Uscita di Sicurezza | Anno XXXII | n. 1 | mar. 2016

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Uscita di Sicurezza

marzo 2016 il periodico occasionale dell’Associazione Studenti Universitari

Questo numero si propone di segnare una ripresa dell’attività “editoriale” dell’Associazione Studenti Universitari, dopo una pausa di quasi due anni. Non posso nascondere l’agitazione di fronte alla decisione di far rivivere il periodico: le idee sono tante, eppure è forte il timore di cadere nel giornalettismo scolastico o al contrario nella pamphlettistica politica. Come sarà questo nuovo Uscita di sicurezza, quindi? Citando un vecchio editoriale, “un giornale impegnato, impegnativo, individuale, un po’ anarchico, nel senso di critico verso l’esterno e libero all’interno, forse più dada in verità, nella gestazione e nell’assortimento della redazione, e perché ingenuamente e divertitamente variegato e mutevole”. Questo si scriveva nell’ottobre del 2005, dieci anni fa; ora i redattori sono altri, i tempi e i mezzi sono cambiati, e oltretutto il gruppo si è appena formato; l’impianto consolidatosi in due decenni appare un’odorosa pantera. Soprattutto ci si può interrogare sul motivo della riesumazione di un cartaceo, visto che ora l’informazione è affidata per gran parte alla Rete. La Rete, con la sua velocità, con la corsa all’aggiornamento più recente, con la pluralità di punti di vista: ecco che, quasi a inserirsi in una tendenza slow, Uscita di sicurezza vorrebbe invitare i suoi lettori a prendersi una pausa dagli schermi e a leggere con lentezza, senza il filtro di commenti sotto gli articoli, e a riscoprire una calma tutta segreta, godendo della possibilità di non dover sentire l’esigenza di esprimere un proprio commento. Nostra intenzione è anche l’apertura a una lettura che sia di stimolo all’azione personale e alla relazione sociale, rifondando il criticismo nella sua direzione più proficua a quell’individualità che auspichiamo possa tradursi in una collettività coesa negli intenti e pluralista nella composizione. Il recupero del senso di Uscita di Sicurezza può trovare il suo punto di partenza nell’interpretazione del suo nome, cosa non facile nel trentennale dalla sua nascita nel 1986. Parlare di sicurezza oggi rimanda a diversi campi semantici: quello lavorativo, quello sociale, o ancora quello ambientale e quello informatico. C'è il campo semantico preferito da certa politica, quella che opera la recintazione sociale in nome del potenziale furto di felicità da parte dell’altro. Ma la retorica della sicurezza non si limita a questo aspetto più o meno esplicito, e affonda il proprio colpo nel concetto di sicurezza che si fa uscita (di sicurezza!) da ogni spazio di democrazia. È questo uno degli attentati più grevi e subdoli al mantenimento di diritti faticosamente conquistati. Rifondiamo così il nostro periodico: “Uscita di sicurezza” sarà un’uscita dalla retorica che riduce gli spazi di democrazia in favore di una presunta sicurezza: la promessa che cercheremo di mantenere con i lettori è quella, forse ambiziosa o arrogante, di non affastellarci nella fitta corrente del mondo dell’informazione e dell’opinionismo, ma di dimostrarci attenti a ciò che ci circonda, di stare dentro le cose, di cercare la falla attraverso la quale far breccia nell’ordine stabilito da altri portando quindi un pensiero autonomo che si faccia azione. Opereremo una scelta, indipendentemente dalla collocazione che alle nostre idee gli altri vorranno dare. Ecco, ho trovato l’uscita di sicurezza.

PER UN VOLANTINAGGIO ECOSOSTENIBILE di Salvatore Frisina Se sei, come me, uno studente universitario, è possibile che tu, dopo lezione, ti senta sommerso da volantini e volantinai. Ti dicono cose che non sai, ma che dovresti sapere, ma anche cose che sai, ma che è meglio sapere meglio, non sanno cose che tu sai ma quello che sanno è sapere che dovresti saperlo. Insomma non ci capisci nulla. E poi arriva il weekend. Se sei abbastanza arzillo prima o poi incappi in una festa studentesca, dove l'alcol fa schifo, ma costa poco. Anche lì trovi una marea di volantini, che persecuzione! Sono tanti, ma quel che è peggio è che le persone che li distribuiscono sono ancora di più. Lo sapevi che Padova ha un tasso di volantini procapite in negativo? Significa che si stampano migliaia di volantini, ma la gente che ti tormenta affinché tu li legga è ancora di più.1 È gente come te, a volte più sbronza e a volte meno, alle feste ti prende a spallate, ti fa rimbalzare a destra e a manca e alla fine, di nuovo, non ci capisci nulla. L’indomani siete amici su Facebook, ti dicono cose, ti invitano a eventi, parlano di politica, condividono meme che non fanno ridere. Basta, bisogna staccare la spina, chiudere Facebook, scaricare un bel film e guardarlo in santa pace. 1

Falso.

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IL NUMERO CHIUSO NON È SALUTARE

Quello che forse non sai ma che dovresti sapere sul mondo medico, o che comunque sarebbe bello tu sapessi prima di parlare di numero chiuso di Nicola Pelusi Ci sentiamo spesso ripetere come il mondo della sanità, dalla formazione fino allo svolgimento pratico della professione, non sia sostenibile; ovviamente i sostenitori di tale opinione non si concentrano sulla valenza sociale di tale mondo, ma prevalentemente sulle sue caratteristiche di incidenza sulla spesa pubblica. La sanità viene quindi definita un buco nero che ingurgita voracemente risorse e restituisce alla società poco o nulla. Per fortuna queste persone ci danno anche una soluzione al problema: definanziamento, precarietà, privatizzazione, taglio dei servizi e infine, di conseguenza, taglio della formazione, sia in termini quantitativi (e sia chiaro ci riferiamo al numero chiuso), che qualitativi, e ci riferiamo alle riforme che da sempre colpiscono formazione e ricerca, in ambito medico e non. Questa deriva economicista della sanità ha purtroppo ottenuto buon gioco in Italia, probabilmente grazie alla prospettiva corporativistica con cui il futuro medico prima e il giovane medico poi si trovano nel loro percorso ad immedesimarsi, considerando così più importanti i diritti del proprio gruppo di appartenenza piuttosto che quelli della collettività. Un esempio tra i tanti: la formazione medica prevede diversi “imbuti” da attraversare: il test d’ingresso al corso di laurea, seguito poi dal concorso per le borse di specialità e infine dall’assunzione in pianta più o meno stabile in un reparto. Quasi tutti i partecipanti alla formazione sono contrari all’esistenza di uno di questi imbuti prima di doverlo superare e assolutamente favorevoli una volta che questo è stato superato. Questo atteggiamento, sebbene sia

comprensibile dal punto di vista personale, è assolutamente miope in un’ottica complessiva in quanto pone il falso problema della competizione tra futuri e giovani medici. Questo falso problema copre quello vero: la destrutturazione del Sistema Sanitario Nazionale. Per spiegarci meglio, non è vero che bisogna limitare la formazione medica in quanto manca il lavoro, bensì che il lavoro manca per precise scelte politiche e sociali e per questo pare sensato ridurre la formazione. In primo luogo è esperienza comune per chiunque non abbia frequentato un reparto solo come paziente che il funzionamento degli stessi è ormai garantito principalmente grazie a diverse forme di lavoro precario che sfiorano lo sfruttamento, dalle scuole di specializzazione come fonti di manodopera medica a basso costo, ai contratti di consulenza esterna, all’utilizzo di ditte esterne all’ospedale per garantire l’assistenza infermieristica. Tutto ciò è dovuto in gran parte al cosiddetto blocco del turn-over, ovvero l’impossibilità di assumere tanti professionisti quanti se ne pensionano. La soluzione quindi non è una limitazione dell’accesso alla professione medica, e di conseguenza alla formazione medica, ma proprio il contrario. Per essere più precisi, al momento sono in attività circa 350mila medici, di cui poco meno della metà ha un’età superiore ai 55 anni. Questa distribuzione anagraficamente asimmetrica porta a ondate di pensionamenti; la prossima è piuttosto vicina e prevede almeno 50mila medici in meno nei prossimi dieci anni. A ciò va aggiunto il recente recepimento della direttiva

europea del 2003 (con ben dodici anni di ritardo!), che regolamenta gli orari di lavoro dei professionisti della sanità. Perché si ottemperi a tale direttiva senza peggiorare la qualità dei servizi offerti, le stime più ottimistiche prevedono la necessità di assumere 20mila medici, le meno ottimistiche 50mila. Si può affermare quindi che anche solo per mantenere al livello attuale servizi già provati da un definanziamento spinto della sanità è necessario assumere nel breve periodo 20mila medici, e nell’immediato futuro 50mila. Bisogna tenere presente che se si facesse quanto detto sopra si riuscirebbe solo a garantire un servizio paragonabile a quello attuale, che, seppur economicamente molto efficiente (come confermano diverse classifiche internazionali), deve questa sua efficienza a un precariato diffuso, e che comunque non è in grado di garantire una valenza sociale come dovrebbe essere quella del SSN. Una prova è la nascita di cliniche gestite da Emergency in Italia, conseguenza della sempre maggiore difficoltà per le fasce economicamente più deboli di accedere alla sanità. Ci piace finire questo pezzo ricordando come l’articolo 42 della Costituzione riconosca la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività: in quest’ottica riteniamo poco lungimirante negare una formazione medica diffusa a favore di interessi corporativistici, soprattutto se, come mostrato sopra, questi si basano su dati di facile smentita.

Diritto allo studio? Diamo i numeri! SCONTO AUMENTO!

+0.70 Negli ultimi tre anni a Padova il costo del pasto in mensa è aumentato di 70 centesimi, ma l’inflazione giustifica solo un aumento di 10 centesimi.

In milioni di Euro, il finanziamento messo a bilancio dal Governo per le borse di studio (cerchio scuro), un quarto di quanto necessario affinchè tutti tutti i meritevoli e privi di mezzi la ricevano (cerchio chiaro). L’ora dell’ultimo autobus, dopo la quale chi vive a Legnaro o anche solo studia ad Agripolis non ha mezzi per andare a Padova o per tornarci.

ZERO

In euro, il costo nel 2016 per gli studenti universitari della Campania di un abbonamento integrato ai trasporti: bus, metro e treno.

20:50

A causa del nuovo ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), 530 persone, cioè 4 su 10, sono state cacciate dalle residenze universitarie a Padova a parità di condizioni materiali rispetto all’anno scorso.

Domande su borse di studio, mense, residenze?

Infopoint Diritto allo Studio - Unipd


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Cosa succede quando centinaia di studenti iscritti in 18 università diverse dalla Bicocca a Milano all’Orientale di Napoli, dalla Università di Padova al Politecnico Torino - si siedono insieme e decidono di analizzare l’Università Italiana per capire in profondità come risolvere i suoi problemi? Nasce la Nuova Università, la proposta che anche Il Sindacato degli Studenti ha scritto insieme a tutte le altre liste aderenti a Link Coordinamento Universitario. Non le farebbe giustizia riassumere in poche righe le 34 pagine di analisi e proposte, fatte senza sottomettersi alla logiche emergenziali e dannose con le quali l’università è stata riformata negli ultimi anni, e tenendo a mente gli interessi di tutta la comunità e non solo di pochi. Trovi il testo completo su linkcoordinamentouniversitario.it e qui un assaggio delle 10 sezioni di proposte concrete. 1. L’università che non rinuncia al suo ruolo Come possiamo compiere le tre missioni dell’Università per rilanciare il Paese partendo dai nostri territori? 2. Questione (solo) meridionale? Sottofinanziamento, blocco delle assunzioni e calo degli iscritti sono problemi che affliggono anche gli Atenei del Nord. 3. Libera e critica: solo così è ricerca Tutta la ricerca è importante, non perdiamo di vista come l'Università ha innovato negli ultimi secoli esplorando i temi meno popolari.

4. Le missioni che non si possono dividere Scindere didattica e ricerca significa tagliare in due il sapere: non conviene a nessuno.

8. Il diritto allo studio Borse di studio, residenzialità, mense, abolizione dei prestiti d'onore, trasporti, reddito di formazione.

5. Didattica: come si costruisce il sapere La mera trasmissione di sapere non aiuta, abbiamo bisogno di una comunità responsabile e critica nel risolvere i problemi. 6. Una valutazione radicalmente differente Valutare per migliorare, non per punire con la minaccia dei tagli.

9. Da grande voglio fare il Ricercatore Ngli ultimi 7 anni è stata assunta meno della metà dei ricercatori necessari: proponiamo un piano di investimenti.

7. L’Università di tutti e per tutti I finanziamenti e la sfida della gratuità.

10. Autonomia, Democrazia, Rappresentanza Serve una governance finalizzata alla formazione di cittadini consapevoli e a un ruolo di critica e modifica del modello sociale e produttivo esistente.

DIRITTO ALLO STUDIO: IERI E OGGI, COS'È CAMBIATO? di Simone Linzitto Quest’anno l’autunno è iniziato a gennaio invece che a settembre, e no, non è un eufemismo ma la cruda realtà. Con l’entrata in vigore del nuovo ISEE sono iniziate le prime mobilitazioni studentesche, forse non sulle strade e nelle piazze, come eravamo soliti fare, ma piuttosto attraverso il confronto con le istituzioni. Due dati veloci per comprendere il risultato della nuova normativa: a livello nazionale il 25% in meno di idonei, ISEE più alto del 10% e ISPE del 60%. Purtroppo i bandi per la borsa di studio non sono omogenei e i valori massimi di ISEE e ISPE per fare domanda sono diversi da regione a regione; la nostra paura, che purtroppo non ha tardato a verificarsi, era che l’applicazione di un nuovo modello lineare di calcolo degli indicatori senza preventivarne una modifica avrebbe causato una strage. Miur e regioni hanno fatto orecchie da mercante mentre le rappresentanze studentesche, grazie anche a qualche ente per il diritto allo studio, snocciolavano previsioni sempre più drammatiche. Arrivato giugno, le regioni hanno approvato i primi bandi, e alcune si sono messe una mano sulla coscienza, alzando al massimo i valori massimi di ISEE e ISPE pur senza senza superare il diktact ministeriale; altre, come il Veneto, hanno continuato imperterrite a far finta di nulla. L’estate ha portato una seconda ventata di problemi: gli studenti stranieri non poteva-

no chiedere la compilazione dell’ISEE, perché la nuova normativa specificava che il calcolo era circoscritto a coloro che avessero la residenza in Italia. Due mesi di mail e telefonate tra Regioni, Università, Andisu e sindacati e finalmente il problema è stato risolto; purtroppo ciò non è stato possibile o semplice in tutte le regioni, dal momento che il Governo non ha voluto ritrattare questo punto. Scampato questo primo attacco al diritto allo studio, ci siamo scontrati con le prime graduatorie provvisorie e con quelle degli alloggi universitari. A Padova il numero di domande è calato del 40% rispetto all’anno precedente: per la prima volta, nelle residenze universitarie decine e decine di posti sono rimasti vuoti. L’eliminazione della tassa di iscrizione per gli studenti idonei alla borsa di studio sia dell’anno precedente che di quello in corso è stata sicuramente una piccola vittoria che ha iniziato a spianare quel percorso di consapevolezza dei reali problemi degli studenti a tutte le istituzioni coinvolte, anche se certamente non è molto e il metodo va sicuramente migliorato, ma una piccola breccia è stata aperta. L’autunno è finalmente arrivato, e come le foglie appassiscono per lasciare spazio alle nuove gemme, così i diritti degli studenti hanno iniziato ad appassire, senza però che la situazione subisse un cambiamento.

Il 27 novembre sono uscite le graduatorie per le borse di studio 2015/16, mentre ancora 1725 studenti stavano aspettando le borse dell’anno precedente, che siamo riusciti a far erogare i primi di dicembre. Il nuovo anno si è subito rivelato un anno denso di grandi speranze. A livello nazionale siamo riusciti a presentare la LIP (Legge di Iniziativa Popolare), che si basa su alcuni principi fondamentali come la No Tax Area fino a 28.000€, la creazione di una borsa servizi, l’aumento del fondo statale per le borse di studio, l’introduzione del reddito di formazione ecc. Inoltre, il 28 febbraio il Ministero ha adeguato le soglie ISEE/ISPE: speriamo che la nostra regione possa finalmente adeguarsi agli standard di altre. Verso fine marzo dovrebbe arrivare la seconda assegnazione delle borse di studio 2015/16; nel frattempo abbiamo proposto un nuovo modello di tassazione nel nostro Ateneo. Ad oggi siamo riusciti ad ottenere il rimborso di quanto pagato e l’esenzione totale dalle tasse universitarie per tutti coloro che hanno perso la borsa di studio per colpa del nuovo ISEE.


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PADOVA SI MUOVE di Alessandro Nalin Il coordinamento “Padova Si Muove” nasce per cercare di rispondere alle scelte di Busitalia con azioni concrete senza avere partiti di riferimento: sia l’attuale che la precedente amministrazione sono coinvolte nello scempio che si sta perpetrando nei confronti del trasporto pubblico padovano, chi gettando le basi per la fusione, chi legittimando le scelte di Busitalia. “Padova Si Muove” cerca di pensare ad una mobilità sostenibile, efficiente e accessibile, cercando di convogliare in un unico movimento le proteste legate ai singoli quartieri che, seppur legittime, rischiano di offuscare i veri problemi complessivi del sistema e che, soprattutto, rischiano di essere strumentalizzate. Dopo le prime modifiche di giugno, a settembre è entrata in vigore la seconda fase della “rivoluzione copernicana” di Busitalia. Una rivoluzione decisa in tutto e per tutto a tavolino che ha causato soltanto disagi, proteste e soprattutto perdita di utenti. Prima di giugno a Padova esistevano due gestori (APS per l’urbano e Busitalia - ex SITA per l’extraurbano), distinti in tutto e per tutto: chi aveva un titolo di viaggio valido sul bus di un’azienda non poteva salire sul bus dell’altra. Con la fusione tra Busitalia e il ramo mobilità di APS è caduta questa barriera, e oggi con il titolo di viaggio urbano è possibile utilizzare (in alcune fasce orarie) il bus extraurbano all’interno del confine comunale di Padova. Il titolo di viaggio è l’unico lato positivo della “rivoluzione”, un traguardo peraltro auspicabile ed inevitabile. Il vero risultato della fusione in realtà è la drastica riduzione del servizio urbano: Busitalia ha infatti deciso di tagliare oltre un milione di km su 8 di servizio complessivo. Aggiustare alcune linee fa felici alcuni ma scontenti altri: la coperta è corta, quindi se si migliora da una parte si peggiora dall’altra. Questi numeri che sembrano solo dati astratti in realtà portano ad esiti molto concreti: meno corse, percorsi più brevi, più disagi e incertezza per chi vuole (o deve) servirsi del mezzo pubblico. Busitalia giustifica la mattanza dicendo che, dopo l’integrazione, far

circolare bus urbani ed extraurbani sugli stessi percorsi è un’inutile sovrapposizione. L’obiettivo che l’azienda vuole raggiungere è concentrare le corse dei bus urbani nelle ore “di punta” per ridurre al minimo le corse nelle cosiddette ore “di morbida”, quando l’afflusso di utenti è minore e quindi far circolare un bus costa molto di più. I disagi tuttavia ci sono anche per chi arriva da fuori Padova: la gente si deve pur muovere, quindi se non ha il mezzo pubblico a disposizione usa quello privato. Le colonne di auto imbrigliano sia gli autobus urbani che extraurbani, dal momento che le corsie riservate ai mezzi pubblici sono ormai scomparse. Questi risultati sono frutto di valutazioni precise: Busitalia è un’azienda privata, il suo interesse è quello di far quadrare i bilanci; chi prende un mezzo pubblico a Padova e in provincia non è più “utente” ma “cliente”. Il sogno di una Città sostenibile prevede necessariamente il (ri)portare al centro delle scelte la mobilità urbana, extraurbana e metropolitana.

Uscita di Sicurezza Anno XXX - Numero 1 - Gennaio 2016 Redazione: Riccardo Angius, Francesca Cantù, Veronica Capaldo, Giovanni Comazzetto, Anna Laura Cortinovis, Claudio del Fatti, Giacomo Falcon, Salvatore Frisina, Gabriele Gazzaneo, Simone Linzitto, Davide Lorenzon, Sara Martinello, Alessandro Nalin, Nicola Pelusi Tipografia: Copisteria Copylogos Editore: Associazione Studenti Universitari Via Santa Sofia 5, 35121 Padova Telefono: 3282705360 - 0498753923 Mail: asudipadova@gmail.com http://www.asupadova.it/ Autorizzazione del Tribunale di Padova n. 978 del 18/11/1986

Sono arrivati i nuovi bicchieri ecocompatibili! I bicchieri monouso in plastica causano il consumo annuo di circa 6 tonnellate di plastica nelle sole mense padovane. Presso l’ASU potrai acquistare il bicchiere in polipropilene, un materiale plastico altamente resistente e riutilizzabile potenzialmente all’infinito: potrai partecipare in prima persona alla riduzione dello spreco e all’abbattimento del consumo di CO2. Anche piccoli gesti e situazioni su cui possiamo intervenire in maniera critica, orientando i consumi in direzione della sostenibilità, sono importanti e vanno portati all'attenzione di tutti. Porta anche tu il tuo bicchiere in mensa (è pure più capiente di quelli “normali”)!


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CRONACHE DALL’ERASMUS: LISBONA di Francesca Cantù

C’è una parola in portoghese che descrive molto bene lo stato d’animo di chi conserva un ricordo nostalgico di un luogo e di tutto ciò che ne ha fatto parte: saudade. Durante i cinque mesi trascorsi a Lisbona sono stata conquistata dall’anima di questa città e, nonostante il mio Erasmus sia terminato ormai da un po’, la saudade non mi ha abbandonata del tutto. I vicoletti dei quartieri di Alfama e Mouraria, le terrazze panoramiche, la vivacità del Bairro Alto, i deliziosi pasteis de nata, l’offerta culturale e di eventi rendono la capitale del Portogallo una città unica. Lisbona, da cui salparono secoli fa i grandi navigatori europei alla scoperta di nuove terre, è oggi un luogo in cui approdano persone provenienti dalle parti del mondo più disparate, soprattutto dalle ex colonie del Portogallo. Il melting pot e la natura cosmopolita sono parte integrante dell’identità di Lisbona: lo straniero viene accolto con tolleranza, diventando così un tassello importante di quel colorato mosaico che è la cultura portoghese. Nonostante questo spirito ospitale, personalmente ho avuto qualche difficoltà ad interagire con i portoghesi, soprattutto con i miei compagni di corso. Inoltre, il mio buon proposito di non frequentare altri italiani durante l’Erasmus è completamente sfumato ed evitarli si è

rivelata un’impresa impossibile! Il gruppo con cui uscivo di solito era composto per la maggior parte da connazionali a cui fortunatamente spesso si univano anche i miei coinquilini spagnoli e francesi. La convivenza con questi ultimi mi ha dato la possibilità di provare a parlare dall’inglese al portoghese, dallo spagnolo al francese, ed anche una lingua, comprensibile solo a noi, fusione di un po’ tutti questi idiomi. È per questo che ogni volta che mi si chiede se ho imparato il portoghese rispondo con “una specie”. Durante quest’esperienza a Lisbona ho avuto modo di decostruire lo stereotipo che avevo sugli studenti Erasmus. Il luogo comune largamente diffuso ritrae lo studente Erasmus come una persona con moltissimo tempo libero e che supera gli esami senza grandi difficoltà. Non fidatevi di queste false leggende! Per l’esperienza che ho avuto io, il carico di studio non è stato inferiore a quello a cui sono abituata normalmente a Padova e seguire le lezioni in un’altra lingua ha aggiunto ulteriori difficoltà. E poi, dedicare del tempo allo studio con tutte le distrazioni che ci sono in Erasmus non è affatto semplice! I mesi dell’Erasmus sono mesi in cui si vorrebbe vivere tutto con la massima intensità perché ogni occasione persa sembra irripetibile. In questi mesi si vive e

si percepisce tutto in modo amplificato, pervasi da una profonda sensazione di libertà, dal desiderio di conoscere quante più persone possibili, da un forte impulso a visitare nuovi luoghi e dalla volontà di mettersi continuamente alla prova. Io, per affrontare le cose con questo spirito, mi sono anche cimentata nel surf. Come potevo trovarmi su spiagge oceaniche e perdere l’occasione di provare l’ebbrezza del surfista? A dire il vero i risultati sono stati piuttosto scadenti e ho passato quasi tutto il tempo a trascinare la tavola dalla riva alla posizione giusta, ma questa è un’altra storia… Se andate a Lisbona, il surf potete anche tralasciarlo, tuttavia ci sono alcune cose che vanno assolutamente sperimentate: un giro sullo storico tram numero 28, una cena rigorosamente a base di pesce da O Eurico, il bacalhau com natas da Ti Natércia, il pão de Deus della Padaria Portuguesa e infine una serata di fado alla Tasca do Chico. L’elenco potrebbe proseguire all’infinito, forse anche perché tutto ciò che è parte dell’Erasmus assume un sapore particolare e ogni ricordo risveglia la saudade che accompagna chi vive questo tipo di esperienze. In ogni caso, il miglior consiglio che vi posso dare è… andate in Erasmus!


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COP21: RIPARTIRE DALLA CRITICA ALL'ECOLOGIA POLITICA di Davide Lorenzon In questi giorni, in un clima pesante di forte limitazione dell’iniziativa politica e del diritto all’organizzazione del dissenso, a Parigi si è svolta la 21esima Conferenza delle Parti, l’evento annuale di negoziazione tra gli Stati di tutto il mondo dei parametri di sviluppo per cercare di limitare il cambiamento climatico. La conferenza delle parti viene convocata circa ogni anno dall’ONU. Nelle passate 20 conferenze l’esito degli accordi è stato evidentemente fallimentare; il cambiamento climatico è realtà ed è già troppo tardi per fermarlo senza conseguenze irreversibili: è necessaria una drastica inversione di rotta ora in questo senso, pena il riscaldamento globale, l’innalzamento dei mari e una crisi umanitaria con almeno 250 milioni di profughi ambientali prima di metà secolo. Sabato 12 dicembre è stata la giornata di chiusura dell’assise con la presentazione del documento, subito accolto con grande entusiasmo dai mercati e dalle big companies: un accordo che sì dichiara di rispettare il limite dell’innalzamento medio della temperatura globale di 1,5°, ma che non fissa nessun limite per il picco di emissioni e soprattutto che verrà applicato tra 5 anni (!) e

verrà sottoposto a verifica nel 2023. Le previsione reale è che comunque, se i paesi firmatari rispettassero gli impegni presi, al temperatura salirebbe di 3°, e, in ogni caso, i grandi assenti sono gli strumenti di controllo e di sanzione a garanzia del rispetto delle misure decise. Cina e India, paesi che assieme alle grandi potenze storiche contribuiscono di più alle emissioni, nonostante gli annunci non hanno alcuna intenzione di prendere sul serio il problema, che toccherà tutto il pianeta: la Cina ha dichiarato che comincerà a ridurre le emissioni dal 2030, e l’India non ha alcuna intenzione di rinunciare al carbone. Dove sono finite le parole “oil”, “fossil” e “coke”? In tanti se lo chiedono, dato che nemmeno sono citate. L’aviazione civile e il trasporto marittimo, di merci e di persone, contribuiscono per il 10% ai gas serra, e nemmeno sono presi in considerazione tra i problemi da affrontare. È evidente che il rapporto tra il clima e lo sviluppo capitalistico, tra la natura e l’uomo sta mettendo in luce una cosa che gli attivisti dei movimenti sociali da anni sostengono: è necessario mettere in

agenda tra le urgenze un ribaltamento della visione dei rapporti con il pianeta e costruire una critica dell’ecologia politica intesa come visione dell’infinitezza delle risorse naturali. È un’urgenza che interroga gli attivisti e che spinge a ripensare un certo ecologismo stretto tra l’etica personale (che vede soprattutto nell’azione del singolo il motore di cambiamento) e la scelta di prendere il problema ambientale solo come problema particolare, di sottosviluppo, di resistenza all’utilizzo di soluzioni verdi per l’industria: è invece un problema di sistema, che ci parla di disuguaglianze economiche e sociali, di sfruttamento dissennato del territorio, di intere popolazioni costrette a vivere a rischio della propria vita per il profitto dei soliti pochi. Non a caso, 15mila manifestanti di Parigi in questi giorni hanno scelto di rappresentarsi sulla lunga Rue della Grande Armèe come una lunga linea rossa, a rappresentare i limite a cui siamo arrivati e da cui dobbiamo tornare indietro. La prospettiva, che per chi ha intenzione di impegnarsi su questo fronte esce da queste giornate di mobilitazione parigine, è che deve cambiare il sistema, non il clima.

LA CITTÀ AGLI INVISIBILI di Gabriele Gazzaneo Depredare gli spettatori delle proprie certezze, insinuando in loro l’incanto dell’invisibilità, è da sempre considerato un numero di successo per gli illusionisti: la performance occupa posti di rilievo nei repertori dei grandi prestigiatori, da Harry Blackstone Senior (autore del canonico “vanishing lady”), alla celebre sparizione della Statua della Libertà ad opera di David Copperfield (David Kotkin). Cedere allo stupore ci consente di indugiare nella consolazione dell’incanto, eludendo l’amara disillusione della realtà: ma “è solo un trucco”, ripete Arturo Brachetti, l’impotente illusionista de La Grande Bellezza, a un disperato Jep Gambardella colto a contemplare l’incredibile sparizione di una giraffa nei Fori Imperiali. Svelare il trucco è proibito, ma se la realtà arriva a superare l’illusione più amara, e

l’invisibilità si insinua nella vita abbracciando persone, quartieri e città, ricercarne una spiegazione arriva ad essere un atto di giustizia: questa è un’invisibilità sociale, e non sono trucchi o tocchi magici a ricrearla, ma disuguaglianze, ostacoli all’accesso ai diritti, scelte politiche che delegano responsabilità, sempre più spesso e abilmente ripresentate al pubblico - numero di prestigio scadente e inflazionato - come azioni mirate a valorizzare e difendere il decoro e la quiete delle nostre città.

Gli invisibili di Padova costituiscono un insieme folto ed eterogeneo, tale da inglobare anche un’intera generazione: quella dei più di sessantamila studenti che hanno voluto - o dovuto - individuare nelle scuole e nell’Università di Padova i luoghi per l’autodetereminazione della propria progettazione umana, formativa e lavorativa; una generazione che sta subendo le conseguenze della “cura” delle politiche di austerità, con il restringimento della spesa pubblica e i suoi effetti sociali sulle vite delle persone.

Gli invisibili di oggi, lontano dai palchi e dai sipari, sono soggetti senza tutele e diritti, immersi in luoghi inospitali e ostici, ignorati dalle amministrazioni e dagli enti che gestiscono il bene comune, e quindi, di riflesso, - quando non denigrati o disprezzati - ignorati anche dalle città e dai cittadini.

Si tratta di soggetti che si trovano fuori dal sistema di tutele e protezioni interno al mercato del lavoro (il workfare), mentre tendono, al contempo, a sganciarsi dalle reti sociali - in primis le famiglie - che, sostenendoli, sostituiscono il più delle volte le funzioni di uno Stato inesistente.


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PERCHÉ UN REDDITO DI FORMAZIONE? di Gabriele Gazzaneo Ma ancora prima, cos’è un “soggetto in formazione”? Da sempre ci interroghiamo rispetto al riconoscimento, da parte del nostro paese, degli studenti come componente attiva della società, ma molti sono i segnali per cui quella degli studenti pare essere considerata solo una condizione di passaggio (che perduri il minor tempo possibile) verso il mondo del lavoro. Nella realtà, quindi, una casella da spuntare prima di passare a quella “disoccupato”, nei questionari statistici, oppure a quella “occupato”, nelle più rosee fantasie di alcuni. Si sprecano le narrazioni produttiviste che puntano il dito contro la generazione dei soggetti in formazione, prima visti come fannulloni e vortici di inattività che risucchiano fondi nominalmente destinati al diritto allo studio, o che si adagiano nel mondo universitario sfruttando la formazione come ammortizzatore sociale. Sorvolando la desolante svalutazione del ruolo della formazione e l’ottusa concezione del rapporto fra percorso formativo e lavoro, si potrebbe persino rispondere a queste illazioni presentando la reale condizione dello studente in Italia: soggetto invisibile nello scenario politico pubblico e collettivo delle città, escluso dal sistema di tutele del mondo del lavoro, e che al contempo tende a sganciarsi dai sistemi di welfare familistico, in virtù della propria autodeterminazione.

A ciò si aggiunge il pesante definanziamento della spesa pubblica per l’istruzione, che ha prodotto una situazione devastante in termini di desertificazione dei luoghi della formazione e la demolizione dei servizi agli studenti e del diritto allo studio. L’assenza di una qualsiasi forma inclusiva di welfare, prima ancora di parlare di una misura che possa intendersi come un “reddito di formazione”, è la conferma di come un’idea e un riconoscimento del “soggetto in formazione” non siano mai stato concepiti.

In questo limbo di garanzie [assenti] ha iniziato a sgretolarsi il diritto allo studio, colpito dal costante definanziamento che ha portato le strutture formative e cittadine ad essere incapaci di accogliere questi soggetti. I dati sulla dispersione scolastica, correlati ai tassi di povertà tra gli under-18, e i quasi sessantamila immatricolati in meno degli ultimi 10 anni ci consegnano la pietosa immagine di un modello sociale che rischia di riprodurre profonde disuguaglianze e che getta nell’invisibilità dei diritti i soggetti in formazione.

assolutamente inattuale nella realtà dei giovani, portati generalmente a cambiare città o a condurre una vita da pendolari.

A questa si somma poi l’invisibilità della partecipazione, la negata possibilità di incidere politicamente, socialmente e culturalmente nella scena pubblica e collettiva della città in cui viviamo: la rappresentanza di istanze sociali è infatti legata ad un’idea di residenza

In Europa solamente la Grecia e l’Italia non hanno forme reddituali per i soggetti in formazione. Negli altri paesi è possibile riscontrare dei modelli specifici per quanto riguarda sia erogazioni monetarie dirette, che indirette (servizi, agevolazioni, interventi specifici che contribuiscono a migliorare le condizioni sociali). Il modello del Belgio risulta emblematico: il CPAS (Centro Pubblico di Aiuto Sociale) fornisce un sussidio a tutti i maggiorenni che scelgono di vivere al di fuori dell’ambito familiare: presentando un contratto d’affitto, gli studenti percepiscono 415€ al mese oltre al sussidio familiare di 105€, riservato a tutti i maggiorenni, ed un sussidio alimentare di 125€. Solitamente questi modelli prevedono che gli studenti beneficiari del reddito possano

Privati quindi dell’essere cittadini, risultano visibili solo agli occhi dei grandi interessi speculativi, che li guardano ora come utenti del servizio “formazione” , ora come consumatori e clienti del prodotto “conoscenza”, se non definitivamente esclusi da qualsiasi interesse in quanto soggetti ancora piccoli per rappresentare pacchetti di voti. Prendere coscienza della propria condizione è un processo sempre difficile da innescare, tanto più se privati proprio di una concreta “materialità” sociale. Eppure vi sono corde più sensibili di altre, come quella della socialità, che, stimolata dall’imposizione di nuovi paradigmi di ordine e decoro costituiti tramite

lavorare solo per salari mensili molto bassi o part-time. Il reddito cessa di essere percepito nel momento in cui lo studente entra nel mondo del lavoro oppure termina gli studi. Gli studenti hanno diritto, inoltre, ad una borsa di studio nel caso in cui le condizioni economiche familiari siano al di sotto di una soglia prefissata. Il reddito garantisce l’accesso semigratuito a tutte le attività culturali quali spettacoli, concerti, teatri. Nonostante in Italia l’obbligo scolastico oggi sia valido fino all’età di 16 anni (riducibile anche a 14 dopo l’introduzione dei contratti di apprendistato), il 17% dei ragazzi nel nostro Paese è fermo alla licenza media. Garantire a tutti un’istruzione gratuita e adeguate forme di erogazione di reddito indiretto durante tutto il proprio percorso formativo, come la gratuità dei trasporti, dei libri e del materiale scolastico, è il principio da cui partire per dare ad ogni studente la possibilità di accedere ai canali formativi. Il reddito per i soggetti in formazione, a partire dalla scuola superiore, quindi in una fase espansiva del percorso di acquisizione della conoscenza, si pone quindi come strumento indispensabile per l’emancipazione.

restrizioni e divieti, è riuscita a rilanciare un’idea collettiva di aggregazione che valorizzi cultura, desideri e spazi, e che non releghi la socialità ai plateatici dei bar, immergendola nei bicchieri di spritz. Ma se col tempo ci si è abituati ai tentativi di dissacrare la repressione, c’è chi ancora non rinuncia a rivendicare una città che metta al centro della propria esistenza la vivibilità e i desideri, la formazione e la promozione dei diritti. E ci si continua a chiedere se Padova, come la città invisibile Zenobia raccontata da Calvino, sia una città in cui i desideri o riescono a trasformare la città, o sono da essa mutati, disgregati ed omologati.


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MIGRANTI E MASS MEDIA, OVVERO COME TI RIGIRO LA FRITTATA di Sara Martinello Costituiamoci! è un progetto dell’Associazione Studenti Universitari che si propone di discutere temi collegati alla Costituzione italiana. Oggi, 19 novembre, l’aula è piena e i relatori stanno per cominciare uno degli incontri più attesi di questo 2015, incentrato sulla narrazione del fenomeno migratorio, con l’aggiunta dei fatti di Parigi: il materiale è tanto, forse troppo perché lo si possa condensare in due ore di discussione, e le aspettative del pubblico convenuto questo giovedì pomeriggio a Psicologia sono alte. Gli ospiti sono Vincenzo Romania, docente di Sociologia dei processi culturali e di Sociologia della comunicazione, Luciano Arcuri, professore emerito di Psicologia sociale e della comunicazione, e Adone Brandalise, esperto di studi interculturali e professore di Teoria della letteratura. Arcuri esordisce con alcuni dati statistici sulla percezione dell’immigrazione in Italia, dimostrando come in pochi anni la percentuale di persone che considerano l’immigrazione una risorsa per l’economia sia aumentata, passando dal 49% del 2011 al 54% del 2015. Per quanto riguarda la distribuzione degli alloggi, invece, il dato è più allarmante, con un 55% degli intervistati che nel 2011 dichiarava “prima gli italiani, dopo gli altri”. La percezione della presenza migrante è strettamente legata alla narrazione giornalistica, al cosiddetto agenda setting, ovvero a ciò che i giornalisti scelgono di presentare nei loro articoli - e quindi a come farlo. Come già i nostri lettori immagineranno, il semplice atto di ricordare sistematicamente la nazionalità del criminale porta il pubblico ad associare

la nazionalità al crimine (le nigeriane per la prostituzione, i rumeni per furti e rapine, “i maghrebini” per lo spaccio…). Ma esistono meccanismi sintattici più sottili, e qui Arcuri spiega la differenza tra la forma passiva di titoli come “donna violentata da uomo” e quella attiva di “uomo violenta donna”: la prima è generalmente impiegata quando il violentatore è di nazionalità italiana, e sottintende che un po’ la donna se la sia cercata, alleviando la responsabilità del prevaricatore; nel caso di violentatori stranieri, invece, si preferisce la seconda forma, che restituisce loro tutta la carica di colpevolezza implicata da una violenza. Con Romania l’incontro abbandona gli aspetti statistici e sintattici e si sposta sul piano semantico: citando Butler, il discorso ufficiale “è sempre falso”, sempre passibile di sfiducia da parte delle frange che si oppongono a chi lo pronunci, rendendo il politico una caricatura del suo ruolo; ed è in quest’ambito che la teoria della cospirazione trova il proprio terreno fertile e che diventa difficile perfino capire che cosa significhino “Isis” e “Daesh”. Per Georges Perec la forza semantica del terrorismo è che esso ha il potere di uscire dall’esotico per entrare nell’endotico, cioè nella nostra vita quotidiana: ne scaturisce il panico morale della scoperta che il terrorista può essere anche il vicino di casa, con la conseguente Schadenfreude freudiana nell’apprendere che per fortuna l’attacco non ci ha colpiti direttamente, abbattendosi invece su persone a noi estranee. Allacciandosi alla considerazione sulla falsità del discorso politico, Brandalise adduce l’esempio di Hollande, che recita la parte del capo di Stato competente nel governare uno Stato che però è ingovernabile, e

questo comporta che nel pubblico si ingeneri la sensazione che nulla spieghi ciò che sta accadendo; ma, qualsiasi cosa accada, il politico deve assumere una posizione che nel breve periodo renda credibile la sua proposta. Molte delle proposte di reazione agli eventi (che vengono da partiti e giornali fiancheggiatori) sono semplicistiche, tanto da potersi riassumere in un “se solo io potessi fare ciò che vorrei, “loro” avrebbero quel che si meritano e starebbero molto male”. Il problema è che apparentemente non c'è modo di agire come si vorrebbe, e la situazione è di progressiva incompetenza a causa dell’incompetenza dei narratori stessi. A questo si aggiunge il fatto che l’enfasi applicata al fenomeno migratorio trova radice nei traumi già affrontati storicamente dalla popolazione, con lo scadimento di modelli economici che potevano sembrare premiali. Tutto improvvisamente scavalca i confini nazionali, la geografia assume un carattere fluido, e tutto questo accade prima che ce ne si possa accorgere: allo scenario di un Occidente diffuso corrisponde un Meridione altrettanto diffuso, ed entrambi sono compresenti a Londra come a Roma come in Spagna, eccetera. Brandalise conclude con una spiegazione della scelta della Francia come obiettivo per gli attentati del 13 novembre: “in Italia i colpi affondano nella sabbia, e lì si scompongono nell’utilizzo che i vari attori ne fanno; in Francia invece si prevede uno Stato pienamente competente, per cui, se tirano una cannonata alla colonna dell’edificio statale, i francesi ricostruiscono subito la colonna e tirano una cannonata a chi l’ha distrutta”. E infine, i bombardamenti francesi su Raqqa del 15 novembre.


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PER UN VOLANTINAGGIO ECOSOSTENIBILE di Salvatore Frisina (segue dalla prima pagina) Nel frattempo il fine settimana è andato. Riapri Facebook e qualcuno lancia un’invettiva contro Bitonci, che ce l’ha con gli studenti, che si lamenta del degrado. Un po’ ti senti in colpa quando ripensi ai bagordi della sera prima e quasi ti convinci che in fondo «Alcol, feste, volantini. C’ha ragione lui. Che degrado». Devi sapere però che c’è un altro ammasso di gente che non vuole smetterla di far festa, un altro, sì. Ogni lunedì si ritrova in via Belzoni, per guardare un film. «Ancora?!», dirai tu, «Ma è lunedì, bisogna tornare a studiare, mica si può sempre far festa». E invece sì. Il Mondayscreen, il cineforum di quelli che ti tormentano con i volantini, ha la presunzione di fare in modo che i film servano a qualcosa. Come? Prima di tutto perché dopo il film ci si sbronza. E poi, prendi per esempio il film 1984 di Michael Radford, dove c’è un tizio, Winston Smith, che lavora per il governo, il suo compito è quello di riscrivere la storia. Recupera vecchi articoli di giornale, li modifica e li rimette in circolazione, così i cittadini possono dimenticare il passato e concentrarsi sul presente. È uno strumento tipico del potere, riscrivere la storia serve a dar credito a chi comanda, per evitare che tu possa lamentartene. Lo sapevi che il Sindaco di Padova vuole togliere dalle scuole i libri che parlano di omossesualità? Questo, per esempio, è un

altro modo di riscrivere la storia. «Ma allora perché esiste un film che spiffera uno degli strumenti più efficaci del potere? Si tratta di cinema indipendente? Uno di quei film censurati che non arrivano mai in Italia?» No, è distribuito da 20th Century Fox, lo sapevi che la 20th Century Fox non è un’associazione culturale?1 «Ma saranno scemi quelli che comandano, che lasciano trapelare certe informazioni?». No, perché riscrivere la storia è uno strumento vecchio come il cucco. Sono decenni che non si fa più. «E Bitonci?». Sì, la sua mentalita è altrettanto vecchia. La nuova moda non è più riscrivere, ma sovrascrivere. Non più nero su bianco, ma milioni di colori. Nel mondo siamo troppi, troppe idee, troppi fatti, troppe cose da sapere, troppi ma davvero troppi volantini. Puoi riscrivere quello che ti pare, tutti ne hanno diritto, puoi cambiare idea tutte le volte che vuoi, puoi essere xenofobo e omosessuale contemporaneamente. In Eritrea ci sono un sacco di struzzi che ogni giorno si slogano le caviglie per colpa delle lobby del tabacco2, puoi batterti anche per loro se vuoi. L’eccesso delle comunicazioni a distanza, quella cosa che chiamano globalizzazione, ci ha dato il potere di fare delle informazioni quello che vogliamo. Quando al tg senti la smentita della controsmentita e poi un servizio sui feniccoteri, stai subendo un nuovo strumento di potere, la confusione,

la distanza, il subdolo messaggio che ti invita a fregartene e a lasciarli fare. Così chi ha voglia di comandare può farlo in pace. Non è magia, è politica. Studierai anche questo all’università, promesso. E al Mondayscreen cosa facciamo? Seguiamo la moda. Sproloquiamo, fantastichiamo, raccogliamo firme per gli struzzi Eritrei. Facciamo indigestione di riscritture della realtà. Così da studiarle, tenerle d’cchio, alla ricerca di una storia che ci metta d’accordo tutti. Non credere sia un’utopia, la vera utopia è sperare che i volantini siano stampati su carta più spessa, così da riciclarli come carta filtro. Allo stesso modo il Mondayscreen propone un volantinaggio utopico ma ecosostenibile, dove è la pluralità delle idee a censurare le riscritture maldestre. Per questo al cinema si va di lunedì, perché è tempo di studiare. Ed ecco un esercizio per casa. Apriamo il vocabolario, sfogliamolo fino alla voce degrado e, forti del sacro santo diritto di riscrivere la storia, cancelliamo degrado e scriviamoci sopra “via Belzoni, 160 - Padova (Pd) - ore 21:00 - tutti i lunedì - Ingresso Libero”.3

1 Già.

2 3

Non è vero. Per i primi mesi del 2016, in attesa di una nuova casa, il Monday si tiene in via provvisoria presso l’ASU, in via Santa Sofia, 5, sempre alla stessa ora e ad ingresso libero.


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L’ANGOLO DI FALC TRENDY di Giacomo Falcon Ciao, questa è la sezione in cui si fa critica musicale spicciola. Il piano sarebbe quello di parlarvi velocemente ad ogni numero di tre dischi belli e tre dischi brutti freschi di (o di prossima) pubblicazione; però siamo a inizio gennaio, di dischi usciti ce ne sono pochi e di parlare di dischi del 2015 a inizio 2016 è roba da sfigati, lo sanno tutti. Che poi il 2015 musicalmente ha fatto stracagare, ma questa è un'altra storia. Quindi per il primo numero vi parlerò di tre dischi belli e di uno carino. Perché? Perché di sì. David Bowie* - Blackstar - Sony Spero che David Bowie lo conosciate tutti, è quello che ha fatto la sigla di Matricole e Meteore e che ha suonato nel film coi ragazzi dello Zoo di Berlino che si drogavano. "Blackstar" è il venticinquesimo album di questo artista immenso e suona ancora meglio di ciò che sarebbe lecito aspettarsi da uno dei musicisti più importanti degli ultimi cinquant'anni il cui genio, malgrado nel pieno dell'anzianità, ha ancora parecchie cose da dire: praticamente un mezzo capolavoro. Bravo Davide. Hinds - Leave Me Alone - Mom + Pop Questo disco non mi fa impazzire ma ci sta e sono sicuro di incontrare il favore di un certo pubblico maschile a cui piace fare l'Erasmus o quantomeno farsi le Erasmus dicendo che le Hinds sono una band composta da quattro ventenni spagnole sbronze. Fanno un indie-garage-pop-rock-robe-così-insomma ispirato alle girl band dei '60s con una tecnica musicale che rasenta l'accettabile, ma le canzoni pigliano un sacco bene e fanno venire una gran voglia di estate e di sbronze e di spagnole sbronze in estate. Daughter – Not To Disappear – 4AD I Daughter sono un gruppo di musica triste che andava un sacco un paio d'anni fa, ma che vista la loro bravura e la bellezza di Elena Tonra avrebbe meritato di andare di più. In questo secondo episodio regalano un album che supera nettamente il folkettino del predecente per composizione, atmosfere e range emotivo. L'unico difetto sono gli arrangiamenti che spesso puzzano di cinque anni fa, ma glielo si perdona facilmente perché la qualità dei brani è a livelli altissimi ed Elena è sempre bellissima. DIIV - Is The Is Are - Captured Tracks Quando erano usciti sembrava fossero gli Strokes di questa decade, poi la musica con le chitarre ha smesso di essere figa e tutti gli indie che erano diventati hipster si sono trovati costretti a scegliere tra hip hop e techno. Quattro anni dopo i DIIV hanno messo giù le siringhe e ripreso le chitarre per fare questo discone meraviglioso, via di mezzo tra il loro esordio e i Sonic Youth, con un bel po' di psichedelia spruzzata qua e là. Ad ora disco più ganzo di un anno musicale partito bene. * Questa recensione è stata scritta pochi giorni prima della scomparsa di David Bowie.

GLOSSARIO di Sara Martinello Caìgo Gelida cortina bianca che inesorabile sale ogni sera dalle acque limacciose del Piovego per inghiottire tutto ciò che incontra. È la nebbia, baby. Buonismo Accusa storicamente mossa da destra a sinistra quando non si trovano argomentazioni sufficienti contro i candidi propositi tutti sinistrorsi di supporto a poveri/migranti/donne/gay/nutrie. Pista ciclabile Striscia grigia di varia grana o (più raffinato) texture intervallata da strade, pali, cassonetti, parcheggi abusivi e pedoni distratti pronti a farsi venire a raccogliere dall’ambulanza. La si potrebbe anche definire come ciò che intervalla strade, pali, cassonetti, parcheggi abusivi e pedoni distratti. Ordinanza Foglio pensato e stampato in Comune in cui si decreta qualcosa da applicarsi urgentemente e senza distinzioni a esercizi, associazioni e gruppi di persone di chiara matrice massonico-facinorosa, come ad esempio la nota gang dei Bevitori di Birra. Underground Tutto ciò che è indie, cioè che non è mainstream, ma nemmeno hipster perché ormai quelli sono out e ci sono i new normal, ah no allora nemmeno loro sono underground, mo’ come faccio a fare il diverso. Creo un collettivo di poeti, cantastorie e musicanti e fondiamo le nostre edizioni, e poi chiediamo i diritti quando si usano le nostre opere, così finalmente usciamo dall’underground.


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OROSCOPO!

Scopri cosa dicono le stelle in base a quello che studi Ingegneria Taylor. Taylor, sei meravigliosa, sei il mio primo pensiero al mattino e l’ultimo prima di addormentarmi… Sei inarrivabile a chiunque altro, mentre io, aspirante ingegnere, posso ammirarti da vicino, scoprendo tutte le dolci pieghe della tua voluttà. Non ho bisogno d’altro che di te, Taylor, e sei tutto ciò che voglio conoscere quest’anno. Non avrò altre al di fuori di te. Firmato, un ingegnere alle prese con S. Taylor. [Doveva essere un oroscopo, ma cosa volete farci con un ingegnere innamorato?] Psicologia Questo mese Mercurio passa in Leone, giusto in tempo per prenderti del tempo da dedicare a te stesso e bilanciare le quantità di serotonina, dopamina e ossitocina che circolano nel tuo corpo. Il tuo autocontrollo sarà messo alla prova: anche quest’anno l’idiota di turno ti chiederà se sai leggergli nella mente. Non preoccuparti se ti dicono che studi psicologia per niente, pensa a quanti disturbi riesci a diagnosticarti ogni volta che sfogli il DSM V! Scienze Umane «Cosimo Piovasco di Rondò – Visse sugli alberi – Amò sempre la terra – Salì in cielo» recita l’epitaffio di un noto barone vetusto. Se vuoi guardare bene la terra tieniti alla distanza necessaria, un po’ come Astolfo. Evitare i voli pindarici del tuo libretto sarà più facile se rimarrai chino sulle sudate carte, ma attento!, l’amore è dietro l’angolo - o meglio, alle macchinette del caffè. Che poi al Maldura non esistano più è solo un trascurabile dettaglio. Agraria Plutone in asse con Mercurio regala la giusta dose di frizzante tossicità alla tua cultura e rende piacevolmente infetta la palude in cui ogni giorno vai a studiare. La bassa pressione umidiccia favorirà la crescita delle tue amate piantine da serra, ma dovrai monitorare la volta celeste per evitare che i droni lanciati da Bigpharma rovinino tutto il tuo lavorìo. Soldi in arrivo! Redditizie le gite a Padova, quando le piantine saranno pronte. Veterinaria Il futuro veterinario si muove cauto da quando ha scoperto che non finirà a guarire dolci gattini e simpatici scimpanzè che negli anni ‘80 facevano i freschi a Hollywood. Un meteorite che si schianta su Giove riversa su di lui angoscia e distruzione, complice l’ondata di nascite tra gli esemplari di sus scrofa domesticus. Rimboccati le maniche e immergiti a fondo nell’esperienza ostetrica, sarà ritemprante. Medicina Marte mette in croce Venere e anche quest’anno la finirai a raccontare agli amici cose abbastanza esplicite riguardo il funzionamento del corpo umano, che però non tutti sono pronti a volersi immaginare: d’altronde non incolpare i tuoi amici se non trovano un piede diabetico altrettanto eccitante e se la loro cronologia è scandalosamente digiuna di toracoscopie. Plutone dice che te la tiri troppo, come al solito, ma fai bene: dopotutto la consapevolezza di essere tra i pochi eletti ad aver speso mesi della propria vita a memorizzare improbabili equazioni di farmacologia e i fantasiosi nomi dei muscoli dell’avambraccio qualche effetto collaterale deve pur averlo.

Economia Riesci ormai a vedere dappertutto sprechi ed inefficienze, e forte dei tuoi studi sei pronto a stilare un piano di riadattamento anche per i gestori delle macchinette dell’aula studio. Il problema è che hai le mani bucate, apri un foglio Excel sotto il segno della Bilancia e fatti due conti. Scienze Politiche A furia di interessarti alla politica e a quello che succede nel resto del mondo ti sei dimenticato di sviluppare i rapporti diplomatici con i tuoi coinquilini: hai pensato a come risolvere gli screzi nati da chi non rispetta i turni delle pulizie? È un’ottima palestra per il futuro, e magari se te la giochi bene pulire il bagno la settimana prossima non tocca a te. Giurisprudenza Sei stanco di essere chiamato “avvocato” da parenti e amici, anche perché dopo anni passati chino sui costosissimi manuali di diritto civile e penale non hai ancora le idee chiare su cosa si faccia davvero nelle aule di tribunale. Questo sarà un anno speciale per te: il fantomatico Legislatore metterà mano anche alla legge che credevi più stabile di tutte, e con un tratto di penna ti costringerà a comprare una nuova Costituzione, come se non fosse già abbastanza sconvolgente vedere tutti gli altri tuoi libri diventare obsoleti a pochi mesi dall’acquisto. Saturno incrocerà Venere, che si allineerà a Mercurio doppiando Nettuno; ma tu dietro la tua cinica maschera di Azzeccagarbugli ti riveli un inguaribile romantico, e scrivi segretamente un’appassionata e inutile orazione per chiedere al consesso degli scienziati del mondo di riammettere Plutone nella lista dei pianeti. Scienze A te che ami il mondo, a te che ami la natura, a te che ami i dettagli, in amore Venere non ha riservato proprio niente, quindi preparati a trascorrere un altro anno da nerd. Per fortuna Giove ti ha riservato un anno speciale di lotta alle pseudoscienze! Munisciti quindi di tanta pazienza, delle armi della logica e di tanto caffè e mostra che l’unico metodo valido non è quello Stamina, ma il metodo scientifico! Quindi basta personaggi che affermano che la terra è piatta, basta regola della L, basta amuleti antisfiga; ma soprattutto basta oroscopi! Sii la persona che gli Angela vorrebbero che tu fossi!


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CONOSCI L’ASU? L'ASU, Associazione Studenti Universitari, nasce nel 1984 da un gruppo di studenti che si dà come obiettivo statutario "l'organizzazione e la promozione di attività culturali, ricreative e di lavoro per gli studenti universitari in forme che sollecitino la partecipazione democratica alla vita sociale del paese". Sin dalla nascita l’Asu è anche circolo Arci. Siamo un’associazione autonoma e indipendente, gestita da studenti volontari, che offre una serie di servizi e iniziative che si rivolgono principalmente agli studenti e alla città, e che hanno come scopo proprio l’interazione tra la città di Padova e la popolazione studentesca, due mondi troppo spesso distanti e separati. La nostra azione si caratterizza per la pratica sindacale, il mutualismo, il rifiuto della violenza come strumento per imporre agli altri le proprie ragioni. L'ASU rivendica la sua appartenenza alla sinistra, si riconosce nei valori di libertà, uguaglianza, giustizia, antifascismo, solidarietà, internazionalismo, laicità, sostenibilità dello sviluppo, pluralismo culturale e considera inviolabile l'autonomia delle proprie scelte politiche rispetto a interessi di qualsiasi tipo non coincidenti con quelli degli studenti. Le nostre iniziative sono di carattere sociale o mutualistico: all'interno dell'università con Il Sindacato degli Studenti, e in città su temi rilevanti come le case, la mobilità, l'aggregazione, l'uso degli spazi, l'alimentazione, la vita studentesca. L’Asu è anche parte della Rete della Conoscenza, il network che unisce a livello nazionale Link - Coordinamento universitario e Unione degli studenti - il sindacato degli studenti medi. La Rete della Conoscenza si pone l’obiettivo di costruire insieme un grande spazio di rappresentanza sociale per i soggetti in formazione, uno spazio in cui mettere a valore le esperienze di analisi, vertenzialità, rappresentanza, conflitto e mutualismo che ogni settore della formazione ha messo in campo negli ultimi anni, per realizzare le condizioni per un salto di qualità verso un'azione sociale e politica ampia e condivisa, in grado di abbattere le barriere all'accesso ai saperi, rivendicare una didattica di qualità e una ricerca libera, conquistare un nuovo welfare universale come base dell’uguaglianza e della cittadinanza. Crediamo che sia necessario fare della conoscenza il motore di un nuovo modello di sviluppo democratico sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Sicuramente ci conoscete per il Summer Student Festival - Je t’aime che ogni maggio anima la Golena San Massimo, oppure per i numerosi incontri dei progetti Costituiamoci! e L’ombra di Galileo, o ancora per gli eventi di musica contemporanea organizzati da Pulse e per gli appuntamenti cinematografici del lunedì sera all’Ederle, col Mondayscreen: questi sono solo alcuni dei nostri progetti! Se ancora non ci conoscete potete trovarci tutti i giorni in via Santa Sofia 5, presso la nostra sede storica. Il Sindacato degli Studenti è un movimento nato nel 2002 per risolvere esigenze concrete e per promuovere, tutelare e rivendicare i diritti degli studenti. Apartitico e indipendente da qualunque organizzazione, si propone di informare gli studenti su tutte le questioni che li riguardano e di cercare, con il dialogo e il confronto, le soluzioni più utili per i loro diritti e i loro interessi. Il Sindacato degli Studenti partecipa infatti alle elezioni dei rappresentanti e agisce negli organi dell’Ateneo (è la lista maggiore, dopo aver sconfitto Ateneo Studenti, gruppo vicino a Comunione e Liberazione, e le altre liste, legate ai partiti), ma non si limita a questo: essendo solo il 15% dei membri degli organi, gli studenti devono mobilitarsi spesso se vogliono davvero contare. La struttura libera, democratica e non gerarchica de Il Sindacato degli Studenti consente sia ai rappresentanti che agli attivisti o ai semplici interessati di partecipare alla formazione e all’attuazione dei progetti volti a migliorare la condizione studentesca.

TI È PIACIUTO USCITA DI SICUREZZA? Scrivilo insieme a noi! Passa a conoscerci oppure contattaci! L’assemblea de Il Sindacato degli Studenti si trova tutti i LUNEDÌ ALLE 18 presso la sede storica dell’Associazione Studenti Universitari in via Santa Sofia 5. Libertà è partecipazione! Uscita di Sicurezza Asu Padova Il Sindacato degli Studenti


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