Mario&Macalo'

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MARIO & MACALO’ UN SOGNO IN TRE D. Luglio 2013


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Racconto bibliografico

Fabrizio Melchiori. 2013– Creative Commons

Passi in corridoio. Una porta si apre. Entra un bambino che si guarda intorno. Guarda dentro la stanza: tutto è colorato. Heidegger Martin. Domande fondamentali della filosofia. Selezioni di problemi della logica, Milano, Mursia, 1990, p.25. (GUM, nuova serie, 148); Hofmannsthal Hugo, von. L’ignoto che appare. Scritti 1891-1914, a cura di Gabriella Bemporad, Milano, Adelphi Edizioni, 1991. (Biblioteca Adelphi, 232); Lingua Graziano. La parole e le cose. La filosofia del nome di P.A. Florenskij, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], 4 (2002) [inserito il 26 luglio 2002], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/grl01.htm>, [34 KB], ISSN 1128-5478. [ultimo accesso: 1 luglio 2013]; Poe Edgar Allan. Racconti del terrore, Milano, Rizzoli, 1950. (Biblioteca Universale Rizzoli, 167-168); Rito propiziatorio prima di un viaggio, in La voce delle pioggia è la mia voce. 57 canti Navajo, traduzione di Giuseppe Strazzeri, Milano, A. Mondadori, 1998. ( I Miti. Poesia, 58) -

Ehi, scusa, ti potresti spostare di lì?

Il bambino segue la voce con gli occhi … -

Ehi, dico a te, mi impalli l’occhio se ti metti davanti!

-

Ah! Scusa, non ti avevo visto. Ma come sei fatto?

-

Io sono fatto, come sono fatto. Le mie sono forme essenziali.

-

Ah!


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-

Io sono un dispositivo sofisticato. Io sono … Io sono una macchina!

-

Ma da dove esce la tua voce?

-

Ahhhh!, la voce .. come parli. Ho capito! Senti, vieni qui … vicino a me. Più vicino. Ascolta, non ci facciamo sentire: se continuiamo così l’autore non ne esce fuori. Si arena, si ingabbia in una serie di dubbi e spiegazioni e non riesce ad andare avanti con la storia e … magari smette di scrivere. E magari noi rischiamo di scomparire ancora prima di finire il nostro racconto. Ora … segui me, fai finta di niente, non fare troppe domande … dai le cose per scontate … non approfondire troppo … non stare a sofisticare. Chiaro?

-

Ma:” ci si può chiedere, però, e in questo momento della storia bisogna farlo, [ … ]. Dove siamo , oggi?1

-

Nooo!! Basta! Questa è la nostra, dico nostra storia … altrimenti “Lui” continua a scrivere quello che vuole. E dio solo sa cosa!! Ma ti pare Heidegger … in bocca ad un bambino!! Mah! Ora fatti più in là. Riprendiamo come se nulla fosse …

-

La mia voce esce … esce dal cuore! Senti fammi un favore, aggiustami il letto di stampa!

-

Come?

-

Come? Come? Giovane boyscout digitale, metti la mano lì, ecco piano, piano che mi fai il solletico. Ssssst … stanno arrivando i barbari. Click.

-

Ma ti si è chiuso l’occhio.

-

Piano bambini piano!

-

Buon giorno maestra …

-

Andrea giochi con me …

1 Heidegger. Domande fondamentali della filosofia, p.25


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Maestra, Sandra mi ha rubato la macchina ….

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Ehi, apri l’occhio! Perché nessuno mi parla? Uffa! che faccio …

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Bambini è ora di andare, preparate gli zainetti. Ciao! Oh, ciao. Ti ho visto stamattina. Perché non sei venuto a giocare con noi? Pensavo di essere invisibile! Come ti chiami? Mi chiamo … Ce l’hai un nome? Boh! Lo sai che io domani parto? E dove vai?

-

Macchina, tu sai come mi chiamo io?

-

Bah! Provo ad indovinare. Guardami nell’occhio. Non so direi, ehm … Fil … no Bra …, no, no. And… Di tu, come te lo senti!

-

Ma non so! Ma cos’è un nome?

-

Un nome è un nome:” Che cos’è la parola agli occhi dei più? Un senso enucleato più o meno felicemente; un concetto plasmato in modo più o meno preciso, trasmesso a un altro mediante una traccia sonora e un segnale collegato esternamente al concetto”2. Ecco … parole, solo parole!

-

Ma devo proprio averlo? Tutti i bambini ce l’hanno?

-

Sì, anch’io ne ho uno! Io vengo da lontano … conosco qualche lingua … sono di Makerbot.

Boh! Ciao!

2 Lingua. La parole e le cose, p.5


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-

Ma che nome è: Macalot!

-

Makerbot … Makerbot

-

Macalot … Macalot … Anche loro ce l’hanno?

-

Sì, ma quelli sono oggetti. Sono pupazzi senza vita. Sono mario-nette

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Le ho viste muovere dalla maestra.

-

Quelle le ho fatte io … belle vero, M-a-r-i-o?

-

M-a-r-i-o ? Allora mi chiamo M-a-r-i-o? Mi sta bene come nome?

-

Ma penso di sì. Mi sembra giusto per te.

-

Oh ecco Ma-ri-o! Ma-ri-o che fai? Ma-ri-o mi prendi quella cosa … Ma-ri-o vuoi giocare con noi …

-

Ecco, appunto Ma-ri-o … Mario mi prendi quel filamento … quello sì. Piano mettilo qui. Fallo entrare … ora togli la mano che mi avvio. No! Mi spengo, è quasi ora dei barbari … a più tardi Mario!

-

A più tardi Ma-ca-lo- … t MACALO’!!

-

Come ti chiami?

-

Io Mario e tu?

-

Io sono Andrea. Non ti ho mai visto … sei nuovo?

-

Io vivo qui con Macalo’

-

Vivi qui? E questa è la tua casa? Ma noi veniamo a scuola a casa tua …

-

Non lo so. Io sto qui. Fa buio e poi torna la luce e io sono qui.

-

Ah! È chi è Macalo’?


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E’ lui!

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Quello lì? Ma è una macchina!! Ma non hai un papà e una mamma?

-

Io aiuto Macalo’ a costruire i giocattoli: lo vuoi questo?

-

Che bello, un pesce colorato … sembra vero!! Me lo regali?

-

Sì sì!

-

Andrea, vieni qui che facciamo il circolo.

-

Arrivo maestra. Ma tu non vieni?

-

Dove?

-

Andrea, ti muovi … vieni … presto

-

Guarda maestra che bel pesce!

-

Bello sì! Chi te l’ha regalato, Nonno?

-

No, no, Mario, quel bambino nuovo …

-

Bambino nuovo? Maria, Mariaaa … scusa sai niente di un bambino nuovo iscritto nella nostra sezione?

-

Cosa? No, Angela. Guarda se ne hanno aggiunto un altro, senza dircelo, vado dalla coordinatrice e … Ma dov’è?

-

Andrea dov’è questo Mario …

-

Era là, infondo, vicino alla macchina che sta ferma …

-

Vicino alla stampante 3D? ma non c’è nessuno!

-

Lui dice che il pesce, le marionette e altri giochi li fa quella macchina che si chiama Macalo’.


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Andrea, quella macchina è parcheggiata qui da anni, e non capisco perché, visto che ci toglie spazio, e non l’ho mai vista funzionare.

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Maria, quella macchina l’hanno usata per un corso di formazione e poi non ha più funzionato. E’ un pezzo di ferro e spero che la portino via al più presto. Comunque vado dalla coordinatrice a chiedere di questo Mario.

-

Andrea, ma sei sicuro o è uno scherzo? Dai, dai … bambini a lavare le mani è ora della merenda. Tutti in fila … avanti la locomotiva, via i vagoniii …

-

Maria, Maria … non c’è nessun bambino nuovo, la coordinatrice è caduta dalle nuvole. Mah! Andrea vieni qui.

-

Sì maestra.

-

Sei sicuro di averlo visto?

-

Sì, sì … guarda il pesciolino …

-

Va bene, se lo rivedi mi chiami, così gli chiediamo da dove viene. Va bene Andrea?

-

Promesso maestra.

-

Avanti bambini … riordinate gli zainetti che è ora di uscire!!

-

Oh, sono andati via tutti. Ma vanno sempre via Macalo’? Dove vanno? Ma io resto qui … ?

-

Dai Mario è ora di cena: si mangia, si parla … ci raccontiamo le storie … ne conosco tante sai. Se vuoi ti leggo un libro. Anzi te lo scrivo con tanti personaggi … colori … suoni …

-

Ma tutta questa roba è per me? Non ce la faccio … ma tu non mangi?

-

Io preferisco gli spaghetti di plastica …

-

Macalo’, perché gli altri bambini arrivano insieme ad altre persone e io no?

-

Ma per te ci sono già io! Uhmmm! Mario, guarda fuori dalla finestra. Cosa vedi?


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Ma è buio!

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Guarda su in alto. Lassù … sussussù.

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Aspetta che prendo una sedia. Ecco! … sussussù. Vedo dei lumini appesi

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Quelle sono le stelle

-

Stelle?

-

Sì, sono degli astri che illuminano il cielo di notte

-

Oooh!

-

E poi cosa vedi …

-

Una grande palla illuminata

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Quella è la luna. Ora guarda davanti a te. Che vedi?

-

Vedo delle luci … tante luci … dentro delle stanze e poi tutt’ intorno a …

-

Quelle sono case … e dentro ci sono le famiglie, con bambini con papà e mamma … e poi tutt’intorno i lampioni e giardini e macchine e cani e gatti. Il secchio dell’immondizia, il treno, l’autobus … la musica, i computer, le tv … ehm … vuoi che ne costruiamo una tutta nostra di città? E che dici … dove cominciamo da … dal … Mario, Mari-oo, ma mi senti?

-

Macalo, mi si chiudono gli occhi … che vuol dire?

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Che hai sonno Mario. È solo sonno. Dormi Mario, dormi come tutti i bambini …:”I raggi della luna sembravano frugare in cerca del fondo stesso dell’insondabile abisso, ma io non riuscivo ancora a vedere distintamente, a causa di una fitta nebbia in cui ogni cosa era avvolta, e sulla quale si tendeva un meraviglioso arcobaleno simile all’angusto, vacillante ponte che i mussulmani dicono sia il solo passaggio tra il Tempo e l’Eternità” 3

3 Poe, Racconti del terrore, p.37


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Macalò … Macalò

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Oè che urli. Lo sai che quando si alza il sole io riposo. Io di notte lavoro ….

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Macalò Macalò … tu non sai ma io tutta la notte ho giocato con i miei amici …

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Fermo, fermooo! Perdinci, non mi tirare che si staccano i cavi …

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C’erano altalene, scivoli, tanti giocattoli. E poi sono entrato in una di quelle case … e c’era una stanza tutta mia e dei grandi che mi guardavano e mi sorridevano e mi volevano tenere con loro … come i bambini che vengono qui. Ma … ma io sono tornato da te. Macalò io sto bene con te!

-

Grazie Mario, ma ora devo riposare. Stanno per arrivare i tuoi amici.

-

Macalò, sveglia sveglia … è vero che vai via … me l’hanno detto tutti i bambini…

-

Non ti devi preoccupare per me, Mario.

-

Ma io che farò?

-

Non devi avere paura. Quando farà buio sali sulla sedia e guarda fuori. Come l’altra sera … ricordi? Guarda le case, la strada, le stelle … e aspetta …

-

Ma non ci vedremo più? Io voglio stare con te!

-

Macalò che fanno quegli uomini?

-

Aspetta Mario. Guarda fuori e aspetta. Ciao Mario …

-

Ecco prendilo là … così. Alziamola … dai andiamo il furgone è qui sotto …

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E che modi! Fate attenzione … non trasportate mica delle galline morte!!

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Ciao Macalò. Io guardo fuori e aspetto!


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Ciao Mario. Accidenti agli umani! piano pianooo … tzè Aspetta Mario! Aspetta Mario!:”Depongo qui questo sasso - esso è maschio;/ poso qui questa pietra – essa è femmina. / Dovunque mi accada di andare, / dovunque mi portino i miei passi, / possa la fortuna accompagnarmi.”4 Non c’è proprio più nessuno! Io aspetto Macalò! Salgo sulla sedia e guardo fuori. Ci sono i puntini luminosi, che si chiamano stelle. Quella palla più grande si chiama luna: lunalunaluna! Le luci dentro le case … si stanno spegnendo tutte. Io sono stanco Macalò. Ho sonno. Però aspetto. Gli occhi mi si chiudono. Buona notte Macalò. Però aspetto!

-

Mario, Marioo!!

-

Chi è? Che c’è?

-

Siamo noi Mario …

-

Noi?

-

Ma Mario, i tuoi genitori!

-

Ma dove siete?

-

Qui, davanti a te. Apri gli occhi!

-

Ciao Mario. Che dici, non è ora di andare a casa?

-

A casa? Perché io ho una casa?

-

Mario, certo che hai una casa … ma che strane cose che dici! Dai infila la giacca che fuori fa freddo.

-

Lo sapete che ho un amico che si chiama Macalò?

-

Che strano nome per un bambino. E’ straniero?

4 La voce delle pioggia è la mia voce, p. 25


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No! È una macchina che fa le cose …

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Una macchina che fa le cose da sola e che parla … ma dai!

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Sìì! È un mio amico e lui mi ha detto di aspettare …

-

Aspettare? Aspettare, cosa! E poi le macchine mica parlano …

-

Lui sì, lui parla. Mi ha raccontato un sacco di storie e mi ha costruito tanti giocattoli … anche per i miei amici.

-

Va bene, va bene. Entra in macchina.

-

Ma domani mi riportate qui? Ci sono i miei amichetti. Gli voglio dire che anche io ho due genitori … mica solo loro!!

-

Buon giorno maestra

-

Buongiorno Andrea.

-

Andrea Andrea vieni a vedere …

-

Cosa hai trovato Aiah?

-

Questo …!!

-

Ma è Mario … Maestra maestra guarda cosa ha trovato Aiah!

-

Cosa avete trovato?

-

Questo …

-

Questo cosa …

-

Questo qui! Questo è Mario.

-

Ma questo è un pupazzo!


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No no! Questo è il nostro amico Mario. Guardate ha anche la giacca!

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Forse voleva andare via!

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È andato via stanotte con i suoi genitori!

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Alessio a te chi l’ha detto?

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L’ho visto mentre dormivo! E ho visto anche Macalò mentre faceva i giocattoli. E poi mi ha detto … che non lo posso dire!

-

Perché non ce lo puoi dire?

-

Perché se no Mario …

-

Ma Mario ritorna?

-

Boh!

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Maestra Angela può venire nella mia stanza?

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Ecco, Angela questi sono i genitori del nostro nuovo bambino. Vostro figlio raggiungerà gli altri bambini con la maestra Angela. Potete salutarvi e ci rivediamo con voi genitori alle Cinque!

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Ciao Mamma, ciao Papà.

-

Ciao, mi raccomando comportati bene!

-

Sì sì!

-

Bambini venite qui che vi devo presentare un nuovo compagno che starà in classe con noi.

-

Adelina, fagli conoscere la nostra classe e presentalo agli altri bambini.


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Vuoi vedere la nostra classe?

-

Sì!

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Ecco qui ci sono i giochi della cucina, qui ci sono i colori che devi rimettere a posto. Qui ci sono le costruzioni. Questa è la nostra biblioteca … e tu sai leggere?

-

Io no? E tu?

-

Neanche io! È la maestra che ci legge e noi ascoltiamo le storie … però leggiamo le figure. Vuoi vedere il libro che mi piace di più?

-

Questi cosa sono?

-

Shhhh! È un segreto: un sasso e una pietra! Vuoi sapere la storia? … perché te ne vai?

-

Che fai sulla sedia?

-

Guardo fuori nel cielo i puntini appesi …

-

Allora guardi le stelle. Ma quelle mica si vedono ora … si vedono la sera …

-

Ma io aspetto … aspetto ….

-

Aspetti la sera? Com’è che ti chiami?

-

Macalò! E tu?

-

Che strano nome. Io mi chiamo Mario:” Tu sei il mio sogno, io posso arrotolarti e portarti via come una tela dipinta”. 5

5 Hofmannsthal, von. L’ignoto che appare, p. 105


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Fabrizio Melchiori. 2013 – Creative Commons


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