Manifesto per il Diritto allo Studio

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Per un’università a misura di studente Introduzione “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” Quello appena citato è l’articolo 34 della nostra Carta Costituzionale e basta da sé per riflettere su diverse questioni che, negli ultimi anni, sono tornate spesso al centro del dibattito pubblico. La cultura e la formazione sono i pilastri fondanti del nostro Paese: lo abbiamo ribadito spesso, poiché ci siamo trovati, in diverse occasioni, di fronte allo smantellamento passo dopo passo della cosa pubblica. Non possiamo purtroppo essere contenti di come sia stata trattata negli ultimi vent’anni l’istruzione pubblica, dei tagli ingenti che essa ha subito, degli attacchi trasversali a cui tutti gli studenti sono stati sottoposti. Ci siamo sempre mobilitati per difendere un diritto inviolabile, che non può essere considerato uno spreco da tagliare o un privilegio di pochi. Lo confermiamo con forza anche in questa occasione, senza fare un minimo passo indietro: il diritto allo studio deve essere garantito a tutti!, perché, oltre a garantire lo sviluppo degli individui, contribuisce all’arricchimento del Paese come nessun altro possibile investimento. Partendo proprio da questo assunto di base, nasce la necessità di ripensare insieme a tutti gli studenti una serie di questioni primarie, legate proprio alla vita quotidiana di chi è iscritto all’Università o di chi voglia cominciare il proprio percorso formativo. Tutto ciò perché le garanzie e i servizi agli studenti sono sempre fanalino di coda di bilanci troppo affollati per finanziarli o di priorità dei governi nazionali che, ad ogni intervento di riforma, hanno sempre preferito tagliare e trattare l’istruzione pubblica come carta straccia, invece di investire con un intervento serio, ragionato e condiviso. I temi centrali tornano quindi a essere quelli, da un lato, di ripensare totalmente il sistema dei finanziamenti all’Università e alla Ricerca, e dall’altro di ricostruire un sistema di diritto allo studio che sia in grado di dare garanzie agli studenti. Scriviamo questo perché non possiamo pensare di affrontare il tema del diritto allo studio solo nel solito trinomio di mense-residenze-soldi: il diritto allo studio, infatti, ha un’accezione molto più ampia, che si ritrova proprio in quell’articolo 34 citato all’inizio del nostro Manifesto. Diritto allo studio rientra nella nozione generale di tutto un sistema di garanzie e di welfare universale che include anche trasporto pubblico, mercato immobiliare accessibile, spazi per studiare o di sempli-

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ce aggregazione studentesca, strutture universitarie sicure e adeguate, politiche cittadine che sappiano valorizzare la presenza degli studenti in città. In questi anni troppo spesso abbiamo trovato una politica sorda alle nostre esigenze e richieste, ma abbiamo sempre continuato a porre al centro dell’attenzione i nostri bisogni materiali e immateriali. Non esiteremo a farlo ogni volta che se ne presenterà l’occasione! Se i temi di carattere più generale sono affrontati da anni soprattutto attraverso la rappresentanza studentesca e l’azione politica negli organi competenti, le questioni che vogliamo porre con questo Manifesto per il Diritto allo Studio sono molto specifiche e rappresentano la sintesi di tutto il lavoro che da sempre portiamo avanti, ovviamente assieme all’aiuto degli studenti che quotidianamente affrontano i diversi problemi. L’azione di raccolta di informazioni e di condivisione con chi vive nelle residenze universitarie, con chi è idoneo alla borsa di studio, con chi usufruisce del servizio mensa e infine con chi si trova ogni giorno a prendere un mezzo di trasporto pubblico ci permettono di essere portatori delle istanze di tutti, megafono della voce di chi è stanco di sentirsi dire che i suoi diritti vengono dopo tutto il resto. E allora, partendo da questa prospettiva, e con l’imminente pubblicazione dei bandi con cui migliaia di studenti dovranno confrontarsi per veder garantito loro un diritto, abbiamo deciso di mobilitarci, di dar vita a un Altrobando, a un Manifesto per il Diritto allo Studio che tenga realmente conto delle esigenze di tutti gli studenti, con l’obiettivo di non lasciare indietro nessuno, di risolvere tutte le problematiche riscontrate in questi anni di rappresentanza e di rivendicare nel frattempo l’estensione dei diritti a tutti, senza perdere di vista l’obiettivo dell’universalizzazione di un welfare universitario che possa tornare a garantire il vero diritto allo studio.

La nostra situazione Come sappiamo ormai fin troppo bene, l’Ente Regionale per il Diritto allo Studio è commissariato da 10 anni. Questo non garantisce certamente il pieno e corretto funzionamento di un istituto che è stato appositamente introdotto per essere in prima linea nel garantire agli studenti un servizio efficiente da tutti i punti i vista. Purtroppo, il commissariamento altro non è che il risultato di anni in cui l’Università di Padova e la Regione Veneto non sono riusciti a trovare un accordo per la Dirigenza. Non crediamo che questo sia lo spirito giusto con cui affrontare un tema importante come quello del Diritto allo Studio, anche perché i giochi politici tra le parti hanno come unica conseguenza una ricaduta negativa sugli studenti. Non possiamo permettere che la Regione e l’Università continuino ad ignorare le esigenze di ognuna condannando un Ente a non espletare le proprie funzioni. La presenza di un Dirigente selezionato in base alle proprie competenze è necessario, perché solo in questo modo l’ESU può essere un attore protagonista nella garanzia del diritto allo studio. Come se non bastasse, a questo si è aggiunta la riduzione della rappresentanza studen-

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tesca all’interno del Consiglio di Amministrazione dell’Ente; ancora una volta si giustifica il taglio agli sprechi con l’eliminazione della rappresentanza e lo smantellamento della democrazia. La Regione Veneto, grazie a tutto il lavoro di rappresentanza e di pressione fatto in questi anni, è tornata a coprire totalmente la platea degli idonei alla borsa di studio, ma ogni volta con ritardo e senza mai invertire la rotta rispetto a una politica regionale che ha sempre visto il diritto allo studio come un surplus da soddisfare solo in caso di risorse aggiuntive presenti nelle proprie casse, ignorando persino gli obblighi di legge nazionali. Siamo inoltre l’unica Regione in Italia a tenere ancora saldo il vincolo della copertura del 3% per la borsa di studio per gli studenti stranieri: questa norma è discriminatoria e fuori da ogni logica, poiché significa che solo il 3% degli studenti stranieri che sarebbero idonei alla borsa ne possono usufruire. Chiediamo che questo vincolo venga immediatamente eliminato. Tuttavia, la Regione Veneto deve invertire la tendenza degli ultimi anni, garantire a tutti gli studenti un servizio efficace ed efficiente ed essere in grado di risolvere le problematiche che si presentano quotidianamente nella vita di tutti gli studenti e non solo di coloro che fanno domanda di borsa di studio, mensa o residenza. Si deve costruire un meccanismo tale per cui sia possibile fare delle valutazioni sullo stato del Diritto allo Studio in tutta la Regione. Evidentemente, il ruolo della Regione deve essere definito in maniera migliore e deve incidere più profondamente: per questi motivi, proponiamo l’istituzione di un Osservatorio Regionale per il Diritto allo Studio, come già succede in altre Regioni d’Italia, che si faccia portavoce di garanzie per tutelare tutti gli studenti delle università venete e che sia in grado di uniformare anche le diverse procedure, così da evitare disparità di trattamento che, ad oggi, tra le diverse università, esistono. Si possono però già intraprendere delle azioni che sappiano garantire efficienza nella gestione del diritto allo studio. Per esempio, si dovrebbe costruire un database comune tra Università ed ESU, per evitare che gli studenti debbano fare domande separate in sede di richiesta di borsa di studio e residenza. I dati richiesti sono gli stessi, quindi perché non facilitare le procedure unificandole? Spesso gli studenti hanno difficoltà a gestire entrambe le domande e, data la già carente informativa su quali siano i diritti e i servizi garantiti, la difformità tra le procedure appare solo come un ulteriore ostacolo. Si rende dunque necessaria l’unificazione delle domande sia per le borse di studio sia per le residenze universitarie, così da avere anche una maggiore comunicazione tra l’Università e l’ESU.

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Diritti per chi non ha diritti Riteniamo fondamentale, quando si parla di diritto allo studio, porre l’accento su alcune situazioni di rilievo che solitamente vengono lasciate in secondo piano. Parliamo delle oggettive difficoltà incontrate all’interno delle nostre università dalle studentesse madri, dagli studenti padri e dagli studenti disabili, condizioni che meritano una menzione specifica.

Servizi per studenti disabili La nostra Università è ancora lontana dal garantire la fruibilità di tutti i servizi previsti per gli studenti disabili. Speso le strutture sono inadeguate, dalla mancanza di bagni attrezzati ad aule con barriere archiettoniche. Gli spazi non sono l’unico problema che si pone tra lo studente e la sua carriera universitaria: sono molte le questioni che ad oggi giacciono irrisolte. Tuttora non sono previsti specifici percorsi di orientamento in ingresso, che però risultano fondamentali poiché lo studente con disabilità e la sua famiglia hanno necessità diverse rispetto allo studente non disabile. L’orientamento dovrebbe comprendere anche visite presso le residenze universitarie, all’interno di un open day, così da ricreare la routine che lo studente vivrebbe in seguito. Ricreare un ambiente familiare è sicuramente essenziale per favorire l’accesso. Le disabilità sono molteplici e ognuna necessiterebbe di un adeguato supporto; purtroppo, in questo momento, non viene chiesta alcuna competenza specifica agli studenti che si offrono come accompagnatori. Troppo spesso gli studenti disabili sono costretti a cambiarli molte volte nel corso dello stesso anno, poiché gli accompagnatori non sono effettivamente a conoscenza di tutto ciò che questo compito prevede. Inoltre, la maggior parte di essi è impreparata anche rispetto alle più semplici manovre, essenziali per aiutare lo studente ad alzarsi, sedersi e sdraiarsi. Crediamo sia essenziale istituire un corso di formazione coinvolgendo sia medici e infermieri per la gestione della mobilità sia psicologi, poiché anche quest’aspetto spesso trascurato è fondamentale. Trovato l’accompagnatore adatto e superate le barriere architettoniche, i problemi non sono ancora finiti. Infatti nessuna struttura è provvista di un referente in grado di garantire un adeguato supporto agli studenti per le necessità di base. Si pensi a tutti coloro che si ritrovano a seguire in autonomia una lezione ma hanno problemi di deiezione: se la struttura è priva di personale di supporto, far arrivare in tempo il proprio accompagnatore spesso non è possibile. Per tutti coloro che hanno problemi visivi sorge un ulteriore problema, legato ai libri di testo. Gli studenti possono acquistare solamente la versione classica di un libro, per poi consegnarlo a un particolare ufficio universitario e chiederne la traduzione in braille. La traduzione, oltre a essere particolarmente onerosa per l’Università, necessita di circa un mese di

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tempo. Spesso i libri utilizzati sono gli stessi in più atenei italiani: sarebbe fondamentale creare un sistema informatizzato così da garantire, oltre a un cospicuo risparmio per le università coinvolte, tempi celeri per la consegna del materiale di studio. Il tema della disabilità non è legato solo al servizio offerto a questi studenti, ma prevede anche un sacrificio da parte dell’accompagnatore. Infatti, in questo momento, l’unico ritorno che questi ha è la fruibilità gratuita di una stanza (condivisa con lo studente disabile). Gli studenti che si offrono come accompagnatori sono disponibili h24, e sono diverse quelle dedicate interamente allo studente loro assegnato. Crediamo fortemente che questo lavoro debba essere equiparato a quello degli studenti lavoratori/part-time, con relativi sgravi sul numero di CFU richiesti per l’ottenimento della loro borsa di studio. Ciò non solo garantirebbe una maggiore tranquillità e incentiverebbe più studenti a fare richieste di accompagnamento, ma gioverebbe anche a tutti gli studenti disabili, che potrebbero essere seguiti con maggior cura e costanza. Cosa chiediamo? - l’adeguamento di tutte le strutture; - un open day con le famiglie; - migliore e maggiore informazione per gli studenti accompagnatori all’atto della domanda; - un corso di formazione per gli studenti accompagnatori tenuto da medici e psicologi; - una migliore gestione dei libri di testo a disposizione degli studenti disabili; - un referente per ogni dipartimento/area/macroarea; - l’equiparazione degli studenti accompagnatori agli studenti lavoratori con relativo sgravio dei CFU richiesti per ottenere la borsa di studio.

Servizi per ragazze madri e ragazzi padri Un’altra criticità riguarda invece i servizi per le studentesse madri e per gli studenti padri del nostro Ateneo. Spesso questi sono costretti ad abbandonare gli studi per occuparsi dei figli. L’Università dovrebbe garantire un servizio di nursery gratuita, cioè uno spazio in cui essi potranno occuparsi dei figli, allattarli, passare con loro del tempo, senza però trascurare gli impegni universitari. Una novità che è già presente, prima in Italia, all’Università degli Studi del Molise. Questo servizio, che permetterebbe di sostenere la maternità e la paternità dei nostri studenti continuando però ad investire nella loro formazione, potrebbe essere allargato anche a dipendenti, ricercatori, dottorandi del nostro Ateneo, offrendo un servizio di assistenza con personale specializzato che si prenderebbe cura dei piccoli mentre i genitori sono a lezione o a lavoro. Cosa chiediamo? - nursery gratuita; - servizio di assistenza con personale specializzato.

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Borse di studio Il capitolo specifico relativo alle borse di studio è sicuramente uno dei più critici all’interno del panorama del diritto allo studio. Le carenze dei servizi non si riscontrano solo in un panorama nazionale, ma possono essere individuate soprattutto a livello regionale, poiché la Regione Veneto non eguaglia quelli che sono gli standard minimi di altre regioni. Le criticità possono essere divise in quattro grandi gruppi: - parametri di accesso; - redazione delle graduatorie; - tempistiche di erogazione; - ulteriori servizi.

Parametri di accesso Gli attuali requisiti di idoneità prevedono di soddisfare i seguenti criteri: - iscrizione all’università tramite il pagamento della prima rata; - reddito: ISEE inferiore a 20.956,47 € e ISPE inferiore a 27.505,37€; - merito: raggiungimento di un determinato numero di CFU entro il 10 agosto, a seconda del proprio anno di iscrizione. Analizzando il primo criterio emerge già una contraddizione: l’idoneità alla borsa di studio è soggetta al pagamento della prima rata (circa €580, comprendente anche la tassa regionale) che coincide con l’iscrizione all’università e sarà poi rimborsata allo studente dopo circa tre mesi (a esclusione delle marche da bollo e dell’assicurazione), indipendentemente dallo status dello studente di beneficiario o non beneficiario. Questo inutile meccanismo non solo è una complicazione burocratica, ma mette in difficoltà gli studenti e le loro famiglie, poiché la quota di iscrizione è elevata rispetto alle disponibilità economiche dei soggetti richiedenti la borsa di studio. Per semplificare questa procedura si potrebbero vincolare l’iscrizione e la domanda di borsa di studio al solo pagamento delle quote non rimborsabili, ovvero marca da bollo e assicurazione (€ 24,50). Questa soluzione è già adottata in diverse regioni. Il requisito del reddito necessita sicuramente di una revisione, adeguando tale parametro al nuovo calcolo dell’ISEE entrato in vigore dal primo gennaio 2015. Consapevoli che nella nostra Regione il valore ISEE è già massimo rispetto ai parametri stabiliti dalle leggi nazionali (legge 2 dicembre 1991, n.390 art.5 co.9) e consapevoli dell’impossibilità da parte della Regione di innalzarli, chiediamo che la stessa si faccia portavoce, a livello nazionale, di queste richieste di adeguamento che stanno giungendo da tutta Italia. Con l’introduzione di questo nuovo calcolo lo Stato non ha fornito alcuna previsione del

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suo impatto sulla platea di idonei: analizzando la riforma si evince che il valore medio dell’ ISEE sarà incrementato, e ciò porterà a una riduzione della platea. Alcuni dei fattori che determineranno l’aumento sono il raddoppio del peso del reddito di fratelli e sorelle (che passa dal 50% al 100%), l’enorme aumento dell’ISP (calcolato ora con il valore IMU e non più ICI). Questa richiesta non comporterebbe un aumento dall’attuale platea di beneficiari, ma sarebbe volta a mantenere l’attuale situazione; nonostante ciò riteniamo necessario un innalzamento della percentuale di studenti beneficiari in rapporto al numero di studenti iscritti, poiché in Italia sono inferiori al 10% rispetto a una media europea superiore al 20%. Drammatico è poi il confronto con la totalità di studenti che riceve un supporto pubblico, poiché mentre nel nostro Paese solo il 2,4% degli studenti ne usufruisce, mediamente in Europa sono oltre il 40% (con l’Italia fanalino di coda e l’Olanda che fa da modello con il suo 95%). L’attuale parametro di merito si basa sui CFU registrati dallo studente entro il 10 agosto, nonostante sia prevista un’ulteriore sessione d’esame nel mese di settembre. Riteniamo fondamentale dare la possibilità agli studenti di usufruire di tutte le sessioni disponibili. Inoltre, vi è un’incongruenza tra alcuni piani di studio, poiché non tutti i corsi raggiungono i 60 CFU/anno. Purtroppo, attualmente, il merito non è richiesto percentualmente in base agli effettivi CFU che lo studente può sostenere, ma è indiscriminatamente eguale. Riteniamo quindi essenziale l’adeguamento di questo parametro, utilizzando un calcolo percentuale basato sugli effettivi CFU sostenibili dal piano di studi.

Redazione delle graduatorie Anche questo punto presenta diverse criticità quali: - tempistiche di pubblicazione; - parametri utilizzati per la redazione della graduatoria. L’attuale pubblicazione della graduatoria a fine novembre è unica nel suo genere nel panorama nazionale. Lo studente ha la necessità di sapere non solo la sua idoneità, ma anche la posizione che ricopre in graduatoria prima dell’inizio delle lezioni. Questa necessità nasce dalla mancata copertura totale dei beneficiari nei tempi stabiliti dalla legge (entro due mesi dalla pubblicazione delle graduatorie, e comunque entro e non oltre il 31 dicembre, come definito dall’art.4 co.13 della legge 2 dicembre 1991 n.390) che dipende sia da ritardi statali che dall’inesistenza di fondi regionali per il diritto allo studio, nonostante siano anch’essi previsti dalla’art.18 co.1 del dlgs 68 del 2012: “[…]a tutti gli studenti capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, che presentino i requisiti di eleggibilità di cui all’articolo 8 è coperto con le seguenti modalità: […] c) dalle risorse proprie delle regioni in misura pari ad almeno il 40 per cento dell’assegnazione relativa al fondo integrativo statale.” Riteniamo quindi fondamentali la pubblicazione di una graduatoria, seppur provvisoria,

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prima dell’inizio dell’anno accademico, e una revisione dei parametri con cui vengono stabilite le posizione degli studenti, già idonei, all’interno della graduatoria. Al momento infatti, superati i requisiti di accesso sopracitati, la graduatoria è redatta secondo alcuni parametri che differiscono notevolmente da regione a regione. Nel nostro caso la graduatoria è stilata attraverso un coefficiente di merito che prende in considerazione la media dei voti e il numero di CFU conseguiti, ponderati sulla media del corso di laurea di appartenenza. Non è presa in considerazione la situazione economica dello studente. Non è quindi garantita la borsa neanche a tutti quelli studenti che hanno un ISEE inferiore al limite di povertà. L’assegnazione di borse di studio in più tranche è una delle condizioni che più infierisce sulla già precaria situazione degli studenti non beneficiari. Questi ultimi infatti, ritrovandosi privi di qualsiasi sostegno, devono farsi carico dei costi di vitto e alloggio. In queste condizioni, per non dover abbandonare gli studi e non potendo avere alcun supporto economico dalla famiglia, gli studenti si ritrovano costretti a lavorare. Ciò comporta una riduzione del tempo che gli stessi possono dedicare allo studio e conseguentemente il loro coefficiente di merito si ridurrà di anno in anno, portandoli dapprima all’esclusione dell’idoneità e successivamente al probabile abbandono dell’Università. Proprio per questi fattori riteniamo fondamentale che il reddito degli studenti abbia un peso pari almeno al 50% all’atto della redazione della graduatoria, poiché il merito è già stato garantito dal conseguimento del numero minimo di CFU previsto dalla normativa nazionale, per essere considerati idonei. A tutto ciò si aggiunge un ulteriore problema, ovvero la trasparenza con la quale vengono stilate e pubblicate le graduatorie. Allo stato attuale lo studente non conosce il suo coefficiente di merito né è in grado di calcolarselo, poiché tutti i dati sono considerati “sensibili”, sebbene non valga per dati aggregati quali media dei voti e media dei crediti conseguiti da una stessa coorte. L’impossibilità di sapere la correttezza della propria posizione è alquanto problematico, poiché lo studente non è in grado di denunciare eventuali errori. La richiesta di maggiore trasparenza non è una semplice formalità, ma deriva anche dalla situazione creatasi quest’anno nell’Università di Padova, in cui molti studenti hanno riscontrato errori e sono risultati, non per loro colpa, non beneficiari in prima assegnazione.

Tempistiche di erogazione Come precedentemente sottolineato, le tempistiche di erogazione sono uno dei talloni d’Achille dell’intero sistema di diritto allo studio. La suddivisione dei beneficiari in più graduatorie, alcune delle quali distanti anche un anno dalla prima, disattende l’applicazione del diritto allo studio, relegandolo a un mero rimborso allo studio, purtroppo non sempre

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sufficiente. L’erogazione delle borse nei termini stabiliti dalla legge (entro due mesi dalla pubblicazione delle graduatorie, e comunque entro e non oltre il 31 dicembre) è sicuramente una priorità. Parallelamente andrebbero ridotti tutti quei fattori che implementano il dislivello tra studenti beneficiari e non beneficiari di borsa di studio. Poiché gli studenti non beneficiari, oltre a non ottenere la parte economica della borsa, sono costretti a prendersi carico dei costi di vitto e alloggio (seppur con alcune riduzioni, circoscritte agli studenti residenti negli studentati e non a coloro che si affidano al mercato privato) a differenza dei loro compagni beneficiari, la cui situazione è opposta, è necessario attuare alcune migliorie per rendere omogenee il più possibile le due condizioni. Garantire subito vitto e alloggio gratuito a tutti gli studenti idonei indipendentemente dal loro status è un passo essenziale e doveroso; con i fondi rimanenti si procederebbe alla normale copertura delle borse di studio. Così facendo non solo si garantirebbe un diritto agli studenti, ma si eviterebbe, nuovamente, quella macchina burocratica composta dal calcolo di tariffe diversificate, dai rimborsi delle mense e delle residenze.

Ulteriori servizi Questa dicitura potrebbe trarre in inganno poiché non sono gli studenti a richiedere ulteriori servizi, ma è il sistema di diritto allo studio che è carente. Nello specifico possiamo far emergere tre migliorie: - integrazione della borsa di studio, come previsto dalla legge, per gli studenti che si laureano nei tempi previsti; - adeguamento degli importi della borsa di studio; - creazione di una fascia cuscinetto. La prima richiesta prevede semplicemente il rispetto dell’attuale normativa che cita: “Gli studenti che si laureano entro la durata prevista dal proprio ordinamento beneficiano di una integrazione della borsa di studio pari a metà di quella ottenuta nell’ultimo anno di corso, compatibilmente con le risorse disponibili. Tale eventuale integrazione è automatica e non necessita di alcuna domanda da parte dello studente.”. Questa integrazione è stata prevista proprio per eliminare quello squilibrio che ora si sta verificando tra lo studente che riesce a laurearsi in regola e colui che richiede la borsa di studio per un ulteriore semestre. Senza garantire quest’integrazione, lo studente che conclude nei tempi stabiliti il suo percorso rischia di non percepire in prima assegnazione, l’anno successivo, la borsa di studio, poiché l’unico parametro con il quale viene stilata la graduatoria è il reddito; parallelamente lo studente richiedente la borsa per un ulteriore semestre risulterà avvantaggiato rispetto ai suoi coetanei, avendo sostenuto un numero maggiore di CFU. Un ulteriore tasto dolente è l’importo della borsa di studio, insufficiente per il sostentamento

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dello studente. L’art.7 comma 2-3 del Dlgs 68 del 2012 prevede che l’importo della borsa non sia circoscritto al vitto (due pasti al giorno) a all’alloggio (comprensivo di tutte le spese accessorie), ma che vengano considerati anche: - il materiale didattico; - il trasporto in area urbana ed extra-urbana e il raggiungimento della sede di origine due volte l’anno, per gli studenti fuori sede; - l’accesso alla cultura, comprendente la spesa per frequentare eventi culturali presso la città sede dell’ateneo per il completamento del percorso formativo; - le differenze territoriali correlate ai costi di mantenimento degli studi; - le spese sanitarie. E’ facile intuire che in questo momento gli importi sono insufficienti e che tutti gli studenti, allo stato attuale, gravano sulla condizione già precaria della propria famiglia oppure sono costretti a lavorare, ricadendo in quel circolo vizioso che mette l’università al secondo posto e non concede allo studente le adeguate garanzie per proseguire tranquillamente gli studi. Come precedentemente evidenziato, queste condizioni hanno una forte ripercussione sul coefficiente che determina la posizione in graduatoria dello studente, penalizzandolo quindi su due fronti. L’ultimo punto è forse il più importante di tutti quelli che abbiamo finora citato, ovvero la creazione di una fascia cuscinetto che riduca lo squilibrio che si viene a creare sulla soglia del gradino tra l’ISEE massimo per l’idoneità alla borsa e la non idoneità. In questo momento uno studente con un reddito che ecceda anche di un solo centesimo il limite non solo non usufruisce di alcun servizio, ma è anche costretto a pagare le tasse universitarie. Gli studenti che si ritrovano in una fascia di reddito compresa tra il limite massimo e i 25.00027.000 € sono moltissimi: crediamo che il sistema di diritto allo studio debba farsi carico anche delle loro necessità, diverse da quelle degli studenti borsisti. La creazione di una fascia cuscinetto, accompagnata da una borsa servizi, è ciò che verrebbe incontro alle necessità di questi studenti. Tramite questa borsa servizi potrebbero essere coperte le spese di ristorazione, di trasporto e dei libri di testo. Questa possibilità garantirebbe una continuità con la borsa di studio e renderebbe più accessibile l’università a molti studenti.

Quindi cosa chiediamo? - eliminazione della prima rata per gli studenti idonei alla borsa di studio; - adeguamento delle soglie ISEE; - modifica della stesura della graduatoria, inserendo il reddito fra i parametri determinanti la posizione all’interno della stessa; - considerare tutte le sessioni d’esame, compresa quella di settembre, per maturare i CFU minimi per richiedere la borsa di studio; - erogazione delle borse di studio nei termini stabiliti dalla legge (entro due mesi dalla pubblicazione delle graduatorie, e comunque entro e non oltre il 31 dicembre);

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- garantire vitto e alloggio a tutti gli studenti, indipendentemente dal loro status di beneficiario o non beneficiario; - integrazione della borsa di studio per gli studenti che si laureano in tempo; - adeguamento degli importi della borsa di studio; - creazione di una fascia cuscinetto per gli studenti che non soddisfano, di poco, i requisiti economici per richiedere la borsa, comprendendo ristorazione, trasporti e libri di testo.

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Abitare Degli aspetti essenziali della vita di uno studente fanno parte anche i servizi abitativi. L’ESU, in attuazione della normativa sul diritto allo studio universitario, negli ultimi anni, ha messo a disposizione degli studenti dell’Università di Padova circa 700 posti letto (concessi previo bando di concorso). Tali posti sono risultati comunque insufficienti rispetto al numero di coloro che ne fanno richiesta e che, pur avendo i requisiti di merito e di reddito, restano esclusi dal servizio. Come inizialmente sottolineato, crediamo che l’autodeterminazione dello studente derivi non solo dalla reale possibilità di accedere ai servizi a lui destinati, ma anche da un ampliamento degli stessi. L’assegnazione degli alloggi ai soli studenti fuori sede, escludendo i pendolari, è sicuramente uno dei punti chiave, e necessita di particolare attenzione. Lo status stesso di studente pendolare andrebbe rivisto poiché spesso, per problemi di trasporti e collegamenti, rientrano in questa categoria anche studenti che impiegano quasi due ore per raggiungere la sede universitaria. La residenza universitaria rappresenta per lo studente a tutti gli effetti la sua casa, e come tale egli deve poter godere degli stessi servizi dei suoi compagni in affitto o in case private. Per esempio, una migliore gestione dei servizi wi-fi, di copisteria, di igiene generale. A questo, si aggiunge il tema dei visitatori esterni: ad oggi gli studenti all’interno delle residenze possono rivecere visite solo in orario 8:00-23:00. Crediamo sia indispensabile concedergli la possibilità di invitare chi vogliono senza limitazioni d’orario, nel rispetto delle regole generali e della convivenza con gli altri inquilini della residenza È inoltre possibile riscontrare delle problematiche in merito alla gestione dei rimborsi, alla pubblicazione, alla trasparenza delle graduatorie e al periodo di apertura delle residenze universitarie.

Apertura residenze Come previsto dal bando le residenze chiudono ogni anno l’ultima settimana di luglio. Ciò risulta essere un problema per molti studenti che devono sostenere esami a settembre. Per poter usufruire della sessione d’esame, infatti, sono costretti a soggiornare da amici o in mancanza di disponibilità in alloggi privati, alberghi, B&B, ricorrendo a soluzioni al di fuori della loro disponibiltà economica. Per ovviare a questo problema e garantire eguali diritti a tutti gli studenti, l’apertura delle residenze dovrebbe combaciare con le tempistiche dell’Ateneo e quindi anche delle sessioni d’esame. Un’ulteriore situazione di disagio, facilmente sanabile, riguarda l’apertura tardiva delle residenze prima dell’inizio delle lezioni. L’ESU di Padova concede gli ultimi posti alloggio solo pochi giorni prima dell’inizio dell’anno accademico, nonostante la legge imponga un

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tempo minimo di quindici giorni (legge 2 dicembre 1991, n.390 art.4 co.12: “[...] in modo da consentire che le procedure amministrative siano completate e rese ufficiali almeno quindici giorni prima dell’inizio dei corsi per i servizi abitativi”).

Graduatoria per l’assegnazione degli alloggi La graduatoria è stilata prendendo in considerazione gli stessi parametri di quelli per la borsa di studio, ovvero: - reddito, iscritti ai primi anni triennali e magistrali; - merito, iscritti ad anni successivi al primo. All’atto della pubblicazione delle graduatorie, però, il coefficiente di merito di ogni studente non viene reso pubblico rendendo impossibile denunciare eventuali irregolarità. Come già precedentemente richiesto, la trasparenza di tutte le procedura e la pubblicazione di ogni dato necessario per verificare la correttezza della propria posizione in graduatoria è sicuramente una priorità.

Gestione rimborsi La gestione dei rimborsi è notoriamente un problema molto sentito dagli studenti, poiché i ritardi annessi hanno sempre pesato eccessivamente sulle loro condizioni. Allo stato attuale gli studenti pagano la retta dell’alloggio in tre tranche annuali (dicembre, febbraio e aprile) in base al loro status di studente beneficiario o non beneficiario di borsa di studio. Mentre i primi devono versare la differenza tra i 1500€ garantiti dal contributo alloggio e il canone annuale (somma che varia da 0 € a 500€ in base alla tipologia di residenza, stanza, distanza, servizi offerti e storico delle richieste), questi ultimi si ritrovano a dover pagare, nelle scadenze sopracitate, somme elevate e spesso eccessive per la loro condizione economica. Nel momento in cui lo studente riceve la borsa di studio in un’assegnazione successiva alla prima, il suo status cambia e deve versare le restanti quote come studente beneficiario e attendere il rimborso di quanto pagato nei mesi precedenti. Purtroppo le tempistiche del rimborso non sono certe e spesso gli studenti devono attendere anche più di sei mesi prima di poter riavere ciò che è loro di diritto. Questo ritardo è causato, come specificato all’inizio del documento, dall’incomunicabilità tra l’ESU e l’Università, e il peso della burocrazia, ancora una volta, ricade sulle spalle del soggetto più debole, lo studente. Cosa chiediamo? - apertura delle residenze a settembre; - pubblicazione del coefficiente di merito nelle graduatorie; - abolizione dei vincoli temporali all’interno dei quali è possibile invitare esterni; - migliore gestione dei rimborsi; - rimborso della parte non utilizzata del contributo alloggio (nel caso in cui il costo annule della residenza sia inferiore all’importo del contributo in oggetto);

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Ristorazione La ristorazione è uno dei servizi essenziali che caratterizzano la vita universitaria, anch’esso non esente da problematiche e passibile di migliorie. Il primo problema riguarda i rimborsi che vengono erogati agli studenti beneficiari di borsa di studio in assegnazioni successive alla prima: troppo spesso arrivano con ritardi ingiustificabili (diversi mesi dopo l’erogazione della borsa di studio). Vi è la necessità che rimborso e borsa di studio vengano erogati contemporaneamente. Al rimborso possono accedere anche altre categorie di studenti, quali gli Erasmus in uscita. In questo caso la problematica riscontrata è diversa, ma ugualmente preoccupante. Lo studente in mobilità internazionale ha attualmente due possibilità: 1) chiedere il rimborso della quota mensa e, al ritorno dal periodo di studio Erasmus, pagare la quota intera per il servizio mensa, da non idoneo; 2) non richiedere il rimborso e usufruire gratuitamente del servizio mensa al ritorno dall’Erasmus. Sarebbe opportuno che lo studente potesse rinunciare solo alla quota relativa agli effettivi mesi di non fruizione del servizio (primo o secondo semestre) e non all’intero anno. Ancora una volta sottolineiamo l’incomunicabilità tra l’Università e l’Ente per il diritto allo studio.

Un secondo punto molto importante riguarda la mancanza di mense o di adeguate convenzioni nelle sedi distaccate. In questi casi la disparità di servizio offerto nelle varie sedi è abissale; la quota mensa prevista all’interno della borsa di studio risulta insufficiente per soddisfare le necessità degli studenti. Inoltre, la politica di esternalizzazione dei servizi che da anni viene attuata contrasta con il compito per il quale l’Ente è stato creato, ovvero l’erogazione di servizi agli studenti. Gli enti per il diritto allo studio, perpetuando in queste politiche di esternalizzazione, non saranno più in grado di gestire i servizi e saranno ridotti a una manciata di manager che gestiscono il patrimonio. Un’ulteriore dimostrazione dell’incomunicabilità tra Ente e Università è data dalle diverse tempistiche con le quali essi si muovono. Mentre per l’Università l’anno è accademico (1 ottobre - 31 dicembre), l’Ente ha addirittura due periodi differenti: - 1 gennaio - 31 dicembre per il servizio di ristorazione; - 25 settembre - 28 luglio per il servizio abitativo. Queste divergenze portano alla preclusione di alcuni diritti soprattutto agli studenti dei primi anni (triennali e magistrali): infatti per i primi 3 mesi di università essi sono costretti a utilizzare la tariffa da non idonei per l’accesso ai servizi di ristorazione; l’Ente inoltre non rimborsa questo periodo per via della diversa contabilità tra anno accademico e anno solare.

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Un ultimo problema riguarda la possibilità per gli studenti di usufruire realmente di un pasto giornaliero. Questo diritto viene meno poiché lo studente non ha la possibilità di decidere se usufruire del pasto a pranzo o a cena, ma è vincolato a un’unica scelta per tutto l’anno (o tutti i pranzi o tutte le cene). I motivi per cui uno studente potrebbe non aver modo di usufruire di un servizio, anche momentanemente, sono molteplici: motivi di salute, orari delle lezioni che non coincidono con l’apertura delle mense, ritorno a casa per motivi familiari, stage e tirocini, ecc. Crediamo che sia essenziale garantire allo studente la libertà di scelta nell’utilizzo del suo pasto giornaliero. La soluzione è alquanto banale e già utilizzata in diverse università: caricare all’interno del bagde un determinato numero di pasti; sarà poi lo studente a organizzarsi e deciderne l’utilizzo, senza alcun vincolo temporale. Cosa chiediamo? - una migliore gestione dei rimborsi; - la possibilità di rimborso parziale per studenti in mobilità internazionale; - la definizione di un numero di pasti annuali, usufruibili dallo studente senza alcun vincolo; - l’implementazione del servizio mensa, soprattuto nelle sedi distaccate; - l’adeguamento delle tempistiche dell’Ente (anno solare) con quelle universitarie (anno accademico);

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Mobilità studentesca Ultimo argomento, ma non per questo meno importante, è la questione della mobilità studentesca. Ogni giorno migliaia di studenti raggiungono Padova, soprattutto con il treno, e poi usufruiscono dei mezzi pubblici messi a disposizione in città (bus, bike-sharing, car-sharing). Di questi ultimi, poi, usufruisce anche chi vive in città e deve muoversi per raggiungere le varie sedi universitarie. Appare dunque fondamentale cercare di ottenere un miglioramento dei servizi instaurando un dialogo fra le istituzioni e le aziende di trasporto. Riteniamo importante questo aspetto, poiché, negli ultimi mesi, è iniziata una sostanziale rivoluzione del trasporto urbano: le due aziende che coprivano il bacino di Padova (sia in ambito urbano che extraurbano) si sono fuse assieme, e il 20 gennaio scorso hanno dato vita alla nuova società di trasporti BusItalia Veneto. La nuova società avrà il compito di riorganizzare l’intera rete dei trasporti della città, con lo scopo ultimo di creare un biglietto unico, dar vita a nuovi orari, migliorati per un maggior interscambio fra le linee, ed eliminare i doppioni lungo lo stesso percorso. La fusione fra le aziende ha creato pareri discordanti: c’è il rischio infatti di veder aumentare il costo di biglietti e abbonamenti e di trovarsi con bus sovraffollati per la possibile riduzione di corse. Queste supposizioni sono fondate e vanno assolutamente approfondite con il nuovo gestore dei trasporti. Lo scopo è dialogare con l’azienda e con l’Ateneo per cercare di ottenere delle garanzie in termini economici e di mobilità, tra le quali appare sicuramente evidente la necessità di mantenere un abbonamento scontato per chi è regolarmente iscritto ed ha più di 26 anni. Inoltre, con l’arrivo del nuovo orario cadenzato ferroviario sono stati riorganizzati gli orari di arrivo e di partenza dalla stazione di Padova; sarebbe opportuno quindi cercare di migliorare le partenze e gli arrivi in stazione in base ai flussi di utenza (come è previsto con il S.F.M.R.). Rispetto al tema dei trasporti su gomma, una menzione specifica alla tratta Padova-Legnaro (Agripolis). Il campus di Agripolis ha sempre presentato, per la sua collocazione, un problema in termini di trasporti. E’ opportuno cercare di migliorare i collegamenti, evitare la riduzione di corse dovuta alla fusione fra le due aziende di trasporto, per evitare maggiori tempi di percorrenza a causa dell’aumento di fermate lungo il tragitto e conseguente sovraffollamento. A questo, si aggiunge il bisogno di migliorare le fasce orarie tenendo in considerazione l’orario proposto dalla Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, inserendo alcune corse serali da e per Padova per agevolare la mobilità studentesca, altrimenti costretta a rimanere a Legnaro dopo le 20 di ogni sera. I servizi di trasporto pubblico non si compongono però solo di trasporto su ferro o su gomma.

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Sin da quando è stato istituito, infatti, il servizio Bike-Sharing “GoodBike Padova” è sempre stato particolarmente apprezzato dagli studenti e dagli utenti in genere, proprio per la vocazione della città di Padova a essere una delle città con maggior uso della bici (nel 2011 è stata la città d’Italia sopra i 200.000 abitanti con maggior uso della bicicletta). Per incrementare l’uso di questo mezzo è necessario innanzitutto espandere percorsi ciclabili e ciclopedonali, mantenere la tariffa agevolata per studenti e aumentare le postazioni di bike sharing, di cui molte aree della città e dei comuni limitrofi sono ancora sprovviste. Cosa chiediamo? - mantenere un abbonamento scontato ai mezzi pubblici per chi è regolarmente iscritto e ha più di 26 anni; - serie di agevolazioni per gli studenti valide sull’intero territorio comunale (ad esempio abbonamento studenti urbano valido anche lungo le tratte extraurbane); - migliorare l’interscambio fra mezzi ferro-gomma; - rendere utilizzabili gli abbonamenti anche nel fine settimana; - reintrodurre l’integrazione sugli abbonamenti gomma-ferro, sparita nel 2013 dopo 16 anni; - un’attenzione particolare dei trasporti da e per Agripolis; - l’espansione di percorsi ciclabili e ciclopedonali; - l’estensione delle stazioni bike-sharing (anche in quartieri densamente popolati come l’Arcella, in comuni limitrofi come Legnaro-Agripolis e nei pressi delle varie Scuole di Ateneo, vista la collaborazione fra Comune e Università); - maggior numero di rastrelliere portabici/pali a U in città, con la possibilità di attaccare la bici al telaio.

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