Grs199s in viaggio con il duca

Page 1


SABRINA JEFFRIES

In viaggio con il duca


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: What the Duke Desires Pocket Books A Division of Simon & Schuster, Inc., New York, NY © 2013 Deborah Gonzales Traduzione di Giorgia Lucchi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Historical marzo 2014 Questa edizione I Grandi Romanzi Storici Special novembre 2014 Questo volume è stato stampato nell'ottobre 2014 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) I GRANDI ROMANZI STORICI SPECIAL ISSN 1124 - 5379 Periodico mensile n. 199 del 19/11/2014 Direttore responsabile: Stefano Blaco Registrazione Tribunale di Milano n. 368 del 25/06/1994 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - Via Trentacoste, 7 - 20134 Milano Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


Prologo Yorkshire, 1816 «Sacrebleu, bambina! Smettila di andare avanti e indietro e vieni a fare colazione, prima di darmi il capogiro.» Lisette Bonnaud, quattordici anni, si fermò, solo per guardare fuori della finestra del cottage. «Ma, Maman, non siete preoccupata per Tristan? Non è mai stato via tutta la notte! E se gli fosse successo qualcosa mentre lui e Papa erano a caccia?» Claudine Bonnaud agitò la mano con l'eleganza che l'aveva resa un'attrice acclamata sul Continente, prima che Papa la portasse con sé da uno dei suoi viaggi e la sistemasse nel cottage. «Lo avremmo saputo. Tuo padre avrebbe mandato un domestico a chiamarci, quantomeno. Più probabile che Ambrose abbia portato Tristan a bere dopo la caccia e siano rimasti alla Green Inn fino all'alba.» Probabilmente Maman aveva ragione. Era plausibile che Papa avesse portato suo fratello in qualche posto interessante. Tristan poteva sempre fare tutto. Lei mai niente. Eppure Tristan non era molto più vecchio di lei, solo tre anni. Non era giusto. «Forse dovrei andare ad Ashcroft per assicurarmi che siano là.» Guardò con desiderio le morbide colline verdeggianti delle Yorkshire Wolds, che si estendevano per miglia e miglia intorno. 5


Maman sollevò un sopracciglio biondo disegnato alla perfezione. «Non puoi andare in paese da sola, ma fille. Non sarebbe decoroso.» Sospirando frustrata, Lisette riprese a camminare avanti e indietro. «Come se a qualcuno importasse del decoro per una bastarda.» «Lisette Bonnaud!» esclamò Maman. «Non usare quella parola orribile per riferirti a te stessa! Sei la figlia del Visconte di Rathmoor, non dimenticarlo mai.» «La figlia illegittima del Visconte di Rathmoor» borbottò lei. «Che ne è stato di tutte le promesse di Papa di sposarvi?» Le labbra di Maman si strinsero in una linea sottile. «È... complicato. Ha dovuto aspettare che la guerra contro la Francia finisse. Sposare una donna francese sarà comunque uno scandalo per tuo padre. E per i suoi figli legittimi.» Lisette guardò sua madre di traverso. «La guerra è finita un anno fa, Maman. E l'unico a cui importi dello scandalo è George. Aspettare non cambierà le cose.» Il ventiseienne George Manton era il figlio legittimo, nonché erede, di Papa, fratellastro di Lisette e Tristan. Li odiava fin da quando il visconte si era preso Maman come amante. Anche dopo la morte di sua madre qualche anno prima, aveva continuato a disprezzare la donna della quale suo padre era innamorato. E i figli che suo padre, il loro padre, aveva generato con lei. «George se ne farà una ragione» disse Maman sprezzante, a disagio con l'argomento. «Non avrà scelta quando Papa mi sposerà.» Cominciò a spalmare la marmellata su una fetta di pane tostato con tocchi delicati di coltello. Tutti i gesti di Maman erano delicati. Lisette, invece, non aveva la benché minima traccia di delicatezza nel suo corpo. Era eccezionalmente alta per una giovinetta della sua età, con fianchi ossuti e seni grandi che la facevano sembrare sproporzionata. E i suoi capelli non erano biondo chiaro come 6


quelli di Maman, che i gentiluomini sembravano ammirare tanto. Erano neri come l'inchiostro, come quelli di Papa. Cercava di ingentilirli con i nastri che Papa le portava dai suoi viaggi, ma erano così ricci e ribelli, che tutti i suoi sforzi erano inutili. Così, il più delle volte, finiva con l'utilizzare i nastri per abbellire i propri vestiti. «Maman, sono graziosa?» Sua madre batté le palpebre, sorpresa. «Certo che sei graziosa, ma chérie. Sei mia figlia, no? Non angustiarti, un giorno gli uomini faranno a gara per le tue attenzioni.» Lisette non era sicura di volerlo. La bellezza di Maman le era valsa soltanto una vita di attesa, nella speranza che l'uomo che amava la sposasse. Da bambina Lisette aveva creduto alle promesse di Papa, che le assicurava che un giorno sarebbero stati una vera famiglia. Ma negli ultimi tempi aveva cominciato a perdere la fiducia in lui. Qualcuno bussò pesantemente alla porta d'ingresso. «Vado io» disse Lisette, mentre si precipitava ad aprire. Sorrise quando vide sulla soglia l'altro suo fratellastro, il diciannovenne Dominick Manton. «Sei tornato, finalmente!» esclamò. Dom era diverso da George quanto un pisello da una pera. Da bambino era stato compagno di giochi di Tristan mentre George era a scuola. Quando Lisette era stata abbastanza grande per andare con loro, era sempre stato gentile con lei, anche se gli abitanti del villaggio non lo erano, e perciò Lisette lo adorava. Tuttavia, quella mattina non sembrava contento di vederla. «Posso entrare?» Il suo cuore ebbe un sussulto quando lei notò gli occhi arrossati, le labbra pallide, il portamento irrigidito. Era successo qualcosa di brutto. Oh, Signore! «Tristan!» sussurrò. «È ferito?» «Dov'è?» chiese a sua volta Dom. La domanda la confuse. «Non lo so. È via da ieri. Dovresti 7


chiederlo a Papa, sono andati a caccia insieme.» Lui imprecò sottovoce, poi raddrizzò le spalle. «Nostro padre è morto, Lisette.» Quelle parole furono come uno schiaffo per lei. Mentre fissava Dom attonita, domandandosi se avesse capito bene, si udì un singhiozzo strozzato alle loro spalle. Maman era impietrita, il viso esangue. «Morto? Ce n'est pas possible! Come può essere?» Dom si passò una mano guantata tra i folti capelli neri. «Non sono in grado di dirvi molto, Mrs. Bonnaud. Sto ancora cercando di capire cosa sia successo mentre mi trovavo a York. Sembra che, mentre nostro padre era a caccia con Tristan, il suo fucile abbia fatto cilecca e gli sia esploso sul petto. Tristan e lo stalliere lo hanno riportato a casa, in camera sua, dove George li ha raggiunti. George e Tristan sono rimasti al suo fianco. Erano entrambi là quando ieri sera è morto, poco dopo il tramonto.» Quando Lisette capì che, purtroppo, Dom aveva detto la verità, le lacrime le punsero gli occhi, poi cominciarono a scenderle lungo le guance. Dietro di lei anche Maman piangeva piano e Lisette le si avvicinò. Si strinsero l'una all'altra e piansero insieme. Papa non poteva essere morto. Lo aveva visto il giorno prima, quando era arrivato a prendere Tristan. Oh Signore, Tristan! «Se Tristan era là quando Papa è morto, perché non è tornato a casa a dircelo?» «Non lo so. Sono arrivato alla villa solo un paio d'ore fa, ma...» Sentendolo esitare, Maman si irrigidì. «M... ma cosa?» «Dobbiamo trovarlo. George verrà qui a cercarlo da un momento all'altro.» Lisette si sentì pervadere da un gelo orribile. «Perché dovrebbe venire qui? Non penserà che Tristan abbia ucciso Papa, vero?» 8


«No» rispose Dom, deciso. «Anche se probabilmente avrebbe provato ad accusarlo, se lo stalliere non avesse assistito all'incidente.» Dom si strofinò una mano sul volto stanco. «Ma George è convinto che ieri notte Tristan abbia rubato Blue Blazes.» Lei boccheggiò, sconvolta. Blue Blazes era il purosangue preferito di Papa e Tristan. Papa aveva promesso di regalare il cavallo a suo fratello un giorno. «Non penserai anche tu che Tristan abbia fatto una cosa del genere, vero?» «Non lo so. Nessuno dei domestici sa bene cosa sia successo dopo la morte di nostro padre. Dicono che Tristan se ne sia andato, ma George è convinto che sia tornato nel cuore della notte per rubare Blue Blazes. In questo preciso momento sta radunando i suoi uomini per catturare Tristan e accusarlo del crimine.» Le si raggelò il sangue. «Oh Dom, no! Come può farlo?» «Sai quanto George detesti Tristan. Farebbe qualunque cosa pur di rovinargli la vita.» «Sei qui per questo?» Tristan apparve nel corridoio che conduceva all'ingresso posteriore del cottage, gli occhi azzurri e feroci puntati su Dom. Aveva la giacca strappata, come se avesse corso nei boschi e i pantaloni erano infangati fino alle ginocchia. «Sei venuto per assistere alla mia rovina?» «Tristan!» esclamò Lisette. «Non parlargli in questo modo!» «Sono qui per metterti in guardia» intervenne Dom, la voce controllata. «Se hai preso Blue Blazes, devi riportarlo indietro.» Le guance di Tristan avvamparono mentre lui avanzava deciso. «Perché? È mio. Nostro padre voleva che lo avessi io, fatto che quell'asino di tuo fratello potrebbe confermare, se non fosse tanto deciso a negare i miei diritti di nascita.» «Di cosa stai parlando?» sussurrò Maman. Tristan le posò una mano sulla spalla, poi scoccò a Dom un'occhiata belligerante. «Sul suo letto di morte, Papa ha 9


scritto un codicillo del testamento. Ha lasciato il cavallo a me, il cottage a Maman e la sua collezione di gingilli a Lisette. Ha provveduto anche a una rendita annuale per tutti e tre. George e io lo abbiamo visto firmare il documento.» «Oh, Papa» mormorò Lisette. Dunque teneva a loro, tanto da pensare alla sua famiglia quando la fine si era avvicinata. Sapeva quanto le piacessero i piccoli manufatti che aveva acquistato nei paesi che aveva visitato, i suoi racconti le avevano regalato immagini inebrianti di come avrebbe potuto essere viaggiare per il mondo. Tristan riprese a parlare con fervore inconsueto. «Ma appena Papa ha esalato l'ultimo respiro, George ha bruciato il codicillo di fronte a me. Ha detto che sarebbe morto prima di lasciarci avere un solo penny.» Lisette annaspò, colpita dal medesimo sbigottimento che apparve sul volto di Dom. Perché George li odiava tanto? Dom si rabbuiò. «George non mi ha detto niente.» «E questo ti sorprende?» sbottò Tristan. Dom sospirò, affranto. «No.» Tristan si spostò di fronte a Dom. «Quindi ho preso il cavallo che mi apparteneva.» «Devi riportarlo indietro» disse Dom. «Il furto è punibile con la morte. Dobbiamo riportarlo di nascosto nelle stalle, o fare in modo che sia trovato nei campi, o...» «Troppo tardi» lo interruppe Tristan, calmo. «L'ho venduto a un commerciante di cavalli gitano per garantire alla mia famiglia qualcosa con cui vivere finché troverò un modo per provvedere alle nostre necessità.» «L'hai venduto?» esclamò Dom. «Sei impazzito? George ti farà impiccare.» «Che ci provi pure» ribatté Tristan con un ringhio. «Dirò a tutti cos'ha fatto, che razza di farabutto bugiardo sia e...» «Nessuno ti crederà, mon cher» disse Maman soffocando un singhiozzo. «Diranno che menti. George è l'erede legittimo. Vincerà lui e tu sarai impiccato.» Riprese a piangere. 10


Tristan crollò, vedendola affranta. «Non temete, madre, non sarò impiccato!» La prese tra le braccia. «Ssh, non fate così.» Lisette guardò Dom. «Devi fare qualcosa. Non puoi lasciare che George arresti Tristan!» «All'inferno!» Dom raddrizzò le spalle. «D'accordo, ecco cosa faremo. Tristan, devi andartene da qui il prima possibile. Adesso. Dovresti riuscire ad arrivare alla caverna prima che George sia qui. Ti raggiungerò là stasera, non appena riuscirò ad andarmene.» «Quale caverna?» domandò Maman. I tre fratelli si scambiarono un'occhiata. Era il loro parco giochi privato, il posto dove andavano a nascondersi da genitori e tutori, nonché da George, tenuto segreto in tutti quegli anni per mutuo accordo. «Non preoccupatevi, madre. So a che caverna si riferisce.» Tristan guardò Dom, torvo. «Ma non capisco perché dovrei essere io a fuggire quando è George che...» «Ascolta tuo fratello!» esclamò Maman. «Sono certa che Dom farà tutto il possibile per sistemare le cose, ma se resti qui e George ti farà processare, sarà la rovina per tutti quanti noi.» Lisette trattenne il respiro, Maman era stata saggia a fare leva sul senso di colpa. Altrimenti quell'incosciente di Tristan avrebbe continuato a sfidare George finché gli avesse stretto il cappio al collo. Tristan incrociò le braccia sul petto, cupo. «D'accordo, Dom. Supponiamo che io mi rifugi nella caverna. Poi cosa succederà?» «Cercherò di convincere George a fare la cosa giusta» rispose Dom. «È più probabile che lo faccia se non ci sarai tu a provocarlo.» Una flebile speranza germogliò nel cuore di Lisette; se qualcuno poteva convincere George, era Dom. «Da' retta a Dom, Tristan.» 11


Suo fratello sospirò. «D'accordo. Ma se George insiste con le sue menzogne...» «Andrai in Francia» intervenne Maman, decisa. «La mia famiglia si trova a Tolone.» Guardò Dom con espressione implorante. «Se dovessimo arrivare a questo punto, puoi aiutarlo a raggiungerli?» «Posso metterlo su un peschereccio a Flamborough Head. Dovrà raggiungere da solo il porto di Hull. Là potrà usare parte del denaro ottenuto vendendo il cavallo per arrivare in Francia.» «Bene» disse Maman. «Farà così.» «Un momento, madre, ascoltate...» cominciò Tristan. «No!» esclamò lei. «Non intendo perdere Papa e anche te!» Tristan serrò la mandibola, poi fece un cenno brusco di assenso con il capo. «Vieni» gli disse la donna prendendolo per il braccio. «Andiamo a preparare le tue cose per il viaggio.» «Non c'è tempo» intervenne Dom. «Posso portargliele io stanotte. Adesso deve andarsene. George sarà qui da un momento all'altro.» «Sì, vai, Tristan» lo spronò Lisette, spingendolo agitata verso l'uscita posteriore. «Prima che George ti trovi.» Tristan si fermò in fondo al corridoio. «C'è una cosa che devi sapere, Dom. Nostro padre aveva lasciato del denaro anche a te nel codicillo che George ha bruciato. Quindi, se il suo gesto dovesse restare impunito...» «Ho capito» disse Dom. «Adesso vai, accidenti a te!» Tristan se ne andò, contrariato. «Meglio che vada a preparare ciò che gli servirà per il viaggio.» Maman scomparve nel corridoio, lasciando Lisette con Dom. Lui le prese le mani. «Mi dispiace, cara. Per George, per nostro padre... per tutto.» «Non è colpa tua» mormorò lei. «Sappiamo entrambi che 12


George non dà retta a nessuno. Quanto a Papa...» Quando le lacrime ripresero a scenderle sulle guance, Dom la prese tra le braccia per confortarla. Non riusciva a credere che Papa fosse morto. Solo il giorno prima le aveva dato un bacio, promettendole che presto l'avrebbe portata a cavalcare con lui. Quante promesse... e ormai non ne avrebbe più mantenuta nessuna. Le lacrime penetrarono nel tessuto blu della giacca di Dom, mentre lui le mormorava parole di conforto. Lisette non avrebbe saputo dire per quanto tempo fossero rimasti abbracciati, ma le parve che fosse passato pochissimo tempo, quando il rumore di alcuni cavalli li indusse a separarsi. Guardò Dom e sussultò quando qualcuno bussò pesantemente alla porta. «Meglio che vada ad aprire tua madre» suggerì Dom. «Vedendomi qui potrebbe scoprire le nostre carte troppo presto.» «Ma vedere Maman potrebbe mandarlo su tutte le furie. Vado io.» «Lisette...» «Fingerò di non sapere niente, potrebbe crederci. Dobbiamo tenerlo qui quanto basta perché Tristan possa allontanarsi.» Dom la fissò, poi sospirò e arretrò di un passo. «Sarò qui, se avrai bisogno di me.» Lei gli scoccò un'occhiata carica di gratitudine, poi andò ad aprire la porta. Rimase impietrita, sorpresa dalla folla che George aveva portato con sé. C'era il suo sgradevole uomo di fiducia, John Hucker, due dei suoi stallieri più rozzi e svariati abitanti del villaggio che detestavano il bastardo francese, come Tristan veniva definito spesso in paese, solo perché aveva goduto del favore del visconte. Lei si sforzò di non reagire a quell'ostentazione di forza, ricordando a se stessa che George non sapeva che avevano 13


ricevuto la notizia di Papa. O del purosangue. «Buongiorno, milord. Cosa vi porta qui così presto?» Benché George avesse la corporatura robusta di un agricoltore, tratti del viso, abbigliamento e modi erano aristocrazia pura. Aveva la carnagione pallida di un nobiluomo che usciva di rado al sole, l'abito su misura di un gentiluomo che non temeva di rovinarsi i vestiti lavorando e l'arroganza spudorata dell'erede di un visconte. Molte donne lo avrebbero definito affascinante, con il petto largo, i capelli castani ondulati e il sorriso accattivante che riservava a quante rispondevano ai suoi criteri esigenti. Ma Lisette era immune al suo presunto fascino, conosceva bene l'oscurità celata in quel petto. Lui non smontò nemmeno dal suo castrato preferito. «Dov'è?» chiese brusco, senza preamboli. «Chi?» chiese Lisette a sua volta. Se George non voleva nemmeno provare a essere educato, perché avrebbe dovuto esserlo lei? «Lo sai benissimo chi. Quel subdolo somaro di tuo fratello.» Lei si controllò a stento. «È anche vostro fratello.» «Così dice tua madre» intervenne Hucker. Il commento crudele la lasciò allibita, ma gli altri uomini scoppiarono a ridere. Come osava fare un'affermazione del genere? E come poteva George non soltanto consentirglielo, ma addirittura ridere? Cercò di tenere a freno la lingua, perché la vita di Tristan poteva dipendere da quello. Sfortunatamente il suo silenzio spronò gli uomini, che si avvicinarono con i loro cavalli esprimendo commenti volgari sui suoi seni e proponendole cose che lei capì solo in modo vago, ma sembravano abiette. Nel giro di pochi secondi, Dom apparve sulla porta. «Tieni a bada i tuoi cani» disse al fratello. «È in lutto quanto noi. Come puoi permettere che la insultino? È tua sorella, per l'amor di Dio!» 14


George sollevò sospettoso un sopracciglio, ma non commentò. «Che cosa ci fai tu qui, Dom?» «Sono qui per piangere con la mia famiglia. La nostra famiglia.» Un'espressione disgustata apparve sul volto di George. «Non penserai di prendere il posto di nostro padre nel letto di Mrs. Bonnaud, vero?» Lisette batté le palpebre, poi si scagliò in avanti. «Siete un uomo orribile!» Dom la afferrò, impedendole di disarcionare George per schiaffeggiarlo. «Basta così, monsieur!» esclamò Maman dietro di lei. Uscì di casa e fissò George, fredda. «Se volete discutere con qualcuno, discutete con me. Lasciateli in pace.» L'espressione di George si raggelò. «È con Tristan che voglio discutere.» Non per niente Maman era stata una delle migliori attrici di Tolone. Pur non potendo nascondere gli occhi arrossati e le guance pallide, finse l'indifferenza con maestria ineguagliabile. «Davvero? Come vi avrebbe infastidito mio figlio?» «Ha rubato qualcosa che mi appartiene. Siamo qui per assicurarci che paghi per il suo crimine.» Lei agitò una mano, noncurante. «Non ne so nulla.» Un sorriso scettico le distese le labbra. «Avete le prove di questo furto?» Fu Hucker a rispondere. «Dei testimoni l'hanno visto prendere Blue Blazes dalle stalle ieri notte.» Maman impallidì e Lisette si sentì sprofondare. Dei testimoni. Molto male. Ciononostante, Maman perseverò. «Sia come sia, non ha niente a che vedere con me. Non posso controllare mio figlio. Sono certa che vi riporterà presto il cavallo. Potrebbe essere tornato alle stalle già adesso, se Vostra Grazia volesse andare...» «Non vado da nessuna parte, Mrs. Bonnaud. Tristan deve essere venuto qui, se non altro per avvertirvi della morte di 15


mio padre.» George la fissò con l'arroganza oziosa per cui tutti loro lo detestavano. «Cercherò di parlare in modo tanto chiaro che perfino una sgualdrina francese possa capire. Se non volete dirmi dove si trova Tristan, dovrete lasciare il cottage entro l'alba di domani.» Dom imprecò sottovoce e Lisette esclamò: «Non potete farlo!». «Posso eccome.» George guardò Maman. «Potete pagarmi l'affitto di questo mese?» «Certo che no» rispose lei, cerea. «Il cottage appartiene ad Ambrose.» «Apparteneva. Mio padre è morto, ricordate? Quindi ora il cottage è mio e io esigo che mi paghiate l'affitto. Siete in grado di farlo? In caso contrario, è mio diritto sfrattarvi. In particolar modo dal momento che avete dato aiuto a un ladro.» Dom avanzò di un passo. «Abbi almeno un po' di pietà, George. Devono ancora riprendersi dalla notizia della morte di nostro padre. Tutti dobbiamo riprenderci. Lascia loro il tempo di piangerlo, aspetta dopo il funerale e la lettura del testamento.» «Spero tu non intenda metterti dalla loro parte, fratello mio» disse George acido, mentre il suo cavallo si muoveva nervoso avanti e indietro. «Perché nel testamento di nostro padre non c'è niente per te. Lo scrisse poco dopo la mia nascita e non lo modificò più.» A giudicare dall'espressione attonita di Dom, non lo sapeva. «Non può essere vero» disse. «Consulta il notaio di nostro padre, se non mi credi. Per anni ha cercato di convincerlo a modificarlo.» George rivolse al fratello un sorriso compiaciuto. «Pertanto ti suggerisco di decidere con cautela da che parte vuoi stare. Perché sono più che disposto a dimostrarmi generoso nei confronti del mio legittimo fratello e dargli ciò che nostro padre ha omesso di lasciargli legalmente. Oppure...» 16


La sua pausa malevola raggelò il sangue di Lisette. «Oppure?» lo spronò Dom. «Posso porre fine alla tua carriera come avvocato. Così.» Schioccò le dita. «Se le aiuti a nascondere Tristan, non avrai un solo penny della fortuna di nostro padre, nessun vitalizio, nessuna proprietà, niente. E ti riuscirà molto difficile continuare a studiare legge senza un soldo.» Lisette si sentì prendere dalla disperazione, la vita di Dom sarebbe finita ancora prima di cominciare. Lui non poteva prevederlo quando aveva accettato di aiutare Tristan. «E spiegami, come posso nasconderlo, se non ho idea di dove sia?» domandò Dom, apparentemente calmo, benché Lisette percepisse la sua tensione. George si rabbuiò. «Attento alle tue scelte, fratellino. Non scherzo quando dico che ti taglierò fuori.» «Ho sentito che nostro padre ha scritto un codicillo al testamento sul suo letto di morte, provvedendo a tutti, me incluso. Ma tu l'hai bruciato.» «A-ha!» George si sporse in avanti sulla sella. «Dunque sai dove si trova Tristan. Altrimenti non potresti...» Si interruppe, mortificato. «Aver saputo del codicillo?» Dom guardò il fratello, trionfante. «Credevo non sapessi di cosa stavo parlando.» George non intendeva lasciarsi distrarre da qualcosa di tanto marginale come la verità. «Non provare i tuoi trucchetti legali con me, fratellino. Non sei ancora un avvocato e io non ammetto niente. Dove diavolo è, dannazione?» «Te l'ho detto, non ne ho idea.» «Menti!» «Anche tu» ribatté Dom. «Non puoi provarlo. Hai solo la parola di un bastardo ladro che non ha niente da perdere calunniandomi.» «E tu non puoi provare che io sappia dove si trova.» «Non ho bisogno di prove. Io sono l'erede. La mia legge è assoluta.» Serrò i pugni sulle redini. «Allora, sei con me, fra17


tellino? O con loro? Perché se scegli loro, giuro che non ti lascerò niente.» Lisette trattenne il respiro, perfino i cavalli sembrarono acquietarsi, in attesa della risposta di Dom. Lui fissò George a lungo, poi si voltò per offrire il braccio a Lisette. «Andiamo, sorella mia. Sembra che dovremo preparare i vostri bagagli entro domattina.» George rimase esterrefatto, poi socchiuse gli occhi. «Bene, hai fatto la tua scelta. Di' a Tristan che la tua rovina è colpa sua.» Voltato il castrato verso i suoi uomini, urlò: «Cercate in casa! Cercate nei campi, nelle brughiere e in ogni pollice di terra tra qui e il mare! Deve pur essere da qualche parte!». Mentre gli uomini si affrettavano a entrare in casa, Lisette guardò Dom. «Dom, non dovresti...» «Parleremo quando se ne saranno andati, cara» le sussurrò. Aveva ragione a voler essere prudente, ma le ci volle tutto il suo autocontrollo per non protestare quando Hucker si mise a frugare nel suo armadio e altri rovesciarono il mobilio, ignorando le imprecazioni in francese di Maman. Devastata dagli eventi della giornata, Lisette avrebbe voluto inveire contro quegli uomini, ma sarebbe stato inutile. Papa se n'era andato. Non ci sarebbero più state colazioni oziose ascoltandolo leggere ad alta voce le parti più divertenti dei giornali, o raccontare il suo viaggio più recente. Niente più passeggiate sulle colline a Flamborough Head con lui e Maman, né notti a guardare le stelle con Dom e Tristan. Le lacrime le fecero bruciare di nuovo gli occhi. Che ne sarebbe stato di loro senza Papa? Non ci volle molto perché gli uomini di George capissero che Tristan non si trovava nel cottage. Appena se ne andarono per perlustrare la proprietà, Maman si avvicinò a Dom, preoccupata. «Ragazzo mio, non devi farlo. George ti lascerà senza un soldo. Tuo padre non lo avrebbe voluto.» «Preferireste consegnargli Tristan?» «No, ma forse, se provassi a ragionare con George...» 18


«Avete visto a quanto sia servito.» Maman si rabbuiò. «E se Tristan gli desse il denaro ottenuto vendendo il cavallo? George non farebbe impiccare suo fratello, vero?» «Temo che invece lo farebbe. Se ha calpestato l'ultimo desiderio di nostro padre, è capace di tutto.» Guardò fuori della finestra, dove George stava spronando i suoi uomini. «Inoltre, temo che se anche fossi tanto crudele da consegnargli Tristan, ci guadagnerei ben poco, eccetto una vita di schiavitù sotto il giogo di George. Userebbe lo spauracchio della sua fortuna per costringermi a sostenere tutte le sue manovre e io mi rifiuto di vivere in questo modo.» «Ma come vivrai?» chiese Lisette. Dom era anche suo fratello e non voleva che soffrisse. Dom la solleticò sotto il mento. «Sono un uomo adulto, mia cara ragazza. So badare a me stesso. La mia educazione legale può non essere arrivata al punto da consentirmi di diventare un avvocato, ma ho un amico nei Bow Street Runner che potrebbe assumermi.» Spostò il suo sguardo su Maman. «Mi preoccupa piuttosto come farete voi a vivere.» Maman raddrizzò le spalle. «Ce ne andremo anche noi dalla mia famiglia a Tolone.» Dom si rabbuiò. «Ma vorrà dire lasciarvi tutto alle spalle.» «Non tutto» lo corresse Maman. «Ho i miei figli. Inoltre, ciò che possiedo mi è stato regalato da vostro padre, pertanto George dichiarerà che appartiene a lui.» Alzò il mento. «Non gli permetterò di accusare me di furto. Né Lisette. Prenderemo i nostri vestiti, nient'altro.» «Ma come vivrete in Francia?» chiese Dom. «Posso tornare a lavorare come attrice.» Inclinò il capo di lato, vezzosa. «Penso di essere ancora sufficientemente giovane e graziosa per farlo, no?» Dom sorrise della sua innocua vanità. «Sì. E avete il denaro ottenuto da Tristan con la vendita del cavallo.» «Non dovrebbe tenerlo» sussurrò Maman. 19


«Altroché se deve! Nostro padre avrebbe voluto lasciargli Blue Blazes.» Dom assunse un'espressione malinconica. «Se non altro sappiamo che nostro padre avrebbe voluto fare ciò che è giusto per tutti noi, anche se George lo ha impedito.» Lisette si sentì stringere il cuore, notando l'ombra di dolore che gli incupì il volto. «Papa avrebbe dovuto includerti nel testamento. Ha sbagliato a non farlo.» «Sai anche tu com'era, sempre impegnato a esplorare una città, o un'isola o un lago nuovi.» Il tono della voce di Dom cambiò. «Non aveva tempo per le responsabilità familiari.» «Non biasimatelo troppo» intervenne Maman. «Poteva non essere bravo in queste cose, ma vi amava.» Spostò lo sguardo per includere anche Lisette. «Vi amava entrambi.» Riprese a piangere e si allontanò per andare a cercare un fazzoletto. Quando furono soli, Lisette sussurrò: «Sì, ci amava. Ma non abbastanza». Ecco qual era il problema quando si faceva affidamento su un uomo per essere protetti. Gli uomini erano inaffidabili. Papa, George, perfino Tristan aveva peggiorato la situazione con la sua rabbia. Di tutti gli uomini che erano stati importanti nella sua vita, solo uno aveva sempre fatto la cosa giusta ma, per quanto Dom desiderasse aiutarli, perfino lui non avrebbe potuto fare altro che spedirli in Francia. Maman aveva sbagliato riponendo la sua fiducia in Papa. Le aveva dato solo dispiaceri per sé e i suoi figli. Lisette si asciugò le lacrime. Lei non sarebbe mai stata tanto sciocca. Alla prima opportunità, avrebbe cercato di affermarsi da sola. Non intendeva più subire un tradimento del genere.

20


La dama dai due volti NICOLA CORNICK Scozia, 1817 - C'è un'unica parola che definisce, agli occhi della buona società scozzese, una donna come Lady Christina MacMorlan, ed è zitella. Figlia del potente Duca di Forres, ha ormai passato la trentina senza trovare marito, perciò non può che rassegnarsi a vivere nella casa dell'illustre genitore, gestendola come la più squisita delle padrone e rinunciando all'idea di avere una famiglia tutta sua. Ma Christina non ha tempo di annoiarsi. Se di giorno è impegnata nelle incombenze domestiche, di notte, al comando di un manipolo di contrabbandieri di whisky, ha il suo daffare, innanzitutto a evitare gli agenti della Corona, determinati a smascherarla. I guai veri iniziano quando uno di loro, l'affascinante Lucas Black, tenta di farsi assumere come valletto al castello dei MacMorlan, con il chiaro scopo di intralciare i piani dei distillatori clandestini e del loro incantevole capo.

In viaggio con il duca SABRINA JEFFRIES Inghilterra - Francia, 1828 - Maximilian Cale, Duca di Lyons, credeva di aver seppellito sotto il peso degli anni il dolore per la scomparsa del fratello maggiore, Peter, rapito e mai più ritrovato. Quando però gli viene recapitato un biglietto in cui si asserisce che l'uomo è vivo, Max si precipita alla Manton's Investigations, sperando di trovarvi Tristan Bonnaud, l'autore della missiva. Ad accoglierlo, invece, è la sorella Lisette. E il duca ne resta soggiogato. Calma e padrona della situazione, bellissima e per nulla intimidita dal lignaggio di Max, Lisette gli rivela di non sapere dove si trovi il fratello e presto nella mente di entrambi si forma un piano: raggiungere Parigi, fingendo di essere marito e moglie, in cerca di Tristan e di una spiegazione che dipani una volta per tutte quell'intricata matassa. La strada per Parigi, però, riserva imprevisti e... colpi di fulmine.


Il bacio di un dissoluto ANNA CAMPBELL Inghilterra, 1827 - Sir Richard Harmsworth, il più affascinante dei libertini, croce e delizia della buona società inglese, sembra incurante della propria nascita illegittima che fa di lui un bastardo, per quanto di rango. Le sue origini dubbie, invece, rappresentano una ferita aperta che Richard ha forse trovato il modo di guarire. La chiave della sua identità potrebbe celarsi in un prezioso artefatto, attualmente in possesso di un colto vicario di campagna e di sua figlia, Genevieve Barrett. Quando il piano di introdursi in casa degli ignari proprietari per sottrarlo va storto, a Richard resta un'unica opzione: farsi accettare dal vicario come studente, sotto mentite spoglie. Ma come mantenere il proprio sangue freddo accanto a Genevieve, creatura tanto intelligente quanto seducente? E come essere sicuro che lei non l'abbia riconosciuto nel maldestro ladro che ha tentato di derubarla?

L'ultima debuttante JULIA LONDON Inghilterra - Scozia, 1811 - Miss Daria Babcock ha deciso di allontanarsi per qualche tempo da Hadley Green e di cercare un pizzico di avventura altrove. E nel momento in cui raggiunge il cottage dell'amata nonna, in Scozia, pare proprio che il destino l'abbia accontentata. C'è un uomo ospite dell'anziana parente, un uomo aitante, attraente... e nudo! È davvero stato trovato ferito nel bosco, come le viene raccontato, oppure nasconde qualche altra verità? Ed è sincero Jamie Campbell nel sostenere di non ricordare nulla dell'aggressione subita? Quello che è certo è che l'affascinante laird colpisce l'immaginazione di Daria come nessuno ha mai fatto prima d'ora. E quando stabilisce di prenderla in ostaggio e portarla nel suo castello, lei non sa se disperarsi o compiacersi per l'inaspettata fortuna.

Dal 21 gennaio


Abbonati! PER TE UNA SORPRESA MISTERIOSA!

Sì!

Spedisci questa pagina a: SERVIZIO LETTRICI HARMONY C/O Brescia CMP - 25126 Brescia

Voglio abbonarmi ai Grandi Romanzi Storici Special. Speditemi bimestralmente 2 inediti romanzi e la sorpresa misteriosa che resterà comunque mia al prezzo scontato del 15%: € 11.70 più € 1.80 per contributo spese di spedizione. Potrò sospendere in ogni momento le successive spedizioni a pagamento mediante comunicazione scritta, come pure restituirvi i romanzi ricevuti a pagamento per posta entro 10 gg. (Diritto di recesso Art. 64 Dlg. 206/2005).

4B0142 Cognome.............................................................Nome................................................................................ Via.....................................................................................................................N°...................................... Località.............................................................................Prov...................CAP............................................. Prefisso....................Telefono....................................e-mail.......................................................................... Firma............................................................................................Data........................................................ Offerta limitata a un solo componente per ciascun nucleo familiare non minorenne e non valida per coloro che già ricevono per corrispondenza I Grandi Romanzi Storici Special. Offerta valida solo in Italia fino al 31.12.2014. Tutte le richieste sono soggette ad approvazione della Casa. I Suoi dati saranno trattati, manualmente ed elettronicamente, da Harlequin Mondadori S.p.A. - Via Marco d’Aviano, 2 – 20131 MILANO - e dalle società con essa in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. - titolari del trattamento - per evadere la Sua richiesta di ricevere per posta cartacea informazioni commerciali e campioni di prodotto, nonché la Sua eventuale richiesta di acquisto di nostri prodotti editoriali, secondo l’offerta riportata sul presente coupon, e le attività a ciò strumentali, ivi comprese le operazioni di pagamento e quelle connesse con adempimenti amministrativi e fiscali, nonché le attività di customer care. Nome, cognome e indirizzo sono indispensabili per i suddetti fini. Il mancato conferimento dei restanti dati non pregiudica il Suo diritto ad ottenere quanto richiesto. Previo Suo consenso, i Suoi dati potranno essere trattati dalle titolari per finalità di marketing, attività promozionali, offerte commerciali, indagini di mercato - anche tramite email e telefono, qualora forniti I Suoi dati potranno, altresì, essere comunicati a soggetti operanti nei settori editoriale, largo consumo e distribuzione, vendita a distanza, per propri utilizzi aventi le suddette medesime fi nalità. L’elenco completo ed aggiornato delle società in rapporto di controllo e collegamento ai sensi dell’art. 2359 cod. civ. con Harlequin Mondadori S.p.A., dei soggetti terzi cui i dati possono essere comunicati e dei responsabili è disponibile a richiesta all’indirizzo sopra indicato. I Suoi dati potranno essere trattati dagli incaricati preposti alle seguenti operazioni di trattamento: elaborazione dati e sistemi informativi, amministrazione, servizio clienti, gestione abbonamenti, confezionamento e spedizione riviste, confezionamento mailing, invio newsletter Ai sensi dell’art. 7, d. lgs 196/2003, potrà esercitare i relativi diritti, fra cui consultare, modifi care e cancellare i Suoi dati od opporsi al loro trattamento per fini di invio di materiale pubblicitario o per comunicazioni commerciali o sondaggi di opinione, rivolgendosi al Responsabile Dati presso Harlequin Mondadori S.p.A. all’indirizzo indicato. Acconsente che le titolari utilizzino i Suoi dati per le proprie fi nalità di marketing, anche via e-mail e telefono, come illustrato nell’informativa? SI NO Acconsente che i Suoi dati siano comunicati ai suddetti soggetti terzi e da questi utilizzati per le finalità e secondo le modalità illustrate nell’informativa? SI NO

Regalo non condizionato all’acquisto ed esente dalla disciplina delle operazioni a premio


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.