Attrazione scandalosa

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HELEN DICKSON Attrazione scandalosa

Londra, estate 1810

Non era certo abitudine di Delphine frequentare le case di tolleranza, ma quel giorno doveva assicurarsi che la piccola Maisie, scomparsa improvvisamente dall'orfanotrofio, fosse al sicuro con sua madre. In effetti, quello in particolare era tra i più prestigiosi locali di quel tipo che si potessero trovare in città, tuttavia non era posto per una signora. Anche se negli ultimi tempi, l'ambiente aristocratico della madre e delle sorelle di Delphine aveva cominciato a parerle sempre meno importante.

Di solito Delphine era accompagnata da uno dei valletti di sua madre, che guidava la carrozza, ma quel giorno il domestico aveva delle incombenze da sbrigare e così lei era andata all'orfanotrofio da sola. Due dei bambini erano a letto con la febbre e un'eruzione cutanea, così li aveva messi in isolamento. Stava per andarsene, quando una delle persone che si occupavano degli orfani l'aveva informata della scomparsa di Maisie. E poiché credeva di sapere dove fosse andata la piccola, non le era rimasto che andare a cercarla.

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Era una sera calda e afosa, e nell'aria si avvertiva quel genere di pesantezza che precede sempre un temporale. La casa di Mrs. Cox era un imponente edificio di tre piani, con torce che ardevano ai lati del portone dipinto di rosso. A farla entrare fu Fergus Daley, l 'uomo che Mrs. Cox aveva assunto perché mantenesse l'ordine all'interno del locale e tenesse all'esterno gli elementi più turbolenti del quartiere. La livrea viola che indossava sembrava fuori luogo addosso a un uomo imponente come lui, pensò Delphine. Fergus aveva lineamenti marcati e un mento così affilato che ci si sarebbe potuta tagliare la carta. Il naso storto, che aveva rotto diverse volte negli anni in cui praticava il pugilato, e gli occhi incavati sotto la fronte sporgente conferivano al suo viso un'aria sinistra. In quel momento, tuttavia, stava sorridendo, perché Miss Cameron andava a trovarli con una certa regolarità, sempre per cercare la piccola Maisie.

«Benvenuta nella nostra casa di piacere, Miss Cameron» la salutò giovialmente l'uomo con voce baritonale e un'espressione di caldo benvenuto sul viso.

«Direi piuttosto di depravazione, Fergus» replicò lei sottovoce, posando sul tavolo dell'atrio la borsa che conteneva bende e medicine, «ma non accennate a Mrs. Cox che mi sono espressa in questi termini, vi prego.»

«Non me lo sognerei mai, signorina» replicò l'uomo, ammiccando con aria complice. «Credo di sapere perché siete qui... e non credo sia per vendere il vostro corpo in cambio di quei quattro soldi che un uomo comune potrebbe offrirvi.»

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«Avete proprio ragione, Fergus... non lo farei nemmeno se mi volesse il re in persona. Spero soltanto che i miei genitori non debbano mai sapere che ho messo piede qui dentro.»

«Non sarò certo io a dirglielo, Miss Cameron, e mentre vi trovate tra queste mura, siete sotto la mia pro tezione.»

«Mi rassicura saperlo, Fergus» disse Delphine, facendo un passo indietro per permettere a un gen tiluomo palesemente ubriaco e con gli abiti un po' in disordine di superarla barcollando e di scomparire nel salone.

«Se cercate la piccola Maisie, è arrivata circa un'ora fa.»

Delphine tirò un sospiro di sollievo. «Grazie al cielo. Vorrei solo che non continuasse a fuggire così. Se sapesse quanti problemi ci crea... E poi è solo una bambina, non dovrebbe essere qui.» Quello che Delphine aveva detto era vero. Lavorava come volontaria nella zona di Covent Garden e St. Giles da molto tempo, abbastanza per sapere che numerosi ricchi e depravati gentiluomini della città avrebbero pagato profumatamente per ragazzine giovani come Maisie.

Fergus indicò con un cenno del capo l'elegante scalone che portava al piano di sopra. «È con Meg... o per meglio dire con la Voluttuosa Delphine, come si fa chiamare in questi giorni.»

«A quanto pare le piace il mio nome» osservò lei con una risata leggera, «anche se in effetti il mese scorso era la Fantastica Louella, e quello prima ancora il Dolce

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Angelo. Trovo piuttosto bizzarro il suo gusto in fatto di nomi. E poi, li cambia ogni volta che ne trova uno che le piace di più, anche se così facendo credo che confonda i suoi clienti... Ma forse questo non fa che accrescere il suo fascino. Posso salire?»

Fergus annuì. «Stanotte non ha clienti... Credo sia per via di Will Kelly. È stato qui, prima.»

Delphine lo guardò allarmata. Non era un segreto che Fergus detestava sia Will Kelly sia il modo perverso e spesso brutale con cui procurava le ragazze per il bordello. «Le ha fatto del male?»

«Lo vedrete da voi... ma vi giuro che sono pronto a ucciderlo se solo alza un dito su Miss Maisie, se mi permettete di parlare così, Miss Cameron. Salite ora, io vado a dire alla padrona che siete qui.»

«Allora scompaio prima che mi veda» dichiarò Delphine, che sperava sempre di evitare la severa maitresse.

Con un impressionante assortimento di prostitute tra cui scegliere, gli affari della casa d 'appuntamenti prosperavano, soprattutto grazie a clienti ricchi e aristocratici. Mrs. Cox – ammesso che quello fosse davvero il suo nome – indossava sempre un semplice abito nero e portava i capelli grigi raccolti in un severo nodo sulla nuca: era, insomma, il ritratto della rispettabilità. Sarebbe potuta sembrare una nonna, ma Delphine sapeva che non lo era. Mrs. Cox era il tipo che sapeva come trarre profitto dalla vita.

Era molto orgogliosa del suo locale. Alcune delle ragazze venivano dalla campagna e a procurargliele era lo

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spietato mezzano Will Kelly, che in cambio si tratteneva una bella fetta degli immorali ricavi del bordello. Mrs. Cox sceglieva personalmente le altre nei quartieri più poveri, oppure tra le fanciulle che avevano commesso qualche grave imprudenza e che perciò erano state bandite dall'ambiente al quale appar tenevano. Era lei stessa a insegnare loro come dare piacere ai clienti, offrendo tentazioni cui questi non potevano resistere. L'amore non aveva niente a che fare con tutto questo, ovviamente... anzi, ciò che accadeva nella casa di Mrs. Cox non era che la parodia dell'amore.

Dall'ampio atrio – che non ci si sarebbe aspettati di vedere in un bordello, con le pareti rivestite di pannelli di quercia chiara e il pavimento a scacchi bianchi e neri – Delphine lanciò un'occhiata verso il salone principale, da dove provenivano risate e voci sguaiate, e dove giovani donne più o meno discinte erano adagiate pigramente sui sofà. Era già stata nella casa diverse volte di giorno e la cosa la lasciava indifferente.

Quella sera, tuttavia, la visione di quei corpi femminili poco vestiti la turbò, procurandole una strana eccitazione. Gli indumenti trasparenti aderivano alle loro figure, mettendo in risalto morbide curve e scorci di pelle d'alabastro che luccicava alla luce fioca delle candele. Lo spettacolo stuzzicante di quei corpi che s'indovinavano soltanto e che si muovevano sinuosi tra profumi inebrianti era per i gentiluomini che li toccavano più eccitante della nudità completa. Le ragazze bevevano qualcosa con i clienti prima di salire al piano di sopra, ma a

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volte i gentiluomini chiedevano di riceverle nelle loro case, un servizio per cui pagavano un sostanzioso extra, e quello che succedeva dopo... ebbene, non era certo affar suo, si disse Delphine.

Il salone era elegante, con un tappeto blu scuro e lampadari di cristallo. Tavolini e poltroncine imbottite erano sparsi qua e là, e le finestre erano schermate da pesanti tendaggi di velluto color porpora, bordati da frange dorate. Le pareti erano adornate da specchi veneziani e da lascivi quadri di nudi ritratti in pose eleganti. Nei portavasi c'erano felci così alte che arrivavano quasi al soffitto; su entrambi i lati della stanza, dei piedistalli sostenevano splendide statue di marmo italiano che raffiguravano uomini nudi ritratti a grandezza naturale, così raffinate che ci si sarebbe aspettati di trovarle nella dimora di un nobile, non in un bordello.

Sollevandosi appena la gonna, Delphine cominciò a salire la scala. Nell'aria aleggiava la fragranza delle candele profumate. Quando arrivò in cima, percorse uno dei due ballatoi, fermandosi davanti all'ultima porta. Bussò piano, e quando sentì una voce rispondere aprì. Entrò in un boudoir rosa dall'arredamento sorprendentemente grazioso; di fronte a lei si trovava un tavolo da toletta su cui erano posati vasetti di cosmetici, profumi, una spazzola con il dorso d'argento e uno specchio con il bordo dorato su cui erano incisi dei cherubini.

Meg era sdraiata su un divanetto e giocherellava con i capelli di un rosso innaturale. Con i suoi grandi occhi azzurri, le labbra piene e il corpo sensuale, non c'era da

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meravigliarsi se gli uomini la trovavano irresistibile. Poiché la stava aspettando, sapendo che Delphine prima o poi sarebbe venuta a cercare la bambina, la accolse con una delle sue risate roche e si stiracchiò come un gatto, sollevando una gamba e ammirandone il profilo affusolato, mentre osservava Delphine con la coda dell'occhio, cercando di valutare l'effetto che le sue curve voluttuose, a stento celate dalla vestaglia di seta violetta, producevano su quella giovane donna irreprensibile dell'alta società. Quando capì che non suscitava né stupore né orrore si alzò, legandosi ben stretta intorno alla vita la cintura.

«Suppongo stiate cercando Maisie» disse, e con un cenno del capo indicò la bambina di dieci anni che dormiva sul letto. «Si è addormentata quasi subito e non ho voluto svegliarla. »

«No... naturalmente no. Ho dovuto venire, Meg, per assicurarmi che la piccola stesse bene. So che Mrs. Cox pensa che dovrei badare agli affari miei, ma ero preoccupata. Avrebbe potuto capitarle qualunque cosa.»

Un sorrisetto ironico incurvò le labbra di Meg. «Mrs. Cox? Non fatevi trarre in inganno da quella donna.»

«Non lo faccio.»

«È una sgualdrina vecchia come il peccato, ma ha ragione. Dovreste badare agli affari vostri» osservò Meg, tornando a sedersi sul divanetto.

«Sono venuta perché mi importa.»

«E perché dovrebbe?» replicò Meg, rovesciando la testa all'indietro con fare altezzoso. «Voi, con il vostro bel

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nome, i vostri bei vestiti e tutte le vostre arie. Perché a qualcuno come voi dovrebbe importare di me e della mia Maisie?»

«Perché sì. Mi state a cuore, altrimenti non sarei venuta qui... e per quel che riguarda il mio nome, sembra che ne stiate facendo buon uso.»

«Sì... forse. Mi piace, ecco perché lo uso, ma non è mio e qui sta la differenza. Questo non è posto per voi.»

«Nemmeno per voi, Meg, né per le altre ragazze, e di certo non per Maisie.» Delphine guardò la bambina che dormiva rannicchiata sui cuscini. Era molto graziosa, con grandi occhi verdi e folti capelli biondi, ed era affezionata alla madre nonostante questa l'avesse abbandonata.

Meg scrollò le spalle. «Non posso farci niente se continua a venire qui. E per quanto riguarda le altre, ormai questa è diventata la loro vita, alla quale si sono avvicinate per colpa di questa o quella difficoltà.»

«Fate che non diventi anche la vita di Maisie. Lei merita di meglio.»

«Io devo guadagnarmi da vivere» replicò Meg con voce dura e piatta.

Delphine attraversò la stanza e si inginocchiò sul pavimento, accanto a lei. «Non siete costretta a restare qui. Portatela via, Meg, portatela in un bel posto. Io vi aiuterò in qualunque modo potrò.»

«Non voglio la carità di nessuno, e poi non posso andarmene. Vedete, è qui che voglio essere... è qui che ho scelto di essere.»

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«Perché? Perché vi eccita? Perché non potete lasciare Will Kelly? Per l'amor del cielo, Meg, guardatevi» si bilò Delphine e, prendendo un braccio della donna, le sollevò una manica della vestaglia, svelando diversi lividi, alcuni ancora violacei, altri che cominciavano a ingiallire. «Quell'uomo è crudele, è un bruto prepotente. Non riesco davvero a capire perché tolleriate che vi tratti così.»

Meg scrollò ancora una volta le spalle e liberò il braccio dalla stretta di Delphine, abbassandosi la manica. «Mi è capitato di peggio. Lui almeno tiene a me.»

«Sciocchezze. Lui vi sta soltanto usando. Se tenesse a voi non vi avrebbe portata qui. Lo sapete bene, Meg, quell'uomo può essere tutto moine e miele quando è sobrio, ma quando comincia a bere... ebbene, allora sono io a dovervi rimettere in sesto. Troppe volte ho visto i risultati del suo comportamento. Oh Meg, vi prego, pensate a quello che vi ho detto.»

«Io cerco di non pensare. Accetto quello che c'è.»

«Non dategli la possibilità di farvi male di nuovo, vi supplico.»

Il volto di Meg si contrasse come un pugno. «Non ho bisogno che mi insegniate come mi devo comportare» ribatté, lottando per controllare il tono della voce.

«No, certo... ma io sono davvero preoccupata per voi.»

«Risparmiate la vostra preoccupazione per qualcun altro» borbottò sgarbatamente la donna. «Sono capacissima di badare a me stessa.»

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«Davvero?» insistette Delphine. «Vi imploro di andare via... per il bene di Maisie e per il vostro. Lei è solo una bambina. Un tempo facevate l'attrice in una compagnia teatrale itinerante. Non potete tornare a fare quel lavoro? Sarebbe meglio di questa vita, ne sono sicura.»

Il viso incantevole di Meg divenne quasi brutto mentre fissava Delphine. «Non so davvero che cosa cerchiate di guadagnare da tutto questo» sibilò, «ma non me ne vado da nessuna parte. So badare a me stessa, l'ho sempre fatto, e non lascerò Will. Non posso.» Distolse lo sguardo e aggiunse: «È così e basta».

Incapace di comprendere la devozione e la fedeltà di Meg a un uomo come Will Kelly, Delphine si sentì dolorosamente sconfitta. Meg aveva cominciato a subire il fascino delle parole dolci di Will e del suo bell'aspetto mentre era in tournée con una compagnia teatrale. Quando poi lui le aveva offerto di portare lei e Maisie a Lon dra per cominciare una vita migliore, la poveretta aveva impacchettato le sue cose e lo aveva seguito... fino alla casa di Mrs. Cox, per diventare una delle sue prostitute. Ora era a disposizione di qualunque libertino lascivo che avesse un po' di denaro in tasca e Maisie viveva nel vicino orfanotrofio. Will era il primo uomo che Meg avesse mai amato, per questo era disposta a tutto pur di tenerselo. Era anche stato il primo uomo a respingerla, a disprezzarla, a picchiarla, a risvegliare in lei tutta la furia che solo all'inferno può esistere, eppure non voleva lasciarlo.

«E Maisie? Sapete badare anche a lei?»

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Gli occhi di Meg si socchiusero, una luce rabbiosa brillò nelle loro profondità. «So quello che state pensando, ma vi consiglio di non farlo» dichiarò con fierezza. «Io sono sua madre... non una buona madre, lo ammetto, ma pur sempre sua madre. Credete che permetterei a uno qualunque di quei sudici bruti che vengono qui di toccarla? Ucciderei lei e me stessa prima di lasciare che una cosa simile accadesse... e questo dopo avere ucciso l'uomo che cercasse anche solo di sfiorarla.»

Delphine annuì. «Sì, so che lo fareste, ma ci sono uomini, qui, che non si farebbero alcuno scrupolo ad andare con una ragazzina come Maisie, consenziente o meno che fosse.»

«Non accadrà mai. Voi non avete capito una cosa di me. Credete che non mi preoccupi per Maisie, vero? Ma proprio per questo l'ho messa in un orfanotrofio. Così, se dovesse succedermi qualcosa...» Meg deglutì, e per un momento, in un istante di debolezza, lasciò trapelare le sue vere emozioni. «Io mi preoccupo di quello che potrebbe accaderle.»

«Non vi accadrà nulla, Meg, ma se dovesse, vi assicuro che farei del mio meglio per occuparmi della vostra bambina.»

La speranza colmò gli occhi della donna, che afferrò la mano di Delphine. «Davvero?» sussurrò. «Fareste questo per me?»

«Naturalmente.»

«Lo promettete?» la incalzò Meg, gli occhi cupi di angoscia.

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Per la prima volta Meg percepì un tremito nella sua voce. Si rese conto di essere in preda a impulsi contrastanti: se da un lato non desiderava che sfogare la sua irritazione di fronte a tanta cocciutaggine, dall'altro era tentata di posare una mano su quella di Meg, in un gesto di comprensione. Resistette a entrambi e si costrinse a riflettere per qualche istante sulla promessa che stava per fare. Al solo pensiero si sentiva mancare il cuore.

«Sì, Meg, ve lo prometto. Farò in modo che a Maisie non accada nulla di male. »

«Grazie» rispose la donna con voce tremante, poi serrò la mascella e distolse lo sguardo. Un momento dopo tornò a guardare Delphine con occhi asciutti e luminosi. «Ora dovreste andare. Farò tornare Maisie all'orfanotrofio, ma siccome non ho clienti, stanotte può rimanere con me. La ri porterò indietro domattina.»

Delphine si alzò e restò un istante in silenzio. «Molto bene» disse infine, lanciando un'occhiata alla piccola che dormiva. «Ma pensate a ciò che vi ho detto, Meg. Portate via Maisie e lasciatevi questo posto alle spalle.»

Se ne andò senza dire altro, profondamente scossa da quella conversazione. Era molto preoccupata per l'influenza che quel posto avrebbe potuto avere su Maisie, poiché nel profondo del proprio cuore sapeva che Meg non se ne sarebbe mai andata finché Will Kelly avesse continuato ad avere su di lei un'influenza tanto forte.

In cima alle scale, sentendo un gemito, Delphine si fermò di colpo, quasi paralizzata. Qualcuno, nella fretta di accoppiarsi, aveva lasciato la porta di una camera da

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letto socchiusa. Incapace di resistere alla curiosità, Delphine si avvicinò e guardò dalla fessura.

Una delle ragazze stava facendo quello per cui era pagata. Delphine sussultò, fece per ritrarsi... ma scoprì che non ci riusciva.

Dapprima si sentì sconvolta, poi un violento calore le pervase il corpo. All'improvviso ebbe la sensazione che la sua parte razionale si fosse separata dal corpo. Era ipnotizzata, come un coniglio davanti a un ermellino. Due corpi nudi avvinghiati si contorcevano sul letto, muovendosi secondo un ritmo sensuale. Involontariamente Delphine sentì il proprio corpo rispondere a ciò che vedeva. Il cuore prese a batterle più forte, tutte le sue terminazioni nervose sembravano pizzicare, fremere.

Trasse un lungo, tremante respiro. Che cosa le stava succedendo? Le due persone che stava guardando erano estranei, e allora come potevano i loro movimenti appassionati risvegliarle nel sangue desideri tanto inquietanti? Soltanto le donne perdute provavano piacere nel fare cose simili, glielo aveva sempre detto sua madre. Si ritrasse, tremante, cercando di calmare la propria mente e di riprendere il controllo delle proprie reazioni. Si sentiva come una ragazzina che sbirciava dal buco della serratura.

All'improvviso una voce vicina la strappò dalle sue preoccupazioni. Era forte, brutale, e apparteneva a un uomo dalla corporatura robusta, con folti capelli biondi e lineamenti volgari. Mentre saliva le scale il suo sguardo cupo la esaminò con beffarda impudenza. Indossava

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una camicia di tela grezza, macchiata di cibo e birra, e calzoni di velluto scuro chiusi da un'alta cintura.

Era Will Kelly, un maleducato, violento bruto che beveva, giocava e si faceva strada nella vita passando per i letti delle donne sprovvedute. Aveva occhi vicini, astuti e intelligenti, cui nulla sfuggiva, e che scrutarono Delphine in un modo che le fece venire la pelle d'oca. Il fetore di strada, di povertà, che si portava addosso le fece venire la nausea. La prima volta che lo aveva visto, i suoi modi le avevano fatto capire che era un uomo astuto, spietato e terribilmente pericoloso.

A gambe larghe, gli enormi pugni sui fianchi possenti, Will Kelly la guardò avvicinarsi con i freddi, ostili occhi grigi.

«Che cosa ci fate qui, Miss Cameron? Vi intromettete di nuovo negli affari altrui?»

«Niente affatto» replicò Delphine in tono altezzoso, determinata a restare calma, anche se sotto le gonne le gambe le tremavano. «Sono stata a trovare Meg... e non occorre che alziate la voce, ci sento benissimo.»

«Non starete pensando di darvi al mestiere, vero?» Avvicinandosi ancora di più, quell'uomo disgustoso le afferrò rudemente il mento con le sudice dita nodose e le girò il volto da una parte e dall'altra, spruzzandola di saliva mentre le parlava. «Siete piuttosto graziosa, devo ammetterlo... una pollastrella provocante.» Un ghi gno osceno gli contorse la bocca. «Io sono un uomo ragio nevole, sapete. Potremmo arrivare a un buon accordo.»

Delphine lo fissò, torva, e spinse via la sua mano.

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«Non mi toccate. Credete davvero che possa pensare di darmi a uno come voi o a quelli che frequentano questo posto? Mai.»

Lui ridacchiò lascivamente. «Ho incontrato molte donne altezzose come voi Miss guardare-e-non-toccare Cameron. Una volta conoscevo una sgualdrina francese che si considerava l'oggetto del desiderio del più attraente libertino di Parigi. Nel giro di pochi giorni tornò strisciando da me e mi supplicò di portarla a letto. Poi ci fu una bellezza del Kent. Oh sì, quella era davvero una puttana arrogante, ma le bastò poco più di una settimana della mia ospitalità per vedere la luce e convincersi che voleva stare con me» si vantò con una risata trionfante.

«Intendete per caso spaventarmi con questi ripugnanti racconti delle vostre conquiste?»

Will Kelly la percorse sfacciatamente con lo sguardo, e un sorriso disgustoso gli incurvò le labbra. «Se volessi davvero spaventarvi, vi trascinerei in una stanza vuota e vi ascolterei gridare. Sono un uomo forte e non posso dire che non mi piaccia una bella lotta, ma non voglio mettervi paura. Vi sto soltanto facendo capire i vantaggi che avreste dalla mia protezione se mai decideste di unirvi alle signore di questa bella casa. Qui dentro non vi annoiereste di certo.»

«Questo non accadrà mai. Sono solo venuta a cercare Maisie.»

«Ah... la piccola Maisie» osservò lui strascicando le parole, e una luce pericolosa gli brillò negli occhi. «Un giorno sarà una bellezza» continuò, socchiudendoli.

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«Pro prio come sua madre. Pensate a come diventerebbero famose se lavorassero insieme... madre e figlia.»

Delphine si sentì raggelare; all'improvviso ebbe paura per Maisie. Era quello il destino che attendeva la piccola? No, lei non lo avrebbe permesso. Gli occhi di Will Kelly la fissavano, penetranti, ma lei non abbassò lo sguar do, pur sapendo che quell'uomo percepiva il suo profondo, disperato desiderio di proteggere la bambina e che, senza volerlo, gli aveva dato un'arma.

«Lasciate in pace Maisie, Will Kelly. Lei è solo una bambina. Meg vi ucciderebbe prima di permettervi di mettere le vostre sudice mani addosso a sua figlia. »

«Meg non potrebbe dire proprio nulla. Se mai oserà opporsi a me, maledirà quel giorno. No, non illudetevi, Maisie è nelle mie mani e diventerà una brava sgual drina... proprio come sua madre.»

«Mai, almeno finché avrò respiro in corpo.» E senza aggiungere altro Delphine lo superò. Scese le scale furiosa e al tempo stesso sconvolta dall'incontro con Will Kelly. Tuttavia riteneva che, almeno per il momento, Maisie fosse al sicuro.

Era anche turbata da quello che aveva visto prima dell'arrivo dell'uomo. L'aria tutto intorno a lei sembrava ribollire di calore, aveva l'impressione che tutto il suo corpo si fosse acceso e fosse ancora in fiamme.

Non c'era alcuna traccia di Fergus nell'atrio, così Delphine prese la borsa e si aprì da sola la porta. Sulla soglia trovò un uomo che stava sollevando il pesante batacchio di ottone.

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«Scusatemi. Mi chiamo Nicholas Oakley e cerco una signora di nome Delphine» disse con voce gradevole e ben modulata.

Delphine lo guardò. Era snello, con spalle larghe e ben vestito. «Sono Delphine Cameron. Posso aiutarvi?»

Non sembrava il tipo d'uomo che visita abitualmente un bordello, e non aveva un'aria malsana. A dire il vero, anzi, sembrava godere di ottima salute, era robusto e con il viso abbronzato dal sole.

Dal canto suo, Mr. Oakley la stava giudicando con altrettanta approvazione. Delphine indossava una giacca di velluto marrone aperta sul davanti e impreziosita da piccoli nastri, un abito color caffè e una cuffietta legata sotto il mento da cui sfuggivano riccioli rossi. Molto compita, pensò... in effetti non sembrava affatto la rossa sirena di cui l'oste dell'Orso Azzurro gli aveva intessuto gli elogi quando lui gli aveva chiesto una signora graziosa e pulita con cui il suo padrone potesse passare le notti mentre era a Londra. Del resto le signore della notte erano piene di sorprese.

L'oste gli aveva assicurato che la casa di Mrs. Cox serviva una clientela influente ed era un gradino al di sopra degli altri bordelli, così come era eccellente la tecnica di Delphine che, a quanto pareva, sapeva fare l'amore per una notte intera senza mai stancarsi.

Così Oakley rivolse a Delphine un sorriso caldo e affascinante che gli illuminò il grosso viso. «Credo che voi possiate aiutare il mio padrone. Anzi, ne sono sicuro! Sono certo che gli sarete di grande aiuto!»

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«Questo non dovrebbe dipendere da qual è il suo problema?»

L'altro inarcò un sopracciglio cespuglioso. «In un certo senso. Tutto quello che posso dirvi, tuttavia, è che si trova in uno stato di grave necessità.»

«È ammalato?»

«Suppongo si possa dire di sì. Il mio padrone – io sono quello che si dice il suo attendente – è il Colonnello Lord Stephen Fitzwaring. È tornato in licenza dalla Spagna, dove ha combattuto contro i francesi agli ordini del generale Wellington, e temo che la battaglia lo abbia sfinito.»

«Capisco» rispose Delphine, pensando in fretta. Era sicura di non avere capito bene quale fosse la situazione, ma se quel tale Fitzwaring era ferito, ebbene lei – pur non potendolo curare di persona – avrebbe valutato le sue condizioni e poi avrebbe chiesto al dottor Grey, che spesso si prendeva cura dei bambini dell'orfanotrofio, di dargli un'occhiata.

«Mr. Taylor, l'oste dell'Orso Azzurro, alla fine della strada, mi ha assicurato che nessuno è più adatto di voi a lenire il... ehm... » L'uomo tossicchiò mentre cercava la parola adatta. «... disagio del mio padrone.»

Nella sua totale ingenuità, Delphine gli rivolse un largo sorriso; quasi stentava a credere che la sua attività di beneficenza avesse attirato tanta attenzione. Conosceva l'oste dell'Orso Azzurro, un uomo gentile che faceva regolari donazioni all'orfanotrofio, e non le parve affatto strano che avesse raccomandato lei per guarire il disagio

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che affliggeva il padrone di Mr. Oakley. Poco prima lei gli aveva rivolto un cenno di saluto dall'altra parte della strada, e dunque l'oste sapeva che era andata alla casa di Mrs. Cox. Inoltre era al corrente dell'abitudine di Maisie di scappare per andare a trovare la madre.

«Se venite con me, vi porterò da lui.» Mr. Oakley ora la scrutava con interesse. «Sono sicuro che troverete un accordo. Il mio padrone è un uomo molto generoso.»

Nel sentir menzionare il denaro e pensando alle necessità dell'orfanotrofio, Delphine guardò l'attendente dritto negli occhi e rispose: «Lo spero davvero. Non offro i miei servigi per niente».

Le sopracciglia di Oakley scattarono verso l'alto. «Il mio padrone non si aspetta certo che lo facciate. Povero me, proprio no! Anche se, devo dire, la maggior parte delle persone che esercitano la vostra professione sembrano interessarsi a tutti.»

«Non a tutti, Mr. Oakley, solo a coloro che credo possano essere aiutati. Spero che il vostro padrone sia una persona gradevole.»

«Lo è quasi sempre, ma ci sono volte in cui appare molto più feroce di quanto sia in realtà.» Un sorriso gli incurvò appena le labbra. «Ma non ditelo a nessuno, altrimenti rovinerete la sua reputazione.»

«Reputazione?» Delphine inclinò il capo da una parte, guardandolo in tralice. Il padrone di Mr. Oakley la incuriosiva ogni secondo di più. «Ne ha una?»

«E delle peggiori» ribatté l'attendente in tono piatto, scoccandole un'occhiata leggermente canzonatoria.

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Questo mese

I segreti della concubina

Cina, 759 d.C. – Li Tao, signore della guerra, si fa largo nella vita con la spada, sul campo di battaglia come nel mondo infido degli intrighi di potere. Ma con l’affascinante Ling Suyin deve cambiare strategia. Ex concubina dell’imperatore, rinomata per la sua seducente bellezza, Suyin è al centro delle trame più oscure che agitano la dinastia Tang. Per questo Li Tao la rapisce. Lei però si rivela un concentrato di innocenza e sensualità, da conquistare con sapienti carezze e non con la brutalità. Coi venti di guerra che soffiano sulla Cina, lui dovrà scegliere presto da che parte stare. E cosa sacrificare.

Attrazione scandalosa

Inghilterra, 1810-12 – Indipendente e altruista, proprio a causa della propria generosità d’animo Miss Delphine Cameron si ritrova per caso in una casa di tolleranza. E qui, turbata dall’atmosfera sensuale che permea il locale e che suscita in lei una strana, torbida eccitazione, finisce, senza quasi sapere come, tra le braccia del tenebroso e attraente Lord Stephen Fitzwaring. L’indimenticabile notte di passione che condividono apre a Delphine le porte di un mondo sconosciuto e sconvolgente, ma l’alba del nuovo giorno squarcia il velo dell’incantesimo, lasciandola di fronte a una drammatica, cruda realtà...

Prossimo mese

La musa svelata

Anouk Jenet

Linguadoca, 1776 - Erborista e guaritrice, Alana è conosciuta per il talento con cui cura corpi, cuori e anime, ma sta bene attenta a proteggere se stessa e i propri sentimenti. Dopo una sventurata esperienza d’amore, infatti, si rifiuta di mettere di nuovo in gioco il proprio cuore. Tuttavia, basta un solo incontro con Tristan, pittore talentuoso dagli occhi tempestosi, perché tutto cambi. Come artista, Tristan è abituato alla bellezza. La cerca per immortalarla nei suoi dipinti e quando scorge Alana tra le acque di un lago, è convinto di aver avuto una visione, che lo ispira consumandolo di desiderio.

La notte delle trasgressioni

Francia-Inghilterra, 1815 - In Francia per una missione segreta, Claudine ha appuntamento con il solito informatore nella casa di piacere di Madame Renaud. Qui trova invece un affascinante sconosciuto che afferma di chiamarsi Antoine Duval, con il quale è costretta a inscenare un momento di passione a causa dell’irruzione delle autorità. Complice l’atmosfera conturbante del luogo e l’intensa attrazione reciproca, la messinscena finisce per spingersi ben oltre le intenzioni. E quando fuggono insieme da Parigi, il desiderio di sperimentare di nuovo le forti sensazioni che li hanno travolti è difficile da ignorare, finché...

22 dicembre
Dal

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AMORI INTRAMONTABILI

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Il loro incontro è stato voluto dal destino, il loro futuro sarà determinato da un decreto regio

Prima di vincere il suo cuore, deve guadagnarsi la sua fiducia... rapendola!

Primo romanzo della serie GIOVANI LADY RIBELLI

Lui è il suo rivale negli affari, ma il suo corteggiatore in società...

LI TROVI IN EDICOLA e su eharmony.it

decreto rivale
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