La dama dei corvi

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Joanna Hickson La dama dei corvi

Joanna Hickson La dama dei corvi

Immagine di copertina:

Cover design: Holly Macdonald © HarperCollinsPublishers Ltd 2021 Illustrazioni © Shutterstock.com

Titolo originale dell’edizione in lingua inglese: The Lady of the Ravens

HarperCollins Publishers

© 2020 Joanna Hickson

Traduzione di Daniela Liucci

Joanna Hickson detiene il diritto morale di essere identificata come autrice dell’opera.

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata in accordo con HarperCollins Publishers Limited, UK Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano

Prima edizione I Grandi Romanzi Storici Special maggio 2023

Questo volume è stato stampato nell’aprile 2023 da CPI Moravia Books

I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL

ISSN 1124 - 5379

Periodico mensile n. 337S del 12/05/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

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HarperCollins Italia S.p.A.

Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

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A Ian, mio marito, che m’incoraggia sempre, mi calma quando vado su di giri, mi solleva quando sono a terra e il giorno di ogni pubblicazione ha sempre pronta una bottiglia di champagne in frigo!

RE EDOARDO III

REGINA FILIPPA DI HAINAUT

BIANCA DI LANCASTER

RE ENRICO V

sposa () sposa () sposa () sposa ()

KATHERINE SWYNFORD () JOHN, Duca di Lancaster

REGINA CATERINA DI FRANCIA

OWEN TUDOR

JOHN BEAUFORT, Primo conte di Somerset

MARGARET HOLLAND

RE

EDOARDO

ENRICO VI (Destituito)

Morì nella Torre di Londra nel 

MARGHERITA D'ANGIÒ (Tenuta prigioniera nella Torre di Londra) Morì in Francia nel 

EDOARDO, Principe del Galles (Morì in battaglia nel )

MARGARET BEAUCHAMP

EDMUND TUDOR

RE ENRICO TUDOR ENRICO VII

JOHN BEAUFORT, Duca di Somerset

MARGARET BEAUFORT, Mia Signora Madre del Re

REGINA ELISABETTA DI YORK

CECILIA DI YORK

ARTHUR, Principe del Galles

MARGARET ENRICO, Duca di York

ELISABETTA

MARIA

EDMUND, Duca di Somerset

StirpeTudordei

CATERINA

NICHOLAS EDWARD
sposa sposa sposa sposa sposa
(Morì sposa

MARGARET HOLLAND

RE EDOARDO IV

(V) EDMUND, Primo duca di York

sposa

RICCARDO, Duca di York

ISABELLA DI CASTIGLIA

sposa

diverse generazioni ordine di matrimonio

YORK

CECILY NEVILLE

sposa sposa

REGINA ELISABETTA WOODVILLE ELISABETTA JOHN, Duca di Suffolk MARGHERITA, Duchessa di Borgogna

RE RICCARDO III (l’usurpatore)

JOHN, Conte di Lincoln

EDMUND, Conte di Suffolk

I Suffolk ribelli

CATERINA

EDOARDO V

PRINCIPE RICCARDO DI YORK

Scomparsi dalla Torre nel 

SIR WILLIAM VAUX (Morì in battaglia nel )

KATHERINE KATE PENNYSON (Lady Vaux)

NICHOLAS ELIZABETH BETH FITZHUGH

Tre figlie

Va ux Stirpe dei

ANNE PYMPE

SIR RICHARD GUILFORD

Figliastri di Joan

JOAN GIOVANNA

HENRY HAL

EDWARD MARIA GEORGE WINIFRED PHILIPPA ELIZABETH

sposa sposa sposa () sposa () CECILIA
ANNA DI YORK
GUGLIELMO RICCARDO

Personaggi

Famiglia reale:

Enrico Tudor – Re Enrico VII

Lady Margaret Beaufort – “Mia Signora Madre del Re”

Elisabetta di York – Regina Elisabetta

Principessa Cecilia di York – sorella della regina e prima dama di compagnia principale

Principessa Anna di York – sorella della regina e seconda dama di compagnia principale

Elisabetta, Regina Madre (Woodville) – madre della regina

Arthur, Principe del Galles –nato il 20 settembre 1486, l’erede dei Tudor

Margaret Plantageneta/Pole –cugina York diseredata della regina

Edoardo, conte di Warwick –fratello minore di Margaret Plantageneta

John, conte di Lincoln – figlio ed erede della zia paterna della regina, Elisabetta, duchessa di Suffolk

Margherita, Duchessa Vedova di Borgogna – altra zia paterna della regina e punto di riferimento della cospirazione yorkista

Jasper Tudor, duca di Bedford –zio paterno di Re Enrico

John, visconte Welles – fratellastro di Lady Margaret Beaufort e zio del re

Principessa Margaret Tudor –nata il 28 novembre 1489, figlia maggiore del re

Principe Enrico, duca di York

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(Harry) – nato il 28 giugno 1491, secondo figlio del re

Principessa Elisabetta Tudor –nata il 2 luglio 1492, seconda figlia del re

Principessa Maria Tudor – nata il 18 marzo 1496, terza figlia del re

Principe Edmund, duca di Somerset – nato il 21 febbraio 1499, terzo figlio del re

Lady Meg Poyntz – cugina illegittima della regina via Anthony Woodville, conte di Rivers (vedi Cittadini inglesi e Personaggi defunti)

Casati reali:

Re Enrico:

CP = Consigliere Privato

CG = Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera

Sir Richard Guildford – Gran Maestro dell’Artiglieria e degli Armamenti e CP, in seguito CG

Nicholas Gainsford – usciere della Camera del Re

Lord Thomas Stanley – conte di Derby, Gran Conestabile d’Inghilterra e CP. Marito della madre del re

Sir William Stanley – fratello del conte di Derby, secondo Lord Ciambellano, CP e CG

John Morton – vescovo di Canterbury, Lord Cancelliere e in seguito arcivescovo

John de Vere, conte di Oxford – Primo Lord Ciambellano, CP, CG e padrino di Arthur

Sir Henry Wyatt – Maestro della Casa dei Gioielli della Corona e Controllore della Zecca

Giles, Lord Daubeney – successore di Sir William Stanley come Lord Ciambellano, CP e CG

Regina Elisabetta: Joan Vaux – ex protetta di Lady Margaret, in seguito Lady Guildford

Katherine Pennyson/Lady Vaux – madre di Joan, nota come Madre Vaux

Lady Mary Rivers – vedova dello zio della regina, Anthony, conte di Rivers ed ex protetta di Lady Margaret Beaufort

Eleanor Verney – dama di compagnia, sposata con Sir Ralph Verney, sorella di Richard Pole

Elizabeth Jerningham – Custode del Guardaroba della Regina

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Thomas Butler, duca di Ormond –Lord Ciambellano della regina

Lady Elizabeth Stafford – terza dama di compagnia principale e figlia del duca di Buckingham

Famiglia Guildford:

Sir Richard Guildford da Halden, Kent – Gran Maestro dell’Artiglieria e degli Armamenti

Sir John Guildford – padre di Richard e Amministratore della Casa Reale

Figli di Richard in ordine di età:

da Anne Pympe:

Edward (Ned)

Maria

George

Philippa (Pippa)

Frideswide (Winnie) – chiamata come Fridesvida, santa popolare del periodo, nota anche come Winifred

Elizabeth (Lizzie)

da Joan:

Henry (Hal)

Elizabeth (Bess) Mortimer – protetta di Richard

Cittadini inglesi:

Rosie – setaiola di Londra

Nicholas Vaux – fratello di Joan, esquire e proprietario terriero, in seguito nominato cavaliere

Beth Fitzhugh/Vaux – sua moglie, yorkista

Lambert Simnel – nome dato al finto Edoardo di Warwick

Richard Pole – esquire (poi Cavaliere) del Corpo del Re, fratello di Lady Eleanor Verney e marito di Margaret Plantageneta

Martin – castaldo, servitore di lunga data dei Guildford

Hugh – sguattero sotto addestramento per diventare servitore

Luce – domestica dei Guildford

Jake – cuoco dei Guildford

Wynkyn de Worde – stampatore della tipografia di Caxton a Westminster

Madama Wood – istitutrice dei bambini Guildford

Sir John Digby – Luogotenente Conestabile della Torre di Londra

Lettie Stock – levatrice di Londra

Madama Strood – moglie di un agricoltore del Kent e balia del piccolo Hal

Hetty Smith – domestica di Rolvenden, villaggio del Kent

Sir Robert Poyntz – cavaliere e proprietario terriero, marito di Meg Woodville

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Anthony Poyntz – il loro figlio maggiore

Jane Howell – istitutrice del principe Enrico ed ex balia di Re Enrico

Madama Brook – seconda istitutrice dei bambini Guildford

Personaggi defunti:

Regina Marguerite – Margherita d’Angiò, moglie di Re Enrico VI, ultimo sovrano lancastriano d’Inghilterra

Edoardo (Édouard), Principe del Galles – il loro figlio

Sir William Vaux – padre di Joan Edoardo IV – re yorkista che destituì Enrico VI

Principe Edoardo di York e principe Riccardo di York – i principi nella Torre, data di morte ignota

Riccardo di Gloucester – Riccardo III (l’usurpatore), fratello di Edoardo IV

Anne Pympe – prima moglie di Sir Richard Guildford

Anthony Woodville, conte di Rivers – giustiziato per ordine di Riccardo III (e padre di Meg Poyntz)

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PRIMA PARTE

Il carro, con un gran frastuono, mi passò così vicino che per poco non mi uccise. Fui costretta ad appiattirmi contro il muro della guardiola altrimenti sarei stata di certo schiacciata ancor prima di entrare nella Torre di Londra. Si staccarono pezzi di calce e malta dalla muratura e mi sporcarono l’abito di polvere bianca. Poi, d’improvviso, sullo spegnersi del suono delle ruote in movimento e dello sferragliare degli zoccoli, udii lo stridulo craaac di un corvo e immediatamente un ricordo d’infanzia m’inondò i sensi. Tornai a essere la bambina di nove anni che tremava sotto lo sguardo di un grande uccello nero, con il becco simile all’uncino dell’alabarda di un soldato e l’occhio capace di trafiggere l’anima. Il temibile becco si era poi aperto e aveva emesso un grido rauco, facendomi salire le lacrime agli occhi. Sentii la voce roca del mio accompagnatore, un cavaliere anziano della guarnigione della Torre.

«Ritenetevi onorata, giovane signora. I corvi evitano noi uomini perché gli arcieri li usano come bersagli da tiro. Ma una leggenda dice che finché bazzicano nella Torre, essa stessa e il regno resteranno in piedi. Ultimamente vanno e vengono, quindi qualcosa di vero forse c’è.» Al tempo non capii

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cosa volesse dire, ma l’immagine del corvo mi si era impressa nella mente con tanta chiarezza che sia l’incidente sia quelle parole non mi avevano più abbandonata.

Adesso, tredici anni dopo, un altro carro con alti cumuli di materiale, che perdeva pezzi del proprio carico mentre sobbalzava sul selciato, mi fece stare attaccata al muro il più possibile. Il cuore mi batté forte quando, a un tratto, un vero corvo fu ai miei piedi, precipitandosi con un trionfante sbattere di piume per beccare un granello di metallo luccicante abbandonato che brillava nell’oscurità della guardiola. Il mio sogno a occhi aperti si dissolse nella realtà. I carri trasportavano frammenti d’oro e argento per la Zecca Reale e il corvo scorrazzò via con il bottino, sollevandosi con un gran battito d’ali mentre abbandonava l’arcata. Tornando in fretta alla luce, lo vidi portarsi in alto il bottino per nasconderlo da qualche parte sui merli.

Rimasi ad ammirarne a bocca aperta il volo fluido e in picchiata, finché un urlo di rabbia alle mie spalle non mi mise in allarme. «Ehi! Fate largo! Volete farvi ammazzare?»

Con un balzo mi feci nuovamente di lato mentre passava un altro carro carico con il conducente, rosso in viso, che gridava. «Per l’amor del cielo, donna! Non è posto per stupide gonnelle questo.»

Temendo il passaggio di ulteriori veicoli corsi verso l’accesso all’estremità opposta del ponte del fossato e trovai rifugio oltre la porta di un edificio adiacente, in cui sapevo doveva trovarsi l’ufficio dell’uomo al comando. Frugai nel portamonete attaccato alla cintura e tirai fuori la lettera.

«Ditemi, di quali affari potrà mai occuparsi una donna in una fortezza militare?» Il giovane Luogotenente Conestabile aveva un naso adunco, era bello e possedeva tutta l’arroganza del nobile privilegiato e neanche un pizzico di fascino. Il foglio l’aveva appena guardato.

«Affari reali, signore, come spiega la lettera.» Tesi la mano. «Posso riaverla? So dove sono diretta.»

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I suoi occhi la passarono in rassegna e si soffermarono sulla firma in calce. «Chi è MR?» chiese, ripiegandola e restituendomela.

Avrei potuto sottolineare che avrebbe dovuto saperlo, ma rinunciai. «Margaret, contessa di Richmond, la madre del re. MR è il suo monogramma.» Conoscendo bene la signora, pensai che potesse anche trattarsi di un monogramma per “Margaret, Regina”, ma respinsi la tentazione di farlo notare.

Il Luogotenente Conestabile non aprì bocca per rispondermi ma il labbro increspato e il naso arricciato in segno di disapprovazione furono eloquenti. Erano trascorse solo alcune settimane da quando il figlio di Lady Margaret, Enrico Tudor, si era preso il trono “per diritto e conquista” ed era diventato Re Enrico VII d’Inghilterra, e tra gli ufficiali reali minori c’erano ancora parecchi yorkisti dissenzienti. E quello che avevo davanti non avrebbe mantenuto il suo incarico ancora a lungo.

Mentre percorrevo in fretta la stradina stretta tra le mura di cinta gemelle che proteggevano la fortezza da un attacco via fiume, non potei fare a meno di cercare altri segni dei corvi sui merli del mastio principale, che si erigeva sopra di me, alla mia sinistra. Questi uccelli enigmatici avevano tormentato i miei sogni fin da quella prima, spaventosa visita alla Torre durante l’infanzia per andare a trovare mia madre. Qualunque cosa avessero detto gli uomini sul fatto che la Torre non era un posto per donne, avrei potuto dissentire. Mia madre, Katherine Vaux, aveva vissuto due anni tra le sue intimidatorie mura e la prigioniera che lì aveva servito era stata, un tempo, la regina d’Inghilterra.

Mio nonno, di origine piemontese, era il medico di famiglia del duca d’Angiò e, da bambina, mia madre aveva ricevuto l’invito a frequentare le lezioni nelle loro aule scolastiche.

Quando Marguerite, la figlia del duca, aveva sposato Re Enrico VI d’Inghilterra, l’aveva accompagnata alla sua corte e

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in seguito aveva sposato uno dei cavalieri del suo casato, Sir William Vaux, diventando cittadina inglese. Quando scoppiò la guerra civile e Edoardo di York rubò il trono, costringendo Re Enrico e la Regina Marguerite ad abbandonare il proprio regno, i miei leali genitori lancastriani fuggirono con Nicholas, il mio fratellino, nel paese natale di mia madre in Piemonte. Qualche mese dopo nacqui io e mi battezzarono Giovanna, come la mia nonna italiana.

Il mio nome di battesimo sarà anche Giovanna, ma l’inglese non è una lingua lirica come l’italiano. Qui, nella terra d’adozione di mia madre, sono diventata un’ordinaria Joan, e “ordinaria” è proprio l’idea che hanno di me gli inglesi, dal momento che non ho le guance rosee e i capelli biondi delle bellezze che tanto ammirano. La mia carnagione è olivastra e sono bruna: sopracciglia nere su occhi ebano, capelli del colore dell’ala di un corvo. Con le labbra carnose e il naso dritto, molti mi considerano strana o probabilmente, per dirla tutta, brutta. Jolie-laide mi definivano i francesi, in modo più gentile. Ed è forse per questo che indosso abitualmente colori scuri e sono tanto attratta dai grossi uccelli neri che bazzicano sulle mura a strapiombo della Torre. Ed è forse per questo che, mentre mi recavo in tutta fretta al mio appuntamento in quel giorno di fine settembre, mi arrabbiai nel vedere uno degli arcieri di sentinella sui merli prendere la mira su un corvo che si avvicinava in volo alla sua postazione sul tetto del Palazzo Reale.

Fortunatamente la freccia mancò il bersaglio, ma ero ancora furiosa mentre affrontavo un’altra serie di guardie e avanzavo all’interno del minaccioso torrione di calce della fortezza, noto come Torre Bianca.

«Posso chiedervi cosa ci fa qui una giovane donna come voi?»

Questa volta almeno la richiesta venne formulata in maniera educata e da un uomo con la barba curata e dall’ovvio

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status, con indosso una veste di pelliccia, una catena d’oro intorno alle spalle e un cappello nero su cui era appuntata una spilla coperta di gemme. Gli ero quasi finita addosso nell’oscurità dell’atrio principale dove si radunavano le truppe, vuoto, echeggiante e illuminato solo dalla luce diurna che filtrava da poche, alte finestre con grate. Ingoiandomi la prima, indignata risposta gli feci una breve riverenza.

«Sono stata mandata dalla Mia Signora Madre del Re, signore.» E, ancora una volta, porsi la lettera d’incarico.

«Davvero? Fatemi vedere.» Per esaminare il testo dovette strizzare gli occhi e tenerlo alla poca luce a disposizione, poi mi fece un cortese inchino. «Benvenuta alla Torre di Londra, Madama Vaux. Sono Sir Richard Guildford, il Maestro dell’Artiglieria del re, responsabile dei cannoni e delle armi qui custodite. Ma non credo siano rilevanti per il vostro scopo. Vedo che siete stata invitata nella cappella di St. John. Per quale motivo, mi chiedo?»

Scossi la testa. «Piacerebbe a entrambi conoscere la risposta, Sir Richard, ma è un comando reale su cui non si chiedono chiarimenti.»

Inclinò il capo. «Certo.»

«Ho però una domanda per voi, signore.» Respirai, in modo da calmarmi, prima di andare a fondo. «Se siete il responsabile delle armi, perché gli arcieri sprecano frecce scoccandole contro i corvi? Che male hanno fatto?»

Anche nella penombra riuscii a vedergli le guance prendere colore. Le parole seguenti furono pronunciate con enfasi selvaggia. «Quei corvi sono demoni del diavolo, luridi necrofagi e messaggeri di morte! Tutti i soldati li odiano e gli arcieri sono incoraggiati a usarli come bersagli per fare pratica. Una freccia si recupera, preferibilmente con un uccello morto attaccato.»

O forse con un passante morto, pensai. Mi trattenni dal fare un qualsiasi commento, ma Sir Richard doveva aver no-

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tato il mio sguardo di rabbioso stupore. Mi chiesi come potesse un uomo che viveva e lavorava nella Torre ignorare la convinzione diffusa tra i londinesi che la presenza dei corvi fosse essenziale per la sicurezza della fortezza, della città e del regno in cui abitavano. Questa leggenda popolare e i suoi protagonisti mi erano rimasti impressi fin da bambina, quando l’avevo sentita raccontare dal vecchio cavaliere della guarnigione e, negli anni successivi, mi ero impegnata a leggere qualsiasi cosa riuscissi a trovare sia sugli uccelli sia sulla credenza.

Nel silenzio che seguì, Sir Richard recuperò la compostezza e mi fece un rapido sorriso. «Ora, Madama Vaux, posso chiamarvi qualcuno che vi accompagni alla cappella di St. John?»

Pur non riuscendo a ricambiare il sorriso, annuii. «Grazie, Sir Richard, ma conosco la strada.»

Percepii il suo sguardo perplesso seguirmi fino ai piedi della lunga scala. Come in tutti i castelli, la cappella era situata sopra le altre camere, per liberare alle preghiere la strada verso il paradiso. In altre visite a mia madre e alla regina prigioniera ero salita fino in cima alla Torre Bianca e le avevo trovate lì a messa. In questa occasione c’erano due uscieri della Camera del Re che indossavano ancora la livrea del casato, blu e morato, assegnata dai re yorkisti, e un gruppo assortito di altri uomini in abiti comuni. Conoscevo uno dei due, un esquire proprietario terriero di nome Nicholas Gainsford. Al mio arrivo attaccò una predica su come ogni cosa che notavamo o ascoltavamo quel mattino dovesse essere considerata un segreto di stato da non rivelare a nessuno: tutto doveva essere memorizzato e nulla annotato. Avevo appena placato la preoccupazione per i corvi ma ai severi ammonimenti dell’usciere Gainsford sentii il cuore tornare a battere forte.

Nella navata della cappella, cosa alquanto bizzarra, era stato montato il telaio di un grande letto e proprio su di esso

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l’usciere attirò la nostra attenzione, invitandoci con cenni d’impazienza a raccoglierci intorno. Tra uno spintone e l’altro, mentre cercavamo la posizione migliore, incassai occhiate incuriosite da parte di quegli sconosciuti, certa che la presenza di una donna li sconcertava. Io stessa mi chiedevo cosa ci facessi in quel posto, e non era la prima volta.

«Siete tutti qui per imparare con precisione come rifare il letto del re» continuò l’usciere, come se mi leggesse nel pensiero. «Attualmente Sua Grazia abita nel maniero di Kennington, in una piccola reggia sul fiume facile da difendere e al momento abitata solo da persone a lui ben note e legate da giuramento ai suoi affini. Dopo l’incoronazione, tuttavia, vivrà in molti palazzi reali più grandi, incluso questo, all’interno della Torre di Londra. Edifici del genere sono un labirinto di camere, passaggi e scale, con tante entrate e un gran numero di persone, e sono difficili da proteggere. Dunque, quando Re Enrico risiede in questi palazzi o si reca nelle abitazioni dei suoi favoriti, avrà sempre degli alloggi reali sicuri, una zona nota come Camera Privata. Solo sudditi fidati, che hanno prestato giuramento di fedeltà, saranno ammessi in questo spazio riservato che comprenderà tutte le stanze necessarie alla sua tranquillità e comodità, dove potrà conferire con consulenti e consiglieri sapendo con certezza che quanto viene detto e fatto non uscirà da quelle mura. E, naturalmente, la stanza più importante di tutte è quella in cui il re riposa: la camera da letto.»

Lasciò vagare lo sguardo sull’assemblea. «Voi uomini siete stati nominati Yeomen of the Guard, guardie del corpo reali di Sua Maestà il Re. Oltre a proteggerlo durante ogni spostamento, una parte importante dei vostri doveri sarà rifargli il letto ogni giorno. Assicurarvi che sia pulito, confortevole e, soprattutto, privo di pericoli: armi da taglio nascoste, piante velenose o insetti il cui morso potrebbe causargli malattie, ferite o irritazioni. E, naturalmente, quando Sua Grazia si

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sposerà vorrà per la sua regina un riposo altrettanto privo di rischi e disagi; ecco perché abbiamo con noi una signora.» Mi guardai intorno, con occhiate rapide e nervose, mentre tutti si giravano verso di me. «Madama Vaux è incaricata di riferire tutto ciò che vede e sente alle dame della camera da letto della sua futura moglie. Prima di andare via, oggi, vi sarà chiesto di prestare giuramento di fedeltà davanti al Lord Ciambellano della Casa del Re.»

Avendo vissuto a lungo sotto il tetto di Lady Margaret Beaufort probabilmente già conoscevo, come tutti i presenti, il modo migliore di preparare un letto per la nobiltà, ma l’usciere Gainsford non voleva correre alcun rischio con la sicurezza reale. Iniziò letteralmente da zero, tastando con la punta delle dita e raschiando con le unghie tutto intorno al telaio e alla testiera di legno, in cerca di crepe o fessure in cui potessero nascondersi oggetti taglienti o pericolosi. Poi ordinò a uno degli uomini di spogliarsi, rimanendo in camicia e calzabrache, e di rotolarsi sulla spessa stuoia distesa sulle corde, per l’ovvio divertimento dei suoi colleghi, in cerca di aghi, spine o ramoscelli.

«Un ramoscello appuntito, impregnato del succo di mortali bacche di belladonna, può penetrare nel corpo di chi dorme e farlo precipitare in un torpore da cui non si risveglia» avvertì, poi sollevò il materasso di paglia e in modo teatrale ne aprì l’estremità con un coltello affilato. «Dovete distinguere le diverse piante usate per riempire questo strato. L’erba zolfina è la migliore e questa…» scelse uno stelo essiccato con foglie più grandi del resto, «si chiama asperula e profuma di fieno appena tagliato.» Prese una manciata di imbottitura e la esaminò da vicino. «Questo materasso dovrebbe essere aperto e riempito di nuovo e tutti i letti di piume andrebbero scossi e controllati regolarmente. Alcuni di voi Yeomen saranno nominati Custodi del Guardaroba della Camera da Letto e avranno il compito di riporre tutti i giorni la bianche-

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ria da letto reale in casse chiuse a chiave e a prova d’insetto e la responsabilità di assicurare che venga tenuta traccia di ogni controllo effettuato.»

Uno degli uomini parlò. «Considerate tutte queste precauzioni, signore, come potrebbe riuscire un qualsiasi individuo ad alterare il letto reale? Se tutto è messo sottochiave e controllato con tanta cura, e se l’accesso alle camere private è consentito solo ai servitori giurati, sembra molto improbabile.»

L’usciere Gainsford si schiarì la gola e un rossore gli tinse le guance. «Uno dei doveri di uno Yeoman è segnalare ogni indizio sul vacillare della lealtà di un collega. Siete stati tutti scelti perché, è risaputo, siete convinti lancastriani, ma Re Enrico è ansioso di unire il paese, associando York e Lancaster sotto il suo dominio e il nome dei Tudor e ponendo fine ai recenti anni di conflitto. Quindi è a lui, e alla famiglia che intende creare, che il suo personale giurerà fedeltà e obbedienza. Questo sarà un regno Tudor e a tempo debito, se Dio vuole, una dinastia Tudor, ma all’inizio ciò potrebbe non soddisfare tutti. I dissidenti potrebbero trovare il modo di ottenere una nomina nella casa reale. Il tradimento può emergere ovunque. Ciascuno di voi avrà la responsabilità di denunciare chiunque critichi il regno dei Tudor, o mostri la minima preferenza per un’altra casa, al Lord Ciambellano o al suo vice.»

Non provavo grande simpatia per i dissidenti, perché quattordici anni prima avevo perso mio padre per mano di un esercito yorkista, ma trovai agrodolce quest’ultimo ordine mentre prestavo giuramento di fedeltà e speravo che non mi venisse richiesto di osservare e riferire sull’impegno che ci si aspettava dalla nuova regina nei confronti della dinastia Tudor. Ufficialmente, dopo sei settimane di regno ancora non conoscevamo l’identità della futura sposa di Re Enrico, anche se il fatto che sua madre avesse scelto me per partecipare

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a quell’incontro suggeriva in modo chiaro la giovane donna che al momento viveva sotto il suo tetto nel palazzo di Coldharbour, sulle rive del Tamigi.

Elisabetta di York, di cui quasi inavvertitamente ero diventata servitrice, dama di compagnia e amica, era la figlia maggiore di Re Edoardo IV e la principessa che Enrico Tudor aveva giurato di sposare allo scopo di accrescere il sostegno alla spedizione, poi rivelatasi un successo, per stabilire la sua pretesa al trono d’Inghilterra. Ciò, tuttavia, era accaduto solo dopo l’improvvisa morte di Edoardo e dopo che i suoi due giovani figli erano stati condotti al Palazzo Reale della Torre in attesa dell’incoronazione del maggiore come Re Edoardo V. Questo perché il loro zio Riccardo, duca di Gloucester, apparentemente impreparato a fungere da semplice Protettore a un re bambino, aveva escogitato un modo per far dichiarare illegittimi i nipoti dal Parlamento e venire incoronato al loro posto. In poche settimane le apparizioni in pubblico dei ragazzi York erano cessate e due anni dopo il re usurpatore, che in qualità di Protettore doveva di sicuro sapere cosa fosse accaduto loro, era morto nella battaglia contro l’esercito invasore di Enrico Tudor senza rivelarne il destino. Da convinta lancastriana consideravo quella degli York una storia di luci e ombre; eppure mi preoccupava molto anche che Elisabetta, sua madre e le sue sorelle probabilmente non avrebbero mai scoperto quando e come erano morti i due principi – ammesso che, effettivamente, fossero morti entrambi. Uscendo dalla Torre Bianca mi fermai a guardare le finestre del Palazzo Reale adiacente dove erano stati ospitati i principi e in cui i soldati e gli altri residenti della Torre avevano riferito di averne intravisto di tanto in tanto i visetti pallidi, finché tutti gli avvistamenti misteriosamente non erano terminati.

Nonostante la vittoria nella battaglia contro l’usurpatore Riccardo avesse portato Re Enrico al potere, ero consapevole

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che doveva avergli lasciato anche l’urgente bisogno di sentirsi al sicuro sul trono e il forte presentimento di non esserlo. Diversi importanti cavalieri e nobili yorkisti, catturati dopo la battaglia, ora erano incarcerati nelle torri intorno alla fortezza e si aspettavano, probabilmente, di essere decapitati in quanto traditori della nuova corona. Eppure, sbirciando attraverso la porta delle mura che conduceva al prato accanto a St. Nicholas, la chiesa del castello, potei notare che non era stato ancora eretto alcun patibolo.

Gli arcieri, invece, avevano sistemato dei bersagli e li usavano per affinare l’abilità di tiro.

Ricordando l’energico commento di Sir Richard Guildford, secondo cui tutti i soldati detestavano i corvi, quando uno di essi atterrò sull’arco d’accesso mi agitai. In pochi istanti sentii il sibilo minaccioso di una freccia e d’istinto mi abbassai, perché sembrò quasi sfiorarmi il copricapo. Il cuore smise di battere per un istante ma il sollievo mi inondò le vene quando vidi il corvo volare via e la freccia cadere inoffensiva oltre la cinta muraria esterna, per finire presumibilmente nel fossato. «Uccello diabolico!» sentii urlare a un arciere. «La prossima volta ti prendo.»

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La principessa irrequieta

JULIA LONDON

Inghilterra, 1858 - La Principessa Amelia Ivanosen ha corteggiato lo scandalo troppe volte, così, prima che commetta un errore irreparabile, viene mandata in Inghilterra. Peccato che tra lei e i numerosi scapoli che le vengono presentati non si accenda mai una piccola scintilla. Quando però incontra lo scontroso e solitario Duca di Marley...

Il gioco dell'alfiere

LORRAINE HEATH

Londra, 1875 - Nata in una famiglia aristocratica e desiderosa di vivere libera dalle restrizioni della società, Daisy Townsend è diventata un'intraprendente investigatrice. Ma quando viene assunta per ottenere la prova dell'infedeltà di una moglie e si assicura un posto nella casa dell'amante della donna, l'ultima cosa che si aspetta è...

Il patriota

ELAINE COFFMAN

Italia, 1821 - Caduto Napoleone, le città italiane pullulano di traditori e spie. Angelo Bartolini, patriota e membro della Carboneria, è ricercato dalle autorità e la sua vita scorre tra mille pericoli. Solo il profondo amore che nutre per Beatrice, una giovane pittrice inglese che ha tentato invano di dimenticare, gli impedisce di arrendersi.

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