliore. In una città che guardi al futuro è sostanziale porre al centro l’ambiente, la sostenibilità e la qualità della vita: questioni che passano inevitabilmente per una nuova ridefinizione dei concetti di cittadinanza, di integrazione, di sostenibilità, di cultura, per arrivare ad una presa di coscienza collettiva in grado di superare il limite del sentire individuale per tendere al benessere comune.

A partire da queste riflessioni, nasce l’idea di Urban Seeds – Idee per Padova, che vuol essere un invito a condividere le proposte che ogni realtà padovana può portare per la città, a creare incontri, confronti e a stabilire relazioni. Vogliamo seminare idee per Padova, spargendole e facendole viaggiare per lo spazio urbano, proponendo così un’alternativa condivisa alla situazione attuale.


CITTADINANZA E INTEGRAZIONE per una città aperta e inclusiva

"Anche a Raissa, città triste, corre un filo invisibile che allaccia un essere vivente a un altro per un attimo e si disfa, poi torna a tendersi tra punti in movimento disegnando nuove rapide figure cosicché a ogni secondo la città infelice contiene una città felice che nemmeno sa d'esistere."

Essere cittadini significa riconoscere la città in cui si abita come propria, e allo stesso tempo come patrimonio comune; vivere con responsabilità civile il proprio farne parte, sentirsi rispettati, consapevoli che le proprie proposte vengono ascoltate e tenute in considerazione dal resto della comunità. Nel contesto padovano vi è l’esigenza di riconoscere le diversità per ampliare il senso di cittadinanza, partendo dalla valorizzazione e dal dialogo delle culture; l’incontro è scambio reciproco, condivisione di idee, tradizioni, conoscenze e permette di essere parte di una coscienza collettiva inclusiva. Non si può proprio peraltro negare allo spazio della città che è già di fatto multiculturale l’occasione di essere spazio di incontro. Proprio attraverso una rete di conoscenze condivise e la pratica di condivisione degli spazi di socialità si può suggerire un modo di vivere la comunità più consapevole e pieno. Promuovere l’integrazione delle culture e delle persone significa portare avanti una

politica

imperniata

sul

multiculturalismo,

in

contrasto

con

le

tendenze

assimilazioniste, che mirano a inglobare le nuove culture nelle tradizioni della comunità ospitante. E l’interazione può aiutare a confermare la necessità di garantire concretamente la parità di trattamento, rendendo consapevoli le persone di come si attua il principio di uguaglianza e la difesa delle libertà fondamentali dell’uomo. Proprio per la sua vocazione di luogo di passaggio di culture e conoscenze, Padova deve essere impegnata collettivamente nell’accoglienza di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, e lottare contro la discriminazione e il razzismo significa anche lottare contro l’ingiustizia sociale ed economica. Tutti coloro che risiedono sul territorio padovano meritano infatti uguali diritti e uguali doveri, da rispettare e tutelare. Si può spezzare


il silenzio dell’indifferenza tutelando i diritti alla salute, all’abitare e al lavoro, per riuscire a far diventare tutte le persone protagonisti responsabili della propria interazione con la città. Le emergenze della marginalità, come l’occupazione di spazi inadatti all’abitare, non sono problemi di sicurezza, ma di povertà e negazione di cittadinanza, ovvero di diritti fondamentali dell’individuo, e come tali li dobbiamo affrontare. Se i migranti rappresentano l’Altro per eccellenza nella visione deteriorante e securitaria di una Padova “pulita”, gli studenti sono invece una componente ignorata o maltollerata: in una città di 200mila abitanti con un’università con più di 60mila studenti e dottorandi, è fondamentale valorizzare il contributo della popolazione studentesca, nel contesto sociale, culturale ed economico. Gli studenti affollano la città dando vita a un’enorme offerta di cultura, associazionismo e volontariato, contribuendo in maniera determinante allo sviluppo dell’economia cittadina, sia da consumatori, sia in prima persona come lavoratori, specialmente in questi anni di crisi e considerate le carenze del sistema di welfare pubblico. Eppure la politica locale tende a sminuire questo contributo, preferendo la denigrazione costante degli studenti, spesso definiti incivili, irrispettosi, irriguardosi verso la città, i suoi spazi ed i suoi abitanti. In un percorso che vede la città di Padova come bene comune, condiviso da tutti, riteniamo essenziale smettere di considerare gli studenti un problema di ordine pubblico, per superare la storica divisione studenti-residenti e riconoscendo a tutte le componenti che abitano Padova la dignità di cittadini attivi. Da anni andiamo ripetendo che Senza Noi Padova Muore: vogliamo infatti una città viva e inclusiva, all’altezza della sfida dell’altro, perché tutti comprendano che incontrare ciò che sentiamo distante non significa estirpare le proprie radici, ma arricchirle di nuovi germogli.


SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE per una città che sia sostenibile e rispettosa dell’ambiente

“L'antica distinzione tra uomo e natura, tra abitante di città e abitante di campagna, tra greco e barbaro, tra cittadino e forestiero, non vale più: l'intero pianeta è ormai diventato un villaggio, e di conseguenza il più piccolo dei rioni deve essere progettato come un modello funzionale del mondo intero.” (Lewis Mumford)

Padova ha bisogno di rispettare di più il suo ambiente, inteso sia come spazio fisico nel quale si sviluppa e dal quale è circondata la città, sia come luogo legato agli eventi che ne hanno caratterizzato la storia. Se a Padova l’inquinamento atmosferico è uno dei più elevati di tutta Italia, non si può che partire dalla diminuzione dell’uso dell’automobile per gli spostamenti urbani e dal potenziamento del servizio di trasporto pubblico e della mobilità ciclabile. Non si tratta solo di proporre una serie di soluzioni possibili che l’amministrazione comunale potrà fare proprie per migliorare la mobilità sostenibile ma anche di rendere coscienti i cittadini delle alternative sostenibili che è possibile adottare negli spostamenti quotidiani, partendo dall’idea che il miglioramento delle condizioni di salute parte proprio dalla responsabilità dei comportamenti quotidiani. Potrebbe essere illuminante un confronto con ciò che avviene in altre città europee, partendo dal presupposto che Padova può fungere da esempio in Italia e all’estero e non una città che tenta di seguire, spesso in ritardo e in maniera approssimativa, modelli di sviluppo già affermati: sarebbe interessante analizzare l’efficienza del sistema di trasporto pubblico posto in relazione ad altre variabili quali il costo del biglietto rapportato al costo medio della vita, la percentuale di veicoli privati utilizzati e i valori di inquinamento atmosferico in quel dato territorio. Non possiamo accontentarci del sistema attuale di piste ciclabili e marciapiedi presente, spesso inadatto alle reali necessità perché usurato dal tempo o interrotto in zone ad alta percorrenza di auto: una città “a misura di abitante” è anche una città sicura per pedoni e ciclisti, liberata dalla caoticità del traffico automobilistico e dallo smog da esso generato, in cui non vi sia il costante timore di vedersi sottrarre il verde


pubblico in favore di un parcheggio in più. Sempre più legata alla sicurezza è la questione della cementificazione del territorio: il recupero e la riconversione del patrimonio immobiliare abbandonato della città è il mezzo per combattere il consumo di suolo. Ha ancora senso la costruzione indiscriminata di nuove lottizzazioni in una città dove l’andamento demografico mostra un aumento annuo di poche centinaia di unità quindi di fatto non incisivo? Quale senso si può trovare nella constatazione che a fronte dei 9000 appartamenti sfitti o non utilizzati nella città di Padova vi sono quasi 2000 domande per l’edilizia residenziale pubblica e le occupazioni abusive nonché gli sfratti sono ormai all’ordine del giorno? È evidente che il fabbisogno abitativo non è causato da una carenza di alloggi, bensì dal prezzo troppo elevato di questi e da un’industria edile maggiormente indirizzata verso tipologie edilizie più lussuose e meno economiche. Vogliamo privilegiare l’idea di una città caratterizzata da spazi sociali, dove tutti possano trovare un ambiente vivo e non abbandonato a se stesso, che sia terreno fertile per quei semi di “cittadinanza consapevole” che rendono Padova una città d’avanguardia anche dal punto di vista ambientale.


CULTURA e SPAZI per una città viva e all’avanguardia

“For the great desire I had to see fair Padua, nursery of arts, I am arrived… and am to Padua come, as he that leaves a shallow plash to plunge in the deep, and with satiety seeks to quench his thirst.” (William Shakespeare)

Padova è la città dell’Università, della Cappella degli Scrovegni, di Prato della Valle. A Padova Elena Lucrezia Cornaro Piscopia è stata la prima donna al mondo a ottenere la laurea. Padova è sempre stata luogo privilegiato di intreccio di molte culture, anche grazie alla presenza di uno degli atenei più antichi e prestigiosi d’Italia. Oggi però si tende a sottovalutare il grande potenziale culturale che questa città possiede, e troppo spesso ci si trova ad agire applicando schemi isolati e non più in grado di rappresentare le reali esigenze dei cittadini. Padova, inoltre, grazie anche alla numerosa componente studentesca - portatrice di movimento, idee, innovazione - è attraversata da un fermento che la rende viva, ma che fatica a emergere a causa di politiche cittadine miopi, più preoccupate di combattere la propria guerra contro il mulino a vento del degrado piuttosto che valorizzare le iniziative che potrebbero inserire la nostra città in un panorama di ampio respiro, fatto di incontri, dibattiti, personalità e artisti internazionali; che preferisce relegare la socialità ai plateatici dei bar piuttosto che incentivare i tentativi di affacciare Padova al panorama culturale europeo d’avanguardia. La città di Padova mai come ora necessita di politiche lungimiranti in ambito culturale, in grado di valorizzare questo sue potenziale, che tengano conto di tutte le sfumature e della complessità che la stessa definizione di cultura porta con sé.

La cultura infatti non può essere intesa solo come la promozione e la realizzazione di


grandi eventi inseriti in affermati circuiti. Sono invece spesso le forme di cultura che si definiscono partite dal basso quelle in cui si scorgono rinnovate idee e inedite energie. Noi crediamo in una cultura come collaborazione, condivisione, ricerca e racconto, la cultura che è coscienza e conoscenza del mondo, e a cui si deve garantire totale libertà di accesso. Padova, affermata città d’arte, “culla delle arti” di Shakespeare, è una città popolata dagli scheletri degli innumerevoli spazi abbandonati e in disuso, sottoutilizzati o quasi inaccessibili per la cittadinanza: evidente segnale di un fallimento non solo culturale, ma anche politico. Da un lato ci sono luoghi nati per la cultura come il Cinema Altino o il Cinema Concordi, chiusi da anni, ma anche più recenti, come il Centro Culturale San Gaetano o luoghi simbolo del patrimonio artistico della città come i Bastioni, che rappresentano un’occasione mancata per la città che a dispetto della sua eredità storica, sembra non voler scommettere sul valore della cultura. Si tratta di punti di riferimento importanti ma non sfruttati, paradossalmente a fronte della richiesta sempre consistente di quel cosmo di persone, realtà e associazioni che negli anni hanno saputo costruire veri e propri laboratori di idee, spesso limitati oltre che dalla gigantesca e inefficente macchina burocratica proprio dalla mancanza di spazi. Inoltre in città sono presenti troppi luoghi abbandonati e in disuso, da piazzale Boschetti alla caserma Romagnoli, destinati a divenire spazio di reale degrado e disagio. L’investimento da parte delle istituzioni nel recupero e nella riqualifica di questi spazi e la successiva concessione in gestione a soggetti competenti che operano in città li potrebbe trasformare in veri laboratori di innovazione sociale, spazi di interazione in grado di offrire orizzonti di scoperta, luoghi di incontro e di costruzione di importanti reti sociali in grado di sconfiggere realmente il degrado. Le grandi città europee ci hanno da tempo dimostrato come la cultura non sia un vezzo da intellettuali ma, forse, il più grande potenziale economico in cui investire in tempo di crisi: è il mezzo per migliorare l’attrattività turistica di Padova, ad oggi perlopiù di carattere religioso, portando non solo un ingente indotto ma anche il continuo ravvivarsi della scena culturale cittadina. Delle politiche culturali lungimiranti, abbinate ad investimenti e progetti di riqualificazione degli spazi possono far diventare la nostra città più attrattiva, in quanto reale risposta per quella generazione che si vede negate tutte le opportunità e che è alla costante ricerca di luoghi in cui esprimersi. L’eterogenità dei soggetti che su una


scena intervengono non può far altro che innestare positive sinergie, in grado di dimostrare come la cultura possa essere reale motore di sviluppo. Crediamo inoltre che animare la città intera di eventi e di persone che contribuiscono alla riappropriazione degli spazi comuni sai il miglior modo per contrastare il clima di insicurezza e paura, spesso fomentato dalla povera retorica del degrado. Una città viva, nelle sue strade e nelle sue piazze, è una città sicura. Limitare gli spazi della cultura alle quattro mura che circondano un teatro o un auditorium o la sede di un’associazione è un errore; essa invece deve poter uscire, esprimersi nelle nelle vie, nelle piazze e nei quartieri, affinché tutti possano goderne e prenderne parte. Lo stesso si può dire per la cultura accademica, la cui distanza dalla quotidianità dei residenti è forse una della ragioni per la radicata scissione tra padovani di nascita e studenti; Padova si è sviluppata e ha rivestito un ruolo di guida nel panorama scientifico e culturale per secoli, proprio grazie al fervido laboratorio di idee e innovazione costituito dalla sua Università. Riteniamo fondamentale che città e Università tornino a intrecciare i propri percorsi, a dialogare profondamente per fare della cultura una priorità e un obiettivo comune.


“Detto questo, è inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere la città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.“

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