Una notte con l'highlander

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Terri Brisbin

UNA NOTTE CON L'HIGHLANDER

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Her Highlander for One Night Harlequin Historical

© 2022 Theresa S. Brisbin

Traduzione di Manuela Ragni

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici giugno 2023

Questo volume è stato stampato nel maggio 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI ROMANZI STORICI

ISSN 1122 - 5410

Periodico settimanale n. 1359 del 24/06/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A.

Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

Ho incontrato James Townsley nel novembre 2021. Siamo stati presentati da alcuni amici perché lui era scozzese e io, be', amo la Scozia e amo scrivere della Scozia. E quel giorno di novembre abbiamo passato ore a parlare. James si era trasferito in Canada dal Sudovest della Scozia dopo la Seconda Guerra Mondiale e in seguito negli Stati Uniti, stabilendosi nell'area tra New York City e il New Jersey. Si era mostrato curioso di sentirmi parlare di questo mio romanzo, ambientato in quella che era stata la sua terra... e anch'io gli ho posto molte domande. Moltissime domande.

James è tornato in Scozia una settimana dopo il nostro incontro, e ho saputo da poco che ci ha lasciato. Dedico questo romanzo a lui, un uomo gentile che ha avuto una vita piena di avventure e che è stato per me di grande inspirazione per scrivere questa storia. Sono felice che tu sia tornato a casa, James.

Dedica

Scozia, villaggio di Achnacarry

Anno del Signore 1377

Iain Mackenzie la guardò avvicinarsi e gli fu sufficiente osservare il suo passo e l'ombra di tristezza che le velava lo sguardo per comprendere la verità. Non c'era bisogno di parole. Quando Glynnis incrociò i suoi occhi, il messaggio che vi lesse gli suscitò un violento moto di odio. Lei abbassò il capo mentre imboccava uno dei sentieri che dividevano il giardino di sua madre in tanti piccoli appezzamenti. Lo raggiunse e Iain allungò la mano. Avrebbe accettato che lui la toccasse, adesso?

La mano di lei, piccola e delicata, scivolò nella sua e le loro dita si intrecciarono. Lui cercò di assaporare quell'istante di intimità, perché temeva che sarebbe stato l'ultimo.

«Quindi...» le disse.

«Hai sentito...» iniziò lei, ma poi scosse la testa. «Vai avanti, Iain.»

«Sei stata richiamata a casa?» Conosceva già la risposta, ma doveva porle comunque la domanda. Ave-

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va bisogno di sentire la sua risposta in modo da valutare la sua propensione ad andare in sposa a un uomo che non conosceva.

«Domani.» Lo disse in un sussurro e rafforzò la stretta della sua mano.

Iain la fece sedere su di una panca in pietra. «Così presto? Ma ha scritto solo pochi giorni fa.» Sentiva il cappio del rimpianto stringersi attorno al collo. Se solo...

«Ma è così che agisce mio padre. Convoca solo quando ogni accordo è stato concluso.»

Lui fece un respiro, cercando di racimolare il coraggio di parlare, di dire parole che avrebbe dovuto pronunciare prima, parole che il suo cuore sapeva essere sincere e che non potevano essere taciute ancora, non a lei. «Sposa me, Glynnis.»

Lei sussultò e sbatté le palpebre, sorpresa. «Non tornare a casa. Resta e sposami.»

«Iain, sai che è impossibile. Devo obbedire al volere di mio padre e sposare l'uomo che ha scelto per me.»

«Nulla è impossibile se lo si desidera davvero, Glynnis.» Si alzò e prese a camminare avanti e indietro, quindi annuì con il capo. «Pensa a mio cugino. Ha scelto l'amore, nonostante tutto e tutti.»

La loro situazione non era però la stessa, dato che alla fine Robbie aveva sposato la donna che il padre aveva scelto per lui. Ed erano state le loro azioni che avevano garantito un futuro stabile al clan Cameron.

«Iain, sai che è diverso. Noi siamo diversi.» Lo raggiunse e lui la strinse a sé.

La disperazione montò come un'onda dentro di lui, che avrebbe tanto voluto urlare la propria frustrazione,

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la rabbia che provava all'idea di perderla. Perché era così, l'avrebbe persa. Gli occhi di lei erano già pieni di rassegnazione, le spalle curve portavano già il peso del dolore.

«Dimmi solo questo, Glynnis. Dimmi solo se saresti disposta a sposarmi. Se riuscissi a convincere tuo padre, accetteresti me al tuo fianco?»

Lei non disse una parola, ma le lacrime che le sgorgarono dagli occhi erano una risposta sufficiente. Iain le sollevò il mento e baciò le sue guance umide. Avvicinò le labbra a quelle di lei e aspettò che le dischiudesse. Poi assaporò la sua lingua e il gusto salato delle sue lacrime per l'ultima volta.

«Ti amo, Iain» sussurrò contro la sua bocca prima di scostare il viso.

Lui fece un passo indietro e la guardò assumere l'espressione che mostrava a tutti gli altri. La fanciulla graziosa, con il sorriso sulle labbra e un comportamento gentile, la figlia devota e obbediente che non aveva mai messo in dubbio la volontà del padre, la donna perfetta che ogni uomo di alto lignaggio avrebbe desiderato con piacere al proprio fianco. E lei, lo sapeva, avrebbe ricoperto alla perfezione quel ruolo.

Ma lui conosceva la Glynnis dietro quella maschera, aveva intravisto i suoi dubbi e le paure che prima o poi attanagliavano chiunque, non importava la classe di appartenenza o la nascita. La Glynnis che lei offriva agli occhi del mondo era e sarebbe sempre stata troppo per lui, un bastardo, senza connessioni importanti e troppo giovane. Quella Glynnis non avrebbe mai potuto essere sua.

Iain non sfogò su di lei la rabbia che provava. Non era colpa sua. Non aveva più nulla da dire e dopo a-

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verla baciata un'ultima volta pose una doverosa distanza tra loro. «Vi auguro ogni felicità per il vostro matrimonio, Glynnis.»

Lei lo guardò incredula.

«È così. Ho sempre voluto il meglio per voi... anche senza di me.»

Era finita. Non aveva alcuna possibilità di diventare l'uomo che poteva reclamare la sua mano e far cambiare idea e piani a suo padre. E non aveva intenzione di farla soffrire, di punirla con la sua rabbia. Prese una piccola statuina in legno che lui aveva intagliato nella forma di un cavallo e gliela mise nella mano.

Non aspettò che lei lo congedasse, mentre riacquistava il controllo e asciugava le lacrime prima che qualcun altro le potesse vedere. Solo in sua compagnia, tra le sue braccia, lei si permetteva tanto e osava essere chi era davvero. Si girò e si allontanò, contando ogni passo e pregando che lei lo chiamasse, che lo fermasse e accettasse l'offerta, e corresse il rischio di essere qualcosa di diverso della figlia devota che era sempre stata. Solo quando raggiunse il sentiero davanti alla casa di sua madre smise di sperare.

Quella sera, decise di non unirsi al capoclan e alla sua famiglia per il pasto serale. Non dormì e si rifugiò in un angolo degli spalti merlati, lo sguardo perso nell'oscurità. Quando la mattina arrivò, un piccolo gruppo di persone si radunò nella corte sottostante. La guardò andare via.

Tre settimane dopo...

Il buio lo avvolgeva, il silenzio rotto da una voce

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che proveniva da qualche parte. Iain tentava di emergere da quel turbine scuro, ma la testa gli faceva male e lo stomaco bruciava. Aprire gli occhi non lo aiutò a dissipare il senso di confusione e di nausea causato dalla troppa birra che aveva bevuto. Si sforzò di allontanarsi dalla luce che diventava via via troppo forte, ma non ci riuscì.

«Iain!» urlò la voce. Avrebbe tanto voluto lasciarsi inghiottire dall'oscurità che lo attorniava, ma la cascata di acqua gelida che gli piombò addosso dopo aver sentito urlare il suo nome glielo impedì. Balzò in piedi con un grugnito e vide il patrigno davanti a lui che teneva in mano un secchio vuoto.

«Davidh!» esclamò, mentre si scuoteva l'acqua dai capelli e dalla faccia con le mani. «Che succede?»

Il repentino cambio di posizione si fece sentire e Iain si allontanò di qualche passo da Davidh per liberare lo stomaco di quel poco che aveva ingerito. Dopo alcuni respiri profondi notò che l'uomo gli stava allungando una pezza.

«Pulisciti la bocca.»

Lui obbedì, avvertendo la rabbia nel tono di voce del patrigno. No, più che rabbia... delusione. E solo Dio sapeva quanto odiasse sentirlo così. Accucciandosi sui talloni, sputò le ultime gocce d'acqua e si nettò la bocca con il dorso della mano.

«Cammina con me, Iain.»

Solo in quel momento Iain si guardò attorno per capire dove si trovasse. Non ricordava di essere arrivato in quel luogo. Il rumore dell'acqua che scorreva poco distante era inconfondibile – in qualche modo, nel suo stato confusionale, aveva imboccato il percorso che

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portava sopra le cascate. Un luogo che era stato teatro di incidenti anche mortali.

Non importava che avesse imparato quella strada da bambino o che lui e sua madre avessero vissuto lì prima che la donna sposasse Davidh. Se non si percorreva con attenzione quel sentiero sdrucciolevole tra le rocce, si finiva per cadere rischiando di morire o di ferirsi gravemente. Eppure lui era lì e non si ricordava come ci fosse arrivato.

Seguì Davidh fino alla piccola casupola nella radura e si sedette con lui al tavolo. Iain poteva anche essersi comportato da stupido, ma non lo era, e sapeva molto bene cosa stava per dirgli Davidh. Era solo una questione di tempo prima che fosse costretto a fare i conti con il suo comportamento da quando... Glynnis era andata via.

«Non ricordi nulla della scorsa notte?» gli domandò Davidh.

Iain scosse la testa.

«Non ricordi di aver distrutto la scorta personale di uisge beatha del capoclan? Quella che gli era stata donata dai MacLerie? O gli insulti che hai lanciato verso di lui e gli altri al suo tavolo?»

Lo stomaco di Iain si contrasse ma per un motivo ben più serio della sua mancanza di controllo. Era stato accolto con benevolenza dall'uomo che avrebbe potuto ordinarne la morte perché poteva minare la posizione del figlio. Pochi avrebbero fatto lo stesso. Altri lo avrebbero ucciso, come in effetti era già successo.

Invece, Robert Cameron lo aveva accettato come nipote del suo fratello maggiore e precedente capoclan. Pur essendo un bastardo, era stata offerta protezione e aiuto a lui e alla madre e proprio da Robert, nel mo-

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mento di maggiore necessità. «Mi dispia...»

«Non è a me che devi le tue scuse, Iain, quindi non sprecare parole o energie con me, riservale per Robert.» Davidh si alzò e andò verso la porta. La aprì un poco e fissò lo sguardo sul bordo della cascata. «So che lei ti manca, ma la verità è che non è mai stata destinata a te. Quando ha rifiutato di sposare Robbie, il padre l'ha promessa al figlio dei Campbell.» Si girò verso di lui, le braccia incrociate sul petto, lo sguardo duro come pietra. «E inoltre, Iain, tu non sei degno di lei.»

Iain non aveva mai sentito le sue peggiori paure espresse ad alta voce e udirle proprio da Davidh fu sconvolgente. «Come?»

«Sei un bastardo, non sei stato istruito per guidare un clan, né hai mai mostrato interesse al riguardo, non hai nessuna abilità se non nel lavorare il legno e cavalcare. Le tue capacità di leggere e fare di conto non sono sufficienti a fare di te neppure l'amministratore di un capoclan. Suo padre non avrebbe mai accettato una tua offerta. Lei non avrebbe mai potuto sposare un uomo... no, un ragazzo come te.»

Iain si alzò di scatto e attraversò la stanza senza pensare.

«La tua offerta sarebbe stata un insulto per un uomo come suo padre. E nessuno nella sua posizione avrebbe potuto biasimarlo.» Davidh uscì. «Era troppo per te.»

Gli occhi di Iain si offuscarono per la rabbia mentre si avventava su Davidh e lo buttava a terra, colpendolo ripetutamente. Ciononostante, Davidh riusciva a parare ogni colpo.

Si rimise in piedi, spingendo via Iain, e scosse la te-

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sta. «Non sai neppure combattere» disse Davidh, mentre gli faceva segno di avvicinarsi. «È naturale che tu non sia degno di lei.»

Proprio come la notte precedente, Iain perse ogni cognizione di sé e del mondo circostante. Rimaneva solo la rabbia e il dolore causati dalle parole di Davidh. E di nuovo, prese a sferrare colpi contro di lui, calci e pugni, fino a quando non rimase senza fiato. Cadde sulle ginocchia, boccheggiante. Le mani poggiate sulle gambe, gli occorse diverso tempo prima di poter sollevare la testa. Il patrigno era in piedi, a pochi passi da lui, e lo guardava. Sembrava che non avesse riportato alcuna ferita, nessun livido. Gli si avvicinò e si accovacciò per incontrare il suo sguardo.

«Perderla ti ha ferito, e so bene cosa significhi perdere qualcuno che ami, Iain. Ma ciò che farai da oggi in avanti, la strada che deciderai di intraprendere... dipende solo da te. Puoi scegliere se restare così, come sei ora, oppure se reclamare il futuro che sarebbe stato tuo di diritto se il tuo vero padre fosse ancora vivo.»

Davidh era stato il migliore amico di suo padre, Malcolm Cameron.

«Sono tutto ciò che avete detto: un bastardo, incapace, inutile» disse Iain, sconfitto.

Davidh lo fissò. «E anche giovane e per nulla addestrato. Se ti impegnassi a fondo, potresti diventare un uomo in grado di scegliere il proprio futuro, controllare la propria vita. L'unico che potrebbe decidere del proprio destino.» Socchiuse gli occhi e abbassò la voce. «Che potrebbe scegliere l'amore.»

«Cosa?» domandò Iain, alzandosi in piedi. Si scostò i capelli dagli occhi e spazzò via parte del terriccio che aveva addosso. «Come?»

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«Semplice. Reclama il posto che spettava a tuo padre.»

«Semplice? È una pazzia, Davidh.»

«Sicuro, a meno che tu non sia disposto a tutto pur di riuscire. A rinunciare alla mancanza di controllo che oggi ti rende quello che sei e guida i tuoi passi.» Il patrigno gli tese la mano. «Allora, Iain, lo farai? Rivendicherai il posto di tuo padre per diventare l'uomo che lui avrebbe desiderato?»

Poteva farlo?

Non era la prima volta che il patrigno gli parlava in quel modo e cercava di metterlo in guardia sul futuro. E non era neppure la prima volta che lui stesso rifletteva su chi dovesse e potesse diventare.

La perdita che aveva subito gli rese chiara, ora, la necessità di cambiare. Iain non voleva essere più quello lasciato indietro, un uomo privo di potere, che non poteva scegliere la sua strada e come condurre la sua vita. Sapeva che non avrebbe mai potuto avere Glynnis e avrebbe pianto quella perdita fino alla morte. Ogni volta che avrebbe intagliato un nuovo pezzo di legno, lei avrebbe invaso i suoi ricordi e le sarebbe tornata alla mente ogni volta che si fosse seduto alla tavola della sala del castello di Achnacarry. Ma non sarebbe mai più stato così impotente. Mai più.

Iain drizzò la schiena e accettò la mano del patrigno e l'offerta sottintesa in quel gesto.

E non si voltò mai indietro.

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Questa storia ha come tema centrale la capacità dell'eroina di fornire un erede al marito e indaga una convinzione molto consolidata all'epoca che vedeva il valore di una donna nella sua capacità di generare.

Ma il desiderio di avere un erede è rimasto centrale in alcuni modelli sociali ancora oggi.

Un altro tema è quello della mortalità infantile e della donna all'epoca della narrazione.

È stato scioccante scoprire, in seguito a ricerche di storia medievale, che il tasso di mortalità infantile e materna andava dal quaranta al sessanta per cento, e che la maggior parte dei bambini nati non raggiungeva la pubertà! I primi cinque anni di vita erano i più pericolosi, e solo una volta superato quello scoglio la possibilità di sopravvivere cresceva. Se una donna riusciva a partorire quattro bambini, era probabile che almeno due o tre non sopravvivessero. Naturalmente, parte del successo dipendeva anche dalla classe sociale e dalla ricchezza. Ma non per questo le percentuali erano poi così diverse per i nobili o i reali. La gravidanza e il parto erano le cose più pericolose per una donna, a quei tempi.

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Tutto questo ci dà un'idea dei conflitti, delle sfide e delle paure che Lady Glynnis MacLachlan deve affrontare. Ma non c'è da temere, perché come in ogni storia d'amore, l'amore di un uomo valente e coraggioso può fare tutta la differenza del mondo.

E Iain Mackenzie Cameron è un uomo molto valente e coraggioso.

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