Audaci intrighi

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EMILY SULLIVAN Audaci intrighi

Immagine di sfondo: DieterMeyrl/E+/Getty Images

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: A Rogue to Remember Grand Central Publishing - Forever © 2021 Emily Sullivan

This edition published by arrangement with Forever, New York, New York, USA. All rights reserved. Traduzione di Lucia Rebuscini

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

© 2023 HarperCollins Italia S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction aprile 2023

Questo volume è stato stampato nel marzo 2023 da CPI Black Print, Spagna, utilizzando elettricità rinnovabile al 100%

I GRANDI STORICI SEDUCTION

ISSN 2240 - 1644

Periodico mensile n. 155 del 7/04/2023

Direttore responsabile: Sabrina Annoni

Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011

Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA

Distribuzione canale Edicole Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Carlo Cazzaniga, 19 - 20132 Milano

HarperCollins Italia S.p.A.

Viale Monte Nero 84 - 20135 Milano

Per le donne che osano.

La verità raramente è pura e mai semplice.

Dedica

Un villaggio nei pressi di Pistoia, Italia, 1897

Adesso ho tutto il tempo del mondo. A Lottie Carlisle sembrava ancora strano avere le giornate che si prolungavano all'infinito davanti a sé, soprattutto sapendo che la Stagione avrebbe avuto inizio nel giro di qualche settimana. Lei in quel momento non aveva alcun rigido programma a cui attenersi. Nessuna visita da fare o ricevere, nessun ballo o picnic o intrattenimento musicale. Non più artefatte conversazioni con giovani uomini frivoli che facevano del proprio meglio per parlare di qualsiasi cosa che non fosse il suo denaro. E, soprattutto, non più pettegole ficcanaso e false amiche che le chiedevano perché, oh perché, non faceva felice il suo caro, vecchio zio e si trovava finalmente un marito. Quel pover'uomo era così preoccupato!

Davvero, caro, vecchio zio Alfred!

Giunto alla soglia della sua sesta decade, Sir Alfred Lewis era considerato un vero pilastro della società londinese, un rinomato collezionista di oggetti antichi, i cui viaggi in giovane età lo avevano in passato portato a visitare gli angoli più remoti dell'impero. Sull'argomento, aveva persino

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pubblicato un popolare memoriale. Questo gli aveva fatto guadagnare l'ammirazione di molti e la nomina di cavaliere da parte della regina, ma pochi sapevano che zio Alfred faceva anche parte dei più alti livelli del governo. In pubblico amava impersonare il ruolo dell'eccentrico mentre in privato proteggeva senza pietà gli interessi della Corona.

Nemmeno Lottie sapeva quali fossero davvero le sue mansioni, e non l'avrebbe mai saputo.

Lottie si fermò per spostare la tela di fronte a lei. Stava cercando di catturare la soffusa luce dorata delle colline toscane da cui era ormai circondata da giorni, e nemmeno una volta era stata vicina a rendere loro giustizia. Era riuscita a tratteggiare ancora qualche nube e poi aveva posato il pennello con la speranza che i suoi progressi fossero sufficienti a soddisfare il suo maestro di pittura, il signor Ernesto, quando l'indomani si sarebbe presentato per la consueta lezione. Già lo sentiva rimproverarla bonariamente per le sue pennellate troppo affrettate. Pazienza, signora, ci vuole pazienza.

Pazienza. Una virtù di cui Lottie aveva sempre fatto poco uso. Ma ora il tempo era tutto ciò che aveva.

Si avvicinò alla balaustra che separava la terrazza della piccola casa dal ripido versante della collina e posò le mani sulla pietra riscaldata dal sole. Lottie si era innamorata di quel panorama sin dal giorno in cui era arrivata al villaggio, più di una settimana prima. Il proprietario era stato riluttante ad affittare la casa a una donna sola – persino a una donna che sosteneva di essere una giovane vedova rispettabile

ma non era stato tanto stolto da rifiutare l'affitto di un anno intero in anticipo.

Ora Lottie si svegliava davanti a quel panorama ogni mattina, e l'ampia terrazza, con il suo pergolato di viti ram-

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picanti le forniva il luogo ideale per lavorare alla sua pittura en plein air.

L'aria profumava di primavera. Lottie chiuse gli occhi e rivolse il viso al cielo d'aprile, sorridendo quando il sole le accarezzò la pelle. Senza dubbio, il suo viso pallido si stava ricoprendo di efelidi di minuto in minuto, ma ora non aveva più importanza. Per la prima volta in ventiquattro anni, Lottie era libera.

Quello che ancora mancava era la sua completa e irrimediabile rovina.

«Signora, avete una visita» annunciò Marta, la governante, apparendo trafelata sulla terrazza. L'anziana donna non conosceva molto bene l'inglese e benché Lottie avesse assunto un maestro per rispolverare il suo italiano prima di lasciare l'Inghilterra, nulla l'aveva preparata alla rapida cadenza dei nativi. Fortunatamente, conosceva la parola visita.

Strano, nessuno faceva visita all'ora di pranzo e Marta, di solito, faceva la guardia alla porta come un feroce cane dell'Ade. «Cosa? Adesso?»

«Un bell'uomo... nobile» aggiunse Marta, inarcando un sopracciglio in modo eloquente.

Lottie le rivolse un'occhiata esasperata. «Marta!» Come Lottie le aveva già spiegato molte, molte volte, lei non si sentiva sola e non era in cerca d'affetto. Probabilmente, era stata proprio Marta a combinare quella visita e quell'uomo bello e nobile era il figlio del macellaio del villaggio. La governante scrollò le spalle e poi, stranamente, parve esitare. Di solito, Lottie capiva la metà di ciò che lei diceva, ma Marta non era mai esitante.

La donna si guardò alle spalle e poi fece cenno a Lottie di avvicinarsi. «Lui dice di essere vostro... marito.» Bisbi-

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gliò quell'ultima parola come se le stesse confidando un terribile segreto.

Marito?

Lottie aggrottò la fronte. Quella parola le rammentò mari, il termine francese per marito, ma non aveva senso. Di certo lei non aveva un marito. Lottie non aveva nessuno. Guardò verso il dizionario d'italiano posato sul tavolo della terrazza. Si augurava che l'inglese dell'ospite fosse migliore di quello di Marta, altrimenti sarebbe stata una visita molto breve.

«D'accordo, fallo passare» disse Lottie, accompagnando le sue parole con un gesto della mano.

Un raro sorriso illuminò il volto di Marta mentre lei annuiva. «Ah, bene, bene! Una riconciliazione!» Si portò le mani al petto, come se fosse una notizia meravigliosa. «Servo il tè» annunciò, precipitandosi in casa.

«No, Marta!» la richiamò Lottie. Per l'amor del cielo, quella non era una visita ufficiale! Però fu del tutto inutile. Lei era la padrona, ma era Marta a governare in casa. Lottie incrociò le braccia sul petto e si appoggiò alla balaustra in attesa che facesse la sua apparizione quell'uomo bello e nobile.

In un certo senso, la cosa la incuriosiva, dal momento che da quando aveva lasciato la Pensione Bartolini di Firenze non aveva più avuto occasione di parlare con un uomo al di sotto dei cinquant'anni. In quella pensione aveva conosciuto Hans, un tedesco piuttosto noioso, in viaggio con suo padre. Nonostante Hans fosse gentile e parlasse un inglese eccellente, a lei non interessava affatto, ma la sua chaperon, Mrs. Wetherby, non si lasciava scoraggiare. «Immagina, Lottie, potresti avere dei figli biondi!»

Quella donna odiosa considerava le trecce color mogano

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di Lottie un affronto alla decenza. Un terribile difetto contro il quale si doveva correre ai ripari prima che si trasmettesse alla generazione successiva. Ma a Lottie i suoi capelli piacevano, forse perché erano uguali a quelli di sua madre. Distrattamente, si mise la lunga treccia su una spalla. Il pomposo segretario di suo zio, Gordon Wetherby, aveva assicurato che sua zia eccelleva nell'educare le giovani donne dallo spirito ribelle. Lottie rammentava ancora il modo in cui aveva arricciato il naso pronunciando quelle parole. Non era orgogliosa di ciò che aveva fatto, ma doveva riconoscere di aver provato piacere nell'immaginare la reazione del segretario e di Mrs. Wetherby alla sua scomparsa. Pensandoci bene, forse avrebbe dovuto ringraziarlo. Dopotutto, se Mrs. Wetherby fosse stata una compagna più piacevole, forse lei sarebbe stata tentata di modificare i propri piani.

Un rumore di passi che si avvicinavano attirò la sua attenzione. Passi lenti e pesanti. Era chiaro che lo sgradito visitatore non aveva alcuna fretta e che dava per scontato che lei lo avrebbe aspettato. Bello o no, quello non era il modo migliore per fare una prima, buona impressione.

Lottie puntò lo sguardo carico di disapprovazione verso la portafinestra, dove iniziava a intravedere un'ombra. La portafinestra era bassa e l'uomo dovette chinarsi lievemente per uscire sulla terrazza. Trattenne il respiro di fronte a quella sagoma familiare.

No. Non sarebbe mai venuto lì. Non per lei.

Ma prima ancora che la luce del sole illuminasse il suo viso, Lottie ne ebbe la certezza. Se lo sentì nelle ossa, in un posto dentro di lei che aveva cercato di estirpare.

Oh, quanto ci aveva provato!

Le braccia le ricaddero lungo i fianchi quando Alec Gre-

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sham, il pupillo e protetto di suo zio, devoto agente della Corona, unico figlio del poeta Edward Gresham e decisamente molto bello, uscì sulla terrazza.

«Buongiorno, Lottie» la salutò lui. «Che bella casa!»

Non la stupiva che Marta lo avesse scambiato per un nobile. Sicuramente ne aveva il portamento, nonostante fosse completamente ricoperto dalla polvere della strada. Poi quell'uomo ebbe l'audacia di rivolgerle un sorriso. A lei!

Come se fosse passato a prendere il tè.

Come se fossero ancora amici.

Quella parola le causò una fitta da qualche parte vicino al cuore. Lottie cancellò in fretta dal proprio viso l'espressione sconvolta e lo fissò. Non era tanto ingenua da credere che zio Alfred, un uomo che rifiutava caparbiamente di accettare di non avere il totale controllo su ogni cosa, l'avrebbe semplicemente lasciata in pace. Ma mandare Alec da lei!

La sfacciataggine di entrambi era insopportabile!

Se Alec rimase deluso dalla sua gelida accoglienza, non lo diede a vedere. Si avvicinò fino a fermarsi a pochi passi da lei, costringendola così a guardare il suo viso tutt'a un tratto familiare in modo doloroso e sorprendentemente attraente. Le tracce dell'adolescenza, ancora visibile quando si erano incontrati per l'ultima volta, non esistevano più e i suoi lineamenti avevano assunto la bellezza patrizia che i romani tanto apprezzavano. I capelli mossi e scuri gli sfioravano il colletto e un velo di barba gli ombreggiava il viso. Ma dietro a quel suo fascino disinvolto, covava il vecchio antagonismo, conturbante e inquietante com'era sempre stato. I suoi occhi color nocciola brillarono, sfidandola a distogliere per prima lo sguardo; Lottie, tuttavia, continuò a fissarlo.

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Alec riempì il silenzio osservandola con una sfacciataggine che rasentava l'indecenza. Se si fosse trattato di un altro, lo avrebbe rimproverato o se ne sarebbe andata, ma, del resto, se lui fosse stato un altro, lei non sarebbe arrossita e non avrebbe avuto difficoltà nel deglutire. Lo sguardo di Alec si posò brevemente sulle sue labbra. Lottie serrò i pugni contro la sgradita attrazione che sentiva crescere dentro di sé.

«Strano, Marta mi ha detto che era venuto a farmi visita un uomo nobile e bello.» Lei socchiuse gli occhi per sottolineare il tono gelido. «Ma ora vedo che si tratta solo di te.»

Le sue parole suscitarono in Alec una risata. «So che non ti piacciono le sorprese, ma non essere troppo arrabbiata con me.» Anche lui socchiuse gli occhi, come per recuperare un ricordo lontano. «Quanto tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo visti?»

L'atteggiamento era insopportabile quanto la domanda stessa. Non c'era alcun bisogno di fare quella scena. «Non ho tenuto il conto» rispose Lottie.

Erano passati cinque anni.

E in Alec non c'era ancora un'oncia di sincerità. Era un suo talento quello di attirare a sé le persone, dicendo loro quel che volevano sentirsi dire, quel che volevano vedere, provare. Fino a quando finivano per dargli ciò che lui voleva. E poi se ne sbarazzava.

Sorridendo, Alec continuò ad avvicinarsi. «Direi che sono passati più o meno cinque anni, dal tuo...»

«Chi ti ha detto che mi trovavo qui?» Lottie non aveva tempo per quelle scaramucce verbali. Lui doveva andarsene. Immediatamente. Non era arrivata fin lì per avere a che fare con persone come lui e zio Alfred. Non più. «È stata Mrs. Wetherby?»

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Lottie aveva lasciato l'orario del treno per Roma sul suo scrittoio quando se n'era andata dalla pensione, in un punto in cui nemmeno quella testa di rapa della sua chaperon avrebbe potuto evitare di vederlo. Aveva anche sottolineato il nome della città un paio di volte per non dare adito a dubbi sulla propria destinazione. Ma forse una volta si era lasciata sfuggire il nome di quel villaggio...

Alec scosse la testa. «Lei era certa che tu fossi andata a Roma, ma so riconoscere un escamotage quando lo vedo.» Lui le sorrise con approvazione, ma Lottie fece attenzione a restare indifferente.

Almeno qualcuno se n'era accorto!

Aveva lasciato alla pensione anche una rosa rossa e un biglietto, pegno d'amore di un immaginario corteggiatore italiano. Alec aveva capito che anche quello era un trucco? Questo avrebbe potuto rovinare ogni cosa.

«Poi mi sono ricordato che dicevi sempre di voler venire qui, per via dei tuoi genitori.» Il sorriso di Alec si di ssolse insieme alla sua voce, ma le parole rimasero sospese nell'aria.

Accidenti!

Era quello il problema con gli amici d'infanzia. Conoscevano i tuoi pensieri, le tue aspirazioni, tutti i tuoi sogni segreti. Ma mentre Alec sapeva tanto di Lottie, sembrava che tutto ciò che lei credeva di sapere su di lui – almeno tutto ciò che era davvero rilevante – alla fine fosse sbagliato. Per lei Alec era poco più che un estraneo e forse lo era sempre stato.

«A quel punto, è stato facile rintracciarti qui» proseguì lui. «Una giovane donna inglese che viaggia da sola è una novità da queste parti, soprattutto una con i capelli belli come i tuoi.»

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Lottie aggrottò la fronte a quel complimento, anche se il suo cuore traditore accelerò i battiti. «Una storia graziosa, ma non riesco a immaginare perché tu abbia fatto tutta questa strada.» Lottie si assicurò che ogni sua parola trasudasse freddezza e distacco.

Lo sguardo di Alec si fece più cupo mentre si avvicinava, saturando l'aria di un familiare profumo di bosco che avvolse il suo cuore con una sensazione dolce e tenera. La camicia bianca di Alec era aperta sul collo. Il sole aveva reso ancora più scura la sua pelle olivastra e striato i suoi capelli castano scuro con accenni di rame e oro. Lottie combatté contro l'antico istinto di toccare quelle onde arruffate fino a quando intrecciò le mani.

Chissà dov'era stato prima di arrivare lì: in Sardegna, in Turchia, in Grecia... Forse persino in Egitto. Lei non lo aveva mai chiesto a suo zio. La cosa più importante era che Alec se ne fosse andato. Vivere nell'ignoranza per tutti quegli anni le aveva reso più facile fingere che lui non fosse mai esistito al di fuori dei suoi ricordi.

Ora però Alec era davanti a lei in carne e ossa, irradiava vitalità ed era molto reale. Lottie si sorprese a fissare l'avvallamento della sua gola. Subito alzò lo sguardo sugli occhi, ma, naturalmente, lui se ne accorse. Un altro sorrisetto incurvò per un attimo le sue labbra carnose e poi svanì.

«Sai perfettamente perché mi trovo qui, Lottie. E a nome di chi.» Poi inarcò un sopracciglio, come per sottolineare il fatto che lei si era comportata davvero molto male.

Lottie alzò gli occhi al cielo. «Gli ho lasciato un messaggio.»

«Oh, sì» si affrettò a dire Alec con sorprendente e tagliente sarcasmo, «il messaggio che la tua chaperon era terrorizzata all'idea di consegnargli: So quel che faccio, vi

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prego di non essere in collera con me. Pensavi davvero che avrebbe convinto Sir Alfred?»

Lei scrollò le spalle con impertinenza. Quel biglietto era stato un ripensamento dell'ultimo minuto. A zio Alfred avrebbe fatto piacere ricevere due righe da lei e la irritò sapere che Mrs. Wetherby non avesse recapitato il messaggio. «Come tu ben sai, tentare di convincerlo di qualcosa è assolutamente inutile. Pensavo che avrei speso meglio il mio tempo nell'implorare il suo perdono. E sì, so perché sei qui. Quel che mi chiedo è cosa speri di ottenere oggi.»

Per un attimo, Alec parve spiazzato. «Devi tornare a casa. Insieme a me.»

Lottie non riuscì a trattenersi dal ridere. «Mio Dio, zio Alfred ti fa ancora fare le cose al posto suo? Pensavo che di questi tempi ti occupassi di qualcosa di più importante.»

A quanto pareva, gli agenti della Corona non apprezzavano il sarcasmo. Alec sì irrigidì e si fece improvvisamente serio, assumendo un'espressione decisamente ostile. «Ha chiesto il mio aiuto, sono qui per fargli un favore.»

Entrambi sapevano che zio Alfred non chiedeva, lui dava ordini.

«Pensavi che ti sarebbe bastato presentarti qui non invitato e che io sarei semplicemente venuta via insieme a te?»

Lottie rise di nuovo. «Tutto ciò è ancora meno convincente del mio biglietto.»

«Questo non è un gioco, Lottie» disse Alec con una durezza nella voce che le diede i brividi. Poi le sfiorò il gomito e quel lieve tocco fu così immediatamente riconoscibile e così familiare che lei quasi trasalì. «Non ho bisogno di elencarti tutte le ragioni per cui non puoi restare qui.»

Lottie si allontanò dalla sua stretta ipnotica e lo fissò negli occhi. «Posso restarci eccome! Non sono capitata qui

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per caso e ho già affittato questa casa per un anno intero.»

«Allora, mi auguro che il proprietario accetterà di restituirti il denaro. Hai viaggiato da sola in un Paese straniero per più di una settimana. Hai preso in considerazione quel che sarebbe successo quando sei fuggita da quella pensione piena di turisti inglesi? Credevi davvero che nessuno avrebbe notato la tua sparizione?»

Alec era impassibile; forse aveva imparato a controllare il suo temperamento.

«Mi hai preso per una stupida?» replicò lei. «Io volevo che la notassero.»

Fuggendo dalla pensione, Lottie aveva sperato di suscitare uno scandalo tanto memorabile da spingere gli inglesi presenti a diffondere la notizia quel giorno stesso. Le loro lettere avrebbero raggiunto i salotti più in vista di Londra, i pettegolezzi si sarebbero diffusi più in fretta della più contagiosa epidemia, e lei sarebbe stata rovinata. E se questo non fosse bastato, Lottie confidava nel fatto che ci avrebbe pensato Mrs. Wetherby a mettere in giro la voce. L'anziana chaperon aveva una reputazione da difendere, ma nessuno avrebbe incolpato lei se una giovane donna ostinata era fuggita insieme a un italiano.

Sarebbe stato lo scandalo della Stagione, se non dell'anno, e Lottie ci contava.

Alec la fissò come se non l'avesse mai vista prima. «Intendi dire che tu... che tu vuoi essere rovinata?»

Lottie sollevò il mento. Con orgoglio. Con aria di sfida. Con irriverenza. «Resterei moto delusa se non accadesse, Mr. Gresham.»

Finalmente Alec la vedeva davvero per la prima volta. Ora avrebbe capito quanto era forte e determinata.

«Oh, Lottie!» Alec sospirò. «Cosa hai fatto?»

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Audaci intrighi

EMILY SULLIVAN

REGNO D'ITALIA, 1897 - Dopo aver sopportato cinque interminabili Stagioni, Lottie ne ha abbastanza del ton e delle ingerenze di suo zio. Così, quando lui le pone un ultimatum perché trovi un marito, Lottie escogita un piano. Durante un viaggio in Italia creerà un tale scandalo da renderla persona non grata per ogni possibile pretendente. A intralciare i suoi piani arriva però Alec Gresham. E le notizie che reca con sé non sono delle migliori. Lo zio sta morendo e Lottie deve tornare a casa. Sebbene costretta a capitolare, lei fissa due condizioni apparentemente non scandalose...

Ostaggio di piacere

INGHILTERRA - DANIMARCA, IX SECOLO - Nella sua giovinezza, Rebekah ha condiviso una notte indimenticabile – e proibita – con Rædan, ma lui è scomparso la mattina dopo senza lasciare traccia. Ora è la consorte di un crudele signore sassone, e quando i feroci norreni assediano Ryestone Keep, Rebekah è sconvolta nel vedere Rædan guidare la carica! Questo guerriero vichingo spietato e letale non è l'uomo gentile e sorridente che ricorda... eppure si ritrova di nuovo attratta da lui. Duttile ostaggio nelle sue mani, Rebekah deve decidere se può affidargli la propria vita e rivelargli il segreto che...

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