SED5_BACI BRIVIDI E CAREZZE

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MADELINE HUNTER

Baci, brividi e carezze


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Provocative in Pearls The Berkley Publishing Group / Penguin Group Inc. © 2010 Madeline Hunter Traduzione di Rossana Lanfredi Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Storici Seduction giugno 2012 Questo volume è stato stampato nel maggio 2012 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI STORICI SEDUCTION ISSN 2240 - 1644 Periodico mensile n. 5 del 13/06/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 556 del 18/11/2011 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


1 Middlesex, Inghilterra, agosto 1818 Un vero amico ti lascia sfogare la rabbia, anche se trova la cosa noiosissima, così Grayson, Conte di Hawkeswell, approfittò dell'amicizia di Sebastian Summerhays mentre erano entrambi intrappolati nella carrozza di quest'ultimo in una luminosa mattina d'agosto. «Maledico il giorno che mia cugina mi ha presentato quel bastardo» sibilò, e lui per primo sentì l'ira nella propria voce. Aveva giurato a se stesso, giurato, che non l'avrebbe fatto, e invece eccolo lì, a fumare come un camino contro l'idiozia della vita e a rovesciare tutte le sue sventure nelle orecchie di Summerhays. «Thompson dunque non ti ha aiutato?» «Diavolo, no! Però il curatore dei beni di mia moglie ha accettato di sostenere la mia richiesta che si apra una nuova inchiesta, e così, con l'aiuto della Provvidenza e dei tribunali, per la fine dell'anno dovrei essere libero da questo pasticcio.» «Non ha senso interferire con l'inchiesta. Thompson non ha raziocinio se cerca di fare una cosa simile.» «Lui vuole mantenere il legame. O, meglio, sua moglie lo vuole. Quella donna sta cercando di danneggiare l'inchiesta per quanto le è possibile, nella speranza che i nuovi legami tengano una volta che quello originario verrà reciso. Al marito, poi, 5


va benissimo che le cose restino come sono. In fondo adesso ha il controllo della ferriera, che è quello che vuole. Se riusciamo a por fine a questa situazione di stallo, rischia di perderlo.» «Fai bene ad andare in campagna, allora. Ti farà bene un po' di pace.» Summerhays sorrise, dal quel buono, comprensivo amico che era. La sua espressione somigliava un po' alla compassione del medico per il paziente, come se si preoccupasse della salute dell'uomo che cercava di placare. Hawkeswell vide il proprio risentimento come doveva vederlo l'amico e la rabbia si trasformò in amaro divertimento. «Sono un po' ridicolo, vero? Ebbene, suppongo che questa sia la punizione quando ci si vende sposandosi in cambio di un po' di denaro.» «Unioni di quel tipo se ne fanno di continuo. Tu sei solo vittima di bizzarre circostanze, tutto qui.» «Allora speriamo che le circostanze cambino presto. Sono pieno di debiti fino al collo e ho venduto tutto quello che potevo vendere. Credo che quest'inverno mangerò solo porridge.» La conversazione virò su altri argomenti, tuttavia parte della mente di Hawkeswell restò fissa sul mistero coniugale che lo tormentava da due anni. Verity era annegata nel Tamigi, ma il suo corpo non era mai stato trovato. Come fosse arrivata fin là il giorno del suo matrimonio, perché avesse lasciato la proprietà del marito che aveva appena sposato, restava un mistero, anche se c'era chi avrebbe voluto dare la colpa a lui. La sua reputazione di uomo dal pessimo carattere alimentava simili congetture, tuttavia anche uno stupido avrebbe capito che la scomparsa della giovane proprio quel giorno non costituiva affatto un vantaggio per lui. Un matrimonio non consumato era un matrimonio ambiguo, come gli aveva spiegato con chiarezza il curatore di Verity quando si era rifiutato di versargli i ricavi del patrimonio di sua moglie. Sarebbe stata la Chiesa a decidere se la loro era stata una vera unione, ma 6


soltanto se, e quando, lei fosse stata dichiarata morta. Nel frattempo... Nel frattempo lui, il marito di Verity, o forse il suo non marito, doveva aspettare. Non poteva risposarsi fino a quando lei ufficialmente fosse stata ancora viva, e non poteva nemmeno disporre del denaro che lo aveva portato fino all'altare. Insomma, si ritrovava in una sorta di limbo. Quell'impotenza lo rodeva, lo rendeva irrequieto. Detestava essere nelle mani del destino e ancora peggiore era il pensiero che quella situazione potesse protrarsi per anni. «Apprezzo la tua compagnia, Summerhays. Sei troppo buono per dirmi che sono noioso, ed è stato generoso da parte tua propormi di accompagnarti fuori città, prima che io parta per il Surrey.» «Tu non sei noioso. Sei di fronte a un dilemma e mi dispiace non poterti dare nessuna soluzione, visto che non mi permetti di prestarti...» «Non voglio un altro debito, men che meno con un amico. Non prevedo neppure di poter ripagare quelli che ho già.» «Naturalmente. Tuttavia, se dovessi davvero arrivare al porridge, forse accetterai la mia offerta, se non altro per il bene di tua cugina e di tua zia.» «Non posso.» Certo che poteva, e se le cose fossero arrivate fino a quel punto probabilmente avrebbe accettato. Una cosa era subire da solo le conseguenze di quel pasticcio, tutt'altra era assistere alla sofferenza di coloro dei quali lui aveva la responsabilità. Si sentiva già molto in colpa, e non solo nei confronti di sua zia e sua cugina, ma anche di tutta la brava gente che viveva sulle sue terre e che meritava cure e generosità maggiori di quelle che poteva permettersi. «Hai detto a tua moglie che arrivavi un giorno prima?» chiese all'amico. Summerhays si era sposato in primavera e sua moglie andava a trovare le amiche nel Middlesex con una certa frequenza. 7


Quell'estate poi i soggiorni in campagna si erano spesso prolungati, per evitare il caldo della città. «Ho finito di sistemare i miei affari così tardi, ieri sera, che sarebbe stato inutile. Le farò una sorpresa. Audrianna sarà contenta.» Hawkeswell ammirò una tale sicurezza. In genere le donne non erano contente quando i mariti interferivano con i loro progetti, e se l'amico fosse stato un altro tipo di uomo, e sua moglie un altro tipo di donna, comparire inaspettatamente, un giorno prima del previsto, a una riunione di amici in campagna, avrebbe potuto portare a qualche imbarazzante spiegazione. La carrozza avanzò lungo la strada principale del villaggio di Cumberworth, con il castrato nero di Hawkeswell che la seguiva, legato. Una volta arrivato nel Surrey, Hawkeswell doveva andare a trovare sua zia per dirle che presto avrebbe dovuto lasciare la casa di città. Non sarebbe stato un incontro piacevole. Persino peggiore sarebbe stato quello con l'amministratore, il quale ancora una volta gli avrebbe consigliato di cintare il terreno comune della proprietà. Fino a quel momento lui aveva resistito a quella che era ormai diventata la pratica moderna sulla questione, cercando di risparmiare – alle famiglie le cui vite dipendevano da quelle terre – le difficoltà che sarebbero loro derivate dalle recinzioni. Gente che non aveva avuto i tetti delle case dove viveva sistemati a dovere dal loro padrone non poteva essere ulteriormente danneggiata, e in un modo ancora peggiore. Le sue finanze, tuttavia, erano in condizioni disastrose e, a meno che presto non migliorassero, tutti avrebbero comunque sofferto. Appena fuori dal villaggio, la carrozza imboccò una curva e, dopo circa mezzo miglio, svoltò di nuovo in un sentiero privato. Proprio lì un cartello segnalava l'inizio della proprietà: I Fiori più Rari. 8


Il cocchiere si fermò là dove gli alberi si aprivano svelando una piacevole casa di pietra circondata da un bel giardino perenne in stile campestre. «Devi entrare a salutare le signore. Audrianna vorrà vederti» cercò di convincerlo Summerhays. «No, grazie. Prenderò il mio cavallo e partirò. È te che lei vuole vedere.» «Il cavallo ha bisogno di riposare un po'. Insisto che entri con me. Mrs. Joyes ti darà qualcosa da bere prima che tu riprenda il viaggio e poi potrai vedere il giardino sul retro. È tra i più belli del Middlesex.» Poiché i doveri che lo aspettavano nel Surrey non lo spingevano certo ad affrettarsi, Hawkeswell seguì l'amico verso il portone d'ingresso. Una donna magra lo aprì e fece una riverenza quando riconobbe Summerhays. «Milady non vi aspettava per oggi, signore. Non ha ancora fatto i bagagli ed è in giardino.» «Va bene, Hill, aspetterò. E vado da solo in giardino, se avete altre faccende da sbrigare.» Hill fece un'altra riverenza, ma li accompagnò. Attraversarono un salottino e una piccola, accogliente biblioteca, piena di poltroncine imbottite. La cameriera li lasciò quando entrarono in un altro salotto, più informale, sul retro. «Vieni con me» disse Summerhays, e precedette Hawkeswell lungo un corridoio, che portava a una vasta serra. «Mrs. Joyes e le signore qui si dedicano alla loro piccola attività chiamata: I Fiori più Rari. Hai visto il frutto del loro lavoro alle mie nozze e a molti ricevimenti della stagione scorsa. Qui è dove creano le loro magie.» La serra era molto vasta. Alberi di agrumi e felci, piante e rampicanti colmavano l'ambiente di verde e profumi. Le alte finestre erano state aperte e la brezza faceva fremere foglie e petali. I due uomini si diressero verso il fondo, dove una vite carica 9


di grappoli faceva da baldacchino ad alcune sedie di ferro e a un tavolo in pietra. Hawkeswell guardò fuori attraverso le pareti di vetro. Le onde dei pannelli distorcevano ogni cosa, facendo sembrare la scena più un acquerello dai pallidi colori che una tela a olio. Anche così, tuttavia, si riconoscevano quattro donne, sotto quello che sembrava un pergolato accanto a un muro di mattoni sul lato opposto del giardino. Poi una porta fu aperta e le immagini divennero nitide. Il pergolato era di rose bianche e sotto di esso, su una panca di pietra, sedeva Audrianna, accanto alla pallida, perfetta Mrs. Joyes dagli occhi grigi. Hawkeswell conosceva Daphne Joyes per averla incontrata alle nozze dell'amico. Altre due donne sedevano invece sull'erba, di fronte alla panca. Una era bionda, con i capelli raccolti in un'elaborata acconciatura, l'altra indossava un semplice cappello di paglia dalla larga tesa che le nascondeva i lineamenti. Mrs. Joyes notò i due uomini che uscivano dalla serra e sollevò un braccio in segno di saluto. Le due donne sull'erba si voltarono per vedere chi fosse arrivato. Poi quella con il cappello di paglia tornò a girarsi verso Audrianna e in Hawkeswell vibrò una bizzarra sensazione, come fosse stata pizzicata la corda di uno strumento muto. Quella zona del prato era in ombra, e la tesa del cappellino creava un'ombra ancora più scura. Eppure... Fissò quel cappello, ora assolutamente immobile. La donna non tornò a voltarsi, nemmeno quando Audrianna e Mrs. Joyes gridarono a Summerhays che le raggiungesse. L'inclinazione della testa, tuttavia, fece vibrare di nuovo in lui quella corda silenziosa. «Chi sono le altre?» chiese. «Quelle sedute sull'erba?» «La bionda è Miss Celia Pennifold, l'altra è Miss Elizabeth Smith. Lizzie, la chiamano.» «Le conosci già?» 10


«Oh, sì, conosco bene tutti I Fiori più Rari.» Hawkeswell emise un profondo respiro. Certo che Summerhays le conosceva tutte. Il campanello d'allarme che il suo istinto aveva suonato era totalmente ingiustificato. «Ecco, in effetti, ora che mi ci fai pensare non conosco Lizzie. Non me ne ero mai reso conto, ma in effetti l'ho vista nel giardino e attraverso i vetri della serra, o passarmi accanto sempre con la testa coperta, ma non credo mi sia mai stata presentata.» Si erano avvicinati alle signore. Il cappellino continuava risolutamente a restare immobile, ma nessuno parve notarlo, o considerarlo scortese, nel caotico scambio di saluti e presentazioni che seguì. Nessuno parve nemmeno badare al fatto che Lizzie non fosse presentata al marito di Audrianna, proprio come non lo fu a Hawkeswell. Tuttavia un conte era appena entrato nel giardino per la prima volta e l'immobilità di quella giovane non poteva durare in eterno, così alla fine Audrianna si accinse a espletare quella formalità. E finalmente il copricapo di paglia si alzò. Hawkeswell sentì il sangue pulsare nelle tempie mentre quel corpo snello, nascosto dal semplice abito di mussolina azzurra, si voltava verso di lui. La testa china, la larga tesa che nascondeva il volto, Lizzie fece una riverenza. Il pulsare alle tempie si placò. No, si era sbagliato, la mente gli aveva giocato un brutto scherzo. «Vado a chiedere a Hill di portarci dei rinfreschi» disse piano Lizzie. Molto piano. Come in un sussurro. Un'altra riverenza e si allontanò. Il gruppetto di donne non parve far molto caso a quel congedo e il brusio della conversazione continuò. Di nuovo l'inclinazione particolare della testa, quel modo unico di camminare. Le tempie di Hawkeswell ricominciarono a pulsare selvaggiamente. 11


«Fermatevi.» Al suo ordine tutti s'immobilizzarono e lo fissarono. Tutti eccetto Lizzie, che continuò a camminare. Il suo passo era cambiato, però. Ora sembrava pronta a correre. Lui la raggiunse e l'afferrò per un braccio. «Lord Hawkeswell... vi prego» lo rimproverò Mrs. Joyes, un'espressione sbigottita sul volto. «Hawkeswell...» cominciò Summerhays, ma lui lo zittì con un cenno della mano, fissando il delicato nasino che spuntava da sotto la larga tesa del cappello di paglia. «Guardatemi, per favore. Ora. Lo esigo.» Lei non lo fissò, ma dopo una lunga pausa si voltò verso di lui, scrollandosi di dosso la mano che le stringeva il braccio. Lunghe, folte ciglia scure le velavano le gote candide. Un brivido la percorse. Rabbia? Paura? Poi finalmente quelle ciglia si sollevarono. Non fu il volto a dare a Hawkeswell la certezza, non fu la sua forma ovale, o i capelli scuri, o quella bocca di rosa. No, piuttosto furono la rassegnazione, il dolore e l'ombra di ribellione che le scorse negli occhi azzurri. «Dannazione, Verity, ma allora siete davvero voi!»

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Baci, brividi e carezze MADELINE HUNTER INGHILTERRA, 1818 - Verity Thompson non può credere alle parole del Conte di Hawkeswell, l'uomo che è stata costretta a sposare: se lei gli concederà tre baci al giorno, lui rinuncerà a esercitare i suoi diritti coniugali e prenderà in considerazione la possibilità di accordarle l’annullamento. Verity, che vede il suo sogno di libertà farsi vicino, accetta. Purtroppo, non ha considerato che ci sono baci e... baci e presto capisce che il marito è un vero maestro di seduzione. Così, tra occhiate ardenti ed erotiche allusioni, tra un provocante sfiorarsi di labbra e una languida carezza, si ritrova nel suo letto...

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