Accordo di piacere col vichingo

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Per Alma, la mia piccola guerriera che ama gli animali e il pane.
Dedica

Autunno, anno 913. Molo fluviale di Jórvík

Valda era caduta, non in combattimento, com 'era privilegio di una guerriera, ma nella trappola del matrimonio... Un destino ben peggiore, secondo Brynhild. Tuttavia, un'inaspettata amarezza le strinse la gola, nel vedere la sorella tanto felice. Incomprensibile... Era gelosa, ma non capiva proprio pe rché dovesse esserlo.

Sentendo il bisogno di distrarsi, sganciò le funi che ancoravano la lunga nave di Valda e Halfdan al pont ile. Una volta liberata, l'imponente nave drago scivolò sulle acque del fiume, sfruttando la corrente, lo sciabordio ritmico dei remi un ultimo addio da parte della sorella e del marito, che salpavano alla volta della loro nuova vita insieme. Brynhild mise a tacere l'invidia.

Era felice per Valda, davvero! Non voleva certo un ricco mercante come Halfdan per sé. Il mare non le pi aceva granché, né gli uomini, inoltre aveva sempre saputo che non si sarebbe mai sposata. La runa che aveva pescato un tempo lo aveva dimostrato, perciò non c'era motivo di invidiare la gioia di Valda.

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Tuttavia, l'idea di salire sulla nave più vicina e di salpare alla volta di terre lontane, in quel momento, l'attirò. Ovviamente, non lo avrebbe mai fatto. In tal caso, chi si sarebbe preso cura della madre e della sorella minore?

Nessuno.

Essere lasciata indietro affinché si occupasse della famiglia le parve un pesante fardello. Il risentimento che provava nei loro confronti le si insinuò ne l petto come un verme, tanto che temette di non potersene mai più l iberare, e il senso di colpa per certi pensieri malevoli si aggiunse alla vergogna che pro vava.

Ignara di tale tumulto interiore, Helga, la sorella minore, e Porunn, la loro madre, continuarono a salutare con la mano la nave di Halfdan anche quando iniziò a sparire dalla loro vista seguendo l'ansa del fiume.

«Mi mancherà tanto!» Porunn sospirò, mentre Helga ricacciò indietro le lacrime. «La vita da mercante con Halfdan le si addice, però. Ha sempre amato viaggiare... »

Vero. Motivo per cui Brynhild era sempre rimasta dov'era.

Almeno Valda non sarebbe più stata sola. Aveva al fianco Halfdan, l 'amore della sua vita, uno spirito affine al suo. Avrebbero esplorato il mondo insieme e, poiché Valda portava già in grembo il loro primo figlio, lo avrebbero esplorato come famiglia. Era una vita che si addiceva alla sorella, benché Brynhild se ne fosse resa conto da poco.

Lei, invece, non era avventurosa, era piuttosto la sorella maggiore affidabile che avrebbe sempre provveduto ai bisogni della famiglia, in ogni circostanza. Con fare

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protettivo, cinse con le braccia forti le spalle della sorella e della madre, quasi fossero i piatti di una bilancia e lei l'asse centrale. Quando si accoccolarono nel suo a bbraccio, sentì le catene invisibili che la legavano a loro stringersi ancora di più.

Per quanto tempo ancora potrò provvedere a l oro?

Non accadeva spesso, ma a volte avrebbe voluto liberarsene.

Rivolse lo sguardo verso il fratello di Halfdan, Erik, ma poi lo distolse di colpo. Lui la stava di nuovo fissando, rovinandole la giornata , con la sua sola presen za.

Ovvio che mi guardi!

La giudicava in silenzio con la sua aria di chi la sapeva lunga, come se i suoi occhi scuri riuscissero a penetrarle nella mente e a vedere i brutti pensieri che vi covava.

Che fosse quello il motivo per cui si sentiva tanto di cattivo umore? , si chiese Brynhild. Perché Erik era lì... a fissarla?

Abbassò lo sguardo sui propri stivali inzaccherati, a vvinta dalla vergogna, turbata.

Lui lo sapeva? Aveva capito quanto a volte il dovere nei confronti della famiglia le sembrasse un peso?

Quando risollevò lo sguardo, la nave drago era sparita, il cielo di quel principio d'autunno sereno, l 'oro dell'alba riflesso sulle increspature del fiume sottostante. Il pont ile iniziò ad animarsi, segnalando l 'inizio di una nuova giornata di commercio.

Helga sorrise, guardando il cielo. «Un bel matrimonio seguito da una splendida alba! Un inizio benaugurante, per la nuova vita di Valda e di Halfdan. Sono così felice

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per lei! Se lo merita. Era sempre così sola... anche quando era con noi.»

Il commento perspicace di Helga strappò Brynhild alla propria commiserazione. Convenne silenziosame nte con la sorella, stringendole le spalle.

No, non salirei mai sulla prima nave per poi salp a re.

Erano la birra e la stanchezza ad averla immusonita tanto.

Sospirò e strizzò gli occhi. La luce del sole iniziò a essere abbagliante, e inoltre le stava venendo un terribile mal di testa. La birra bevuta con in gordigia, nonché la nottata intera passata a festeggiare, stavano iniziando a pesare sul suo corpo. Lasciate la sorella e la madre, be vve un bel sorso d'acqua dalla fiasca che aveva al fianco.

Di solito la responsabilità non le pesava, anzi , in un certo senso le piaceva, si sentiva orgogliosa del modo in cui riusciva a provvedere per tutti. Porunn era ormai troppo vecchia per mettere la propria spada a servizio, e Helga... Abbassò lo sguardo sulla sorella. Le arrivava a malapena al gomito, nonostante fosse una donna adulta, di ventun anni. Lei, al contrario, aveva superato ventotto inverni, nonché tante battaglie... tanto da sentirsi anziana. Erano diverse come il giorno e la not te.

Helga era incantevole e delicata. Gli occhi le brillavano di gioia, felice come una bambina che assaggia va per la prima volta il miele. L'unione d'amore di Valda non aveva che alimentato ulteriormente il suo umore già fiducioso e spensierato.

Le nozze, celebrate sulla splendida nave di Halfdan e seguite da una festa sontuosa, di certo l 'avevano entusiasmata. Amava le dichiarazioni appassionate e tutto ciò

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che aveva a che vedere con i sentimenti. Aveva addiri ttura insistito a decorare i capelli di Valda con una corona di fiori, e aveva sospirato sognante nel vedere il suo abito da sposa in seta bizantina.

«È stato tutto... meraviglioso!» esclamò Helga, sospirando assorta e cingendosi con le braccia.

Brynhild trattenne un gemito.

Helga avrebbe parlato delle nozze fino al Ragnarök, il giorno della battaglia finale tra il mondo delle tenebre e quello della luce. Il suo cuore sognatore non avrebbe udito la voce del buonsenso, né della ragione. Si sarebbero ritrovate a inciampare su pozioni d'amore e rune per anni. Se fosse stato solo per Helga, non sarebbe stato un problema, invece no, la sorella era convinta che entra mbe fossero destinate a trovare il grande amore, e il matrimonio di Valda non aveva che confermato la sua opinione.

E tutto per colpa di un sogno e di un passatempo con le rune con cui giocavano quand'erano ragazzine.

Era un'idea assurda, ma Brynhild non voleva rammentare alla sorella la dura realtà della vita. Sarebbe stato come schiacciare una farfalla o frustare un cavallo. Crudele e inutile. Meglio che si tenesse stretti i suoi sogni e quel poco di felicità che le regalavano.

Helga rappresentava tutto ciò che lei non era. Mite, cordiale e femminile.

Debole.

Non appena quel pensiero le varcò la mente, lo rica cciò, lo stomaco di nuovo annodato dal senso di colpa. Era ingiusto da parte sua pensare alla sorella in c erti termini. Era diversa, non debole.

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Fu inondata dal rimorso, e il sangue le pulsò forte nelle orecchie.

Mia sorella non è un peso, così come non lo è mia madre! , si rimproverò.

Si prendevano cura l 'una dell'altra, ciascuna a modo proprio. Sì, lei tendeva a guadagnare più argento, come mercenaria, ma ciascuna aveva il suo ruolo. La madre cacciava e Helga si occupava della casa. Erano una squadra, si ricordò con decisione... come un muro di scudi, unite erano forti.

Non riuscendo a trattenersi, riportò lo sguardo su Erik, compiaciuta quando fu lui il primo a girare il viso . Si teneva in disparte, uno degli ospiti della festa nuziale, quasi fosse un estraneo, sebbene ormai fosse diventato loro parente. Era sempre stato un escluso, anche all 'interno della sua famiglia. Un 'ombra scura solitaria alla luce del mattino.

Per qualche motivo, ciò la infastidì, sebbene non sapesse spiegarsi perché. Di certo non voleva che si unisse a loro. A Erik non era mai piaciuta ... non sul serio. Perché le sarebbe dovuto i mportare, se la evitava? O se la odiava?

Il suo rifiuto non la feriva più come aveva fatto quando era solo una ragazzina, perché ormai si era abituata agli insulti stupidi degli uomini. Di solito erano lanciati da maschi intimoriti da lei, il che ai suoi occhi li rendeva ancora più patetici.

Erik era un guerriero possente che aveva affrontato avversità che lei non riusciva neppure a immaginare . Che fosse di mentalità tanto gretta quanto gli altri uomini inutili era davvero... deludente.

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Durante i festeggiamenti Brynhild lo aveva evitato come la peste. A giudicare dalla sua espressione severa, l'opinione che aveva di lei non era cambiata, negli ultimi nove anni, e lei non intendeva certo rivangare il passato. Si erano comportati entrambi male, perché erano stati troppo giovani e collerici per riconoscere i propri errori. Lui si era comportato in modo crudele, e lei gli si era scagliata contro. Tuttavia, il rimorso non era così grande da indurla a scusarsi.

Meglio non indugiare in quei pensieri. Se Erik intendeva essere infantile e mantenere viva una vecchia faida ridicola, peggio per lui.

Si trattava comunque di un periodo che Brynhild preferiva dimenticare.

Fissò le navi che ondeggiavano lungo il pontile e ce rcò di ignorare i brividi provocati dalla sua presenza. Pu rtroppo, lo trovava attraente come in passato, se non di più. All'epoca, il desiderio che aveva provato nei suoi confronti era stato così intenso che il rifiuto da parte di Erik le aveva oscurato qualcosa, dentro. Per anni aveva ignorato la questione, pensando che il desiderio che aveva provato fosse dovuto alla giovane età. Eppure, rivederlo, in quel momento... Lui era ancora vergognosamente attraente, ed era esasperante che il suo corpo continuasse a tradirla!

Soprattutto perché Halfdan aveva affidato al fratello il compito di ottenere una fattoria per Brynhild e la loro famiglia da un altro jarl . Anche l 'uomo fidato di Hal fdan, Tostig, rimasto in città con Erik, si era allontanato per occuparsi di una commissione personale, non appena i festeggiamenti erano terminati.

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Il che significava che Erik era rimasto lì da solo, impacciato.

«Immagino ti servirà un posto in cui dormire... visto che tuo padre ti ha diseredato» lo apostrofò Brynhild.

Non era stata sua intenzione essere sgarbata, ma piu ttosto onesta, così che Erik non prova sse l 'imbarazzo di dover spiegare la propria situazione. Tuttavia, fu chiaro che non vi era riuscita, a giudicare dalle espressioni sgomente della madre e della sore lla.

Forse non avrebbe dovuto farne menzione?

In o gni caso, cosa le importava se Erik non aveva un riparo?

Quando lui sollevò il capo, a quelle parole pungenti, Brynhild si preparò a sostenere il suo sguardo penetra nte. Aveva occhi marroni scuri e profondi, con folte ciglia nere. Erik le passò lo sguardo sul corpo, provocandole una vertigine, quasi stesse cade ndo.

Brynhild roteò le spalle e guardò dietro di lui, così da distrarsi. «La nostra capanna è piccola, ma potrai dorm ire sul giaciglio di Valda, finché non ce ne andremo.» Pregò gli dèi che rifiutasse.

«Sì, sei il benvenuto a casa nostra» rincarò Porunn con un tono ben più caloroso del suo. «Ti siamo grate per il tuo aiuto con la fattoria.»

Lui scosse il capo corvino, i folti capelli sciolti sulle spalle. «Ho un posto in cui dormire, ma vi accompagno volentieri a casa.»

«Siamo in grado di proteggerci da sole!» ribatté Brynhild, tagliente.

Erik ignorò la sua frecciata, e in modo rispettoso si rivolse a Porunn. «Lo so, ma ho bisogno di sapere dove

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trovarvi , per tutto ciò che riguarda la fattoria » spiegò.

«Ma certo » convenne Porunn. «E grazie, Erik» aggiunse poi. «Io vado a cacciare qualcosa da mangiare.»

Helga sorrise con la consueta allegria e diede un colpetto sulla sacca che aveva allacciata in vita. «Io invece andrò al mercato a comprare del pane fresco... e delle focaccine al miele! È un capriccio, lo so, ma abbiamo abbastanza argento, grazie a Valda, e dovremmo continuare a festeggiare le sue nozze ancora un po '. Giu sto?»

Porunn annuì, quindi, zoppicando, si diresse verso la porta della città, nella direzione opposta, mentre loro tre partirono alla volta della capanna che al momento chi amavano casa.

Brynhild comprendeva perché Erik dovesse sapere dove vivevano, ma a ogni passo si sentiva più tesa. Il capanno dimostrava quanto fossero cadute i n basso. Quando Valda si era allontanata, con pochissimo preavviso, Jarl Gunnar aveva dimezzato l'argento di Brynhild per ripicca. Se non fosse stato per le consegne regolari di c ibo da parte di Halfdan sarebbero morte di fame , o quantomeno sarebbero state costrette a lasciare Jórvík. Invece avevano ricevuto abbastanza provviste da sopravvivere , e avevano cercato di risparmiare quanto più argento possibile per l'acquisto delle derrate e degli attrezzi necessari per costruirsi una nuova vita. A volte avevano dovuto vendere parte del cibo ricevuto da Halfdan, ma se l 'erano comunque cavata.

Brynhild era sempre stata orgogliosa del loro duro lavoro, nonché della forza d'animo che avevano dimostrato nei momenti difficili. Almeno finché Helga non aveva svelato quanto le loro circostanze fossero avverse davan-

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ti a Erik. Definendo il pane fresco e le focaccine al miele un capriccio, aveva rivelato quanto fossero povere all 'unico uomo dal quale Brynhild non voleva essere compatita.

Aveva il volto già arrossato per l'imbarazzo, e rimpianse la sua replica piccata.

È ovvio che debba sapere dove viviamo! Perché Erik tira sempre fuori il peggio di me?

Pensò quasi di scusarsi, ma poi ricordò le parole crudeli che le aveva scagliato contro tanti anni prima. Per niente al mondo si sarebbe scusata con Erik Ulfsson!

Lo ignorò e si incamminò per raggiungere Helga. Come al solito, fu costretta a rallentare il passo. La sorella camminava sempre come se stesse sognando. A differenza sua che, a detta di Valda, marciava come se la terra l'avesse insultata.

Sospirò. Forse era quello il motivo per cui era tanto nervosa? Sentiva già terribilmente la mancanza di Va lda. La sorella le strappava sempre un sorriso.

Come se le avesse letto nel pensiero, Helga affermò: «La rivedremo presto. La primavera giungerà in men che non si dica».

«È tornata solo pochi giorni fa, e se n'è già andata » obiettò Brynhild. Era tipico di Valda, che seguiva sempre la propria strada, lasciandola indietro.

«Non preoccuparti.» Helga sorrise, pensosa. «Avremo un sacco di distrazioni, quest'inverno , che ci terranno occupate.»

«Hai ragione» convenne lei con poco entusiasmo. «Adesso abbiamo abbastanza argento per poter corrompere uno jarl . Non Gunnar, è ovvio, poiché con lui ho tagliato

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i ponti, ma un altro. Un uomo disposto a concedere a tre donne nubili di coltivare delle terre per lui.»

«E, una volta trovate le terre, ci sarà tanto da fare. Dovremo costruire o riparare la fattoria, piantare le s ementi e occuparci degli animali.»

Brynhild annuì. Sarebbe stato un lavoro duro, e gran parte dei compiti sarebbe stata completata grazie al suo sudore e alla sua fatica. Tuttavia, non le pesava. Le pi aceva il lavoro fisico, soprattutto se ciò significava costruire un futuro più felice per tutte loro.

Arrivarono nella piazza di uno dei tanti mercati. He lga si fermò a una bancarella in cui si vendevano pane e focacce, e si mise a parlare con il venditore. Erik ra ggiunse Brynhild, che indietreggiò di un passo, sorpresa di non essersi accorta che le stava così vicino, un fatto piuttosto allarmante, per una guerriera. Erik aveva la fastidiosa abitudine di avvicinarla di soppiatto. Lo aveva notato in diverse occasioni, durante la festa nuziale, ma ogni volta che si era accostato troppo, lei si era allontanata. Di ce rto Valda e Halfdan non sarebbero stati contenti di sentirli litigare, durante i festeggiamenti.

«Brynhild, posso parlarti?» le domandò lui in tono gentile.

Per un istante, lei lo fissò , basita.

Vuole parlarmi. E perché? Ha forse intenzione di trascinarmi in una rissa?

Sperò di no, poiché qualcosa le diceva che si sarebbe comportata male come in passato... se provocata.

Gemette e lo guardò negli occhi. Era assurdamente a ttraente, fatta eccezione per una leggera curva che aveva sul naso. La soddisfazione le scaldò il sangue nel nota r-

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la: era stata lei a romperglielo. Il piacere provato tuttavia si inacidì quando si rese conto che, stranamente, gli donava, aggiungendo un tocco ruvido alla sua be llezza.

A differenza del fratello Halfdan – il cui bell'aspetto era tutto oro e luce – Erik era oscurità, con la sua pelle bruna, ereditata dalla madre persiana, i capelli corvini e gli occhi marroni.

Se fosse stato più simile al fratello minore, il loro padre lo avrebbe trattato meglio? Ne dubitava. Brynhild detestava Ulf più di quanto detestasse Erik, perché era da Ulf che il figlio aveva imparato di prima mano la crude ltà.

Trasse un bel respiro e cercò di apparire indifferente, benché si sentisse nervosa, in sua presenza. Scrollò le spalle. «Parla.»

Erik lanciò uno sguardo in direzione di Helga, che stava pagando i suoi acquisti. Con un cenno del capo, le suggerì di incamminarsi, per mettere una certa distanza tra loro e la sorella. Brynhild lo seguì, sapendo che He lga li avrebbe raggiunti subito, poiché stava già racc ogliendo le compere. Per un po' , camminarono a fianco a fianco.

«Volevo... scusarmi... con te, Brynhild.» Le parole di Erik furono lievi e stranamente esitanti.

«Cosa? »

Brynhild scivolò sulla terra fangosa. Lui l'afferrò per il braccio, perché non cadesse. Le venne la pelle d'oca, come prima di una tempesta, perciò si liberò subito dalla presa.

Be', proprio non me l ' aspettavo!

Se l'avesse rimproverata perché aveva insinuato che

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non aveva un posto in cui dormire, non si sarebbe stupita, ma che le chiedesse scusa...

Erik si accigliò per il modo brusco in cui si era liberata. Come se lo avesse insultato.

Ne ho tutto il diritto!

«Volevo farlo da quando ci siamo rivisti, ieri, ma non ho mai trovato il momento giusto.»

Brynhild si girò e riprese a camminare, turbata, non sapendo come rispondere. Quindi si fermò, e per un istante fissò la terra. Le era sembrato sincero... e non era stata proprio lei a definire infantile la loro vecchia faida? L'ombra di Erik si unì alla sua, e le due sagome si fusero in una, a terra.

«Non hai niente di cui scusarti» replicò, dicendo, con sua sorpresa, il vero. Lo odiava per ciò che aveva fatto, non poteva negarlo, ma anche lei era stata ingiusta e lo aveva umiliato... a modo suo.

Riprese a camminare, sperando che Erik lasciasse perdere, il che, ovviamente, non accadde.

«E invece sì.» Allungando il passo, lui le camminò al fianco, inondandole le vene di una strana emozione. Furono costretti ad avvicinarsi, poiché i vicoli tortuosi tra gli edifici a un tratto erano diventati più stretti. «Ero giovane, e stavo ancora cercando di dimostrarmi degno di mio padre. Una perdita di tempo, come ho capito in seguito. In ogni caso, non avrei dovuto trattarti in quel modo. Ho sbagliato.»

Quante volte ho sognato che me lo dicesse?

Brynhild aveva sempre immaginato di incontrarlo di nuovo... ma sul campo di battaglia, con le armi in mano, non per i vicoli fan gosi di Jórvík.

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Nella sua fantasia Erik moriva sotto la sua ascia, d opo una battaglia lunga ed epica. Sarebbe stata una vittoria sudata e appagante. Esalando l 'ultimo respiro , lui le avrebbe sibilato quelle parole meravigliose: ho sbagli ato.

E invece la sua confessione non fu altrettanto soddisfacente. Brynhild provò quasi un senso di imbarazzo e di umiliazione, come se lei fosse sua vittima, e non sua pari.

La rabbia la percorse come un fulmine, riducendo in cenere ogni traccia di ragione.

Lo afferrò per le spalle ampie e lo sbatté contro il muro più vicino. In risposta, Erik le strinse i bicipiti per non perdere l'equilibrio, la stretta solida, ma non dolorosa. Il calore sprigionato dalle sue dita la portò a provare anc ora più rabbia, per via dell 'effetto che stavano sortendo su di lei. Il suo corpo si incendiò, e Brynhild rimase senza fiato, brividi di desiderio che le annoda vano le viscere. Perciò lo sbatté contro il muro una seconda volta, tanto che la malta con cui la casetta era stata intonacata si crepò.

«Non mi piaci!» esclamò. «Non mi sei mai piaciuto! Perciò vediamo di chiarirci. Non mi importa se ti dispiace! Basta che tu mantenga la parola data e trovi una maledetta fattoria per mia madre!»

Rimasero a fissarsi, il respiro affannoso e la tensione tra loro greve nel silenzio che era sceso. I loro corpi robusti riempivano lo spazio stretto del vicolo, tanto da far sembrare gli edifici di canniccio e argilla ancora più piccoli e fragili. Nessuno dei due era disposto a cedere, i loro corpi erano stretti in un equilibrio precario di frustrazione e or goglio cocciuto.

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I profondi occhi scuri di Erik si incatenarono ai suoi , per poi scendere lentamente sulla bocca. «Eppure un tempo ti piacevo... »

Brynhild si sentì di nuovo avvampare, e per poco non lo sbatté una terza volta contro il muro. Non che ciò sembrasse sortire grande effetto, su di lui... Un pensiero che la infastidì ancora di più.

Poi Erik si accigliò e distolse lo sguardo, come fosse distratto da un pensiero improvviso. «Dov'è tua sorella?»

Brynhild indietreggiò, lasciandogli le spalle, riportata bruscamente al presente. «Era dietro di noi» mormorò, tornando sui propri passi in preda a uno stupore confuso. Della sorella, però, non vi era traccia.

Helga non era una combattente esperta, benché si fo sse addestrata più della gran parte delle altre donne. Con un brivido che le scorreva lungo la schiena, Brynhild si precipitò fu ori da un vicolo per immettersi in un altro, la paura alle calcagna.

Com 'è possibile che mi sia distratta tanto? Che sia stata tanto stupida?

Helga portava in vita una sacca piena d'argento, e ciò la rendeva più vulnerabile all 'attacco di ladri e, se fos se stata accerchiata...

Brynhild iniziò a correre, seguita dagli stivali pesanti di Erik. Voltato un angolo, si fermò di botto, senza fiato. L'aria le venne strappata dai polmoni quando i suoi occhi si concentrarono sulla vista che le si parò dinnanzi. In quell'istante terribile, dimenticò tutto il resto. «No... » ansimò.

Vagamente sentì Erik scivolare alle sue spalle. Si fe rmò, puntando le mani sulle pareti del vicolo stretto, così

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da non finirle addosso. Brynhild non era mai rimasta paralizzata dalla paura, in battaglia, ma in quel momento il terrore le bloccò i muscoli, lì, sull'orlo del disastro, incapace di fare un altro passo finché la sua mente non avesse accettato l'orribile verità.

«Che succede?» la interrogò lui, guardando sopra la sua spalla per capire per quale motivo si fosse fermata di botto.

Per terra c'erano la cesta di Helga, il pane fresco e le focaccine al miele sparse sul fango. Il dettaglio più spaventoso, però, fu il pugnale della sorella, conficcato sulla pagnotta di pane, con il quale era stato fissato un brandello di lino. Sul tessuto con un pezzo di carbone era st ato disegnato un drago. Brynhild rimase senza fiato quando si rese conto che la profezia della sorella si era avverata.

Qualcuno aveva rapito Helga.

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