valle aosta

Page 1

Fly Line ESEMPIO DI ARTICOLO, ARGOMENTO: ITINERARI ITALIANI


DOSSIER

Valle d’Aosta A spasso nella Valle d’Aosta nell’ottica di una sorprendente novità imprenditoriale che fa sperare per il futuro. Naturalmente a proposito di pesca, trote e mosche. E per finire una proposta sulla quale discutere. Giuseppe Saglia

I

l futuro inizia in Valle d’Aosta. Il privato si sostituisce al pubblico nella gestione di un corso d’acqua. E lo fa alla luce del sole. Dichiarando gli intenti. Che sono quelli di guadagnare da vivere gestendo un fiume. Era ora. Quasi impensabile che sia successo in Italia, dove le cose semplici, pulite, giudicabili da tutti, non sono gradite. Dove la lunga mano della burocrazia, della politica, dell’interesse nascosto, si ritrae mal volentieri di fronte a progetti prontamente attuabili. E’ successo in Val d’Aosta. Metti insieme un gruppo di menti feconde che lavora ad un obiettivo semplice e chiaro e cioè migliorare la qualità della pesca tutelando l’ambiente fluviale e dando lavoro diretto ed indiretto ad una o più persone, il tutto a costo zero. Metti un assessore provinciale ed uno staff lungimirante, aggiungici un capo delle guardie forestali motivato, un finanziamento europeo che cade a puntino, un corso di formazione serio con oltre duecento ore passate a parlare di idrosistemi, di ittiofauna, di allevamenti DOC ma anche di management, di comunicazione turistica, di analisi dei flussi turistici, di impresa. Metti un gruppetto di Pam, tutti con ampie esperienze alla spalle e con l’entusiasmo di chi sente di poter abbinare il lavoro alla passione, ed ecco sfornati i primi tre Riverain italiani. Giorgio Ginelli, Matteo Martinet ed Enrico Grivel, ciascuno con il suo significativo tratto di fiume, rispettivamente il Chalamy, la Dora di Rhêmes e la Dora

38

di Ferret. Il riverain è un gestore della risorsa fiume legata alla pesca sportiva e, condizione sine qua non, alla Pesca a Mosca. Non semplice distributore di permessi di pesca, ma accompagnatore, guida di pesca, organizzatore, insomma soggetto attivo della promozione turistica. E’ per questo che i primi esperimenti hanno avuto per oggetto luoghi di importanza non primaria nell’offerta turistica valdostana, proprio per implementare la valorizzazione delle risorse. Sarà il primo a vigilare sulla salute del fiume e lo farà non solo per predisposizione mentale, ma anche per interesse diretto. Sarà presente e attento nel seguire e denun-

ciare lavori scriteriati, sarà parte attiva nel proporre forme di tutela ecosostenibili. Quando Roberto mi chiamò per dirmi che aveva ricevuto un invito dall’assessorato al Turismo e allo Sport della Valle D’Aosta per partecipare ad un viaggio di familiarizzazione in Valle nell’ambito delle iniziative per l’Anno Internazionale dell’Acqua e mi invitò ad andare al posto suo in quanto impegnato, accettai di buon grado. Immaginai qualche dotta conferenza, qualche politico in cerca di conferma, ma tutto sommato la Valle è bella e ricca di acque. Canne in macchina e via a scoprire che mi sbagliavo completamente.


In questa pagina: l’Autore con una fario del torrente Chalamy presa a ninfa; sotto: ferrata, sempre nello Chalamy. Pagina a lato: bollate sul laghetto del Pellaud.

L’assessorato con uno staff efficiente e motivato, è riuscito a catalizzare l’attenzione delle principali riviste italiane del tempo libero, offrendo in un weekend ricco di contenuti enogastronomici, un approccio con le potenzialità turistiche della valle e con i principali sport legati all’acqua: rafting, pesca e turismo equestre legato alla pesca. In tale circostanza venivano presentati alla stampa (anche non di settore) i riverain ed i loro progetti, e veniva soprattutto offerta ai giornalisti la possibilità di avvicinarsi al mondo Pam, provando a lanciare, a rilasciare un pesce, a vedere un ittiologo al lavoro mentre campiona un tratto di torrente. Per me è stata una buona occasio-

ne per conoscere da vicino questi riverkeepers e scoprire i loro tratti, di cui vi sintetizzo senza ambizioni di esaustività le caratteristiche e le opportunità di pesca. Torrente Chalamy (Riverain Ginelli Giorgio) - Il Chalamy non lascia indifferenti. Piccolo torrente di monta-

gna, o non piace o strega. Più facile la seconda ipotesi. Poca acqua in rapporto agli altri torrenti (non è di origine glaciale), ma acqua sempre cristallina, da bere, dai colori e dalle sfumature cangianti. Il contesto ambientale, pur non godendo della cornice innevata delle alte vette, è unico. Brilla di luce propria. Si entra nel torrente, avvolti dalla folta vege-

tazione di conifere, e si sale scoprendo buca dopo buca, la bellezza e la potenzialità di questo corso d’acqua costituito nella parte bassa del percorso da massi di roccia irregolari ma di dimensioni ragguardevoli, che rendono possibile la creazione di tane profonde anche con poca acqua. Si perché nel Chalamy l’acqua non è molta, al punto che quando nel suo scorrere viene incanalata tra roccia e roccia il torrente si attraversa con un balzo. Per poi trovarsi subito dopo di fronte ad una grossa buca di acqua quasi ferma, colorata ai bordi e buia in mezzo, a nascondere trote e sogni. Tutto il torrente è ottimo per la pesca anche quando si divide in bracci ed in rivi. Alcuni di questi, caratterizzati dallo scorrere di un solo filo d’acqua, nascondono trote di tutto rispetto, confinate ed invisibili nelle cavità profonde tra roccia e roccia. Ecco quindi livree splendide e cangianti di trote selvagge, native. Nessuna immissione viene effettuata nel Chalamy. L’ambiente è totalmente naturale. Molte fario portano visibili i segni dell’ibridazione con la marmorata. La taglia è compatibile con l’ambiente e la gestione. Coloro i quali sono interessati ad avere comunque e sempre in canna la trota “over …anta” è bene che rivolgano le loro at-

39


NOVITĂ€ 2003 * Canna Evolution 3 * Mulinelli Large Arbor


Panorama del torrente Chalamy.

tenzioni ad altri percorsi. Spettacolare il tratto a cavallo della cascate in località la Selva. Qui la valle si apre. Il torrente leviga enormi massi granitici, per poi incassarsi in strette fenditure, sino a ricadere in pozze di dimensioni e profondità notevolissime. In una di queste ho ciccato la trota più bella della mia uscita. Dopo averci lanciato inutilmente la mia sedge in pelo di cervo e non aver ottenuto nemmeno un rifiuto, convinto che una buca di quelle dimensioni nascondeva chissà quale mostro alpino, monto l’unico streamer che avevo dietro, un improbabile 5 cm in coda di vitello che uso a cheppie. Non piombato. Stento a farlo affondare. Due passaggi veloci un pelo sotto la superficie e non succede nulla, come è ovvio. Mollo tutto a centro buca nel fermo e comincio a frugare nelle tasche del giubbotto in cerca di qualcosa di piombato. L’istinto mi fa girare di scatto. Sta salendo veloce dal fondo e incurante della mia faccia sbigottita, bolla decisa sullo streamer che giaceva a galla con la vitalità di un ferroviere novantenne. Ferrata a vuoto, ci mancherebbe, e voglia di buttare le scatole in acqua. A monte delle cascate un tratto più pianeggiante con il paesaggio che ancora cambia. Ora la fan da padroni pini uncinati e steppe. Il torrente presenta lame più lunghe e meno profonde. La taglia dei pesci decresce leggermente. Per chi ha voglia di camminare, con

un’altra ora si raggiunge la parte più alta e selvaggia della riserva, su sino al lago Bianco da cui il torrente origina. Per raggiungere la Riserva uscire a Verres sull’autostrada TO-AO, quindi prendere per Chapdepraz e proseguire seguendo le indicazioni per il Parco di Mont Avic. Alcuni Km. di erti tornanti e ci si trova all’ingresso del parco, in località Covarey, dove presso il ristorante Chevrere, sono reperibili i permessi. Per proseguire occorre poi un fuoristrada o voglia di camminare. Un invito alle specialità valdostane proposte dal ristorante suddetto è d’obbligo. Si mangia veramente bene a buon prezzo. Per chi non vive di sola pesca il Parco del Mont Avic è da vedere, essendo ricoperto da vaste foreste di pino uncinato, pino silvestre, larice e faggio. L’area è caratterizzata dalla presenza di oltre 30 specchi d’acqua e numerose torbiere; queste ultime ospitano una flora relitta estremamente interessante. La fauna include numerose specie caratteristiche delle Alpi, alcune delle quali scarse o localizzate. Notizie utili - La riserva é aperta ai possessori della tessera annuale ed ai loro ospiti tutti i giorni della settimana dal 15/05/2003 al 31/10/2003. Dal lunedì al venerdì ad esclusione dei giorni festivi, è possibile acquistare il

permesso giornaliero in funzione dei posti lasciati liberi dai possessori della tessera annuale. Per i possessori della tessera annuale è obbligatoria la prenotazione, che può essere effettuata telefonando al numero 347-2243437 oppure al numero 0125960413 con almeno 48 ore di anticipo. Nella riserva sono ammessi un numero massimo di 6 pescatori più eventuali ospiti. Il permesso giornaliero non dà diritto all’ospite. Il permesso annuale dà diritto ad un ospite, a condizione che questo peschi a stretto contatto con il possessore della tessera. Il costo dell’annuale è di Euro 1394,93. Il costo del giornaliero è di Euro 30,00 da prenotarsi almeno il giorno prima. Regolamento: rigorosamente No Kill, pesca con coda di topo armata con un numero massimo di 3 mosche. Gli ami devono essere privi di ardiglione, pertanto se non dovesse bastare lo schiacciamento dello stesso questo va limato. La slamatura deve sempre avvenire in acqua e nel minor tempo possibile. E’ vietato guadinare il pesce e trarlo all’asciutto. E’ consentito fotografare il pesce a condizione che esso si trovi in acqua e non trattenuto con le mani. L’abbandono di rifiuti sarà severamente punito secondo le leggi. Il tratto della riserva è di 6,5 Km. Torrente Dora di Rhêmes

Tratto basso del percorso del torrente Chalamy.



Panorama del tratto alto della Dora di Rhèmes.

(Riverain Matteo Martinet) - Scorre ai margini (segnandone il confine) del Parco Nazionale del Gran Paradiso con la sua lunga storia, i suoi stambecchi, le sue aquile reali, i suoi fiori e le sue vette. Sullo sfondo quasi sempre collinabile dalla rettilinea valle il massiccio della Granta Parey. Premessa indispensabile per inquadrare il contesto ambientale che è di primissimo piano. Il tratto gestito da Matteo, che nella due giorni Valdostana ha costantemente fatto con competenza e gentilezza gli onori di casa, si snoda sorprendentemente pianeggiante lungo la Valle a partire dall’ultimo significativo centro abitato, Rhêmes Notre Dame, ben fornito di servizi e strutture alberghiere. Il percorso che sale dai 1600 ai 1900 mt s.l.m., è diviso in quattro tratti, due No Kill e due riservati a pesca con cattura. Quelli No Kill anche dal punto di vista ambientale e della naturalità del torrente, scosso da recenti alluvioni, sono senz’altro le parti migliori. In particolare il tratto più a valle, dal lago del Pellaud al primo ponte, presenta tutte le caratteristiche che un percorso mosca deve avere. In una notevole massa d’acqua, la cui portata e limpidezza sono strettamente legate allo scioglimento delle nevi dei ghiacciai da cui origina, si alternano buche profonde, correnti turbinose, spianate a correnti veloci, ritorni e rigiri d’acqua in prossimità di enormi massi o pareti rocciose. Poi il torrente spiana ed è una successione di correntine veloci, piccole buche ed interessanti sottoriva. L’accessibilità è ottima in quanto il sentiero natura del parco lo costeggia interamente, permettendo la totale fruizione del tratto, in un tripudio di vegetazione conifera e una miriade di fiori di prato. La

pesca non è agevolissima, stante i livelli spesso elevati. In particolare la pesca a secca raramente si adatta con l’acqua di neve che porta una nota di grigio ad acque altrimenti di un blu intenso. Ho provato a piazzare i miei mosconi da montagna nei fondobuca, nei rigiri, a margine delle rocce o dell’erba, ma senza risultato. Consigliato da Matteo ho optato per un ninfone piombato sull’ 8 ed è stato un rapido susseguirsi di catture. Fario di ottima pezzatura, di buona qualità, anche se di ceppo vario. Presenti anche iridee e salmerini di fonte. Occorre un discreto approccio al luogo (sono molto sospettose), e una buona mira nel lanciare la ninfa nei più piccoli giri e ristagni d’acqua per darle la possibilità di affondare. Poi con una semplice trattenuta ed un po’ di controllo il gioco è fatto. La

parte alta del percorso, che abbiamo raggiunto in Jeep è altamente scenica. Non c’e più vegetazione ed il torrente scorre impetuoso tra i pascoli. Li è stato fatto a scopo didattico un campionamento con storditore da parte degli ittiologi provinciali e si è potuto constatare il buon popolamento del tratto. Un progetto idroelettrico in avviata fase di attuazione interesserà questo tratto. Speriamo bene… In attesa che il torrente si rinaturalizzi completamente e che si possa puntare stabilmente su un ceppo autoctono che si riproduca, si può saziare la voglia di naturalità con le trote native del lago del Pellaud, uno splendido specchio d’acqua tra gli abeti, alimentato da una sorgiva dalle acque sempre cristalline. A sera è stato un tripudio di bollate, con trote di tutte le taglie (sino a 6/7 etti) attivissime sul naturale e anche sulle imitazioni. Spinnerini, piccoli terrestrials, chironomi hanno reso benissimo. Assolutamente da non perdere. Per raggiungere la Riserva uscire ad Aosta Ovest e proseguire per Courmayeur. Dopo Villeneuve, svoltare a destra per la Val di Rhêmes e proseguire per una ventina di Km sino a Rhêmes Notre Dame. L’offerta turistica del Parco è ampissima. Ottime specialità valdostane sono gustabili alla Locanda del Pellaud sul lago omonimo.

Panorama del percorso intermedio della Dora di Rhèmes.

43


Fario del torrente Chalamy.

Notizie utili - Massimo 5 canne. Costo 25,00 Euro al giorno. Possibilità di essere accompagnati. Vendita Permessi: Locanda del Pellaud (0165 936110) e Osteria La Cheminee (0165 936102) loc. Carrè. Per prenotazioni ed informazioni: mob. 347 4626555. Torrente Dora di Ferret (Riverain Enrico Grivel) - La pesca ai piedi del Monte Bianco. Alzi gli occhi, e il contesto richiede di alzarli spesso, e ci vedi le cime innevate del Grandes Jorasses. Poco oltre l’inconfondibile e ardita silhouette del Dente del Gigante. Montagne, pascoli, neve, quel che resta dei ghiacciai a 360°. Il tutto nell’ultima valle Valdostana prima della Francia, la più pianeggiante, la più accessibile. Una comoda strada costeggia il torrente consentendo un facile accesso ad una fiumana di turisti attirati oltre che dalla quinta alpina e dai percorsi natura tra orchidee e zone umi-

de, anche da una ricca offerta turistica. La Dora di Ferret è un torrente di origine glaciale (Triolet e Pre de Bar), e quindi presenta problematiche analoghe a quelle della Dora di Rhêmes, ossia livelli spesso alti e acqua con tendenza ad intorpidirsi con il caldo e con l’estate. Tuttavia se, previa telefonata al gestore, si arriva in situazione ottimale, si gusterà appieno il turchese carico dell’acqua, il bianco della schiuma dei tratti più impetuosi ed il verde intenso degli abeti e dei prati circostanti. La riserva è lunga una decina di km, con un tratto No Kill lungo poco meno di tre Km. Alcuni tratti, fuori dal No Kill, portano evidenti i segni dell’ultima alluvione e dei successivi lavori in alveo. Il gestore sta collaborando direttamente a piccoli interventi di bonifica ambientale, piccoli ma significativi, perché vanno ad intaccare un modus operandi purtroppo consolidato in Valle. Sono presenti tutte le specie alpine, salmerini, trote iridee e fario. Di que-

Prove di lancio.

Recuperi.

44

ste c’è la volontà del gestore di implementare attraverso semine controllate il ceppo di fario macrostigma e la trota marmorata. Le dimensioni sono molto generose. Numerose sorgive di piccola dimensione si incontrano a lato del torrente. Servono per l’accrescimento delle trote. In una, la più grande, si può pescare ed è un’ottima alternativa ai momenti di acqua grigia o giusto per fare un po’ di dry fly. Tuttavia poche illusioni, il pesce è diffidente e difficile. Massima cautela nell’avvicinamento, mosche imitative e finali sottili compatibilmente con la taglia dei pesci. Nel torrente, salvo che ci si voglia allenare a tenere la mosca ferma tra spumeggianti correnti, o salvo i pochi momenti di attività di superficie, conviene pescare a ninfa o a streamer. Ninfa piombata, di dimensioni pari al 10 o all’8 e streamers che tengano l’acqua sono fattori prioritari rispetto a modello e colore. E’ la più lontana (per gli italiani), ma facile da raggiungere. Si oltrepassa Courmayeur ed a Entreves, subito prima della Galleria del Bianco si svolta a destra per la Val Ferret. Non ho avuto occasione di provare i ristoranti sul fiume, ma l’offerta in valle è varia e molto ben visibile. Conosco benissimo per esserne sempre uscito sconfitto la Maison de Filippo, un caratteristico locale a Entreves dove tutto si gioca sulla quantità impressionante di cibo propinato (la qualità è comunque eccellente). Menù a prezzo fisso e mangi quanto vuoi. Tanto vince sempre lui! Notizie utili - 4 canne al giorno. Costo del Giornaliero 36 Euro, 11 uscite 360 Euro, chiuso il lunedì. Informazioni: mob. 348 6046505. Vendita permessi:


Bar Ristorante Tronchey - Val Ferret (0165 89193). Estratto dal regolamento: Licenza governativa e tesserino “no-kill” danno accesso a tutta la riserva, compresi i tratti con cattura. É consentito l’utilizzo di mosche artificiali zavorrate e non, con amo privo di ardiglione o schiacciato. La gestione si riserva la facoltà di limitare la possibilità di entrare in acqua. Le operazioni di slamatura devono avvenire con mano bagnata o con slamatore, il guadino è vietato. Obbligo di mantenere non meno di 100 m da altri fruitori, salvo l’autorizzazione di questi. Vietato lasciare rifiuti, pena revoca del permesso. Conclusioni - Il fine giustifica il mezzo. Il fine è quello di poter dimostrare in Valle, ma non solo, che una figura professionale, preparata e coinvolta può generare turismo, lavoro diretto ed indotto. Il mezzo per attirare turisti pescatori è soprattutto il pesce (l’ambiente in buona parte c’è e si spera possa solo migliorare). L’augurio. Non si cada nella spirale turistica di propinare pesce di lancio. Non è questione di pinne o di ceppo, è questione di vedere il meno possibile un camion scaricare trote in un fiume. All’inizio è giustificabile che il tratto venga ripopolato per creare le premesse al funzionamento del tutto, ma a gioco lungo spero che i Pam sappiano premiare un’offerta di qualità.

Lorenzo Nogara con una fario del torrente Chalamy.

Panorama della Dora in Val Ferret.

Non rimane che l’imbarazzo della scelta: se avrò voglia di orizzonti innevati, acqua che scroscia veloce e taglie magnum, sceglierò la Val Ferret o la Val di Rhêmes; se vorrò immergermi in un mondo ovattato tra pozze cristalline povere di acqua, ma ricche di vita sceglierò il Chalamy. Conoscendomi, l’ultima opzione è la più probabile. Proposta - Visto che il successo ottenuto dai Riverain fa ben sperare, tanto vale sognare e allora vi butto lì quello che sarebbe per me, un modello ottimale di gestione delle acque. Giusto per parlarne. La gran parte delle acque alpine potenzialmente pregiate hanno caratteristi-

che simili e così sintetizzabili: 1) Nascono a quote comprese tra i 1000/ 2000 m. 2) Per i primi km del loro percorso scorrono in valli o pascoli montani per lo più incontaminati. 3) Subiscono le prime captazioni idriche ad uso idroelettrico a monte dei primi centri abitati. 4) Conservano accettabili condizioni di portata e qualità d’acqua sino a che la valle, dopo un po’ di km (10/30) km si allarga e li trasforma in fiumi di fondovalle. 5) Subiscono pesantemente il problema dell’inquinamento urbano e industriale/ agricolo nel loro primo tratto del piano quando i canali di irrigazione li depauperano di gran parte delle acque. 6) A volte migliorano leggermente la loro qualità quando, in genere prima della foce nei fiumi principali, i canali o le risorgive del piano restituiscono loro un’accettabile massa d’acqua. Le restanti acque (laghi a parte), sono costituite da risorgive e dai canali di irrigazione. Una gestione ottimale delle acque ai fini della pesca, al di là di tutte le considerazioni in merito al miglioramento qualitativo e quantitativo delle stesse, e nel rispetto di tutte le altre esigenze potrebbe avvenire in questo modo: A) I primi km di ogni torrente o comunque sino al primo significativo agglomerato urbano devono essere riserva naturale integrale, con divieto di pesca e con divieto di ripopolamento. B) La restante parte del torrente (circa

45


l’80%) potrebbe essere così suddivisa: - Un tratto di almeno 3 km come percorso mosca NoKill a pagamento con immissioni limitate al solo ripristino di giusta popolazione ittica in seguito ad eventuali disastri ambientali (piene etc.). - Un tratto (più consistente, circa cinque/ dieci km) aperto a tutti i sistemi di pesca con un prelievo massimo giornaliero (per 4 giorni la settimana) di due capi di taglia superiore ai 26/28 cm, ripopolato con materiale proveniente dall’incubatoio di valle e occasionalmente con pesce autoctono di pezzatura. Tale tratto, gratuito per i residenti, deve essere assoggettato ad un giornaliero o ad uno stagionale a costo accessibile per i non residenti.

- Un tratto, l’ultimo, possibilmente confinato tra barriere naturali o artificiali, non più lungo di 2/3 Km destinato a campo gara ed a riserva turistica pronta pesca con immissioni massicce di materiale adulto anche non autoctono. Tutti i proventi derivanti dai giornalieri e dagli stagionali dovranno essere destinati alla sorveglianza ed alla gestione dell’incubatoio, con il coinvolgimento prioritario dei residenti, che ne ricaverebbero direttamente un minimo di occupazione oltre all’indotto turistico recettivo. Se il torrente è importante in questa fascia si potrebbe benissimo ipotizzare una gestione privata tipo quella dei Riverain. C) La parte scorrente nel fondovalle, a meno che non abbia caratteristiche di qualità e di portata tale da giustificare la


In questa pagina: a sinistra, la Dora in Val Ferret. Sotto a sinistra: Matteo Martinet ed Enrico Grivel, riverain rispettivamente della Dora di Rhèmes e della Dora di Ferret. Pagina a lato: panorama della Val Ferret, con acque velate dalla neve, e bell’esemplare di Fario catturata nella Dora di Rhèmes.

difesa e l’incremento di specie pregiate quali il temolo e la marmorata, può essere adibita alla libera pesca cosi come oggi attuata, con esclusione di immissioni se non per sopperire ad eventi eccezionali (inquinamenti concentrati). Tanto, in attesa di tempi migliori, peggio di così non si può. Se invece esistono le condizioni per la vita del temolo e della marmorata i tratti dovranno essere suddivisi in tre tratti, rispettivamente di bandita, di riserva No Kill e di area a prelievo controllato, che ogni cinque anni ruoteranno in quello stesso ordine. D) La parte finale dei fiumi e dei torrenti, oltre alla metà delle risorgive dove torna a scorrere acqua in una certa quan-

tità e qualità dovrebbe andare all’appalto privato. I privati dovranno avere la facoltà di agire (e di sicuro agiranno) a tutela dei lori interessi contro coloro che anche accidentalmente procurino dei danni (inquinamenti, prelievi, etc). E) Il 50% dei laterali, a meno che abbiano portate unitarie paragonabili a quelli dell’asta principale (nel qual caso vanno essi stessi considerati come torrenti principali) devono essere chiusi alla pesca e servire come aree di riproduzione ed accrescimento, eventualmente con semine di uova e avannotti provenienti, mediante incubatoio di valle, dal tratto stesso. Il restante 50 % dei laterali potrà essere soggetto a regolamentazione No Kill gratuita o a prezzo simbolico, con le sole tecniche ammesse della mosca e dello spinning ad amo singolo senza ardiglione. Ogni cinque anni deve avvenire la rotazione tra le aree a No Kill e quelle a zona di ripopolamento. F) I canali irrigui con sponde e letto naturale (meno del 50%) che garantiscono costanza d’acqua potranno essere destinati all’accrescimento naturale dei pesci di incubatoio, e potranno essere soggetti parzialmente a pesca No kill con esche artificiali. I canali irrigui con sponde o letto artificiali saranno destinati al pronto pesca con immissioni di materiale adulto anche non autoctono. E’ utopico tutto ciò?


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.