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Frastuoni

di Gabriele Giustini

THE STROKES “The New Abnormal” RCA Records

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Era il 2002 e “Is This It”, il debutto dei The Strokes, era uscito da qualche mese e stava piacendo moltissimo. C’erano quei richiami newyorchesi, quella batteria sincopata un po’ The Feelies e melodie azzeccate per ciascun brano del disco. Vennero anche in Italia a presentare il disco, data unica all’Alcatraz di Milano e via. Erano i tempi in cui si facevano le zingarate dopo lavoro, per trasferte impossibili. Arrivammo un po’ in ritardo per l’apertura degli Stereo Total e poi ci godemmo ben 40 minuti di concerto dei The Strokes. Suonarono il disco, niente brani in più o cover. Alle 22.30 era tutto finito, rientrammo ben più presto di altri concerti visti in città e raggiunti in bici. Apprezzai molto anche il secondo “Room on Fire”, un po’ meno ispirato ma pur sempre piacevole. Poi li persi e in realtà mi sfuggì tutto l’hype dietro la loro partecipazione come headliner al Primavera Sound. Ma questo nuovo “The New Abnormal” è sorprendente per quanto funziona. Ci sono gli echi degli esordi, con un po’ di elettronica in più. Sì, c’è sempre quel dejà listened e un po’ di posa, ma “The New Abnormal” fila via che è una meraviglia e si muove con classe tra rock and roll, indie, pop, new wave, electro/synthpop. Fra i brani si segnalano “The Adults Are Talking”, in apertura – specialità in cui i The Strokes eccellono, ‘Bad Decisions’ e ‘Ode to the Mets’.

WAXAHATCHEE “Saint Cloud” Merge

Waxahatchee è il nome del progetto di Katie Crutchfield, cantautrice dell’Alabama, giunta alla sua sesta uscita solista, discografia composta da 5 album e un EP. Katie, appena trentenne ma già veterana della scena alternative-folk americana – prima dei suoi lavori in solo era nei P.S. Eliot con la sorella gemella Allison – arriva, con il nuovo “Saint Cloud”, pubblicato da Merge, al momento migliore della propria carriera. Messo leggermente da parte l’indie-rock, comunque buono ma forse sprovvisto di una certa personalità, Waxahatchee abbraccia sonorità più adulte, destreggiandosi con classe assoluta tra Americana, Folk tradizionale e Country. Quando scriviamo di assoluta classe, intendiamo l’equilibrio magicamente trovato tra testi sofferti – si parla di dipendenze da alcol e amore, rapporti autodistruttivi – e arrangiamenti complessi, tanto da poter scomodare qualche riferimento, più d’uno, al Bob Dylan più ispirato. Ma anche Springsteen o The Beatles. A parte il singolone a tratti eccessivamente mainstream ‘Can’t Do Much’, “Saint Cloud” è ricco di canzoni bellissime, su tutte ‘Fire’, ‘Lilacs’, ‘War’ la lancinante ‘Ruby Falls’ e soprattutto ‘Arkadelphia’ che, con il suo dark-folk, è forse il momento migliore di tutto il disco.

ARBOURETUM “Let It All In” Thrill Jockey

Fra le mie band preferite ci sono quelle rimaste, solo apparentemente, indietro di un mezzo secolo abbondante. Gli Arbouretum, da Baltimora, grazie al loro psych/folk/ rock mistico ed evocativo, rientrano senza alcun dubbio in questa speciale categoria. Ne saranno senz’altro entusiasti. Ma la loro capacità di avere infinite influenze – giuro ci potete trovare tracce tanto di doom nordico, quanto del folk inglese, tanto del country blues, quanto della psichedelia o di Americana – e di digerirle senza l’ausilio di alcun gastroprotettore, ammodernando e personalizzando la loro idea di psichedelia moderna, li rende realmente unici. Attivi sin dai primi anni Duemila, con almeno un disco capolavoro nella loro discografia – tipo “Coming Out of the Fog” del 2013, ma anche “The Gathering” del 2011 – gli Arbouretum proseguono, riuscendoci, nel loro percorso artistico privo di sfumature o passi falsi. Forse leggermente più morbido, rispetto alle altre prove, “Let It All In”, questo il titolo del nuovo album fresco di uscita su Thrill Jockey, unisce acid folk, melodie delicati e panorami esoterici. Il succo è il seguente: se vi piacciono almeno tre dei seguenti gruppi in ordine assolutamente sparso, come mi vengono in mente – Dead Meadow, Mad River, Neil Young, The 13th Floor Elevators, Creedence Clearwater Revival, Quicksilver Messenger Service, Television, Will Oldham/Bonnie Prince Billy, Woods – ecco, gli Arbouretum potrebbero diventare il vostro nuovo gruppo preferito.

FRASTUONI SU SPOTIFY La playlist di Frastuoni è su Spotify. Aggiornata settimanalmente, contiene una selezione dei migliori brani sia italiani che internazionali, in linea con i gusti della rubrica. In copertina Fiona Apple. Scansiona il QR code per accedere direttamente e segui la pagina Facebook di Lungarno per rimanere aggiornato. Per reclami, segnalazioni e pacche sulle spalle, scrivi a frastuoni@lungarnofirenze.it