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23 febbraio 2011 07

FATHER MURPHY una lente per decifrare uno spazio per affrontare e riprodurre un riflesso imperfetto dell’umanità

No Room for the Weak


NUB NUB è un’Associazione Culturale no-profit rivolta alla promozione della ricerca artistica contemporanea e alla produzione culturale NUB è espressione e confronto, corpo e mente NUB è un progetto alterato in continua mutazione NUB è un luogo indipendente e autofinanziato

WHY? NUB nasce dalla volontà di uscire dalla sterilità degli schemi culturali attuali, per riappropiarsi di un modo di intendere la cultura che non sia solo il proporre singoli eventi (fini a se stessi) o aprire nuovi spazi (che finiscono col restare vuoti) ma che si configuri come un concreto tentativo di dare vita ad una ricerca atta a coltivare un terreno -arido di contenuti- dove attraverso l’analisi di situazioni performative, laboratoriali o di scambio intellettuale far nascere una reale consapevolezza di appartenenza al presente. HOW? La scelta -obbligata- dell’ autofinanziamento diviene mezzo per rimanere indipendenti da logiche istituzionali e commerciali. Le attività e le iniziative proposte verranno finanziate direttamente dal pubblico attraverso un contributo che servirà solo ed esclusivamente per sostenere le spese e coprire i cachét degli artisti o degli ospiti invitati, ai quali sarà chiesto di rispettare e condividere la filosofia di NUB.


Father Murphy

Leggende, indie sound e pseudoreligioni.

possibile trovare una line-up differente

Pentitevi dei vostri peccati e buttatevi

za alla fine del 2004, fondendosi con

nell’universo psichedelico e visionario

il progetto letterario di Freddie, da

dei Father Murphy, project band nata

cui

Federico

Zanatta

che va dai due ai nove musicisti. Il terzetto vero e proprio si stabiliz-

origina

l’immaginario

messianico

(aka

religioso che vede lo stesso Freddie e

Freddie), Chiara Lee e Vittorio Demarin

Chiara Lee come fratelli nati dal miti-

(aka GVitron), tre anime nomadi che per

co Reverendo Murphy, riuniti in quel di

un lungo periodo vivono separatamente

Venezia con il vicario Vittorio Demarin

tra Italia, Cina, Stati Uniti e Germa-

e pronti a rivelarsi al mondo.

nia, riuscendo di tanto in tanto a pas-

La seconda uscita discografica è “When

sare qualche mese insieme.

We Were Young The World Wasn’t In Your

dall’unione

È

quindi

dividuale sce

il

“Father

di

dall’unione

musicista

primo

CD

intitolato

Murphy”,

fondatori,

di la

pubblicato cui

Hands”, un EP registrato in parte a New

na-

York che raccoglie brani equamente di-

proprio

visi tra i Father Murphy e Mrs France,

che nel

Freddie

Madcap

in-

lavoro

ogni

dall’etichetta dei

del

di

è

2001 uno

Collective.

progetto collaterale di Federico Zanatta. Nel 2005 è la volta di “Six Musicians

Le esibizioni live non vedono una forma-

Getting

zione precisa ma a ogni appuntamento è

riecheggiano di Syd Barrett, Nirvana e

Unknown”,

tredici

tracce

che


sound indie americano irriverente, un

che ha reso il precedente LP una sorta

lavoro a cui fa seguito una lunga serie

di inquietante e straniante esperien-

di concerti che porta la band anche in

za uditiva (chitarre abbassate di to-

Germania.

nalità, organi giocattolo ripetuti os-

L’anno successivo esce “When Ground Fi-

sessivamente, spezzate armonie di voci

gures Bless In Black Tutus”, uno split

maschili e femminili), i Father Murphy

che raccoglie pezzi inediti della forma-

portano l’ascoltatore ad affrontare un

zione trevigiana e tre tracce di Lorenzo

breve, ma sempre più profondo e soffocan-

Fragiacomo, nuovo acquisto della label.

te viaggio all’interno della loro mente.

Nel 2007 vede la luce l’inedito “I Saw

Per quanto concerne i testi, l’EP dialo-

Seven Horns Rising From The Sea, When A

ga con le dubbiose gioie del misticismo,

Rooster Sang For The Third Time”, nuova

una contorta teologia, l’illuminazione

puntata della saga onirica.

tramite l’auto infliggersi dolore e una

Ne l 2008 esce “...And He Told Us To

pericolosa quanto contorta idea di sal-

Turn

vezza.

To

The

Sun”,

un

“concept

album

sull’eresia”, un’opera di una solennità

Da un punto di vista sonoro, può esse-

liturgica che glorifica, in un oscuro ab-

re descritto, copiando quanto detto da

side rimbombante d’eco, un folk dall’in-

Aquarius Records/Tumult come “attutito,

cedere dogmatico,

ottimamente accol-

sinistro, sognate e denso, un glorioso

to dalla stampa italiana, americana e

e mortale requiem che diventa in certi

inglese guadagnandosi fan come Julian

punti quasi elegiaco”.

Cope, Deerhoof e Michael Gira.

Ma questa volta, grazie anche a Marco Fasolo (Mr. Jennifer Gentle, che ha mixato l’EP nel suo Ectoplasmic Studio) le quattro tracce mostrano ancora più attenzione ai dettagli e alla dinamica dei suoni:

una

semplicemente

apocalittica

versione di There is a war di Leonard Cohen, la nuova You got worry, drammatica, spezzata; ma forse il migliore episodio dell’EP è rappresentato dai 9 minuti di We now pray with two hands, we now pray with true anger, un oscuro monolite di psichedelia e nero drone rock, che si potrebbe collocare tra i primi Amon Duul e i Grails. Glorioso e mortifero, con rintocchi di E siamo al presente, i Father Murphy

campane e chitarre nervose, che convince

ritornano, a fine 2010, con un nuovo EP,

e ipnotizza. La perfetta realizzazione

“No room for the weak” quattro tracce

del suono della band.

che sono allo stesso tempo una conferma e un deciso passo in avanti.

www.myspace.com/reverendmurphy

Prendendo il titolo dell’EP da una fra-

www.madcapcollective.com

se del testo di Day of the Lords dei

www.boringmachines.it

Joy Division, e ripartendo da quel suono


Tentativi

di Marco Carlesi

// GROWING CACTUS? // COLTIVARE CACTUS? Contenere

liquidi

può

risultare

par-

la difficoltà nell’assenza di maneggevo-

ticolarmente favorevole in momenti di

lezza in caso si voglia porgere la mano

siccità. L’acqua rispecchia tipicamen-

e toccare. Ci sono cose con cui non è

te quelle cose troppo spesso date per

facile entrare in contatto o costruire

scontate. Ne abbiamo, sì, ma ne abbiamo

una relazione.

anche un bisogno fondamentale, strutturale, vitale. Un bisogno che in caso

Tuttavia,

la

volontà

non

può

essere

di mancanza diventa urgenza: là dove la

l’unico motivo attinente: vi è in pro-

terra si spacca, là dove non ce n’è più

fondità una scelta di sopravvivenza che

traccia alcuna.

di fronte alla disidratazione costante non può che significarsi in un bivio tra

Così il dover sopravvivere in difficili

vita e morte.

situazioni porta al doversi organizzare. Strutturare al proprio interno un

La rarità di un fiore atteso un anno e

sistema in grado di garantirsi vita e

durato un giorno.

autosufficienza attraverso la conservazione costante, in uno sviluppo che via

Produrre un fiore in grado di splendere

via possa portare ad essere sempre più

più a lungo.

grandi, e così più capienti. Cogliere ciò che scorre o cade dal cielo, velocemente, prima che scompaia di nuovo; le poche volte che accade. Si deve ammettere che l’aspetto può incutere timore, e generare d’acchito più repulsione e senso di pericolo che voglia di avvicinarsi. Si dovrebbe in effetti temere la possibilità di pungersi,


Chime in di A. Tempesti Il 10 febbraio 2011 abbiamo intercettato due sound artist residenti a Berlino, Rubén Patino aka Pato e Benjamin L. Aman (Glue Pour), di passaggio in Italia per una breve tournè. Al termine delle performance abbiamo fatto loro qualche domanda.

controllo, per definire più i percorsi e lo sviluppo che il suono dovrebbe seguire. Come crei questo sviluppo? Hai una qualche ispirazione in particolare? [Rubén] Recentemente sì, sto ascoltando della musica classica, qualcosa per questa idea di dinamica, di suoni piccoli, di suoni che appaiono, simili ad un crescendo, che hanno un maggior sviluppo… Quindi ora come ora direi che le mie principali influenze sono la prima computer music, la prima musica elettronica, la musica degli anni ‘50, che ha un ottimo approccio, con cose e tecniche più semplici, ed è davvero intuitiva, e la musica classica. Nel tuo lavoro il codice di programmazione diventa una sorta di linguaggio visivo, esiste una relazione tra suono e immagine?

Qual’è la tua idea di composizione nell’ambito della Computer Music? Quanto è il risultato di precise procedure formali (come gli algoritmi matematici), quanto è indeterminato e lasciato al caso, quanto invece viene creato ex novo dalla tua fantasia? [Rubén] Bé, è chiaro, quasi tutto proviene dalla nostra fantasia. Il modo in cui mi approccio al suono è più simile al... mi piace creare suoni dal nulla… scolpire il suono, sai, programmazione… cercare di creare suoni dalla loro mancanza, in un qualche modo, e poi questi suoni sono posti in maniera algoritmica, ad esempio dai la possibilità a questi suoni che sono stati creati di cambiare, magari per caso, magari perché premendo un bottone questi due suoni cambiano, gli stessi suoni che avevi fatto prima. Ma sì, mi piace comunque lavorare con aspetti random, ma recentemente sto ricercando qualcosa che abbia un maggior

[Rubén] La prima cosa da dire è che vengo dalle arti visuali, ho studiato i media, è quello che facevo prima, e questo ha cambiato in qualche modo, il mio rapporto coi media, come l’idea di muovere immagini, e poi ho iniziato a trasformalo in suono, perché mi piaceva di più la possibilità di dare forma al suono, il suono è più flessibile di quello che puoi fare usando ad esempio Photoshop, il suono è più facile da manipolare… e... qual era la domanda? (ride) Quindi sì, vengo dalle arti visive, ed è ovvio che è il mio modo di approcciarmi... so che il mio campo deve essere ristretto, il mio lavoro, il mio campo è la computer music, e devo chiudermi in questa scatola e darmi delle limitazioni, ma sì mi piace vedere questa scatola da questo aspetto visuale… mi piace ad esempio quando costruisci le patch in PURE DATA o MAX MSP dove praticamente hai dei moduli e li colleghi, e la cosa è così bella di per sé, magari non sai cosa stai programmando, ma è bello il poter creare una bella composizione o


cose geometriche. Quindi sì, in un certo modo, mi piace vedere le possibilità grafiche, la bellezza, o di cose di questo tipo . Perché alcuni possono essere davvero astratti, ad esempio JUST CODE che ho utilizzato prima, Just Code è codice, e alla fine il codice non è altro che testo, quindi puoi cambiare il carattere… Invece ad esempio SUPERCOLLIDER è un linguaggio, ma è testo, devi usare le parentesi, ha molto di grafico, quindi alla fine sei come un design grafico, è davvero importante se metti una virgola o meno, sono cose molto importanti… La natura ha un ruolo all’interno del tuo lavoro con il suono? [Rubén] Natura, l’artista è ispirato dalla natura, ma cosa intendi con natura… “Code rocks” era una installazione nella quale componevi sul pavimento dello

spazio espositivo un lungo codice informatico, utilizzando soltanto delle pietre. [Rubén] Sì sì sì, Code Rocks è un frase-statement, code è per le rocce, è roccia lui stesso... l’idea era quella di usare le rocce come qualcosa che puoi trovare facilmente, poi le rocce sono come un pixel, ma ha anche a che fare con l’arte, qualcosa di arte povera o cose minimaliste degli anni ‘60, c’era un collegamento, seleziono i miei lavori come dei background che in alcuni momenti si fanno avanti, ed era davvero una connessione tra un mix di cose come l’arte degli anni sessanta combinata con il computer che è molto post-moderno. Ad esempio oggi siamo andati insieme in questo museo, in questa galleria, ed è bello scendere nel profondo della storia e prendere delle idee dalla storia dell’arte, perché è retorica in qualche modo, fare arte basata sull’arte dal passato, ma comunque combinata con la


cultura pop, o cose punk, e questo è quello che dovevano fare quelle pietre, erano un elemento molto economico, non avevo molti soldi, ed era davvero facile a Berlino trovare rocce e pietre da raccogliere. Ma devo dire che questa idea...

manda sul perché non ho fatto sound art a scuola... non ne ho idea, credo non ci fosse niente che mi spingesse a farlo... forse, non lo so… non mi definisco comunque un sound artist, uso il suono sì, ma uso anche altri media e non voglio essere chiamato sound artist.

[Benjamin] Camminare, camminare, perché Berlino è davvero grande e abbiamo camminato davvero tanto…

Soltanto artista...

[Rubén] Sì… [Benjamin] Sì… Fai della “Berlin land art”! (ride) [Rubén] Sì..ma questa idea mi è venuta in Svizzera, e volevo fare questi disegni con la neve, ma non avevamo batteria per fare i disegni, e mi piaceva l’idea di farlo, sai che il testo è come una frase, e scrivi una frase e il computer la comprende e la fa… ma come in una frase sono solo lettere, e questa era l’idea, le scrissi sulla neve e poi la cosa si è ingrandita, perché facevo questa residenza in questo posto, dove hanno questo enorme corridoio, davvero lungo, e non lo usano molto e ci passavo ogni giorno ed era enorme, era davvero ottimo, qualcuno lo doveva usare… e quindi ho fatto questa cosa davvero grande, per questo ci sono voluti molti giorni per raccogliere le pietre... (ride) sai andavo per strada a raccogliere i sassi… E ho scoperto che i parchi non vanno bene, dovevano avere delle buone pietre dato che le raccoglievo… (ride) Questo riflette il lavoro che va oltre il raccogliere rocce ma che era altrettanto interessante, questa ricerca urbana su dove puoi trovare delle pietre. Hai studiato arti visive, come ti sei avvicinato al suono? [Benjamin] Ho iniziato a fare arte legata al suono quando ho finito la scuola d’arte. Ho un background di arte visiva e un approccio performativo, e provo sempre a costruire collegamenti tra di essi e credo ormai che questi ponti siano solidi. Non so perché è sempre presente la do-

[Benjamin] Sì, non so come vorrei essere chiamato... [Rubén] Benjamin? (ridono) [Benjamin] Non mi sento un sound artist, anche se uso il suono. La performance di stasera sembrava essere articolata in momenti distinti, dopo il crescendo iniziale hai creato una progressiva dissoluzione della massa sonora su cui hai inserito voci e discorsi registrati su nastro magnetico. Come nasce e si sviluppa la struttura della performance? [Benjamin] Sì, c’è una struttura, che cerco di definire prima.. ma viene anche nel suonare credo, durante lo show non ho aspettative e devo creare qualcosa, ma queste registrazioni con voci e cose sono registrazioni, cassette, compilation che faccio senza sapere esattamente cosa farne ma semplicemente raccogliendo suoni che trovo interessanti e che credo possano essere o potrebbero entrare in una struttura, non so come o quando ma ho queste registrazioni pronte e ad un certo punto c’è una connessione che si crea e qualcosa viene ed esiste. Vorrei ordinare il materiale o creare il sistema e vedere come il sistema funziona, o anche se non funziona affatto, che è parte del decidere la tua improvvisazione, che per me è legata al decidere del fallimento, e al decidere del presente, dell’attuale presente, del bene e del male allo stesso livello in qualche modo, e sto esplorando questo lato dell’improvvisazione ed è


davvero un’area molto pericolosa, molto più di questa improvvisazione tradizionale, di questa azione e reazione che hai nell’improvvisazione, perché c’è una tradizione dell’improvvisazione, e anche quando improvvisi lo fai seguendo una tradizione, quindi questa è la questione principale del provare ad improvvisare, quindi credo….(lunga pausa) dove sto andando? [Rubén] Improvvisi. Sono d’accordo con questo, ho lo stesso problema. Entrambi condividiamo l’idea di rompere con la situazione stessa. Ne parlavamo prima, questi ragazzi di Pistoia, dell’associazione NUB, ci hanno trattato davvero bene e così le cose sono diverse, e ti trattano bene e ti fanno sentire a tuo agio... queste sono le cose davvero importanti per il concerto, queste cose alla fine ti fanno andare da una parte o dall’altra, perché se ti senti a tuo agio sei rilassato, ma se ad esempio le cose sono strane o ti trattano in malo modo, le cose cambiano, anche se hai una idea precedente. E questa è improvvisazione ma alla fine la gente pensa all’improvvisazione come azione-reazione, tu produci un suono e poi io faccio un suono, e dopo… [Benjamin] Può essere solo un’azione, senza reazione, può essere una possibilità. Ma credo che sto facendo anche un lavoro di installazione visuale e allo stesso modo sto facendo il mio lavoro sul suono

proprio nello stesso momento… qual era la tua domanda all’inizio? Era più su come è costruito.. credo sia un mix tra l’aspetto visivo e quello mentale… E riguardo all’aspetto visivo? [Benjamin] Credo sia molto legato a me… (lungo silenzio). Ci sono molti suoni che vengono dall’aspetto visivo come nei contesti espositivi, come queste registrazioni di spari che uso molto in questo ultimo mese, sto facendo una esposizione a Berlino con dei bersagli, che ho ottenuto dal registrando delle persone che si addestravano a sparare a dei bersagli, ed io mostro bersagli, quindi c’è una connessione che segue il dove vado o ciò che mi interessa o ciò che credo essere davvero parte della storia, insomma credo che tutti noi abbiamo delle storie in qualche modo. In Italia non è così facile trovare posti per fare musica, non che non ci siano luoghi ma l’Italia non sembra offrire molte possibilità. Cosa pensate della situazione italiana e del pubblico italiano, in base alla vostra esperienza? [Rubén] Non direi che si tratta di un problema italiano, è una problema del capitalismo, è un modo di pensare, di pensare diversamente, e le persone che agiscono diversamente guarda dove arrivano, sai


che siamo una minoranza, e lo puoi vedere nell’arte in generale, e anche nella musica, e questo avviene anche in Spagna, in Germania così come a Berlino in un certo modo, quindi sì, non direi che è un problema specifico dell’Italia. Ma probabilmente posso immaginare che con Berlusconi non sia così facile… [Benjamin] Sì ma c’è sempre questa domanda di voler costruire il presente, e mi chiedo come… Non sono italiano, in una città particolarmente creativa, una paese creativo, ma mi chiedo come avere questa volontà di costruire il presente quando immagino che la maggior parte dei fondi e dei soldi vadano alle arti classiche e mi chiedo quanto potere tu possa avere quando hai un così pesante background sulle tue spalle mi chiedo come tu possa reagire a questo. A Berlino si ha più da comparare , abbiamo persone che vengono da fuori, quindi conosciamo davvero dei grandi background, in relazione a Berlino, è più una questione di attitudine... ma è solo perché… credo sia difficile suonare in Italia perché è difficile trovare persone che hanno l’energia di creare il presente della musica in Italia, ovvio ci sono dei grandi musicisti... [Rubén]

Sì, ne conosciamo diversi di davvero grandi... [Benjamin] Noi non abbiamo la stessa energia e credo sia davvero duro crearsi il proprio spazio per suonare. [Rubén] Ovvio non è facile avere un posto dove poter fare concerti, perché normalmente se vivi in una città è caro avere uno spazio, e ovviamente alla fine devi pagare l’affitto per il tuo spazio e vuoi che la gente vada al bar, perché è il modo in cui sostieni la tua attività o associazione, e ovviamente se fai un concerto di un tipo di musica davvero specifico avrai una pubblico specifico, ovvero dieci persone, e berranno venti birre; poi magari fai qualcosa un po’ più per tutti e ci saranno magari cinquanta persone e più soldi al bar, e alla fine sì… Dipende. Se lo fai solo perché lo vuoi fare, allora ok non preoccuparti di quante persone vengono, ma se devi pagare l’affitto o altro, allora devi trovare questa strada, ma c’è una soluzione nel mezzo, puoi fare una serata techno una volta al mese, e il resto poi più artistico. www.patooo.net www.benjaminlaurentaman.com


Focus on

di Andrea Piran

La scultura del suono: Analisi Il nastro magnetico, negli anni del dopoguerra, s’impone come strumento di analisi e studio dei suoni per almeno due motivi: un livello qualitativo del suono non dipendente dalla durata (a differenza del vinile) e la registrabilità con strumenti relativamente economici di suoni non emessi da uno strumento musicale. La possibilità di registrare un qualunque suono diventa il fondamento del pensiero musicale di Pierre Schaeffer e di tutta la scuola che si occupa di “musica concreta”. Il primato, im questo caso, viene affidato alla capacità del compositore di capire se un suono, isolato dal suo contesto d’origine, può avere proprietà musicali e, quindi, essere usato alla stregua di uno elemento musicale. Il concetto di “oggetto sonoro” è legato ad un’idea materica del suono dato che è pensato come essenzialmente svincolato dalla sua sorgente e questo porta al concetto di “acusma”: si ascolta un suono senza vedere chi lo emette e definendone le sue caratteristiche dal punto di vista, necessariamente soggettivo, dell’ascoltatore. La presenza dell’oggetto sonoro pone infatti l’ascoltatore di fronte a due diversi aspetti: l’aspetto fisico e l’aspetto psicologico che mette in risalto l’ascolto indiretto di suoni che non avrebbero mai colpito l’attenzione durante “l’esecuzione” dal vivo. Questo approccio porta all’immediata eliminazione dell’orchestra come esecutore delle intenzioni del compositore, non come simbolo della tradizione, in quanto portatore di un insieme limitato delle sonorità possibili e, soprattutto, imitativo delle sonorità reali. Il progetto compositivo di questa scuola diventa il disvelamento della musicalità intrinseca dei suoni della vita quotidiana ed, inoltre, l’affermazione che il fondale sonoro della modernità non è più il suono della natura, imitabile dagli strumenti musicali, ma è il suono delle macchine, come le automobili, il cui suono è riproducibile solo dal nastro. Non a caso, uno dei brani più importanti di Schaeffer è “Etudes aux Chemins de

Fer” basato sui suoni di quella ferrovia considerata il simbolo della rivoluzione industriale. Qui i suoni vengono disposti dopo averli ascoltati secondo, in parte, i canoni della struttura musicale: i battimenti delle ruote diventano un ritmo, i fischi vengono usati come un contrappunto ed i rumori utilizzati come se dovessero sonorizzare un immaginario spezzone di film. L’idea di eliminare l’orchestra come generatrice di suoni ha portato anche ad una forma di concerto che consiste nella proiezione sonora del nastro registrato partendo dal presupposto che, se la musica non è pensata per essere eseguita, e non è neanche scritta, ma montata direttamente su un nastro, non ha senso pensare ad una forma performativa a posteriori. In compenso, grande attenzione viene posta nell’uso dei sistemi multicanali per la spazializzazione del suono derivati dai sistemi usati per l’audiovisivo. “Gli strumenti musicali emettono suoni, il giradischi emette suoni, quindi il giradischi è uno strumento musicale” (John Oswald)

Pierre Schaeffer


POST-ME di Nebula Naris

produzione Associazione Culturale Nub

In un tempo che si è fermato. Esistere immobili. Riflessi di una condizione incerta, obbligata. In silenzio. In un luogo vuoto, trovarsi isolati, soli, unici separati dal resto da un velo invisibile. In un continuo attraversare confini sospesi tra zone limite e linee di fuga tra evoluzione ed interiorizzazione. Alla ricerca di una destinazione. Un tentativo di comunicazione sonora rappresentato, nel quale ambienti sonori instabili, al limite del feedback, del corto circuito, si alternano, si sovrastano, si annullano. La stratificazione dei suoni incarna la traccia di una presenza. La fisicità del suono determina un territorio. L’ascolto diventa il metodo di attribuzione dell’ identità.



Coming Next // LIVE .Marzo 2011 Sabato 19

Francesco Giomi Solo

www.francescogiomi.it Giovedì 31

Satan Is My Brother

Musicazione de L’Inferno (1911) www.myspace.com/satanismybrother6

.Aprile 2011 Giovedì 21

Andrea Belfi Solo Live Set

www.chocolateguns.com

.Maggio 2011 Giovedì 12

Luciano Maggiore + Francesco “Fuzz” Brasini Chàsm Achanés (Huge Abyss)

soundcloud.com/lucianomaggiore soundcloud.com/francescofuzzbrasini

date e eventi in programma aggiornati su: associazioneculturalenub.wordpress.com


.Aprile 2011

Physical Computing Workshop

a cura di Matteo Marangoni e Giulio Ammendola I computer diventano sempre più veloci ma nella maggior parte dei casi continuiamo ad utilizzarli con le solite interfacce: monitor, mouse, tastiera, speaker. Con pochi rudimenti di elettronica e programmazione possiamo inventarci ogni sorta di collegamenti tra il mondo virtuale e il mondo fisico. Nel workshop saranno introdotti i microcontrollori Arduino, i sensori e gli attuatori più comuni che consentono di misurare gesti, movimenti e condizioni ambientali e di utilizzare i dati ottenuti tramite di essi per controllare o animare oggetti attraverso motori, luci, suoni etc.. I microcontrollori Arduino saranno visti sia come interfaccia I/O per comunicare via protocollo seriale con software come Max/Msp e simili, che in modalità standalone, programmate in linguaggio Processing. Il workshop ha una durata di due giorni e prevede una parte teorica e una parte pratica in cui i partecipanti potranno provare a realizzare un piccolo progetto. Saranno forniti alcuni materiali, essendo però la disponibilità limitata i partecipanti sono incoraggiati a portare: computer, microprocessori, saladatore a stagno, multimetro, componenti elettronici, elettronica di consumo, giocattoli etc.. www.humbug.me www.troglodisme.com

Per iscriversi ai workshop è nacessario compilare ed inviare l’apposito modulo di iscrizione scaricabile da associazioneculturalenub.wordpress.com Per ulteriori informazioni scrivere a ass.cult.nub@gmail.com


Via Giordano Bruno, 73 Montale - Pistoia associazioneculturalenub.wordpress.com e-mail: ass.cult.nub@gmail.com tel. 0573.959933


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