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Libri e libellule: Preferirei di no

Preferirei di no

“ È una questione di qualità, o una formalità”. Non certo una priorità, come decidere di riaprire le librerie: al momento l’unica priorità resta quella di evitare il contagio (nel dubbio, leggere Cuore di tenebra). E invece con il DPCM del 10 aprile è stato deliberato che le librerie potessero ripartire: decisione “poco sensata”, “senza alcuna riflessione, partecipazione, misura di sostegno chiara, e senza indicazioni su come dovrà essere gestito il tutto”, scrive la casa editrice indipendente effequ. Della stessa posizione i tipi di Todo Modo, attivissimi in città con la consegna dei libri a domicilio. Il tempo di tornare in libreria, dicono, non è ancora arrivato. Credo sia necessario srotolare il filo dello yo-yo che in queste settimane si è aggrovigliato: nel riarrotolarlo, forse, ci tornerà in mente che il settore editoriale si trova dentro una crisi perpetua, in una lotta senza fine che coinvolge tutta la filiera. Le retoriche istituzionali sui libri sono affascinanti e consolanti, ma fuori tempo massimo e prive della consapevolezza che la libreria è l’ultimo anello di una catena alimentare che mai come adesso si è fatta cannibale. La decisione di riaprire è stata prematura, e non fa bene nemmeno a tutti noi libreria addicted. Una carta pescata in fretta dal mazzo e gettata a caso nel mucchio, succeda quel che succeda. Ebbene, succede che si danneggia chi è già senza protezioni – non si dica che possono bastare quelle sanitarie! – creando asprissime diatribe tra chi fa un mestiere molto bello e sì, molto duro, mettendo ancora più a repentaglio non solo la salute di tutti coloro che finora hanno obbedito con coscienza (e ingegnandosi per non affondare), ma anche la capacità di credere che il mondo del libro lo si voglia veramente aiutare.

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I MESTIERI DEL LIBRO BESTIARIO EDITORIALE

di Carlo Benedetti

Il libraio

Delle varie professioni legate alla catena dei libri, il libraio è l’ultimo e fragilissimo anello. È lui che consegna il libro nelle mani del famigerato, quasi estinto, lettore. Per questo tutti gli altri mestieri dell’editoria lo trattano con riverenza mista a stupore: perché aprire una libreria visto che è impossibile non dico guadagnarci, ma almeno non rimetterci (su 10 euro di libri venduti ne restano 0,40€)? Il libraio (indipendente) non ha una risposta. Si aggira fra i propri scaffali mettendo in ordine, sperando che questo aiuti a mettere ordine anche dentro di lui. Alterna con una certa regolarità fasi di realismo disincantato ed estremo – “Basta, metto il bar” – ad altre di slancio culturale inarrivabile – “Facciamo un festival di poesia turca!”. Queste, mescolate a una frugalità monacale, gli permettono di arrivare a fine mese e continuare a lottare. Poi, in una mattinata come le altre, entra quel ragazzo che non ha neanche 15 anni, che dovrebbe essere a scuola, che fuma di nascosto nel vicolo qui dietro, al quale per miracolo avevi venduto “Alta fedeltà” di Nick Hornby. “Non male ‘sto libro. Dai, dammene un altro”. Il libraio allora sorride, sforzandosi di non cedere alla commozione e di resistere alla voglia di abbracciarlo.

Dove puoi trovarlo in città? La SEF (Società Editrice Fiorentina – www.sefeditrice.it) deve il nome ad una storica casa editrice del XIX secolo. Allora, come oggi, si occupa di saggistica, sia scientifica, sia umanistica, con un’attenzione speciale al territorio.