PS60_TRAVOLGENTE PIACERE

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Portia Da Costa

Travolgente piacere


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: In the Flesh HQN Books © 2012 Portia Da Costa Traduzione di Alessandra De Angelis Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. Harmony è un marchio registrato di proprietà Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Passion luglio 2012 HARMONY PASSION ISSN 1970 - 9951 Periodico mensile n. 60 del 20/07/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 71 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Gli occhi del demonio Londra, 1890 «Chi è quell'uomo laggiù?» chiese Charlie. «Hai capito quale intendo? Quel gentiluomo dall'aria impertinente che sta parlando con sir Horace Rumbelow vicino alla porta del salone.» Beatrice Weatherly sospirò. A volte suo fratello era petulante e attaccabrighe, specialmente quando beveva troppo, e quella sera stava tracannando champagne a ritmo spaventosamente rapido. «Ti avevo chiesto d'indossare un abito più sobrio, magari uno dei vestiti scuri e accollati che usavi per il lutto... e invece no» continuò Charlie, contrariato. «E ora guarda come ti fissa! Ti giuro che se non smette di mangiarti con gli occhi vado a dargli un ceffone.» Sarebbe divertente vederti provare a picchiarlo, pensò Beatrice. Con quel fisico potrebbe schiacciarti come se fossi una mosca. «Ti prego, Charlie, ignoralo. Non m'infastidisce minimamente, perciò non vedo perché dovrebbe disturbare te.» Beatrice bevve un sorso di champagne, attenta a distogliere lo sguardo dall'aitante gentiluomo. Quella sera era fermamente decisa a far durare il più possibile ogni bicchiere, dopo quello che era successo l'ultima volta in cui aveva alzato un po' troppo il gomito... 5


In verità, però, la turbava alquanto essere scrutata dallo sguardo penetrante dell'uomo dall'altro lato del salone, e le sensazioni che le provocava erano decisamente allarmanti. Le batteva più forte il cuore e avvertiva un fremito d'inquietudine, una smania che la costringeva, suo malgrado, a ricambiare quelle occhiate intense. Non le aveva tolto gli occhi di dosso da quando era entrata nella sala con Charlie. Ovviamente, quando erano stati annunciati, tutti si erano voltati verso di lei. Beatrice immaginava cos'avessero bisbigliato tra loro gli invitati... Oh, eccola, Beatrice Weatherly, la Sirena di South Mulberry Street, la svergognata che ha posato nuda per quelle scandalose cartoline! Gli uomini che probabilmente possedevano una copia di quelle cartoline licenziose le avevano lanciato occhiate lascive, facendo bene attenzione a non farsi sorprendere dalle mogli, che invece la guardavano accigliate e con le labbra serrate in una smorfia di disapprovazione, quasi temessero che i loro mariti o fidanzati si facessero allettare dal canto dell'indecente Sirena, abbandonandole per attorniarla interessati. Persino i camerieri che giravano per il salone con il vassoio in mano ogni tanto la guardavano di sottecchi. Però ora la reazione immediata al suo arrivo si era spenta come un fuoco d'artificio e gli invitati avevano ripreso il solito chiacchiericcio. Alcuni si erano scostati da lei e Charlie, ma in generale gli ospiti sembravano trattarli con disinvoltura. Beatrice si disse che non avrebbe dovuto sorprendersi. Dopotutto l'alta società era abituata agli scandali, che erano all'ordine del giorno, e a chiudere un occhio sulle trasgressioni. Tuttavia il gentiluomo alto, con gli occhi scuri e i capelli biondi, continuava a fissarla. La tentazione di guardarlo a sua volta era irresistibile, le toglieva il respiro e le provocava brividi d'eccitazione. Le sembrava quasi di trovarsi nel salone di lady Southern abbi6


gliata come in una delle foto che le aveva scattato il suo ex pretendente, Eustace. Cioè... nuda. Sforzandosi di non far notare i propri movimenti, girò la testa con disinvoltura e arrossì violentemente quando lui le fece un cenno di saluto. Che impudente!, pensò Beatrice. Lo fulminò con lo sguardo rispondendo al suo saluto con un cenno secco, giusto per educazione. Lui le sembrava vagamente familiare, come se avesse visto il suo ritratto da qualche parte... ovviamente non nudo. Beatrice avvampò a quel pensiero, anche perché il taglio raffinato della sua giacca non nascondeva la potenza del suo fisico e le permetteva di far galoppare la propria immaginazione sfrenata. L'affascinante ma importuno gentiluomo le rivolse un sorriso abbagliante e audace che le provocò un tuffo al cuore e la indusse a trangugiare il contenuto del suo calice come se fosse stata limonata, invece che champagne. Aveva una bocca ben disegnata, con labbra carnose che risaltavano nel viso rasato, né giovane né maturo, ma un'attraente combinazione di fascino adulto e fanciullesca malizia. Beatrice lo immaginò intento ad assaporare cibi appetitosi e vini pregiati con il gusto di chi sa moderarsi ed evita gli eccessi ma apprezza i piaceri della buona tavola da vero intenditore. E non era difficile fantasticare sui baci avidi che avrebbe dato con quelle stesse labbra, fino a togliere il fiato alla fortunata che avrebbe sedotto senza sforzo alcuno. Con una bocca così avrebbe potuto convincere una donna a fare qualsiasi cosa... Era troppo lontano perché Beatrice potesse distinguere il colore dei suoi occhi, ma le sembravano scuri come la notte, scintillanti e misteriosi, quasi minacciosi. In preda a uno strano affanno, Beatrice distolse lo sguardo. Forse Polly le aveva stretto troppo il corsetto, si disse. Per quanto detestasse quello strumento di tortura, quella sera non 7


le era parso eccessivamente costrittivo, almeno finché non era arrivata al ballo e aveva posato lo sguardo su di lui. Sforzandosi di fare respiri profondi e regolari, si voltò verso Charlie e si accorse che anche lui era turbato, mentre fissava accigliato una coppia. I signori Chamfleur, che Charlie e Beatrice conoscevano abbastanza bene, ridevano e chiacchieravano animatamente con un gruppetto di conoscenti poco lontano. Guardandoli con discrezione, Beatrice si sorprese a invidiare la complicità che c'era tra i due coniugi francesi. L'ardore con cui monsieur Chamfleur guardava sua moglie e la tenerezza con cui le baciava la mano o le accarezzava una guancia la diceva lunga sull'intimità che doveva esserci tra loro. «Dio, quei due sono proprio scostumati!» borbottò Charlie, scolando il calice che aveva in mano e mettendolo sul vassoio di un cameriere di passaggio, da cui ne prese un altro pieno. «Quando me li hai presentati credevo che fossero dei raffinati nobili francesi, invece si comportano in maniera sguaiata, da pescivendoli. Guarda come si fissano! Sembra che stiano per strapparsi gli abiti di dosso a vicenda! Non siamo in una taverna, perbacco. In società ci vuole un certo contegno, non trovi?» osservò irritato. Beatrice scosse la testa. Voleva bene a suo fratello, perché era buono, gentile e sensibile, ma a volte le sembrava troppo severo e bacchettone per i suoi venticinque anni. «Non sono d'accordo. Secondo me sono invidiabili, nonché una bella coppia. Li ammiro per i loro modi affettuosi. Se tutti i coniugi fossero così espansivi e affiatati, sicuramente ci sarebbero molti più matrimoni felici. Che c'è di male a esibire i propri sentimenti?» Charlie fece schioccare la lingua; la sua espressione di disapprovazione parve a Beatrice quella di un vecchio bigotto ipocrita e intransigente. «Ti consiglierei, cara sorella, di evitare di pronunciare in pubblico la parola esibire e d'inneggiare alla libertà di costumi... Dovresti preoccuparti di difendere 8


la tua reputazione, invece di danneggiarla ulteriormente!» la rimproverò. «Non essere sempre il solito guastafeste, Charlie!» Nervosa, anche Beatrice vuotò il calice di champagne e ne prese un altro, per calmare la sua apprensione con l'alcol invece di sfogarsi litigando con il fratello in pubblico. «Sappiamo entrambi che ormai tutti mi considerano una donna perduta e irrecuperabile, tanto vale fare buon viso a cattivo gioco.» Abbassò la voce e aggiunse: «Ritengo che sarà meglio che tu rinunci alle tue speranze di risollevare le nostre finanze trovandomi un buon partito da sposare. Perché non cerchi lavoro, piuttosto? Potrei trovare un buon impiego anch'io. Sono intelligente e volenterosa, ci sono tante cose che potrei fare con risultati proficui». Il fratello la guardò indignato. «Non permetterò mai a mia sorella di lavorare! Sono un gentiluomo, per tutti i numi!» «Santo cielo, non prendertela così, fratello caro. Stavo solo pensando che potrei imparare a usare una macchina per scrivere e presentarmi a un'agenzia. A sentire te, sembra quasi che abbia intenzione di darmi al meretricio offrendo il mio corpo per uno scellino!» Charlie aprì la bocca per rimproverarla ma dalle sue labbra non uscì alcuna parola. Si accigliò e fissò un punto oltre le spalle di Beatrice, che scrutò la sua espressione con un brivido gelido che le scorreva lungo la spina dorsale. Non aveva dubbi su chi avrebbe visto quando si fosse voltata, ma anche lei era raggelata, come Charlie. Non aver paura, si esortò mentalmente. È solo un uomo... «Una somma così modesta?» intervenne una calda voce maschile alle sue spalle, in tono divertito. «Fosse per me, pagherei anche cento ghinee per avere un simile privilegio.» «Permettetemi di dirvi, sir...» Paonazzo, Charlie stava per redarguire il nuovo arrivato per il suo commento irrispettoso, ma tacque di colpo lasciando la frase a metà, impietrito come se fosse stato colpito dallo sguardo della Medusa. 9


Trasognata, Beatrice si voltò lentamente e sollevò il mento in un atteggiamento di sfida, anche se tremava come una foglia. Ovviamente era lui, il biondo con i penetranti occhi scuri e la mascella volitiva che l'aveva fissata con tanta insolenza. Lui le fece un elegante inchino e solo quando le prese la mano lei si rese conto di avergliela stesa con un gesto automatico. Lui se la portò alle labbra e a Beatrice parve di sentire la sua bocca ardere attraverso il guanto di raso. Quel contatto le scottò la pelle come una fiamma viva e trasmise la stessa sensazione d'intenso calore agli anfratti più segreti del suo corpo, tanto che le sembrò quasi di galleggiare nuovamente nella stessa dimensione onirica e languida in cui l'aveva trasportata Eustace quando l'aveva convinta a posare per quelle maledette fotografie. Era stordita, ma si sentiva libera di provare nuove sensazioni e fare esperienze trasgressive. Con la piccola mano in quella grande e forte dell'affascinante biondo, Beatrice avvertì un palpito tra le cosce, come se il suo ammiratore l'avesse accarezzata proprio lì. «Posso presentarmi, miss Weatherly? Sono Edmund Ellsworth Ritchie» le disse raddrizzando le spalle e fissandola dritto negli occhi. Il suo sguardo le faceva venire voglia di annegare nelle profondità delle sue iridi. Beatrice sapeva che la modestia le imponeva di abbassare gli occhi, ma era ipnotizzata da quelle due gemme scure e scintillanti, di un blu cupo e intenso, misterioso e torbido come inchiostro. «Potrei dirvi che speravo d'incontrarvi qui stasera, ma sarebbe una bugia perché ero certo di vedervi. Siete stata invitata appositamente perché potessimo conoscerci.» Beatrice rimase senza parole. In realtà aveva molto da dire, ma il fremito che si era impadronito del suo corpo le aveva tolto la favella. «Ma, sir...» tornò all'attacco Charlie, subito ridotto al silen10


zio da un'altra occhiata fulminante di Edmund Ritchie. «Weatherly, mi concedereste un momento per parlare con vostra sorella in privato?» La richiesta di Ritchie fu pronunciata in tono garbato, ma con tutta l'arroganza di uno schiaffo dato con una mano di velluto. Prima che Charlie potesse rispondere, o comunque reagire, quel prepotente aveva preso Beatrice per un gomito e la stava conducendo verso un angolo appartato tra due palme piantate in grossi vasi. Dovrei divincolarmi e andarmene, far chiamare una carrozza e lasciare immediatamente questo posto. Beatrice sentiva che su di lei incombeva un oscuro pericolo, e fu tentata di cedere all'impulso di darsela a gambe, ma la paura lottava dentro di lei con un demone licenzioso che stava facendo capolino, risvegliato dal contatto con la mano di Ritchie che le teneva il gomito. Lo conosceva di fama. Edmund Ellsworth Ritchie era noto in società e il suo ritratto compariva spesso sulle pagine dei giornali, da quelli più seri alle pubblicazioni scandalistiche che grondavano pettegolezzi, dagli articoli di economia alle cronache mondane. Era un facoltoso imprenditore e possedeva terre e svariate attività, nonché la reputazione di essere un libertino, con una fila interminabile di conquiste alle spalle. Il potere della ricchezza, pensò Beatrice. Ritchie poteva fare tutto ciò che voleva perché era pieno di soldi. Aveva suscitato molto più scandalo di lei, eppure era adorato in società e gli si perdonava tutto. Ora che si erano allontanati dalla folla degli invitati, Beatrice si aspettava che Ritchie cominciasse a fare il cascamorto con lei, per tenere fede al suo personaggio d'impenitente donnaiolo. Invece lui rimase in silenzio, a fissarla senza aprire bocca. Si limitò a toglierle di mano il calice di champagne con fare prepotente e a posarlo sul vassoio di un cameriere di passaggio. «Spiegatevi. Cosa intendevate dicendo che ci avete fatto 11


invitare di proposito? Perché volevate incontrarci?» lo apostrofò lei, sforzandosi di assumere un atteggiamento abbastanza dignitoso da permetterle di tenergli testa, per quanto fosse un'impresa improba perché Ritchie trasudava sicurezza e autorevolezza. «Cosa volete da me e da mio fratello, signor Ritchie?» Ritchie rise e quel suono caldo e profondo l'avvolse come una carezza complice e confidenziale. Beatrice lo fissò indignata da tanto ardire. Se non avesse temuto di suscitare ancora più pettegolezzi di quanti ne circolavano già sul suo conto, l'avrebbe schiaffeggiato dinanzi a tutti. Però si rese conto che non tremava solo per la collera. Era confusa e tutta scombussolata, stupita dalla reazione del proprio corpo che la tradiva, desiderando ciò che invece la sua mente rifiutava. Un delicato rossore le infiammava le gote e un fremito le faceva inturgidire i capezzoli e vibrare parti più nascoste della sua anatomia femminile. Per quanto fosse agitata, la natura di quel turbamento era piacevole. Le pieghe segrete della sua carne dolevano come se solo un'intima carezza potesse alleviare il suo tormento. «Da vostro fratello non desidero niente in particolare, miss Weatherly, voglio solo voi» dichiarò lui con fermezza. Fece una pausa e portò al bavero della giacca un'elegante mano dalle lunghe dita. Beatrice seguì i suoi gesti ipnotizzata come un serpente dall'incantatore e trasalì violentemente quando lui aprì di scatto la giacca per mostrarle il bordo dorato di una cartolina che sporgeva dal taschino interno di raso nero. Oh, no! Ecco cosa voleva da me, pensò Beatrice con un tuffo al cuore. Non ha solo sentito parlare di quelle fotografie, ne ha una! «Volevo verificare se la donna in carne e ossa fosse all'altezza della sua immagine.» Passò la punta di un dito sul bordo dorato con lasciva lentezza e aggiunse: «... e scoprire se siete davvero una sirena». Scandalizzata, Beatrice non poté fare a meno di avvertire 12


una deliziosa ma allarmante emozione che le serrò lo stomaco. Devo essere impazzita!, si rimproverò. Conosco quest'uomo da pochi istanti e mi ha già fatto diventare una svergognata che pensa solo a contatti spudorati... «Un gentiluomo non porterebbe siffatti oggetti a una serata mondana di un certo livello» gli fece notare, fissandolo con ostilità, anche se dentro di sé si sentiva sciogliere. «Anzi, un vero signore non possiederebbe un'immagine così scandalosa.» Ritchie abbozzò un sorriso sornione, trapassandola con lo sguardo. Nelle sue iridi blu oltremare Beatrice vide delle stelline ammiccanti che danzavano a tempo con il valzer che l'orchestra stava suonando nel salone. «E una vera signora non avrebbe posato per questo ritratto» precisò lui. Aveva ragione, ma Beatrice non l'avrebbe ammesso per tutto l'oro del mondo. Una fanciulla dabbene non sarebbe mai stata tanto ingenua e sprovveduta da cedere alle pressanti richieste del suo fidanzato, per quanto lei cercasse di giustificare la sua momentanea mancanza di senno attribuendo la colpa allo champagne. «Touché» mormorò, sforzandosi di assumere un contegno rigido come le stecche di balena che sostenevano il suo corsetto, per non liquefarsi sotto il suo sguardo anche se le sembrava che avesse trasformato il suo sangue in miele caldo. «Purtroppo quelle immagini rappresentano per me un episodio increscioso di cui non vado fiera. Ho commesso un imperdonabile errore di giudizio che tento di mettermi alle spalle, e spero che le persone che mi conoscono, voi compreso, trovino la decenza di relegare nel passato questa mia... caduta di stile, per così dire.» E con ciò, ritenne di essersi guadagnata un'uscita di scena decorosa. Si voltò e fece per allontanarsi, ma lui l'afferrò per un braccio e la bloccò, toccandola proprio in corrispondenza 13


dell'unica porzione di pelle scoperta tra il bordo del lungo guanto candido e il pizzo leggero della manica corta. Quel contatto tra la sua mano e la pelle nuda la fece rabbrividire. I polpastrelli di Ritchie scottavano come tizzoni ardenti. «Lasciatemi!» gli intimò lei in tono troppo stridulo. Lui obbedì all'istante, ma a Beatrice parve che le sue dita avessero impresso dei marchi a fuoco sul suo braccio. «Non potete cancellare quelle fotografie, Beatrice» sussurrò lui con fare confidenziale. «Quella siete voi. L'ho sospettato quando ho visto quest'immagine» aggiunse tirando fuori la cartolina che la ritraeva, la più indecente di tutte perché era in una posa tale che sembrava che si stesse toccando tra le cosce. Sembrava?, pensò Beatrice. O l'aveva fatto davvero? Non riusciva a ricordare distintamente, ma fu scossa da un brivido che non sfuggì allo sguardo penetrante di Ritchie. «E ora che vi ho conosciuto di persona, mia cara, so la verità.» Fece una pausa e si umettò le labbra come se stesse pregustando il bacio che le avrebbe dato... o un contatto carnale più impudico. «Questa è la vostra vera natura. Siete una dea sensuale, miss Weatherly, una sirena. E prima vi deciderete ad ammetterlo e più sarete appagata... e anch'io» concluse lanciandole un'occhiata seducente da sotto le sue lunghe ciglia. Com'era possibile che un uomo avesse delle ciglia così lunghe senza sembrare effeminato? Eppure quei due ventagli folti e scuri non facevano che accentuare la sensualità del suo sguardo e aumentare il suo fascino decisamente virile. «Purtroppo, sir, la mia vera natura, come dite voi, non è affar vostro.» Beatrice cercò di nuovo d'irrigidire la schiena, ma inutilmente. Detestava quell'affascinante rubacuori, famoso per le sue conquiste, ma il suo corpo traditore lo desiderava. Beatrice aveva solo voglia di strofinarsi contro di lui con fare lascivo, e lo sforzo che faceva per mettere a tacere il proprio anelito la stava fiaccando. «Ora, se non vi dispiace 14


lasciarmi andare, vorrei tornare da mio fratello.» «Ma io non vi sto trattenendo» notò lui con una risata sommessa. «Non vi sto neanche toccando, se non attraverso il vostro ritratto» aggiunse sfiorando con dita avide le curve del suo corpo nudo, esposto al suo sguardo sulla cartolina. Vedendo con quanta sensualità sfiorava l'immagine del suo seno, Beatrice avrebbe voluto schiaffeggiarlo ma il buonsenso la fermò. Quell'uomo era uno sbruffone insolente, e restare in sua compagnia era esattamente ciò che lui voleva. Molto meglio andare via subito, si disse. «Arrivederci, signor Ritchie.» Beatrice fece un passo per allontanarsi ma si accorse di avere le gambe molli. «Aspettate, miss Weatherly, non posso almeno avere l'onore di scrivere il mio nome sul vostro carnet di ballo?» Lei abbassò lo sguardo verso il cartoncino appeso a un nastro che le pendeva dal polso. «Temo proprio di no. È tutto pieno» mentì. Quella bugia le permise di spezzare l'incantesimo e trovare la forza di allontanarsi senza voltarsi a guardarlo. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di lanciargli un ultimo sguardo! Eppure mentre fuggiva le sembrava di vederlo sfiorare con dita carezzevoli la cartolina. Edmund Ellsworth Ritchie non seguì Beatrice Weatherly. Non poteva. Si limitò a osservarla mentre si allontanava in fretta, tutta rigida e ostile. Ogni volta che l'abito chiaro ondeggiava, lui aveva un fremito mentre la guardava farsi largo tra i gruppi d'invitati che chiacchieravano, lasciando nell'aria una scia di fresco profumo di mughetto. Anche se avesse avuto la forza di muoversi, probabilmente sarebbe rimasto fermo per timore di rivelare ai presenti la sua mostruosa e scandalosa erezione. Si era eccitato nell'attimo stesso in cui aveva posato lo sguardo su di lei e ora il suo membro era come una verga di pietra che gli tendeva la stoffa dei calzoni. Sì, aveva la fama di essere uno stallone, ma farsi 15


vedere in quelle condizioni a un ballo era troppo scandaloso persino per un libertino come lui. Edmund sperò che Beatrice non avesse notato il suo... entusiasmo nel vederla. Non aveva abbassato lo sguardo sul suo inguine, per fortuna; d'altronde nessuna fanciulla dabbene l'avrebbe fissato ostentatamente lì, il che confermava la sua prima impressione. Nonostante fosse in possesso del suo ritratto in cui era mollemente distesa su una pelliccia in una posa impudica, con la mano tra le cosce, Edmund non poteva fare a meno di essere convinto che Beatrice non fosse licenziosa come lasciava intendere la cartolina. Chi siete in realtà?, pensò. Una sacerdotessa di riti orgiastici o una vestale illibata? Qualunque sia la risposta, siete l'incarnazione di tutti i miei sogni... e anche di più. Era impossibile decidere quale ruolo lo eccitasse di più, se quello della vergine casta o quello della maliarda sensuale, ma di una cosa era certo: Beatrice Weatherly l'aveva stregato. L'aveva avvolto nel suo incantesimo appena l'aveva vista in quella fotografia, ma il suo desiderio si era centuplicato quando se l'era trovata davanti in carne e ossa. La collezione di cartoline circolava sottobanco al suo circolo da qualche tempo e un giorno, incuriosito, se n'era fatta mostrare una da un suo amico. Era rimasto attonito e inebetito come se avesse ricevuto contemporaneamente un pugno in testa, al cuore e nel ventre. La vista di quella bellissima fanciulla nuda l'aveva lasciato senza parole, e non riusciva a capire perché, dal momento che aveva visto molti splendidi corpi femminili senza veli in vita sua. Ma lo stupore si era trasformato in eccitazione, e l'eccitazione in ossessione. Aveva deciso d'incontrare Beatrice Weatherly di persona per liberarsi da quel tormento e invece era più in trappola che mai, perché le sensazioni provate nel contemplare la sua bellezza sul cartoncino erano aumentate d'intensità in maniera incredibile. 16


Il suo viso non possedeva la perfezione classica tanto ammirata in società. Non era delicata come sembrava in fotografia, ma aveva un'aura indomita e selvaggia che lo attraeva e di cui lei non sembrava consapevole. Il contrasto tra la sua carnagione lattea e il rosso vivido dei capelli era molto più stupefacente dal vivo che sulla cartolina colorata a mano dal fotografo. La bellezza di Beatrice Weatherly riluceva di energia animalesca e di una sensualità sana e vibrante che mancava alle insipide fanciulle di buona famiglia che Edmund era abituato a frequentare. E il suo corpo... Dio, il suo fisico voluttuoso, dal profumo celestiale! Era incredibile che potesse essere tanto appetibile e incantevole con addosso quel modesto abituccio. Non era merito del corsetto che le strizzava le forme né del taglio dell'abito. No, Beatrice Weatherly aveva un fascino fiero, da amazzone, e i suoi occhi di un intenso verde scuro rappresentavano una sfida allettante. Aveva voglia di sentirla gemere sotto le sue carezze ed era sicuro che, per quanto lei gli si fosse dimostrata ostile, sarebbe stata contenta di concedergli una simile libertà. Fermò un cameriere e gli chiese un whisky. Lo champagne non era abbastanza forte per dargli la sferzata di cui aveva bisogno. Mentre aspettava di essere servito, spostò lo sguardo sulla folla di dame eleganti e nobiluomini impeccabili. Gli sembravano tutte figure ritagliate nella carta, evanescenti e impalpabili come ombre cinesi. Solo Beatrice Weatherly era viva e ben visibile per lui, anche se in quel momento sembrava essersi volatilizzata. Con discrezione, tirò fuori di nuovo la fotografia dalla tasca e scrutò l'immagine sublime della fanciulla, paragonandola mentalmente alla Beatrice che aveva incontrato poco prima. Nel ritratto, Beatrice aveva un'aria naturale, non artefatta. Non guardava dritto verso il fotografo, con un accenno di pudore, mentre poco prima l'aveva fissato spavalda e fiera. 17


La fanciulla e la sirena lo eccitavano incredibilmente, così come un tempo aveva spasimato per la sua cara, perduta e beneamata Clara. Il suo primo matrimonio era stato felice e soddisfacente sotto tutti i punti di vista. Vedendo tornare il cameriere, rimise la fotografia al sicuro nel taschino. Bevve un sorso di whisky, il cui bruciore lo rinfrancò. Non gli bastava più provare piacere da solo contemplando le cartoline lascive che ritraevano Beatrice. Voleva toccare lei. In un istante fuggevole era riuscito a sentire la sua pelle e quel contatto l'aveva inebriato e riscaldato intimamente più del liquore. Semplicemente ricordando la sensazione della sua pelle morbida sotto le dita si eccitava in maniera indicibile. Risveglierò tutta la vostra sensualità, bella Beatrice, perché so che è nascosta in voi, per quanto vi sforziate di negarlo. Assaporerò e accarezzerò la vostra carne e sentirò le vostre mani e le vostre labbra su di me. E lo farò presto, perché altrimenti impazzirò. Dio, meglio non pensare neanche alla pazzia... Bevendo un altro sorso di whisky, fu scosso da un brivido come se avesse visto un fantasma. Cercò di scacciare i pensieri cupi. Beatrice Weatherly era la luce, il fuoco, la passione, tutto ciò che c'era di bello nella vita. Grazie agli investimenti imprudenti di suo fratello e alle giornate alle corse e le notti al tavolo da gioco che Charlie Weatherly aveva trascorso sconsideratamente, la sirena di South Mulberry Street ora era a portata di mano di Edmund, pronta da cogliere come un frutto maturo...

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