L’editoriale
di Alessandro BusoneroAffezionati lettori, settembre si sa porta via l’estate, un’estate calda, anzi caldissima quella 2022 su vari fronti: dall’ambiente, al contesto geopolitico internazionale a quello politico italiano con le elezioni del 25 settembre. Ma è noto: “quando il mare è calmo assai, siamo tutti marinai”. Mi sia permessa la battuta che vuol essere solo uno stimolo ad agire, prendere iniziative e “mantenere la rotta” spesso non facile da seguire anche in situazioni difficili. E’ così che la vita a bordo abitua gli ufficiali, sottufficiali, graduati e marinai ad affrontare i periodi più faticosi, i giorni, a volte i mesi di lontananza dagli affetti e dalle proprie famiglie. Gli allievi ufficiali dell’Accademia navale, gli allievi marescialli della Scuola Sottufficiali di Taranto e i giovani della Scuola Navale
Militare F. Morosini lo hanno appreso sulla loro pelle proprio in questi mesi estivi “solcando l’onda” formando quel “piede marino” con il quale dovranno convivere per tanti anni di carriera futura. Riassumendo: una nuova generazione di donne e uomini di “marinai” ha ricevuto il “battesimo del mare” vivendo a pieno l’esperienza straordinaria delle Campagne d’Istruzione sulle navi scuola Amerigo Vespucci e Palinuro. Gli allievi hanno toccato con mano la vita di bordo, gli odori, le scomodità logistiche - se paragonate alle case di famiglia - i ritmi incessanti che solo una nave può dare, la condivisione di ambienti ristretti, a volte ristrettissimi. Gli allievi hanno imparato che una nave, diviene la “loro” Nave con la enne maiuscola perché nel periodo d’imbarco essa è lavoro, casa, svago, socializzazione, scuola, maestra di
vita, spiritualità, contatto diretto con gli elementi meteo-marini e tanto, tanto altro ancora. Un esperienza totalizzante, quella dei giovani allievi, i cui animi e fisici devono mettersi alla prova e andare oltre a quelli che credevano essere limiti personali insuperabili. Le Campagne d’istruzione diventano così delle sfide con se stessi, un momento di crescita umana e professionale a cui la Marina da sempre dedica un’attenzione specifica frutto di studi e esperienze dirette. Il Comando delle scuole, gli istituti di formazione, i Comandanti e gli equipaggi hanno ben chiaro questa mission e con un consolidato e affiatato
gioco di squadra ogni anno rinnovano una sorta di rito del mare che dà il via a quella formazione marinaresca che continuerà nel tempo. Un esortazione su tutte: “Non chi comincia ma quel che persevera”, il motto della “nave degli italiani”: l’Amerigo Vespucci.
In questo numero, non solo navi scuola, ma tanto altro: il cacciatorpediniere lanciamissili Caio Duilio di ritorno dagli U.S.A. ha operato nel ruolo di unità di scorta all’interno del Carrier Strike Group della portaerei George H. W. Bush, integrandosi con gli altri assetti sotto il comando e controllo del Comandante del gruppo
portaerei statunitense; ricerca, divulgazione, cultura e amore per il mare con il progetto Marine Adventure for Research & Education patrocinata dalla Marina Militare e la partecipazione del nostro personale; la bellezza intramontabile delle barche a vela Grifone e Artica II sospinte dal vento nel mare di Porto S. Stefano per la XXI edizione dell’Argentario Sailing Week 2022.
Concludo le anticipazioni con il quarantennale del Battaglione San Marco intervenuto a Beirut nell'ambito della Missione del Contingente italiano di pace delle Nazioni Unite in quella che fu la prima missione di pace, in zona di crisi, dopo il 1945.
Non ci resta che dare il benvenuto all’autunno e auguravi: buona lettura!
Alla via così!
Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954
Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985
PRIMA DI COPERTINA
New York, il cacciatorpediniere Caio Duilio defila davanti alla Statua della Libertà, nelle acque del fiume Hudson
DIRETTORE RESPONSABILE
Alessandro BUSONERO
REDAZIONE
Antonello D’AVENIA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO, Mariarosaria LUMIERO
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Artica II nelle acque di Porto Santo Stefano - Monte Argentario, ripreso da poppa. Foto di Marco Solari.
Marina Militare a Napoli: l’impegno per il sociale di Mariarosaria Lumiero
Morosini, l’emozione del primo imbarco di Viviana Larnè
Gli allievi marescialli a tu per tu con il mare e la vela di Antonello Lorusso
Quando la decisione deve essere quella giusta di Edoardo Luzzi
Nave Italia, un’ancora di salvezza di Emanuele Scigliuzzo
Un mare di “Note d'Estate” per i 70 anni della Squadra Navale di Andrea Doneda
“E quindi uscimmo a riveder le stelle” di Antonello D’Avenia
L’eredità di Samuel Morse alla Marina di Matteo Bertolini
Quarant’anni dalla prima operazione della Marina nella missione UNIFIL di Antonello D’Avenia
Vento di medaglie per la Marina nel Nastro Rosa Tour di Mariarosaria Lumiero
Artica II e Grifone a vele spiegate nel mare dell’Argentario di Alessandro Busonero
Navi di ferro, navi di carta di Viviana Passalacqua
Un mare di libri: Tra Cielo e Mare di Alessandro Busonero
Il Caio Duilio negli States
Il cacciatorpediniere Caio Duilio al centro della cooperazione internazionale
di Filippo MuraroCon la partenza dalla base navale di Norfolk in Virginia (U.S.A.), lo scorso 31 maggio, ha avuto inizio per il cacciatorpediniere lanciamissili Duilio l’esercitazione “Composite Training Unit Exercise COMPTUEX – C2X”, una delle più complesse e impegnative attività addestrative svolte dalla US Navy, con l’obiettivo di preparare il pre-deployment (pre-schieramento tattico) del gruppo portaerei della CVN 77 (Cruiser Voler Nuclear –portaerei a propulsione nucleare) George H. W. Bush.
La COMPTUEX – C2X ha visto la partecipazione di 14 navi, 3 sottomarini, tra convenzionali e nucleari, 72 aerei e oltre 7000 uomini e donne. “Vedere un cacciatorpedi-
niere della nostra Marina raggiungere un così elevato livello di integrazione con la US NAVY rappresenta un momento di grande soddisfazione che certifica la qualità e la capacità dei nostri equipaggi e degli strumenti che abbiamo a disposizione; è un riconoscimento significativo per il contesto della Difesa nella sua accezione più ampia”, ha detto il Comandante di nave Duilio, capitano di vascello Jacopo Rollo. Interoperabilità ed integrazione sono state infatti le parole chiave che hanno contraddistinto l’esercitazione. Più di 8000 miglia percorse all’interno di diversi scenari di crisi, portando a termine complesse attività in ambiente mul-
ti-minaccia e multi-dominio. Gli scenari che hanno fatto da sfondo all’attività sono stati infatti direttamente mutuati dai teatri operativi all’interno dei quali la Marina statunitense svolge le sue operazioni militari. Verosimiglianza e elevato realismo hanno infatti garantito il più elevato ritorno addestrativo permettendo di confrontarsi con gli imprevisti che spesso, invece, gli ambienti esercitativi, per loro natura, attenuano. “Le quattro setti-
New
il
mane di lavoro si sono dimostrate estremamente intense e proficue –ha detto il Comandante Rollo – e hanno portato consistenti risultati non solo sotto l’aspetto addestrativo, ma soprattutto perché l’integrazione raggiunta con il GHWB Carrier Strike Group rappresenta un fattore abilitante creando una sinergia significativa con i nostri alleati e generando valore per la Marina Militare italiana. Il percorso che la Forza Armata, in connubio
con la Difesa, sta portando avanti proietta il sistema paese al centro dello scenario internazionale odierno, rendendo l’Italia uno dei maggiori protagonisti nell’ambito delle operazioni marittime ad elevata complessità.”
Terminata l’esercitazione e raccolti i frutti dell’intenso addestramento, il Duilio si è distaccata dal dispositivo navale per effettuare una breve sosta lungo il fiume Hudson, facendo ingresso nella città di New York. In
questa occasione l’equipaggio della nave ha rafforzato i legami con la comunità italiana della città, nonché svolto eventi di rappresentanza che caratterizza quella elegante forma di diplomazia navale che da sempre caratterizza le navi della Marina Militare.
Il cacciatorpediniere Caio Duilio, a seguito di questa importante attività internazionale, porta con sé al rientro in Italia un bagaglio esperienziale di centrale importanza per quel
continuo processo di aggiornamento indispensabile per proiettare la nostra Forza Armata nei contesti operativi del futuro. L’ottenimento della “Combat Readiness” e la verifica della piena interoperabilità con la US Navy, garantiscono alla Marina Militare quel know how fondamentale per essere pronta ad integrarsi in un Carrier Strike Group in qualunque momento, con qualsiasi altra Unità, ogni qual volta dovesse rendersi necessario.
Momenti della navigazione di nave Duilio e sullo sfondo lo skyline di New York.
“
Sono molto grato ad ogni singolo marinaio del mio equipaggio e a tutti coloro i quali hanno contribuito alla pianificazione e condotta dell’esercitazione per l’ottimo lavoro svolto durante questi mesi passati. La partecipazione del Caio Duilio, quale unica Unità straniera, a questa importante esercitazione nazionale americana rinnova ancora una volta il forte legame che unisce i nostri paesi e proietta la Marina Militare in una nuova prospettiva capacitiva e di cooperazione con i nostri alleati
”
Il Comandante di nave Duilio, capitano di vascello Jacopo Rollo
Nave Alliance al Polo Nord per la Campagna di Geofisica marina High North
Breccia tra i ghiacci
di Antonello D’AveniaDal Mediterraneo al Polo Nord. Dal golfo di La Spezia ai fiordi norvegesi di Tromsø. La rotta della nave polivalente di ricerca (NATO Research Vessel - NRV) Alliance ha fatto breccia tra i ghiacciai artici per prendere parte dal 2 al 21 luglio alla Campagna Artica di Geofisica marina denominata High North 22. La missione condotta dalla Marina Militare, con il coordinamento scientifico dell’Istituto Idrografico della Marina, ha coinvolto nelle attività del programma High North i principali attori della ricerca marina in Artico come istituzioni ed enti di ricerca nazionali e internazionali, università e società private, nei settori delle scienze applicate quali
l’idrografia, la geofisica, l’oceanografia e la geologia marina. Nave Alliance è al Comando del capitano di fregata Pasquale Perrina conta 47 tra donne e uomini d’equipaggio, ai quali per l’occasione si è aggiunto un team scientifico composto da 18 persone sotto il coordinamento del capo spedizione, capitano di fregata (idrografo) Maurizio Demarte. In tale team erano presenti 8 giovani futuri idrografi tra ufficiali e sottufficiali della Marina, alcuni rappresentanti di Marine estere e studenti dell’Università di Genova che a chiusura del corso specialistico-accademico riconosciuto internazionalmente di FIG/ IHO/ICA Hydrographic Surveyor hanno potuto effettuare il loro tirocinio
pratico a bordo. Il lavoro svolto ha portato a mappare ben più di 3100 Km² di fondale inesplorato, raggiungendo la latitudine massima di 81°21.430'N nel settore settentrionale delle Isole Svalbard. Questo lavoro si aggiungerà alla mappatura condotta nel corso delle precedenti sei campagne del programma High North. Inoltre, sono state condotte anche attività di monitoraggio dei mammiferi marini, marine litter, microplastiche e campionamento dell’acqua alle diverse profondità, per le analisi delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche delle acque polari. La conoscenza dell’oceano è un argomento all’attenzione della comunità globale per l’interesse manifestato dalle Nazioni Unite: in par-
Scopriamo nave Alliance
Nave Alliance è un’unità polivalente di ricerca (NATO Research Vessel - NRV) che svolge principalmente attività condotte dal Centro di Ricerca e Sperimentazione Marittima (Centre for Maritime Research and Experimentation – CMRE) della NATO. Le ricerche e le sperimentazioni sono condotte soprattutto nel campo ambientale e dell’acustica subacquea. Dal marzo 2016, è equipaggiata con personale della Marina Militare grazie a un’intesa del dicembre 2015 fra la Marina Militare e il CMRE.
Dal allora, Nave ALLIANCE ha dipendenza
organica dal Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), tramite il Comando Squadriglia Unità Idrografiche ed Esperienze (COMSQUAIDRO) e il Comando delle Forze di Contromisure Mine (MARICODRAG).
Nave Alliance è una piattaforma di ricerca all’avanguardia per la sperimentazione di nuove tecnologie e l’impiego di sistemi e apparecchiature di nuova generazione per la ricerca e lo sviluppo scientifico a favore della NATO e, quindi, delle marine dei Paesi ad essa appartenenti.
La nave è una delle più silenziose del suo ge-
nere, essendo stata concepita per garantire un minimo livello di propagazione del suono in acqua.Tale caratteristica ne fa una piattaforma particolarmente adatta a quelle sperimentazioni scientifiche per le quali l’assenza di suoni sotto la superficie è essenziale. È dotata di circa 400 mq di laboratori, sistemi di navigazione e comunicazione all'avanguardia, gru, verricelli e argani, con una struttura poppiera “a portale”, che permette all’unità di effettuare movimenti di carico e, contestualmente, manovre di messa a mare e recupero di apparecchiature subacquee. .
ticolare, la High North 22 ha ricevuto l’endorsement come “Action” del decennio (UN Decade of Ocean Science for Environment Sustainability) nel programma “The Science We Need for the Ocean We Want”.
Come ha affermato la coordinatrice scientifica di High North professoressa Roberta Ivaldi: “l’Oceano non solo va protetto, ma va sostenuto. Per questo è fondamentale il coinvolgimento dei più giovani. Il decennio del mare ci invita proprio a questo, a prendere conoscenza e a riflettere. Perché ognuno di noi può fare la differenza”.
La Campagna di Geofisica Marina High North è stata voluta in primis per riprendere l'attività di ricerca nei mari del nord e soprattutto stimolarne la crescita e fornire supporto e strumenti ai Centri di Ricerca Nazionali in tale
ambito. La Marina Militare si conferma in prima linea nel mondo della ricerca nazionale, integrando in un interesse comune, diverse specificità di Forza Armata, nello sviluppo di processi di ricerca e conoscenza dell’ambiente, verso un uso sostenibile delle risorse.
La nave polivalente di ricerca Alliance naviga tra i ghiacciai artici, durante la campagna di Geofisica Marina High North 22.
La Marina Militare e l’Artico
High North22 è parte dell’impegno della Marina Militare nella regione artica ed è il naturale prosieguo delle precedenti missioni al fine di consolidare e ulteriormente sviluppare i risultati della ricerca scientifica nell’esplorazione e osservazione dell’ambiente marino per dare continuità all’acquisizione di dati con particolare attenzione allo studio dei cambiamenti
climatici in aree chiave delle dinamiche globali. La Marina Militare vede nelle possibili nuove rotte commerciali che potrebbero aprirsi a Nord, un elemento di interesse in termini ambientali e di sicurezza della navigazione, oltre che per gli aspetti geostrategici e socio-economici che questo potrebbe comportare per il nostro Paese.
La presenza costante della Marina nella lotta alla pirateria
Oceano indiano: la fregata Bergamini lascia il testimone alla fregata Fasan nel dispositivo European Naval Force Somalia - Operazione Atalanta.
di Roberta PizzimentoDa gennaio a luglio del 2022, la Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Carlo Bergamini ha solcato le acque dell’Oceano Indiano operando nell’ambito del dispositivo European Naval Force Somalia - Operazione Atalanta. L’Operazione Atalanta è una missione europea, a carattere multinazionale, nata nel 2008 per contrastare la pirateria e
garantire il libero utilizzo del mare da parte del cluster mercantile.
Il 26 gennaio, alle prime luci del giorno, dopo aver salutato familiari ed amici, con la consapevolezza dell’essere professionisti e dover compiere il proprio dovere stando per mesi lontani dagli affetti più cari, gli uomini e le donne della fregata Bergamini sono partiti dalla Stazione Navale Mar Grande di Taranto alla volta di Port Said (Canale di Suez), per lasciare il Mare Nostrum e dirigere verso l’area d’operazione, al largo delle
coste somale in Oceano Indiano. La navigazione attraverso il Canale di Suez, momento suggestivo della vita di un marinaio, ha rappresentato l’inizio della missione e il primo impegno per l’equipaggio, che grazie al costante addestramento ha saputo rispondere con professionalità e perizia marinaresca.
Nel corso del lungo periodo di dispiegamento operativo, la fregata Bergamini è stata coinvolta in numerose attività a supporto del Sistema Paese, spingendosi a sud fino al Canale di Mozambico per
assicurare la tutela degli interessi nazionali, quale la protezione diretta alla piattaforma FLNG (Floating Liquefied Natural Gas) Coral Sul, innovativo e strategico impianto galleggiante per il trattamento e l’export di gas naturale, acquisita dalla compagnia ENI. Non sono mancate le occasioni di cooperazione con le molteplici Task Force multinazionali presenti in Oceano Indiano (TF 150, TF 151, TF 152), a conferma della forte presenza delle Marine internazionali in questa particolare area del globo dove la sicurezza della libera navigazione.
La presenza di “un pezzo d’Italia” in Oceano Indiano ha permesso un’intensa attività di naval diplomacy.
In particolare, nel porto di Dar Es Salaam (Tanzania) Nave Bergamini ha ospitato l’incontro tra gli ambasciatori in Tanzania di molti stati europei (Germania, Spagna, Paesi Bassi, Belgio) e numerose autorità militari locali. Il 16 marzo, con l’imbarco del Comandante della Task Force 465, contrammi-
raglio Fabrizio Bondi e dello staff EUNAVFOR nel porto di Gibuti, la nave ha assunto il ruolo di flagship dell’Operazione Atalanta.
La presenza a bordo di uno staff internazionale ha rappresentato un’opportunità unica di crescita professionale ed umana, grazie al costante confronto con professionisti di differenti nazionalità ed esperienze.
Lasciato il porto di Gibuti la missione è proseguita con il transito dello Stretto di Hormuz, alla volta del porto di Hamad (Doha, Qatar). In questo contesto, il Bergamini ha avuto modo di far sventolare il tricolore in Golfo Persico, durante la DIMDEX (Doha International Maritime Defence Exhibition and Conference), prestigiosa vetrina di rilevanza internazionale in tema di difesa marittima.
Il 23 giugno, nel porto di Gibuti, la fregata Bergamini e il suo equipaggio hanno “passato il testimone” nel ruolo di flagship dell’Operazione Atalanta alla fregata Virginio Fasan, prima di affrontare
l’ultimo pattugliamento operativo in Mar Rosso alla volta del canale di Suez per poi tornare dopo mesi di lontananza dall’Italia finalmente a navigare nelle acque del Mediterraneo.
Il rientro all’ormeggio nella Stazione Navale Mar Grande di Taranto il 2 luglio ha rappresentato la fine di questa avventura durata 164 giorni nel corso dei quali sono state percorse circa 28.000 miglia.
“Rivedere i miei cari insieme a quelli di tanti altri miei colleghi festanti in banchina a darci il bentornati, ha in pochi istanti cancellato la stanchezza accumulata dei tanti mesi trascorsi in mare.
Ma allo stesso tempo quella stessa fatica ha lasciato il posto alla soddisfazione e alla consapevolezza di aver fatto il proprio dovere con professionalità e passione per la vita di mare, di aver condiviso gomito a gomito per oltre 5 mesi la giornata coi colleghi con i quali sono nati rapporti d’amicizia fraterna che serberò per sempre nell’album migliore dei miei ricordi”.
L’esperienza unica del Vespucci raccontata dai protagonisti
Termina la formazione in mare degli allievi 1ª classe sulla nave scuola Vespucci, dopo aver navigato lungo le coste atlantiche e mediterranee
Era il 22 febbraio 1931, quando lo scafo di nave Amerigo Vespucci toccava l’acqua del mare per la prima volta: da allora il veliero svolge il suo compito di nave scuola, formando generazioni di ufficiali, e continua ad emozionare ancora dopo 91 anni. Come una tradizione che si ripete di anno in anno, anche quest’estate si è svolta a bordo la Campagna d’Istruzione a favore degli allievi della 1ª classe dell’Accademia navale: “Per i 143 Allievi, di cui 13 provenienti da Stati esteri, è stata la prima esperienza a stretto contatto con il mare e con la vita di bordo. Hanno sviluppato tante nuove capacità sia dal punto di vista professionale che personale, sono cresciuti ed hanno condiviso esperienze con i loro fra’ di corso che rimarranno scolpite nella loro memoria per tutta la vita”, spiega il comandante della 1ª Classe, capitano di corvetta Mariano Tortoriello. Una nave così peculiare e spettacolare non può non dar lustro di sé ovunque
vada: quest’anno, dopo due anni di chiusura a causa della pandemia, finalmente il Vespucci è tornato ad aprirsi alle autorità, alla popolazione e ai media e a raggiungere porti esteri, oltre che italiani. Ogni sosta è stata scelta per poter offrire esperienze formative agli allievi e all’equipaggio e al contempo rafforzare le relazioni diplomatiche con gli enti locali. La campagna è iniziata il 2 luglio da Livorno e ha toccato i porti di Palermo,Tunisi, Algeri, Lisbona, Casablanca, Cadice,Trapani, La Valletta, Manfredonia e Taranto. Non sono molte le navi che riescono a garantire una presenza così cospicua sul territorio e ad avere un forte legame con la popolazione, la quale apprezza
La nave scuola Amerigo Vespucci, in navigazione con alcune vele quadre dell’albero di trinchetto e maestra aperte.
di Aurora Esposito e Rebecca Storanimolto la gentilezza e la cortesia dell’equipaggio: “Stare a contatto con la gente è una grandissima opportunità di conoscere nuove realtà e sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese e la Marina Militare: i sorrisi dei visitatori mi ripagano della fatica che comporta stare lontano da mia moglie per tanto tempo”, spiega il comune di 1ª classe Francesco Boccia.
La nave, la più anziana in servizio continuativo della Marina, fa ormai parte della storia italiana e chiunque riesca a vederla dal vivo porta con sé sempre un bellissimo ricordo. È per questo motivo che riuscire a trascorrere un periodo a bordo ha un valore aggiunto, come ben riassumono le parole del comune di 2ª classe Nicola Bevilacqua: “Fin da piccolo, essere parte dell’equipaggio della nave più bella del mondo è stato il mio sogno e trovarmi qui ora mi rende fiero: se penso a quante persone ci sono passate prima di me, sento di far parte di qualcosa di più grande”. Per vivere esperienze irripetibili durante la Campagna d’Istruzione, non è necessario sostare in porto, come si potrebbe pensare: la navigazione permette di stare a stretto contatto col mare e di vedere paesaggi indimenticabili e mozzafiato a cui è impossibile abituarsi. Ognuno a bordo trova il suo posto
In alto a sinistra un allievo riceve indicazioni dall’aspirante guardiamarina “alla classe”. A seguire, allievo nella timoneria di poppa. Accanto osservazione astronomiche con il sestante.
preferito, quello in cui si rifugia a sera per rilassarsi e osservare il sole che si scioglie nel mare, come racconta il sottocapo nocchiere Mirko Montone:“Sono a bordo da circa due anni. Prima facevo parte dell’equipaggio della fregata Rizzo, dove ho potuto svolgere molte attività operative, ma essere qui è un’esperienza unica: l’immagine più emozionante e suggestiva si apprezza dal bompresso, da cui è possibile ammirare la luce del sole al tramonto che abbraccia le vele aperte”.
“Visitare così tanti porti è un onere e un onore: la nave è una vera e propria ambasciata galleggiante e chi sale a bordo è testimone dell’eccellenza made in Italy.
È per questo motivo che nei ricevimenti protocollari diamo modo alle autorità territoriali di degustare alcune specialità tipiche del nostro Paese. Preparare pietanze degne del buon nome della cucina italiana è impegnativo, ma sapere di aver lasciato un ricordo unico alle persone che non avevano mai gustato i nostri sapori tipici è una grande soddisfazione e mi fa sorridere alla fine di ogni giornata di lavoro”, dice il secondo capo Marcello Tognocchi, cuoco di bordo.
Nonostante i numerosi ammodernamenti tecnologici, Nave Vespucci resta
Nella foto al centro, assemblea degli allievi sul cassero. In alto, gli allievi ricevono indicazioni prima di montare di guardia. Sotto alcuni allievi schierati in uniforme storica a prora sinistra. Accanto, il Vespucci con il cacciatorpediniere Duilio.
pur sempre un veliero e in quanto tale rimane una priorità l’uso delle vele, sfruttando i venti favorevoli. Sono i nocchieri i tenutari di tutto lo scibile sulle vele e le manovre, che svolgono la maggior parte del lavoro e della manutenzione e che con passione insegnano agli allievi ufficiali il proprio mestiere.
“Nave Vespucci è una vera e propria palestra di vita: lavorare in alberata è un mestiere complesso, che necessita di grande abilità, sicurezza e pazienza, ma non lo cambierei per nulla al mondo perché mi dà un’incredibile sensazione di libertà. Inoltre, non è da tutti poter spiegare le proprie mansioni a dei ragazzi così giovani e quando lo faccio sento che, nel mio piccolo, sto trasmettendo loro la mia passione”, dice il sottocapo nocchiere Salvatore Valvo. Ma protagonisti di questa avventura sono gli allievi, giovani ragazzi che in poco tempo diventeranno ufficiali e che al termine di un anno di studi in Accademia navale, a Livorno, arrivano a bordo per praticare quanto hanno appreso durante l’anno e che qui si addestrano a conoscere le manovre marinaresche e ad usare la strumentazione di bordo, mettendosi alla prova giorno dopo giorno.
“Comprendere i tempi, le turnazioni, le guardie e le abitudini dell’equipaggio
In alto, esercitazione di voga con il palischermo. A seguire, allievi in franchigia. Accanto, un allievo impegnato durante la salita in coffa.
non è stato immediato”, ma stringendo i denti e armati di quello spirito di iniziativa e di adattamento che contraddistingue un allievo ufficiale, sono riusciti a metabolizzare i ritmi serrati in breve tempo, integrandosi appieno nelle attività della nave e prendendo dimestichezza e familiarità con l’alberata, le vele e le manovre fin dalla prima navigazione. Cercando di riassumere in breve la sua estate, l’allievo Marianna Di Vuolo dice, con la voce carica di grinta: “Al termine di questa esperienza mi risulta difficile racchiudere in poche parole le mie emozioni. Mi sono sentita come se fossi sulle montagne russe, sempre piena di adrenalina, di curiosità, di voglia di fare e di imparare. Le giornate a bordo sono molto intense, sia durante la navigazione che nelle soste in porto, e riuscire a portarle a termine nel migliore dei modi è stata una sfida: ho visitato città che fino ad ora avevo visto solo in fotografia, sono entrata in contatto con culture diverse e ho vissuto a stretto contatto con i miei fra’, con cui ho condiviso ogni momento delle mie giornate in questi due mesi. Ci sono cose che solo se vissute si possono capire, ma sono ugualmente sicura che riuscirei a trasmettere a chiunque il mio entusiasmo e la gioia che provo dopo questa esperienza”.
Nella foto al centro, allievi sui pennoni. In alto, il Vespucci di poppa. Al centro, allievi si esercitano al carteggio. Accanto, la timoneria di poppa.
Morosini, l’emozione del primo imbarco
Tempo di meritate vacanze per gli allievi della Scuola Navale Militare Francesco Morosini. Si sono concluse le Campagne d’Istruzione 2022, che hanno visto gli allievi del 1° corso imbarcati a bordo della Nave Scuola Palinuro dal 7 giugno al 12 luglio 2022, e quelli del 2° corso dal 13 al 30 giugno sulla nave anfibia San Giusto, questi ultimi al termine dell’attività in mare hanno portato a termine un Modulo di Addestramento Terrestre presso la Brigata Marina San Marco della durata di una settimana. Il 1° corso si è trovato protagonista di una realtà nuova e inaspettata, in cui le capacità di adattarsi e di vivere in comunità sono emerse come caratteristiche fondamentali per affrontare nel modo adeguato l’esperienza della vita di bordo. Fin dal momento della partenza il mare ha mostrato la sua vera natura, quella di essere imprevedibile e non sempre gentile con i suoi “ospiti”: il cosiddetto “battesimo del mare” ha lasciato nelle menti degli allievi un ricordo che custodiranno nel loro album della memoria per tutta la vita. La prima sosta dell’itinerario è stata l’isola di Procida, eletta Capitale della cultura 2022. In virtù di questa ragione, l’equipaggio, giunto alla “fonda” l’8 giugno,
ha allestito a bordo per i dieci giorni la mostra “Storie di epidemie fra mare e terra”, un’ampia selezione di documenti provenienti dagli Istituiti archivistici italiani che ha raccontato come le comunità del nostro Paese abbiano affrontato le epidemie nei secoli. La mostra ha riscosso grande successo tra il pubblico intervenuto aumentando la sensibilizzazione della cittadinanza ad una tematica quanto mai attuale, tracciando un profilo storico sullo sviluppo di epidemie affini a quella del Covid-19, che ha messo in luce i progressi della medicina e della tecnologia nel tempo. I tre giorni successivi di navigazione in mare aperto hanno condotto Nave Palinuro sino ad Orano, città algerina in cui si è svolta la 19ª edizione dei Giochi del Mediterraneo. Qui alcuni allievi, insieme al Comandante, hanno incontrato il Ministro degli Interni Luciana Lamorgese, altri invece sono stati ospiti su una Nave Scuola Algerina. L’ultima sosta a Valencia (Spagna) ha visto ancora una volta Nave Palinuro trasformarsi anche in vetrina della Marina e dell’Italia tra gli apprezzamenti delle autorità civili, militari e dei numerosi turisti. Ogni attività a bordo ha avuto l'obiettivo di sensibilizzare gli allievi alla tutela dell’ambiente marino, non da ultima quindi la visita all’Oceanografic di Valencia, l'acquario più grande d’Europa, il cui scopo principale è quello di ospitare e tutelare esemplari della fauna marina da curare prima di essere reintrodotti nel loro habitat naturale. Gli allievi del 2° Corso
Si concludono le Campagne di istruzione 2022 per la Scuola Navale Francesco Morosini a bordo della Nave Scuola Palinuro e di nave San Giusto.di Viviana Larnè La nave scuola Palinuro sventola il Tricolore durante la navigazione
“Centaurus” sono stati ospiti della nave Anfibia San Giusto nel periodo in cui la nave ha svolto il ruolo di flagship dell’operazione Mare Sicuro, denominata successivamente Mediterraneo Sicuro. Qui hanno avuto l'opportunità di osservare e prendere parte ad una delle molteplici attività operative che la Marina Militare svolge a tutela degli interessi nazionali. Apprezzata è stata la sosta nel porto di La Valletta (Malta), durante la quale si è svolto un incontro con l’ambasciatore d’Italia Fabrizio Romano. Le Campagne sono state caratterizzate da esperienze comuni, sebbene condotte su navi con finalità differenti: “Gli orari non venivano scanditi dall’alternarsi di notte e giorno, bensì dai turni di guardia o comandata” dice Emma, una delle allieve. Sono stati proprio i turni di guardia ad aver dato la possibilità agli allievi di apprendere nozioni della vita di bordo, in special modo nella nautica e nell’arte marinaresca, in cui hanno - in prima persona - imparato a calcolare e tracciare sulla carta nautica il punto nave, la rotta e a riconoscere i segnalamenti luminosi di notte. Inoltre gli allievi hanno assolto l’incarico di “vedetta”, con il quale si viene messi alla prova e soprattutto si ha la responsabilità di individuare e comunicare all’ufficiale di guardia in plancia i c.d.“bersagli”, ovvero le altre navi e strutture (relitti semisommersi) che s’incontrano lungo la propria rotta e che potrebbero interferire o addirittura mettere a rischio la sicurezza della nave. Ma gli occhi attenti della vedetta sono fondamentali per scorgere tra le onde (o udire) possibili naufraghi. Appuntamento quotidiano è stato il “briefing operativo e meteo” con
lo scopo di riportare al comandante ogni giorno la situazione metereologica e soprattutto le previsioni dello stato del mare e della forza del vento. Dalla goletta Palinuro, Marco, l'allievo del 1° Corso aggiunge: “Abbiamo appreso molto anche essendo semplicemente - disponibiligrazie alla sempre presente figura del nostromo e dei nocchieri, che con la loro profonda conoscenza dell'arte marinaresca e esperienza di tanti anni di navigazione ci hanno insegnato le basi dell’andar per mare, dai nodi alle manovre alle vele e soprattutto la loro smisurata passione per questo mestiere”. Durante l’intero periodo non sono mancate le esercitazioni per mantenere efficiente in ogni momento l’equipaggio: dal contrasto agli incendi, alle osservazioni astronomiche. Relativamente all'attività presso la Brigata Marina San Marco, gli allievi del 2° Corso hanno potuto prendere parte alle attività addestrative proprie del fuciliere di Marina, quali lo sbarco anfibio, le marce topografiche e nozioni di base di combattimento terrestre.Ad esperienza conclusa, malgrado la stanchezza e in virtù dell’intensità delle giornate trascorse, è comune la consapevolezza che “questa esperienza resterà indelebile nei nostri cuori, un’avventura formativa davvero unica e incomparabile”.
Orano (Algeria), 25 giugno. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, e il sottosegreteratio allo sport, Valentina Vezzali, hanno visitato la nave scuola accolte dal comandante, capitano di fregata Francesco Rima.
Gli allievi marescialli a tu per tu con il mare e la vela
Aspettative, emozioni e sensazioni dei futuri nocchieri della Marina imbarcati su nave Palinuro in sosta a Gallipoli, per un’esperienza professionale irripetibile, immersi nelle tradizioni marinaresche, gelosamente custodite dall’equipaggio
Arrivata a La Spezia, il 16 agosto, la nave scuola Palinuro ha visto sbarcare gli allievi nocchieri della 2ª classe del ruolo normale marescialli di Mariscuola Taranto terminando la 58ª Campagna d’Istruzione navigando nel Mar Tirreno e nel Mar Ionio con sosta in Sicilia, per la XIV edizione della rievocazione dello Sbarco di Don Giovanni d’Austria, avvenuto a Messina il 23 agosto 1571. La rievocazione si inserisce nelle manifestazioni del network internazionale "Sulle Rotte di Lepanto. Dallo Scontro all'Incontro".
I futuri sottufficiali della Marina Militare sono imbarcati il 26 luglio a Gallipoli assieme a 14 giovani delle associazioni ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia), LNI (Lega Navale italiana) e STA-I (Sail Training Association-Italia) e hanno avuto l’opportunità di immergersi nella vita di bordo e di apprendere l’es-
Accanto gli allievi marescialli impegnati all’argano a mano In basso a sinistra l’allievo maresciallo 2ª classe Martina Giacoppo; a fianco l’allievo maresciallo 2ª classe Matteo Catanese.
senza del navigare su una nave a vela, dove la coesione dell’equipaggio, la resilienza, il travaso dell’esperienza professionale, uniti all’opportunità di imparare l’arte marinaresca, costituisce un tassello fondamentale nel processo di formazione degli equipaggi della Marina. Inoltre, il personale imbarcato, ha potuto radicare un’adeguata padronanza e confidenza con quello che rappresenta la figura del “marinaio”, lavorando a stretto contatto con l’equipaggio, custode di tradizioni e professionalità non comuni nell’ambito delle navi a vela e nel mondo del mare. Tante le emozioni provate, racconta l’allievo maresciallo 2ª classe Matteo Catanese:“Da genovese, in passato, ho avuto modo di navigare su imbarcazioni a vela ma, questa esperienza, è stata estremamente formativa. Infatti, le abilità e le conoscenze acquisite hanno acceso ancor di più la mia passione per il mare, per le navi a vela e per le attività che mi vedranno impegnato nella Marina Militare in futuro”. L’allievo maresciallo 2ª classe Martina Giacoppo, dal canto suo, dice: “Alla partenza le emozioni e le aspettative per la Campagna d’Istruzione erano davvero numerose. Ritengo che questa esperienza sia stata fondamentale nel percorso formativo sia mio che dei miei compagni di corso. L’obiettivo era quello di conoscere e mettere in pratica le basi e le tradizioni dell’arte marinaresca e dell’andare a vela ed è stato raggiunto! Tantissimi sono stati gli insegnamenti appresi soprattutto in ambito velico. Durante le guardie notturne e le lezioni teorico-pratiche ci è stata illustrata e spiegata nei dettagli la velatura di bordo insieme ai tanti termini tecnici come alare, lascare, orientare, chiudere le vele: tutto questo ci ha insegnato come a bordo sia necessario una costante valutazione
degli elementi meteo marini che incontra la nave nella sua navigazione”. E, conclude “Tra i momenti che mi rimarranno più impressi vi è la prima salita a riva in alberata: un insieme di paura e adrenalina che mi hanno accompagnato fino in cima all’albero di trinchetto sotto l’occhio vigile e esperto dei nocchieri di bordo. I più anziani, in particolare, ci hanno preparato ad utilizzare l’imbracatura e le linee per la salita in sicurezza, permettendoci così di arrivare fino alla vela più alta”.
A destra, un allievo maresciallo con un nocchiere di bordo.
In basso, il comandante di nave Palinuro, durante la XIV edizione della rievocazione dello Sbarco di Don Giovanni d’Austria.
A seguire, il Palinuro durante l’ammaina bandiera nel porto di Gallipoli.
Quando la decisione deve essere quella giusta
Gli allievi della seconda classe dell’Accademia navale si mettono alla prova con il Battaglione Scuole Caorle della Brigata Marina San Marco, nell’Arte del Comando
di Edoardo Luzzi
Il Modulo Arte del Comando (MAC), svolto al termine della seconda classe dell’Accademia navale, ha rappresentato per i 115 allievi ufficiali del corso “Legionari” un momento importante e significativo del loro percorso di formazione. Il Battaglione Scuole “Caorle”, durante le due settimane trascorse tra i poli addestrativi di Massafra (TA) e Pedagne (BR), ha infatti messo a
dura prova gli allievi attraverso diverse esercitazioni, in un contesto realistico e ricco di sfide che hanno avuto l’obiettivo di stimolare e “testare” in ogni momento l’azione decisionale di ciascun allievo.
La realizzazione di scenari ad alta complessità e realismo è stata resa possibile grazie alla preparazione degli istruttori della Brigata Marina San Marco i quali,
attraverso l’esperienza maturata nelle operazioni e missioni nazionali e internazionali, hanno rappresentato per gli allievi un esempio di professionalità a tutto tondo, rafforzato dal senso di appartenenza che unisce il grande equipaggio della Marina Militare. In tale contesto, la formazione si è focalizzata sull’accrescimento delle capacità di leadership dei futuri ufficiali, aumentando inoltre la comprensione delle procedure tecnico-tattiche di fanteria, degli elementi di base della dottrina anfibia e delle Maritime Interdiction Operations (MIO), a beneficio delle future interazioni con la componente anfibia. Gli allievi sono stati infatti protagonisti di attività quali: familiarizzazione con armi portatili e di reparto, movimenti tattici di plotone, marcia topografica e combattimento terrestre, cimentandosi inoltre in prove a complessità crescente in contesti realistici, quali arrampicata su parete rocciosa naturale e simulazione di boarding sulla nave anfibia San Giorgio, oltre alla pianificazione e condotta di operazioni di fanteria sia in contesto terrestre che anfibio.
Grazie a questo stretto contatto con la realtà operativa della Brigata, fortemente esperienziale e guidato da qualità e complessità nell’addestramento, il Modulo Arte del Comando ha permesso di stimolare e formare, nel carattere e nel fisico, i futuri ufficiali. Gli allievi sono infatti stati immersi in una realtà ad elevato fattore di stress, concepito per massimizzare l’efficacia del lavoro di squadra, con il fine ultimo di stimolare le capacità di orientarsi, valutare la situazione e assumere il controllo degli
eventi, nonostante le difficoltà dettate da tempi e modalità di assolvimento della missione. Capacità che partono quindi dal singolo individuo, per poi concretizzarsi attraverso il gruppo, articolato nel contesto del MAC nelle strutture di comando e controllo di fanteria, che hanno costituito un banco di prova per il coordinamento verticale ed orizzontale, consentendo il raggiungimento di traguardi gradualmente sempre più stimolanti.
Il corso Legionari ha lasciato quindi la Brigata Marina San Marco per la Campagna d’Istruzione della seconda classe su cacciatorpediniere lanciamissili Mimbelli, portando a bordo quanto descritto nelle parole dell’allievo 2ª classe Giuseppe De Mariano: “L’esperienza del MAC è stata molto significativa per noi allievi, perché ci ha permesso di comprendere come affrontare le problematiche che si possano incontrare nel raggiungimento di un obbiettivo in campo anfibio. In particolare siamo riusciti a comprendere quando sia importante la forza del gruppo, quando basata su un’organizzazione efficiente e guidata da un leader all’altezza del compito, applicando, nel contesto delle esercitazioni, tutte le qualità che dovremo esprimere in futuro quali ufficiali della Marina Militare.”
Momenti in cui gli allievi del corso Legionari, si addestrano durante il modulo dell’Arte del Comando con i fucilieri della Brigata Marina San Marco.
Nave Italia, un’ancora di salvezza
di Emanuele ScigliuzzoUn’esperienza di vita unica, pensata per chi rischia di finire ai margini della società. Da quindici anni, Marina Militare e Yacht Club Italiano, sono uniti nella solidarietà.
Torniamo a parlar di nave Italia e della sua campagna di solidarietà che ogni anno ritorna per ospitare decine di progetti. Grazie all’impegno della Fondazione Tender To Nave Italia, la onlus fondata nel 2007 dalla Marina Militare e dallo Yachting Club Italiano, sono oltre cinquemila i marinai speciali che fino ad oggi hanno potuto vivere un’esperienza di vita unica, con scopi terapeutici.
A bordo del brigantino goletta, nave iscritta nel naviglio militare dal 19 marzo 2007, oltre l’equipaggio composto da personale della Marina, possono essere accolti 22 ospiti.
A rotazione, per un periodo di una settimana, si imbarcano onlus italiane, ma anche provenienti da paesi stranieri, che si occupano di combattere pregiudizi e disagio sociale, sostene-
dendo persone che potrebbero finire ai margini della società. Attraverso la cosiddetta “Terapia dell’Avventura” si offre un sostegno che rende protagonisti i marinai speciali, trasmettendo loro la fiducia che spesso faticano a trovare da soli.
Una metodologia che si è rivelata efficace e che ha apportato benessere a tutti i partecipanti. Per capire meglio però di cosa effettivamente parliamo, è necessario leggere la toccante testimonianza di chi ha vissuto sulla propria pelle, l’esperienza offerta dalla Fondazione Tender To Nave Italia.
È stata una proposta fatta al volo, neanche i medici sapevano se era sicuro mandarmi oppure no, dal momento che ero l'unica ad avere ancora il CVC (ndr. catetere venoso centrale), ma ne avevo passate tante e stavo finalmente guarendo. Quest'esperienza mi
serviva e loro avevano capito prima di me che sarebbe stata una svolta, un punto dal quale poter ricominciare. Io avevo paura, ero stata isolata fino a quel momento e tutte quelle persone mi spaventavano. Avevo la bandana e mi vergognavo da matti, sotto non c'era un capello neanche a cercarlo e la cosa mi infastidiva parecchio. Ero innamorata dei miei capelli e non riuscivo a vedermi senza. Sono stata mesi interi ad evitare gli specchi. Quando il viaggio finí e tornammo in porto io non avevo più la bandana. Ai miei genitori venne un colpo, se non lo avessero visto con i loro occhi non ci avrebbero mai creduto ed io come loro. Ci ho messo un pó a realizzare, ma finalmente cominciavo a sentirmi di nuovo normale, accettata, dagli altri, ma soprattutto da me stessa. Era una sensazione bellissima, non rifiutavo più la mia storia. Sono
La Terapia dell’Avventura
L a terapia dell’avventura si basa su due aspetti fondamentali: la prossimità (fisica e psicologica) e la gerarchia. La prossimità fisica significa condivisione degli spazi ristretti di bordo per tutta la durata del periodo, quindi una necessaria vicinanza fisica. Ma anche una prossimità psicologica che diventa inclusione sociale quando gli ospiti si sentono accettati e capiscono che i limiti invalidanti vengono invece considerati risorse. La gerarchia subentra nel dover portare a termine i compiti assegnati, nonostante le disabilità fisiche. Questo li rende consci delle proprie capacità e consapevoli dei propri mezzi. La terapia dell’avventura non è improvvisazione, ma si arriva a bordo di nave Italia dopo una fase preparatoria preimbarco, organizzata dagli educatori e Project manager della Fondazione presso la sede della associazione, ospedale o scuola titolare del progetto: qui si crea l’identità di gruppo analizzando limiti e risorse di ogni singolo elemento. Segue poi una fase post imbarco, con la narrazione di quanto vissuto e il rientro tra gli affetti dei propri cari. Un percorso che aiuta a tirare fuori emozioni e risorse individuali che altrimenti resterebbero inespresse.
scesa all'inferno e sono risalita, stavo rinascendo e non mi ero mai sentita più viva. Ringrazio chiunque abbia deciso alla fine di lasciarmi andare e ringrazio me stessa, per essere stata abbastanza forte da accettare. Nave Italia ti cambia la vita, letteralmente. Contribuire a superare momenti difficili della propria vita o combattere una disabilità attraverso il coinvolgimento totale, in tutte le attività di bordo, di questi marinai speciali, è certamente uno dei valori fondamentali per la Fondazione. Le parole commoventi di una ragazza, pubblicate sul sito di Tender to Nave Italia, (www.naveitalia.org), che ha vissuto una settimana a bordo di nave Italia, fanno capire l’importanza di questo lavoro svolto senza sosta in questi anni, e che proseguirà anche in futuro.
Un mare di “Note d’Estate” per i 70 anni della Squadra Navale
Equipaggi e famiglie: nella sede di CINCNAV di Roma la quarta edizione dell’evento dedicato al personale della Squadra Navale e ai loro affetti più cari
Anche la luna piena più grande e splendente dell'anno - la superluna che si poteva osservare grazie al suo passaggio nel punto più vicino alla terra - ha dato una luce speciale alla quarta edizione della serata "Note d'Estate", organizzata a Roma per celebrare i 70 anni dalla costituzione del Comando in Capo della Squadra navale. Una serata dedicata a tutto
il personale civile e militare della Squadra navale e ai familiari, che hanno così potuto condividere per una sera l’esperienza della Marina in prima persona, accanto a mogli, mariti e figli sul luogo di lavoro, facendo tesoro di emozioni e ricordi che aiutano a restare uniti anche quando le esigenze di servizio impongono la lontananza. Una serata, quindi, dedicata ai presenti e, ancor di più, a tutti coloro che con la loro assenza hanno testimoniato nei fatti la necessità del quotidiano impegno della Marina Militare per la sicurezza dell’Italia e dei
Roma, 16 luglio 2022. Santa Rosa sede del comando in Capo della Squadra Navale, la Banda Musicale della Marina, diretta dal Maestro, capitano di vascello Antonio Barbagallo.
suoi alleati. L’evento ha voluto dare anche sostegno all’Istituto Andrea Doria che, con una storia antica - nasce nel dicembre del 1923 allo scopo di soccorrere gli orfani dei dipendenti della Regia Marina morti in guerra o in dipendenza della stessa - ancora oggi si occupa di fornire assistenza alle famiglie dei Marinai deceduti, sostenendo progetti di solidarietà tra coloro che fanno parte della grande famiglia marinara.
Davanti ai circa cinquecento ospiti del Comandante in capo della Squadra navale, ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis - tra i quali la senatrice Stefania Pucciarelli, sottosegretario di Stato al Ministero della Difesa, e il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone - la Banda Musicale della Marina, diretta dal M°, capitano di vascello Antonio Barbagallo, ha condotto gli ospiti in navigazione su un mare di note, con un repertorio che ha spaziato dal pop al rock, fino alle più tradizionali marce e inni della Marina Militare.
Dopo la cerimonia dell’ammaina bandiera, l’Inno al San Marco ha introdotto un momento tanto suggestivo quanto rigorosamente silenzioso. La capacitàà di fare squadra e di lavorare in perfetto coordinamento, tipiche della Squadra navale, sono state ben dimostrate dall'esibizione dei fucilieri di Marina del silent drill della Brigata Marina San Marco, in grado di muoversi in assoluta sincronia senza bisogno di parole.
Di lì in poi, la musica è stata la chiave per aprire la porta emotiva dei ricordi, per rivivere sul piazzale di Cincnav, con la suggestiva scenografia allestita per l’occasione, le emozioni di tanti racconti e di meravigliose avventure anche attraverso la proiezione di immagini delle varie attività operative e addestrative dell’ultimo anno. Proprio la bellezza di queste immagini ha completato il repertorio musicale, gli interventi e le testimonianze dei numerosi ospiti.
Il capo di 1ª classe Sabrina Di Bella, infermiera a bordo della portaerei Cavour, ha incantato il pubblico cantando Beautiful That Way (da La Vita è bella) e I will always love you, di Withney Huston; il Sottocapo Martina Medugno, motorista navale sulla stessa nave, ha commosso
In alto a sinistra l’intervento dell’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone.
A seguire il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli accolta dall’ammiraglio Aurelio De Carolis. I fucilieri di marina del Silent Drill, durante la loro esibizione.
In basso a sinistra, l’ammiraglio De Carolis con il professor Michele Mirabella e il dottor Rocco De Bernardis.
suonando alla tromba le note del silenzio sulle parole della Preghiera del Marinaio, per ricordare tutti i caduti della Marina Militare.
Una prova di come tutti in Marina siano non solo "professionisti del mare", ma donne e uomini che sanno adattarsi a ogni situazione, anche per rendere completo e più vivibile quel piccolo mondo a sé che è ogni nave, spendendo sempre il meglio delle proprie capacità.
Musica, parole, immagini e testimonianze dirette della serata si sono fuse per raccontare la storia e l'attività della Squadra navale, dal secondo dopoguerra fino ai crescenti impegni operativi richiesti dallo scenario attuale. E sono state il modo per esprimere una volta di più il ringraziamento alle famiglie che, con il loro supporto quotidiano, consentono a tutti i marinai di svolgere il loro lavoro con serenità, sopperendo spesso alle lunghe assenze da casa. A loro va il grazie più grande, perché senza il loro prezioso supporto sarebbe più complicato riuscire a compiere il nostro dovere. È un gioco di squadra, come la Squadra navale. L’amore, il sostegno, l’attesa di chi resta, sono il motore di chi parte. È lì che attingiamo energia, che poi si trasforma in entusiasmo, mostrato ai nostri cari con orgoglio, coraggio e audacia, valori che da sempre ben rappresentano la Marina Militare.
Missione: “sicurezza sul lavoro”
di Antonio GrandeUna delle principali misure di prevenzione degli infortuni consiste nella conoscenza del rischio. Questa è una affermazione che vale per tutti i soggetti del mondo del lavoro coinvolti nella gestione della sicurezza, ma ancora di più per il personale della Marina Militare a bordo delle navi militari. In questo contesto la formazione, intesa come processo educativo per acquisire le competenze per svolgere i rispettivi compiti in sicurezza (migliorando la gestione dei rischi), diventa uno strumento utile e efficace per poterla rafforzare nel tempo. Ispirandosi ai concetti esposti, il SIPP (Servizio Intermedio di Prevenzione e Protezione) del Comando in Capo della Squadra Navale ha organizzato un corso di formazione per “formatori lavori in quota (LQ) ed in ambienti sospetti di inquinamento o confinati” per il personale formatore della Marina Militare nell’ambito sicurezza sul lavoro diviso in due sezioni, una delle quali svolta a Taranto alla Stazione Navale Mar Grande.
Per essere un buon formatore, soprattutto nel settore della salute e sicurezza sul lavoro, è necessario, oltre ad aver maturato esperienza sul campo, disporre di un ampio bagaglio di nozioni culturali, tecniche e normative.
Tra gli obiettivi primari del corso quello di accrescere l’importanza della “cultura della sicurezza” del personale militare impegnato in tali attività, l’obbligo di utilizzare idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) per la prevenzione e protezione del rischio, attraverso il miglioramento sia delle conoscenze relative
al pericolo, componente intrinseca di tale tipologia di lavoro, sia delle capacità di operare con particolare attenzione alle dimensioni, ergonomia e corretto utilizzo delle attrezzature predisposte.
La formazione è stata effettuata con la collaborazione dell’AIFOS (Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro) lo scorso maggio, dove 21 militari frequentatori sono stati impegnati nei due moduli al fine di conseguire l’attestato di idoneità alla “formazione lavori in quota (LQ) e spazi confinati”.
Un corso di 32 ore diviso tra lezioni teoriche e attività pratica realizzata a bordo del cacciatorpediniere Francesco Mimbelli. Al termine dei moduli, sono state svolte due prove, una teorica di verifica dell’apprendimento e valutazione delle conoscenze acquisite, e un test pratico durante il quale i formatori hanno simulato specifiche procedure di ingresso in ambienti confinati, accessi verticali e posizionamenti in appoggio su strutture verticali, dimostrando un ottimo livello di comprensione ed assimilazione dei contenuti del programma di addestramento e adeguatezza nella scelta ed utilizzo dei DPI previsti dalle norme. Formare, informare e addestrare il personale sul tema della sicurezza è una delle priorità della Marina Militare e, l’organizzazione di giornate formative, è un chiaro esempio della volontà di continuare questa importante opera nei confronti del personale quale pilastro basilare per la creazione di un ambiente lavorativo sicuro.
A Taranto, 21 nuovi formatori militari sui “lavori in quota, gli ambienti sospetti di inquinamento o confinati e l’impiego dei dispositivi di protezione individuali”
La giusta rotta per la sicurezza in mare
Dopo una sosta per manutenzioni a Brindisi, il moto trasporto fari Tavolara da La Maddalena torna a navigare per la sicurezza in mare
Anord della Sardegna, dove i venti di maestrale spingono gli amanti della vela tra le Bocche di Bonifacio, si dirama l’arcipelago maddalenino. Qui, è dove l’Eroe dei due mondi e artefice dell’unità nazionale, Giuseppe Garibaldi, passò i suoi ultimi anni di vita e dove la Marina Militare è presente con la Scuola Sottufficiali e con una delle sue navi grigie: il moto trasporto fari Tavolara. Scopriamo insieme questa nave, forse meno nota rispetto alle altre unità maggiori, ma preziosa per la collettività. Il moto trasporto fari Tavolara prende il nome dell’omonima isola della Sardegna nord-orientale e ha come porto di assegnazione proprio La Maddalena.Varato il 28 novembre 1988 presso i cantieri na-
vali “Mario Morini SpA” di Ancona, fu consegnato alla Marina Militare il 28 febbraio 1989. Dipende dal Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV), tramite il Comando del Primo Gruppo Navi Ausiliarie (COMGRUPAUS UNO) ed il Comando della Prima Divisione Navale (COMDINAV UNO).
La nave è di massima impiegata per la manutenzione e l’ammodernamento del segnalamento marittimo costiero, quello necessario a garantire la sicurezza della navigazione di tutti i natanti, civili (mercantili e diportistici) e militari. A questo scopo, nave Tavolara è dotata di una gru in grado di sollevare fino a 15 tonnellate e di un potente argano per sollevare e spostare, tra l’altro, i pesanti massi d’or-
meggio dei segnali marittimi e effettuare in questo modo la posa e il recupero di boe, fanali, mede, catenarie, ancore e tralicci.Tra le altre attività svolte, rientrano anche il supporto alle prove tecniche per le altre unità navali e sommergibili di nuova costruzione o il trasporto di quel materiale che può essere utile anche in caso di calamità naturale, potendo raggiungere approdi ove è impossibile o molto difficoltoso giungere via terra grazie al suo ridotto pescaggio.Tra le attività svolte, si ricorda quella condotta nel settembre del 1995, in collaborazione con i palombari della Marina, nelle acque antistanti Chia (Sardegna meridionale), dove era precipitato un velivolo Macchi MB202, aereo monomotore, monoposto, monoplano ad ala bassa a sbalzo progettato dalla italiana Aeronautica Macchi
durante la Seconda guerra mondiale.
Il relitto del velivolo, giaceva a circa 20 metri di profondità; dopo essere stato liberato dalla sabbia, che per mezzo secolo ne ha protetto le strutture, fu portato in superficie proprio dall’equipaggio di nave Tavolara. Inoltre, la nave ha partecipato al recupero del velivolo spaziale USV-1 del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA), nelle acque antistanti Arbatax (Sardegna orientale), in occasione del primo volo condotto il 24 febbraio 2007.
Il suo assetto propulsivo e di governo conferisce alla nave una buona manovrabilità: requisito indispensabile per la peculiarità delle operazioni che svolge e la rende strumento ideale per la formazione pratica degli ufficiali di vascello, durante i “tirocini di manovra” e le ses-
sioni di Scuola Comando Navale. Oggi, la nave imbarca un equipaggio di 32 persone di cui 3 ufficiali, 8 sottufficiali/sergenti e 21 graduati. Curiosità legata al territorio: attualmente sono 11 i sardi e in particolare, 4 i maddalenini tra le fila dell’equipaggio. La nave ha svolto negli ultimi mesi una sosta di manutenzione nel bacino galleggiante GO59 (lungo 70, largo 19 ed alto 9,50 metri) di Brindisi, e adesso è pronta per la prossima missione a tutela della sicurezza dei naviganti. Al Comandante, tenente di vascello (SMG) Andrea Fattore, abbiamo chiesto quale è la prossima attività?
“La recente sosta tecnica effettuata a Brindisi, ha restituito Nave Tavolara alla line operativa della Squadra Navale, rendendola
pronta a riprendere il suo ruolo fondamentale: mantenere in efficienza i segnalamenti marittimi lungo le coste italiane, per la sicurezza della navigazione costiera di tutti i natanti civili e militari. Da settembre 2022 l’equipaggio di Nave Tavolara è impegnato nella manutenzione delle boe e dei fanali nell’alto Tirreno, iniziando nell’arcipelago della Maddalena, per continuare nel Golfo dei Poeti a La Spezia”.
La tutela del M.A.R.E parte da La Maddalena
Ricerca, divulgazione, cultura e amore per il mare con il progetto Marine Adventure for Research & Education: la Marina Militare mette a disposizione le sue risorse per la tutela e la valorizzazione dell’ambiente marino
Il Marine Adventure for Research & Education (M.A.R.E.), è un progetto promosso dal Centro Velico Caprera, in collaborazione con One Ocean Foundation, con il patrocinio della Marina Militare e del Ministero della Transizione Ecologica. L'iniziativa ha per protagonista un catamarano di 45 piedi (13,7 metri), a “impatto zero”, dal nome “One”, che ha preso il largo il 30 aprile dal Circolo Ufficiali della Marina di La Maddalena. A bordo, per la prima tappa, due ricercatori di One Ocean Foundation, la biologa di Mariscuola il guardiamarina Rita Attardo (capo sezione di medicina preventiva), il capo barca e l’equipaggio (allievi del Circolo Velico Capraia - CVC). Il progetto si pone tra gli obiettivi quello di contribuire a determinare la presenza e la distribuzione di specie considerate a rischio di estinzione, effettuando monitoraggi e misurazioni con il più basso impatto ambientale possibile. Inoltre con questo progetto si valuta lo stato di salute del Mar Mediterraneo (Tirreno) grazie alla raccolta di organismi zooplanctonici, bioindicatori naturali dell’inquinamento marino. La biologa di Mariscuola La Maddalena, guardiamarina Rita Attardo, che ha preso parte al progetto spiega: “la raccolta di questi campioni sarà utile per monitorare la presenza e la distribuzione di contaminanti, come per esempio arsenico e mercurio, considerati inquinanti ambientali
molto pericolosi a causa della loro tossicità e capacità di accumulo negli organismi acquatici. Infine, è stata valutata la presenza e la distribuzione di contaminanti emergenti, come per esempio composti perfluorurati.
Questi prodotti chimici industriali per le loro proprietà tecniche sono stati utilizzati per decenni in numerosi processi e prodotti industriali la cui presenza e accumulo sono ancora poco conosciuti nel Mar Tirreno”.
Oltre alla ricerca scientifica, il progetto M.A.R.E si pone come obiettivo quello di diffondere conoscenza e consapevolezza su importanti tematiche ambientali, promuovendo comportamenti corretti, indispensabili per perseguire la conservazione dell'ambiente marino.
Delle attività a bordo, continua la dottoressa Attardo: “Abbiamo effettuato campionamenti in diverse aree marine e grazie alla strumentazione a disposizione è stato possibile osservare al microscopio,
strumento che uso ogni giorno presso il Laboratorio del Servizio Sanitario di Mariscuola La Maddalena, i campioni di acqua marina e zooplancton raccolti. Inoltre, ho contribuito al monitoraggio visivo degli ambienti marini, avvistando banchi di posidonia oceanica, che mi sento di definire il polmone verde dei nostri mari”, afferma la biologa di Mariscuola La Maddalena. Le due aree marine protette protagoniste di questa prima tappa sono state l’Arcipelago di La Maddalena e l’isola di Tavolara. Il progetto si è concluso il 22 luglio, là dove aveva preso il largo, nelle
strutture della Marina Militare di La Maddalena, con una presentazione al Circolo Ufficiali del lavoro svolto e dei dati raccolti durante le 12 settimane. In sala, durante la presentazione, anche i frequentatori dei corsi alla Scuola Sottufficiali e i Volontari in Ferma Prefissata (VFP); con loro il capitano di vascello Mauro Panarello, comandante della Scuola Sottufficiali di La Maddalena che così è intervenuto: “Il rispetto del mare è nel DNA di ogni marinaio e di tutti coloro che amano la marittimità della nostra Italia. Questo valore passa anche attraverso la sensibilizzazione e la condi-
visione di queste esperienze direttamente a contatto con l’ambiente marino. Per questo La Scuola Sottufficiali è presente con il suo personale e partecipa con interesse a questo incontro conclusivo con i nostri giovani marinai che domani saranno chiamati a proteggerlo”.
Arcipelago di La Maddalena. Il catamarano One fa rotta per Porto Palma sull’Isola di Caprera. A destra l’analisi dei campioni al microscopio.
Marina Militare a Napoli: l’impegno per il sociale
Non solo logistica per il Quartier Generale della Marina, ma anche partecipazione attiva con la popolazione e lo sport
di Mariarosaria LumieroCon la guida dell’ammiraglio ispettore capo Giuseppe Abbamonte (Comandante Logistico della Marina Militare), il Quartier Generale della Marina Militare (QGM) di Napoli è snodo principale di molteplici attività: logistiche, sociali e sportive. A spiegarcelo meglio è il responsabile del QGM il capitano di vascello Aniello Cu-
ciniello.
Comandante quando nasce il Quartier Generale della Marina di Napoli?
Il Quartier Generale Marina di Napoli è nato nel 2014 con un Ordine del Giorno del Capo di Stato Maggiore della Marina ed è alle dirette dipendenze del Comandante Logistico. La sua sede è nella centralissima
Via Ammiraglio Ferdinando Acton, e l’area in cui è ubicato è definita “Base Navale Ciaravolo”. All’interno sono collocati altri Comandi/Enti strategici: la Direzione Fari e Segnalamenti comandata dal capitano di vascello Angelo Patruno; Marifari Napoli comandato dal capitano di fregata Raffaele Mencucci; DUTNAV Napoli (Ufficio Tecnico Territoriale) comandato dal capitano di fregata Marcello Colosio e la Sezione del genio per la Marina Napoli comandata da capitano di corvetta Felice Ciaramella.
Come si articola?
Le attribuzioni del QGM sono quelle tipiche dell’organismo di presidio e riguardano i seguenti ambiti: supporto amministrativo; supporto tecnico; conduzione e manuten-
zione impianti; logistica; movimentazione di personale e materiali; infrastrutture; alloggi; operazioni portuali. Il vasto parco infrastrutturale di competenza del QGM si sviluppa su diversi siti sparsi nella regione ed è connotato da edifici che risalgono in parte al periodo precedente la I Guerra Mondiale, se non al periodo Borbonico.
Il QGM è anche al servizio dei cittadini. Tanti gli accordi di collaborazione. Quali sono quelli che hanno permesso il rilancio ed il reinserimento sociale?
Uno degli ultimi accordi ha visto l’istituzione di corsi di vela gratuiti per i ragazzi dell’Associazione “Figli in Famiglia” di San Giovanni a Teduccio di Napoli. I protagonisti
di questa avventura sono ragazzi che ogni giorno affrontano grandi ostacoli e che a bordo della barca a vela d’altura Tara’s della Marina Militare e di piccole derive collettive Classe Laser, trovano una diversa dimensione attraverso un’esperienza che unisce l’amore per il mare all’amore per la vita. A bordo non esistono differenze, ogni persona arricchisce l’altro con la propria originalità e le emozioni si trasformano in ricordi indelebili nel tempo.
Il rapporto tra la Marina Militare e la vela si potrebbe sintetizzare in queste parole: conditio sine qua non. Si può aggiungere che il QGM Napoli vanta una sorta di rapporto speciale?
Sicuramente sì. Oltre alla sezione velica, a disposizione del personale in servizio della Marina Militare intitolata all’ammiraglio Agostino Straulino, medaglia d’oro nel 1952 alle olimpiadi di Helsinki, nella Base del QGM Napoli vi è la sede del Centro Velico d Altura della Marina. Numerosi i titoli nazionali e internazionali conquistati da “La Superba” nella classe J24, grazie al team di atleti composto da Ignazio Bonanno, Alfredo Branciforte, Simone Scontrino,Vincenzo Vano, Francesco Picaro e Francesco Linares. Il team conta sui preziosi consigli del preparatore atletico Procolo Pisano. Ultime sfide vinte, il 47° Campionato Invernale del Golfo di Anzio e Nettuno e la settimana velica internazionale di Livorno.
Il responsabile del Quartier Generale della Marina di Napoli, il capitano di vascello Aniello Cuciniello.
E quindi uscimmo a riveder le stelle
L’arte marinaresca di andar per mare orientandosi con gli astri
”
Chi va per mare conosce le stelle. Gli allievi della Marina Militare ad esempio, imparano molto presto la mappa del cielo: già alla loro prima navigazione, durante le campagne addestrative svolte sul Vespucci o sul Palinuro. Imparare la volta celeste con i nomi delle costellazioni e della loro stella più luminosa, la loro posizione, il loro sorgere e il loro tramonto, ma soprattutto misurare l’altezza degli astri
con il sestante è compito di ogni allievo che inizia il suo percorso di crescita umano e professionale nelle campagne d’istruzione a bordo delle navi scuola della Marina:Vespucci e Palinuro su tutte, ma anche le barche a vela minori come Stella Polare e Orsa Maggiore. A pensarci, esiste uno strano parallelismo tra il viaggio che ciascun marinaio intraprende quando prende il largo con la propria nave e il viaggio che il sommo poeta svolse nella Divina Commedia. Innanzitutto, il viaggio di crescita umana, prima ancora che professionale, che ogni uomo di mare (soprattutto se giovane allievo) riscontra su sé stesso al rientro da una navigazione. Una maggiore consapevolezza di sé, dei propri limiti ma soprattutto delle proprie potenzialità, una conoscenza di sé stessi più approfondita che porta ad una maggiore apertura mentale verso il mondo che ci circonda e dunque a una maggiore tolle-
ranza, una migliore relazionalità. Gli ultimi versi che compongono le tre Cantiche della Divina Commedia inoltre, terminano tutti con la parola “stelle”: “e quindi uscimmo a riveder le stelle” l’Inferno, “puro e disposto a salire a le stelle” il Purgatorio e “l'amor che move il sole e l’altre stelle” il Paradiso. Dante, che non lasciava nessuna parola al caso, aveva un legame stretto con gli astri che per lui rappresentavano i desideri. Un legame stretto che ritroviamo in ogni marinaio che da sempre sa trovare la stella polare con un rapido sguardo nel cielo. Il Grande Carro (o se preferite la costellazione de l’Orsa Maggiore) indica facilmente - per
chi conosce la mappa celeste - la posizione della stella polare: il nord, il riferimento, il punto cardinale da cui poi discendono gli altri, e la bussola è presto fatta. Con il sapiente uso del sestante, effettuando accurati calcoli, si intersecano i valori derivanti dall’altezza di almeno quattro stelle opportunamente scelte, più una quinta stella con funzione di verifica e controllo sulla correttezza dei calcoli fatti, e il marinaio può sapere la propria posizione esatta, anche in mezzo all’oceano. Una nozione non da poco, che oltre a mettere l’allievo nel solco delle migliori tradizioni marinare, permette di essere consapevoli e indipendenti, dal GPS o da altre girobussole inerziali di bordo. Per questo motivo, il metodo di insegnare a navigare nell’uscire a riveder le stelle è molto più che una semplice tradizione: è la buona abitudine di sapere sempre in quale punto si è del proprio percorso, lungo la propria rotta.
L’eredità di Samuel Morse alla Marina
L’eredità di Samuel Morse alla Marina
Il 2022 ha commemorato il 150° anniversario della morte di Samuel Morse, noto storico, pittore e inventore statunitense. È grazie al suo genio che le comunicazioni hanno subìto una decisa svolta con la nascita del telegrafo elettrico e del codice Morse. Sebbene tale codice sia impiegato in molti ambiti, certamente è il mondo militare ad averne fatto un ampio uso.
La Marina Militare ha accolto fin da subito l’eredità di Morse, firmando nel 1875 la Convenzione Telegrafica che ufficializzò l’alfabeto e il sistema della telegrafia. Fin da principio infatti è stato chiaro come l’impiego di un tale sistema di comunicazione, istantaneo ma al tempo stesso di non immediata interpretazione per chiunque, potesse essere impiegato con efficacia. Ancora oggi non
è raro che i lampi di luce che appaiono e scompaiono, in un attimo, squarcino il buio profondo della notte sul mare. Quei lampi di luce sono preziosi ed è necessario destreggiarsi velocemente per intercettarli perché rappresentano un messaggio ben preciso. Ma quale sarà il suo contenuto? Bisogna muoversi in fretta: movimenti sapienti governano il proiettore di luce per codificare il messaggio. I lampi durano pochi attimi, difficile percepirli se non si è esperti. In mare si sente solo il rumore delle persianine di metallo mosse dall'abile segnalatore: il fascio di luce che esce dal proiettore è preciso verso il destinatario e gli occhi addestrati di coloro che hanno navigato nei mari del mondo, sono pronti e svelti ad intercettare quei bagliori assai rapidi: lampi per l’ap-
punto! Proprio i segnalatori infatti sono i custodi di questa tecnica di comunicazione, che a ragione è da considerarsi una vera e propria arte. “Lo scambio di fasci luminosi utilizzando il codice Morse è un’arte che si tramanda da segnalatore a segnalatore, di generazione in generazione” afferma il sottocapo segnalatore Alessandro Chirivì che prosegue “è come uno strumento musicale con il quale, attraverso i punti e le linee che formano il codice e, rispettando una determinata cadenza nella trasmissione, comporre parole, segnali o semplicemente lettere, ognuna con un proprio significato”.
L’arte delle comunicazioni a lampi di luce viene insegnata anche agli allievi dell’Accademia navale di Livorno e ai sottufficiali delle scuole marescialli. La formazione per diventare ufficiali o sottufficiali della Marina Militare infatti non può prescindere dalla conoscenza delle tecniche di navigazione tradizionali ed è per questo che, nel corso delle Campagne d’Istruzione a bordo delle navi della Marina, i più giovani si cimentano
La Marina Militare ha accolto fin da subito l’eredità di Morse, firmando nel 1875 la Convenzione Telegrafica che ufficializzò l’alfabeto e il sistema della telegrafia
in gare di abilità nella trasmissione e decodifica di messaggi a lampi di luce. Senza dubbio nel corso del tempo l’invenzione è stata adattata alle necessità operative, perfezionata ed applicata alle strumentazioni presenti a bordo ma, tutt’oggi, la Marina Militare custodisce e tramanda l’arte della comunicazione tramite codice Morse. Per questo motivo ricordare Samuel Morse è una ricorrenza cara non solo al mondo delle telecomunicazioni, ma in special modo alla Marina Militare che può considerare Samuel Morse padre dei segnalatori.
Proiettore a lampi di luce della portaerei Cavour
Inventore e pittore (Charlestown, Mass., 1791 - Poughkeepsie, New York, 1872). Laureatosi alla Yale University nel 1810, andò l'anno seguente in Inghilterra ove studiò pittura; tornato in America lavorò come pittore di storia e fu soprattutto apprezzato ritrattista. Il suo interesse si rivolse presto anche alla tecnica. Di ritorno da un lungo viaggio in Europa (1829-32), concepì la prima idea di un telegrafo elettrico, che realizzò nel 1835, esponendolo alla Columbia University. Nel marzo 1843 il governo lo aiutò con sovvenzioni cosicché M., l'anno dopo, poté trasmettere il primo messaggio telegrafico da Washington a Baltimora. Introdusse la dagherrotipia in America e posò anche il primo cavo telegrafico sottomarino nel porto di New York (1842). Fu anche prof. di storia naturale nello Yale College di New Haven.
Quarant’anni dalla prima operazione della Marina nella missione UNIFIL
Ad osservare il mare, Roma e Beirut non sono così lontane. Italia e Libano si guardano attraverso il Mediterraneo.
La missione UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon) è nata con la Risoluzione 425 del 19 marzo 1978 delle Nazioni Unite, a seguito degli scontri al confine tra Libano e Israele. Il 14 e 15 giugno 1982, per ventidue volte i mezzi da sbarco-trasporto truppe fecero la spola tra la costa libanese e la nave da sbarco Caorle che permisero a 450 cittadini occidentali tra cui 80 italiani di lasciare il Libano mentre infuriavano venti di guerra nella regione. Fu l’inizio dell’impegno concreto degli uomini e mezzi dell’odierna Brigata Marina San Marco: protagonisti nel processo di pace nella regione da quarant’anni.
In particolare, il contingente italiano che faceva parte della forza multinazionale operò al confine tra Libano e Israele in una operazione di peacekeeping (mantenimento della pace) in linea con la Risoluzione 521 del 1982.
L’operazione “Libano 1”, sotto egida ONU, durò dal 23 agosto al 11 settembre 1982 e vide la partecipazione delle navi da sbarco della Marina Militare Grado e Caorle con a bordo i marò (fucilieri di marina) dell’allora Battaglione San Marco (oggi Brigata Marina San Marco), la forza anfibia della Marina. L’operazione “Libano 2” invece, durò dal 24 settembre 1982 fino al 6 marzo 1984, e vide la partecipazione di una Forza Multinazionale dove la Marina operò con le navi da sbarco Grado
e Caorle che trasportavano i blindati del Battaglione San Marco, due incrociatori (Vittorio Veneto e Andrea Doria), tre cacciatorpedinieri (Ardito,Audace e Intrepido), quattro fregate (Perseo, Lupo, Orsa e Sagittario), una rifornitrice di squadra (Stromboli) e i reparti del San Marco con poco più di 220 uomini.
È doveroso ricordare come nel corso delle operazioni ci furono diversi feriti da parte italiana e a seguito di un’imboscata durante un pattugliamento notturno, perse la vita il marò del San Marco Filippo Montesi, marchigiano della città di Fano. Montesi a seguito dell’attentato ricevette la Croce di Guerra al Valor Militare alla memoria con la motivazione: «Militare del contingente di pace nel Libano, in servizio di pattugliamento notturno, veniva attaccato con raffiche di mitra e lancio di bombe. Ferito gravemente in più parti, dando prova di abnegazione, incitava i commilitoni a reagire, invitandoli a non curarsi di lui.» Beirut (Libano), 15 marzo 1983. Nel corso degli anni, la presenza della Marina Militare non si è fatta attendere per garantire il processo di pace in area: come nell’estate del 2006, quando partirono da Brindisi con rotta verso Beirut la portaeromobili Garibaldi, le navi da sbarco anfibio San Marco e San Giusto, la fregata Espero e la corvetta Fenice.
Il tutto avvenne nel pieno rispetto della risoluzione 1701/2006 delle Nazioni Unite con cui si diede l’avvio all’Operazione Leonte proiettando in Libano una Joint Landing Force (Forza Anfibia Interforze) guidata dal Comando Forza da Sbarco e composta dal Reggimento San Marco della Marina e unità dei Lagunari dell’Esercito. Le navi della Marina furono vettore per il trasporto di ingenti aiuti umanitari a beneficio della popolazione civile. Dall’inizio della seconda fase della missione
UNIFIL (agosto 2006), per quattro volte è stato scelto quale UNIFIL Head of Mission e Force Commander (Comandante della Missione) un generale italiano.
Dopo oltre 40 anni di impegno nella regione medio-orientale, la missione internazionale UNIFIL continua nell’intento di far mettere radici ferme alla parola pace nell’area, magari saldamente intrecciate con quelle degli enormi Cedri, che alti e fieri svettano sulle bandiere nazionali e lungo le coste mediterranee del Paese.
Nel Paese dei Cedri per la pace, al confine tra Libano e Israele per la stabilizzazione dell’area.di Antonello D’Avenia Nella pagina precedente, la prima di copertina del Notiziario della Marina del 1982, numero di luglio-agosto, che riprende un mezzo da sbarco di nave Caorle.
Vento di medaglie per la Marina nel Nastro Rosa Tour
A vela “volando sul mare” da Genova a Venezia: 8 tappe lungo l’Italia per la doppia vittoria dell’equipaggio della Marina Militare Valsecchi - Pendibene
zionante. Vi ha premiati il CSMM, cosa avreste voluto dirgli in quel momento?
dei valori di un marinaio.
Dieci team, otto tappe, tre discipline basate sulla tecnologia del foil. Il foiling ovvero l’uso di ali, i foil appunto, sono attaccate allo scafo delle imbarcazioni e forniscono una maggiore portanza e velocità di planata, sufficiente a sollevare lo scafo dal mare. Questi i numeri della seconda edizione del “Marina Militare Nastro Rosa Tour” iniziato a Genova il 12 giugno e terminato a Venezia il 9 luglio, passando per La Maddalena, Formia, Crotone, Brindisi, Vieste e Ancona. La regata organizzata da Difesa Servizi SPA, SSI Events e Marina Militare, anche quest’anno ha valorizzato il territorio attraverso la vela (categorie offshore, inshore e board) avvalendosi di team nazionali, internazionali ed interforze. La Marina Militare ha schierato, per il secondo anno consecutivo, il duo Giovanna Valsecchi e Andrea Pendibene. Una garanzia che si è tramutata in medaglia d’oro e d’argento. Entrambi sottocapo di seconda classe, Andrea Pendibene e Giovanna Valsecchi hanno trionfato al Marina Militare Nastro Rosa Tour posizionandosi primi nella categoria offshore e secondi come team. Alla premiazione a Venezia, il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Enrico Credendino. Li abbiamo sentiti per il Notiziario della Marina.
Partiamo da un momento emo-
Giovanna: Grazie per averci dato l’opportunità, anche quest’anno, di partecipare. Gareggiare vuol dire team, spirito di equipaggio, iniziativa, coraggio e sacrificio. La Marina ce lo ha insegnato e noi vogliamo metterlo in pratica. Il mio auspicio è che la nostra vittoria sia anche un monito per le nuove leve e che le medaglie vinte siano una sorta di libro dal quale attingere insegnamenti, senza alcuna forma di presunzione, ma solo esperienza da mettere al servizio delle future generazioni. La formazione è un must in Marina e i giovani sono il miglior investimento che si possa fare.
Andrea: La Marina è un grande equipaggio ed insieme siamo una grande squadra. Grazie a questa famiglia sono diventato un marinaio, non solo capace di navigare ma anche di progettare barche a vela. Il 40 piedi al 7° Reparto per me è motivo di orgoglio personale e militare.
Primi nella categoria off-shore e secondi come Team. Qual è la chiave del successo?
Giovanna: Non arrendersi mai, neppure quando le regate sembrano andar male e la stanchezza prende il sopravvento. C’è stato un momento in cui pensavamo di essere ultimi. Ci siamo detti crediamoci sino alla fine e mal che vada possiamo dire di aver utilizzato tutte le nostre conoscenze e le nostre forze. D’altronde l’ho detto prima: sacrificio e coraggio sono alla base
Andrea: Il doppio misto offshore, ovvero, regatare in coppia con una donna per giorni e 24 ore su 24 senza fermarsi. Questa vittoria rappresenta la dimostrazione concreta che l’aver investito sul doppio misto è stata, da parte della Marina Militare, una scelta vincente, superando il preconcetto che determinati sport sono poco adatti alle donne. Giovanna è fondamentale con la sua determinazione e concretezza.
Giovanna, un lavoro di squadra. Chi è stata la vostra squadra?
La Marina è la nostra squadra. Lo sono tutte quelle persone che lavorano dietro le quinte per permetterci di affrontare ogni regata in sicurezza ed in serenità per dare il massimo.
Andrea, le traversate sono state lunghe e le condizioni meteo non sono state sempre favorevoli. Come avete affrontato le difficoltà?
Siamo marinai e siamo stati addestrati per affrontare le difficoltà. Nel nostro DNA scorre la tenacia, ma anche il concetto di sicurezza. Infatti, abbiamo fatto, dapprima, uno studio meticoloso delle tappe con l’ausilio delle carte nautiche fornite dall’Istituto Idrografico della Marina e poi, complice la mia formazione in ingegneria, c’è sempre stato uno scrupoloso controllo della barca e delle attrezzature, condiviso con il team che ci seguiva a terra e con i tanti professionisti e tecnici che sentivamo con continuità per curare ogni dettaglio sia in mare che a terra.
Qual è stato un momento di particolare timore ed uno, a parte la premiazione, di forte gioia?
Giovanna: Di timore, durante la tappa Ancona – Venezia, quando al giro di boa in Slovenia è arrivata la bora scura che in meno di dieci secondi ha ribaltato la condizione del mare che da calmo è divenuto tempestoso. Di gioia, il mio compleanno nel bel mezzo del mare. Stavamo attraversando lo stretto di Messina e un tramonto mozzafiato mi ha augurato buon compleanno.
Andrea: Di timore, decisamente restare senza cibo (ride n.d.r.) e lo testimonia un mio appello sui social nella tappa annullata per poco vento da Genova a La Maddalena. Di gioia, il Bravo Zulu dell’ammiraglio Enrico Credendino. Sentirselo dire dal Capo di Stato Maggiore della Marina non capita
tutti i giorni e lo custodisco con orgoglio ed emozione. E’ uno sprone ad inseguire altri sogni anzi, obiettivi non meno ambiziosi di quelli perseguiti sino ad ora e sempre in equipaggio.
Un aggettivo per descrivere il duo vincente Valsecchi e Pendibene.
Giovanna: Solari.
Andrea: Determinati
Un sogno oltre la vela?
Giovanna: Ho un sogno, ma è con la vela. Contestualmente alla formazione di cui parlavo inizialmente, mi piacerebbe riportare le regate lunghe in Marina Militare.
Andrea: Da velista oceanico in solitario prima (4 partecipazioni Minitransat e 2 Fastnet) e in double mix poi, non posso sognare una vita senza la Marina e senza la vela. Con un pizzico di audacia, sogno di seguire la scia di Straulino e andare in oceano in equipaggio così da poter crescere e far crescere, proprio come fece lui che portò il Jack della Marina in tutte le regate prima in Italia, poi in Mediterraneo allargato ed infine oceano ...vincendo!
Venezia, 9 luglio 2022. In alto a destra, il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Enrico Credendino, premia i “velici” della Marina: Andrea Pendibene e Giovanna Valsecchi.
Artica II e Grifone a vele spiegate nel mare dell’Argentario
Trenta gli equipaggi partecipanti, provenienti da 8 nazioni alla XXI edizione dell’Argentario Sailing Week …il resto lo ha fatto il vento
Uno degli spettacoli più belli che il mare possa offrire è quello di poter ammirare la navigazione a vela di barche d’epoca. Un fascino intramontabile che tocca le corde dell’anima di ognuno di noi e non solo degli amanti del mare. Questo spettacolo si è ripetuto immutato nella sua bellezza
a inizio estate dinanzi al limpido mare dell’Argentario. Porto S. Stefano per essere precisi, in veste di “padrone di casa” ha ospitato la XXI Argentario Sailing Week 2022.
L’Argentario Sailing Week nasce nel 1992 quando alcuni Soci dello Y.C.S.S. (Yacht Club Santo Stefano) programmano una regata per imbarcazioni classiche denominata Le Vele d’Argento. Passano gli anni e la regata piace sempre di più riscuotendo un forte plauso tra
gli amanti della vela sia in Italia che all’estero tanto che ben presto aumentano le imbarcazioni iscritte e dal 1999 la manifestazione si internazionalizza mutando nome nell’attuale Argentario Sailing Week.
In questa edizione, l'Argentario Sailing Week è stata suddivisa in quattro categorie: Vintage Aurici e Marconi (yacht in legno o metallo costruiti prima del 1950), Classici (yacht in legno o metallo costruiti prima del 1976) e Spirit of
Tradition. La Marina Militare ha partecipato con: Artica II (classe 1956 costruita presso i cantieri Sangermani (Lavagna) “concepita dalla passione e dal dinamismo” del colonnello (Armi Navali) Gianni-Pera e su progettazione dell'architetto Illingworth e Grifone classe 1913 costruita nei cantieri Svinevikens Båtvarv (Svezia) su progetto da Thor Olson nella categoria “classici”. Vale sempre ricordare come nel 1964, il Grifone con il mito della vela Agostino Straulino al timone e Bruno Petronio e Massimo Minervini in equipaggio, partecipò alle Olimpiadi di Tokyo, ottenendo un 4° posto. Nel 1965, con Straolino che in quel periodo era comandante del Vespucci, ai Mondiali di Napoli si classificarono primi.
Al timone del Grifone il Direttore Sport Velico Marina Militare, capitano di vascello Giuseppe Cannatà ha parlato della regata: “È la prima volta che partecipo all’Argentario Sailing Week e devo dire che la posizione e il campo di regata sono sicuramente tra i più belli d’Italia. La brezza termica ci garantisce di poter scendere in mare a sfidarci. Ciò detto, Grifone è diverso da tutte le altre imbarcazioni: ha il cuore e lo spirito da competizione. Pensate che in barca non abbiamo né bussole, né strumenti elettronici, né motore. Giusto i filetti sulle vele e sugli stralli” (intervista rilasciata a Massimo Procopio di Nautica Report n.d.a.). Tra le imbarcazioni più
L’Argentario Sailing Week nasce nel 1992 quando alcuni Soci dello Y.C.S.S. (Yacht Club Santo Stefano) programmano una regata per imbarcazioni classiche denominata Le Vele d’Argento. Passano gli anni e la regata piace sempre di più riscuotendo un forte plauso di amanti della vela sia in Italia che all’estero [...]
longeve: Scud, classe 1903 nato dalla matita di Nat Herreshoff; Marga classe 1910, progettato da C. O. Liljegren Partners; Chinook costruito nel 1916 su commissione di un gruppo di soci del New York Yacht Club; Olympian classe 1913 progettato da Gardner William; Chips classe 1913 progettato da William Starling Burgess.
Trenta gli equipaggi partecipanti, provenienti da 8 nazioni della XXI edizione dell’Argentario Sailing Week il resto lo ha fatto il vento da Ponente fino a 15 nodi dei giorni iniziali, girato poi a Scirocco nei giorni succesivi che ha soffiato
sulle vele a oltre 20 nodi; il mare calmo e un cielo terso hanno reso unica una tra le regate più belle del Mediterraneo. Il Sindaco di Monte Argentario Francesco Borghini, ha sottolineato al Notiziario dela Marina come: “l’Argentario Sailing Week è una regata importante nel panorama velico internazionale resa ancora più prestiogiosa dalle imbarcazioni a vele della Marina Militare. Mi auguro che il Jack della Marina possa continuare ad essere sempre più presente all’Argentario con l’abbraccio e l’accoglienza fraterna di una popolazione nata e cresciuta sul mare”.
”
Navi di ferro, navi di carta
di Viviana PassalacquaRiproduzioni in scala delle "signore dei mari": le miniature di Vanacore, modellista della Marina, capace di replicare in ogni dettaglio tutte le navi.
Avete mai pensato di tenere fra le mani una nave lunga 146 metri, larga 20, che pesa 6.900 tonnellate? Di abbracciare con un solo sguardo, in un attimo, da poppa a prua? È possibile quando le lamiere saldate a elettrodi sono sostituite da colla e cartoncino, seguendo una prospettiva in scala da 1:700, in equilibrio fra estro
creativo e senso del reale. È così che Andrea Vanacore, 43 anni, dal 1999 capo di bordo per Fincantieri presso lo stabilimento del Muggiano a La Spezia, riesce a rendere leggera come una libellula una fregata europea multimissione: miniature delle “signore dei mari” da 25 grammi di peso, 20 centimetri di lunghezza e 2 di larghezza. Un maestro
Da bambino mi incuriosivano i mezzi militari: aerei, navi, carri armati. Li cercavo in foto sulle riviste, a 10 anni ho iniziato a disegnarli e a sperimentare: ritagliavo le sagome dai cartoncini, trasformandoli in scafi rudimentali con il rinforzo di uno scheletro interno.
del modellismo con un debole per le navi della Marina Militare italiana che è diventato, nel tempo, passione e professione: responsabile del materiale da montare e delle fasi di costruzione, dal collaudo alla consegna, ne conosce ogni recondito dettaglio, e lo riproduce fedelmente.
Lo abbiamo incontrato per chiedergli qual è il segreto della perfezione. Perché le navi e perché il modellismo?
Da bambino mi incuriosivano i mezzi militari: aerei, navi, carri armati. Li cercavo in foto sulle riviste, a 10 anni ho iniziato a disegnarli e a sperimentare: ritagliavo le sagome dai cartoncini, trasformandoli in scafi rudimentali con il rinforzo di uno scheletro interno.
All’epoca esistevano kit di montaggio che limitavano molto le creazioni, in commercio non c’era nulla di ciò che cercavo, allora ho deciso di costruire da solo ciò che mi serviva. Nel mio cuore ci sono le navi della Marina, di ferro e di carta: oltre ai modellini da esposizione, perfetti, mi interessa la realtà delle cose, la “vita” vera delle imbarcazioni. I segni di ruggine, le zone sporcate dallo scarico dei fumi, i segni dei parabordi lungo le fiancate, i sedimenti marini incollati alle carene: tutti dettagli resi con la pittura usurata.
Quanto tempo si impiega per costruire un prototipo in scala?
Le tempistiche variano a seconda del tempo a disposizione, della grandezza del modellino, dello studio di alcuni particolari, per una resa che sia la più realistica possibile. Mentre il modellino prende forma la soddisfazione è immensa, fino alla realiz-
zazione finale possono passare da 1 a 3 mesi, o anche più. Tra le opere di cui sono particolarmente fiero, c'è sicuramente il plastico di una base aeronavale che contiene in scala tutte le navi della Marina Militare italiana: per portarlo a termine ho impiegato 3 anni.
Quale il segreto di una creazione perfetta?
Il segreto sta nel riuscire con l'immaginazione a “vedere” il modello già finito prima di costruirlo, nella capacità di scolpirlo proprio come lo si vuole. È lo stesso principio del costruttore che utilizza il ferro. Un mix sapiente di realtà, funzionalità, fantasia. Il modellismo è tutto questo: arte e concretezza, fragilità e solidità. Una rappresentazione del mondo "a portata di mano", la possibilità per tutti di vedere da vicino cose che, spesso, resterebbero solo una "fotografia" su un giornale.
Tra cielo e mare
Incontro con l’autore, Pierluigi Elia
Il mare e la Marina si sa che da sempre hanno ispirato storie dal grande fascino e curiosità catturando l’attenzione dei lettori di tutte le età. Lo stesso possiamo dire per Pierluigi Elia che si è cimentato in un romanzo frutto della propria creatività, ma ispirato alla vera carriera militare dell’ammiraglio della regia Marina Marco Amici Grossi (18761969).
L’idea nasce dal ritrovamento di lastre in vetro e negativi dell’inizio del secolo scorso dove l’ammiraglio Amici Grossi è ritratto in momenti privati e professionali che restituiscono una geografica di luoghi ed avvenimenti risalenti ai primi anni del Novecento tra i fatti più importanti della storia d'Italia del tempo.
L’ufficiale di Marina, tra i molti incarichi, partecipò alla guerra ItaloTurca, a difesa delle Colonie Italiane in Africa e fu insignito, tra le molte onorificenze, della Medaglia d'Argento del Primo conflitto mondiale.
Il personaggio - di pura fantasia - attorno al quale ruota la narrazione del libro si chiama Enrico Sanseverino e insieme ai membri della sua famiglia è al centro di una serie di storie e circostanze che si intrecciano con il contesto storico-sociale dell’epoca destando non poca curiosità del lettore sino all’ultima pagina. Ce ne parla l’autore, Pierluigi Elia. “Questo romanzo, ambientato circa cento anni fa, al di là della caratterizzazione storica vuole essere un racconto di pura narrativa, una rappresentazione - per il tramite degli stessi protagonistidella vita quotidiana degli italiani di allora e delle condizioni socio-economiche in cui vivevano, dell’estremo annoso divario tra ricchezza e povertà.
Filo conduttore del racconto, che si snoda nell’arco dei due secoli in un Paese dilaniato dalle guerre e devastato dalla miseria, è il clima di aspettativa e speranza nel futuro che accomuna le sorti dei protagonisti e le loro alterne vicende, tra cafè chantant e carrozzelle, criminalità e avanspettacolo.
Il libro esalta la forza e la tenacia di quegli uomini e di quelle donne che nel secolo scorso hanno spesso combattuto senza speranza di vittoria, in difesa delle loro famiglie, della Patria e degli ideali che li animavano. Ho voluto per-
tanto, partendo da un fortuito ritrovamento e dalla ricostruzione di alcuni carteggi, non già e non solo ripercorrere - seppur parzialmente - le gesta eroiche dell’Ammiraglio dimenticato dalla Storia, ma altresì descriverne le umane debolezze, lo spirito di sacrificio e il senso di abnegazione che permeavano questa figura non con un proposito risarcitorio ma piuttosto come un monito a non dimenticare mai i valori dei nostri padri, la nostra identità e i nostri comuni ideali. Un romanzo moderno, avvincente, che traccia la rotta da seguire - Tra cielo e mare - verso la linea dell’orizzonte e travalica il tempo e lo spazio con la forza dei suoi contenuti.”
Il mare raccontato dai professionisti Notiziario della Marina