LA DIDATTICA ALL'UNIVERSITA' DI PADOVA

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La valutazione della didattica La Settimana di Ateneo per il miglioramento della didattica è un’iniziativa che deve essere sfruttata per diffondere i contenuti riguardanti la valutazione della didattica e le proposte per il suo sviluppo elaborate dagli studenti. La valutazione della didattica da parte degli studenti è uno strumento di essenzale importanza per poterne ottenere un concreto miglioramento: non può essere sufficiente una valutazione realizzata solamente dall’interno dell’università senza considerare le opinioni degli studenti; questi sono, infatti, i destinatari del servizio, in quanto si confrontano giornalmente con il docente e con la qualità del suo insegnamento. E’ necessario innanzitutto elaborare un buon metodo di raccolta dei dati affinchè gli studenti possano dare effettivamente il loro contributo per il miglioramento della didattica. Da circa un anno viene utilizzato un questionario su Uniweb, in sostituzione al precedente cartaceo che veniva consegnato in aula verso la fine del corso. Nella stesura del questionario bisogna considerare due aspetti: la tempistica e la qualità delle domande. Attualmente viene sottoposto allo studente al momento dell’iscrizione all’esame - benché egli possa completarlo a fine corso anche senza iscriversi all’appello - cliccando sull’apposita icona. Questa possibilità deve essere pubblicizzata agli studenti affinché anche chi sostiene l’esame l’anno successivo possa valutare il corso subito dopo il suo termine, così da non lasciar trascorrere eccessivo tempo e poter dare, quindi, una valutazione quanto più veritiera possibile. Si deve inoltre operare un controllo costante sulle domande dei questionari: queste devono essere sempre attinenti alle effettive esigenze didattiche degli studenti cosicchè la valutazione risulti più precisa. Una volta raccolti i risultati dei questionari è importante farli analizzare da commissioni didattiche. Queste dovranno essere istituite all’ interno dei singoli corsi di studio, vista la contingenza in tale sede di argomenti quali la valutazione degli insegnamenti e dei docenti, nonché la maggior efficacia e tempestività per risolvere le problematiche che potrebbero emergere. Le commissioni dovranno essere composte da un egual numero di docenti e studenti, si dovranno riunire almeno una volta al semestre e necessariamente prima dell’assegnazione degli insegnamenti ai singoli docenti. La commissione didattica di corso di studio si occuperà innanzitutto della discussione degli esiti dei questionari di valutazione in merito ai singoli insegnamenti - esiti che dovranno essere consegnati dall’organo competente alle singole commissioni, in tempo utile per una esaustiva presa di visione degli stessi. La commissione proporrà delle soluzioni ad eventuali problemi emersi, che verranno quindi consegnate agli opportuni organi deliberanti delle scuole e dei singoli dipartimenti interessati. Questi saranno tenuti a discutere tali proposte durante le rispettive sedute e a deliberare sulle stesse. In questo processo è essenziale che i rappresentanti degli


studenti vengano coinvolti come parte attiva nella discussione, nonché vengano forniti loro tutti i dati necessari per un completo svolgimento delle loro funzioni. Il nuovo regolamento prevede esplicitamente commissioni didattiche all’interno delle scuole: noi crediamo che queste possano mantenere un ruolo di coordinamento, ma che il lavoro maggiore debba essere fatto comunque a livello di corso di studio. Riteniamo altresì fondamentale affiancare a queste commissioni uno strumento di controllo della didattica anche all’interno dei dipartimenti, sempre con una rappresentanza studentesca al suo interno. La valutazione deve essere estesa alle strutture e alle facilities che il dipartimento stesso offre agli studenti, in modo tale da rimanere al passo con i tempi: un ambiente di studio adatto alle peculiarità del proprio percorso formativo stimola lo studente, garantendone una maggior dedizione allo studio e una qualità della formazione di livello superiore. Inoltre è necessario dotare la commissione didattica di adeguati strumenti esecutivi da poter applicare soprattutto nei casi di ripetuta valutazione negativa. La delibera del 12 settembre 2011 del Senato Accademico fornisce già alcuni strumenti: permette che in presenza di ripetute valutazioni negative, relative a parametri fondamentali della didattica che saranno individuati dal Presidio per la Qualità della Didattica, al docente interessato possano essere non rinnovati gli incarichi di affidamento e possa non essere corrisposta in tutto o in parte la retribuzione; nel caso di un docente interno, si prevede che possa essere proposto per un diverso impegno didattico nel SSD di appartenenza e non sia comunque rilasciato il nulla osta per incarichi esterni di didattica qualora questo venga richiesto. Similmente la presenza di persistenti valutazioni positive o con significativi incrementi ripetuti nel tempo costituirà, per il docente interessato, titolo preferenziale nelle graduatorie per l'assegnazione di incarichi retribuiti all'interno e all'esterno della Facoltà. Auspichiamo che questa delibera venga applicata concretamente.

La didattica che vorremmo Modalità della didattica La didattica nell’ Università degli studi di Padova, così come nelle altre università italiane, si basa prevalentemente sulla lezione frontale. Ciò è dovuto in prevalenza al limitato finanziamento statale che riduce nei fatti la possibilità di attuare attività formative alternative come i laboratori e talvolta costringe a lezioni frontali in aule sovraffollate con conseguente crollo della qualità della lezione. I laboratori per l’area scientifica sono in quantità molto inferiore a quello che avviene nelle altre università europee e la cronica carenza di fondi ne limita fortemente la


qualità. Inoltre solo in alcuni corsi di laurea è possibile ottenere crediti seguendo seminari. Crediamo che i seminari, permettendo agli studenti di confrontarsi con tematiche specifiche e all’avanguardia, siano per la formazione universitaria uno strumento essenziale al momento non considerato con la dovuta importanza. Andrebbero incentivati i lavori di gruppo che permettono allo studente di acquisire social-skills fondamentali per lo sviluppo e la formazione professionali. Tali attività, da non considerarsi integrative bensì componente necessario del corso, dovrebbero essere quanto più possibile orientate a percorsi di progetto che viaggino parallelamente alla trattazione teorica. Percorsi completi, in cui poter applicare le competenze e le abilità acquisite durante le lezioni frontali; le relazioni sui lavori costituirebbero inoltre una solida esperienza in vista del lavoro che verrà svolto per la tesi finale. L’attività pratica va aumentata anche in relazione al panorama internazionale in cui risulta più diffusa. Deve essere promossa una mobilità anche a livello nazionale, con la possibilità per lo studente di sostenere esami o svolgere periodi di internato di tesi nelle varie università italiane. In questo modo si favorirebbe una libera circolazione di persone e idee, possibile però solo investendo nel potenziamento del sistema di diritto allo studio. Come avviene in altri paesi europei, crediamo che l’importanza di favorire progetti del tipo “Erasmus” interni al nostro paese possa portare un grosso contributo sia alla didattica che alla ricerca. Atenei diversi spesso trattano argomenti comuni con ottiche differenti, oppure sono gli unici centri in Italia in cui si svolgono ricerche all’avanguardia in alcuni ambiti. Permettere allo studente di prendere parte a queste realtà porterebbe ad un confronto costruttivo tra atenei diversi e ad acquisire una visione di insieme. Più attenzione deve essere prestata al materiale fornito agli studenti: quando non possono essere indicati testi di riferimento adeguati alla preparazione degli esami vanno sempre fornite dispense e altri materiali di supporto, possibilmente durante lo svolgimento del corso. Per quanto riguarda i piani di studio bisogna incidere sulla libertà dello studente nella scelta dei corsi: deve essere garantita, compatibilmente con il tipo di studi intrapresi, una maggiore flessibilità dei piani di studio individuali, con la garanzia di un’offerta formativa ampia e plurale. L’importanza dell’università non si gioca solo sul piano della trasmissione di un bagaglio di conoscenze puramente teoriche, ma anche nell’ambito del mondo del lavoro e della formazione di professionalità spendibili in esso. Ad oggi, le forme di stage o tirocini messe in campo dagli atenei per favorire l’incontro tra il mondo accademico e quello del lavoro non hanno, nella gran parte dei casi, raggiunto l’obiettivo prefissato; anzi, molto spesso, si sono trasformate in occasioni di vero e proprio sfruttamento della manovalanza studentesca. Un miglioramento qualitativo di questo aspetto della formazione deve passare attraverso una completa revisione dello strumento degli stage e tirocini, trasformandolo in una esperienza lavorativa di formazione, e perciò adeguatamente retribuita, che sia attinente al percorso di studio scelto e che possa essere momento efficace per stimolare capacità pratiche e professionalizzanti. A tal proposito risulta necessario un maggior controllo e selezione degli enti accreditati per


queste tipologie di attività, di modo che si assicuri un effettivo contesto di formazione e crescita personale dello studente. Per quanto concerne l'area umanistica è necessario dare un forte incremento al lavoro di gruppo: fare in modo che alcune persone si trovino a lavorare assieme e confrontarsi su un tema, producendo una tesina o una presentazione. In corsi numerosi è infatti difficile impostare una discussione generale nell'ora di lezione, ma attraverso i gruppi di lavoro (eventualmente coordinati da tutor che possono così maturare ore di esperienza d’insegnamento) si potrebbe creare l'occasione per un approccio alle materie di studio meno cattedratico e più proficuo in vista dell'acquisizione di competenze critiche autonome. È inoltre determinante, sia per il futuro lavorativo sia per la produzione dell'elaborato finale di tesi, che vi siano insegnamenti che al posto della sola classica forma di esame orale o scritto prevadano la produzione di una tesina, da consegnare e discutere poi con il docente. Questo comporterebbe certamente maggior lavoro per entrambe le parti, ma sarebbe un'importante svolta in senso qualitativo. Sono inoltre da incentivare con forza seminari, promossi sia dai docenti sia dagli studenti, che prevedano come forma di valutazione, ove necessaria, la stesura di elaborati scritti. Per quanto riguarda la valutazione degli esami, scritti o orali che siano, bisognerebbe cercare di ridare credibilità all’effettiva capacità formativa di alcune facoltà, facendo sì che il docente utilizzi l’intera scala di valutazione a sua disposizione (ora come ora molti sembrano credere che il voto minimo sia 26). Questo da alcuni anni non avviene, a causa di un lassismo e, quasi, una rassegnazione dovuti alla convinzione che le facoltà umanistiche siano meno “utili” di altre al fine dell’inserimento nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo le competenze da acquisire per l’esame dovrebbero essere sempre chiare ed eque rispetto al numero di crediti da acquisire. E’ da sottolineare la diversa natura dei corsi triennali da quelli magistrali, dando giusta collocazione nei piani di studi ai vari insegnamenti a seconda dei loro contenuti più o meno fondamentali o specifici. Nell’ottica dell’istituzione delle Lauree Magistrali per l’insegnamento resta il monito che i corsi al loro interno siano effettivamente improntati sulla “didattica” delle varie discipline, mentre per non rendere le altre magistrali di second’ordine è opportuno garantire la continuità di un livello accademico alto da una parte, e di riflettere dall’altra sull’interazione col mondo del lavoro: ragionare cioè sull’opportunità di dare agli studenti la possibilità di essere non solo versatili una volta usciti, ma anche già competenti su alcune abilità richieste all’esterno dell’università. Numero chiuso e accesso Il numero chiuso è presente in numerosi corsi della nostra università. Pur essendo contrari in linea generale al meccanismo del numero chiuso che, sulla base di test di dubbia efficacia limita il diritto all’istruzione, dobbiamo riconoscere come questo si renda necessario nei corsi che prevedono fin dal primo anno laboratori didattici. Non sarebbe possibile, infatti, garantire una didattica di qualità per un numero elevato di studenti. Si ripropone quindi il tema del finanziamento dell’università, che difficilmente aumenterà nel medio periodo ma che risulta determinante per la didattica e la


formazione degli studenti. Nettamente positivo risulta invece l’assegnamento di debiti formativi nelle prove obbligatorie d’ingresso: rendono chiaro allo studente quali sono le sue carenze e i prerequisiti per il corso di laurea prescelto risultando quindi un buon strumento di orientamento. In relazione a questo argomento sarebbe utile che l’università stessa si occupi di creare una banca dati dei test d’ingresso degli anni precedenti di modo che lo studente sia in grado di valutare la propria preparazione adeguatamente prima dello svolgimento del test. Razionalizzazione dei corsi La razionalizzazione dei corsi di studi che avviene, ad esempio, con la confederazione degli atenei è positiva se si svolge in un’ottica di sviluppo e valorizzazione della ricerca all’interno dei territori. La razionalizzazione va considerata anche nell’ottica del diritto allo studio: non deve limitare la possibilità di scelta degli studenti meno abbienti che non possono permettersi un’università lontana da casa. In ogni caso l’eventuale chiusura di corsi deve veder garantita la continuità del percorso di studi per gli studenti già iscritti.


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