Notiziario della Marina maggio 2022

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Giuramento Solenne del Morosini Tre navi della Marina “flagship” nel mar Mediterraneo


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SOMMARIO

Il Notiziario della Marina è una testata giornalistica mensile fondata nel 1954

maggio 2022

Registrazione: Tribunale di Roma n.396/1985 dell’ 8 agosto 1985

Venezia, Piazza San Marco 7 maggio 2022. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella passa in rassegna lo schieramento, accompagnato dal ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini, dal capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e dal capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Enrico Credendino.

Proprietà Ministero della Difesa Editore Ministro della Difesa Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione

In quarta di copertina: il sottocapo di prima classe Vitale Anna abbraccia i propri figli. (foto di Silvio Scialpi)

DIRETTORE RESPONSABILE Alessandro BUSONERO

REDAZIONE Antonello D’AVENIA, Pasquale PRINZIVALLI, Emanuele SCIGLIUZZO, Mariarosaria LUMIERO D IREZIONE E R EDAZIONE Marina Militare - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione Notiziario della Marina - piazza della Marina, 4 - 00196 Roma - tel. 06.3680.5556 mail: notiziario.marina@gmail.com segreteria e abbonamenti tel. 06.36806318 partita iva: 02135411003

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L’editoriale di Alessandro Busonero

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Morosini: Giuramento Solenne in Piazza San Marco di Alessandro Busonero

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Standing Nato Maritime Group 2: flagship la fregata Margottini di Roberto Greco

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Operazione Irini: flagship la fregata Grecale di Fabiana Cilona

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Operazione Atalanta: flagship la fregata Bergamini di Roberta Pizzimento

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PER LA COLLABORAZIONE

La collaborazione è aperta a tutti. Gli elaborati, inediti ed esenti da vincoli editoriali, esprimono le opinioni personali dell’autore, che ne assume la responsabilità. La Direzione si riserva il diritto di dare agli articoli il taglio editoriale ritenuto più opportuno. Gli articoli, concordati con il Direttore, dovranno essere corredati di foto (formato .tif o .jpg, di dimensioni minime 18 x 13 cm, con risoluzione a 300 dpi) e didascalie esplicative; gli elaborati dovranno essere redatti evitando l’uso di acronimi, che eventualmente vanno esplicitati. L’accoglimento degli articoli o proposte di collaborazione non impegnano la Direzione alla pubblicazione nè alla retribuzione.

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© Tutti i diritti sono riservati.Testi e foto non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione del Direttore.

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COME ABBONARSI

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Le modalità di sottoscrizione sono: - versamento di € 20,00 con bollettino postale CCP 001028881603 oppure - bonifico bancario - codice IBAN IT26G0760103200001028881603 intestati a Difesa Servizi s.p.a. con la causale: abbonamento al Notiziario della Marina. Effettuato il pagamento è necessario inviare copia via mail a: notiziario.marina@gmail.com con i dati completi (nome, cognome, indirizzo, telefono, codice fiscale ed email).

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Dall’Artico a Taranto, la parola ai protagonisti

di Alessandro Busonero

Quarta Divisione Navale e difesa dell’ecosistema marino di Dario Mazzone Sosta lavori per la nave scuola Vespucci

di Massimiliano Siragusa

La sosta lavori della nave scuola Palinuro

di Francesco Rima

I belli si fanno belli: il cigno tornerà presto a volare

di Massimo Catuogno

I “migliori amici dell’uomo” al fianco del San Marco

di Fabio Cipriani

Il farmacista in Marina: l’evoluzione di un professionista di Giovanni M. Bruno Per chi “fare equipaggio” non è solo un modo di dire

di Antonello D’Avenia

Il più nobile degli sport nautici di Pasquale Prinzivalli

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Ciao Massimo !

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Dove abbracciano le nostre radici di Antonello D’Avenia

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chiuso in redazione il 16 maggio 2022

Garibaldi: ultima pagina del diario di bordo

di Antonio Moschetti

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54 Stampa: Fotolito Moggio srl, Villa Adriana - Tivoli

Cold Response 2022: termina l’esercitazione NATO

di Rosario Naimo

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L’arte, espressione della marittimità

di Mariarosaria Lumiero

Oceani Lontani di Emanuele Scigliuzzo Il Garibaldi e la memoria dell’Eroe dei due mondi

di Alessandro Busonero

L’Impresa dei Mille e i “marinai cannonieri”

di Enrico Gurioli

Recensione: Pale a prora! di Alessandro Busonero

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L’editoriale di Alessandro Busonero

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Affezionati lettori, a poco più di due mesi dall’arrivo del contrammiraglio Antonello de Renzis Sonnino al timone dell’Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione, lascio a lui la “penna” per un gradito saluto: “Dopo lunghe navigazioni in mari lontani e vicini, tre mesi fa ho fatto ritorno allo Stato Maggiore della Marina, proprio nell'Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione (UPICOM), dove approdai diciassette anni fa per la prima volta. All'epoca ebbi la grande possibilità e opportunità professionale di affacciarmi al mondo della comunicazione che mi ha poi coinvolto in maniera quasi continua per il resto della mia carriera fino ad oggi, momento nel quale si corona il sogno di servire la nostra Marina con il

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compito di Capo dell'Ufficio, proprio al timone dell'UPICOM. Grande la mia emozione e la voglia di fare sempre meglio, anche per il Notiziario della Marina, uno strumento fondamentale per diffondere la cultura marittima, la conoscenza della nostra organizzazione e diffondere l'opera quotidiana degli equipaggi al servizio della collettività in mare e in terra. Notevole lo sforzo messo in campo dal Direttore e dalla redazione per rendere il Notiziario sempre più aggiornato e interessante, nei contenuti e nella grafica. Sono molto grato a loro ma devo riconoscere e ringraziare voi lettori e, in particolar modo, coloro che collaborano per la redazione mensile della rivista. Senza di voi non saremmo in grado di realizzare quanto atteso.


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Nel rinnovare i ringraziamenti a tutti voi per l'interesse mostrato, vi saluto con l'auspicio di ricevere sempre maggiori contributi per il nostro grande Notiziario della Marina”. Queste parole sono uno sprone per migliorare sempre più la nostra rivista offrendo qualità e piacevolezza ai lettori. In questo mese, come di consueto, abbiamo tante notizie da vivere: navigheremo insieme alle fregate che tengono alto il nostro tricolore, mentre sono nello stesso periodo - flagship di tre importanti operazioni internazionali: nave Grecale nel Mediterraneo centrale con l’operazione Irini, nave Bergamini nel Corno d’Africa con l’operazione Atalanta e nave Margottini nel Mediterraneo orientale con l’operazione

NATO - Standing NATO Maritime Group 2. Leggeremo del contrammiraglio Rinaldi e del comandante Grivelli che ci racconteranno del rientro dai freddi mari del Circolo Polare Artico a bordo della portaeromobili Garibaldi e parleremo con i comandanti delle navi scuola a vela mentre si approntano per le prossime Campagne d’istruzione.Tra le tante persone a cui abbiamo dato voce, parleremo poi, con il Direttore del Museo tecnico navale di La Spezia, il comandante Merlini e con il marinaio, comune di 2ª classe Giorgia Chiarello, che da poco è entrata a far parte della famiglia dei sommergibilisti! Buona lettura! Alla via così!

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Morosini: Giuramento Solenne in Piazza San Marco Celebrati, con il giuramento solenne degli allievi, i 60 anni della Scuola Navale militare Militare Francesco Morosini di Alessandro Busonero N OT I Z I A R I O

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o giuro! Tre sillabe, un urlo unisono per i 168 allievi dei corsi “Astraios”, “Centaurus” e “Meithras della Scuola Navale Militare Francesco Morosini per il giuramento solenne alla Repubblica in una delle piazze, quella dedicata a San Marco a Venezia, più famose al mondo e alla presenza del Capo dello Stato accolto da 21 salve di cannone sparate dal cacciatorpediniere "Luigi Durand De la Penne". “Sessant’anni non sono poca cosa nell’economia di una vita, e non lo

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sono nemmeno nella storia di un ente educativo. Se oggi siamo qui a celebrare sei decenni di qualità formativa, è perché la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” è riuscita a superare, sino ad ora, - e non ho dubbi lo farà brillantemente anche in futuro -, l’ardua prova di una realtà sempre mutevole”. Così il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini. ''La Scuola Navale Militare Morosini oltre all'educazione rivolta al sapere e alla cultura, prepara i giovani all'età

adulta puntando alla formazione di cittadini modello, moralmente integri, animati dai valori di lealtà, del rispetto altrui, dallo spirito di equipaggio nonché dall'amore per il Paese e per il mare'', Venezia, Piazza San Marco 7 maggio 2022. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella passa in rassegna lo schieramento, accompagnato dal ministro della Difesa on. Lorenzo Guerini, dal capo di Stato Maggiore della Difesa ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone e dal capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Enrico Credendino.

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ha affermato il capo di Stato Maggiore della Marina Militare ammiraglio di squadra Enrico Credendino. Concludendo il suo intervento, il Ministro ha rivolto agli Allievi del “Morosini” il suo saluto: “Abbiate sempre rispetto del blu e del bianco che indossate:

sono colori d’avventura, di capacità, di dignità, di fatica, di abnegazione. Sono i colori della Marina Militare italiana. Non dimenticatelo mai”. Il 7 maggio 2022 è rimasto ancor più impresso nella Memoria collettiva, perché ha celebrato anche il 60° anniversario del-

l’istituzione della Scuola navale militare Morosini che la redazione del Notiziario della Marina ha voluto ricordare con uno speciale allegato al numero di marzo. La Scuola Navale Militare è una scuola paritaria di secondo grado, che accoglie giovani provenienti da tutta

Voi Allievi avete fatto una scelta sana e da protagonisti.Voi siete il futuro, agite sempre in modo virtuoso e siate ambasciatori nella società, del vostro entusiasmo per la vita e della passione per il mare

Ammiraglio di squadra Enrico Credendino

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Italia, dove si svolgono gli ultimi tre anni del liceo scientifico e classico. Oltre alla didattica, gli allievi si cimentano in varie discipline sportive e marinaresche, come vela, canottaggio, nuoto e voga veneta. 2779 gli allievi che hanno conseguito la maturità al Morosini a

partire dalla sua nascita. Un onore non solo per gli allievi giurandi, ma anche per gli oltre 350 ex allievi schierati in Piazza San Marco in rappresentanza dei 57 Corsi che li hanno preceduti nel percorso educativo iniziato nel 1961 con l’allora Collegio Navale.

Momenti della cerimonia del Giuramento solenne. In alto: Il Ministro della Difesa on.Lorenzo Guerini, accompagnato dal Comandante della Scuola Navale Militare Francesco Morosini, capitano di vascello Marcello Ortiz Neri, saluta gli allievi. In basso: il cacciatorpediniere lanciamissili Luigi Durand de La Penne davanti Piazza San Marco.

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La parola ai protagonisti:

Marcello Ortiz Neri, comandante della Scuola Com.te il giuramento Solenne in Piazza S. Marco è sempre un evento straordinario, una sorta di matrimonio rinnovato tra Venezia, la Marina Militare e la Scuola Navale Militare F. Morosini. Quale ricordo vorrebbe che restasse impresso nella mente degli allievi? Senza dubbio il giuramento alla presenza del Capo dello Stato nella cornice di una delle piazze più belle del mondo rimarrà per gli allievi un ricordo indelebile. Sono certo che la solennità di un simile evento servirà loro ad avere sempre presenti, in ogni circostanza, gli impegni e le responsabilità che oggi si sono assunti nei confronti della Nazione ma in primo luogo di loro stessi. Giurare fedeltà al Paese alla presenza del Presidente della Repubblica è stato per ogni allievo e suo familiare una straordinaria emozione. Come per una bussola con i punti cardinali, ci condivide quattro parole/concetti che rispecchiano i valori di riferimento per la Scuola Navale Militare? I primi sono naturalmente “Patria e Onore”, concetti non scontati per degli adolescenti, che condensano i valori propri dell’etica marinaresca. A seguire, audacia, valore che inevitabilmente premia chi ne è dotato. Poi l’amicizia: i legami che, nelle gioie e nelle difficoltà, si creano tra i nostri ragazzi nei tre anni vissuti spalla a spalla, sono fra i lasciti più belli della Scuola Navale e durano tutta la vita. Infine, “cittadini modello”, quelli che vogliamo formare, qualunque percorso, civile o militare, vorranno intraprendere. Tra le tante emozioni memorabili di una giornata come questa non possiamo non evocare quella vissuta dai genitori degli allievi e dei numerosi veneziani. Quale messaggio sente di condividere loro dalle pagine del Notiziario della Marina? Ai veneziani il mio sentito e sincero ringraziamento perché il giuramento di oggi rappresenta l’ennesima tappa di un’integrazione sempre più concreta N OT I Z I A R I O

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tra la Città e la Scuola Navale, ormai parte essenziale di questa comunità. Ai genitori degli allievi vada l’assicurazione che la fiducia accordata alla Scuola Navale è stata ben riposta: i tre anni vissuti dai loro figli lontano da casa saranno ampiamente ripagati con ogni futura soddisfazione. cap. di corvetta Davide Ghermandi, comandante al Corso Il com.te al Corso è una figura che rimarrà indelebile nella memoria dei “suoi” Allievi. In breve, cosa da lei trasmesso vorrebbe che rimanesse negli animi e nel cuore dei ragazzi e ragazze del Corso? La figura del Comandante al Corso è certamente molto importante nel percorso di crescita degli Allievi. Sono tanti gli insegnamenti che ho tentato di trasmettere in questi due anni da quando ho assunto l’incarico, ma sono molti di più quelli che i “miei ragazzi” e le “mie ragazze” mi hanno trasmesso nel relazionarsi quotidianamente con me, manifestandomi le loro emozioni, i loro desideri, le loro ambizioni e i loro timori. L’aspetto valoriale è quello che spero maggiormente possa rimanere impresso nei loro cuori e, in particolare, il senso del dovere e il rispetto per le Istituzioni del nostro Paese. Credo questi siano l’essenza stessa dell’essere militari e buoni cittadini. 1° luogotenente Michele Esposito sottordine al corso La sua figura si divide tra colui che, grazie all’esperienza in Marina, è punto di riferimento per tutti gli aspetti della vita all’interno della Scuola e colui che a stretto contatto con i singoli allievi li segue ogni giorno nei minimi dettagli. Che tipo di rapporto si instaura con gli allievi? Come bilanciare autorevolezza e tanta pazienza? Tra gli addetti alla formazione, quella del Sottordine è la figura che passa


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più tempo con gli Allievi. Dopo un po’ è inevitabile affezionarsi ai ragazzi, ma è fondamentale non confondere i ruoli. Gli Allievi questo lo sanno e si impegnano, nelle attività quotidiane, a non deludere, col loro atteggiamento, quelle persone che cercano quotidianamente di trasmettere loro i valori fondamentali, propri di chi fa parte della grande famiglia della Marina. Edoardo Messa allievo II Corso Oggi è un giorno che non dimenticherà per il resto della vita. Ce ne descrive in breve l’emozione? A chi dedica questo primo traguardo? Non sono sicuro si possa descrivere esattamente lo stato d’animo di quest’oggi. Insieme al mio Corso sento di aver raggiunto un grande traguardo della mia vita; sono felice di averlo fatto al fianco di tutti coloro che mi sono sempre stati vicino ai quali voglio dedicare questa magnifica esperienza. Sono onorato di aver avuto la possibilità di portare il nostro vessillo in Piazza S. Marco, dopo due anni in cui ho affrontato tutte le sfide con loro al mio fianco. Camilla Bianco allievo II Corso 2779 gli allievi che ad oggi si sono diplomati al Morosini. Quali valori e cosa sente di avere in comune nello specifico con chi l’ha preceduta? C’è un momento della vita dell’allievo che a suo parere è rimasto immutato con il passare del tempo? Credo di avere molto in comune con chi mi ha preceduta. I valori che vengono tramandati di generazione in generazione sono rimasti immutati. Uno di questi è sicuramente il senso del dovere, indispensabile per una scelta così significativa. Riguardo alla vita dell'allievo molte cose sono cambiate. Un momento rimasto però indelebile nelle menti di tutti è

varcare per la prima volta il “cancello verde”, esperienza unica nel suo genere che ci accomuna da quando Sant’Elena ospita i suoi cadetti. Francesca Matano allievo II Corso E’ da poco scaduto il termine di presentazione del Concorso per l’accesso al Morosini. Quanti i posti disponibili per l’anno scolastico 2022-23? Quale consiglio a chi il prossimo settembre varcherà il cancello del Morosini? I posti disponibili per l’anno scolastico 2022- 23 sono sessanta: venti per il liceo classico e quaranta per il liceo scientifico. Il mio consiglio per coloro che dal prossimo settembre entreranno ufficialmente a far parte della Scuola è di avere tenacia, non demordere, dimostrare impegno e determinazione e credere sempre in se stessi. Stefania Scoppettone, madre dell’allieva Francesca Matano Signora Stefania, sua figlia è allieva del Morosini, insieme a lei e alla sua famiglia sta vivendo l’esperienza unica di questa scuola. Cosa si sente di dire, dalle pagine del Notiziario della Marina, ai genitori i cui figli dopo l’estate inizieranno questo percorso di studi e non solo…? Da madre e da insegnante non posso che apprezzare l’altissimo valore educativo della scelta di mia figlia. Separarsi da un figlio soprattutto quando è così giovane non rappresenta di sicuro un momento facile per i genitori, ma quando anche i vostri figli attraverseranno il ponte di legno che introduce alla Scuola Navale Militare “F. Morosini”, quello che vedrete sarà il loro profilo allontanarsi, ma ciò che sentirete sarà l’avvicinarsi del loro futuro. Siate orgogliosi, siate coraggiosi, siate pronti a sentirvi parte di una nuova grande, accogliente e fiera famiglia: in questi anni crescerete tanto anche voi con loro, il Morosini sarà anche la vostra scuola.

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Nel bacino del Mediterraneo, è alta la readiness del dispositivo NATO

Standing Nato Maritime Group 2: flagship la fregata Margottini di Roberto Greco


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al 17 dicembre 2021, nave Carlo Margottini, in qualità di nave di bandiera (flagship), è parte dello Standing Naval Maritime Group 2 (SNMG2), uno dei quattro gruppi navali che costituiscono la forza navale permanente dell'Alleanza Atlantica (Standing Naval Forces SNF). Il Force Commander (FHQ) in mare è il contrammiraglio Mauro Panebianco. Trascorsi, ormai, diversi mesi dalla partenza dal porto di La Spezia attraverso il suo operato sotto bandiera NATO, nave Margottini rappresenta una capacità marittima di deterrenza continua operante nel bacino del Mediterraneo, a dimostrazione della capacità dell’Alleanza di assicurare una pronta risposta alle crisi internazionali che possono interessare lo scenario marittimo odierno. In questo modo, si risponde alla necessità di presenza, sorveglianza e prontezza di intervento, a garanzia della stabilità e sicurezza della navigazione. Durante la partecipazione al gruppo navale NATO, il Margottini ha operato in supporto all’operazione di sicurezza marittima denominata Sea Guardian (OSG), tramite il monitorag-

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gio delle linee di comunicazione marittime e contribuendo a mantenere, nell’area strategica del Mediterraneo centro – orientale, un adeguato livello di sicurezza marittima. Nel corso dell’attività non sono mancate le interazioni con le Marine estere dell’Alleanza Atlantica tra cui Francia, Germania, Grecia, Spagna, Stati Uniti e Turchia, le quali hanno permesso di accrescere l’interoperabilità e la coesione tra le navi del dispositivo NATO, rappresentando un’ottima occasione di crescita professionale per tutti i membri dell’equipaggio, rafforzando la credibilità dello strumento marittimo ad operare in sinergia in nome della sicurezza. L’addestramento congiunto, oltre alle consuete manovre cinematiche semplici e complesse, ha interessato i vari settori della difesa subacquea, antiaerea e di superficie. In particolare, nave Margottini, si è esercitata con diverse navi tra cui: le fregate turche Barbaros, Goksu, Gemlik, Giresun e Salihreis, le fregate tedesche Luebeck e Schleswig-Holstein, le fregate spagnole Blas de Lezo, Alvaro de Bazan e Navarra, la fregata francese Auvergne,

Il contrammiraglio Mauro Panebianco, nato a Bari, classe 1972 è il Force Commander in mare a bordo di nave Margottini

la fregata canadese Montreal, le fregate greche Aegean, Themistokles e Spetsai, le rifornitrici italiane Vulcano e Stromboli, quelle statunitensi Supply e Robert & Peary, il pattugliatore inglese Trent, il cacciatorpediniere inglese Diamond e le unità statunitensi del Carrier Strike Group 8. “Tutti noi siamo chiamati a svolgere il nostro compito per l’Alleanza atlantica, per il Paese e per la Marina in questo nostro Mediterraneo, mai così affollato. Ciascuno di noi, è un elemento fondamentale ed indispensabile di un’organizzazione complessa che richiede, ad ogni donna e uomo dell’equipaggio, di fare il proprio dovere nel migliore dei modi per il raggiungimento degli obbiettivi comuni”. Questo il messaggio del Comandante del Margottini, capitano di fregata Antonio Salvatore D’Amico, all’equipaggio, durante l’assemblea generale. Nave Margottini continuerà, anche al rientro dalla missione, a partecipare a eventi operativi ed addestrativi che necessiteranno di grande impegno e dedizione da parte di ciascun membro dell’equipaggio per garantire la sicurezza sul mare e dal mare.


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La nave italiana guida il dispositivo marittimo europeo nel Mediterraneo centrale

Operazione Irini: flagship la fregata Grecale di Fabiana Cilona

n seguito alla Conferenza per la Libia e alla riunione del Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea, tenutisi tra gennaio e febbraio 2020, è stato raggiunto un accordo per l’avvio di un’azione Politica per la Sicurezza e la Difesa Comune (PSDC) istituendo l’Operazione EUNAVFOR MED IRINI. Il suo compito

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principale è contribuire all’attuazione dell’embargo sulle armi nei confronti della Libia impiegando mezzi aerei, satellitari e marittimi e svolgendo ispezioni sulle imbarcazioni sospettate di trasportare armi o materiale illecito secondo quanto stabilito dalla risoluzione nr. 1970/2011 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.


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La Task Force europea in mare è costituita dalla fregata Grecale, dalla fregata greca Themistocles e dalla fregata francese Commandant Blaison, nonché dagli assetti aerei di pattugliamento marittimo, condotti dalle due componenti polacca e lussemburghese di stanza nella base aerea di Sigonella (Catania). Agli assetti operativi si aggiungono poi quelli logistici: le Forward Logistic Base presso Augusta e Souda (Creta). La guida dell’operazione è affidata all’ammiraglio Stefano Turchetto che opera dal Quartier Generale Operativo (OHQ) a Roma, mentre il Force Commander (FHQ) in mare è retto dal primo di aprile, dal contrammiraglio Fabrizio Rutteri a bordo del Grecale. La nave ha mollato gli ormeggi da Taranto il 3 aprile scorso, facendo rotta verso il Mediterraneo centrale. “Sono molto orgoglioso di quanto svolto finora dal mio equipaggio”, queste le parole con cui il comandante, capitano di fregata Andrea Pellini, esprime la sua soddisfazione sull’an-

damento delle operazioni. La scelta del Grecale come nave di bandiera è strategica grazie alla presenza di una ben attrezzata Staff Room dedicata alle operazioni nazionali ed internazionali. Le attività di controllo e raccolta delle informazioni sono i compiti cardine che ogni girono vengono attuati in collaborazione con la comunità marittima attraverso frequenti scambi e visite consensuali, i cosiddetti Friendly Approach1. La verifica della legittimità del carico dei mercantili, in accordo con le risoluzioni ONU, si sviluppa grazie ad un processo di analisi e valorizzazione delle informazioni tra il Quartier Generale Operativo e il Force Commander. Ogni controllo viene condotto da personale di bordo e della Brigata Marina San Marco impiegando sia l’elicottero che il gommone in dotazione alla nave. L’azione della fregata Grecale è stata finora molto positiva, avendo portato a termine 5 friendly approach: “l’elevato

rateo di controlli in mare è indice del fatto che l’equipaggio mette la massima cura e impegno in ciò che stiamo facendo giornalmente, in modo che tutto funzioni nella giusta maniera”, continua il comandante Pellini. L’esperienza maturata attraverso azioni, esercitazioni, momenti conviviali e formali permettono alla “Vecchia Signora” Grecale, con i suoi oltre 40 anni di servizio, di solcare i mari e assolvere con orgoglio e professionalità il proprio compito a difesa dell’interesse nazionale e dell’Europa.

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Attività in cui un team di bordo viene invitato sul unità mercantile per prendere contatti, manifestare la presenza in mare della missione e allo stesso tempo verificare eventuali minacce, al fine di allargare la cornice di sicurezza che le navi militari di IRINI assicurano nel Mediterraneo centrale.

Il contrammiraglio Fabrizio Rutteri, triestino, classe 1969 è il Force Commander in mare, a bordo del Grecale che ha mollato gli ormeggi il 3 aprile da Taranto verso il Mediterraneo centrale

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La fregata italiana guida la missione europea alla lotta alla pirateria

Operazione Atalanta: flagship la fregata Bergamini di Roberta Pizzimento a gennaio a luglio di quest’anno, la Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Carlo Bergamini è stata designata per operare in Oceano Indiano al fine di contribuire alla sicurezza della navigazione in questa cruciale zona di mare. La nave sta difatti operando all’interno della European Union Naval Force Somalia - Operation Atalanta, una missione europea a carattere multinazionale che, lanciata nel 2008, opera per il contrasto della pirateria e la tutela del traffico mercantile; un impegno nuovo per la fregata Bergamini che aveva già preso parte alla medesima operazione nel 2020. Il 26 gennaio ha avuto inizio la nuova avventura per il Bergamini che, mollati gli ormeggi dalla Stazione Navale Mar Grande di Taranto, ha fatto rotta verso Suez per lasciare il Mare Nostrum e dirigere verso l’area di ope-

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razioni, al largo delle coste somale. L’attraversamento del Canale di Suez, uno degli stretti di maggior interesse a carattere mondiale per l’alto traffico di naviglio mercantile, ha costituito il primo impegno per l’equipaggio di nave Bergamini durante le circa 11 ore richieste per l’attraversamento, difatti le particolari norme e condizioni di navigazione all’interno del canale, lungo circa 193 km, rendono il transito, complesso ma anche suggestivo. Già dall’ingresso in Mar Rosso, dopo un fugace incontro in mare con le navi della nostra Marina impegnate nella M.F.O. (Multinational Force & Observers) davanti le coste del Sinai, il Bergamini ha iniziato le operazioni di sorveglianza e monitoraggio nelle aree marittime d’interesse, spingendosi sempre più a sud attraverso il Golfo di Aden, fino a costeggiare il lungo litorale somalo.

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Molte le attività condotte in questi primi mesi di dispiegamento operativo, spingendosi più a sud fino al Canale di Mozambico, per assicurare la vigilanza marittima e la presenza a tutela degli interessi nazionali nei pressi della piattaforma FLNG Coral Sul (un innovativo impianto galleggiante per il trattamento, la liquefazione, lo stoc-


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caggio e l’export di gas naturale). Non solo in mare ma anche in porto, l’attività di naval diplomacy di nave Carlo Bergamini porta alto il nome dell’Italia e supporta l’interesse nazionale in questi mari lontani, ma cruciali per la nostra economia. In particolar modo, nel porto di Dar Es Salaam (Tanzania) ha avuto luogo a bordo dell’unità, un importante incontro tra gli ambasciatori di alcuni Stati europei (Germania, Spagna, Paesi Bassi, Belgio) e rilevanti autorità militari locali, patrocinato dall’ambasciatore d’Italia in Tanzania (S.E. Dott. Marco Lombardo) e l’Ambasciatore E.U. in Tanzania (Manfredo Fanti). Il 16 marzo, a seguito dell’imbarco del Comandante della Task Force 465, contrammiraglio Fabrizio Bondi e dello staff EUNAVFOR nel porto di Gibuti, la fregata Bergamini ha iniziato la sua attività come unità flagship dell’Operazione Atalanta. Nondimeno, la presenza a bordo di

uno staff internazionale, oltre che essere un’occasione per una nave italiana di mostrare con orgoglio la competenza e l’alta professionalità del suo equipaggio, è anche opportunità di ulteriore crescita professionale ed umana, grazie al costante confronto con professionisti di differenti nazionalità ed esperienza. Lasciato il porto di Gibuti, l’Unità ha proseguito la missione assegnata, cooperando inoltre con EMASOH (European Maritime Awareness - Strait Of Hormuz) durante il transito dello Stretto di Hormuz ed il pattugliamento in Golfo Persico, contribuendo al mantenimento della sicurezza del traffico commerciale marittimo anche in quell’area; il dispiegamento in questa zona di mare è stata inoltre favorevole occasione per esercitarsi con le Unità alleate che operanti in area. Nel porto di Hamad (Doah, Qatar), infatti, la nave ha partecipato alla DIMDEX (Doha International Maritime Defence Exhibition and Conference), una vetrina di rile-

vanza mondiale in tema difesa marittima, durante la quale oltre 80 Paesi hanno esposto le proprie eccellenze in tale settore, attraverso la partecipazione delle loro migliori unità navali. Anche in questo contesto, nave Bergamini ha operato da protagonista in supporto al Sistema Paese, sostenendo con la propria presenza l’interesse del comparto industriale nazionale in una vetrina di enorme interesse. In tale occasione l’equipaggio ha avuto l’onore di ricevere la visita del Sottosegretario di Stato alla Difesa, senatore Stefania Pucciarelli, di numerose autorità istituzionali nazionali e straniere, insieme ai vertici delle principali realtà industriali italiane, segno tangibile dell’estrema rilevanza dell’attività svolta. La fregata Carlo Bergamini continua con professionalità la sua attività in Oceano Indiano a garanzia della sicurezza della navigazione, pronta a rispondere a emergenze o imprevisti, forte della coesione del suo equipaggio.

Il contrammiraglio Fabrizio Bondi, tarantino, classe 1970 è il Comandante della Task Force 465. Il 16 marzo, a seguito dell’imbarco nel porto di Gibuti, la fregata Bergamini ha iniziato la sua attività come unità flagship dell’Operazione Atalanta

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Cold Response 2022

La Cold Response è stata una esercitazione probante soprattutto per le peculiarità morfologiche dell’area dei fiordi norvegesi, caratterizzato da ripidi declivi con variazioni importanti della profondità del fondale e della presenza di fronti marittimi che separano masse d’acqua con proprietà fisiche differenti. Di fatto la capacità di acquisire una chiara Undersea Situation è stata messa alla prova da parte degli assetti NATO in quanto tutto è andato ad influenzare in modo importante la propagazione dell’energia acustica in mare, cioè il concetto con cui lavorano i SONAR per la scoperta di sommergibili avversari. D’altro canto, proprio la variabilità dell’ambiente marino, favorisce la proliferazione della fauna acquatica, la cui attività biologica influenza le capacità di scoperta dei Sonar dei sommergibili che si trovano ad operare con un rumore di fondo considerevole, il quale può in alcuni casi mascherare il transito di altre unità subacquee o di superficie particolarmente silenziose. Nel periodo in cui si è svolta l’esercitazione si è verificato inoltre, appena fuori dal ridosso naturale offerto dai fiordi, uno stato del mare medio compreso tra 5 e 6, cioè con altezza dell’onda tra 2,5 e 6 metri, ben diverso da quello del Mar Mediterraneo e che ha reso l’attività ancora più complessa.

l 31 marzo alle 08.00 è terminata la Cold Response 2022, la più importante esercitazione condotta nell’Artico – organizzata dalle Forze Armate norvegesi sotto egida NATO - dagli anni ‘80, banco di prova dell’interoperabilità degli assetti dell’Alleanza Atlantica e dei paesi partner anche in ambienti estremi, tipici dell’inverno scandinavo. L’Italia era rappresentata dall’incrociatore portaeromobili Garibaldi, dall’alto dei suoi 39 anni di vita (dal varo) di cui 37 di attività operativa, su cui dal 15 febbraio, giorno della partenza da Taranto, ha sventolato la bandiera del comandante della task force anfibia multinazionale (Commander Amphibious Task Force - CATF), il contrammiraglio Valentino Rinaldi (sotto il

Cold Response 2022: I termina l’esercitazione NATO di Rosario Naimo

“La partnership tra diverse forze da sbarco rappresenta una pietra miliare nella generale ricerca di interoperabilità tra Paesi alleati e, in particolare, nel settore anfibio all'interno della NATO”. Generale Henderson, comandante del 2° Marine Expeditionary Brigade dell’USMC N OT I Z I A R I O

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Hangar di volo della portaeromobili Garibaldi: stretta di mano tra l’ammiraglio di squadra Aurelio De Carolis, comandante in capo della Squadra navale e il generale americano Henderson, Commander Landing Force per la Cold Response 22, alla presenza dell’equipaggio di bordo e dello staff imbarcato.

Comando in Capo della Squadra navale è a capo della terza Divisione Navale COMDINAV TRE), e con a bordo il comandante della forza da sbarco (Commander Landing Force – CLF), ruolo ricoperto dal generale di brigata del Corpo dei Marines degli Stati Uniti (USMC), Anthony M. Henderson, comandante del 2° Marine Expeditionary Brigade, con cui hanno collaborato i 64 componenti della landing force del 1° reggimento della Brigata Marina San Marco. A conferma dello strumento interforze nazionale della Difesa, sulla portaeromobili Garibaldi ha operato, in sinergia con l’equipaggio e gli staff della Marina Militare anche personale dell’Esercito Italiano e dell’Aeronautica Militare, mentre a terra è stata impegnata

un’aliquota del 3° Reggimento alpini di Pinerolo che nell’esercitazione ha simulato la forza opponente. In totale alla Cold Response 2022, iniziata il 14 marzo, hanno preso parte circa 30mila militari delle Forze Armate di 25 nazioni NATO e partner, tra cui la Norvegia che ha guidato l’esercitazione dal suo Comando Operativo Interforze, il Norwegian Joint Headquarters di Bodo. Scopo dell’esercitazione il rafforzamento della stretta collaborazione tra gli assetti di diverse Forze Armate dei Paesi della NATO in attuazione all’art. 5 del Patto, che prevede la difesa di un membro alleato in caso di attacco. Il CATF, a guida italiana, ha operato con il supporto di dieci unità navali di sei Paesi (Danimarca, Francia, Germania,

Gran Bretagna, Italia e Olanda) con a bordo 19 elicotteri dei reparti eliassalto, e circa 1500 uomini delle rispettive forze da sbarco sotto il comando del generale dei Marines. La Cold Response è stata un'opportunità che ha permesso ai Paesi (partner e non) coinvolti di testare sul campo le proprie procedure, anche in ambienti non usuali, in modo che la NATO sia in grado di operare in maniera sempre più efficace in qualsiasi ambito, migliorando al contempo la cooperazione tra i paesi membri. In questa prospettiva, la cooperazione tra gli Alleati è essenziale nella protezione degli interessi di sicurezza e difesa globale. “La partnership tra diverse forze da sbarco rappresenta una pietra miliare nella generale ricerca di interoperabilità tra Paesi alleati e, in particolare, nel settore anfibio all'interno della NATO – ha aggiunto il generale Henderson, comandante del 2° Marine Expeditionary Brigade dell’USMC. La NATO sta promuovendo l'evoluzione della dottrina anfibia, alla luce dell'alto potenziale di questo tipo di operazioni negli scenari attuali e prevedibili senza compromettere né interferire con i negoziati a livello politico e diplomatico. Lavorare insieme in modo coordinato e senza soluzione di continuità contribuisce alla credibilità generale e all’efficacia della NATO”. Per affrontare questo viaggio è stato necessario immergersi nello studio dello scenario: fondamentale l’acquisizione di informazioni riguardanti condizioni meteo-climatiche e oceanografica Alliance, che è una nave polivalente di ricerca (NATO Research Vessel - NRV) che svolge principalmente attività condotte dal Centro di Ricerca e Sperimentazione Marittima (Centre for Maritime Research and Experimentation – CMRE), per conto dell'Organizzazione Scientifica e Tecnologica (Science and Technology Organization - STO) della NATO L’attività di nave Garibaldi nell’High North ha rafforzato la vocazione expeditionary della Marina, ovvero la capacità di intervenire in piena autonomia e affidabilità anche in teatri operativi lontani dalle coste nazionali, con grande rapidità ed efficacia di azione.

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Cold Response 2022

Garibaldi: ultima pagina del diario di bordo di Antonio Moschetti

Il 13 aprile, dopo 11 giorni di navigazione, la flagship della Terza Divisione Navale (COMDINAV 3) faceva ingresso nel Mar Grande di Taranto. Ad accoglierla la porterei Cavour, Ammiraglia della flotta italiana, in addestramento nel Golfo di Taranto che salutava la “storica” Ammiraglia che l’ha preceduta con un sempre emozionante defilamento di controbordo.

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hi torna da un viaggio, non è mai la stessa persona che è partita.” Niente di più vero di questo antico proverbio. A conferma, la l’esercitazione che ha visto protagonista la portaeromobili Garibaldi con lo staff della Terza Divisione Navale in occasione della Cold Response 2022 (CORE22). L’equipaggio e gli staff imbarcati sono tornati a casa “diversi”, arricchiti dalle esperienze vissute in Norvegia, consapevoli dei risultati ottenuti e sicuri delle capacità acquisite per affrontare una navigazione così lontano dai luoghi consueti e resa difficile dai rigidi climi dell’High North. Ognuno ha avuto occasione di impreziosire il proprio bagaglio professionale, militare, culturale e soprattutto umano: creare relazioni umane autentiche e durature, coltivare il dialogo e condividere esperienze con diverse Forze Armate di altre nazioni ha costituito una occasione assai rara. La nave dell’Eroe dei Due Mondi è ripartita dal porto di Narvik (Norvegia) il 2 aprile, navigando in compagnia di una nave della Royal Navy fino a giungere nel Mar del Nord. Nei giorni successivi, all’approssimarsi

di una perturbazione atlantica, ha riattraversato senza sosta il Canale della Manica e lasciato il Golfo di Biscaglia. Dopo aver navigato ancora una volta attraverso lo stretto di Gibilterra ed accolti nelle acque mediterranee da un clima mite e soleggiato, a bordo si respirava l’aria di casa: il mare nostrum riaccoglieva tra le sue braccia dopo due mesi questa “Signora dei mari”, mentre i delfini giocando con i filetti fluidi generati dal bulbo di prora forse si chiedevano perché l’occhio di Panama fosse stato dipinto di blu (l’occhio di Panama è l’apertura situata nella parte prodiera della nave, attraverso cui passano i cavi d'ormeggio e da rimorchio. Viene dipinto di blu quando le navi militari italiane oltrepassano in Circolo Polare Artico. N.d.R.). “Come stai?” chiedevo a un Maresciallo radarista – “Come un marinaio che torna a casa”. Il pensiero era ora rivolto alle famiglie, alla irresistibile voglia di riabbracciare parenti ed amici anch’essi in attesa del ritorno, pronti ad ascoltare il racconto di ogni emozione vissuta e ad ammirare attraverso gli occhi dei propri cari le meravigliose immagini dei fiordi innevati, del-

l’azzurro e tempestoso Oceano Atlantico, dei colori cangianti e ineffabili dell’aurora boreale. Il 13 aprile, dopo 11 giorni di navigazione, la flagship della Terza Divisione Navale (COMDINAV 3) faceva ingresso nel Mar Grande di Taranto.Ad accoglierla la porterei Cavour, Ammiraglia della flotta italiana, in addestramento nel Golfo di Taranto che salutava la “storica” Ammiraglia che l’ha preceduta con un sempre emozionante defilamento di controbordo. Quando i due Comandanti, compagni di corso, avevano varcato il cancello di San Jacopo quasi 30 anni prima (uno siciliano, l’altro piemontese) non avrebbero mai potuto immaginare un incontro del genere. La Città dei due mari e l’azzurro del mar Grande si fanno sempre più vicini. Mogli, mariti, genitori, figli, amici, tradizionalmente presenti nei pressi del posto di ormeggio scrutano l’arrivo della nave e levano un grido di gioia: “Papà è tornato!”, “a bordo c’è mio figlio!”,“Mamma sei grande!”. Un paio d’ore dopo l’ormeggio, la chiamata tanto attesa:“Cessa ruolo manovra - inizio franchigia”. L’emozione è stata indescrivibile.

Chi torna da un viaggio, non è mai la stessa persona che è partita. La nave dell’Eroe dei Due Mondi è ripartita dal porto di Narvik (Norvegia) il 2 aprile, navigando in compagnia di una nave della Royal Navy fino a giungere nel Mar del Nord Ormai, ciò che prima di partire sembrava una bella sfida da affrontare, era di colpo diventata storia. La storia di chi, con generoso impegno e senso del dovere, ha lavorato sodo per affrontare ogni difficoltà che gli si è presentata davanti per compiere la missione assegnata. Terre lontane, nuovi mari, climi e paesaggi. L’esercitazione CORE 2022 nel Mar di Norvegia ha regalato tanto e ognuno, nel proprio piccolo, ha fatto tesoro di ciò che ha imparato portandolo con sé in Italia. Come nel proverbio citato in apertura, alla fine, siamo tornati diversi e fieri di aver vissuto questa esperienza. Cockpit di un elicottero SH-101A in formazione con un MH-101A. A destra la portaeromobili Giuseppe Garibaldi.

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Cold Response 2022

Ammiraglio, in veste di Comandante dell’Amphibious Task Force della Cold Response 2022, che riscontro può fornire sull’esercitazione in sé e la collaborazione con i Paesi NATO che vi hanno preso parte? Il ruolo che mi è stato affidato ha rappresentato una “prima volta” per la Marina Militare italiana. Nella circostanza, in veste di Comandante dell’Amphibious Task Force (CATF), il personale della Terza Divisione Navale ha saputo integrarsi con lo staff del Comandante della Landing Force (CLF), ruolo ricoperto dal Brigadier General A. M. Henderson del Corpo dei Marines statunitensi, con il quale, dal Garibaldi, Unità sede del Comando del CATF/CLF, è stato esercitato il comando e controllo dei tre Amphibious Task Group dipendenti, verificando la capacità di cooperare e l’interoperabilità di sistemi e procedure tra le sei nazioni costituenti la Forza anfibia (Italia, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Olanda e Danimarca). Dalla sua prospettiva, quali elementi hanno rappresentato un plusvalore per la Marina Militare nel suo complesso? Abbiamo verificato il livello di abilità di proiezione della Forza Armata nell’ambito del concetto “expeditionary” e “sea based”, cioè la nostra capacità di proiettare, impiegare e sostenere la nostra Forza navale all’estero, operando lontano dal Paese, a tutela degli interessi nazionali ovvero di quelli collettivi riferibili ad una delle organizzazioni sovranazionali di appartenenza (ONU, NATO, UE). Nel complesso, è stata portata a termine un’attività addestrativa in condizioni di difficoltà estreme dovute all’ambiente nel quale ci siamo trovati ad operare (oltre il Circolo Polare Artico, a 4.000 miglia nautiche dall’Italia, quasi 6500 km) ed, al contempo, in uno scenario di alta complessità, che ha permesso di valorizzare tutte le nostre professionalità. N OT I Z I A R I O

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Dall’esercitazione svolta a livello multinazionale quali sono gli insegnamenti e le valutazioni più significative nella sua ottica? L’esercitazione richiedeva flessibilità e adattabilità allo scenario altamente sfidante, e capacità di integrazione e interoperabilità con le altre forze partecipanti, in particolare con il Comandante delle Forze da Sbarco. L’integrazione degli staff, iniziata a gennaio, si è poi consolidata una volta iniziata l’esercitazione e si è conclusa con il conseguimento degli obiettivi stabiliti per la Cold Response 2022 dal NAELS, il NATO Amphibious Expeditionary Leaders Symposium. La grande esperienza che ci portiamo dietro, come Marina Militare, consiste nell’aver saputo svolgere con efficacia il ruolo che mai la Marina Militare aveva affrontato a questi livelli di complessità. Com.te Grivelli, nave Garibaldi a quasi 40 anni dall’entrata in servizio, si è dimostrata essere in gran forma. Poche le improvvisazioni e tanto l’addestramento. Quante le professionalità in campo per tenere alto questo livello d’efficienza? Dopo 40 anni di servizio il Garibaldi, per la prima volta, ha attraversato il Circolo Polare Artico, un ambiente affascinante quanto difficile che ha richiesto una complessa preparazione e una dettagliata pianificazione sin dalla fase di approntamento. Il supporto di tutta la Marina per gli aspetti tecnici, delle attrezzature e degli equipaggiamenti specifici è stato fondamentale, mentre l’entusiasmo, la passione, la creatività, l’apertura di spirito, l’addestramento specialistico e la spinta professionalità (nonché un pizzico di ingegno italico) dell’equipaggio hanno fatto la differenza durante la stessa esercitazione. Com.te, la leva del successo di ogni nave, di ogni missione ri-


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Dall’Artico a Taranto, la parola ai protagonisti La portaeromobili Garibaldi e la capacità di proiettare, impiegare e sostenere la nostra Forza navale all’estero, operando lontano dal Paese, a tutela degli interessi nazionali. Intervista del Direttore al contrammiraglio Valentino Rinaldi e al capitano di vascello Marcello Grivelli. di Alessandro Busonero

siede nel suo equipaggio. Il Garibaldi conta ben 659 tra uomini e donne imbarcate. Ci dica tre “ingredienti” motivazionali che Lei ha condiviso con l’equipaggio alla partenza della Missione L’equipaggio esprime perfettamente lo spirito del Garibaldi: coraggioso come l’eroe, diligente come un soldato e umile come ogni marinaio. Con questi presupposti non è stato difficile trasmettere la grandezza ed il prestigio della delicatissima missione assegnata. L’onore di rappresentare l’Italia come Flagship nella più importante esercitazione della NATO del 2022, lo spirito di avventura per una navigazione cosi esaltante, la bellezza ed il fascino di uno scenario mozzafiato e di un ecosistema unico e da rispettare hanno fatto il resto. Ci condivide un aneddoto singolare di questa missione accorso a qualcuno dell’equipaggio? Qualche esempio di vita “da marinaio” imbarcato su una nave della Marina. La vita di un marinaio è fatta di momenti di fatica, ma anche di altri colmi di simbologia e omaggio alla tradizione. Nel nostro caso, come previsto, alle soglie dell’Artico eravamo attesi da un infuriato Re Nettuno in persona! Per attraversare il Circolo Polare Artico, come da tradizione, il Comandante ha dovuto “chiedere il permesso di proseguire al Dio del Mare”, e alcuni coraggiosi volenterosi dell’equipaggio si sono inchinati al suo cospetto per ricevere la sua benedizione con un secchio di l gelida acqua del Mar di Norvegia. Il momento è stato un simbolo di grande unione e ritualità per l’equipaggio, per un’impresa che rimarrà per sempre nei nostri ricordi ed ci ha visto tornare uomini e donne diversi da come siamo partiti. Cosa si sente di dire al suo equipaggio al termine di questa missione appena terminata all’estremo nord del pianeta?

Innanzitutto ringraziarli. Questa pagina di storia di Nave Garibaldi e della Marina Militare è stata scritta grazie al lavoro e alla dedizione di tutto l’equipaggio e delle loro famiglie. Abbiamo portato a termine la nostra missione con successo, dimostrando l’inscalfibile credibilità del Garibaldi e con lo sguardo sempre rivolto al futuro. Il mare, il freddo, la neve, le condizioni estreme ci hanno temprato e reso marinai più forti e resistenti, ma al contempo l’esperienza impagabile dell’integrazione con sei nazioni differenti presenti a bordo e le meraviglie della natura in cui eravamo immersi ci hanno reso più ricchi nello spirito e nell’anima. Ritengo che abbiamo fatto onore al bel nome della nave, ai nostri predecessori e soprattutto all’Italia. Dietro ogni “marinaio” c’è una famiglia e gli affetti delle “care genti”. Il successo di ogni missione è anche merito loro. Dalle pagine del Notiziario della Marina l’opportunità di rivolgersi a loro. Una missione a bordo di una nave della Marina è un’esperienza che coinvolge tutta la grande “famiglia marinara”. Chi sta a bordo è impegnato da mille attività, ma la mente ed il cuore sono sempre rivolti ai propri cari, a chi è a casa e affronta sacrifici e difficoltà quotidiane per permetterci di rappresentare degnamente il nostro Paese e condividendo il senso più profondo della vita di un marinaio. Il mio pensiero va ai più piccoli “marinai” di Nave Garibaldi che hanno vissuto da lontano le gesta della mamma e del papà. Grazie di cuore per quanto fate tutti i giorni, per condividere l’impegno della nostra difficile missione e per il sostegno inesauribile che ci fornite quando siamo lontani. In ogni delfino che ci ha accompagnato durante la spedizione polare abbiamo riconosciuto il vostro meraviglioso sorriso.

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Quarta Divisione Navale e difesa dell’ecosistema marino L’intervento in caso di sversamento in mare di idrocarburi tra le attività complementari dalla Marina a salvaguardia dell’ambiente. di Dario Mazzone

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l 28 febbraio il Comando Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera (COMFORPAT) è stato rinominato Comando 4a Divisione Navale - Comando delle Forze da Pattugliamento per la Sorveglianza e la Difesa Costiera (COMDINAV 4 – COMFORPAT). Tale cambio sottintende, in realtà, un ad una più ampia riorganizzazione funzionale disposta dal Capo di Stato Maggiore della Marina, riguardante la struttura organizzativa e la fisionomia ordinativa del Comando che ha, tuttavia, mantenuto inalterati sia i compiti istituzionali che le capacità degli assetti assegnati. Così come per le altre Divisioni

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(1ª Divisione a La Spezia, 2ª Divisione a Taranto e 3ª Divisione a Brindisi), le navi sotto il comando di COMDINAV 4 svolgono molteplici task a difesa e salvaguardia degli interessi nazionali, ma hanno anche la peculiarità di possedere spiccate capacità nell’ambito delle cosiddette attività duali e complementari svolte dalla Marina Militare, in particolare, per quanto attiene le capacità d’intervento in caso d’inquinamento marino provocato da sversamento in mare di agenti e sostanze inquinanti. COMDINAV 4 ha alle proprie dipendenze sei pattugliatori d’altura antipollution-fitted, ovvero, in possesso di spiccate capacità di intervento in caso di sversamento in mare di idrocarburi, a salvaguardia degli ecosistemi marini e protezione, non solo delle nostre coste, ma anche di quelle di altri Paesi che potrebbero averne necessità. I pattugliatori Cassiopea,

Mar Mediterraneo, l’equipaggio del pattugliatore d’altura Orione, si addestra durante un’esercitazione antinquinamento. La nave è equipaggiata con panne antinquinamento, Discoil e liquido disperdente. Attraverso questi dispositivi è in grado di mettere in atto le procedure per il contenimento e la rimozione degli agenti inquinanti oleosi.

Libra, Spica,Vega della Classe “Costellazioni 1a serie” e, Sirio e Orione della Classe “Costellazioni 2a serie”, oltre ad avere caratteristiche di flessibilità di impiego, hanno grande autonomia e velocità d’intervento; sono dotati di sistemi che permettono di arginare gli effetti inquinanti di uno sversamento di idrocarburi a mare. In particolare, essi sono dotati di un sistema di panne galleggianti attraverso le quali possono confinare e, di conseguenza, contenere lo sversamento impedendone la diffusione. Inoltre,

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Petroliera Xelo affondata al largo della Tunisia: interviene anche la Difesa italiana In seguito al naufragio della petroiera Xelo, che nella notte tra venerdì 15 e sabato 16 aprile è affondata nel Golfo di Gabes, di fronte alla costa sudorientale della Tunisia, con 750 tonnellate di gasolio, la Difesa italiana, su richiesta delle autorità di Tunisi, ha approntato e reso disponibile un contributo nazionale al fine di fornire supporto alle attività di sorveglianza e monitoraggio di eventuali sversamenti in mare di idrocarburi. In particolare, sono stati posti in stato di allerta mezzi aeronavali della Marina Militare, unitamente ai pattugliatori Vega e Orione. A bordo del pattugliatore Vega operava un team subacquei del COMSUBIN, dotato di drone subacqueo e di capacità di verifica dello stato del relitto, adagiato su un fondale di 15 metri e a circa 3 miglia nautiche dalla costa tunisina. Nave Vega era già impiegata per svolgere una missione di vigilanza marittima e vigilanza pesca nelle acque a sud della Sicilia. Il pattugliatore Orione è stato posto in stato di allerta unitamente a un velivolo da pattugliamento marittimo P72, in grado di monitorare l’area e individuare eventuali sversamenti di idrocarburi con sensori elettronici e all’infrarosso. La situazione è stata costantemente monitorata dal Comando Operativo di Vertice Interforze (COVI). Nell’ambito delle proprie funzioni istituzionali, la Difesa, tramite la Marina Militare, contribuisce alla lotta all’inquinamento marino in cooperazione con altri enti, dicasteri e agenzie nazionali.

i pattugliatori possiedono capacità di riduzione/diminuzione dell’agente inquinante, recuperando meccanicamente l’idrocarburo utilizzando un particolare sistema detto discoil, e di dispersione, utilizzando dei solventi tensioattivi che trasformano la macchia di sostanza inquinante in minutissime gocce, favorendo così il processo di ossidazione e biodegradazione dell’idrocarburo. Queste navi sono inoltre in grado di fornire supporto a unità navali con incendi a bordo, per mezzo di “cannoncini del sistema navi assistite”, in grado di erogare un getto di schiuma estinguente ad alta pressione. Questi particolari pattugliatori sono anche equipaggiati di un laboratorio di analisi che consente a specialisti del settore, eventualmente imbarcati in caso di intervento in mare, di effettuare il campionamento e l’analisi speditiva di campioni di acqua contaminata da idrocarburi, necessari a stabilire le migliori modalità d’azione. Nel corso della loro ormai lunga vita operativa, le navi militari delle Classi Costellazioni sono intervenute con le proprie capacità antinquinamento in diversi eventi, tra questi possiamo annoverare quello avvenuto nell’aprile del 1991 a seguito dell’incidente della petroliera “Haven” nel mar Ligure poco lontano da Genova, quello in occasione della disastrosa collisione del traghetto “Moby Prince” con la petroliera ”Agip Abruzzo” nelle acque antistanti il porto di Livorno sempre nel mese di aprile 1991, l’emergenza ambientale causata dallo sversamento di petrolio nel fiume Lambro (Lombardia) nel febbraio 2010 e l’intervento di rimozione del relitto della nave da crociera Costa Concordia nel 2014. La capacità dei pattugliatori della Marina Militare nello specifico settore della lotta all’inquinamento marino è riconosciuta, a livello nazionale, con accordi di cooperazione con Dicasteri, Enti e Istituti impegnati nella ricerca e contrasto all’inquinamento marino quali, ad esempio, il Ministero della Transazione Ecologica, l’Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), il Consiglio Nazionale Ricerche (CNR) e diverse Università sul territorio, ma anche a livello internazionale, come dimostra la sigla di diversi accordi tra i quali riveste una particolare rilevanza l’accordo RAMOGE, siglato con Francia e Principato di Monaco. Tale accordo prevede, oltre ad un’attività di prevenzione e lotta all’inquinamento marino, anche un monitoraggio ambientale, fondamentale per il mantenimento della salute dei nostri


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mari e un intervento congiunto in caso di inquinamento marino nelle acque degli stati firmatari. Nell’ambito della cooperazione internazionale per la lotta all’inquinamento, è da annoverare la collaborazione avviata una negli ultimi anni col Governo libanese, nell’ambito della Missione Bilaterale Italiana in Libano (MIBIL), sulla base della quale il personale di COMDINAV 4, quale esperto nazionale di settore, ha svolto, negli anni 2018 e 2019, delle sessioni di indottrinamento all’impiego delle apparecchiature e delle tecniche antinquinamento di livello elementare, basico ed avanzato, al personale della Marina Militare libanese. Le capacità duali delle navi sotto il Comando della 4ª Divisione Navale, rappresentano una peculiarità importante della nostra Marina Militare, che consentono da un lato, il pronto intervento in caso di incidente, ma che dall’altro assicurano, ogni giorno, la sorveglianza e il controllo dei tratti di mare più prossimi alle coste del nostro Paese, con la partecipazione alle missioni nazionali di Vigilanza Pesca e Operazione Mare Sicuro oltre che a quelle internazionali come le Operazioni Sophia e Irini. A destra il laboratorio di analisi dove si eseguono i campionamenti delle acque contaminate.


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Sosta lavori per la nave scuola Vespucci Una pausa operosa, lontano dai riflettori, prima della campagna d’addestramento estiva. di Massimiliano Siragusa

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l 7 ottobre, dopo aver percorso circa 6.000 miglia in quattro mesi, la “Nave più bella del mondo” si è fermata a La Spezia per prepararsi alla prossima impegnativa navigazione: la “Campagna d’istruzione 2022”, che avrà inizio il 5 giugno. Il rientro da lunghe navigazioni porta con sé emozioni contrastanti: da una parte la soddisfazione di aver completato la missione con successo, unita al piacere di riabbracciare i propri cari e di ritrovare i luoghi del cuore, dall’altra la malinconica constatazione del temporaneo smorzamento della vitalità della nostra nave, svuotata delle proprie attrezzature e con le alberature progressivamente smantellate per consentire gli interventi di manutenzione. Ma i marinai di lunga esperienza, quelli che hanno intrecciato una porzione importante della propria vita con il destino di questa nave sanno che “i lavori

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di manutenzione sono una cura di bellezza, che permette a questo vascello di ringiovanire, anno dopo anno, anziché “invecchiare”, come ama osservare, di tanto in tanto, il sottufficiale Massimo Scalia, furiere addetto alla gestione delle pratiche personali di tutto l’equipaggio. Le attività manutentive sono eseguite da una combinazione dinamica di imprese civili e specialisti militari, che sotto la guida dell’Arsenale di La Spezia, si adoperano per revisionare e ricondizionare le vele, le manovre, le imbarcazioni minori e tutte le predisposizioni di bordo necessarie per affrontare la prossima impegnativa missione. Nel corso dei lavori, la “densità abitativa” della nave diminuisce rapidamente; per lunghi periodi il personale viene ospitato in alloggi a terra, avvalendosi della mensa dell’Arsenale per i pasti; il graduato Antonio Morciano, uno tra i sottocapi più

anziani di bordo, sottolinea che “si tratta di una parentesi che richiede particolare sacrificio e tanto spirito di adattamento perché crea situazioni di vita particolarmente disagiate”. Il vascello, infatti, si ritrova ad essere un cantiere; come un albero che perde le sue foglie e viene potato dopo aver fieramente esibito, per lunghi mesi, la chioma rigogliosa. Cionondimeno, questo splendido veliero non perde il proprio fascino. Il marinaio semplice Matteo Turchetti condivide i suoi pensieri dicendo che: “nonostante l’assenza di gran parte dell’alberatura, rimango ogni mattina esterrefatto e meravigliato respirando e ammirando la sua storia”. Le sue paLa nave scuola Amerigo Vespucci ormeggiata nell’ Arsenale militare di La Spezia durante i lavori di manutenzione.

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role ci trasmettono l’anima di questa nave e lo spirito del suo equipaggio, determinato a non perdere di vista i propri obiettivi: completare le manutenzioni a regola d’arte e pianificare nel dettaglio la prossima campagna d’istruzione. Questo è un periodo da sfruttare appieno per riflettere e migliorare l’organizzazione di bordo, coinvolgendo l’equipaggio e raccogliendone il pensiero e l’esperienza. Molte iniziative nascono dalle riunioni periodiche di un gruppo di lavoro composto da membri dell’equipaggio e chiamato “InnoV-espucci”. Da questo gruppo è nata l’idea di proporre una riduzione della tabella ordinativa organica (i posti assegnati ad ogni nave) per

migliorare la vivibilità degli alloggi collettivi più capienti, così come quella di istituire specifici distintivi e nastrini di merito, quale riconoscimento della peculiare professionalità degli equipaggi delle navi a vela, o la creazione di una patch dedicata, per contribuire a stimolare il senso di appartenenza. Nel rispetto delle

In basso: il comandante dell’ Amerigo Vespucci, capitano di vascello Massimiliano Siragusa, insieme all’equipaggio durante alcune delle fasi dei lavori di manutenzione della nave.


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precauzioni pandemiche, sono stati anche organizzati due momenti conviviali di particolare significato: il primo in occasione di Santa Barbara, in compagnia dell’equipaggio di nave Palinuro; il secondo per il compleanno di nave Vespucci, varata a Castellammare di Stabia il 22 febbraio del 1931, che quest’anno ha compiuto 91 anni. Siamo ormai entrati nella parte finale della sosta che, come afferma il graduato Arianna Carbonara “ci regala lo stupore di vedere la nave riprendere gradualmente forma, pezzo dopo pezzo, grazie alla perizia dell’equipaggio tramandata nel tempo”; le fa eco il marinaio Margherita Calò, che ben riassume lo spirito dell’Equipaggio:“ci prepariamo per tornare in mare a vivere nuove emozioni, traguardando sempre nuovi orizzonti”.

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La sosta lavori della nave scuola Palinuro Il brigantino goletta si prepara a riprendere il mare di Francesco Rima

Arsenale militare di La Spezia. Il brigantino goletta Palinuro a secco nel bacino di carenaggio, durante i lavori di manutenzione. Nelle pagine seguenti l’equipaggio a lavoro. In primo piano la polena che raffigura Palinuro, nocchiero della nave di Enea. “Palinuro era un marinaio ligio al dovere, che il Dio del sonno solo con la magia riuscì a far addormentare e cadere in mare. Palinuro ha gli occhi chiusi perchè vinto dal sonno, ma ha ancora la barra del timone ben stretta fra le mani”.


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a stagione invernale, per ogni grande nave a vela, rappresenta un impegno molto intenso per le manutenzioni necessarie per assicurare l’efficienza, la sicurezza e il mantenimento delle qualità estetiche e storico-stilistiche della nave. Questo è ancora più vero per un brigantino goletta che solca i mari del mondo dal 1934. Una vita ed una tradizione storica lunghissima da cui traggono origine il profondo orgoglio e il forte senso di appartenenza dell’Equipaggio. Ogni autunno, al termine delle Campagne d’istruzione, Nave Palinuro rientra a La Spezia, ormeggia accanto alla nave Scuola Ame-

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rigo Vespucci, la “sorella maggiore” e incomincia il ri-approntamento tecnico, un’attività difficile, complessa e meno nota al “grande pubblico”. Gli interventi di manutenzione su una nave così particolare non sono semplici, così come non è semplice ammodernarne le sistemazioni interne, senza snaturare l’anima storica della nave e, per poterlo fare, occorrono innanzitutto una programmazione delle lavorazioni molto meticolosa e la cura maniacale per ogni dettaglio. In questo periodo, si manifesta in ogni sua forma il profondo senso di appartenenza ed il legame intimo tra l’equipaggio e il Palinuro.

Le capacità, l’esperienza e l’arte marinaresca che si tramandano di anno in anno, si tramutano in vero affetto e passione quando, malgrado il freddo e l’umidità degli inverni spezzini, continua senza sosta l’attività manuale sui legni, gli alberi, le cime, il ferro e gli ottoni. Spostandosi da bordo alle officine, a volte sul sale sparso per evitare il ghiaccio, ci si immerge nella sapiente operosità di decine di mani che lavorano in squadra, facendo percepire il senso di responsabilità con cui curano questa bella Signora. Dai più anziani ai più giovani, si tramanda un concentrato di esperienza, di capacità manuali, di vera

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e propria arte nel lavorare le preziose e delicate attrezzature di bordo. Nel corso dell’ultimo inverno, si è assistito ad una maggiore operosità a causa del poco tempo a disposizione e della quantità dei lavori da portare a termine. In particolare, è in corso l’ammodernamento di molti impianti e locali di bordo “nascosti sottocoperta”, attività che si somma alle tradizionali manutenzioni delle vele e delle attrezzature marinaresche. Si inizia presto ogni mattina. Dopo un rapido punto di situazione in assemblea, si procede con il programma delle manutenzioni, si imbracciano gli strumenti e, assieme alle maestranze civili dell’Aresenale, ci si divide tra veleria, falegnameria, oppure a bordo, tra la sala macchine o l’alberata. Un lavoro certosino, meticoloso e di grande pazienza che, a fronte della tanta fatica messa in campo, regala a chi ha il privilegio di seguirne i lavori, un’immagine dell’appassionata dedizione per la Nave. Il Palinuro non rappresenta più un semplice luogo di lavoro, ma diventa parte compenetrante del proprio essere come marinai di Palinuro. Il celebre nocchiere di Enea che, richiamando le antiche gesta dei poemi omerici, ci riporta in un viaggio epico ed avventuroso fino ai giorni nostri, passando attraverso i mari e le difficoltà che questa nave ha attraversato lungo i suoi quasi novant’anni di vita. Sembra quasi di entrare in un tempio antico, curato come si farebbe con la parte più nobile della propria casa. Dall’equipaggio emerge il forte senso di responsabilità e si apprezza il lavoro svolto con la consapevolezza di non poter essere da meno delle centinaia di uomini e donne che si sono susseguiti negli anni precedenti. Il nocchiere Luca, 23 anni, si confronta con


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il suo collega più esperto del Vespucci mentre condividono un banco di lavoro dell’officina falegnameria, passa ancora una mano di “coppale” sul “bozzello” che a breve sarà lucido e pronto ad essere “riarmato” (riposizionato e messo in funzione) a bordo. Orgoglioso confida all’amico: “Appena imbarcato ero un po’ in soggezione. Il lavoro è duro in mare ed a terra, ma a me piace e mi fa sentire un vero marinaio. Vedo la gente, gli amici, i nostri familiari che rimangono stupiti nell’ammirarci e mi sento orgoglioso di poter essere parte di tanta bellezza”. Anche l’abile restauratrice dei fregi decorativi, nell’ iniziare le delicate operazioni di doratura della “polena”, si sente parte di questo dinamico equipaggio. Nonostante i tanti anni in cui ha curato le lavorazioni, non ha potuto nascondere la sua grande emozione nell’accostarsi, ancora una volta, a questa grande bellezza che tramanda, di generazione in generazione, un mito leggendario dal grande significato per tutti i marinai. Negli ultimi 72 anni, da quando il Palinuro è entrato nella flotta della Marina Militare, si sono succeduti 51 Comandanti, 12 Primi Nocchieri, migliaia di marinai, e centinaia di esperti carpentieri, maestri d’ascia, velai e attrezzatori, tutti legati da un profondo senso di appartenenza che travalica l’essere fisica-

La stagione invernale, per ogni grande nave a vela, rappresenta un impegno molto intenso per le manutenzioni necessarie per assicurare l’efficienza, la sicurezza e il mantenimento delle qualità estetiche e storico-stilistiche della nave

mente a bordo. Riprendendo le parole del Nostromo, Michele Scotto, “il Nostromo forma i nocchieri, ma sono i nocchieri che permettono al Nostromo di essere quello che è, altrimenti sarebbe solo una persona, e una persona da sola non può mantenere viva una tradizione così profonda e importante”. Ci si impegna tutto l’anno, con umiltà e sacrificio, per fermare gli effetti del tempo e mantenere immutato il fascino di questo meraviglioso veliero che, spinto con il favore dei venti (Faventibus ventis – motto della nave) e dall’amore del suo grande equipaggio da quasi novant’anni, a breve tonerà a regalare nuove emozioni soprattutto a coloro che saliranno a bordo per la prima volta nella loro vita.

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I belli si fanno belli: il cigno tornerà presto a volare Al termine i lavori per l’inizio della Campagna di Solidarietà 2022. di Massimo Catuogno - foto di Luca Laiso


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nche quest’anno Nave Italia, il brigantino a vela più grande del mondo della Fondazione Tender to Nave Italia Onlus, armato con equipaggio della Marina Militare, si appresta ad affrontare la Campagna di Solidarietà 2022. Si tratta di un brigantino-goletta costruito nei Cantieri Navali “Wisla” di Danzica (Polonia) nel 1993 per conto di una compagnia olandese denominata “Swan Fan Makkum” (‘cigno della città di Makkum’), che ha veleggiato come charter per tredici anni per le Antille, attraversando l’Atlantico 18 volte grazie al suo primo armatore,Willelm Sligting. Nel 2006 arrivò a Genova per ormeggiare di fronte allo Yacht Club Italiano, realizzando, così, l’ambizioso progetto di un veliero dedicato a persone con di-

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sabilità. Grazie alla Fondazione Tender to Nave Italia Onlus costituita a bordo del Brigantino il 10 gennaio 2007 e caldamente supportata in Campidoglio a Roma sia dalle Autorità che dalla stampa, è stato possibile accogliere e promuovere molteplici progetti riabilitativi in merito a diverse aree di intervento quali disabilità, salute mentale, disagio sociale, familiare e scolastico, realizzati mettendo in mare nave Italia, la cui conduzione è stata affidata interamente alla Marina Militare Italiana. Iscritta nel “Quadro del naviglio militare dello Stato” con decreto del Ministro della Difesa del 23 aprile del 2007, la “giovane” Signora dei mari il prossimo 19 marzo compirà 15 anni. Da allora è diventata un simbolo di convivenza, una

Arsenale militare di La Spezia, il brigantino a vela Italia in bacino di carenaggio.

vera e propria scuola di vita che promuove sviluppo, integrazione, inclusione, a dispetto di ogni forma di pregiudizio in materia di disabilità ed esclusione sociale, portando avanti con orgoglio quella missione che vede il mare e la navigazione come gli strumenti precipui di educazione, formazione, riabilitazione, inclusione sociale e terapia per tutte le associazioni no profit, ONLUS, scuole, ospedali, servizi sociali, aziende pubbliche o private che si occupano di azioni inclusive verso i propri assistiti e le loro famiglie. Attraverso il Comitato Scientifico, seleziona i progetti migliori coordinandone la realizzazione mediante tre fasi metodologiche suddivise in: prima, durante e dopo l’imbarco su Nave ITALIA. Dal 2007, nel pe-


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riodo tra aprile e ottobre, svolge attività a favore delle persone più fragili della società, imbarcando oltre 5000 utenti che dopo un’intensa ed impegnativa settimana di navigazione, sempre coadiuvati dell’Equipaggio militare, si sono guadagnati il titolo di “Marinaio di Nave Italia”. Lo scorso 18 gennaio, Nave Italia ha fatto il suo ingresso nel bacino nr. 5 dell’Arsenale Militare Marittimo della Spezia, dove è stata oggetto di alcune lavorazioni ed interventi che hanno riguardato in particolar modo il Motore Termico Principale in vista della Campagna di Solidarietà 2022. Lo scorso 24 febbraio, il bacino è stato allagato per consentire a Nave Italia di uscire e concludere la sosta lavori che è stata incentrata principalmente sulle attività di carenamento, revisione e collaudo di ancore e catene, manutenzione delle valvole di presa a mare. Il raggiun-

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gimento di ambiziosi obiettivi, però, si deve soprattutto allo straordinario lavoro dell’equipaggio, formato da persone che hanno sempre lavorato instancabilmente fianco a fianco senza alcun risparmio di energie, sentendosi parte di una stessa entità e curando scrupolosamente ogni dettaglio per il raggiungimento del bene comune. Sentiamo ora la voce di un membro di questo straordinario equipaggio, il Nostromo di bordo, capo di prima classe Claudio Tiana, il più esperto ed il più anziano in grado fra i Sottufficiali addetti al Servizio Marinaresco (Nocchieri) e depositario delle conoscenze tradizionali di arte marinaresca, acquisite dopo lunga attività a contatto con la nave ed il mare. Ci racconta: “Per ottenere risultati concreti è necessario che tutti collaborino e diano il meglio di sé anche in questo periodo, solo ap-

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parentemente meno impegnativo. Ognuno con le proprie conoscenze, è un elemento fondamentale nella riuscita dell’impresa e l’impegno di tutti prestato oggi, sarà domani soddisfazione ed orgoglio per la nave”. Ed ecco il direttore di macchina, capo di seconda classe Antonio Olia, responsabile della propulsione, della generazione di energia, della sicurezza antincendio e antifalla, nonché di tutte le dotazioni e gli impianti tecnici della nave, che ci ha confidato: “La sosta in bacino è un momento delicato. I risultati degli sforzi che ognuno di noi mette in campo si vedranno nei mesi a venire, quando nave Italia tornerà a navigare. In questa fase le attività devono essere fatte bene, nel rispetto delle tempistiche, della sicurezza sui luoghi di lavoro per i membri dell’Equipaggio e di chiunque collabori con noi …”, ribadendo per altro: “la sicurezza prima di tutto”. La Campagna di Solidarietà 2022 si avvicina e con essa una nuova avventura attenderà gli uomini di nave Italia e, i “marinai speciali” che fianco a fianco cavalcheranno i nostri mari, vi aspettano a bordo e con loro anch’ io. “Mi presento, sono il Sottotenente di Vascello Massimo Catuogno ed ho l’onore di essere l’Ufficiale di Rotta di Nave Italia. Il mio compito è quello di pianificare la navigazione e di seguirne la conduzione in sicurezza nel rispetto delle direttive impartite dal comandante, nonché di essere il responsabile della compilazione della situazione meteorologica, dell’aggiornamento della documentazione nautica e della gestione dei sistemi di radionavigazione.” Il calendario della Campagna di Solidarietà 2022 è ormai pronto, quindi non mi resta che dirvi: a presto!


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I “migliori amici dell’uomo” al fianco del San Marco La capacità cinofila opera in maniera integrata con la Forza da Sbarco di Fabio Cipriani


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a capacità cinofila della Marina Militare nasce nel 2015 alla Brigata Marina San Marco (BMSM), con otto “pastori tedesco” (grigioni) selezionati presso allevatori di cani da lavoro e assegnati al 3° Reggimento San Marco. La versatilità, l’elevata mobilità con possibilità di rilascio e recupero dei nostri amici a quattro zampe sull’obiettivo con elicotteri e la rapidità di intervento che si aggiunge alle capacità sensoriali (olfatto, udito, vista) dei cani permettono di operare in maniera integrata agli assetti combat della Forza da Sbarco, nei

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diversi scenari di impiego e nelle situazioni di emergenza. I cani della BMSM sono affidati ai “conduttori”, graduati selezionati tra i fucilieri di marina che li hanno in affidamento. Conduttori e cani seguono un addestramento continuo che permette loro di divenire uno strumento di scoperta, deterrenza ed eventuale neutralizzazione di una minaccia di varia natura. I nuclei cinofili del San Marco supportano le unità di Fanteria di Marina per la prevenzione di minacce come esplosivi e ordigni esplosivi improvvisati, in

gergo conosciuti come IED (Improvised Esplosive Device). Inoltre, i cani segnalano la presenza di armi e munizioni (Explosive Detection Dog) e aumentano la sicurezza di infrastrutture “sensibili”, segnalando la presenza di “personale ostile” come deterrenza e, all’occorrenza, quale sistema “non letale” di intervento (Patrol Dog). Avere conduttori e cani addestrativi e pronti ad intervenire è un obiettivo imA sinistra il “conduttore” sottocapo di 1ª classe FCM/anf Salvatore Nocito insieme al suo “super amico” Iron.

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pegnativo da raggiungere e mantenere nel tempo. La chiave del successo risiede in una meticolosa selezione di entrambi, unito a un continuo e giornaliero addestramento condotto con il supporto di “figuranti”, ovvero altri fucilieri di Marina specializzati nell’addestramento del cane “al morso” e alla “scoperta di esplosivi”. La tecnica per addestrare i cani militari è il “condizionamento ai comportamenti voluti attraverso il rinforzo positivo”. Esso consiste nell’offrire un premio al cane a seguito di un comportamento ca-

suale o spontaneo prossimo a quello voluto. I cani in servizio hanno un impiego di circa otto anni e dopo sono affidati, a titolo gratuito, allo stesso conduttore o, in alcuni casi ad altro personale in servizio che ne fa richiesta. Prendersi cura del “miglior amico dell’uomo” dopo il servizio attivo in Marina diventa, quindi, una priorità per la stessa Marina, un segno concreto di rispetto e riconoscenza per la fedeltà e la dedizione al servizio della brigata Marina San Marco. La parola al “conduttore” sottocapo di 1ª classe FCM/anf Salvatore Nocito

Avrebbe mai pensato da fuciliere di Marina di avere un collega a quattro zampe? Prima di questo incarico quale era il rapporto con i nostri amici cani? È stato sempre il mio sogno avere un cane come collega. Quando, anni fa, si iniziò a vociferare che anche noi del San Marco avremmo formato operatori “K-9” (cani addestrati), ho fatto di tutto per essere parte di questa realtà. Vivo in campagna in mezzo agli animali, soprattutto cani, forse perché con loro ho una naturale sintonia. Oggi ho migliorato il rapporto con i cani e grazie a questa opportunità professionale, ho imparato meglio a comprenderli e a farmi comprendere. Come si chiama il suo cane? Ci descrive in breve tre sue caratteristiche? Il mio “super amico” si chiama Iron: un cane eccezionale, per me fuori dal normale. La nostra amicizia resterà unica. Un cane di una potenza fisica estrema, un fiuto e un coraggio eccezionale. A lui devo tanto perché è riuscito a fare emergere la mia vera natura: amare gli animali e servire il prossimo. Iron sa fare il suo dovere ed è sempre pronto quanto siamo chiamati ad agire e mi piacerebbe occuparmi di lui anche dopo il “servizio attivo” in Marina.


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Il farmacista in Marina: l’evoluzione di un professionista A cento anni dalla nascita del Corpo, il ruolo del farmacista della Marina dagli ospedali militari, alle missioni umanitarie internazionali, al contrasto al Covid-19 di Giovanni M. Bruno

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l Corpo Sanitario della Marina Militare è stato costituito il 1° aprile 1861, quando Cavour, Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro della Marina, presentò al Re un regolamento per dare un ordinamento unitario ai Corpi Sanitari delle flotte del Regno di Sardegna, del Regno delle Due Sicilie, del Regno Pontificio e del Gran Ducato di Toscana. Allora i 12 farmacisti, pur avendo uniforme e gradi con il caratteristico sotto-panno verde, che li assimilavano agli Ufficiali di Comando, non

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erano veri e propri militari. Fu nel 1923 con il Regio Decreto n° 688 che fu avviato il loro processo di militarizzazione, con l’istituzione degli Ufficiali Chimico – Farmacisti in servizio permanente attivo. Da allora sono trascorsi ormai quasi cento anni: la loro storia li vede per i primi anni impiegati nelle farmacie degli ospedali militari e imbarcati a bordo delle navi Ospedale per la preparazione e distribuzione di medicamenti ai reparti di degenza. In seguito, il ruolo del farmacista acquisisce maggiori competenze nel campo della logistica sanitaria, divenendo, nel tempo, importante riferimento per il settore. Non mancano, d’altro canto, gli impegni operativi, come ad esempio quelli nella Cooperazione civile e militare (CIMIC, Civil-Military Cooperation) in territorio iracheno (operazione Antica Babilonia 2004-2005) o quale Direttore alla direzione della farmacia dell’ospedale da campo nel continente africano, in Ciad (EUFOR 2008) e della farmacia della componente sanitaria della portaerei Cavour nella missione White Crane (2010) per il soccorso alla popolazione di Haiti colpita dal un catastrofico sisma. Gli ufficiali farmacisti hanno offerto un significativo contributo anche nel corso dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia del Covid-19.A partire dal marzo 2020, quando la Sanità militare ha inviato team di medici e infermieri nelle regioni più colpite, i farmacisti hanno supportato il personale gestendo la fornitura e l’approvvigionamento dei dispositivi

di protezione individuale e concorrendo nella formazione al loro utilizzo. Molto importante anche il loro ruolo nella logistica connessa all’effettuazione dei test antigenici e molecolari, un impegno che ha consentito ai Servizi Sanitari di tutte le basi della Marina di proseguire senza soluzione di continuità nell’opera di testing del personale, soprattutto quello imbarcato. In virtù di protocolli molto stringenti, tutto ciò ha consentito di non interrompere le attività operativoaddestrative della Squadra navale. Con l’inizio della campagna vaccinale a fine 2020, la presenza dei farmacisti è diventata essenziale per la gestione dei vaccini, a partire dal loro arrivo dall’Hub di Pratica di Mare e sino al momento della somministrazione. Il farmacista, in questo contesto, ha certificato che nelle fasi di trasporto e conservazione, non vi fossero state interruzioni della catena del freddo. Con il suo apporto il farmacista, dimostrando come la multidisciplinarietà sia un elemento sempre più indispensabile in ogni organizzazione, ha saputo integrarsi nelle fila del Corpo Sanitario e fornire un prezioso contributo al miglior espletamento dei compiti istituzionali della Marina.

A sinistra e in alto: il capitano di corvetta Lucioli Cristiana e il tenente di vascello Aversa Lucrezia Alessandra, ufficiali farmaciste presso la farmacia di La Spezia.

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Per chi “fare equipaggio” non è solo un modo di dire

Nella capacità di relazionarsi e trovare soluzioni comuni si trova la rotta che porta a quell’integrazione che permette di superare gli ostacoli insieme di Antonello D’Avenia

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ggi, dalle piccole aziende alle multinazionali, viene chiamato team building. Per coloro che vanno per mare, da sempre, è fare equipaggio. In mare, dal piccolo natante alla grande portaerei, bisogna saperci andare insieme, non solo nella piena collaborazione, ma soprattutto nella totale fiducia reciproca. Nell’alto mare, intorno si vede soltanto l’orizzonte: è così che al proprio fianco si scopre il compagno di ventura, il pro-

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prio braccio destro, la spalla su cui poggiarsi, colui che condurrà l’imbarcazione quando si andrà a dormire perché stanchi o perché è semplicemente finito il proprio turno e la nave deve comunque andare avanti, di giorno e di notte, con mare calmo o molto mosso. In mare, come diceva un vecchio saggio, “non ci sono autogrill dove fermarsi per un ristoro”. È la propria squadra che fornisce il ricambio che permette il riposo e la nuova concentrazione, è il rapporto speciale di


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fiducia con i propri colleghi che rende la parola collega, molto riduttiva. Il significato di fare equipaggio è come direbbero i francesi ça va sans dire (non c’è bisogno di dirlo N.d.R.). Chi ama lo sport della vela, sa di cosa parliamo. Essere squadra permette di capirsi al volo, intendersi con uno sguardo, lavorare meglio, permette al meccanismo di essere oleato e alla barca di alzare le vele nella direzione giusta e sfruttare tutti i venti, perché non ce ne sono mai di contrari: se letti bene e sfruttati a do-

vere sono tutti validi per andare nella direzione voluta. Non è un caso che in tutti gli istituti di formazione della Marina Militare si pratica molto lo sport della vela e l’insegnamento di quell’arte marinaresca che consente non solo di saper leggere i venti, le correnti e le onde, ma anche di imparare l’importanza di essere equipaggio e di ragionare come equipaggio. Non solo. Negli istituti di formazione, come l’Accademia Navale, le Scuole Sottufficiali o la Scuola Navale Militare

Morosini, molto tempo viene dedicato a tutti gli sport di squadra, dal rugby al basket, dalla pallavolo al calcio. La prossimità con l’altro, l’essere spalla a spalla, insegna che nessuno è un’isola e che solo nella capacità di relazionarsi e trovare soluzioni comuni si può trovare la giusta rotta che porta alla sana integrazione. Solo da questo punto in poi, nasce quello spirito di squadra che permette di superare gli ostacoli insieme, che a noi marinai piace chiamare spirito di equipaggio.

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Il più nobile degli sport nautici Conosciamo da vicino lo sport della vela. La barca e le sue attrezzature, le appendici, la deriva e il timone, i principali elementi di una barca a vela, il significato dei termini più comuni, sono questi gli argomenti che toccheremo su questo numero. di Pasquale Prinzivalli ualsiasi sia la dimensione di una barca a vela, per essere definita tale, necessita di tre parti principali: lo scafo capace di galleggiare e trasportare l’equipaggio e materiale vario; la velatura, fondamentale per generare la propulsione; il timone quale strumento di governo, indispensabile alla conduzione dell’imbarcazione. Lo scafo è la struttura di un’imbarcazione a cui è affidato il galleggiamento. Immerso in acqua si divide fondamentalmente in due parti, delimitate dalla linea di galleggiamento, la parte immersa sotto il “pelo” dell’acqua si chiama opera viva (carena), la parte superiore è l’opera morta (bordo libero). L’opera viva, con il proprio volume immerso in acqua, genera continuamente spinte verso l’alto in proporzione all’acqua che sposta, sia che esso galleggi o navighi. L’opera morta non contribuisce all’equilibrio dell’imbarcazione. La parte anteriore dello scafo si chiama prua, quella posteriore poppa, la fiancata destra è chiamata murata di dritta (dritta/tribordo), la fiancata di sinistra si chiama murata di sinistra (sinistra/babordo). Se volessimo dare una spiegazione alla “coperta” dello scafo, potremmo definirla come il pavimento dove è possibile camminarci su. Nello “specchio” di poppa, tramite gli “agugliotti” e le “femminelle” trova la sua collocazione una delle appendici dello scafo, il timone, costituito da una pala, da una barra e da una prolunga snodabile detta anche stick. Collocata circa a metà dello scafo, sull’asse longitudinale dell’imbarcazione, si trova un’altra appendice, la deriva. Più grande in termini di dimensioni, ha il compito di garantire una componente di resistenza laterale. E’ alloggiata in un apposito vano detto scassa della deriva. La deriva mobile potrà essere immersa nell’acqua o tirata su, con un sistema basculante o a baionetta. L’insieme delle vele, che costituiscono l’apparato propulsore della barca, sono composte nel caso più frequente da due vele triangolari: il fiocco a proravia e la randa a poppavia dell’albero. Spinnaker e gennaker sono invece vele con caratteristiche ben diverse sia per

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Maxi yacht, visto dall’alto, in navigazione a vela di bolina mure dritta.

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materiali che per forma e vengono usate nelle andature portanti. Fissato perpendicolarmente all’albero, per mezzo della trozza, c’è un altro elemento simile per materiale all’albero ma di dimensioni più ridotte, il boma. Al boma è fissato la base della randa. Il movimento in senso verticale del boma è impedito da una cima regolabile che da questo arriva al piede dell’albero, il vang o appunto ritenuta del boma. Le vele sono issate e ammainate mediante delle cime chiamate drizze, che sono fissate alla vela con dei grilli, e all’albero, su delle gallocce. Per la regolazione delle vele, in base alla direzione del vento, si usano delle cime chiamate scotte di randa, del fiocco e di spinnaker. Queste scorrono in sistemi che demoltiplicano le forze messe in gioco, i bozzelli. La randa e il fiocco, entrambi di forma triangolare, hanno tre lati e tre angoli che possono essere chiamati allo stesso modo. Il lato verso prora si chiama caduta prodiera, il lato inferiore base, quello verso poppa balumina, lungo la quale, nel caso della randa, sono realizzate le tasche nelle quali vengono infilate le stecche capaci di dare forma alla randa stessa. La caduta prodiera del fiocco è munita di un cavetto d’acciaio detto ralinga, che a vela alzata si mette in forza allo strallo, mentre, sia lungo la caduta prodiera che lungo la base della randa, sono cucite delle cime dette sempre ralinghe che vengono inferite (infilate) nelle canalette, ovvero scanalature esistenti sulla faccia poppiera dell’albero e su quella superiore del boma. L’angolo inferiore delle vele verso prora viene fissato alla base dello strallo per il fiocco, alla trozza per la randa, questi punti si chiamano angoli di mura. L’angolo inferiore, verso poppa, si chiama angolo di scotta. Infine l’angolo superiore delle vele, quello cioè cui viene fissata la drizza per issarle e ammainarle, si chiama angolo di penna o di drizza. La conoscenza di queste semplici e basilari nozioni, sulla nomenclatura degli elementi che compongono una barca a vela, potranno essere approfondite sui manuali o meglio ancora imparate in mare, sempre in sicurezza e affiancati da istruttori di vela qualificati che sapranno trasmettervi l’amore e la passione per uno degli sport più affascinanti al mondo, la vela. La rubrica continua. Sul prossimo numero parleremo di vento e delle andature di una barca vela. Buona navigazione!

LA BARCA

albero randa opera morta crocetta

linea di galleggiamento

fiocco

opera viva

strallo sartia

boma trozza vang

barra del timone

prua

stick poppa agugliotti e femminelle

coperta

pala del timone

scotta della randa

scotta del fiocco deriva

pozzetto

scafo

punto di drizza

stecca

bordo di inferitura

balumina

bugna o brancarella

punto di scotta

base

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Ciao Massimo ! La Redazione

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l 30 aprile, Massimo Patelli, 51 anni, durante la Settimana Velica Internazionale e città di Livorno, era impegnato nella regata della classe ILCA Master e stava veleggiando come altre migliaia di volte. All’ improvviso un tragico incidente, le cui dinamiche sono ancora in corso d’accertamento, lo ha strappato alla vita. A seguito del tragico lutto, tutti gli eventi sportivi e collaterali sono stati annullati. “Siamo profondamente addolorati e scossi. Giunga alla famiglia Patelli la commossa vicinanza nostra e dell’intera organizzazione della Settimana Velica Internazionale Accademia navale e Città di Livorno” hanno annunciato il sindaco del capoluogo labronico, il comandante dell’Accademia navale ammiraglio di divisione Flavio Biaggi e il presidente del Comitato dei Circoli velici livornesi Andrea Mazzoni. Anche le pagine del Notiziario della Marina vogliono dare testimonianza di vicinanza alla famiglia, agli amici, ai compagni d’equipaggio di Massimo, che come noi condivideva la passione per lo sport della vela e l’amore per il mare.

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La Settimana Velica Internazionale Accademia Navale e Città di Livorno Programmata dal 23 aprile al 1° maggio, ha origine dalla Regata del centenario, che si svolse nel 1981 quando l’Accademia navale compì il suo primo secolo di vita. Per i velisti italiani ed esteri, la manifestazione rappresenta un appuntamento importante nel panorama delle regate di rango nazionale e internazionale. Le competizioni di quest’anno sono state organizzate da nove circoli velici e dall’Accademia navale convogliando, nel mare prospiciente il litorale di Livorno, Quercianella e Castiglioncello circa 1000 regatanti. La manifestazione velica ha previsto molte attività per i più giovani e per il sociale: cinque regate per ragazzi (Tridente 16, Windsurf Slalom, Optimist, Laser, Flying Junior), il concorso “Il mare, le vele”, in collaborazione con “il Tirreno”, rivolto agli alunni degli Istituti primari e secondari della Regione e le regate per gli sportivi diversamente abili.

Ciao Massimo! Così il grande equipaggio della Marina Militare vuol dare l’ultimo saluto ad un uomo di mare, un appassionato della vela

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Dove abbracciano le nostre radici La riscoperta della marittimità storica italiana. di Antonello D’Avenia o studio della storia ci ricorda che il nostro essere marinai è un’eredità antica, tanto preziosa quanto innegabile. Dall’antica Roma che iniziò con Caio Duilio a diventare grande sconfiggendo Cartagine sul mare, fino alle imprese sul mare di Luigi Rizzo che ci portarono alla Vittoria nella Prima guerra mondiale. Ma poi, basti pensare a Cristoforo Colombo genovese o Amerigo Vespucci fiorentino. Ma sono sol-

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tanto alcune delle tante figure di riferimento che si potrebbero fare, per ricordare quanto nel mare abbracciano le nostre radici. L’Italia è disseminata di musei che ci raccontano del nostro essere marittimi. A Genova vi è il più grande museo del mare del Mediterraneo, nella città di La Spezia il Museo Tecnico navale è alle porte dell’Arsenale della Marina Militare, creando una linea di continuità che si rin-

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nova nel tempo. Così come a Venezia, dove il Museo navale è poco distante dallo storico arsenale dove i veneziani seppero dimostrare al mondo quell’arte marinaresca che ha permesso di creare una flotta che seppe dominare a lungo il Mediterraneo. E poi ancora, il museo delle navi antiche di Pisa e il Museo della Bussola e del Ducato Marinaro di Amalfi ci ricordano come non a caso, al centro della bandiera della Marina Militare e


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quella Mercantile troviamo lo stemma delle Repubbliche marinare che nella loro storia hanno saputo fare della propria posizione geografica marittima la propria fortuna e ricchezza. Dal mare, la penisola italiana ha sempre trovato le risorse per diventare grande. Visitare i musei navali non è un vezzo culturale, ma è un cercare le nostre radici, il nostro italico ingegno, le idee migliori, che ci permettano di trarre quella linfa e quel vigore che accrescano nuove idee, nuovi ingegni, marittimi e soprattutto prosperità e benessere per l’Italia.I nostri grandi porti, ma anche i tanti pic-

coli porticcioli turistici, la nostra flotta mercantile, la nostra flotta peschereccia, le tante innumerevoli barche a vela che vediamo regatare lungo le nostre coste, ci ricordano come il nostro genoma sia marittimo e la nostra storia ce lo insegna. Tutti noi marinai siamo custodi di una tradizione marittima antica, millenaria, che ci vantiamo di possedere. A sinistra il Museo Tecnico navale di La Spezia. In alto Il Galata, il Museo del mare di Genova più grande dell'area del mar Mediterraneo e anche uno dei più moderni d'Italia. In basso il “Bucintoro”, (replica del 1828) custodito nel Museo Navale di Venezia.


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L’arte: espressione della marittimità La Spezia tesoriere del mare: il Museo Tecnico Navale racconta l’arte marinaresca dalle Marine preunitarie alla Marina Militare di Mariarosaria Lumiero

La Spezia, un tesoro della Marina Militare, ogni giorno accoglie il personale della Forza Armata che fa ingresso in arsenale. Un museo, un patrimonio di arte e cultura marinaresca, un mondo sommerso per i tanti civili che per la prima volta ne varcano la soglia, un mondo da rivivere per i tanti militari che quotidianamente respirano l’aria del mare raccontato attraverso cimeli e reperti. Accadimenti di donne ed uomini che hanno segnato la storia con le loro gesta, raffigurazioni di battaglie e di eventi che denotano il passaggio dalla Regia Marina alla sempre in evoluzione Marina Militare. Il Museo Tecnico Navale di La Spezia, attraverso le sue quattro aree espositive, narra la nascita del primo Arsenale Militare italiano, l’arte marinaresca, le azioni di coloro che hanno scritto la storia e l’avanzamento tecnico della Forza Armata nei secoli. Custode delle ventotto polene più belle al mondo, è l’incontro tra antichità e modernità, tradizione ed evoluzione, tra storia e realtà. Il Direttore, capitano di vascello Leonardo Merlini, ci fa entrare, con il suo racconto dettagliato, in uno dei più antichi musei al mondo.

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Direttore qual è la storia del museo navale della Spezia? Il Museo Tecnico Navale della Spezia è il maggiore museo navale d’Italia e tra i più antichi al mondo. Erede della tradizione marittima e navale Sabauda, conserva cimeli e reperti che rievocano la storia delle Marine preunitarie e della Regia Marina fino a giungere all’attuale Marina Militare. Conserva decine di migliaia di cimeli appartenuti alle Marine preunitarie, alla Regia Marina e all’attuale Marina Militare, e testimonia da oltre 150 anni lo stretto legame esistente con la città della Spezia e il suo Arsenale Militare Marittimo. La collezione risale alla fine del XIV secolo,

quando un primo nucleo di cimeli della Real Marina Sabauda venne raccolto a Villafranche Sur Mer da Amedeo VII di Savoia, il “Conte Rosso”, che qui realizzò la prima base navale sabauda. In epoca napoleonica la struttura fu trasferita prima a Cagliari e poi a Genova, per trovare infine nel 1870, con l’Unità d’Italia la collocazione definitiva a La Spezia. Dopo la ricostruzione dell’Arsenale, a seguito dei bombardamenti alleati


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e tedeschi della Seconda guerra mondiale, il 12 maggio 1958 fu inaugurata l’attuale sede. Come si articola il percorso espositivo del museo Il percorso espositivo, rinnovato e riorganizzato nel 2019, si articola in quattro temi: le origini; le maestranze; uomini, imprese ed eroi; tecnica ed eccellenze. Nelle “origini” ripercorriamo, attraverso la documentazione dell’epoca, gli eventi che portarono all’idea di Camillo Benso Conte di Cavour, e di Domenico Chiodo, di realizzare il primo Arsenale Militare Marittimo d’Italia proprio a La Spezia. Il tema delle “maestranze” ci propone l’evoluzione dell’arte marinaresca tramandatasi nei secoli. I modelli esposti ne sono fiera testimonianza, a partire dall’Amerigo Vespucci la nave “più bella del mondo”, o dalle sezioni della pirofregata Palestro, realizzate per guidare le maestranze nella costruzione dell’unità, alla fine del XIX secolo. L’area “uomini, im-

prese ed eroi” è il doveroso tributo verso tutti quegli uomini di Marina che in pace e in guerra hanno contribuito a rendere grande l’Italia. Ne sono mirabile esempio i cimeli delle esplorazioni compiute al Polo Nord e l’epopea dei mezzi d’assalto della Marina, iniziata nella Grande Guerra con la torpedine semovente Rossetti detta “Mignatta”, per proseguire nel Secondo conflitto mondiale con il siluro a lenta corsa (S.L.C.) o “Maiale”, gli uomini gamma, i barchini esplosivi, il tante volte sentito sommergibile Scirè. La sezione “Tecnica ed Eccellenze” testimonia come la marineria italiana si ponga da oltre due millenni quale eccellenza a livello mondiale. Ammiriamo così modelli di imbarcazioni, dall’antichità fino ai nostri giorni; strumenti e ausili alla navigazione; siluri, scafandri e attrezzature usate dai palombari; l’evoluzione di armi e artiglierie navali succedutesi nei secoli sui mari di tutto il pianeta. Tra le ricchezze del museo vi sono la sala dedicata a Guglielmo Marconi e la Sala delle Polene. Perché sono così preziose?

Sono due gioielli che impreziosiscono il Museo Tecnico Navale della Spezia e lo rendono unico al mondo. Nella sala dedicata a Guglielmo Marconi sono conservate testimonianze originali delle straordinarie invenzioni dello scienziato bolognese e delle prime esperienze di radiotelegrafia navale da lui compiute proprio nel Golfo della Spezia, con il supporto e la collaborazione della Marina. La splendida Sala delle Polene, unica al mondo, conclude la visita. Sono qui raccolte ed esposte, in una suggestiva ed evocativa ambientazione, ventotto splendide polene lignee - perfetta sintesi tra creazione artistica e narrazione storica - provenienti da bastimenti delle Marine preunitarie e della Regia Marina risorgimentale. Solo per citarne alcune, ricordiamo la misteriosa Atalanta, rinvenuta nel 1868 nell’oceano Atlantico, il Bardo celtico della motonave Cambria dell’’impresa dei Mille e la polena del Cristoforo Colombo. A sinistra: il direttore del Museo Tecnico Navale di La Spezia, capitano di vascello Leonardo Merlini.


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Oceani Lontani 25 anni fa si concludeva il Periplo del mondo. Una campagna storica, che ha visto la Marina al servizio del sistema Paese di Emanuele Scigliuzzo ove mesi, trentacinque porti in ventitré Paesi di cinque continenti. Sono questi i numeri che sintetizzano quella che si può considerare la prima campagna della Marina Militare a favore del Sistema Paese. “Oceani Lontani”, questo il nome della missione che ha visto protagonista il

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27° Gruppo Navale, composto dal cacciatorpediniere Durand de La Penne e dal pattugliatore di squadra Bersagliere, al comando dell’allora contrammiraglio Claudio Maria De Polo. Un’operazione strategica pensata anche a favore del made in Italy, per promuovere le professionalità e le conoscenze tecniche del nostro paese, condotta in collaborazione con il ministero degli Esteri e

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del Commercio Estero. Insieme agli equipaggi impegnati in questo storico periplo, “Una delegazione di quasi 600 persone su navi italiane in giro per mondo è uno spaccato d’Italia che in questi nove mesi si è fatto conoscere ed apprezzare per le sue capacità operative, tecnologiche, culturali civili ed umane”. Queste le parole dell’ammiraglio Angelo Mariani, in quegli anni capo


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Le tappe del 27° Gruppo Navale Partite da Taranto, le due unità hanno fatto sosta nei seguenti porti: Casablanca (Marocco), Dakar (Senegal), Rio de Janeiro (Brasile), Montevideo (Uruguay), Bueno Aires, Puerto Belgrano e Ushuaia (Argentina),Valparaiso (Cile), Callao (Perù), Guayaquil (Ecuadore), Acapulco e Manzanillo (Messico), San Diego, San Francisco e Pearl Harbor (U.S.A.), Hakodate (Giappone),Vladivostock (Russia), Inchon (Corea del Sud), Shangai (Cina),Tokyo (Giappone), Hong Kong (Cina), Ho Chi Minh (Vietnam), Manila (Filippine), Darwin, Sydney, Melbourne, Adelaide e Fremantle (Australia), Singapore, Jakarta (Indonesia), Port Klang (Malesia), Mumbay (India), Kuwait City (Kuwait), Abu Dhabi (E. A. U.) e Gibuti.

Taranto, 12 luglio 1996. Il cacciatorpediniere Durand de La Penne, seguito dal pattugliatore d’altura Bersagliere in partenza per il terzo Periplo del Mondo della Marina del dopoguerra.

di Stato Maggiore della Marina nel suo intervento al termine della campagna. “Cinquant’anni fa, ha proseguito l’ammiraglio Mariani, queste operazioni servivano solo per far conoscere la Bandiera italiana nel mondo. Oggi, invece, sono importantissime per la cooperazione internazionale che la Marina e l’intero Paese sono chiamati a svolgere al di fuori del Mediterraneo e

dell’ambito NATO”. Il periplo del mondo, il terzo nella storia della Marina, è stata una campagna con una valenza quindi certamente determinate per le industrie del comparto Difesa, ma anche in ambito politica estera instaurando e consolidando rapporti internazionali con Paesi non europei ed esterni alla NATO e all’ONU. Un peso specifico rilevante però, la campagna

del 27° Gruppo Navale, l’ha avuto anche dal punto di vista professionale. Nell’arco dei nove mesi, sono state diciotto le esercitazioni svolte con le Marine estere, oltre alle visite di strutture operative. Inoltre diverse le occasioni di scambio di personale che ha favorito un importante arricchimento per gli equipaggi. Una strategia dettata anche dai mutamenti degli scenari geopolitici. La fine della Guerra fredda ha visto l’Italia proiettarsi verso nuovi impegni in diverse regioni del globo, modificando anche gli interessi nazionali. “Oceani Lontani” è iniziata il 12 luglio del 1996 dal porto di Taranto, con il transito nel canale navigabile del mar Piccolo con le navi salutate da una popolazione emozionata, per farvi rientro dopo 267 giorni e 46.000 miglia nautiche (oltre 85100 km) percorse.

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Il Garibaldi e la memoria dell’Eroe dei due mondi Una nave che ha fatto la storia della Marina, ma che la storia, la conserva dentro di sé di Alessandro Busonero

ricordi vanno indietro nel tempo, quando imbarcato sul Garibaldi, scoprii una piccola, ma ben fornita “area museale” dedicata all’eroe dei due mondi, proprio all’interno della nave, nelle zone del Quadrato ufficiali e del corridoio del Comandante. L’affetto mi porta a descrivere questo aspetto, forse non molto noto, della portaeromobili Giuseppe Garibaldi. La prima nave tuttoponte italiana varata nel 1983 che non solo ha fatto la storia della Marina, ma che la storia, la conserva dentro di sé. Ritornato a bordo qualche anno dopo, tali zone non solo hanno conservato il loro fascino e interesse, ma con sorpresa, il tempo le ha arricchite di altri cimeli grazie alla passione dei Comandanti e degli equipaggi che sul “Peppino” si sono avvicendati e che tutt’ora vi prestano servizio. Vi porto allora con me a bordo, insieme sul “barcarizzo”, saluto la Ban-

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diera e dopo le ripide scalette salgo di qualche ponte. Qualche passo ancora nel corridoio e sono di fronte a delle teche, degli scrigni, dove è conservata un tassello di memoria di chi fece l’Italia: G. Garibaldi (1807-1882). Tra gli oggetti in mostra, l’orologio da taschino del Generale con le lancette immobili e con loro la storia che si è fermata all’800. Poco distante, una fotografia in bianco e nero dell’eroe con una dedica: “All’incrociatore Garibaldi questa fotografia di mio padre perché si veda come lui portava l’orologio che io ho donato. Clelia Garibaldi”. Clelia (1867 1959) è stata una scrittrice. Primogenita di Giuseppe Garibaldi e Francesca Armosino, dedica la vita alla memoria del padre, curando la casa museo di Caprera, accogliendo ospiti e visitatori e scrivendo le sue memorie. Lo sguardo si sposta di qualche decina di centimetri e soffermo lo sguardo sulla sciabola. La immagino al fianco del condottiero a cavallo, magari sguainata e rivolta in avanti ha dato l’incitamento ai garibaldini in camicia rossa. Chissà. Un altro cimelio stimola l’immaginazione di chi lo osserva: una roncola da giardinaggio appartenuta all’eroe. Per un attimo vedo con gli occhi della fantasia Garibaldi, in là con gli anni, con la roncola in mano mentre sistema il giardino della sua casa di Caprera, tra l’odore della salsedine portato dal maestrale maddalenino e il profumo della macchia me-

Giuseppe Garibaldi Il più popolare eroe della rivoluzione italiana, cavaliere dei popoli oppressi, il leggendario e invitto condottiero delle Camicie rosse. Uno dei più grandi italiani che la storia ricordi (1807-1882). Nome in precedenza attribuito, come Garibaldi, a Pirofregata a elica ex napoletana, già Borbone, (1861-1894) e come Giuseppe Garibaldi a: Incrociatore corazzato della classe omonima, accreditato durante la Guerra italo – turca dell’affondamento di una cannoniera avversaria e perso in azione per siluramento durante la Grande guerra (1901-1915); Incrociatore leggero, classe “Duca degli Abruzzi”, modificato in seguito nel primo Incrociatore lanciamissili della Marina (1937-1971). prossima unità navale che porterà il nome dell’Eroe dei due mondi”. È bello pensare che come in una staffetta tra le pagine della storia d’Italia, la Marina Militare abbia passato il testimone della memoria a ben cinque navi intitolate a Garibaldi. La Marina dirà sempre “obbedisco” alla memoria delle gesta dell’eroe dei due mondi che iniziò l’avventura della sua vita come Marinaio e soprattutto ai valori che lo stesso Generale è ancora in grado di trasmettere. diterranea. Ancora una foto, questa volta con firma autografa e ritrae il generale Ricciotti Garibaldi. Ricciotti (1847 – 1924) figlio di Anita e Giuseppe Garibaldi è politico, patriota e condottiero. Infine, una targa colpisce l’attenzione e fa riflettere: “I cimeli contenuti in questa teca appartennero al generale Giuseppe Garibaldi. Provengono dall’incrociatore lanciamissili G. Garibaldi e saranno affidati alla

I cimeli dell’Eroe dei due mondi presenti nell’area museale a bordo di nave Garibaldi.

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L’Impresa dei Mille e i “marinai cannonieri” Maggio 1860: Storia di mare nell’impresa che fece l’Italia di Enrico Gurioli

a storia della Marina Militare del Regno d’Italia è di fatto cominciata con le truppe di Garibaldi che da Quarto, in Liguria, sbarcarono in Sicilia l’11 maggio 1860 dopo aver navigato per giorni contro un vento e un mare da sud est, sui piroscafi a pale Piemonte e Lombardo. Garibaldi è già un nome noto a tutti. Con lui ci sono i Cacciatori delle Alpi, poco più di mille uomini coraggiosi, male armati, impavidi, temerari e decisi, reduci della Seconda guerra di indipendenza contro l’esercito imperiale austriaco, pronti a combattere di nuovo per liberare il Sud dai Borboni. Le due navi a vapore, requisite per mezzo di una complessa manovra nel porto di Genova, davano sufficienti garanzie di imbarcare in sicurezza uomini da portare in Sicilia. Sia il Lombardo, uno dei primi scafi costruiti in acciaio, sia il Piemonte con i suoi dieci anni di attività marittima, utilizzato prevalentemente per il servizio postale cabotiero, potevano compiere la naviga-

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zione in sicurezza. Quella notte, tra il 5 e 6 maggio del 1860, i due piroscafi salparono l’ancora di fronte allo scoglio di Quarto, vicino Genova, per fare rotta verso le Egadi. Dopo l’approdo a Talamone dove caricò armi e munizioni, arrivò il 9 maggio nel porto di Santo Stefano per rifornirsi di acqua e carbone, assieme a un misterioso, quanto mai importante, carico di monete in oro. Ripartiti dopo un paio di giorni, al largo li attendeva un mare incrociato con onde senza una direzione chiara e ben definita. Si è raccontato che i due vapori, per evitare navi borboniche, abbiano seguito una rotta fin quasi sotto le coste tunisine. In realtà era l’unica rotta possibile per mitigare la furia del mare. Rotta su Marsala. Tutti erano agitati e indecisi in quei giorni di scirocco. Soprattutto, furono titubanti i comandanti della corvetta a vapore Stromboli e della fregata a vela Partenope, dell’Armata di Mare borbonica che bombardarono dal mare le imbarcazioni gari-

Sistema Museale di Caprera. Il Sistema è un complesso statale che integra il Compendio Garibaldino e il Memoriale Giuseppe Garibaldi. (foto: www.garibaldicaprera.beniculturali.it).

baldine con qualche imprecisione di tiro di troppo. Il Lombardo si arenò durante la manovra di attracco nel tentativo di evitare di schiantarsi contro il molo. Gli uomini di Garibaldi sbarcarono “coperti” da due navi militari della Royal Navy, ufficialmente inviate per difendere i bagli inglesi con le loro botti piene di vino pregiato: la Sicilia fu deci-


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samente occupata da poco più di mille “clandestini” accolti “su per giù come si accolgono i cani in chiesa”, così scrisse Giulio Cesare Abba. Le navi borboniche ottennero un effimero successo catturando il Piemonte abbandonato al proprio destino dal comandante e dalla multiforme ciurma nominata in seguito, a Calatafimi, la compagnia garibaldina dei “marinai cannonieri”.


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Pale a prora!

RECENSIONE

Storia della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” e dell’istruzione marinaresca a Venezia dalla Serenissima ai giorni nostri Incontro con l’autore, Andrea Tirondola di Alessandro Busonero

el 2012 si sono festeggiati i primo cinquant’anni della Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia, ente di formazione della Marina Militare il cui fine è di avvicinare i giovani all’amore per il mare attraverso i canoni formativi propri della Forza Armata. Nell’ambito delle celebrazioni in corso nel 2022 per i 60 anni dell’Istituto torna alla ribalta il libro che ne racconta la storia, “Pale a prora!”. Ce ne parla l’autore, Andrea Tirondola. “Il libro è nato nel 2011 dalla volontà congiunta della Marina Militare e dell’editore di raccontare le vicende del “Morosini”, che in precedenza erano

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state oggetto di diverse pubblicazioni, mai tuttavia organiche e approfondite. L’occasione è stata utile per raccontare la storia dell’istruzione marinaresca nella Repubblica di Venezia, basata essenzialmente sulla pratica, e sfatare alcuni miti ricorrenti, come quello per cui la Scuola Navale troverebbe un antenato nel “Collegio dei Nobili” della Giudecca, che al contrario nulla aveva a che fare con la Marina della Serenissima. Si descrivono poi i primi veri istituti di formazione marinara che ebbero sede a Venezia nel XIX secolo (a partire dal Collegio di Marina austriaco), per giungere alla travagliata nascita sull’isola di S. Elena, nel 1936, del Collegio Navale della GIL (Gioventù Italiana del Littorio), nella struttura che ospita l’attuale Scuola Navale Militare. Oggetto di particolare studio sono state poi le vicende che negli anni 1943-1945 hanno interessato il comprensorio, destinato nel dopoguerra a ospitare alcuni corsi delle Scuole Sottufficiali. Si giunge, infine, alla decisione da parte della Marina di istituire nel complesso di S. Elena, nel 1961, un Collegio Navale per consentire ai giovani di tutta Italia di crescere e formarsi

Autore: Andrea Tirondola Editore: In Edibus Anno di pubblicazione: 2012 Lingua: italiano Numero di pagine: 240 Brossura Prezzo: € 25,00 N OT I Z I A R I O

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secondo i valori e le tradizioni della Marina. La storia del “Morosini” trova infine altri passaggi fondamentali nel passaggio da Collegio a Scuola, alla fine degli anni ’90, con la conquista dell’autonomia scolastica e, da parte degli allievi, dello status di militari, fino all’apertura dei corsi alle ragazze nel 2009. La ricerca, svolta su materiali d’archivio e testimonianze di prima mano, non ha solo voluto colmare un vuoto nella storiografia: è un omaggio alla Scuola e ai suoi allievi, senza la cui essenziale collaborazione non avrebbe potuto vedere la luce. Dopo dieci anni dalla pubblicazione si può dire che la storia del “Morosini” non si è cristallizzata; ormai pienamente integrata nella città di Venezia, e nel contempo sempre più impegnata in iniziative di carattere internazionale, la Scuola Navale continua a perseguire, in un connubio di tradizione e modernità, il proprio compito formativo grazie al quale, dal 1961 ad oggi, migliaia di ragazzi hanno potuto diventare uomini, militari e non, seguendo i valori della Marina Militare”.


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Notiziario della Marina Il mare raccontato dai professionisti


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L’arte, espressione della marittimità

2min
pages 52-53

Recensione: Pale a prora! di Alessandro Busonero

5min
pages 60-64

Oceani Lontani di Emanuele Scigliuzzo

4min
pages 54-55

L’Impresa dei Mille e i “marinai cannonieri”

3min
pages 58-59

Il Garibaldi e la memoria dell’Eroe dei due mondi

2min
pages 56-57

Dove abbracciano le nostre radici di Antonello D’Avenia

2min
pages 50-51

Il più nobile degli sport nautici di Pasquale Prinzivalli

2min
pages 46-47

I belli si fanno belli: il cigno tornerà presto a volare

3min
pages 34-35

La sosta lavori della nave scuola Palinuro

4min
pages 30-33

Ciao Massimo

4min
pages 48-49

Il farmacista in Marina l’evoluzione di un professionista di Giovanni M. Bruno

2min
pages 42-43

I “migliori amici dell’uomo” al fianco del San Marco

6min
pages 36-41

Per chi “fare equipaggio” non è solo un modo di dire

2min
pages 44-45

Sosta lavori per la nave scuola Vespucci

6min
pages 26-29

Dall’Artico a Taranto, la parola ai protagonisti

3min
pages 20-21

Operazione Irini: flagship la fregata Grecale di Fabiana Cilona

2min
pages 12-13

Standing Nato Maritime Group 2: flagship la fregata Margottini di Roberto Greco

5min
pages 10-11

Morosini: Giuramento Solenne

5min
pages 4-9

Cold Response 2022: termina l’esercitazione NATO

4min
pages 16-17

Operazione Atalanta: flagship la fregata Bergamini di Roberta Pizzimento

3min
pages 14-15

Quarta Divisione Navale e difesa dell’ecosistema marino di Dario Mazzone

8min
pages 22-25

Garibaldi: ultima pagina del diario di bordo

4min
pages 18-19
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