GiornaleLucano.it - 2011-11-29 - N°13

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quattordicinale • Anno VI • n. 13 dal 29 novembre al 12 dicembre 2011

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La vita al tempo della guerra

Vitangelo, 12 anni nel ‘43, racconta come sopravvisse da solo nella Potenza afflitta dalle bombe alleate e dalla fame e ci insegna come affrontare i periodi più difficili da pagina 2 a pagina 8

È successo a Potenza Dentro la città: l’agonia di Via Mazzini

alle pagine 9, 10 e 11

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Vi raccontiamo una storia

Vitangelo, il bimbo che Non è facile camminare per la strada con Vitangelo Di Fino. Non per niente: come si fa ad andare avanti se, quando meno te l’aspetti, sbuca fuori un signore che prende la mano del signor Di Fino, lo guarda commosso e gli chiede: “Si ricorda di me?”, per aggiungere immancabilmente una delle seguenti frasi: “Lei mi ha salvato la vita”; oppure: “Lei mi ha aiutato tantissimo”. O qualcosa del genere. Di molte di queste persone e di questi episodi, Vitangelo non ricorda nulla: sarà l’età (ha 80 anni), sarà l’ictus che nel 2004 lo ha colpito. Ma quel brutto colpo si è trasformato – come tante volte è accaduto nella sua vita – nell’opportunità per nuove sfide. In questo caso, ha deciso di cominciare a mettere su carta i suoi ricordi. Non quelli oramai persi nel buio dell’oblio, bensì quelli che premevano, impazienti, dagli angoli più remoti della memoria, desiderosi di farsi conoscere. Ed è per questo che faldoni e faldoni di carte, alcune sparse altre ordinate, hanno cominciato ad ammonticchiarsi in casa Di Fino. Raccolte amorevolmente dalla moglie, a volte stirate dalle dita della consorte dopo che il coniuge le aveva appallottolate e accartocciate, scontento del risultato. Ne è venuto fuori un archivio di pensieri, reminescenze e tracce. Di alcuni di essi, Di Fino è assai soddisfatto. Perché fermano su carta i resti di un mondo oramai lontano e inimmaginabile dalle generazioni attuali.

Quanto era bello mio Padre Carabiniere, come era fiero, quando indossava l’alta uniforme dell’Arma, la vestiva con stile, come fosse un perfetto stilista – indossatore. La divisa non faceva una grinza, il suo fisico armonioso era perfetto. I baffetti, i capelli neri, l’altezza, la postura, il pennacchi, la scimitarra, nel ritratto mettevano in risalto i lineamenti di un fisico atletico di un uomo bello e di buona presenza. Ha combattuto nelle trincee in alta montagna. Dalla Prima Guerra Mondiale è ritornato con sette ferite che gli furono fatali, ebbe diverse medaglie e croci di guerra al valore. Fu riconosciuto Grande Invalido. Quanto era bello mio Padre Carabiniere! Il tuo ritratto sì che meriterebbe la copertina dei settimanali di attualità, farebbe grande furore più che valletto poli. Un figurino come te non si è mai visto. Quanto era bello mio Padre Carabiniere. Caro Papà, oggi i tuoi colleghi le ano nelle strade in città, ma muoiono come se fossero in montagna senza saper chi sono i nemici. Anche ora come ai tempi tuoi i Carabinieri sono sempre i più fedeli nei secoli e presenti nei cuori italiani. Quanto era bello mio Padre Carabiniere, il suo nome era Giuseppe Di Fino di cui sono fiero.

Il narratore Ma il meglio Di Fino lo dà quando racconta. Forse non ne è del tutto consapevole, ma ha il gusto e soprattutto il dono della narrazione. Le sue storie sono interpretazioni da attore consumato. Con la differenza che è tutto vero. E quando si accomoda sul divano, attorniato dai familiari, seduto così avanti sul cuscino da dare l’impressione che cadrà per terra da un momento all’altro, Di Fino dipinge con verbi, sostantivi e aggettivi un mondo che impressiona. Un nondo in cui bisogna lottare per vivere. Vitangelo è stato protagonista di sto-

rie, quando era poco più di un bambino, nelle quali immagineremmo in difficoltà un adulto vaccinato e rotto a tutto. Eppure le ha superate in calzoncini corti, dimostrando un talento unico nel cavarsela e un’inesauribile riserva di forza d’animo. Il mito del papà Il padre di Vitangelo Di Fino si chia-

mava Giuseppe. Era un carabiniere. A vedere le rare foto che lo ritraggono, era il carabiniere per antonomasia, già dall’aspetto fisico: alto, schiena dritta, asciutto ma robusto, due mustacchi neri a manubrio che sembravano disegnati con l’inchiostro di china. Aveva servito la Patria – come usava dire all’epoca – nella Prima Guerra Mondiale, combattendo vicino all’Isonzo. In guerra aveva subito ferite che avranno,

più in là, conseguenze fatali. Tornato a casa, aveva rinunciato la pensione che lo Stato riconosceva agli invalidi per cause di guerra. Per non pesare sulla Patria. Altri tempi. Vitangelo ha ancora oggi per lui una sorta di venerazione. Ha scritto una poesia in cui l’aggettivo più utilizzato è “bello”. Per lui, quell’uomo dal portamento marziale, simile a uno dei gendarmi di Pinocchio, è un modello, e non solo come


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sopravvisse alla guerra

I racconti del signor Di Fino che nel 1943 rimase solo al mondo, senza genitori, senza casa, senza soldi ma seppe sempre cavarsela. E oggi, in tempi di crisi, narra vicende che possono insegnarci davvero molto

Giuseppe Di Fino, papà di Vitangelo, ritratto nell’alta uniforme dei Carabinieri

sinonimo di “indossatore”. Storia 1 La voce di Mastrandrea Mastrandrea è il lattoniere di Venosa. E Venosa è la città in cui nasce, il 4 marzo del 1931, Vitangelo Di Fino. Quando ha sette anni, è spesso a bottega di Mastrandrea. Che è un personaggio da film. Zoppica, ha un vocione

di Rocco Pezzano

cavernoso, cammina gettando di qua e di là le braccia come fossero le ali di un pennuto impazzito. Sa maneggiare il fuoco e il ferro, è una sorta di orco di paese. Oggi c’è Shrek al cinema, allora c’era Mastrandrea dietro il mantice. Un giorno Vitangelo sta giocando nelle vie del paese con i suoi amici. Entra in un vicolo buio, correndo. Nel vicolo non si vede niente, o quasi. Ecco perché non si accorge di quella silhouette da pipi-

strello gigante che si staglia in fondo alla stradina. Gli finisce addosso. E’ Mastrandrea, intabarrato nel suo logoro mantello, che lo accoglie nelle sue robuste braccia. Vitangelo, per l’abbrivio, finisce con la faccia giusto sulla pancia del fabbro. Per questo può apprezzare le rauche vibrazioni della sua voce da basso con l’orecchio praticamente incollato alla loro fonte: lo stomaco di Mastrandrea. Ed è da lì, da quella caverna, che Vi-

tangelo sente venir fuori una frase che non scorderà mai: “Uagliù, addu’ curr’? Arritirat’ a cas’t che attan’t stei murend’”. Dal venosino: “Ragazzo, dove corri? Vai a casa che tuo padre sta morendo”. L’acciottolato delle strade è aria sotto i piedi alati di un Vitangelo che vola a casa. Entra e trova la mamma china sul letto, che bacia piangendo le mani inerti del marito. Giuseppe Di Fino non è più. ...continua a pagina 4


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Vi raccontiamo una storia C’era una volta, dirimpetto alla chiesa di San Rocco a Potenza, una simpatica, maestosa, spettacolare quercia secolare, con una chioma imponente, da fare invidia a tanta gente. Era l’emblema di Potenza antica, forte, coriacea, ha resistito anche al bombardamento dell’8 settembre 1943. Aveva un tronco di così grande proporzione che ci volevano dieci persone, tenendosi per la mano , per abbracciarla. Era monumentale, difficile trovarne un’altra uguale. Era diventata il simbolo istituzionale della Potenza di un passato assai lontano. La sua ombra, nei giorni afosi estivi, offriva ai viandanti una meritata sosta, un’oasi per un fresco boccone di ossigeno e l’occasione di una visita a San Rocco, che sempre solo se ne stava in quell’angolo di strada. Formava un angolo così suggestivo e caratteristico, caro ai potentini, che lo elessero a punto di riferimento e di appuntamenti per le gite fuori porta.

sera dei giorni di festa, si davano convegno per gustare un bicchiere di vino in compagnia, facendosi un giro di morra o giocando a carte a padrone e sotto, poi, per cacciare la malinconia di quei giorni tristi del dopoguerra, intonavano un ritornello paesano di ringraziamento, per averla scampata bella durante la guerra, “San Gerard’ u’ Prottettor d’ Potenz adda fa murì chi mal c’ vol….”. Poi la sera tutti rientravano a casa sobri e non ubriachi, allora non c’erano né balere né spinelli e così finiva la serata in allegria. Spero che ci sia almeno una fotografia a futura memoria della Potenza pulita. Così la gente si divertiva.

Nei dintorni erano sorte diverse osterie, dove gli amici, la

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L’ultima immagine di quel giorno, per Vitangelo, è quella di se stesso che si getta sul letto e bacia a sua volta le mani ancora tiepide del papà. Le ferite riportate in guerra alla fine hanno prevalso sul suo corpo forte. Ha 54 anni. Vitangelo resta solo

Passa qualche anno. E’ il gennaio del 1943. Ultimo anno di guerra. La mamma ha 54 anni. Il destino o il caso hanno deciso che, alla stessa età del marito, muoia anche lei. Vitangelo non ha ancora dodici anni. Alcuni zii accettano di prendersi in carico le sue sorelle. Ma lui – forse perché maschietto e considerato più difficile da ge-

stire – rimane assolutamente solo. Senza famiglia. Senza casa. Senza denaro. Solo con il nulla. Le istituzioni decidono di prendersi cura di lui. Si fa per dire. Il ragazzino finisce nell’Educatorio. Versione littoria del collegio. Si trova a Potenza, dove un giorno verranno ospitati i garage della Provincia.

In estate, con gli altri ragazzi dell’Educatorio – provenienti anche da tutto il Sud Italia – viene spedito al Campo Dux. Il regime sta morendo ma pensa ancora ad addestrare i suoi ragazzi come soldati provetti. Storia 2 Una mano al parà


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tenuto in isolamento, costretto a una dieta da campo di concentramento. Tutti fuggono Arriva il 25 luglio 1943. Il governo Mussolini cade. I gestori dell’Educatorio, ferventi fascisti, cominciano a sentire il terreno mancare sotto i piedi. E scappano. L’Educatorio diventa un edificio abitato da ragazzini. Senza famiglia, senza adulti che badino loro. Abbandonati dal mondo, alle prese con il mondo. Ed è lì che un gruppo di questi ragazzini, una dozzina, decide di andare via. L’idea è quella di raggiungere il paese d’origine. Vitangelo a Venosa, altri a Maschito, Melfi e altri comuni del Vulture. Quella banda di piccoli uomini – c’è anche un certo Rodriguez con fratellino di tre anni al seguito – si avventura nelle campagne.

Un giovanissimo Vitangelo Di Fino al mare

Al Campo Dux di Pietragalla la vita è dura. La mattina, che il sole si è appena levato, l’alzabandiera e il giuramento a Mussolini. Poi marcia a tappe forzate nei boschi del circondario, pranzo al sacco e poi ancora marciare e marciare. In spalla lo zaino, al fianco gavetta e borraccia. Un-duè, un-duè, senza sosta. Un giorno, sul campo passano gli aerei da guerra americani. Stanno andando a bombardare il porto di Taranto. Più tardi, ritornano senza più il carico di esplosivo nella pancia. Un aereo cade. Vitangelo vede la scia di fumo dalla coda,

la spirale del velivolo che si avvita nell’aria verso l’impatto inevitabile. E poi due figurette, avvinghiate a un ombrello di tela, che scendono verso terra. D’istinto, si precipita sul posto. Deve vedere. E lì trova uno dei due paracadutisti. E’ a terra, una smorfia di dolore sul volto annerito. Ha la gamba insanguinata, un osso di fuori. La discesa evidentemente è stata più problematica del previsto. Vitangelo fa l’unica cosa che può fare: prende la sua camicia – per l’occasione candida: al Campo Dux non ci sono solo

camicie nere – e ne fa una fascia per fermare l’emorragia e chiudere la ferita. Quando più tardi torna all’accampamento, uno dei suoi superiori si accorge del ragazzo a torso nudo. Vitangelo racconta tutto. Botte da orbi per il piccolo disfattista che ha aiutato il nemico. E tre mesi di consegna. In una prigione che in realtà è una cabina di zinco. Lì Giovanni Altieri – il nome rimarrà attaccato alle cellule grigie di Vitangelo – gli getterà tozzi di pane attraverso una feritoia nella parete. Preziosi tozzi di pane per un ragazzino

Storia 3 La pasta del contadino Stanchi di camminare al buio per evitare spiacevoli incontri, il gruppetto una sera si riposa nei pressi di Montocchio. Nelle vicinanze c’è la fattoria di un contadino. Un altro nome marchiato a fuoco nella memoria: Zi’ Gerard’. Che li vede e decide: questa notte dormirete qui. La stalla dell’asino, un locale sotto il livello della strada, diventa la camera da letto; della paglia gettata per terra, un giaciglio certo più comodo della nuda terra. Il giorno dopo il contadino raduna i ragazzini. A Potenza, dice loro, ci sono molte case semidistrutte e abbandonate – causa bombardamenti – le cui dispense sono rimaste colme di roba da mangiare, in particolare pasta. Andate, prendetela, portatela qui e io ve la cucino. E così, ogni giorno, una pattuglia parte da Montocchio, arriva a Potenza, “requisisce” tutta la pasta che riesce a trovare e fa rientro. La sera, mangiata corale attorno allo stesso desco. Ma le ronde tedesche impensieriscono il contadino: in molti gli dicono che, dovessero trovare i ragazzini, per lui sarebbero guai e per loro il destino sarebbe la Germania. Per questo chiede loro di spostarsi, di quando in quando, nelle macchie di ginestre del circondario e nascondersi. La pasta viene sminuzzata, ammucchiata in un sacco di juta e celata sottoterra. Giorni e giorni di quel tran-tran logorano i nervi dei ragazzini. Che un bel ...continua a pagina 6


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Vi raccontiamo una storia ...continua da pagina 5

giorno abbandonano Zi’ Gerard’ e se ne vanno. Attirati di nuovo nel capoluogo di regione da una notizia che si va diffondendo: sono arrivati i soldati americani. Con loro, carovane di cibo, intere vagonate di cose buone. E così Vitangelo entra nel periodo della totale autogestione. Si immagini la situazione: un ragazzino di 12 anni, solo al mondo, senza una dimora, senza un centesimo per acquistare anche una pagnotta, nell’inferno di un mondo in guerra. E’ il nucleo centrale, il cuore della vita e delle storie di Vitangelo Di Fino. Storia 4 Svegliarsi accanto ai morti Potenza è sotto le bombe alleate. Si cercano rifugi di fortuna. Ma nessun edificio, nessuna struttura può definirsi davvero tale. Meno che mai le gallerie ferroviarie, nelle quali al contrario si può trovare la morte peggiore, nel caos, nel panico, confusi fra centinaia di corpi. Una notte, Vitangelo sta dormendo in una di queste gallerie. Si riposa – anche in questo caso è un generoso eufemismo – ai bordi della massicciata. La mattina seguente, mentre ancora i fumi della notte svaporano dagli occhi e dalle orecchie, Vitangelo intravede qualcuno che si muove vicino, che tocca una figura che gli sta accanto. Poi, qualcun altro mormora: no, questo è morto, portiamolo via. Aveva passato la notte accanto a un cadavere senza accorgersene. Da quella notte, Vitangelo non dormirà più in una galleria.

che più si può avvicinare – considerando la situazione – al concetto di casa. La Casa della Gil di Potenza. Nella sede della Gioventù italiana del Littorio c’è una palestra. E il pavimento, in sughero, assicura una temperatura diversa da quella delle comuni mattonelle in pietra. Storia 5 Cantando Lili Marlene Nella palestra ci si ritroverà numerosi: lo spazio è grande. E c’è anche modo di essere allegri. Giocherellando con le dita su un pianoforte abbandonato Vitangelo scopre di avere un buon orecchio musicale. Impara a strimpellarci sopra una melodia in voga da qualche anno: Lili Marlene. Cosa ne possono sapere quei ragazzini che si tratta della canzone più nota del periodo bellico? Che l’ha musicata un autore coinvolto con il nazismo? Che, nonostante ciò, il brano è stato censurato dai capoccia con la croce uncinata perché ritenuta disfattista, divenendo l’inno ufficiale dei soldati di entrambi i fronti? Che Marlene Dietrich ci ha costruito sopra una carriera? Conta solo che, la sera, dopo una giornata di espedienti e di cintura stretta in vita per alleviare i morsi della fame, ci si stringe tutti attorno a quello strumento magico. Non esiste ancora la tv, il cinema è un miraggio, non c’è nemmeno una radio. Quel dito che vaga sui tasti bianchi e neri e riesce a pizzicare quelli giusti fa sì che si canti tutti insieme. Lili Marlene non è più la canzone del soldato che pensa alla sua bella lasciata a casa, ma il canto di un pugno di bambini abbandonati da tutto e tutti.

Palestra di vita

Grappoli d’uva…

Vitangelo si trasferisce. Trova il posto

Qual è il primo problema se si hanno


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Tutto il giorno batteva lamiere, / abitava dirimpetto casa mia, / in una stretta via / di un paese di collina, la sua officina era / in un buio sottano. / L’entrata, / un buco, a livello di strada, / per vedere quando lavorava / si sedeva su di un cartone per terra / a gambe incrociate, davanti l’ingresso / dell’officina, ovverossia, sulla via, a fianco teneva sempre / un mantice a manovella per saldare. Mastrandrea era del paese un personaggio / assai caratteristico e pittoresco, per il suo aspetto fisico e per come vestiva. Parlava con una voce cavernosa un dialetto molto antico. Zoppo, il piede sinistro 10 centimetri più corto dell’altro, di circa 60 anni, di viso smunto, sempre serio e triste, rughe profonde, occhi malinconici, non sorrideva mai. Mani nere callose di un grande lavoratore. Portava sempre una coppola di stoffa a visiera, assai sporca. D’inverno, pantaloni di velluto alla zuava, un consunto mantello a ruota, grigioverde militare. Sotto gilet molto corto, da un taschino pendeva una catenina di orologio. Vestiva una camicia a quadrettini di colore scuro, con collo a punta. Un nastro nero molto stretto per cravatta. Mastrandrea,quando camminava, dondolava per via della zoppia, d’inverno faceva spavento. Camminando da sotto il mantello buttava di scatto le braccia una a sinistra e una a destra, somigliando assai, per colpa del mantello, ad un grosso pipistrello che spaventava ragazzi e bambini. A quell’epoca non esisteva la plastica e Mastrandrea doveva lavorare tanto per fare a tutti gli utensili da cucina di cui era diventato un provetto artista, come: pentole, coperchi, mestoli, scolapasta, imbuti, gavette, misurini, grattugie, ecc… faceva anche grondaie. In poche parole Mastrandrea aveva sempre molto da fare e quindi martellava da mane a sera, spesso non se ne accorgeva che al vicinato rompeva, perché mormorava. Ma lui doveva pur mangiare e continuava a lavorare, quando poi se ne accorgeva del mormorio, allora iniziava in sordina a canticchiare e continuava a lavorare, ma non se la prendeva. Aveva capito la filosofia della vita. Doveva campare, bisognava tirare avanti. Mastrandrea ai nostri tempi avrebbe potuto fare il docente di etica civile di vita, pur non potendo vantare alcun dottorato perché privo di preparazione umanistiche classiche e scientifiche ma da uomo semplice quale era aveva capito la filosofia della vita e il modus vivendi che per campare bisognava tirare avanti. Mastrandrea, intanto, continuava a martellare, alla fine il vicinato si convinse che egli non aveva nessuna pretesa se non quello del diritto alla vita, alla fine poi commosse tutti, tanto da diventare la mascotte di quella via e la persona più rispettata di quel paese. Tutti gli volevano bene. Quando era festa, davanti la bottega di Mastrandrea era una fiera per l’andirivieni di persone che portavano regali e regalini e anche i bambini portavano palloncini. Mastrandrea finalmente distribuiva baci e sorrisi . i bambini gli toccavano il cappello e il mantello e gli regalavano i palloncini. Gli accarezzavano anche la barba, quasi sempre incolta e poi saltellando scappavano per raggiungere gli amichetti che aspettavano nei pressi. Mastrandrea, sorridendo guardava mentre saltellando si allontanavano e con la testa bianca assorta nei pensieri dondolava, quasi a voler ripensare al tempo in cui anche lui aveva la loro stessa età. Questa è la storia di un pover’uomo che con la sua umile vita, senza mondanità, priva di ogni conforto, ha saputo dare ai suoi successori una dura lezione di stile di vita civile, di come si fa a vivere in una società moderna, onestamente. Il mondo non saprà mai né il nome né dell’esistenza di questo grande, piccolo filosofo dell’etica sociale dei nostri tempi se qualcuno non ne decanterà i principi su cui è fondata la sua filosofia: LAVORO E SOPPORTAZIONE. Mastrandrea il lattoniere docet.

dodici anni, si è abbandonati da tutti, si dorme in una palestra abbandonata in calzoncini corti, gli stessi per settimane e mesi? E’ trovare qualcosa da far scendere nello stomaco. E cosa può trovare quel ragazzo, di commestibile, in un mondo che non basta nemmeno a se stesso? L’unica è rubacchiare. Nella fattispecie, andare per campagne. Più facile a dirsi che a farsi. Entrare in un fondo agricolo vuol dire eseguire le seguenti operazioni: trovare un varco, fronde meno fitte fra gli arbusti o un buco nella recinzione; passarvi attraverso, graffiandosi e strisciando; entrare circospetti tra i filari di uva, sperando che non sia un cane a pasteggiare con i tuoi polpacci nudi; strappare i grappoli a manate, infilandoli in ogni anfrat-

to del tuo scarso vestiario; uscire appiattendosi lungo i tralci per controllare che non ci sia un contadino a puntarti con lo schioppo e mettere fine ai tuoi giorni; ingozzarti mentre si esce dal fondo, perché almeno – se anche un contadino ti trova e, impietositosi, si limita a cacciarti fuori a calci invece che spararti – qualcosa nella pancia l’hai messa. Nei giorni di festa, ci sono gli alberi di mele su cui salire e strappare qualche frutto. Questa l’alimentazione prevalente di Vitangelo e dei suoi amici, nelle quotidiane scorribande per sopravvivere. Poi c’è la marmellata. I vasi di conserve che le famiglie sfollate causa bombe hanno lasciato dietro di sé. Sono zuccheri da buttare giù, che riscaldano il sangue

e assicurano qualche minuto di dolcezza. E allora, a ogni barattolo di marmellata trovato nelle madie coperte dai calcinacci è una scorpacciata obbligatoria: non per golosità, ma per evitare che le ginocchia si pieghino. Tanto, problemi di linea non ce ne sono. Vitangelo è già un marcantonio, un metro e ottanta a 12 anni, ma di grasso non ha un filo. Magari l’avesse. Quella marmellata serve giusto a far sì che il vento autunnale sulle cosce scoperte soffi con meno ferocia. … e grappoli di bombe Vitangelo assiste ai bombardamenti alleati. Il più delle volte, prega di uscirne vivo. Assisterà anche a quello, distruttivo quanti altri mai, dell’8 settembre 1943,

paradossalmente nel giorno dell’armistizio. Lo guarda da lontano, e mai più scorderà il fuoco, gli aerei che si abbassano e lasciano andare il proprio carico. E le vibrazioni, veri e propri terremoti anche a distanza di chilometri. Vitangelo è sicuro, pur non corroborato dalle cronache dell’epoca, che anche il 7 settembre Potenza sia stata martellata dall’esplosivo sganciato dagli americani. Ma gli americani non sono solo bombe e cannonate. Sono anche cibo. Tanto cibo. Scatoloni e scatoloni di meraviglie alimentari, alcune mai viste, in ogni caso in quantità assolutamente inimmaginabili per la popolazione a cui tutto viene razionato. Storia 6 Babbo Natale in divisa I soldati americani hanno il gusto del souvenir. Non certo le cartoline illustrate. Preferiscono, ad esempio, le spillette che riproducono il fascio littorio, i gagliardetti dei balilla eccetera. “Pins”, li chiamano, e sono disposti a barattarli con tanta di quella roba che parte, fra i ragazzi, la caccia all’icona fascista. Vitangelo ha il suo bottoncino da scambiare. Un suo amico ne ha un altro. Insieme contattano due soldati americani, in via Pretoria, nei pressi del loro quartier generale, lì dove oggi c’è l’ufficio delle Poste. Chiamiamoli John e Jim, i veri nomi oramai persi nel passato. Il dialogo è a gesti, ma ha la sua efficacia: i due ragazzi consegnano le loro spille e si mettono d’accordo, battendo con l’indice destro sul polso sinistro e simulando l’esistenza di un orologio, per rivedersi l’indomani alla stessa ora nel medesimo posto. Quella notte Vitangelo non riesce nemmeno a dormire, e probabilmente lo stesso accade anche all’amico. Davanti agli occhi spalancati, nel buio, quasi ci sia una piccola fiammiferaia ad accendere cerini, vedono passare carrellate di prelibatezze. Con la certezza che il giorno dopo potranno affondarvi i denti. E il giorno dopo arriva. Ore prima dell’ora dell’appuntamento i due amici sono sul posto. A un certo punto, l’amico di Vitangelo si sente toccare sulla spalla. Si gira e vede il suo soldato. John gli sorride e gli mette in mano un sacco. All’interno c’è più di quello che l’immaginazione del ragazzo – limitata da settimane di quasi-digiuno – fosse arrivato a fantasticare. Cioccolata, innanzitutto. Tavolette dure e brune, da far sciogliere in bocca. E poi le gallette da far ammorbidire in acqua, i biscotti, lo zucchero, il dolcissimo latte condensato, e la carne in scatola, delizia in gelatina. E i chewing-gum, utili a ingannare lo stomaco in tempi di magra. Insomma, una festa. L’amico – in tempo di guerra, amicizia non vuol dire sempre condivisione – saluta Vitangelo e va via. Scenderà nella palestra Gil ad assaporare una parte del bendidio, in gelosissima solitudine. Vitangelo rimane lì, seduto su un marciapiede. Gli occhi cominciano a lacrimare. E’ una speranza infranta. Ho scelto il soldato sbagliato, pensa. E giù lacrime, e lamentazioni: come sono sfortunato, come sono sfortunato. E non solo per aver optato per il militare meno generoso. La delusione rompe per un attimo la ...continua a pagina 8


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Vi raccontiamo una storia ...continua da pagina 7

scorza dura che Vitangelo aveva dovuto costruirsi per sopravvivere. Come sono sfortunato, si ripete: ho perso il papà, ho perso la mamma, non ho più nessuno al mondo, non so come mangiare, non so dove andare, non so se domani sarò vivo. L’uomo che Vitangelo è stato costretto a diventare anzitempo si scioglie, e viene fuori il nocciolo: un ragazzino, dopotutto, un bambino fragile che adesso trema di paura avendo realizzato in quale incubo si trovi. Ore di disperazione. Poi, nella lattiginosità del mondo appannato dalle lacrime, a Vitangelo pare di scorgere due scarponi fermi davanti a lui. Due scarponi militari. Alza lo sguardo e il verde militare di una divisa lo abbaglia. Infine, stagliato contro il cielo rispetto a Vitangelo quasi accovacciato per terra, il sorriso di Jim. E’ arrivato. In ritardo, in forte ritardo, ma è arrivato. E in mano porta un sacco. Pesa. Pesa davvero. E, quando lo apre, per Vitangelo è Natale. Storia 7 Don Fragola Il caso – o la provvidenza, o il destino: ogni lettore si farà un’idea confacente alle proprie convinzioni – governa la storia di ognuno. Certo, tutti siamo artefici della nostra vita. Ma un minuto prima o dopo, un metro più avanti o più dietro possono fare la differenza. Due preti stanno passeggiando nei pressi dell’Istituto Principe di Piemonte. Vedono camminare, che oramai è sera inoltrata, Vitangelo. Come sempre in pantaloncini corti con il freddo. “E tu chi sei?”, domanda uno dei due. Seguono nome e cognome. E che ci fai

qui? Vado a dormire. E dove dormi, di grazia? Nella palestra Gil. Ma sei solo? Sì. E i tuoi? Non ci sono più. E chi bada a te? Nessuno. Se Vitangelo fosse passato di là un minuto prima, o fosse stato dall’altra parte della strada, questo dialogo non si sarebbe mai svolto. Con tutte le sue conseguenze. Tu lo sai chi sono io, domanda il prete? No. Mi chiamo Don Fragola. Sono il direttore del Principe di Piemonte. Ti piacerebbe dormire da noi? Avresti un letto vero, al caldo. Potresti mangiare ogni giorno. E, se vuoi, potresti anche studiare. Vitangelo accetta. E l’incontro – dovuto al caso, o alla provvidenza, o al destino – cambierà le carte in tavola. Forza di volontà Vitangelo vivrà per diversi anni al Principe di Piemonte. Non saranno tutte rose e fiori. Il ragazzo è robusto, e farà di tutto: pulirà, spaccherà la legna, un vero uomo di fatica. L’alimentazione sarà senz’altro più sana di quella di fortuna cui era costretto prima, ma nemmeno potrà rimpinzarsi. E i pochi soldini che alcuni parenti ricordatisi di lui gli spediranno non arriveranno mai nelle sue mani, intercettati come fossero la retta pagata periodicamente per la sua permanenza nell’istituto. Ma il carattere di Vitangelo emerge pienamente. Non solo lavorerà, ma studierà. Si diplomerà in ragioneria una decina di anni dopo. Il primo lavoratore-

Vitangelo Di Fino oggi

studente ad aver raggiunto quel traguardo nella storia dell’istituto. E la gratitudine che Vitangelo serberà per don Fragola sarà eterna e certificata da uno dei suoi tanti scritti post-2004. La vita morale L’esistenza di Vitangelo Di Fino si svolgerà all’ospedale San Carlo, dove per quarant’anni lavorerà nel reparto amministrativo. Sarà anche sindacalista, e di

lui – come collega, come difensore dei lavoratori, come persona, come uomo – si ricorderanno tutti bene. Una vita nel segno del rispetto dell’etica più rigorosa. Una vita di lavoro e sacrifici è stata ripagata da tre figli laureati, una moglie che lo adora, una bella casa in periferia. E la gratitudine di centinaia di persone. Sono tante anche le storie di questa seconda parte della sua vita. E tutte dimostrano una cosa: l’essere riuscito a sopravvivere alla guerra a 12 anni, solo in strada, senza nulla che non fosse la propria presenza di spirito, ha forgiato un uomo – come si diceva un tempo – tutto di un pezzo. L’ictus lo vedrà lottare contro la malattia, respingendo l’aiuto delle infermiere nel lungo iter di riabilitazione, recuperando in maniera sorprendente davanti agli occhi dei medici increduli. Una storia che forse può servire. La crisi ci sta preparando a un futuro assai prossimo senza più i lussi e le mollezze degli anni precedenti. L’esempio di Vitangelo può dirci qualcosa su cosa può essere e cosa può diventare l’uomo. Nel bene e nel male. La stretta di un uomo Quando saluta, dopo aver raccontato la sua vita, Vitangelo porge la sua mano. E stritola la tua. Ottant’anni suonati? Un ictus? Robetta. Vitangelo è ancora quel dodicenne di uno e ottanta che la vita la prende di petto. E la sa raccontare. [rocco.pezzano @giornalelucano.it]


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è successo a Potenza 2011-11-09 - Sider Potenza: una petizione per conoscere la verità Iniziativa di una serie di associazioni cercano di smuovere le acque di Potenza e convincere i cittadini ad attivarsi per allontanare la SiderPotenza, stabilimento siderurgico della zona industriale. Wwf Potenza, Emergency, gruppo di volontariato “Solidarietà”, movimento Potenzattiva, Telefono Donna, Laboratorio Reset e libera: queste le firme sotto la petizione con cui chiedere al sindaco di Potenza Vito Santarsiero e al presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo di effettuare i controlli del caso – quelli mai realizzati – e prendere le misure consequenziali. 2011-11-11 - Droga nel parco Baden Powell, 20 arresti Arrestate 20 persone con le accusa, a vario titolo, di associazione a delinquere e spaccio. Secondo gli investigatori – l’operazione è stata portata avanti dalla squadra mobile della questura del capoluogo – avevano eletto il Parco Baden Powell a luogo ideale per lo spaccio di droga. Gli stupefacenti provenivano da Scampia, Napoli. C’era di tutto: eroina innanzitutto, ma anche cocaina, hashish e droghe sintetiche. Lo spaccio avveniva – secondo quanto reso noto – anche davanti all’istituto comprensivo “Domenico Savio”, alla sede di un gruppo scout e in via Tirreno. 2011-11-12 - La figlia di De Gasperi a Potenza Politica, fede e intimità familiare: per Alcide De Gasperi un tutt’uno filtrato in ogni istante della sua vita da una morale di ferro. Questo il ricordo che Maria Roma De Gasperi, figlia del grande statista scomparso nel 1954, ha raccontato nella sala convegni della chiesa di S. Cecilia a Poggio Tre Galli, Potenza. La signora – biografa ufficiale del padre, sua collaboratrice e accompagnatrice strettissima (basti pensare che più volte lo ha chiamato “De Gasperi”) – non ha voluto ricordare le tappe della carriera dello statista, ma ha preferito riportare una serie di quadretti, aneddoti, citazioni, pensieri – spesso scritti su carta intestata del governo, a significare che erano appunti in corsa e non pacate meditazioni fatte nella tranquillità domestica – che aiutassero a comprendere chi fosse nel profondo. Ad esempio, quando si rivolgeva a Dio chiedendogli: prega tu per me, io sono troppo impegnato a lavorare per te. Nelle lettere alla fidanzata – futura moglie – Francesca Romani emege un uomo appassionato, lucido e consapevole della propria missione: “In te so che troverò un sostegno nelle difficoltà e non una spinta a ottenere ricchezze che potrebbero influenzare la mia attività politica”. Alcide De Gasperi volle un partito fato di cattolici ma laico, un Parlamento indipendente dai partiti. Lo separa dal nostro tempo un baratro forse incolmabile. 2011-11-14 - Sappe: a rischio crolli il carcere di Betlemme “Problemi strutturali che mettono a serio rischio la sicurezza della struttura”: questa la denuncia di Donato Capece, segretario generale del Sappe, il Sindacato autonomo della Polizia penitenziaria. Dopo alcuni cedimenti lungo il muro perimetrale della struttura, Capece si dice convinto che la stessa tenuta della struttura sia a rischio.

Strappano e gettano via il bastone di San Gerardo Questa volta hanno passato il segno: alcuni anonimi teppisti nella notte fra sabato 19 e domenica 20 novembre hanno “strappato” dalla mano sinistra della statua di San Gerardo il bastone in ferro battuto che fa parte della sua iconografia classica. E’ stato ritrovato, a poca distanza dal tempietto di piazza Matteotti in cui si trova la statua, da un passante che lo ha portato alle autorità. Era danneggiato. Forse si tratta degli stessi teppisti che, in via XX Settembre, hanno poi passeggiato sulla carrozzeria di alcune auto in sosta. Il bastone pastorale di San Gerardo – da sempre presente nel cosiddetto “San Gerardo di marmo”, è il suo “attributo” di santo – ossia l’emblema – e ricorda il periodo del suo vescovato sul capoluogo lucano, durato dal 1111 al 1119. E’ da anni che, soprattutto nei weekend, di sera torme di ragazzini bivaccano nei pressi della statua del protettore di Potenza, e anche sui suoi scalini. Lasciando poi cartacce, lattine, macchie di bibite e residui alimentari ovunque. Nonostante le denunce e le campagne di stampa degli anni scorsi, non è stata mai trovata una soluzione. Intanto, su facebook è esplosa l’indignazione contro gli autori del gesto vissuto da molti potentini come sacrilego intanto nei confronti di un santo della chiesa cattolica, e poi nei confronti dell’amatissimo protettore, titolare di molte storie ancora tramandate e protagonista della sfilata annuale e della Sfilata dei Turchi. I commenti vanno dall’esecrazione, all’invito alle autorità perché organizzino una vigilanza migliore a vere e proprie minacce fisiche nei confronti degli autori del gesto, per ora ancora protetti dall’anonimato. TROVATI E DENUNCIATI I RESPONSABILI La polizia locale di Potenza - i vigili urbani - hanno individuato e denunciato gli autori del gesto. Lo fa sapere il comandante della polizia locale, Donato Pace, che tuttavia non ha voluto rendere noti le età, i nomi e nemmeno il numero delle persone coinvolte. Da indiscrezioni, pare si tratti di minorenni.


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è successo a Potenza Secondo il sindacalista, il carcere di Betlemme andrebbe sfollato, per lo meno nel reparto giudiziario. 2011-11-15 - In Viaggio tra i Presepi per ridare il sorriso ai bimbi della Giordania Un euro per far vivere bene – o, forse, per far vivere tout court – i bambini con malformazioni facciali della Giordania: è quello che viene chiesto ai cittadini che vorranno aderire all’iniziativa “In Viaggio tra i Presepi”, il consueto concorso fra presepi nelle scale mobili di Potenza, che aprirà l’8 dicembre prossimo e rimarrà visitabile fino all’8 gennaio 2012. Anche quest’anno la manifestazione è legata a un’iniziativa di solidarietà. Si tratta della missione dei medici di Operation Smile in Giordania per correggere, con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, gravi malformazioni facciali come il labbro leporino e la palatoschisi, esiti di ustioni e traumi. I cittadini potranno acquistare con un euro il coupon per votare il presepe preferito, nella lunga carrellata di opere creative, spesso geniali, esposte lungo il percorso. Quell’euro – assicura al telefono Roberto Rosa di Key Service, che collabora all’organizzazione con l’associazione Sintetika e il patrocinio del Comune di Potenza – verrà interamente donato a Operation Smile. Due anni fa vennero raccolti circa 3.000 euro, l’anno scorso 2.800. L’auspicio è che quest’anno la progressione negativa non continui e anzi si inverta la tendenza. 2011-11-18 - Due giorni di Open Days Arrivano a Potenza gli Open Days (in inglese: “Giorni Aperti”). Dibattiti tra amministratori locali ed esperti internazionali. Il tema di fondo è europeo e mondiale: “Politiche di coesione e sviluppo glocale”. La manifestazione, che ha già viaggiato in altre città, arriva nel capoluogo lucano con il contributo della Regione Basilicata e del Programma Operativo Fesr 2007/2013. Anche il Comune di Potenza è inserito nel progetto “Create”, dedicato alla promozione di politiche e strumenti di sviluppo sostenibile. Tra gli ospiti anche Mercedes Bresso, ex eurodeputata e presidente della Provincia di Torino e della Regione Piemonte. 2011-11-18 - Capossela sbanca a Potenza Tutto esaurito e grande successo per Vinicio Capossela, il cantautore che ha tenuto un concerto nell’auditorium del conservatorio “Gesualdo da Venosa”. Tra mix di stili diversi, performance teatrali e canti in dialetto – anche lucano – ha incantato il pubblico e raccolto grossi consensi. Presentati brani dell’ultimo album “Marinai, profeti e balene” ma anche di lavori precedenti.

Omicidio di Elisa Claps: 30 anni a Danilo Restivo Trent’anni di carcere per Danilo Restivo. Sembrerebbe la conclusione di una storia durata più di 18 anni. Ma non è così. La sentenza – che tutti davano per scontata – non chiarisce tutti gli aspetti della vicenda. Bisogna ancora capire chi coprì Restivo, chi lo aiutò, chi deviò le indagini e perché. E bisogna capire se il corpo venne davvero ritrovato il 17 marzo del 2010, nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità a Potenza, o prima, e da chi. La sentenza del giudice di Salerno Elisabetta Boccassini è stata emessa venerdì 11 novembre dopo 5 ore circa di camera di consiglio. Veloce sintesi: il 12 settembre 1993 sparì nel nulla, a Potenza, la studentessa sedicenne Elisa Claps. Fu subito sospettato Danilo Restivo, che disse di averla incontrata proprio nella chiesa della Santissima Trinità e di essere poi rimasto in parrocchia mentre lei era andata via. Restivo venne anche condannato per falsa testimonianza. Della ragazza non si seppe più nulla. Un’indagine della procura di Salerno per violenza sessuale, omicidio e occultamento di cadavere (in cui era già inquisito Restivo) di circa dieci anni fa si risolse in nulla. Si susseguirono testimonianze strane – che oggi vengono considerate “depistaggi” – secondo le quali la ragazza era stata vista in Albania, o vista salire su un’auto, o addirittura uccisa e il corpo fatto disciogliere nell’acido. Tutte fandonie che coprivano una verità sotto gli occhi di tutti: la giovane era stata davvero uccisa ma il suo corpo lasciato nel sottotetto della chiesa della Ss Trinità. Il corpo venne scoperto il 17 marzo del 2010 dalle donne delle pulizie. Ma forse era già stato ritrovato prima, forse addirittura mesi prima. Da lì, una serie di equivoci e/o bugie in cui è rimasta invischiata la chiesa di Potenza. Pare ci sia un’inchiesta in corso, ma non se ne sa quasi nulla. La mamma di Elisa, Filomena Iemma, in aula con i figli Gildo e Luciano, dichiara: “Giustizia è stata fatta”. E di Restivo: “Sono cristiana e cattolica ma non lo perdonerò mai. Per come si è comportato non posso perdonarlo. Sua madre, che lo ha sempre protetto chiedendogli di non parlare perché non venisse fuori la verità, ora deve scrivermi e dire tutto, cosa ha fatto e chi lo ha aiutato”.

2011-11-18 - Gianni Rosa* sull’IDV Da oggi i lucani possono dormire sonni tranquilli, dopo le dichiarazioni dei responsabili di Italia dei Valori della Basilicata che annunciano il loro impegno per individuare azioni prioritarie nei settori cruciali quali: welfare, occupazione, ambiente, sviluppo, per lo strategico rilancio della programmazione dell’attività politica all’inter no della coalizione del centrosinistra. In attesa che il summit supremo dei Belisario Boys ci faccia conoscere cosa uscirà dal cilindro magico dei Dipietristi lucani, ricordiamo a noi stessi che in quest’ultimo anno questa componete politica si è tantissimo adoperata per il welfare, tant’è che tra i “beneficiari-politici esperti” troviamo l’ex parlamentare comunista Angela Lombardi assunta tramite un contratto di “precariato politico” interinale attivato a mezzo della società Tempor di Basilicata. Sull’occupazione poi siamo tutti in attesa di conoscere le novità dopo ben quattro anni di gestione IDV dell’assessorato alla Formazione e al Lavoro, che si eredita tra gli esponenti di spicco e di valore: prima Autilio e poi oggi la Rosa Mastrosimone. Abbiamo sempre in mente, come crediamo i 13 mila giovani di Basilicata, la bufala anticostituzionale dei Tirocini Formativi, la promessa delle work experience ancora in stallo e del fantomatico Reddito Ponte calibrato al solo fine di incrementare il fatturato delle società di formazione pubbliche e private. Sull’ambiente i diepietristi hanno attualmente un loro esponente in Giunta provinciale che in questi tre anni non ha fatto nulla per il piano rifiuti, per le emergenze ambientali e anche per Fenice, quando i tempi non erano sospetti e la magistratura non era ancora entrata nella questione. Mi sa che Belisario, Mastrosimone, Macchia e Autilio siano più interessati allo sviluppo della loro carriere e destini personali che al futuro delle nuove generazioni, della società ed economia lucana. Unpartito che ha quale stile la demagogia e la pretesa di essere un “partito di lotta e di governo”. La fortuna dei dipietristi lucani sta nell’avere un elettorato d’opinione- che rispettiamo pur nella diversità- e un simbolo che attira voti. Poi il resto nulla, solo un modo di gestire la cosa pubblica con metodi da Prima Repubblica di terzo ordine e l’abitudine di inveire contro gli alleati, avversari e l’on. Berlusconi reo di tutti i disastri dell’Italia compreso il ridimensionamento scolastico lucano e i disastri ambientali quali Fenice, dove la colpa è del vecchio Governo Nazionale e non della nomenklatura di Basilicata della quale l’IDV fa parte da sempre. *Gianni Rosa consigliere regionale Pdl 2011-11-21 - All’ateneo Ramzi Aburedwan: la musica contro il conflitto Esiste un’alternativa pacifica al sanguinoso conflitto mediorientale? Ramzi Aburedwan ne è convinto. E’ un musicista, ed è certo che attraverso la musica possa

testata “Il Balcone del Conte”

direttore responsabile Gianluigi Petruccio vice direttore Rocco Pezzano editore consorzio Gruppo Editoriale Lucano redazioni a Potenza via Rocco Scotellaro 7b e Centro Direzionale Rossellino, tel. ­­­­0971 601715 / 469466, fax 0971 449056 ­Reg.Trib. di Pz n°340 del 16/12/05 grafica ed impaginazione Ivan Fabbricatore stampa Martano Editrice srl - Lecce tiratura 26.500 copie distribuzione Pubbli Distribuzione soc. coop. responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Giuseppe Coletta giornalelucano.it | redazione@giornalelucano.it PUBBLICITÀ > imprese private 0971 46 94 58 • enti pubblici, società a partecipazione pubblica, finanziaria e legale 0971 46 94 66


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è successo a Potenza passare una strada di mediazione che allontani il sangue. Aburedwan – ed è stata un’occasione forse unica per ascoltarlo – ha suonato a Potenza, il 21 novembre nell’Aula Quadrifoglio dell’ateneo lucano di via N. Sauro, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Ramzi ha creato, a Ramallah in Palestina (precisamente nella Cisgiordania), la Music School Kamandjati, e con gli allievi di questa scuola verrà a suonare. La manifestazione è inserita nella rassegna “Universa Musica”, ciclo di lezioni-concerto volute dal compianto rettore Antonio. Il concerto aveva un tema: “Quando la musica è resistenza non violenta”. Nel corso del concerto è stato presentato, da parte del maestro venezuelano Leonardo Panigada, “El Sistema”, un modello didattico musicale ideato e promosso in Venezuela dal maestro Josè Antonio Abreu, applicato in Italia dal maestro Claudio Abbado. Illustrato il Sistema delle orchestre e cori infantili e giovanili. 2011-11-21 - Trenta nuovi alberelli nel Parco dell’Europa Unita Trenta nuovi alberelli nel parco dell’Europa Unita a Poggio Tre Galli: così il Comune di Potenza ha voluto festeggiare la seconda edizione della Giornata Nazionale dell’Albero. Le 30 nuove piante sono state donate dal Corpo forestale dello Stato. Alla piantumazione erano presenti il sindaco Vito Santarsiero, l’assessore all’Ambiente Nicola Lovallo, i responsabili dell’ufficio Ambiente, i bambini della scuola materna di Poggio Tre Galli e le loro maestre. 2011-11-22 - Furto alla gioielleria Tomasco in via Pretoria Derubata nottetempo la gioielleria di Elia Tomasco, in via Pretoria, di fronte alla chiesa della Ss Trinità. Tra gioielli e ori il bottino ammonterebbe a circa 40.000 euro. Indagini della polizia. 2011-11-22 - Scherma: bronzo in Coppa del Mondo per la potentina Palumbo La schermitrice potentina Francesca Palumbo nel weekend scorso ha ottenuto in Slovacchia un ottimo terzo posto, superata in semifinale del fioretto femminile, in una combattutissima contesa, dall’americana Lu (poi tra l’altro risultata vincitrice della prova di Coppa del Mondo U. 20) con l’equilibratissimo punteggio finale di 9-8. La diciassettenne lucana, passata di recente alla Asd Scherma Roma, dopo la lunga militanza tra le file della Schermistica Lucana Potenza, ha mostrato finalmente il piglio, la grinta e la determinazione giusta, dopo che nelle ultime uscite era apparsa invece in leggero calo di condizione; precedentemente difatti, anche nei quarti di finale, aveva sconfitto al termine di una superba prova e con un netto 15-10 l’altra americana Yamin. 2011-11-23 - Apparecchio guasto, Oculistica in tilt All’ospedale San Carlo di Potenza alcuni interventi di cataratta programmati da tempo sono stati rinviati. La causa: non funziona l’apparecchio utile a visitare i pazienti. E’ stato necessario far arrivare un macchinario con la stessa funzione da Villa d’Agri per tamponare momentaneamente il disservizio e i conseguenti disagi per i cittadini in attesa di operazione. 2011-11-24 - Il Comune fa cassa e vende molti immobili Il Comune di Potenza “fa cassa” e vende numerosi immobili di sua proprietà. Il 22 dicembre prossimo, alle 10, nella Sala Gare al terzo piano del Palazzo di Città in piazza Matteotti, si terrà l’asta pubblica al miglior offerente per la vendita di alcuni immobili comunali. Tra gli immobili in vendita, anche la storica scuola media “Beato Bonaventura” di via Manzoni. Sul sito web del Giornale Lucano, www.giornalelucano.com, l’elenco completo. 2011-11-24 - Avigliano, costringono minore a rubare gli ori di casa: arrestati Con telefonate a ogni ora, anche nel cuore della notte, messaggi su Facebook e minacce anche di persona, aveva costretto quel diciassettenne di Avigliano a rubare ori e preziosi ai genitori, simulando poi un furto di ladri professionisti. I carabinieri hanno fiutato che qualcosa non andava e hanno indagato. Scoperta la verità, hanno arrestato i due bulli diciottenni che adesso dovranno rispondere di estorsione e rapina. 2011-11-25 - Arpab, liberi Sigillito e Bove Tornano liberi l’ex direttore generale dell’Arpab Vincenzo Sigillito e il dirigenze della stessa agenzia Bruno Bove. Revocata dal gip Tiziana Petrocelli l’ordinanza di custodia cautelare nei loro confronti: erano agli arresti domiciliari. Erano stati arrestati il 12 ottobre scorso con l’accusa di disastro ambientale colposo per aver nascosto i dati sull’inquinamento della falda sotto il termovalorizzatore Fenice, truffa e falso perchè a un certo punto avrebbero cercato di sviare le indagini. 2011-11-28 - Don Uva, 30 persone senza lavoro L’Ambrosia Tecnologies, azienda milanese con sede legale a Bari, che fino a ora ha lavorato nel settore della ristorazione collettiva e commerciale, subentra alla potentina Tsi nel servizio pulizie del Don Uva a Potenza. Ma è difficile che ci siano lavoratori lucani. La “Casa della divina provvidenza” di Bisceglie ha rescisso il contratto con la Tsi, e il credito vantato da quest’ultima – come riporta il Quotidiano della Basilicata – porterà a un contenzioso legale: si tratta di ben 589.805,27 euro. I 30 lavoratori, che avanzano tre mesi di stipendio, sono a spasso. Condizioni capestro quelle imposte da Ambrosia per la riassunzione dei 30 ex Tsi : taglio del 50 per cento delle ore settimanali. Dunque, dai circa 700 euro al mese a 350. Inaccettabile per i sindacati, che hanno risposto di no.

Cinque arrestati dalla GdF per la truffa dei bolli falsi Scoperta e fermata a Potenza quella che la Guardia di finanza consiedra una vera e propria banda di falsificatori di valori bollati. Cinque gli arrestati dalle Fiamme gialle, nell’operazione “Pronto bollo” che conclude un’inchiesta cominciata nel 2009, di cui sono titolari i sostituti procuratori Eliana Franco e Annafranca Ventricelli. Sono agli arresti domiciliari i titolari di due tabaccherie: quella interna al tribunale, Antonio Basile, e quella vicina alla Regione Basilicata (il bar tabacchi K2), Andrea Carriero; il ragioniere Domenico Capoluongo, l’imprenditore Romeo Felitti e il funzionario della Camera di commercio Giuseppe Robilotta. Una guardia giurata, P.L., è stata colpita dall’intedizione alla professione. Secondo gli investigatori, avrebbero falsificato migliaia di marche da bollo. Era stato anche inventato un inedito e ignegnoso metodo di falsificazione: la tecnica della “lavatura” dei tagliandi con normali prodotti detergenti (per eliminarne il valore originale e inserire una cifra più alta) era stata abbandonata, utilizzando invece la clonazione del contrassegno e dei codici identificativi, e la stampa delle “bande olografiche” normalmente presenti sui valori bollati. Il mercato era soprattutto quello dei bolli da 14,62, validi per una lunga serie di attività. Venivano in particolare venduti in blocco a studi e professionisti, che avevano bisogno di ingenti quantità di valori bollati. Ma l’enorme numero di “pezzi” smerciati – si calcola che fossero decine di migliaia, tanto che gli accertamenti si sono dovuti riferire solo a una parte di essi per non disperdere le energie investigative – ha ingenerato i dubbi che poi hanno portato a scoprire la verità. Le attività del bar K2 e della tabaccheria del tribunale sono state sospese dall’autorità giudiziaria.


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Potenza Potenza, che bella città...

Fotografa la nostra città, i luoghi brutti, ma anche quelli belli, ed inviaci le foto ed un breve commento a: redazione@giornalelucano.it

L’agonia di via Mazzini Il grido di allarme lo lanciano alcuni commercianti, quei pochi rimasti, chiedono all’Amministrazione Comunale di mettere in campo soluzioni che rivitalizzino una delle più importanti strade cittadine: Via Mazzini. Un anno fa, già altri si occuparono del declino di via Mazzini e si contarono quante attività erano ancora aperte, risultarono operare 41 negozi e 10 uffici, le serrande abbassate erano 45. Ad un anno di distanza altre attività hanno cessato o traslocato l’attività ed oggi ci sono più serrande abbassate che attività aperte. Via Mazzini si può dire “vittima” per la nascita tutt’altro che programmata o pianificata del nuovo polo commerciale e direzionale che caoticamente si sta sviluppando nella parte bassa di Potenza lungo il percorso del torrente Gallitello e del fiume Basento. Si stanno liberando in via Mazzini moltissimi appartamenti prima utilizzati come uffici, cessa così un’altra speculazione, quella di fittare a prezzi molto elevati abitazioni per farle diventare uffici, per cui è natura-

le che sono aumentati i cartelli “fittasi” e “vendesi” e quella che era il cuore pulante dell’economia potentina è diventata l’emblema di una città in agonia. Altre a tanti negozi ed uffici privati hanno lasciato via Mazzini, due banche, due scuole, la pompa di benzina, il Tribunale dei Minori, l’Ordine dei Giornalisti, alcune sedi distaccate di uffici statali... resiste, per quanto tempo ancora?, la Clinica Luccioni. Sicuramente non sono un bel biglietto da visita i cancelli della Villa del Prefetto ermeticamente chiusi o quel che rimane del cinema Ariston... Paradossalmente via Mazzini dispone delle infrastrutture adatte a favorire l’insediamento di attività commerciali, da qualche anno c’è un megaparcheggio, quello con ingresso da via Armellini, ben due “stazioni” di collegamenti verticali, le scale mobili che collegano via Armellini con via Due Torri e la stazione di partenza delle scale mobili che collegano i popolosi rioni Cocuzzo e Poggio Tre galli. Teoricamente ci sono le condizioni ideali a favorire la presen-

za di esercizi commerciali, ma molti commercianti preferiscono pagare cifre folli in via del Gallitello o in viale del Basento pur di non rimanere nel centro storico, complice la crisi che sta attanagliando il mondo intero molti esercizi commerciali non resistono più di tanto ed anche nelle nuove zone commerciali abbondano i cartelli “fittasi” e “vendesi”. La città si sta sviluppando in maniera caotica, senza una pianificazione urbanistica, si assi-

ste allo svuotamento del Centro Storico e le nuove aree di sviluppo nascono senza infrastrutture e dove il caos regna sovrano, provate ad attraversare via del Gallitello di mattina, trovare un parcheggio per recarsi al Poliambulatorio Madre Teresa dell’ASP è come fare un terno al lotto. Si continua a rinviare l’adozione della ZTL che nelle intenzioni degli Amministratori potrebbe rianimare il centro storico, c’è la feroce opposizione di molti commercianti che sono

convinti che i potenziali acquirenti delle loro attività senza l’accesso con l’auto nel centro storico non si avventurerebbero. Il problema non è di facile soluzione e tornando al grido di allarme lanciato da alcuni commercianti di via Mazzini qualcuno fa una proposta: istituire il senso unico e destinare una carreggiata a parcheggio. Se il problema, sostengono, è la mancanza di parcheggio, con questa proposta si potrebbero attirare nuovi commercianti che occuperebbero i tanti locali oggi non utilizzati. Fa notare qualche commerciante più anziano che molti anni fa il senso unico venne istituito in via Mazzini e per il periodo che rimase in essere non ci furono molti problemi. La proposta è di sperimentare per un anno l’istituzione del senso unico, il Comune faccia le valutazioni del caso e nel più breve tempo possibile adotti i provvedimenti del caso.

VIVI-POTENZA

Vivere la città di Potenza. Proposte, proteste e suggerimenti. La piazza virtuale dei potentini. vivi-potenza.ilcannocchiale.it


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per lo spirito La vignetta di Mario Bochicchio

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di Maria De Carlo

Verso il Natale: verso l’amore gratuito L’ultima domenica di novembre siamo entrati nell’Avvento. E’ quel particolare tempo di attesa che prepara al Natale. In tempi di crisi e di “paure” per il futuro, di sobrietà e essenzialità o di povertà si respira (per fortuna!) un clima natalizio grazie anche alle vetrine dei negozi, alle luci e agli addobbi per le strade e per il centro storico. Attraverso i nostri sensi arriva un richiamo anche all’animo. E così possiamo cominciare a preparare nelle nostre case il “Presepio”, se c’è spazio poi, anche l’Albero. Come Francesco d’Assisi (inventò il Presepio nel 1223 a Greccio) che amava il Natale al di sopra di tutte le altre feste, anche noi dobbiamo riflettere su ciò che Dio ha voluto fare con l’uomo: entrare in relazione. E la sua è una “relazione d’amore”. Dio mette in conto che l’uomo possa rifiutarlo. Qui si gioca il binomio amore-libertà. Dio ci insegna che il vero amore lascia libero l’altro e non cerca di dominarlo, di pos-

sederlo o tenerlo al guinzaglio. Dio ci insegna anche che è possibile incontrarlo ma solo attraverso l’altro. E’ questo il significato pedagogico della sua incarnazione. Egli giunge all’uomo solo attraverso l’uomo. Ratzinger (in “Introduzione al cristianesimo”)

scrive: “Dio vuol giungere all’uomo solo tramite l’uomo; egli non cerca l’uomo fuorché nella sua fraternità con gli altri uomini”. Il Natale dunque educa alla fraternità e alla solidarietà con l’altro. L’Avvento diventa così possibilità di cammino per imparare ad amare. [maria.decarlo @giornalelucano.it]


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è successo sul pianeta Terra Oxford Grande Fratello a Oxford. Microfoni su tutti i taxi La cittadina britannica (nota per l’università) vuole installare sui “cab” microfoni per registrare le conversazioni dei passeggeri. “Ci sarà più sicurezza”, dicono le autorità. “Inaccettabile invasione della privacy” per attivisti e cittadini.

Sacramento Pornostar legge le favole. Genitori in rivolta L’ex pornostar Sasha Grey (23 anni) è stata invitata in una scuola della California a leggere favole alle elementari. “So che ho un passato che non piace amolta gente - ha detto Sasha ai genitori infuriati - ma certo non definisce chi sono”. New York Cane mangia mille dollari. Padroni ne recuperano 800 Una coppia si è presentata in una banca della Florida con i resti di 1.000 dollari mangiati e poi rigurgitati dal loro cane: 10 banconote da cento riassemblate con lo scotch. I coniugi sono riusciti ad avere indietro 800 dollari nuovi. Città del Messico Nel tunnel verso gli Usa 17 tonnellate di marijuana Scoperto a Tijuana un tunnel di 370 metri illuminato e ventilato e che sbucava negli Usa. Dentro c’erano 997 pacchi di marijuana. Su alcuni compariva l’immagine del supereroe Capitan America: un modo per indicare il destinatario.

Londra Gb, coppia si suicida per “troppa povertà” Mark e Hellen Mullins (48 e 59 anni) sono stati ritrovati morti mano nella mano. “Non potevano affrontare un altro inverno”, ha raccontato un vicino. Negli ultimi due anni i due erano vissuti col reddito del marito: 57 sterline al mese. Nicosia Multata 83enne di Cipro. Aveva 2.500 uccelli a casa Diecimila euro di multa per l’anziana: nella sua casa aveva 2.500 uccelli migratori, la cui caccia è proibita. Del valore di circa 8mila euro, erano destinati ai ristoranti isolani. È la prima, pesante condanna emessa a Cipro per bracconaggio. Mosca Ministero Difesa compra 10mila kit da badmington L’esercito russo ha comprato 10mila racchette da badmington: questo sport - il preferito del presidente Medvedev sarebbe perfetto per allenare i soldati. Intanto il 50% delle munizioni stoccate nei depositi militari è scaduto. Budapest Senzatetto nel mirino: previsti multa o carcere Polemiche in Ungheria per una legge contro la criminalità che prende di mira anche gli homeless. Chi sarà trovato per due volte in sei mesi a dormire in luoghi pubblici verrà multato di 150 mila fiorini (473 euro) o messo in carcere.

Chestertown aggredisce polizia: pupazzo neve arrestato a parata natalizia

Il pupazzo di neve “Frosty the snowman” è stato arrestato durante la parata natalizia annuale a Chestertown, in Maryland. L’uomo che si trovava nel costume, Kevin Michael Walsh, è accusato di aver aggredito la polizia e di aver picchiato un cane poliziotto. Il sergente John A. Dolgos ha raccontato al giornale The Star Democrat di Easton che il 52enne si è agitato quando un poliziotto accompagnato dal cane ha tentato di allontanarlo dalla folla. L’uomo in costume ha raccontato di usare quel travestimento durante la parata natalizia da almeno dieci anni e di non aver fatto nulla di male, ma anzi di essere stato arrestato ingiustamente. Ha infatti spiegato di essere stato aggredito da un agente perché avrebbe semplicemente fatto una battuta sulla presenza del cane poliziotto alla sfilata.

Islamabad Uccide il marito e lo cuoce in padella In Pakistan, Zainab Bibi, 32 anni, ha ucciso e fatto a pezzi il marito: voleva sposare un’altra moglie senza il suo permesso (necessario secondo la legge). Poi, con l’aiuto di un nipote, ha messo la carne a marinare nelle spezie e l’ha cotta. New Delhi India, scandalo sessuale travolge un ministro Mahipal Maderna, ministro del Rajahstan, si è dimesso ed è stato espulso dal partito dopo che una donna ha minacciato di mostrare video hot compromettenti per lui. Poi la donna, 2 mesi fa, è sparita. Il 59enne ora è indagato per la scomparsa. Wellington Aiutò la madre a morire. Condanna mite Sean Davidson aiutò la madre 85enne, malata terminale, a suicidarsi. Raccontò la storia in un libro e venne incriminato. Dopo un appello alla clemenza, firmato anche dal Nobel Desmond Tutu, è stato condannato a 5 mesi.


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