BN37_GLASS_MAGIC

Page 1



Maria V. Snyder

La donna di sabbia


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Storm Glass Mira Books © 2009 Maria V. Snyder Traduzione di Gigliola Foglia Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne aprile 2011 Questo volume è stato impresso nel marzo 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 37 del 15/04/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Una vampata di aria rovente mi investì quando entrai nella vetreria. Il calore e l'odore di carbone che bruciava mi avvolsero in un abbraccio confortante. Mi fermai per prendere fiato nell'aria densa. Il ruggito delle fornaci suonava dolce come la voce di mia madre. «Opale!» gridò Aydan al di sopra del rumore, gesticolando con la mano nodosa. «Hai intenzione di startene lì tutto il giorno? Abbiamo del lavoro da fare.» Mi affrettai a raggiungerlo. Lavorare in mezzo al calore aveva trasformato i suoi capelli grigi in una matassa crespa, e il sudiciume gli striava le mani. Fece una smorfia di dolore quando sedette al bancone da lavoro, massaggiandosi con il pugno il fondoschiena. «Sei stato di nuovo a spalare carbone» lo rimproverai. Lui cercò di fare l'innocente, ma prima che potesse mentire domandai: «Cos'è successo al tuo apprendista?». «Se l'è data a gambe non appena si è accorto di quanto è dura mutare il fuoco in ghiaccio» sbuffò Aydan. «Bene, adesso ci sono io.» «Sei in ritardo.» «Mi dispiace, avevo un... esame.» Sospirai. Un altro frustrante tentativo senza frutto. Non solo non ero riuscita ad accendere il fuoco, ma avevo rovesciato le candele, schizzando cera calda sui vestiti della mia compagna di 5


classe Pazia e scottandole la pelle. La sua costosa tunica di seta era rovinata. Lei aveva sbuffato sdegnosa quando mi ero offerta di ripagarle la camicia. Niente di nuovo. L'ostilità di Pazia era il motivo ricorrente che aveva segnato tutti i miei quattro anni al Mastio. Perché avrei dovuto aspettarmi che l'ultimo fosse in qualche modo diverso? Dopo aver iniziato il quinto anno di lezioni al Mastio dei Maghi, avevo sperato di riuscire a fare di più con la mia magia. Le capacità di Pazia erano talmente cresciute da quando eravamo sedute fianco a fianco durante il primo corso, che i Maestri Maghi stavano considerando di ammetterla all'esame per il livello di Maestro. Io avevo imparato la storia di Sitia, la politica, l'arte di combattere e le varie applicazioni della magia, ma la mia capacità di attingere alla fonte del potere era ancora approssimativa. I dubbi divampavano, e la tormentosa sensazione di avere un'unica abilità magica mi si agitava nel petto. E sapere che gli altri studenti mi chiamavano la Meraviglia da un Trucco Solo minava la mia autostima. «Gelosia» aveva sentenziato Aydan quando gli avevo raccontato del nomignolo. «Tu hai salvato Sitia.» Pensai al giorno, più di quattro anni prima, in cui avevo aiutato l'ufficiale di collegamento Yelena a catturare quelle anime malvagie. Aveva fatto lei tutto il lavoro, io ero stata soltanto un canale. Avevo cercato di minimizzare il mio coinvolgimento, ma Aydan aveva insistito. «Tu sei un'eroina e quei bambini non riescono a sopportarlo.» Ricordare le sue parole mi fece sorridere. Chiamare bambini persone dai quindici ai vent'anni era tipico di Aydan, un burbero orgoglioso. Mi batté sul braccio con un cannello. «Piantala di sognare a occhi aperti e prendimi un bolo.» Afferrai la canna da soffio e aprii il forno. Una luce in6


tensa scaturì dalla fornace, come se all'interno vi fosse intrappolato un pezzo di sole. Rigirai l'estremità della canna nel vetro fuso e la scrollai in su e in giù, prelevando una palla simile a una caramella gommosa, cercando di fare in fretta per non bruciarmi ciglia e sopracciglia. Il bolo rosso ciliegia pulsava come se fosse vivo. Aydan soffiò attraverso la canna, poi coprì il foro. Una piccola bolla comparve nel vetro fuso. Appoggiando il tubo sui bracci metallici del suo bancone da mastro soffiatore, Aydan lo fece rotolare avanti e indietro, dando forma al vetro. Lo aiutai mentre creava un complicato vaso con una piega alla base, così che in effetti stava appoggiato sul fianco e tuttavia poteva ancora contenere acqua. Nelle sue mani, trasformare il vetro in arte sembrava facile. Adoravo le proprietà uniche del vetro fuso, che poteva essere modellato in oggetti così splendidi. Lavorammo per ore, ma il tempo volò. Quando finì la sua opera d'arte, Aydan si raddrizzò sulle gambe scricchiolanti e disse le parole che erano la ragione per cui ero andata ad aiutarlo dopo le lezioni. «Ora tocca a te.» Ci scambiammo di posto e lui prese un cannello. Mentre raccoglieva un bolo, io mi assicurai che gli arnesi di metallo posati sul bancone fossero nel posto giusto. Mancavano soltanto quel seccatore del mio fratello minore a dirmi di sbrigarmi, e la mia paziente sorella maggiore ad aiutarmi, per completare la sensazione di essere nella vetreria della mia famiglia. Sedere al bancone era familiare e rassicurante. Lì, e lì soltanto, avevo io il controllo. Le possibilità erano infinite e nessuno poteva dirmi che cosa fare. Tutti i pensieri svanirono quando Aydan posò la canna davanti a me. Il vetro si raffreddava in fretta e non avevo 7


tempo di indugiare su nient'altro se non dare forma alla massa incandescente. Usando delle pinze metalliche, tirai e pizzicai finché la massa non si trasformò in una forma riconoscibile, dopodiché soffiai nell'estremità della canna. Il cuore del pezzo si accese come se fosse illuminato da un fuoco interno. Il mio unico trucco magico... la capacità di inserire un filo di magia dentro la statuetta di vetro. Solo i maghi potevano vedere la luce catturata. Aydan emise un fischio di apprezzamento per il pezzo finito. Tecnicamente la sua capacità di accendere fuochi con la magia faceva di lui un mago, ma dal momento che non possedeva nessun altro talento, non era stato invitato a studiare al Mastio. Non avrei dovuto essere ammessa nemmeno io. Avrei potuto creare i miei speciali animaletti di vetro a casa mia, a Booruby. «Accidenti, ragazza.» Aydan mi diede una pacca sulla schiena. «Quella è una copia sputata del falco codarossa di Maestro Gemmarosa! L'hai fatto per lei?» «Sì. Le serve un altro pezzo.» Non sapevo mai che cosa avrei creato quando mi sedevo al bancone, ma il tempo trascorso ad aiutare il Maestro Gemmarosa a prendersi cura del suo falco doveva avermi influenzata. Il nucleo ardeva e mi chiamava con un canto nostalgico. Ciascuna delle mie creazioni aveva una voce distintiva che mi risuonava dentro e che nessun altro poteva udire. «Vedi? Quello è un altro dei tuoi doni» disse Aydan posando il falco nel forno di ricottura perché potesse raffreddarsi lentamente. «Ora i maghi possono comunicare anche a grande distanza con questi tuoi animaletti.» «Solo quelli che possiedono il potere della comunicazione mentale» ribattei. Leggere la mente era un'altra capacità che mi mancava. A quelli che l'avevano, bastava tenere in mano uno dei miei animali e potevano parlarsi 8


l'un l'altro tramite la magia intrappolata all'interno. Avrei ammesso di provare un certo orgoglio per la loro utilità, ma non me ne ero mai vantata. Non come Pazia, che esibiva ogni cosa che faceva. «Puah! È pur sempre una delle scoperte più importanti degli ultimi anni. Smettila di essere così modesta. Ecco...» Mi tese una pala. «... metti altro carbone nella fornace, non voglio che la temperatura cali di colpo durante la notte.» Fine del discorsetto d'incoraggiamento. Raccolsi lo speciale carbone bianco e lo aggiunsi al fuoco che ardeva sotto la fornace. Dal momento che Aydan vendeva i suoi pezzi in vetro come arte, gliene serviva soltanto una; la sua era una piccola bottega a confronto delle otto fornaci della mia famiglia. Quando ebbi finito, gli abiti si erano appiccicati alla pelle sudata e ciocche di capelli mi aderivano alla faccia. La polvere di carbone mi grattava in gola. «Puoi aiutarmi a miscelare?» chiese Aydan prima che potessi andarmene. «Solo se prometti di assumere un nuovo apprendista domani.» Lui mugugnò e borbottò, ma acconsentì. Mescolammo sabbie che provenivano da diverse parti di Sitia secondo una ricetta segreta sviluppata generazioni prima. Il composto doveva essere addizionato con cenere di soda e calce prima di poter essere fuso in vetro. Mentre cercavo di indurre Aydan a rivelarmi da dove venisse la sabbia rosata, arrivò un messaggero dal Mastio, uno studente del primo anno che arricciò il naso al calore. «Opale Cowan?» domandò. Io annuii e lui sbuffò. «Finalmente! Ho frugato tutta la Cittadella per trovarti. Ti vogliono al Mastio.» «Perché?» 9


«Non so.» «Chi mi vuole?» Il ragazzo irradiò contentezza come fosse il mio fratello minore che annunciava la mia imminente punizione da parte dei nostri genitori. «I Maestri Maghi.» Dovevo essere in guai grossi. Non c'era altro motivo per cui i Maestri potessero mandarmi a chiamare. Mentre correvo dietro al messaggero – un tipo ambizioso, se faceva commissioni per i Maestri al suo primo anno, e che aveva già deciso che non valeva la pena parlarmi – pensai al disastro di quella mattina con Pazia. Lei desiderava farmi espellere fin dal primo giorno. Forse alla fine ci era riuscita. Ci affrettammo per le strade della Cittadella. Dopo quattro anni, la struttura della città mi sbalordiva ancora. Tutti gli edifici erano stati costruiti con lastre di marmo bianco striate di venature verdi. Se fossi stata sola, avrei strisciato le mani sulle pareti mentre camminavo, fantasticando di creare una città di vetro. Invece oltrepassai di corsa le costruzioni mentre il colore vivido impallidiva via via che il cielo si faceva buio. Le guardie del Mastio ci fecero cenno di entrare... un altro cattivo segno. Salimmo i gradini due alla volta per raggiungere l'edificio amministrativo. Il campus del Mastio, con le quattro imponenti torri, era annidato nell'angolo nordorientale della Cittadella. All'interno, gli edifici erano stati costruiti con una varietà di marmi colorati e legni duri. I blocchi pesca e gialli dell'amministrazione di solito mi rilassavano, ma non quel giorno. Il messaggero mi abbandonò all'ingresso della sala riunioni dei Maestri. Accaldata per la corsa, avrei voluto togliermi il mantello, ma avevo la camicia macchiata di sudore e i calzoni da lavoro. Mi strofinai la faccia, tentando di togliere la sporcizia e 10


mi raccolsi i lunghi capelli in una crocchia ordinata. Prima che bussassi, mi venne in mente un'altra possibile ragione per la mia convocazione: mi ero trattenuta troppo alla vetreria e avevo perso le lezioni serali di equitazione. Nell'ultimo anno di istruzione al Mastio, la classe degli apprendisti imparava ad accudire i cavalli e a cavalcare, in vista di quando ci saremmo diplomati come maghi e avremmo dovuto viaggiare per le terre degli undici clan di Sitia, per portare aiuto dove necessario. Forse il Mastro Stalliere aveva riferito ai Maestri della mia assenza. L'idea di affrontare i tre maghi e il Mastro Stalliere insieme mi fece rabbrividire. Voltai le spalle alla porta, cercando una via di fuga, ma il battente si aprì. «Non esitare, bambina. Non sei nei guai» disse Primo Mago, Bain Buonsangue, facendomi segno di seguirlo nella sala. Con i ricciuti capelli grigi scompigliati e una lunga palandrana azzurra, il vecchio sembrava tutto tranne che il mago più potente di Sitia. In effetti, il contegno severo di Terzo Mago Irys Gemmarosa suggeriva un potere maggiore rispetto al viso avvizzito di Maestro Buonsangue. D'altra parte, se qualcuno avesse incrociato per strada Secondo Mago Zitora Cowan, non avrebbe mai immaginato che la giovane donna possedesse talento sufficiente per sostenere l'esame per il livello di Maestro. Seduti attorno a un tavolo ovale, i tre Maestri mi fissarono. Soffocai l'istinto di nascondermi. Dopotutto, Maestro Buonsangue aveva detto che non ero nei guai. «Siedi, bambina» disse Primo Mago. Mi appollaiai sul bordo della sedia. Zitora mi sorrise e mi rilassai un po'. Eravamo entrambe del Clan Cowan, e tra i suoi numerosi impegni lei trovava sempre un po' di tempo per parlare con me. Forse perché aveva soltanto venticinque anni, appena sei anni più di me. 11


Guardai in giro per la stanza. Mappe di Sitia e di Ixia decoravano le pareti, e un'enorme carta geografica con i lembi che pendevano dai lati copriva il tavolo di mogano. «Abbiamo una missione per te» annunciò Zitora. Si era raccolta i capelli color miele in una treccia elaborata la cui estremità le arrivava ai fianchi, e con cui giocherellava, attorcigliandosela attorno e tra le dita. Una missione per i Maestri! Mi sporsi in avanti. «I globi di vetro dei Danzatempesta da qualche tempo si rompono» disse Maestro Gemmarosa. «Oh.» Mi rilassai sulla sedia. Non era una missione di magia. «Sai quanto sono importanti quei globi, bambina?» chiese Maestro Buonsangue. Ricordai le lezioni sul Clan Danzatempesta. I loro maghi, chiamati Danzatori delle Tempeste, avevano la capacità unica di incanalare l'energia di una tempesta dentro un globo. Così facendo riuscivano ad ammansire i venti assassini e la pioggia, e immagazzinavano una fonte di energia per le altre attività del clan. «Molto importanti.» «E questo è un periodo critico dell'anno. Durante la stagione fresca, le tempeste dal Mare di Giada sono più frequenti e forti» disse Zitora. «Ma il clan non ha mastri vetrai? Certo loro potranno risolvere il problema.» «Il vecchio vetraio è morto, bambina. Quelli rimasti sono stati sì addestrati per fabbricare i globi, ma il vetro è difettoso. Tu devi aiutarli a trovare e correggere il problema.» Perché io? Stavo ancora imparando. «Dovreste mandare un maestro vetraio. Mio padre...» «È a Booruby con tutti gli altri esperti, ma...» Maestro Gemmarosa fece una pausa. «Il problema potrebbe non essere nel vetro. È possibile che il vecchio vetraio usasse 12


la magia quando modellava i globi. Forse una magia simile alla tua.» Il cuore mi si fuse nel petto come se l'avessero gettato in una fornace. Gli eventi si erano scaldati troppo e troppo in fretta, e i risultati potevano avere delle crepe. Lavoravo con il vetro fin da quando riuscivo a ricordare, e tuttavia c'era ancora così tanto da imparare. «Quando... quando partiamo?» «Oggi» rispose Zitora. La mia agitazione dovette essere evidente. «Il tempo è essenziale, bambina.» Il tono di Maestro Buonsangue diventò triste. «Quando un globo si infrange, uccide un Danzatore.»

13


Harmony compie 30 anni e vuole festeggiarli con te! Non mancare alla festa piÚ lunga del 2011. Partecipa ai nostri imperdibili rendez-vous: trascorri una serata favolosa ai party piÚ esclusivi dell’anno vota il tuo Mister H e vinci un weekend da sogno diventa redattrice per un giorno incontra dal vivo le tue autrici preferite. Cosa aspetti? Vai subito sul sito www.eHarmony.it e scopri tutte la sorprese che abbiamo in serbo per te!


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.