Come sabbia tra le dita hmmaggio palmer

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La famiglia Seymour villeggiava a Seabrook da vent’anni. La piacevole isoletta offriva un porticciolo turistico, un campo da golf, un club privato e ritmi assai più lenti di altri luoghi mondani. Questa zona in particolare ospitava alcune delle famiglie più abbienti di Charleston. Nicole Seymour non possedeva un milione di dollari, ma il suo nome, quello di una delle più antiche famiglie della Carolina del Sud, le garantiva l’accesso nelle migliori cerchie della società. La proprietà sulla spiaggia era stata acquistata da suo padre nell’ambito di una speculazione, ma quando la comunità aveva cominciato a formarsi, aveva preferito tenerne una parte per sé e costruirvi un cottage per le 1


vacanze della famiglia. Alla sua morte, era passato in eredità a Nicole e a suo fratello, Clayton Myers Seymour, membro repubblicano del Congresso, rappresentante del primo distretto della Carolina del Sud. I Seymour di Charleston erano una delle famiglie più rispettate dello stato e quando il fratello di Nikki aveva annunciato la propria candidatura alla Camera dei Rappresentanti, tre anni prima, aveva ottenuto subito il sostegno dell’avanguardia repubblicana locale. Era stato eletto, senza neanche la necessità del ballottaggio, alle elezioni dell’anno seguente, per la sorpresa di Clayton e la gioia di Nikki. Grazie alla sua posizione sociale, Nikki era diventata la perfetta padrona di casa per Clayton. Durante i suoi tre anni a Washington, suo fratello aveva fatto un buon lavoro. E così anche Nikki, sempre impegnata a sostenerlo, con cene e galà elettorali. Clayton aveva appena annunciato l’intenzione di candidarsi per la rielezione e si profilava una competizione elettorale piut2


tosto dura. Doveva sfidare l’opposizione interna al suo partito. Tra le fila degli avversari democratici, inoltre, c’era Sam Hewett, un noto e stimato uomo d’affari, con un vero e proprio impero economico alle spalle oltre al sostegno di un tabloid molto pericoloso di New York. L’assistente amministrativo della campagna di Sam era uno dei figli del proprietario del giornale. Nikki aveva appena finito di organizzare un galà per Clayton che si sarebbe svolto a Washington, in settembre, subito dopo le elezioni primarie generali. I preparativi, insieme alla partecipazione al famosissimo Spoleto Festival di Charleston, l’avevano stremata. Era ancora debole per una polmonite dalla quale si era appena ripresa. Adesso che il festival era quasi al termine, si era ritirata nella casa al mare per riposare. Clayton non avrebbe avuto bisogno di lei, per qualche giorno, e intendeva godersi la pace e la tranquillità di Seabrook. La zona in cui si trovava era piuttosto isolata, con poche case, la maggior parte delle qua3


li antiche e di proprietà di famiglie agiate. Le due case che fiancheggiavano il cottage dei Seymour appartenevano a famiglie che vivevano lontano e, di solito, restavano disabitate sino alla fine di giugno. Si stiracchiò sotto il sole che batteva sulla veranda, dove si era sistemata su un materassino. Era alta e snella, perfettamente proporzionata. Aveva un corpo sensuale quanto gli occhi verdi e allungati e le labbra piene. Una volta un giornalista aveva scritto di lei che “risplendeva quand’era di buonumore” e che, a dispetto della sua altezza, aveva il carattere birichino di un folletto. E gli somigliava, anche, con i capelli neri tagliati a caschetto intorno all’ovale del viso. Ma dietro la bellezza si celava una mente pronta e una reputazione immacolata. Qualcuno la considerava un po’ troppo cauta e diffidente, ma Nikki sapeva che quelle qualità erano utili per vanificare le trappole tese a suo fratello dagli avversari politici. Era l’inizio di giugno e faceva piuttosto 4


freddo per quella stagione. Erano stati fatti molti cambiamenti e restauri, da quando l’uragano Hugo si era abbattuto su Charleston e le zone costiere nel settembre 1989. La casa al mare di Nikki e Clayton era stata una delle più colpite dalle forti raffiche di vento. Anche se le riparazioni più urgenti erano state già eseguite, restava ancora molto da fare. A differenza di tanti loro vicini, i Seymour non avevano risorse illimitate a cui attingere. Nikki e Clayton avevano messo a punto un piano di lavori che sarebbe durato cinque anni, per riportare la casa agli splendori originali. Il suono di un idrovolante catturò la sua attenzione. Fece ombra agli occhi con una mano e seguì il suo elegante atterraggio non lontano dalla casa. I milionari non mancavano di certo, da quelle parti. Kane Lombard aveva comprato da poco la vecchia casa dei Settle, a poca distanza da quella di Nikki e Clayton, lungo la spiaggia, vicino a dove era atterrato l’aereo. Lombard era un petroliere di Houston che guidava una conglomerata 5


di cui faceva parte anche la più recente fabbrica di auto di Charleston. Nikki aveva sentito dire che la cattiva sorte si era accanita contro di lui. La serie di disgrazie era culminata con la morte violenta della moglie e del figlio, alcuni mesi prima, in Libano, durante un viaggio d’affari. Si era trasferito nella casa sul mare tre settimane prima e aveva uno yacht ormeggiato nel porticciolo. Nikki non aveva mai incontrato Lombard. Ne aveva visto soltanto una foto, pubblicata su Forbes Magazine. Un caso raro, visto che nemmeno i tabloid riuscivano a catturarne l’immagine. La sua famiglia era proprietaria del Weekly Voice, uno dei principali giornali del paese. I Lombard di Houston, come i Seymour di Charleston, discendevano da una famiglia benestante. La differenza era che i Lombard avevano ancora i loro soldi. Vivevano a New York, adesso, non più in Texas, e lì pubblicavano il loro tabloid. Il rumore dell’idrovolante si spense e Nikki si sdraiò nuovamente. Era inquieta. 6


Conosceva tutta la gente giusta e guadagnava bene vendendo le sue sculture alle gallerie d’arte locali. Ma si sentiva svuotata. Era completamente sola, a eccezione di suo fratello, e questo a volte la intristiva. Era stata sposata, per un breve periodo. Il matrimonio aveva distrutto tutte le sue illusioni e le aveva fatto mettere in dubbio la propria sessualità. Suo padre aveva avuto bisogno di un favore da parte di un senatore di nome Mosby Torrance, della Carolina del Sud. Mosby era da tempo sotto assedio per via del suo prolungato celibato: aveva accettato di aiutare il padre di Nikki, salvandolo dalla bancarotta, ma solo in cambio della mano di sua figlia. Nikki rabbrividì, ricordando la propria gioia. Mosby era più grande di lei di quattordici anni, un autentico Adone, con i capelli biondi, gli occhi azzurri e il fisico di un atleta. Era stata così innamorata e presa da lui che nulla avrebbe potuto indurla a non sposarsi. Aveva solo diciotto anni. Era ingenua. Innocente. Stupida. 7


Forse suo padre aveva sospettato qualcosa, ma aveva saputo la verità solo quando era stato troppo tardi. Nikki era venuta fuori da quel matrimonio dopo sei mesi, talmente scossa che si era ripresa solo dopo la sentenza definitiva di divorzio. Non era mai riuscita a rivelare al padre o al fratello quello che aveva dovuto subire, ma Clayton si era mostrato particolarmente affettuoso con lei. Si erano avvicinati molto e, dopo la morte del padre, avevano continuato a vivere insieme nella grande casa di Charleston. Quando lui si era dato alla politica, Nikki era diventata la sua principale sostenitrice. Aveva imparato a organizzare eventi in suo onore, trasformandosi nella perfetta padrona di casa, e a u-sare tutto il suo fascino per ottenere il sostegno economico dai possibili elettori. Faceva tutto quello di cui Clayton aveva bisogno, nel suo ufficio di Charleston e anche a Washington, dove si era guadagnata un’ottima reputazione. Ai banchetti e ai cocktail organizzati da lei c’era sempre la gente giusta, e la 8


conversazione toccava temi interessanti in un’atmosfera frizzante. In quel campo aveva molto successo, ma le vecchie paure e la mancanza di fiducia in se stessa l’avevano tenuta alla larga da ogni relazione personale. Non riusciva più a fidarsi del proprio giudizio. Aveva deciso di poter vivere senza un uomo. Ma aveva venticinque anni e si sentiva sola. Tanto sola. Il sole si stava facendo troppo caldo. Si alzò e infilò la tunica di seta blu sul costume da bagno, assaporando la sensazione della stoffa morbida contro la pelle abbronzata. Di colpo un movimento sulla spiaggia catturò la sua attenzione. Si avvicinò alla ringhiera per vedere meglio. Qualcosa di nero galleggiava sulla battigia, accarezzato dalla risacca. Aggrottò la fronte e si sporse per capire di cosa si trattasse, facendosi ombra con la mano sugli occhi. Una testa! Era una persona! Senza pensarci un attimo, si precipitò giù per le scale e attraversò di corsa la spiaggia, inciampando sul sentiero ingombro di sabbia. Il cuore 9


le batteva all’impazzata mentre esaminava tutte le possibilità. E se si fosse trattato di un cadavere, sospinto a riva dalla corrente? Oppure si fosse trovata ad avere a che fare con un assassinio? O con qualcuno che aveva bisogno di aiuto? Stupidamente non conosceva le tecniche di salvataggio, anche se aveva una casa al mare! Nonostante il panico, si ripromise di iscriversi a un corso della Croce Rossa. Raggiunse la battigia e si rese conto che il corpo nell’acqua apparteneva a un uomo. Era robusto e muscoloso, dalla pelle abbronzata e i capelli scuri, apparentemente molto alto. Si inginocchiò accanto a lui e cercò il polso. Lo trovò. Sospirò rumorosamente, avvedendosi solo allora di aver trattenuto il fiato. Riuscì a girare l’uomo sulla pancia, appena oltre la battigia. Gli girò la testa da una parte e iniziò a premere a metà della schiena, una manovra che aveva visto fare in un episodio di Baywatch. L’uomo iniziò a tossire e a vomitare acqua e lei continuò a spingere. Qualche secondo dopo, si staccò 10


da lei con uno strattone e si alzò a sedere, reggendosi la fronte con le mani. Nonostante fosse snello, era imponente. Grazie a Dio, non avrebbe dovuto trasci-narlo. «Ti senti bene?» si informò, preoccupata. «Mi fa male la testa» rispose lui, tossendo. Lei esitò un istante, poi cominciò a esaminargli la testa attraverso i folti capelli bagnati. Vide un taglio proprio sopra la tempia. Non sembrava molto profondo e il sangue si era rappreso tutto intorno, ma quell’uomo sembrava avesse perso conoscenza. «Credo che dovrei chiamare un’ambulanza. Potresti avere una commozione cerebrale.» «Non ho bisogno di un’ambulanza» replicò lui con fermezza. Tossì ancora. «Sono caduto dal mio Jet Ski e ho battuto la testa. Buffo, non ricordo nient’altro.» Indecisa sul da farsi, Nikki cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, un’abitudine che aveva fin da bambina. «Vorresti venire a casa mia a riposare un 11


po’?» chiese infine. Lui alzò il viso e la guardò. Un fremito la percorse. Aveva un’aria vagamente familiare. Non riusciva a capire, però, dove potesse averlo già incontrato. Forse allo Spoleto Festival? «Penso di abitare da qualcuno qui intorno» disse lui. «Non posso essere venuto da molto lontano.» «Sei disorientato. Quando avrai riposato, forse ricorderai chi sei. Le amnesie di questo tipo sono temporanee, credo.» «Sei un’infermiera?» «E perché non un dottore?» replicò lei, inarcando un sopracciglio. «Perché non un’infermiera?» continuò lui, una nota arguta nella voce. «Devi essere una di quelle persone spigolose e difficili. Vediamo se riusciamo a muoverci. Non sarebbe male avere una carriola... o meglio una pala meccanica» aggiunse, osservandolo. «Non sei un granché come comica» mugugnò lui. La sua voce profonda non aveva un par12


ticolare accento. Appena appena il tono del Midwest. Indossava un Rolex subacqueo e un costume da bagno firmato. Non era un vagabondo ed era troppo anziano per essere uno studente di college in vacanza, pensò Nikki fra sé, notando i fili argentati alle tempie. Doveva avere quasi quarant’anni. Di certo era più vecchio di suo fratello. La prospettiva dell’inevitabile contatto fisico la metteva a disagio, ma si sforzò di adattarsi alla situazione. Non poteva restare tutto il giorno sulla spiaggia. Si sistemò accanto a lui, facendogli scivolare il braccio intorno alla schiena. Aveva la pelle abbronzata e vellutata, sentiva i muscoli guizzare sotto di essa. Era in forma, per un uomo della sua età, pensò, mentre gli occhi andavano involontariamente al torace ampio e villoso. Le gambe lunghe e abbronzate davano un’impressione di potenza, ed erano ricoperte di una fine peluria. Dall’epoca del suo matrimonio, Nikki provava repulsione per la maggior parte degli uomini. Ma non per lui, stranamente. Si sentiva già a 13


suo agio con quell’uomo, come se la vista di quel corpo se-minudo le fosse familiare. Certo, anche una donna del tutto disinteressata non avrebbe potuto fare a meno di ammirare quel corpo perfettamente modellato. Lui si appoggiò a lei, posandole una mano sulla spalla. Aveva anche delle belle mani, si disse Nikki. Lunghe e grandi, con unghie ovali e ben curate. Nessun segno di una fede. L’orologio si era spostato, ma non c’era alcuna differenza nella tonalità della pelle, segno che la sua era un’abbronzatura perenne. «Fai piano» lo ammonì con gentilezza. La vicinanza di tutti quei muscoli la metteva a disagio. Era dall’epoca del suo tragico matrimonio che non si trovava così vicina a un uomo. Lo considerava attraente, ma si impose di non pensare a lui a quel modo. Doveva concentrarsi solo sul fatto che lui aveva bisogno del suo aiuto. «Posso farcela da solo» le disse, brusco, inciampando nel tentativo di dimostrarlo. Nikki riuscì a non sorridere. «Un passo 14


alla volta» insistette. «Sei ferito. Per questo perdi l’equilibrio.» «Sei sicura di non chiamarti Florence Nightingale?» borbottò lui. «La famosa infermiera? A giudicare da quanto sei sgarbato, il mare deve averti risputato per via del tuo sapore sgradevole.» Dal lieve movimento del suo petto, intuì che stava soffocando una risata. «Forse sì» le disse. «Ti senti assonnato? Hai la nausea?» «Sono solo un po’ stordito.» Lei annuì, valutando tutte le possibilità. Avrebbe dovuto esaminargli gli occhi per vedere se le pupille erano dilatate, ma poteva rimandare a più tardi. «Sei un’infermiera?» chiese lui ancora. «Non proprio. Ho qualche rudimento di pronto soccorso, ma...» continuò, scoccandogli uno sguardo malizioso, «con le balene spiaggiate. A questo proposito...» «Smettila finché sei in tempo» l’ammonì lui. «Dio, che mal di testa» sospirò, portandosi una mano alla tempia. 15


Nikki cominciava a preoccuparsi. I colpi in testa potevano rivelarsi fatali. Non aveva esperienza per occuparsi di un ferito grave, ed era senza telefono. Se fosse morto? Guardandola, lui colse la sua espressione agitata. «Non ho nessuna intenzione di cadere per terra stecchito» sbottò, irritato. «Sei sempre così trasparente con i tuoi stati d’animo?» «Al contrario: dicono che sono imperscrutabile» replicò lei. Alzò il viso e si trovò a fissarlo negli occhi. La sensazione di conoscerlo si accentuò. Cominciava a essere inquietante la vicinanza con un estraneo così poco amichevole. «Hai gli occhi verdi, Florence Nightingale, come quelli di un gatto.» «So anche graffiare come un gatto.» «Punto tuo.» Lasciando l’appoggio, fece gli ultimi passi fino alla veranda della casa con le proprie forze. Si fermò, tenendosi la testa con le mani e respirando affannosamente per qualche secondo. «Mi andrebbe una tazza di caffè» disse infine. 16


«Anche a me.» Nikki lo fece passare attraverso le vetrate scorrevoli della cucina. L’uomo si sedette pesantemente su una sedia presso il tavolo. «Sei sicuro di sentirti bene?»

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