Preziosa n. 4

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Baselworld  diario di viaggio di un operatore di Alberto Scarani*

Basilea mi accoglie con un cielo carico di nubi minacciose, pioverà per tutto il weekend. Il vantaggio d’aver visitato la fiera per cinque anni sta nel poter azzardare una statistica comparativa discretamente attendibile. La prima conferma sulle previsioni negative viene dal parcheggio, quasi vuoto alle 9 e trenta. Pagato il primo tributo alla kermesse (20 franchi svizzeri, il doppio dello scorso anno) m’incammino sotto la pioggia. Hall of Universe, secondo dazio, 60 franchi per l’ingresso (anche questo raddoppiato, strana politica in tempi di crisi). Rapido giro prima di prendere la navetta che mi porterà alla Messeplatz, il cuore dell’evento. Il numero degli stand di grossisti indiani di diamanti e colore è dimezzato e l’accesso ad alcuni corridoi periferici è interdetto da candide tende che nascondono alla vista alcuni moduli vuoti. Mi immergo nel padiglione 3: qui tradizionalmente si trova la maggioranza degli stand

più qualificati per la vendita di diamanti e colore. Secondo una consolidata tradizione, dal piano terra a salire si susseguono stand via via meno prestigiosi: uno stand medio, 20-30 mq, può costare anche 300mila euro e non mi stupisco di notare alcune assenze. Solerti operatori orientali in gessato si sfidano nel tentativo di attirare la mia attenzione. Ravi Lunia, direttore di una compagnia tailandese specializzata in rubini, mi fornisce un primo input: ciò che vedo rientra quasi esclusivamente nella merce qualitativamente più elevata, a sentir lui ricercata per investimento. Al primo piano sembra esserci maggior movimento, qui gli stand sono relativamente più piccoli e noto una insolita quantità di zaffiri di notevole dimensione e qualità tanto che, a breve, tutto ciò che è blu e al di sotto dei quindici carati mi lascia assolutamente indifferente. Tutte le vetrine sembrano uniformarsi al medesimo standard: distinzione precisa tra pietre riscaldate e non. Heated e

unheated, in tutte le varianti più o meno corrette (heded, heted etc), sono le locuzioni più usate negli scambi. Al di sopra di poche centinaia di euro il certificato è praticamente di serie, parole d’ordine: Disclosure & confidence. Nareshant Sharma, venditore di corindoni e smeraldi conosciuto nelle precedenti edizioni, mi accoglie con un sorriso radioso e conferma le mie impressioni: «Il cliente tipo oggi si orienta verso materiale qualitativamente migliore, magari sacrificando le dimensioni. Il problema sta piuttosto, da parte dei grossisti, nel riassortimento di determinate tipologie». Da sempre nel padiglione 3 trovano ospitalità gli stand dei laboratori gemmologici e al primo livello, in un angolo seminascosto, com’è tradizione, SSEF e Gubelin sono un punto di riferimento per gli operatori che desiderano una certificazione autorevole e veloce (entrambi forniscono un servizio express) sulle pietre di maggior pregio. Scambio


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