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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Pride MIRA Books © 2009 Rachel Vincent Traduzione di Maddalena Togliani Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Bluenocturne febbraio 2011 Questo volume è stato impresso nel gennaio 2011 da Grafica Veneta S.p.A. - Trebaseleghe (Pd) BLUENOCTURNE ISSN 2035 - 486X Periodico quindicinale n. 33 dell'11/02/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 118 del 16/03/2009 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 «Signorina Sanders, ci dica perché ha ucciso il suo fidanzato.» Sentii come un bruciore di stomaco accompagnato dalle avvisaglie di un mal di testa giusto dietro l'occhio destro. Mi allontanai dalla finestra, da cui si vedeva uno splendido panorama autunnale, per fissare il lungo tavolo di mogano dietro il quale era seduto Calvin Malone, Alpha del territorio appalachiano. Mentre lo fissavo, gli tremò leggermente l'angolo della bocca, sotto la barba ben curata, segno evidente che si stava divertendo. Quel presuntuoso bastardo amava provocarmi, ma aveva trovato pane per i suoi denti. «Ex fidanzato.» Lo dissi a denti stretti, con le mani serrate sui pantaloni neri di cotone. «E si è trattato di legittima difesa. Cosa che già saprebbe se mi avesse ascoltato l'ultima volta che ho risposto alla stessa identica domanda.» Michael, seduto alla mia destra, si schiarì la gola. Le sue sopracciglia scure si inarcarono sopra il bordo degli occhiali, esortandomi a fare la brava. Da quando il mio fratello maggiore mi faceva da consulente, una sorta di avvocato difensore versione mutaforma, gli ubbidivo senza discutere. Forse per la prima volta in vita mia. Con un sospiro, mi sforzai di concentrarmi sul tribunale, tre Alpha scelti per giudicarmi con l'equo criterio del5


la "pagliuzza più corta". Ufficialmente, l'udienza doveva determinare la mia colpevolezza o innocenza riguardo a due imputazioni capitali. Tuttavia, il rancore di Malone nei miei confronti risaliva a molto tempo prima che commettessi i suddetti crimini. O presunti tali. Ma nemmeno questo era esatto: a differenza del sistema giudiziario umano, nel mondo dei mutaforma l'indiziato era considerato colpevole fino a quando non poteva provare la propria innocenza. E l'onere delle prove era a carico dell'imputato, cioè io. Ero colpevole di avere infettato Andrew Wallace, il mio ex fidanzato umano, cosa che avevo confessato di avere fatto accidentalmente. Dovevo anche rispondere dell'accusa di averlo assassinato per coprire il mio delitto, cosa che invece avevo negato con decisione. Lo avevo ucciso per legittima difesa e mi sentivo in colpa più di quanto i giudici potessero capire, ma non avevo avuto scelta. Se non lo avessi fatto mi avrebbe ammazzato, e il mio tenace istinto di sopravvivenza aveva avuto il sopravvento. Se il tribunale mi avesse dichiarata colpevole, oltre a una lunghissima permanenza in gabbia avrei potuto subire pene corporali come la perdita degli artigli, motivo sufficiente per indurmi a rigare dritto. «Ma ammette di averlo morso?» insistette Malone, con le labbra che continuavano a tremargli, tamburellando su un plico di fogli sparsi sul tavolo. «Sì» concessi, stringendo i braccioli laccati della sedia. «L'ho morso, ma l'infezione è stata un incidente. Non sapevo che i miei denti si erano trasformati.» «Così insiste con questa storia della...» Malone fece una pausa mentre sfogliava i suoi appunti. «... trasformazione parziale?» Il suo sorriso condiscendente mi fece rivoltare lo stomaco ma, viste le circostanze, feci del mio meglio per comportarmi bene. «Sì.» 6


Malone sbuffò con incredulità, guardandosi intorno per assicurarsi che tutti condividessero il suo scetticismo. Alla sua destra, Paul Blackwell posò una mano rugosa sul tavolo e con sguardo torvo disse: «Per quale motivo, dunque, non è in grado di mostrarci questa "trasformazione parziale"?». Perché non sono ancora pronta a cedere alla furia omicida, pensai. Per fortuna ero diventata abbastanza brava a non dire la prima cosa che mi passava per la testa. Quasi sempre, almeno. «Per il momento non so farlo a comando. Devo trovarmi in un certo stato di eccitazione perché accada.» «Comodo, no?» replicò Malone scambiando uno sguardo d'intesa con Blackwell. «Direi proprio il contrario» risposi e Michael, sotto il tavolo, mi diede un calcio negli stinchi. Malone osservò i suoi appunti e si apprestò a riprendere la parola, ma prima che potesse cominciare, l'Alpha seduto alla sua sinistra si schiarì rumorosamente la gola, attirando l'attenzione generale. «Calvin, suppongo che tu voglia porre a Faythe una legittima domanda...» Miracolosamente, mio zio Rick Wade, padre di mia cugina Abby, era stato scelto come membro del tribunale, e in onore di mio padre aveva dato ampio risalto al fatto che aveva giurato lealtà alla mia famiglia. Se non fosse stato per lui, mi avrebbero condannata senza tante cerimonie e la sentenza sarebbe stata eseguita da tempo. «Naturalmente.» Malone lanciò un'occhiata irritata a mio zio, ma poi adottò un atteggiamento professionale. «Dunque lei si trovava in uno stato di... eccitazione quando morse il signor Wallace?» Un ghigno malizioso minacciò di trapelare dalla mia espressione solenne e dovetti ricorrere a tutto l'autocontrollo di cui disponevo per soffocarlo. Mi diedi anche un bel pizzicotto sul braccio, coperto dalla camicetta bianca scel7


ta da mio padre per darmi un'aria innocente e che copriva il nuovo piercing all'ombelico che lui riteneva nocivo per la mia immagine. «È una definizione accettabile, sì. Eravamo a scuola, durante la pausa pranzo. Non avevamo lezioni per due ore, così finimmo nel suo appartamento.» «A letto?» Paul Blackwell si protese in avanti appoggiandosi al bastone così forte da fare scricchiolare le dita avvizzite. Era il membro più anziano del tribunale e del consiglio territoriale, e per anni aveva difeso con tenacia la sua posizione di Alpha dei territori sud occidentali, nonostante le pressioni della famiglia e degli altri Alpha che avrebbero voluto affidare il comando a suo genero. Era testardo, diretto e irrimediabilmente all'antica, ancorato a idee obsolete sul sesso prima del matrimonio e sul ruolo della donna. Infatti sembrava scandalizzato tanto dal mio comportamento "indecente" con Andrew quanto dal fatto che lo avessi infettato e ucciso. Secondo mio padre, tuttavia, Blackwell era onesto e stimato. Avrebbe votato secondo coscienza e non sulla base di alleanze politiche o vecchi rancori. Per questo dovevo assicurarmi che la sua coscienza mi riconoscesse innocente. E io avevo troppo rispetto per me stessa per scusarmi di qualcosa che non avevo commesso volontariamente. Lo guardai con audacia, per dimostrargli che non provavo vergogna. «Sì, è esatto. Stavamo facendo sesso e io gli ho mordicchiato l'orecchio con un po' troppa forza.» «E nella sua deposizione giurata ha affermato di non aver mai sperimentato una trasformazione in certe... situazioni, giusto?» domandò Malone. Io annuii. «Solo i miei denti si sono trasformati, come ho già avuto modo di spiegare l'ultima volta. E la volta prima, e quella prima ancora...» 8


«Faythe...» mi ammonì Michael, e il legno della sedia di mio padre, seduto dietro di noi, scricchiolò. Nonostante fosse capo del consiglio, a mio padre non era stato permesso di presiedere il tribunale, visto il rapporto che aveva con l'accusata. Ma aveva insistito per essere presente al processo, sebbene non gli fosse consentito parlare. Aveva preso posto con discrezione alle spalle di Michael. Durante l'udienza era apparso rilassato e tranquillo, ma sapevo, dalla linea decisa della sua bocca, che era molto più nervoso di me, il che mi faceva pensare che mi stesse nascondendo qualcosa. Aggrottai le sopracciglia, incrociai le braccia e mi appoggiai allo schienale della sedia mentre aspettavo la domanda seguente, alla quale sicuramente avevo già risposto in precedenza. Malone studiò i suoi scarabocchi e chiese: «Il signor Wallace si accorse che i suoi denti si erano modificati?». «No. E neanche io.» Malone alzò lo sguardo e mi fissò sorpreso. Dovevo aver detto qualcosa di nuovo. «Se non si era accorta del cambiamento, come fa a essere sicura che sia accaduto?» Maledizione! «Perché è l'unica conclusione logica, visto che ho infettato Andrew in qualche modo.» Lo sapevamo dal suo odore. «Ma non mi sono mai trasformata intenzionalmente davanti a lui. Perciò l'unica spiegazione è che sia avvenuto accidentalmente. Quella fu l'ultima volta che lo vidi prima del giorno in cui morì. Dev'essere andata così.» Blackwell sembrava scettico e Malone molto dubbioso. «Poiché l'ha menzionato, parliamo del giorno in cui il signor Wallace morì» disse continuando a mescolare i fogli. «Vi ho già detto tutto.» «Allora ce lo ripeta.» Malone non alzò lo sguardo dagli appunti. Nelle ultime sei ore avevamo analizzato ogni aspetto 9


delle loro accuse e della morte di Andrew. Non serviva a nulla ripetere tutto se non, forse, a sfinirmi. Il che probabilmente era il loro obiettivo. Cercavano di farmi cadere in contraddizione. Ma non sarebbe successo: dicevo la verità, che ci credessero o no. Chiusi gli occhi e il ricordo invase la mia mente per l'ennesima volta, non per questo meno terribile delle precedenti. Rabbrividii nel rammentare il volto di Andrew. Non potei evitarlo. Vederlo morire era stato uno dei momenti più difficili della mia vita, e sapere di esserne la causa, seppure involontaria, era il mio più grande rimorso. «Che cosa volete sapere?» Non potei nascondere la stanchezza che mi velava la voce. Malone controllò le sue note. «Dove ha preso il chiodo?» Il chiodo da ferrovia. Un'orrenda lama di ferro lunga almeno due spanne con cui un tempo venivano fissate le traversine dei binari ferroviari, che aveva trafitto il collo di Andrew facendogli perdere il sangue e la vita. «Ce n'erano parecchi sparsi sul pavimento...» «Perché l'ha trafitto con quell'oggetto?» Serrai i pugni di nuovo, questa volta sopra il tavolo, dove chiunque poteva vederli. «Cercavo di difendermi. Stava per spaccarmi la testa!» Malone si appoggiò allo schienale della sedia, fissandomi. «O magari la stava minacciando di dire a tutti ciò che aveva fatto. Che lo aveva infettato. Immagino che questa fosse una ragione valida per ucciderlo.» Feci un respiro profondo per calmarmi. «Non avevo alcuna intenzione di ucciderlo e di certo non cercavo di nascondere niente. C'erano altre cinque persone con noi poco prima e, anche se non avevo ancora detto loro che avevo infettato Andrew, potevano percepire il mio odore nel suo sangue. Non era un tentativo di coprire qualcosa. Solo legittima difesa.» 10


Malone era pronto a replicare, ma zio Rick intervenne. «Abbiamo già sentito tutto questo» disse e io lo guardai con gratitudine. «Andiamo avanti.» «Bene.» Malone gli lanciò un'occhiata torva, mentre sfogliava tra i suoi appunti fino a trovare ciò che cercava. Ancora una volta mi trafisse con il suo sguardo impaziente, che detestavo. «È vero che ha rifiutato varie proposte di matrimonio negli ultimi sei anni?» Cosa? Il mio volto si infiammò di rabbia. «Che ca...» Mi fermai in tempo e cercai di riformulare la frase, giacché un insulto a una giuria di Alpha sarebbe stata una pessima idea. «Che cosa c'entra questo con i fatti? Andrew non mi ha mai chiesto di sposarlo.» «Risponda alla domanda, signorina Sanders» ordinò Blackwell, irritato dal mio passo falso. Anche Michael sembrava infastidito da quella nuova strategia nell'interrogatorio, ma mi invitò con un cenno a rispondere. «Sì.» «Quante proposte ha rifiutato in totale?» continuò Malone. Chiusi gli occhi fingendo di pensare, ma stavo solo cercando di mantenere il controllo per non peggiorare la situazione. «È difficile da quantificare» risposi alla fine. Aprii gli occhi e vidi lo sguardo vittorioso di Malone. «Per quale motivo?» mi domandò. «Perché ho ricevuto molte proposte dalla stessa persona.» Marc, naturalmente. «Capisco.» Malone annuì, come se avesse compreso. E forse era così. Girava la voce che ci avesse provato per anni con sua moglie prima che gli dicesse di sì. La mia teoria era che l'avesse presa per sfinimento, ma sapevo che era meglio non spiattellarglielo in faccia. «Quanti felini maschi, dunque, le hanno fatto una proposta? Sono certo che non è difficile da calcolare» insistette Malone, mentre mio zio annotava qualcosa sul suo blocco. 11


Sospirai. «Quattro.» «E non è mai stata tentata di accettare?» All'improvviso capii dove voleva andare a parare ma, anziché calmarmi, quella domanda mi fece ribollire di rabbia. Una delle offerte di matrimonio era giunta molti anni prima da un ragazzo che conoscevo appena, di due anni più giovane di me: Brett Malone, il primogenito di Calvin Malone. Il meschino figlio di puttana ce l'aveva con me perché non avevo accettato. Ovviamente non era quello il motivo per cui mi trovavo sotto processo. Ma era la ragione di quel suo odioso sorrisetto. «Certo che ne ero tentata, ma avevo le mie ragioni per rifiutare.» «E quali erano queste ragio...» «Calvin, credo che tu abbia già ottenuto la risposta» lo interruppe zio Rick. Malone fece una smorfia. «Bene.» Scorse per l'ennesima volta i suoi appunti. «Ne deduco che non sia più coinvolta in nessuna relazione. È così?» Furiosa, guardai Michael che si limitò a farmi cenno di rispondere. «Sì.» «Ed è altrettanto vero che non ha in progetto di sposarsi e di avere dei figli?» La rabbia mi ribolliva nelle vene. Non contenta dell'atteggiamento passivo di mio fratello, mi voltai verso di lui facendo ondeggiare i lunghi capelli neri. «Perché mi chiedono queste idiozie? Non sono affari loro e non hanno il minimo rapporto con ciò che è accaduto a Andrew. Non dovresti... opporti, o qualcosa del genere?» «Questo non è un tribunale normale, Faythe» mi ricordò Michael per la centesima volta. «Possono chiederti ciò che vogliono. Il miglior modo per aiutare te stessa in questo momento è rispondere alle loro domande.» Dandogli meno informazioni possibile. 12


Dal momento che la sua risposta non mi aveva soddisfatto, mi rivolsi a mio padre. «Papà?» Lo implorai con lo sguardo di liberarmi da quell'indegna discussione sulla mia vita sessuale con tre anziani, due dei quali quasi sconosciuti. Ma non poteva fare niente e lo sapevamo tutti. Scosse la testa, invitandomi a seguire il consiglio di Michael e a rispondere. Cercai di rilassarmi, appoggiandomi allo schienale della sedia. «Non ho nessuna relazione sentimentale e, in questo momento, non ho intenzione di sposarmi o di avere figli. E, affinché resti agli atti, mi oppongo a questa linea di domande per la loro irrilevanza.» Michael tossì per celare una risata, mentre Malone aggrottava le sopracciglia, pronto a replicare. Fortunatamente intervenne ancora mio zio Rick: «Ma se la sente di giurare che non si sposerà mai e non avrà mai una famiglia?». «No, certamente no.» Alzai le spalle. «Non posso dire con certezza cosa desidero mangiare a cena stasera, figuriamoci se posso sapere se fra cinque o sei anni desidererò avere dei figli.» Mio padre ridacchiò e zio Rick sorrise. Dovevo aver detto la cosa giusta. Malone mi guardò storto ancora una volta. «È vero che durante la sua relazione con Marc Ramos ha utilizzato dei metodi contraccettivi?» Afferrai il bracciolo della sedia così forte che udii scricchiolare il legno. «Lei non ha il diritto di farmi queste...» «Signori, forse è il caso di fare una pausa» dichiarò Michael alzandosi e dandomi uno strattone perché lo seguissi. «Trenta minuti?» «D'accordo» rispose zio Rick. «Dieci» rilanciò Malone. «Troviamo un punto d'incontro, facciamo venti» disse Michael. Malone accettò controvoglia e mio fratello mi spinse lungo il breve corridoio. 13


Mio padre ci seguì nella sala comune del complesso. Si fermò ad ammirare l'incredibile panorama sulle Montagne Rocciose, così diverso da quello del Lazy S, il nostro ranch nel Texas orientale. Lo faceva spesso ultimamente, senza guardare nulla in particolare, come se avesse qualcosa di importante da dire e non riuscisse a trovare il modo di esprimerlo. Non era da lui. «Che cosa sta succedendo?» domandai mentre mi liberavo dalla morsa di Michael e mi accomodavo su un divano logoro. Prima che mio fratello potesse rispondere, si aprì una porta in fondo alla stanza e apparve un giovane mutaforma in jeans e camicia che sgranocchiava patatine. Dietro di lui si vedevano due letti sfatti e un cassettone di quelli che si trovano negli hotel di tutto il mondo. Anche se non ricordavo il suo nome, sapevo che si trattava di un vigilante di Blackwell, uno dei suoi nipoti. Si erano sistemati nell'edificio principale, dove si stava svolgendo la mia udienza. Immediatamente a est c'erano tre bungalow più piccoli: il primo era occupato da Malone e dai suoi uomini, il secondo da mio zio con il suo seguito. Mio padre, Michael, Jace, Marc e io ci eravamo sistemati nel terzo. La moglie di Michael, Holly, lo credeva in campeggio con nostro padre. E, poiché non avevano figli a cui badare, si era concessa una settimana ad Acapulco insieme alla sorella. Avevamo prenotato l'intero complesso dell'Oak Trails per tutta la settimana, anche se nessuno credeva che il processo sarebbe durato tanto. Sarebbe stato un bel posto per le vacanze, con una riserva privata di caccia e di pesca e dei meravigliosi percorsi naturalistici, ma il consiglio non l'aveva scelto per questo. L'Oak Trails era l'unico posto neutrale e isolato che andasse bene a tutti gli Alpha e avevamo dovuto aspettare più di due mesi per poterlo affittare. Aveva14


mo mandato in permesso tutto il personale, cosa che era parsa insolita ai dipendenti, ma che li aveva resi felici. Michael mi indicò la stanza da letto vuota in fondo al salone con un gesto perentorio. «Dobbiamo parlare.» «Che c'è?» domandai lasciandomi cadere sulla coperta mentre mio padre entrava nella stanza. «Perché mi fanno domande personali? La mia vita sociale non ha niente a che vedere con la morte di Andrew.» Michael accese la luce, e una zaffata mi disse che quella stanza apparteneva a uno dei ragazzi Pierce, fratello di Parker, un altro dei vigilantes di Blackwell. Michael si sedette sul letto, mio padre invece prese una sedia e lo guardò negli occhi. Brutto segno. «Stanno andando a parare dove penso io?» chiese Michael a papà e mi sentii di nuovo inferocita. Odiavo essere tenuta all'oscuro. Il nostro Alpha sospirò. «Credo di sì.» Michael chiuse gli occhi e si prese la testa fra le mani. «Non credevo che l'avrebbero fatto sul serio.» «Fatto cosa?» insistei. Mio fratello alzò gli occhi, ma non guardò me. «Glielo devi dire, papà.» Mio padre fece un cenno solenne. Rabbioso. Poi mi guardò negli occhi e vi riconobbi la forza che sempre avevo ammirato e quell'onestà brutale che non avevo mai amato molto. «Il tuo processo è finito, Faythe.» «Cosa?» Mi voltai verso Michael, sperando di trovare una risposta nella sua espressione. C'erano dolore, rammarico e una rabbia che non gli avevo mai visto. «Che significa?» «Per loro sei colpevole e ora stanno decidendo la sentenza.» «Che cosa? No!» Scossi la testa per negare l'evidenza. «Zio Rick non lo farebbe mai.» Michael mi prese la mano per attirare la mia attenzione. 15


«Non hanno bisogno di convincerlo della tua colpevolezza. Sono due contro uno.» «Non è possibile.» Ritirai la mano dalla sua e mi alzai dal letto camminando per la stanza senza rendermi conto di ciò che facevo. «Non è vero. Non avevo intenzione di infettarlo, è stato un incidente. Soltanto un dannato incidente.» «Lo so.» Michael mi seguiva con lo sguardo cercando di consolarmi con le parole giuste e un tono affettuoso. Ma non volevo essere consolata. Volevo risposte. «Che cosa significa? La gabbia?» Smisi di camminare e fissai Michael. «Quanto mi terranno rinchiusa?» Non mi rispose nessuno, così ripetei la domanda. «Papà? Per quanto tempo?» Due settimane nella gabbia mi avevano quasi fatto impazzire. Mio padre una volta mi aveva minacciata di rinchiudermi per un anno, ma non credo che sarei potuta sopravvivere senza vedere la luce del sole per tanto tempo. Senza alberi né erba, senza cacciare e senza il contatto fisico con... tutto. Ma ancor prima che potesse rispondermi, mi venne in mente un'altra domanda più sconvolgente. «Dove?» Compresi in un attimo che non mi avrebbero lasciata a casa. «Dove mi metteranno?» Perché una cosa era certa: non avrei passato tutto l'anno seguente nella cantina di Malone. Mio padre chiuse gli occhi e trasse un respiro profondo. «Non stanno pensando alla gabbia.» «Cosa? Mi strapperanno gli artigli?» Avevo paura. Michael guardò mio padre e sentii un brivido lungo la spina dorsale. «No, non ti toglieranno gli artigli.» Strinsi le unghie sui palmi delle mani, per ricordarmi che erano ancora al loro posto. «Non potrei lavorare come vigilante senza gli artigli. Come mi difenderei?» Ma forse proprio quello era il punto. Non avrei potuto prendermi cura di me stessa e avrebbe dovuto farlo qualcun altro. Sarei rimasta a casa, sposata e con figli. 16


«Faythe, vogliono la pena di morte» disse mio padre, così piano che pensai di non aver capito bene. «Pensano che tu abbia assassinato Andrew e vogliono giustiziarti per questo.» «No.» Ero confusa, non riuscii ad aggiungere altro. Non era possibile. «Le femmine mutaforma non possono essere condannate a morte. Siamo troppo preziose. Me l'hai sempre detto.» Allora compresi. «Per questo mi stanno chiedendo dei figli...» Michael annuì. «Ai loro occhi, vali solo se sei in grado di offrire un servizio alla comunità. Se non hai intenzione di perpetuare la specie, conti quanto un vigilante.» Ebbi un conato di vomito e poi mi lasciai scivolare sul pavimento. «Faythe?» Michael si inginocchiò accanto a me, ma lo udivo appena. Morirò. Sarei morta per ciò che avevo fatto a Andrew e, in fondo, me l'ero meritato. Non avevo voluto infettarlo, né tanto meno ucciderlo, ma non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò se non avessi insistito a voler fare di testa mia, continuando a studiare anziché sposarmi. Uscendo con gli umani invece che con i mutaforma felini. Se non fosse stato per me, Andrew sarebbe stato ancora vivo. Ma non si poteva tornare indietro. L'unico modo per salvarmi era accettare di avere un figlio da un mutaforma qualsiasi. Una mano calda mi toccò la spalla e mi accarezzò i capelli. «Non lo permetteremo, Faythe. Lo giuro sulla mia vita. Troveremo una soluzione.» Sollevai la testa e vidi mio padre in ginocchio accanto a me. Mio padre, l'Alpha, il capo del consiglio territoriale da sempre, era in ginocchio nella polvere. Gli sorrisi. Non volevo piangere ancora davanti a lui. 17


«So che lo farai. Dimmi che cosa devo fare e lo seguirò alla lettera.» Per una volta avrei fatto tutto ciò che mi avesse chiesto. Senza domande. Ma prima che potesse aprire bocca, si spalancò la porta della stanza e Jace fece irruzione. «Greg! C'è un orso mutaforma qui fuori che vuole vedere il responsabile.»

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