Special Cafe #10

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Anno II - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut. C/RM/03/2012

Rockers IL CAPITANO E LA SUA STORIA

Meat & Bones GOLIARDO FILIPPETTI, LA TRADIZIONE PIÙ ANTICA

N.9 - 3,90 € OTTOBRE NOVEMBRE 2012 Bimestrale AUSTRIA 7,70 € BELGIO 7,30 € SPAGNA 6,50 €

Hot Wheels MOTO GUZZI ORDIGNO 17, UNA BOMBA INNESCATA

Factory STEVE STORZ E L’ORIGINE AMERICANA DELLA SPECIE

Events GLEMSECK, “LA SOLITUDE”, NOSTALGIA DELL’ASFALTO

Gestione rete di vendita e logistica Press-Di Diffusione C.D.M. Roma




BLACK LIST #9

CULT GARAGE 06 BOB LEPPAN E I SUOI RECORD SHOP 08 CLOTHES & ACCESSORIES ROCKERS 12 GIANLUCA CIUFERRI MEAT & BONES 18 BEAT GARAGE 22 STEVE STORZ 60 GOLIARDO FILIPPETTI HOT WHEELS 26 MOTO GUZZI SP1000 1983 32 DUCATI MONSTER S4R 38 TRIUMPH BONNEVILLE 865 44 HONDA CB 500 FOUR BY VERTIGO 70 50 YAMAHA XT 600 BY PLAN B MOTORCYCLE 56 MOTO GUZZI V65 P.A. 1990 BY GEX COLLATERAL 64 IL FLAT TRACK IN ITALIA CLASSIC CYCLES 68 ABICI ITALIA VISION 78 GUILLERMO “MEMO” ORTEGA SHOOTING 86 MADEMOISELLE ZAZIE EVENT 88 TRIDAYS 92 CESI SCALO-CESI 94 TON UP DAY 96 GLEMSECK 101 ERRATA CORRIGE: Sul numero 8 di luglio-agosto nell’articolo “Shorts from the fifties” a pag 82 abbiamo dimenticato di citare il nome della fotografa, Enrica Citoni. Ci scusiamo con lei e con tutti i nostri lettori.


SPECIAL CAFE è una pubblicazione edita dalla EUROSPORT EDITORIALE S.R.L. REDAZIONE DI SPECIAL: Via della Bufalotta, 378 - 00139 Roma INFOLINE: Tel. 06.45.23.15.00 - Fax 06.45.23.15.99 redazione@specialmag.it

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CULT GARAGE BOB LEPPAN E I SUOI RECORD

SANA INCOSCIENZA E GAS A MANETTA Ci sono al mondo posti dove il sogno della velocità pura si materializza in un’enorme superficie salata. Da oltre cent’anni al Great Salt Lake di Bonneville si fondono passioni, follie e adrenalina A cura di Fernando Felli

Bob Leppan è un record man e concessionario della Triumph di Detroit dal 1957. Come tutti gli americani, alle gare di moto su circuito preferisce il primato della velocità pura. Il luogo per questo tipo di prestazioni non può che essere il Great Salt Lake di Bonneville, nello Utah, un’immensa distesa di sale circondata da una catena di monti. La superficie è ruvida come la carta vetrata a grana grossa e il solo pensiero di venirne a contatto ti fa accapponare la pelle per il resto della vita. La Triumph inizia dal 1950 a inanellare record su record di velocità. I mezzi sono dei veri prototipi e i meccanici prendono in prestito pezzi di ricambio a qualche trattore o a relitti aeronautici lasciati surriscaldare al sole inclemente del deserto. “Bob è un veterano di Bonneville e ricordo nel ‘65 quando lo vidi entrare sul Gyronaut X-1, -dice il suo amico John Peterson- uno streamliner affilato come un sigaro. Lo aiutai a posizionarsi con difficoltà nell’abitacolo, il manubrio era... sotto le ginocchia. Con questa bara volante riuscì a raggiungere i 350 km/h!”. DROGATO DI RECORD Bob Leppan ormai è determinato ad attaccare il record di Bill Johnson, che nel ‘62 raggiunse l’incredibile velocità di 380 km/h su uno streamliner con motore Triumph

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Bonneville T 120. È sulla linea di partenza, sguardo fisso sulla striscia nera di riferimento... e via. Pochi secondi e la supposta di alluminio entra nel miglio di riferimento a 235 miglia orari (378 km/h) in terza. Dentro l’abitacolo c’è un rumore infernale e tutto vibra come la coda di un serpente a sonagli. Bob innesta la quarta e spinge il gas a manetta. Potrebbe ancora accelerare, ma ricorda che occorrono ben undici chilometri per fermarsi e allora suo malgrado toglie il gas. Nel 1966 Leppan riesce a conquistare il record mondiale di 393 km/h. La Triumph, venuta a conoscenza del record, fa applicare su tutte le Bonneville prodotte una decal commemorativa “World Fastest Motorcycle”. Maggie Turner, moglie di Bob, è esasperata nel vedere il suo uomo come un vuoto a perdere, gli ricorda che ha una famiglia, dei figli da crescere, la concessionaria da gestire... insomma tutte motivazioni che farebbero cadere le palle anche ad una statua! Lui le giura, mentendo, sulla testata di una Bonneville che non salirà più su uno streamliner e che metterà la testa a posto. Ma nell’ottobre del 1970 ci ricasca, entra di nuovo nell’abitacolo del Gyronaut, equipaggiato con due motori Triumph portati a 820 cc, con una potenza di 180 CV. Bob ha davanti un nuovo traguardo:

superare i 265 miglia orari (426 km/h) raggiunti dallo Sportster pilotato da Cal Raybom. È concentratissimo; al via parte come un fulmine, dopo una manciata di secondi raggiunge i 400 km/h, spinge ancora e sta per toccare i 450, quando il Gyronaut comincia a sbandare paurosamente a causa della rottura di una saldatura del telaio.

Bob apre il paracadute per fermare quel sigaro impazzito, ma il Gyronaut decolla ad un’altezza di 10 metri dal suolo, poi plana pesantemente sulla ruvida superficie salata, passando davanti alle fotocellule a 422 km/h (262 mph). Bob sviene, ma rimane fortunatamente incolume. “È stato come avere una pistola puntata in faccia, sono sceso dal relitto del Gyronaut e ho tremato continuamente per un’ora” ricorda. Due giorni dopo torna claudicante dalla sua Maggie, raccontando di avere avuto un incidente automobilistico vicino Detroit. Maggie non gli crede e, ormai rassegnata, torna a mettere la torta di mele in forno. Anche questa è storia, passione, lucida follia di uomini e mezzi che, andando contro le leggi della fisica, continuano a regalare emozioni ai tanti appassionati di record. Ancora oggi partono da ogni parte del mondo per strappare con rabbia il loro primato alla ruvida superficie del Great Salt Lake di Bonneville.



SHOP

CLOTHES & ACCESSORIES di Riccardo Panzironi

PROTEZIONE FREE SPIRITS

L’EROICA GIUNGE ALLA XVI EDIZIONE Domenica 7 ottobre torna l’appuntamento con l’Eroica, la cicloturistica d’epoca ormai evento mondiale, sempre con partenza e arrivo a Gaiole in Chianti. È una manifestazione cicloturistica che si svolge dal 1997 e che ha la particolarità di rievocare il ciclismo di un tempo, con percorsi che si svolgono in buona parte su strade bianche con biciclette d'epoca. La corsa si snoda in quattro diverse lunghezze sulle colline del Chianti. Il regolamento ferreo prevede, tra le varie caratteristiche imprescindibili, il cambio con le leve, i pedali con gabbiette e le leve dei freni con i fili esterni al telaio. Per questa XVI edizione sono previsti 5.000 partecipanti, con un 30% di stranieri. Lunghissima la lista dei personaggi, con tante vecchie glorie del ciclismo e i maggiori collezionisti del settore. L’atmosfera d’altri tempi è eccezionale e c’è anche una mostra mercato dove trovare ogni genere di reperto vintage e rivivere un’intera epoca sportiva. www.eroica.it

Questi nuovi paramotore per Triumph sono stati progettati per disperdere-dissipare l’urto in più parti, in caso di caduta, evitando assolutamente di concentrarlo su un solo punto. Sono completi di viteria e istruzioni di montaggio e specifici per Bonneville, Thruxton e Scrambler. Si montano senza modifiche. Prezzo: 203,00 euro IVA esclusa. www.freespirits.it

ROMBO DI TUONO 2012 È iniziato il count down per l’appuntamento bresciano dedicato ai motori. Il Centro Fiera di Montichiari si prepara ad accogliere migliaia di appassionati il 13 e 14 ottobre. Una kermesse che, ormai da undici anni, suscita grandi emozioni e sorprese, e la partnership con big come la Federazione Italiana Customizer e l’americana International Master Bike Builders Association non può che confermarne il successo. I rinnovati 15.000 mq offriranno tante opportunità al pubblico presente, tra articoli esclusivi e originali, tatuatori, aerografisti e pinstriper d’eccellenza. Ampia l’esposizione di moto special a cura dei migliori customizer italiani, che saranno impegnate nel Customizer Run, preludio all’incoronazione della Best Of Show. Il tema della customizzazione è molto caro agli organizzatori di Rombo di Tuono tanto da aver confezionato un doppio appuntamento: il Riders Bike Contest, riservato agli appassionati non professionisti, e l’attesissimo KICK, Campionato Italiano Costruttori Kustom. La programmazione musicale vedrà impegnate rock’n’roll band di livello internazionale. www.rombodituono.it

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RADUNO ROYAL Un evento nazionale che è apparso più un ritrovo tra vecchi amici, la maggior parte dei quali provenienti dalla Capitale. Un plauso va a Domenico Ferri della Union Jack Roma, che si è prodigato per la riuscita del raduno. L’8 e il 9 settembre il punto di ritrovo è stato un camping nella città di Siena, ove si è svolta la cena del sabato sera e dal quale si è partiti per il giro della domenica. Dopo la cena un’estrazione ha messo in palio dei premi, gentilmente offerti dalla Royal Enfield Italia e da alcuni concessionari. Le moto sono state una settantina: poca cosa se rapportate ai volumi degli altri raduni, ma molte se consideriamo che la prima edizione di quattro anni fa ne contò solo 7. www.royalenfield.com

ITALIA VELOCE Italia Veloce significa tradizione ed esperienza nella produzione di telai per biciclette. Saldature realizzate a mano, tubi assemblati secondo geometrie classiche, cura maniacale del dettaglio sono i simboli di questa factory emiliana. In ogni telaio ci sono anni di ricerca nel campo dello stile, dalla forcella posteriore piccola alle piastre doppie di quella anteriore. Italia Veloce offre la possibilità di personalizzare completamente la propria bici con esclusivi componenti storici e nuovi, seguendo totalmente i desideri del cliente. Anche l’ergonomia è curata in base alla corporatura del futuro proprietario, come un vero abito sartoriale. I telai Italia Veloce sono numerati e catalogati singolarmente. Il numero è impresso a mano sul “cerotto”. Un opuscolo di registrazione riporta le caratteristiche del telaio insieme alle informazioni riguardanti la bicicletta intera, comprese modifiche e messe a punto. www.italiaveloce.it

COLLEZIONE FALL H-D

GARAGE 271

Per la stagione autunnale, Harley-Davidson lancia la nuova collezione Fall. Richiami ai gloriosi anni ‘50 e temi vintage caratterizzano la linea maschile, per Lei colori e grande attenzione ai dettagli e materiali come metallo, pelle e strass. Tra le proposte per l’uomo troviamo il jeans “Flannel-Lined Traditional Fit”, con un ampio risvolto sull’orlo, (83,00 euro), e per lei la giacca in pelle “Distressed Miss Enthusiast” effetto invecchiato (487,00 euro). www.harley-davidson.it

Nel 2010 Frank Heinrich, ex fotografo sportivo, e Oliver Aschenbrenner, industrial designer, hanno fondato in Germania un un laboratorio di biciclette. Con un piccolo team altamente motivato progettano bici fuori dall’ordinario, con numerosi dettagli in stile vintage e unici nel loro genere. Garage 271 tiene sempre aperta la porta per i clienti presenti e futuri, accettando ogni suggerimento o idea. Pertanto seguiteli con attenzione sul loro web! www.garage271.de

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SHOP

CLOTHES & ACCESSORIES

PER CERCHI O... BIRRE

SPORTSTER SPECIAL EDITION Finalmente una moto americana che ci piace: stile Cafe per questa nuova Iron 883 Special Edition. Notare bene i soffietti in gomma sugli steli della forcella, il manubrio stretto con gli specchietti bassi, le selle separate e il fender profilato. È solo l'inizio, magari potremo vedere nel prossimo futuro una riedizione della XLCR di Willie G. Davidson? www.harley-davidson.it

L’accessorio per bici Budnitz “Beer” in titanio è sia una chiave da 15 mm, per i bulloni dell’asse posteriore o del mozzo o per rimuovere una ruota, sia un apribottiglie per... le birre! Due viti in titanio lo fissano al posto del portaborraccia. Sul bordo dell’apribottiglie è incisa una frase del Maestro Zen Dogen, che ricorda a chiunque si sia perso che siamo sempre esattamente dove dovremmo essere. Il Budnitz “Beer” pesa 35 grammi ed è acquistabile on line a 40,00 $. www.budnitzbicycles.com

LO STILE RIPARTE SU DUE RUOTE

ALPINESTARS JOEY

Meno di un anno fa è tornato sulle strade il mito della Lambretta, storica due ruote simbolo dello stile italiano. Dopo il successo mondiale del modello LN 125, distribuito in oltre venti paesi, è ora possibile acquistare, presso tutte le concessionarie Lambretta, il nuovo modello LN 151: lo stesso design e gli stessi colori del modello LN 125, ma un motore più potente. Il prezzo di lancio della Lambretta LN 151 è 3.350,00 euro, mentre il modello LN 125 può essere acquistato al prezzo di 3.250,00 euro (entrambi i prezzi si intendono IVA inclusa, spese di immatricolazione escluse). www.lambrettaweb.com

La Joey Waterproof è una scarpa scamosciata casual che offre in più protezione e comfort, in sella o a piedi, grazie all’esterno cerato e all’interno impermeabile. L’interno di linguetta e colletto è realizzato in mesh traspirante per migliorare il feeling, stesso obbiettivo perseguito dai rinforzi in poli-schiuma su linguetta e caviglia e dalla soletta anatomica sostituibile in schiuma poliuretanica. Ad offrire supporto e protezione dagli impatti ci pensano i protettori caviglia a doppia densità e i rinforzi interni per dita e tacco. Taglie US: 6-12. Prezzo: 139,95 euro. www.alpinestars.com

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ETIQUETA NEGRA In occasione dell'edizione n. 22 del Gran Premio Nuvolari, il brand Etiqueta Negra ha rinnovato la sua sponsorizzazione per il terzo anno consecutivo. Ha omaggiato ogni partecipante alla corsa con un’elegante polo a manica lunga realizzata in esclusiva per gli equipaggi iscritti e con un un outfit completo da gara. Ha anche presentato i capi più significativi della collezione A/I 2012-13, con particolare riferimento alla Vintage Racing collection dedicata a Tazio Nuvolari. www.etiquetanegra.eu

20 ANNI PER LA PRIMA CONCESSIONARIA TRIUMPH A ROMA Numero Tre Roma non è solo una concessionaria. È anche una lunga storia d’amore che dura da 20 anni. Sì, perché dietro Numero Tre c’è molto di più di un negozio di moto. Non solo perché nel bel locale su due piani a via della Farnesina si possono trovare tante altre cose -dalle magliette agli orologi, dai caschi agli stivali, dai giubbotti di pelle alle marmitte cromate- ma perché qui, a un passo da Ponte Milvio, c’è la storia delle Triumph a Roma. Era il 1992 quando l’indimenticabile Carlo Talamo decise di intraprendere una nuova e apparentemente folle impresa: riportare in Italia i gloriosi colori della Casa inglese, che, nello storico stabilimento di Hinkley e con una nuova proprietà, aveva ricominciato a costruire motociclette. I concessionari italiani che avrebbero per primi e in esclusiva importato le nuove Triumph si sarebbero chiamati Numero Tre. Oggi la Numero Tre Roma è l’unica erede di quella tradizione, che trova nell’assistenza attenta e puntuale della concessionaria il suo punto di forza. Il “Generale”, alias Alessandro Blasi, è il nocchiero di questo veliero britannico. www.numerotreroma.it

CASUAL CON GRINTA

SKULL & CHAIN

La collezione A/I Soldini è pensata per un uomo contemporaneo, cosmopolita, alla ricerca di quella semplicità e di quei dettagli che fanno la differenza. Dalle calzature iperclassiche, eleganti senza tempo, per un uomo sempre impeccabile e raffinato, ai modelli dall’animo più grintoso e dinamico, come boots di ispirazione biker e sneakers. Molte delle calzature sportive adottano l’esclusivo brevetto di aerazione Soldini Klimacomfort. Costano 99,00 euro le sneakers in suéde, dall’aspetto vintage, con inserti a contrasto, ideali per chi ama un abbigliamento casual e alla moda. www.calzaturificiosoldini.it

Harley-Davidson propone dal catalogo accessori originali 2012 la collezione Skull & Chain, interamente realizzata in metallo cromato con finitura fumé. La superfice ospita una catena in 3D dal colore più intenso che abbraccia il fregio Willie G. Skull, teschio stilizzato con occhi neri e strass sul mento. La collezione Skull & Chain comprende il coperchio accesso frizione (112,00 euro), il coperchio anticipo automatico (52,00 euro), l’inserto decorativo per filtro aria (a partire da 68,00 euro), la decorazione tappo serbatoio (49,00 euro) e lo sportello consolle serbatoio (74,00 euro). www.harley-davidson.it

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ROCKERS GIANLUCA CIUFERRI

ON THE WATERFRONT Tenacia e passione, oppure “ogni promessa è debito”, oppure ancora “volli, sempre volli, fortissimamente volli”. Ecco l’imprinting del “marinaio”Gianluca Ciuferri, una sicurezza nell’intento e nella pratica di un motociclismo alla Wells Testo Mauro Di Giovanni Foto Roberto Brodolini

Correva l’anno di grazia 1989 e sulla piazza del Comune di Bracciano, presso l’omologo lago, si svolgeva con passione, riserbo, ma con malcelato orgoglio, la saga dell’VIII Meeting Internazionale per Moto Inglesi, sotto l’egida dell'H.O.M.C. Nel fermento della piazza, fra il baillamme rotto dal ruggito di qualche bi/tri o monocilindrico vero, si fa largo un giovanotto alto e sorridente che si avvicina e dopo un breve preambolo dichiara: “Sono Gianluca, un giorno comprerò una moto inglese”. Dopo undici anni su una omologa piazza di un altro borgo, per lo stesso raduno, in un’atmosfera simile, ma sempre diversa, si presenta un giovane, stesso sorriso disarmante che dice: “Ti ricordi di me quel giorno a Bracciano? Ecco la mia moto!”, esclama di fronte a una Commando gialla. Da quel giorno Gianluca Ciuferri, il Capitano di Lungo Corso, per via del suo tempo sui mari, oppure più semplicemente “il Marinaio”, come viene affettuosamente chiamato, si è conquistato la simpatia, la

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stima e la fiducia di una confraternita, per un atto di amore e di passione così volitivo e pervicace, da meritare l’ammirazione incondizionata di tutti. Gianluca “il Marinaio” Ciuferri, nasce nella Capitale il 13 febbraio del 1962, sotto il segno dell’Acquario, tra la fantasia e la ferrea disciplina disegnata dagli astri nel cielo dell’antico credo dei Caldei. Riservato, non velocissimo, con una compagna famosa, Gianluca, sulla

soglia del “mezzo secolo”, è una delle colonne del tempio dei “Possessori del cuore”.

LE MENTONIERE Le bandane o le mentoniere sono un accessorio indispensabile per un rocker o un motociclista classico. Ma attenzione, non la bandana all’harleysta, che la mette sotto il casco, oppure la porta senza casco, e che “in finale”, più che un pirata, sembra un raccoglitore di pomodori San Marzano. La “bandana”, termine usato e abusato a partire


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dagli anni ‘90, di origine incerta semiispanica, prima era semplicemente “il fazzoletto”. Il fazzoletto a partire

dagli anni ‘20 fino all’avvento dell’integrale o del casco jet, ma con la visiera, era per i caschi aperti l’unico riparo da vento, vespe, accidenti vari e pioggia battente o grandine, che colpivano più

o meno violentemente la faccia dei motociclisti. Era bianco oppure, i migliori, erano quelli svizzeri, con disegni sofisticatissimi a tema per lo più floreale; ultimamente si sono affermate con il propagarsi dei biker, le “bandane”, con disegni a circonlocuzioni su base nera o di altri colori... divagazioni sul tema. Il fazzoletto era, o bianco, o nero, o svizzero su base rossa, punto. Tutto il resto è noia, roba che non c’entra niente. Ma ora, la parte più succosa di tutta la digressione, riguarda la superba “mentoniera”. La mentoniera sostituisce il fazzoletto. Era di due tipi: la prima, la più nobile e preziosa, era in pelle nera della Lewis Leather’s e copriva mento e bocca e si agganciava con due elastici dietro alle orecchie; poi alla fine degli anni ‘60 comparvero le piccole mentoniere in plastica nera forate, da infilare sul cinturino del casco jet... Era una moda importata dall’America, come la “bolla” per i caschi con i tre automatici sulla fronte. Il fazzoletto si piega a triangolo e si pone sulla bocca, ma il naso fuori, perché altrimenti, se si mette alla “bandito”, con il naso coperto, poi quando si respira si appanna tutto. Dicevamo, il fazzoletto sulla bocca moderatamente stretto da dietro con due nodi tradizionali.

Con i caschi aperti è indispensabile, date retta; oltre a conferire a chi lo indossa un aspetto completo, da “battaglia”... quando si alza il fazzoletto “sò cazzi amari”. È roba seria!

I CAVALLI MECCANICI Nel caso di Gianluca, si comincia con il “ciaetto” blu da “pischello”; poi, sempre prima dei quattordici anni, rubava il Benelli “Gentleman” alla sorella e... oooh! alla fine ai quattordici arriva il “Corsarino”; prima dei sedici anni e del “patentino” è il turno di un altro cinquantino, il Fantic Caballero. Ma è già tempo del mitico mono orizzontale a uovo nell’ultima versione, Motobi 125 Sport Special, a cui fanno seguito altre moto: da una Husqvarna off-road, alla Honda 350 quattro, che “era ferma!”, dice Gianluca, alla 400 Super Sport, alla orribile Kawasaki 900 R e poi: “magnum gaudium, abemus Norton”.

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ROCKERS GIANLUCA CIUFERRI

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Da allora due moto relativamente moderne, una BMW 1100 S e poi la Sportster 1200, per i lunghi viaggi con Sara... Non è finita: “dulcis in fundo”

mitico Tridente, cazzo! Bello come il sole, il purosangue della scuderia Ciuferri.

il

ON THE ROAD Gianluca non è uno che se la va a cercare, e nemmeno uno che si vuole “rompere”, di conseguenza va, ma senza esagerare, tanto che si è rotto solo una volta la mano destra

proprio con la Norton Commando Roadster, perdendo il controllo su una curva a “schiena d’asino”... Per l’asfalto o per la velocità? Un altra volta era al Circeo senza niente, in moto, d’estate, quando un tedesco in macchina gli ha tagliato la strada... Capriola oltre la siepe, moto accartocciata, tutto abraso, sanguinante e gocciolante... porcu dieci! Particolare: aveva diciotto anni e per la moto ce ne volevano ventuno. Moto nascosta in una villetta e poi qualche altro casino che la censura e la memoria impediscono di riportare a galla. Sempre casini!

IMPRESE E TITOLI Gianluca è venuto come cavaliere a Vezio, in Svizzera, con Claudio Antonaci, e poi ai raduni del B.B.B. altre volte, sempre con la fida Commando Roadster, talvolta solo, talvolta con Sara, Sara Ricci, la

compagna con la quale ha girato in moto mezzo mondo. Sara è un

actriss autentica, brava e bella; il nostro Gianluca “tiene la cara” come uno dell’Actor Studio. Ecco perché Elia Kazan, “Fronte del Porto” con Marlon Brando. C’è qualcosa di strano oggi nell’aria, anzi, d’antico.

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MEAT & BONES BEAT GARAGE

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ROCK' A' BEAT In via Giovanni Lanza al 115, nel centro dell’Urbe, a pochi passi dal Colosseo, c’è la bottega di Giuseppe di Vito, “Vito” per gli amici, famosa in tutto il mondo Testo Mauro Di Giovanni Foto Roberto Brodolini

“Nemo profeta in patria”, nulla è più vera e sacrosanta di questa affermazione, la veridicità della quale ognuno di noi ha potuto constatare personalmente. La bottega “motomusicale” di Giuseppe di Vito, “Vito” per gli amici e conoscenti, ne è la prova più lampante. La CNN, la celebre TV americana, la televisione spagnola ed altre emittenti asiatiche e sudamericane, per non trascurare gli scandinavi, hanno da tempo scovato questo antro visionario,

dove il “nostro” colleziona, raccoglie, sistema e magari fa mercato di moto classiche, preferibilmente sportive, chitarre, amplificatori, mangiadischi, fonovalige e quanto altro fa costume, prodotto dal dopoguerra fino ai primi anni ‘70. Non mancano i

microsolchi, i caschi e, a sorpresa, come Eta Beta, dalla tasca del 115 di via Giovanni Lanza può uscire di tutto, anche quello che

avevamo dimenticato... Anche noi negli anni abbiamo scovato e, subito innamorati, abbiamo preso e abbracciato una Ducati Scrambler 350 prima serie, bellissima, un amorevole benellino Mini-Bike, che ci hanno poi fottuto, e una chitarra Eko “Cobra” a due magneti con amplificatore a valvole Marshall. Sì, è vero, “the rock’ n’ roll is never dead”, ma per aver vissuto quel periodo “in pieno”, e questo lo possiamo testimoniare direttamente, bisognerebbe avere ben oltre i settant’anni. Nel dopoguerra imperversava il “Boogie Woogie” e poi con Bill Haley arrivò il Rock, che come fenomeno musicale e di costume, abbracciava naturalmente il tempo dei Teddy Boys, dei Rockers e delle amatissime Cafe Racer, si esaurì attorno al 1962. Alcuni di noi, come Vito, eravamo poco meno che teen ager, e così, pur avendo visto da piccoli quel mondo, siamo cresciuti come beat.

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MEAT & BONES BEAT GARAGE

VITO, STORIA DI UNA PASSIONE Vito raccoglie in sé e nella sua bottega gli inizi e l’evoluzione della specie, fino all’avvento della Punk-era. A via Torino c’era un tipo che affittava le Vespe e le moto. Vito non vedeva l’ora di andare a prendere in affitto la sua Vespa: il fatto è che con lo scooter ci andava forte... e ci cadeva. Il risultato fu che per ripagare i danni fu costretto a lavorare nell’officina del “rent a bike” il sabato e la domenica. Ma forse aveva capito che quella era la sua strada: così,

poco dopo, aprì il più grande noleggio di moto romano, a via Cavour, con più di cinquanta mezzi. Da lì a poco cambiò idea, e socio, e

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nel 1980 aprì finalmente l’officina dove ancora si trova. Vito faceva volentieri Vespe e bicilindrici, sopratutto Moto Guzzi. Poi, dopo l’esperienza tragicomica del Classic Motor Club, tornò in officina più ombroso che mai e cominciò a esporre cartelli emblematici, tipo: “Non si riparano Vespe” e cose simili, tanto che una volta pensai che avrebbe dovuto scrivere sulla serranda la scritta: “Non rompete i coglioni”. Vito, un amico! Un giorno funesto ci rubarono la nostra adorata B.S.A. Spitfire, nel giardino di casa. Fu grazie a Vito che la ritrovai in un modo rocambolesco. Onesto e generoso con i buoni e con i veri, scostante e deciso con i cattivi e con i falsi. Burbero all’inizio, ma

attento osservatore, superappassionato del manubrio basso, possiede una spettacolosa Honda 500 Factory, ex Casa, che venne direttamente dal Giappone attraverso Carlo Murelli... Ma lasciamo perdere, perché è di altro che vogliamo narrare. Un giorno in

un cassonetto davanti all’officina trovò una povera chitarra Eko, abbandonata, di color perlato: da

quel giorno quello strumento, un tempo amato e poi gettato ignobilmente, lo ha portato con nuova passione indietro nel tempo, a cercar di chitarre e di musica, di quella buona, che ci ha accompagnato e che si sposa perfettamente con la moto sull’altare del tempo.


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FACTORY STEVE STORZ

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ANTESIGNANO Se assistiamo oggi al proliferare di cafè racer su meccanica Harley-Davidson, lo dobbiamo sicuramente anche a Steve Storz, il vero antesignano americano di questo styling europeo per eccellenza A cura di Mauro Di Giovanni

Se c’è un problema oggi nel mondo delle cafe racer rispetto ai puristi, allo zoccolo duro che regna sovrano dalla metà degli anni ‘50, e che parla rigorosamente “inglese”, è lo sdoganamento dell’HarleyDavidson e delle relative customizzazioni. È di recente stata istituita, negli “show bike” del mondo biker, una categoria chiamata: cafe racer. In un primo tempo la cosa ci è sembrata così grottesca che ci sembrava quasi impossibile: sogno o son desto? Ma no! È vero, si sa il mondo custom, magari perché a corto di idee, alla spasmodica ricerca del nuovo, ha recuperato il mondo cafe racer, per rappresentarlo come una “costola” del proprio organismo, in una categoria appositamente costituita, negli show bike. Il mondo custom, il più delle volte grossolano, tavolta kitch and sometimes addirittura trash, mette le mani su quanto di più forte ed elegante ha prodotto la cultura motociclistica europa, della perfida albione: le cafe racer dei mitici

Rockers. Innanzitutto, non potendosi opporre prima a questa operazione indebita, vien da chiedersi: riusciranno i nostri eroi a dar corpo ai loro sogni o rimarranno vittima dei loro incubi? Ai posteri l’ardua sentenza. Ma intanto cerchiamo di ricordare per capire. Verso la seconda metà degli anni ‘70 si afferma sulla West Coast la forte personalità di un uomo del Nebraska, Steve Storz. Storz è stato il primo ad

affrontare e a risolvere benissimo il tema delle cafe racer su meccanica Harley-Davidson, questo

molto prima che Erik Buell si cimentasse sui mercati con un prodotto industrializzato. Storz è ben conosciuto da tutti quelli, pochissimi a dire il vero, che amano l’Harley in versione cafe racer. I suoi modelli attuali XR 1200 e SP 1200RR sono esemplari per pulizia delle forme e aggressività; sono kit che tutti possono adattare sulla propria moto e rappresentano, a nostro avviso da sempre, il punto più alto di questo punto di

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FACTORY STEVE STORZ

vista, espresso da uno specialista americano. Carlo Talamo, l’indimenticato mentore della Numero Uno, appassionato di cafe racer, era un grande estimatore di Steve Storz e ne conosceva tutti gli accessori e le parti speciali prodotte; ma lasciamo parlare direttamente l’uomo di Omaha (Nebraska), per farci capire meglio i perché: “Durante il periodo della high school (il nostro liceo n.d.r.) non ero interessato alle motociclette. “Ma a vent’anni, nel 1970, uno dei miei compagni arrivò a casa con una Triumph TR6C Tiger 650 monocarburata. Me la fece provare... Dal quel momento all’istante divenni un motociclista. Lavorai tutta l’estate e anche dopo per mettermi da parte i dollari e comperare la moto. Io vivevo a Omaha, nel Nebraska, ma siccome mia

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sorella si sposò con un ragazzo dell’Air Force, si trasferirono a San Francisco. Avevano una piccola stanza per me, così mi trasferii in California. Frequentai con profitto una scuola di meccanica motociclistica a Woodlands Hills e poco dopo cominciai a lavorare presso il dealer Triumph di Burbank, un appassionato, tale Jack Hateley, il cui figlio John correva. Passai a occuparmi così di moto da corsa Triumph, che come derivate di serie erano in quegli anni al top mondiale. Siccome

ero meglio come meccanico che come pilota, passai ad occuparmi prima delle Harley da dirt-track e poi entrai nel Racing Team dell’Harley-Davidson. Così, indirettamente, quella prima Triumph

Tiger ha lasciato che oggi io sia quello che sono. La Triumph mi ha fatto venire l’interesse per le moto, diventare un meccanico, andare in California e lavorare nei reparti corse. 1970 Triumph TR6C Tiger, LA MOTO CHE HA CAMBIATO LA MIA VITA”. Qualche hanno fa eravamo al Faaker See, la European Bike Week con la televisione, per due puntate sull’evento, quando, senza la moto, grazie all’intercessione di Mauro Rivoltella, già responsabile HOG Italy, venimmo introdotti presso Willie G. Davidson, che era presente alla manifestazione: si adoperò per farci

ottenere una Softail per le riprese, ma l’occasione era ghiotta e per mezz’ora gli chiedemmo di tutto.

Alla mia domanda su quale fosse il modello che avesse amato di più tra quelli messi in produzione, dall’inizio del suo interessamento nelle vicende aziendali, mi rispose senza ombra di dubbio: “Ma la XLCR! Anche perché l’ho voluta io così com’è, e ancora ne posseggo tre esemplari”. Questo mi sembra che basti per sdoganare come legittima l’ambizione dei customizer Harley-Davidson di realizzare delle cafe racer. Mi raccomado, vino buono e sogni d’oro, cerchiamo di tenere gli incubi alla Nightmare lontani dalla terra consacrata.



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