K1_LA MIGLIORE DELLE EX

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come prima di ogni lancio da una simile altezza. In una sequenza di reazioni ormai familiari il torace gli si contrasse, lo stomaco gli si serrò in una morsa e il cuore gli martellò spietato le costole. Costringendo i muscoli a rilassarsi, Memphis scacciò il ricordo dalla memoria e abbassò lo sguardo sulla sessantina di metri che lo separavano dal marciapiede deserto. Nulla avrebbe arrestato la sua caduta, tranne la telecamera a terra che l'avrebbe ripreso. Strinse le labbra sarcastico. Gli piaceva l'idea che, se qualcosa fosse andato storto ‒ nel qual caso si sarebbe sfracellato sul marciapiede a circa cento chilometri all'ora ‒ gli ultimi istanti della sua vita sarebbero stati immortalati per i posteri. «Tutto sistemato, allora. Vento costante a sei chilometri all'ora.» La voce di un ingegnere interruppe i suoi pensieri. Un ultimo sguardo di sotto. «Non si può chiedere di meglio» disse Memphis. «Pronto?» Saldo come una roccia, il polso regolare, Memphis prese posizione di fronte alla vetrata provvisoria in vetro antirapina. «Sono sempre pronto» asserì con un sorriso. «Ma la gravità è una grandissima stronza.» «Già, una che non perdona mai» aggiunse l'uomo con una risata soffocata. Il sorriso di Memphis si fece più ampio. «Non facciamola aspettare, allora.» Appoggiata con una mano alla transenna, Kate Anderson si schermò gli occhi dal sole con l'altra, sollevandoli 6


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