BN55_PROFEZIA DELL'ANIMA

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Body of Sin HQN Books © 2011 Eve Silver Traduzione di Caterina Pietrobon Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne gennaio 2012 Questo volume è stato stampato nel dicembre 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 55 del 13/01/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Miami, Florida, sette anni prima «E tu... di che segno sei?» Bryn si fece mentalmente piccola piccola mentre le parole le scappavano di bocca. Avrebbe dovuto escogitare qualcosa di meglio. E l'avrebbe fatto, se solo avesse avuto una qualche idea di come dovesse proseguire quella conversazione. Ma non aveva esperienza in quel genere di cose. I tre tentativi precedenti erano stati un completo disastro. Quattro era ormai il numero magico: o ci riusciva o avrebbe perduto l'occasione. E non l'avrebbe mai più riavuta. L'uomo appoggiato al nero bancone lucente era alto e biondo, e i vestiti addosso gli stavano bene. Non troppo aderenti né troppo larghi. Era muscoloso, senza essere però corpulento. Fino ad allora lo aveva solo visto di profilo, ma era un bel profilo. Naso dritto. Mascella decisa. Considerò che tanta bellezza non nuoceva, anche se ciò che lui era contava molto di più dell'aspetto. Era un soprannaturale, di un qualche tipo. Bryn avvertiva l'aria formicolare scintillando per il suo potere. Forse si trattava di un qualche demone minore o di un medium di alto livello. Non era una guida, come lei. Le guide erano tutte di 5


sesso femminile e non emanavano vibrazioni soprannaturali, cosa che invece lui faceva con assoluta certezza. Due fattori importanti che provavano che era qualcosa di diverso. Solo che lei non sapeva di preciso che cosa. La sua sola presenza lì indicava che era in grado di salire sulla Terra e quelli davvero potenti erano confinati negli Inferi. Le sue cognizioni in materia però finivano lì. Avrebbe voluto saperne di più, ma i suoi fratelli l'avevano protetta, tenendola all'oscuro di tutto. Avevano stabilito che quanto meno lei sapeva tanto più facile sarebbe stato controllarla. E, per un certo periodo, avevano avuto ragione. «Di che segno sono?» Lui voltò la testa, inchiodandola con uno sguardo divertito. Aveva gli occhi di un'interessante sfumatura azzurro chiaro. Proprio come quella dei suoi jeans preferiti. Piacevole, morbida, calda. Un brivido le percorse la spina dorsale. Ma chi voleva prendere in giro? Quel tizio non era piacevole. Né caldo. Aveva qualcosa di scuro negli occhi, a prescindere dal fascino del colore. Eppure era la sua unica speranza e ciò le impedì di fare marcia indietro e andarsene. «E tra un po' mi chiederai anche se ci vengo spesso, qui.» Lentamente lui prese un sorso di birra. Lei s'inumidì le labbra, più per il nervosismo che altro. Poi notò che le fissava la bocca e avvertì una prima scintilla di ottimismo: forse, solo forse, ci sarebbe riuscita. «E tu... ehm... vieni spesso qui?» gli chiese, felice di dargli ragione. Lui batté le palpebre e poi rise, di una risata dal suono ricco e caldo, in forte contrasto con il ritmo martellante della musica. «Non doveva essere la mia battuta?» «La tua battuta...? Perché? Te ne servi spesso?» Stava 6


praticamente urlando per sovrastare il frastuono. Lui scoppiò a ridere di nuovo. «Stai scherzando, vero?» La fissò fino a farla sentire come un vetrino sotto il microscopio. Quindi gli occhi gli si spalancarono e lei ci intravide un barlume di sorpresa. «No, non scherzi. Okay, ora abbocco. E tu ci vieni spesso qui?» «Oh, continuamente. Io...» Espirò e scelse la verità perché, in fin dei conti, che motivo aveva di mentire? «No.» Non era mai stata prima in quel locale. Proprio come non era mai entrata in nessuno dei pub in cui si era recata nelle sei notti precedenti. Quel posto lo conosceva solo perché suo fratello gliene aveva parlato più di una volta: gli piaceva frequentarlo quando era a Miami. E dal momento che tendenzialmente andava nei locali bazzicati anche da altri soprannaturali, Bryn aveva dedotto che probabilmente lì ce ne sarebbero stati altri come lui. Normalmente lei non era il tipo di ragazza da festeche-durano-tutta-la-notte. A eccezione di tre occasioni, nel corso dell'anno precedente, in cui era riuscita a sfuggire ai propri fratelli e ogni volta aveva passato una settimana compiendo gli stessi passi di quella sera, alla ricerca di un'opportunità per fare ciò che doveva. Quella era la sua ultima possibilità. Tutti gli insuccessi non avrebbero contato, se solo fosse finalmente riuscita nel proprio intento. Doveva farcela. Lui la stava ancora guardando. «È la prima volta che vengo qui» ammise infine. Il suo sguardo indugiò a scatti su di lei, scrutandola da capo a piedi e poi risalendo. Bryn resistette al bisogno di abbassare gli occhi per controllare che la maglietta non avesse macchie. Lui si sporse facendola ritrarre di scatto, colta di sorpresa. Si raggelò per un secondo, quindi, con attenzione, 7


le tolse l'elastico rivestito di tessuto dai capelli, sciogliendole la coda di cavallo così che i lisci capelli castani ricaddero sulle spalle. «Sono più sexy» le spiegò. «Se cerchi di rimorchiare qualcuno, così hai sempre una marcia in più.» Quindi si volse di nuovo verso il bancone, sollevò la bottiglia davanti a sé e si scolò il resto della birra. «Potrei offrirti io da bere» disse lei d'un fiato. Lui le indirizzò un'occhiata eloquente. «Sto aspettando una persona» si scusò. Era un manifesto rifiuto, ma almeno non se ne era andato. Si limitò a riappoggiarsi contro il bancone, studiandola come se lei fosse un puzzle da ricomporre. «Be', io potrei sempre offrirti un drink intanto che aspetti. E tu potresti berlo.» Ogni parola era intrisa di disperazione. Non dubitò nemmeno per un secondo di ricordare un qualche film di infima categoria. Però aveva ancora la sua attenzione ed era esattamente ciò che voleva. Per lei non esisteva nessun altro, neppure in quell'immenso locale. In quel momento, nemmeno nell'intera città. Aveva sentito dire che ai soprannaturali piaceva Miami. E anche Las Vegas. Ma Las Vegas non rientrava nella gamma delle possibilità. Così aveva optato per Miami e quella era la settima - e ultima - notte che avrebbe trascorso aggirandosi per i locali alla ricerca di un soprannaturale maschio. Quel tizio accanto a lei era stato il primo che aveva trovato. Era la sua unica occasione. O restava incinta quella notte o non lo sarebbe mai stata. E se non fosse rimasta incinta, non sarebbe mai potuta essere libera. «Forse sono io la persona che stai aspettando» gli suggerì, senza prima rifletterci meglio. Per la verità, le sem8


brò che suonasse abbastanza bene. Facendosi coraggio, piegò il capo di lato e spinse in fuori un fianco cercando di avere un'aria sexy. Lui la guardò di sottecchi. Quindi fece un esame lento e accurato del suo atteggiamento e infine scosse la testa. «Sul serio?» Sollevò il capo e si guardò intorno ammiccando perplesso. «Mi sento come se dovessi accorgermi della telecamera.» «Telecamera?» «Già. Su, che cos'è? Una specie di reality televisivo? Una nuova versione di Candid Camera?» «Come, scusa?» Bryn scosse il capo. Lo sguardo gli saettò di nuovo per il locale, mentre le luci intermittenti gli ballavano addosso, ondeggiandogli sulla pelle. Bryn si accorse di perdere il suo interesse. Di lì a qualche secondo se ne sarebbe potuto andare. Gli si avvicinò furtiva, di poco. Lui si scostò di poco, altrettanto furtivo, e la scrutò con sguardo assorto. «È un'idea di Mal?» «Mal?» Mal era forse una donna? Qualcuno che avrebbe saputo con precisione che cosa dire per adescare un uomo come quello. Cavolo. Un tuffo al cuore. «E chi è Mal?» «Mio fratello.» Un senso di sollievo liscio e dolce come il miele. «Ne ho uno anch'io. Di fratello» gli chiarì. «Anzi, tre. Tutti più vecchi di me. E di un bel po'.» «Ah sì?» Lui si guardò di nuovo intorno mentre una parte di quel suo piacevole umorismo svaniva. «E sono qui?» Al solo pensiero le venne la nausea. «No. Grazie a dio. Cioè...» Sventolò in aria una mano. «Io non so se in realtà un dio esista veramente... È solo un modo di dire, ecco. Quindi... ehm...» 9


L'attenzione del soprannaturale tornò di scatto su di lei. Le sorrise, incurvando lentamente le labbra in un modo che lo fece sembrare quasi... carino. «Tre fratelli, eh? Allora abbiamo questa cosa in comune noi due...» «Anche tu hai tre fratelli? Be', avevi già detto di averne uno. Mal, giusto? Sono più grandi di te anche loro?» «Tu parli molto» osservò, strascicando le parole con indolenza. «E fai un sacco di domande. Sei sempre così?» Bryn aprì la bocca, quindi si bloccò riflettendo sulla propria risposta. Lei era sempre così. Una volta un amico - o meglio, una compagnia a pagamento ingaggiata dai suoi fratelli - le aveva rimproverato di essere una ragazza senza filtro e di avere la tendenza a saltare di palo in frasca per riempire il silenzio. «Sì.» «Sincera, eh?» Arcuò un sopracciglio. «E strana.» Scosse il capo e un angolo della bocca gli si sollevò in un sorrisetto ironico. «Combinazione che io, normalmente, non troverei attraente.» Il modo in cui lo disse la indusse a pensare che invece quella volta fosse così. Lui sollevò la bottiglia di birra vuota facendo un cenno al barista. «Un'altra, grazie. E questa mia nuova e graziosa amica prende...» Inarcò le sopracciglia. Che cosa ordinare? Bryn non beveva alcol spesso. In realtà il gusto non le piaceva e poi aveva letto qualcosa sul fatto che le donne incinte non dovevano bere: la cosa valeva anche per quelle che speravano di diventarlo? Il barista e il soprannaturale erano rimasti a guardarla in attesa. Lei appoggiò una mano sul braccio del secondo e per poco non sobbalzò al bruciore che avvertì: pelle calda su muscoli lisci e compatti. «Io prendo... te» asserì d'un fiato. Lui la fissò per un istante più lungo del dovuto, ma lei 10


superò la situazione da vera sfacciata, sostenendo il suo sguardo. Infine, lui lanciò un'ultima occhiata al locale intorno a sé e si strinse nelle spalle. «E perché no?» Lokan non aveva idea del motivo per cui quella ragazza smaniasse tanto dalla voglia di calargli i calzoni. Non che di solito non riscuotesse la sua fetta di attenzione, ma gli sembrava troppo ansiosa. Quasi disperata. Era abbastanza carina. Occhi castani. Capelli castano scuro che le scendevano in una coltre lucente dietro le spalle, da quando lui li aveva sciolti dalla coda di cavallo. Doveva avere un antenato asiatico, da qualche parte nell'albero genealogico. Forse giapponese? Difficile da dire. Avrebbe spiegato quel bellissimo colore della pelle, la forma degli occhi. La delicatezza dei lineamenti. Aveva labbra piene. Da baciare. Buffo che non l'avesse notato che in quell'istante. Quando lei gli aveva rivolto la parola, era rimasto divertito, poi aveva diffidato, pensando che Mal gli stesse giocando qualche strano scherzo. Ma in quel momento era di vedute più ampie. C'erano modi ben peggiori di trascorrere alcune ore che non facendo sesso con un donna graziosa, anche se completamente sconosciuta. E visto che Mal e Dagan sembravano averlo piantato in asso, aveva giusto giusto alcune ore a disposizione. Spedì loro un sms per informarli di aver lasciato il locale, quindi le fece un ampio gesto con la mano. «Fammi strada, dolcezza» la invitò, osservando il movimento oscillante del sedere mentre lei ubbidiva. Una bella figura. Prima non aveva notato nemmeno quella. E invece sembrava divenire più attraente a ogni istante che passava. 11


Forse perché lui la trovava... interessante. Di sicuro era diversa. Nonostante il fatto che le espressioni e il linguaggio del corpo la rendessero un libro quasi completamente aperto, Lokan aveva la sensazione che esistessero in lei diversi strati da portare alla luce. Strani e forse anche affascinanti. Lei gli scoccò un'occhiata da sopra una spalla come se fosse preoccupata di averlo valutato male, e lui la guardò dritto negli occhi, in profondità. Era una cosa da mietitore d'anime, la capacità di vedere il Ka - l'anima. E la sua era brillante e aggraziata e... Wow. Fu come se lei gli sbattesse una porta in faccia. Le vide gli occhi, castano scuro, orlati dalle ciglia nere e dolcemente ricurve. E non vide niente altro, niente di più profondo. L'anima che aveva osservato gli fu di colpo completamente schermata. Aveva sentito parlare di rari umani che sapevano mascherare la propria anima ai sensi dei mietitori, ma in tutti i secoli in cui era stato agli ordini di Sutekh non ne aveva mai incontrato uno. Fino a quel momento. E quindi, sì, c'erano decisamente degli strati da portare alla luce. Fuori del locale, lei si fermò sul bordo del marciapiede e portò lo sguardo su e giù per la strada, come incerta sulla direzione da prendere. «Da me o da te?» le chiese Lokan, senza credere che lei scegliesse una delle due alternative proposte. Quasi quasi si aspettava che un gruppetto di amici sghignazzanti saltasse fuori dal vicolo e gli spiegasse che si era trattato solo di una qualche prova di coraggio, perché quella ragazza non sembrava proprio il tipo da prendersi un uomo in un locale, per una notte. 12


In quell'istante lei lo guardò, indugiando con gli occhi sul suo volto prima di abbassarli sul suo corpo. Se la prese comoda, assimilando i particolari. Per qualche ragione, lui si sentì come se gli stessero prendendo le misure per un vestito piuttosto che per un incontro sessuale, cosa un tantino snervante. Che però lo incuriosì. Quanto gli ci sarebbe voluto per scovare i suoi pulsanti e spingerli nel modo giusto? Lui era sempre pronto per le sfide. «Sei molto bello» constatò infine. Un'osservazione, non un complimento. «Non che importi.» Lokan rise. «Censuri sempre ciò che dici?» Lei si batté una mano sulle labbra. «Mi dispiace» mormorò. «Non lo intendevo come l'ho detto.» «Bene. Perché tu non mi vuoi per la mia faccia e per il mio corpo, bensì per la mia grande intelligenza e per il mio scoppiettante senso dell'umorismo, doti che hai scoperto in me nel corso della nostra prolissa conversazione.» «No. Sì. Cioè, no.» Scosse il capo. «Voglio solo fare sesso.» Lui scoppiò a ridere, non poté farne a meno, e notò che corrugava le sopracciglia e assumeva un'espressione turbata e adorabile. Avrebbe voluto allungare due dita e passargliele sui due piccoli solchi sottili che le segnavano l'espressione, ma aveva la sensazione che, se l'avesse toccata, sarebbe potuta scappare via. E, stranamente, non si sentiva pronto alla sua fuga. «Che ne dici di cominciare con un nome?» le propose. «Il mio è Lokan. Lokan Krayl.» Le tese la mano. Lei la osservò così a lungo che lui per poco non la ritrasse. Infine premette il proprio palmo contro il suo dicendogli: «Ehm... Bryn... Carr. No, cioè, Carrie». «Quale è? Bryn o Carrie?» Stranamente, si era aspetta13


to che avesse la mano fredda. Forse perché gli sembrava tanto nervosa. E invece la pelle era liscia e calda, e, quasi senza rendersene conto, al suo tentativo di ritrarre la mano si ritrovò a rafforzare la presa solo di un po'. Le passò il polpastrello del pollice sulle nocche. Una pelle morbida su un'ossatura delicata. «Per stasera dovevo essere Carrie.» Abbassò gli occhi e rimase a fissare le loro mani intrecciate, senza più cercare di sciogliersi dalla stretta, mentre lui le faceva scivolare il pollice lungo la piega interna del polso fino a raggiungere il centro del palmo. Trasse un rapido respiro, quindi aggiunse: «Tu potresti chiamarmi anche Bryn». «Okay. Bryn è il tuo vero nome?» «Ma è importante?» Un lampo nei suoi occhi. Lokan scorse una nuova velatura di umorismo e una presa di coscienza più che accennata: sapeva che stava ingarbugliando le cose per bene. «Avevi progettato di servirti di un falso nome.» «Sì. Purtroppo non sono brava con il genere avventuroso. Né con...» Scosse il capo e fece un gesto vago con la mano sinistra perché la destra era ancora intrappolata nella sua. «... questo.» «Questo?» Lei agitò l'indice avanti e indietro tra di loro. «Questo. Noi due. Questo.» «Ah, intendi, nel rimorchiare un tizio in un locale?» Trovava quella conversazione, così com'era, altamente piacevole. Lei sollevò gli occhi, che luccicarono alla luce del lampione. Occhi davvero belli. E il profumo della sua pelle poi, dei suoi capelli... Lokan si sporse leggermente a inspirarlo profondamente. Aveva un buon odore. Più che buono. Avrebbe voluto appoggiarle le labbra sul collo, lì dove pulsava, e leccarla. 14


«Profumi di biscottini appena sfornati» mormorò. «E io ho una passione per i dolci.» «Non avevo profumi, di solito non ne uso. Ma, siccome venivo qui, ho pensato che avrei dovuto metterlo e avevo letto che si può usare l'estratto di vaniglia.» Una frase rincorreva l'altra, come se lei si volesse affrettare a pronunciarle tutte. Si strinse nelle spalle. «Mi piace cucinare, soprattutto al forno. Biscotti. Ma non mangiarli. I biscotti, intendo. Solo cuocerli. Non è che mi piacciano i dolci.» Lokan non era certo di aver seguito bene quel mini monologo, ma gli piaceva la sua voce perché leniva, liscia, morbida, come la sua pelle. «No? A me invece piacciono.» In realtà lui e i suoi fratelli avevano preso l'abitudine di cacciarsi continuamente in bocca dolciumi per soddisfare quel loro metabolismo per metà divino con una rapida carica di glucosio. Facendo un passo avanti, colmò il vuoto tra loro. La testa le si riversò all'indietro mentre traeva un respiro mozzato. Gli occhi le si spalancarono e lui notò le pupille dilatarsi. Paura? Desiderio? Gli sarebbe piaciuto pensare che si trattasse della seconda ipotesi, ma non l'avrebbe portata da nessuna parte fino a quando non ne fosse stato sicuro. La sua reazione a un bacio glielo avrebbe rivelato e in quel momento il dolce che desiderava maggiormente era lei. Lokan abbassò lentamente la testa, concedendole molto tempo per cambiare idea, per fermarlo. Inspirò profondamente. Profumava davvero di vaniglia. E di qualcos'altro, di altrettanto delizioso. «Shampoo alla fragola?» Aveva le labbra a un respiro da quelle di lei. «Sì. Si chiama Strawberry Blast. Cercavo quello al cocco, ma l'avevano finito e quello alla fragola era scon15


tato, così ne ho comprate due bottiglie e io...» Lui la baciò, arginando quel fiume di parole. Le labbra le si dischiusero per la sorpresa, poi fu lui a essere colto alla sprovvista. Era come se le avessero premuto il pulsante dell'accensione. Lei non si limitò a lasciarsi baciare. Passò al comando. Sollevandosi sulle punte, modellò il proprio corpo contro il suo e con la lingua gli diede un colpetto prima di scivolare via. Un assaggio. Per stuzzicarlo. Lui voleva di più. La voglia lo prese con un'intensità inaspettata. Per un secondo dimenticò dove si trovavano. Richiuse la mano a pugno sui lunghi capelli setosi e le tirò indietro la testa. Lei ancheggiò con i fianchi contro quelli di lui e gli premette i seni sul torace. Gli risalì con le mani appiattite lungo le braccia e sulle spalle, e infine gli intrecciò le dita tra i capelli. Non era schiva, al contrario. Liberò il proprio ardore in un'ondata che lo travolse completamente. Quella ragazza era davvero una da o-tutto-oniente. Quando lui inclinò la bocca sulla sua e approfondì con forza il bacio, lei emise un suono meraviglioso, a metà tra il gemito e il sospiro. Era un mare di contraddizioni, la piccola signorina Bryn. Ed era calda come la sabbia della spiaggia sotto il sole di luglio. Con una mano lui le sfiorò il fianco, la curva della vita, poi si arrestò ricordando dove si trovavano. Per strada. Fuori, all'aperto. Continuando a cingerle la vita con un braccio, le domandò di nuovo: «Da te oppure da me?». Passarono secondi, quindi lei si ritrasse a fissarlo, le pupille dilatate, le labbra umide e rosee, lasciandogli 16


l'impressione che stesse riordinando i pensieri. «Da te» scelse infine, e lo sguardo le cadde sulla sua bocca. A lui non serviva altro invito. La baciò di nuovo e quel suo sapore delizioso unito al suono sottile che emise mentre gli apriva la bocca non fecero che alimentare la voglia. Bryn gli afferrò la maglietta estraendone l'orlo dai jeans prima di affondarci sotto le mani e di conficcargli le unghie nella schiena. In lei il desiderio compensava quella che lui sospettava fosse una mancanza di esperienza. Non c'era da preoccuparsi. Lui era più che felice di offrirle un servizio da tutor. Quando la baciò, gli si sciolse tra le braccia. Quando le accarezzò la schiena con le mani fino a stringerle le natiche, lei rispecchiò le sue mosse e premette i fianchi contro i suoi. Era un'inaspettata combinazione dolce-piccante e lui era sbigottito da quanto ne fosse eccitato. Lokan strappò la bocca dalla sua e lei sospirò. Aveva le labbra un po' gonfie e umide per i baci, gli occhi lucidi, le palpebre semichiuse, i capelli arruffati. Era sexy da morire, ma da qualche parte, nel fondo della mente, gli suonò un campanello d'allarme. Perché era apparsa nel locale con i capelli raccolti in una coda di cavallo e con pochissimo trucco, a parte il gloss rosa per le labbra. Perché aveva addosso solo un normalissimo paio di jeans e una maglietta sotto la giacca denim. Non si trattava esattamente del tipo di abbigliamento da vienie-scopami che la maggior parte delle donne avrebbe esibito andando in cerca di preda. E anche... perché, a prescindere dalla voglia e dall'interesse che dimostrava, era sfacciatamente chiaro che non era molto esperta. Nell'insieme aveva per le mani tutti gli ingredienti per una torta sta'-in-guardia-e-sta'-attento. Sollevandola contro di sé, abbassò la testa e la baciò di nuovo. Non aveva mai veramente imparato a stare at17


tento. A essere politico sì. Attento no. Altrimenti, che razza di divertimento ci sarebbe stato? Malthus Krayl gettò uno sguardo al cellulare. Il messaggio di Lokan non aveva senso. Non aveva in programma di incontrare il fratello a Miami. Ma che importava? Lokan probabilmente aveva voluto mandare il messaggio ad Alastor o a Dae. Con una scrollata di spalle, si ricacciò il telefono in tasca. Quindi schiaffò la mano contro il fianco dell'aeroplano. L'equilibrio era un po' una sfida visto che il Cessna, privo di guida, stava precipitando a terra. Sollevando la testa, osservò il pilota in piedi, giusto davanti a lui. Be', non era esattamente in piedi: era più ciondolante. «Dove eravamo?» chiese Mal con un sorrisetto, pregustando il brivido d'eccitazione. «Ah, sì. Stavamo per arrivare al punto.» Estrasse la mano dal torace dell'uomo con le dita strette intorno al cuore. Il corpo si afflosciò sul pavimento della cabina con un tonfo sordo, quindi scivolò in avanti sotto la spinta della forza di gravità. Lasciò cadere l'organo nella sacca di cuoio che portava a tracolla, quindi si accucciò e rificcò la mano nella cavità, senza perdere mai di vista gli alberi che si ergevano verso di loro. Non aveva che secondi. Solo secondi. «T'ho presa» disse mentre l'anima nera gli si arricciava intorno al polso, risalendogli poi su per il braccio. Era un po' a corto di tempo. La parte inferiore del velivolo grattò contro le punte degli alberi più alti proprio mentre lui si raddrizzava e apriva un portale per gli Inferi. Del fumo nero si sollevò verso di lui unito a un freddo indescrivibile. Entrò nel buco interdimensionale proprio nel momen18


to in cui il Cessna scoppiava in una gigantesca palla di fuoco. L'adrenalina lo fece vacillare. Proprio una bella scarica. Avrebbe dovuto riprovarci una volta o l'altra. E magari aspettare solo un attimo in pi첫 prima di uscire. Aveva una vera e propria passione per il brivido da filo del rasoio.

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EVE SILVER

Profezia dell'anima Lokan Krayl è vivo, il suo corpo si è ricongiunto all'anima che gli era stata sottratta. Ora, per scoprire chi lo ha ucciso e perché, deve fuggire dagli Inferi, e per farlo deve accettare l'aiuto della seducente, bellissima Bryn. Ma come può mettere il proprio destino nelle mani dell'unica donna di cui non può fidarsi?

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Il guerriero di pietra Jorlan aspetta da secoli una fanciulla che lo liberi dall'incantesimo che lo ha trasformato in pietra. Ma Katie, la bellezza capace di fargli ribollire il sangue con i suoi baci, è molto diversa dalle donne remissive cui è abituato. Ha solo due settimane per convincerla a donarsi a lui senza condizioni. Altrimenti tornerà pietra... e l'avrà persa per sempre.


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