Duello dei sensi col nemico

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LUCY MORRIS Duello dei sensi col nemico

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Beguiling Her Enemy Warrior

Harlequin Mills & Boon Historical Romance

© 2023 Lucy Morris

Traduzione di Laura Guerra

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises ULC. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction agosto 2023

Questo volume è stato stampato nel luglio 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI STORICI SEDUCTION

ISSN 2240 - 1644

Periodico mensile n. 161 dello 09/08/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A. Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

Dedica
Per tutte le guaritrici e le donne sagge, passate e presenti.

Jórvík, anno 913

Brynhild ed Erik sarebbero presto diventati amanti. Helga ne era certa.

Una soddisfazione compiaciuta le scaldò il cuore quando li osservò bisticciare, ignari della sua presenza. Ovviamente non si rendevano conto di quale fosse il loro destino, non ancora, ma era chiaro che le loro anime fossero unite, intrecciate come la trama e l'ordito di un arazzo.

Due guerrieri indomiti, lui scuro e lei dorata. Opposti forti e ostinati, eppure riflessi reciproci perfettamente bilanciati.

La gente comune si tolse di mezzo quando si incamminarono tra la folla di Jórvík. Erik appariva calmo, la sua voce greve e sincera, quando uscirono dal mercato per immettersi nei vicoli della città. Aveva molto da dire – Erik, figlio di Ulf – il che era strano. Di solito era silenzioso come un'ombra con tutti, ma Brynhild era l'eccezione.

Al contrario, la sorella maggiore usava le parole quasi fossero armi, con forza bruta e diretta. In quel momento il suo volto era arrossato dal nervosismo e i suoi passi lunghi avrebbero costretto chiunque a correrle dietro. Ma non Erik, che era suo pari in tutto.

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Lei non riuscì a stare al passo, perciò si prese il tempo di passeggiare tra le bancarelle del mercato con comodo. Era da tanto tempo che aveva smesso di cercare di stare dietro alla sorella.

E poi sospettava che Erik e Brynhild avessero bisogno di un momento da soli. I suoi rimedi migliori avevano bisogno di tempo per maturare, senza che interferisse. La battagliera Brynhild probabilmente avrebbe beneficiato di un trattamento simile.

Presto toccherà a me.

Una scintilla le riverberò nelle vene al pensiero del proprio futuro. Valda aveva sposato Halfdan il giorno precedente e se le cose fossero andate bene tra Erik e Brynhild, allora presto entrambe le sorelle più grandi avrebbero avuto un marito.

E allora sarebbe venuto il suo turno.

Aveva sempre desiderato trovare l'amore. Per lei non sarebbe stata una gabbia, come invece credevano loro, ma piuttosto fonte di gioia. Non vedeva l'ora di innamorarsi.

I matrimoni delle sorelle le erano sempre sembrati inevitabili. Come il ciclo della luna e il passare delle stagioni, aveva visto il futuro delle sorelle ben prima di loro. Sperava solo di riconoscere il proprio con altrettanta facilità.

Fermatasi a una bancarella, comprò una pagnotta di pane e delle focaccine al miele. Prima di metterle nella cesta, se le portò al naso e ne odorò il profumo. Le venne l'acquolina in bocca tanto era dolce e delizioso.

La festa nuziale di Valda l'aveva messa di buonumore e nonostante non avesse dormito per via dei festeggiamenti durati tutta la notte a bordo della nave di Halfdan, non si sentiva stanca. Inoltre, a Brynhild avrebbe giovato trascorrere del tempo da sola con un bell'uomo, soprattutto uno che ovviamente la desiderava.

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Si fermò così davanti alla bancarella di un artigiano che vendeva spille e colse l'occasione per ammirarle. Gliene piacevano in particolare due di bronzo con un motivo a nodi e una goccia di vetro blu incastonata al centro.

«Provale!» L'artigiano le sorrise, staccando le spille dal cuscino di paglia per sollevarle alla luce del giorno. Il vetro brillò davanti agli occhi di Helga, abbagliante come il mare estivo inondato dalla luce del sole. «Starebbero proprio bene su una ragazza incantevole come te» disse l'uomo con un sorriso genuino sulle labbra.

Erano davvero bellissime.

«Non oggi, grazie » gli rispose sospirando. Si chinò in avanti come se stesse per svelargli un segreto, al che l'uomo abbassò il capo per ascoltarla meglio. «Magari la prossima settimana? Spero che per allora la fortuna ci avrà arriso, ma voglio accertarmi che la mia famiglia si sia sistemata prima di fare un acquisto avventato. A quel punto potrei addirittura avere abbastanza argento per comprare anche delle perline. Le spille sono ancora più belle con un paio di fili di perline a unirle, non credi?»

Gli occhi dell'artigiano si illuminarono. «Proprio vero! Ne ho tante di perline che si abbinerebbero con queste spille.» Le indicò una scatola piena di perle di ogni forma, in gran parte sassi o gocce di vetro, tutte coloratissime. Iniziò a mostrargliene vari tipi e lei lo ascoltò di buon grado: era lieta di concedere a Erik e a Brynhild l'intimità di cui tanto avevano bisogno. Prima di allontanarsi lodò l'artigiano per i suoi prodotti. Magari le avrebbe offerto un buon prezzo una volta tornata, così da permetterle di acquistare anche due fibule, una per la madre e una per Brynhild. Avevano dovuto vendere le loro l'inverno precedente.

Allora uno strano brivido le corse lungo la schiena, simile a una goccia di pioggia che le scendeva sulla pelle. Fu ina-

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spettato, ma non sgradevole, come se gli spiriti dei suoi antenati la stessero chiamando, implorandola di ascoltare.

Non ci mise molto a capire perché. Un uomo bellissimo e che incuteva una certa soggezione la stava fissando dalla parte opposta della piazza.

Tutto il resto svanì. Il rumore del mercato, la voce dell'artigiano, anche la luce autunnale sembrò diventare opaca se paragonata allo splendore dell'uomo che la stava osservando.

Non aveva nessuno attorno a sé, come se la gente temesse di avvicinarsi troppo a lui. D'un tratto il suo sguardo saettò di lato, su un gruppo di giovanotti norreni che gli passarono vicino, con gambe vacillanti per via della troppa birra bevuta. Notato lo sguardo tagliente del giovane, farfugliarono una scusa e lasciarono la piazza, sorreggendosi a vicenda.

Non li biasimò, poiché la vista di quell'uomo intimidiva. Alto e magro, aveva le spalle ampie coperte da un mantello scuro. Sul suo volto si leggeva una nobiltà orgogliosa, dimostrata dalla sicurezza in sé con cui sollevava il mento, nonché dalla mascella finemente scolpita. I suoi capelli erano neri come l'ala di un corvo, arricciati lievemente a incorniciare il volto pallido ed elegante. Non aveva la barba, né il colorito acceso tipico degli uomini norreni che era abituata a vedere. La sua pelle brillava come marmo, i suoi occhi erano vividi, incastonati sul bel volto. Si guardava attorno con una smorfia di disapprovazione, quasi fosse in visita da un altro mondo, un mondo più oscuro, e considerasse la terra degli uomini mortali al tempo stesso frivola e insulsa.

Allora gli occhi del giovane tornarono a incatenarsi ai suoi e si ammorbidirono. Helga si sentì le ginocchia molli e strinse la presa sul manico della cesta, rassicurata dallo scricchiolio dei vimini.

Che sia il mio drago?

Quel pensiero fu così strano e folgorante da lasciarla sen-

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za fiato, scossa dal ricordo delle visioni avute da bambina.

L'ombra di ali che si stagliavano su di lei, gelandole le vene. Artigli enormi che la ghermivano e la raccoglievano da terra quasi fosse un frutto maturo per portarl a in cielo, le sorelle che sollevavano lo sguardo verso di lei con coroncine di fiori tra i capelli.

Quel sogno l'aveva tormentata per molte notti finché le rune non le avevano spiegato il suo destino e quello delle sorelle... quantomeno alla sua giovane mente. Si sarebbero tutte sposate e se avessero pescato delle rune, avrebbero saputo che tipo di marito avrebbero incontrato.

Un uomo del mare, un guerriero come Tyr e... un drago.

Che sia lui?

Era la prima volta che provava un legame tanto istantaneo con un'altra persona. Il cuore le batté impazzito dalla trepidazione, sebbene non riuscisse a muoversi.

Lo aveva sempre desiderato eppure in quel momento esitò...

E se le rune avessero sbagliato e il drago in realtà preannunciasse qualcosa di brutto a venire?

Tremò, i suoi pensieri interrotti da una voce insistente.

«Cristiana o pagana? » domandò l'artigiano, al che lei trasalì, costretta a riportare lo sguardo sul mercante.

«Come dici? »

«Crocifisso o martello? Ci sta bene un ciondolo al centro del filo di perle.»

«Oh, non oggi, grazie, sebbene i tuoi gioielli siano ineguagliabili. Se avrò abbastanza argento la prossima settimana, tornerò sicuramente da te.»

Lieto del complimento, l'uomo annuì. «Potrò farti un buon prezzo solo se tornerai la prossima settimana.»

«Ti ringrazio!» Gli sorrise, sentendosi esultante, anche se non seppe dire se lo fosse per via dell'affascinante scono-

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sciuto o invece all'idea di acquistare gioielli nuovi.

Riportò lo sguardo verso il bell'uomo, che tuttavia era sparito. Sentì un vuoto al cuore, una familiare delusione.

Scrollandosela di dosso, si ricordò che se fosse stato destino, si sarebbero rivisti. In caso contrario, aveva quantomeno iniziato piacevolmente la giornata ammirando un uomo splendido.

Dopo avere lanciato un'ultima occhiata verso le spille, si allontanò con rinnovato vigore nel passo.

Le erano mancati certi monili negli ultimi due anni. La perdita di ogni loro ricchezza era stata una difficoltà che nessuna di loro si era aspettata e tutto per colpa di un amante di sua madre Porunn che aveva rubato il tesoro che si erano guadagnate con tanta fatica. Tuttavia, la situazione era migliorata dopo il viaggio e il matrimonio di Valda. Erik le avrebbe aiutate a trovare un appezzamento di terra. Ora che erano legate a un mercante potente come Halfdan, nessuno jarl lo avrebbe impedito, anche senza un uomo a capo della famiglia. Tuttavia, avrebbe dovuto spendere con parsimonia finché le cose non si fossero sistemate.

Lo splendido sconosciuto era segno premonitore di buona o di cattiva sorte?

Osservava sempre attentamente certi segni, messaggi provenienti dagli dei e dagli spiriti, che le arrivavano in tante maniere. Nei sogni, col mutare del tempo o notando una piuma caderle davanti agli occhi. Tutto aveva un simbolismo e lei ne leggeva il significato quasi fossero rune intagliate sulla pietra. Il mondo cercava sempre di parlare. Bastava osservare e ascoltare.

Di una cosa era certa: un cambiamento era nell'aria.

Le sue visioni non si sbagliavano mai.

Lord Rhys continuò a osservare la bella preda da dietro un

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barroccio carico di botti. Aveva con sé tre uomini, tutti fedeli al Draig ddu Gwynedd: il Drago Nero del Gwynedd.

Madyn gli rivolse la parola, parlando sottovoce. «Visto? Una preda ben più facile di quella montagna della sorella.»

Rhys dovette concordare. Brynhild sarebbe stata difficile da rapire. Non solo era robusta quanto un cavallo, ma era anche armata e seguita da un altro guerriero. L'inevitabile lotta avrebbe portato a un serio spargimento di sangue... molto probabilmente quello dei suoi uomini.

Annuì pensoso, cercando di ignorare lo strano piacere che provava nel considerare la sua scelta. «Rapiremo la sorella minore. La madre dov'è, Heilyn?»

«L 'ho persa tra la folla. Si muove con velocità sorprendente per essere zoppa» borbottò Heilyn, un lieve rossore sulle giovani guance.

«Forse è meglio così. Anche la madre avrebbe reagito. È stata condottiera di guerra sotto Rollone. »

Heilyn sgranò gli occhi. «Una donna? Sono davvero innaturali.» Fissò la ragazza che si era fermata a un'altra bancarella per ammirare delle calze di lana. «Dicono che lei sia una strega.»

Rhys scrollò le spalle, pragmatico come sempre. «È pagana, tutto qui. Obbedite ai miei ordini e la rapiremo senza problemi.»

Gli sembrava sbagliato braccare la più debole delle tre sorelle, ma aveva senso.

Valda e Halfdan erano ripartiti all'alba, allontanandosi in nave dal pasticcio che si erano lasciati alle spalle. Brynhild Porunndóttir era una guerriera pronta alla battaglia, così come l'uomo con cui stava camminando. Rhys lo aveva riconosciuto. Si trattava dell'altro figlio di Jarl Ulf, suo acerrimo nemico.

Ulf è il vero malvagio.

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Possibile che anche quelle povere donne fossero intrappolate nella rete di inganni di Ulf? In ogni caso doveva agire.

Dopo avere visto Helga, la scelta era stata chiara. Esile e aggraziata, era più minuta rispetto al resto della famiglia. Avrebbe potuto rapirla e portarla alla propria fortezza nel giro di una settimana.

Ma non era l'unico motivo. Qualcos'altro in lei lo attraeva.

Rifletté sulle prime impressioni che aveva avuto.

Era bellissima, anche se non sapeva spiegarsi perché ciò dovesse importare.

Dipendeva forse dai fiori ormai appassiti che aveva tra i capelli o dall'aria sognante con cui camminava e sorrideva... da come aveva sorriso a lui? Lieve, esitante, quasi avesse atteso che lui la notasse.

Helga si mosse, perciò allungò il collo sopra i barili per osservarla meglio. I suoi capelli biondi le ricadevano come una cascata sulle spalle e sulla schiena. Orgogliosamente pagana, annunciavano al mondo la sua natura nubile e miscredente.

Avrebbe dovuto provare disgusto.

Ma non accadde.

Rimase invece colpito dal dondolio delle ciocche chiare mentre si dirigeva verso uno dei vicoli che si aprivano sulla piazza.

Una parte di lui era arrabbiata all'idea che la famiglia la lasciasse sola all'aperto in quel modo. Sola e vulnerabile. Fu tuttavia grato dell'opportunità. «Madyn, Heilyn, tagliatele la strada e assicuratevi che i suoi familiari non l'aspettino. Wyn e io la seguiremo e l'afferreremo non appena vi vedremo. Presto, non abbiamo tempo da perdere.»

Madyn e Heilyn si immisero nel vicolo adiacente a quello imboccato da Helga, per intercettarla prima che lei giungesse all'incrocio successivo. Wyn aveva parenti in città e avevano

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perciò studiato bene il labirinto di strade prima di imbarcarsi nella missione.

Rhys e Wyn iniziarono a seguire Helga. Nulla nel suo passo aggraziato dava a intendere che fosse conscia del pericolo che l'attendeva.

Se solo fosse arrivato due giorni prima, forse sarebbe riuscito a proteggere sua sorella, Alswn, e impedire che venisse rapita. Ciò non avrebbe placato il suo bisogno ardente di vendetta, ma quantomeno gli avrebbe risparmiato di dover prendere Helga in ostaggio.

Strinse le mani a pugno per la rabbia al pensiero della sorella scomparsa, nonché della devastazione portata dai razziatori di Ulf nelle sue terre e tra la sua gente. Aveva mandato Alswn nella tana del lupo come un agnello sacrificale per il bene del Gwynedd. Un errore di cui si era reso conto troppo tardi, ora che la sorella e la sua guardia – il suo migliore amico, Hywel – erano sparite.

Morti o rapiti, non lo sapeva. Una parte di lui non riusciva a sopportare l'idea di conoscere la verità... non ancora.

Ulf aveva negato di essere a conoscenza della loro scomparsa, eppure suo figlio Halfdan aveva rotto l'alleanza il giorno stesso della loro sparizione, affinché potesse sposare Valda Porunndóttir, sorella della giovane che stava seguendo.

Il passo di Helga rimase lento e spensierato, la cesta piena di dolci che le sfiorava lieve i fianchi, mentre canticchiava tra sé e sé. Arrivata all'incrocio, notò i suoi uomini che le bloccavano la strada. Si fermò e strinse al petto la cesta, quasi volesse impedire che le rubassero quei pochi averi. Il gesto la rese ancora più vulnerabile ai suoi occhi e il senso di colpa fu come un macigno nello stomaco.

Madyn e Heilyn sogghignarono trionfanti, e a quella vista sentì ancora di più di essere un mostro. Andava contro la sua

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natura spaventare una donna in quel modo, anche se si trattava di un nemico.

Pensa ad Alswn!

Anche la sorella doveva avere avuto paura ed era possibile che in quel momento fosse ferita, se non morta. Quantomeno Helga non avrebbe subito alcun male. Non lo avrebbe mai permesso.

«Se opporrai resistenza, si metterà male per te» la minacciò Madyn.

Rhys ricordò come il giovane avesse perso entrambi i genitori durante una delle recenti incursioni da parte di Ulf e perciò non avrebbe mostrato cortesia nei confronti di Helga. Tuttavia, sapeva che i suoi uomini non avrebbero mai disobbedito a un ordine e aveva detto loro di rapirla senza usare la forza, se non necessario.

Allora lei girò sui tacchi per poi esitare quando lo notò. Per un attimo sembrò lieta di vederlo, quindi sul volto le lesse... delusione.

«Non intendiamo farti del male, ma dovrai venire con noi. Sarai mio ostaggio finché Jarl Ulf non accetterà le mie condizioni» la informò con fermezza. Lei sgranò gli occhi non appena comprese il reale significato di quelle parole. Per un istante pensò che fosse sul punto di capitolare, col capo chino in segno di sconfitta, i capelli scivolati in avanti a mascherarle metà del volto. Madyn avanzò per cingerle il braccio.

Fu allora che Rhys si rese conto di averla giudicata male.

Helga strizzò gli occhi in segno di sfida, quindi ci fu il bagliore di una lama quando tirò fuori dalla cesta un pugnale che usò con incredibile velocità. Colpì Madyn al braccio, il quale la lasciò andare imprecando.

Heilyn avanzò, ma Helga si avventò a sua volta contro di lui stringendo la cesta, quasi intendesse travolgerlo. Heilyn

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scivolò nel fango e cadde a terra, stringendo tra le mani la cesta, a bocca aperta. Helga sollevò quindi la gonna e lo superò con un salto elegante, senza sforzo. Si mise a correre, scoprendo meravigliose gambe aggraziate.

Rhys la rincorse, sorpreso dalla facilità con cui era riuscita ad avere la meglio su alcuni dei suoi guerrieri migliori. Com'era possibile che una donna armata solo di un pugnale e di una cesta potesse eludere quattro uomini armati?

Mentre i suoi arrancavano nel fango, chiedendosi come tutto fosse volto al peggio nel giro di un respiro, lui corse il più velocemente possibile per raggiungere la preda. Helga era veloce, ma lui aveva gambe più lunghe.

Cingendola, riuscì a stringerle il braccio armato al fianco, mentre con la mano le tappò la bocca. In realtà Helga non aveva gridato nemmeno una volta, il che era un bene. La situazione avrebbe rischiato di peggiorare ancora di più, se i suoi familiari si fossero uniti alla lotta.

Helga si dimenò in una maniera che ben presto si rivelò voluta. Rhys sapeva che sua madre e le sorelle erano combattenti, ma non si era aspettato tanta abilità da parte di lei. La giovane sembrava così gentile... innocente.

Continuò a divincolarsi finché non riuscì a cingergli le caviglie con le gambe, cercando di farlo cadere con una forza esperta che lo sbalordì. Se i suoi uomini non si fossero risvegliati dallo stupore e fossero corsi in suo aiuto, non avrebbe retto a lungo.

Helga iniziò così a bofonchiare sotto la sua mano, quando cercarono di disarmarla. Alla fine, Madyn dovette torcerle il polso mentre Rhys le cingeva il gomito, finché lei non fu costretta a lasciare la presa sull'arma. Ma con la perdita della lama, Helga oppose ancora più resistenza, riuscendo a liberare l'altro braccio e a colpire Madyn con un cazzotto, gettandolo a terra. Si mise quindi a scalciare, spedendo prima

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Heilyn e poi Wyn tra il fango. La forza di quei calci spinse Rhys all'indietro, a sbattere con la schiena contro l'edificio alle proprie spalle. Il lieve canniccio ricoperto d'argilla e di fango si crepò. Per il colpo, della polvere cadde sulle loro teste e il fiato gli venne spezzato nel petto.

Helga si aggrappò con le unghie all'intonaco dell'edificio quando la trascinò per il vicolo, le sue dita sporche e insanguinate mentre disperatamente cercava di evitare di essere rapita. Allora, portando le mani dietro di sé, lo afferrò per i capelli, strappandogliene alcune ciocche.

«Basta!» le intimò, non sopportando l'idea che si stesse facendo tanto male.

Lei gridò, le urla soffocate dalla sua mano.

Fu allora che Rhys si rese conto che in pochissimi istanti era successo di tutto. Si costrinse a pensare in maniera lucida, senza emozione.

È al Gwynedd che sono legato.

L'antico giuramento della sua famiglia gli bisbigliò all'orecchio, allontanando ogni dubbio. I vichinghi si erano presi tanto da lui, dalla sua gente e dalle sue terre. Non c'era spazio nel suo cuore per la compassione.

Helga era sua nemica ed era venuto il momento che pagasse.

Fu inondato da una risolutezza ferrea, quindi, con una stretta possente, la strinse a sé e abbassò il capo per parlarle all'orecchio. «Siamo in quattro. Se le tue grida richiameranno Brynhild ed Erik ci sarà uno spargimento di sangue. Hai capito?»

Helga smise di dimenarsi, considerando le sue parole.

«Lascia il messaggio» ordinò a Heilyn.

Il giovane tirò fuori un pezzo di stoffa dalla tunica, raccolse il pugnale caduto a terra e lo usò per infilzare il messaggio sulla pagnotta di pane vicino alla cesta. Non si era

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preso la briga di scrivere una lettera con la richiesta di riscatto poiché non sapeva se le donne o Erik sapessero leggere. Aveva invece disegnato il suo simbolo con del carbone: un drago nero con le ali spiegate. Erik quantomeno lo avrebbe riconosciuto, poiché era marcato su ogni suo scudo e vessillo.

Anche Helga doveva averlo riconosciuto, poiché si accasciò sul suo petto in segno di improvvisa resa. A quanto pareva quelle donne erano consapevoli della scomparsa di sua sorella Alswn. Avrebbe dovuto saperlo. Dopotutto, non è poi così innocente.

«Brava» le bisbigliò tra i capelli setosi, continuando a cingerla in vita. «Ora muoviti!»

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Duello dei sensi col nemico

LUCY MORRIS

ISOLE BRITANNICHE, 913 - Catturata da Lord Rhys, principe gallese intenzionato a vendicarsi della sua famiglia, la guaritrice vichinga Helga deve mantenere la calma se vuole essere liberata. Più facile a dirsi che a farsi! Perché se il nemico che Rhys incarna la spaventa, l'uomo che si nasconde sotto le sembianze del guerriero la tenta, riempiendola di desiderio. Helga sente che c'è del buono in Rhys e si impone di raggiungere il suo cuore. Ma prima, deve convincere l'ostile gallese ad abbassare la guardia e a vederla per la donna innamorata che è.

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