GRS_UNA LETTERA DAL PASSATO

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762 - Un marito per Charlotte - D. Simmons 763 - Intrighi reali - J. Francis 764 - Un matrimonio perfetto - K. Hawkins 765 - Sciarada per il conte - M. Willingham 766 - Angelo nero - R. Ciuffi 767 - Il cavaliere bretone - T. Brisbin 768 - Le regole dell'etichetta - M. Willingham 769 - Tentazioni di una gentildonna - S. Laurens 770 - Il mistero del libro scomparso - D. Simmons 771 - L'ombra del guerriero - D. Lynn 772 - Lady Moonlight - A. Lethbridge 773 - La dama del mare - J. Francis 774 - Scommessa seducente - L. Greenwood 775 - Cuore bretone - T. Brisbin 776 - La legge del cuore - M. Moore 777 - Il fuoco del desiderio - S. Bennett 778 - Il conte bandito - C. Townend 779 - I segreti del maniero - A. Ashley 780 - L'onore di una gentildonna - K. Hawkins 781 - I confini della passione - B. Gifford 782 - Misteri e sospetti - M. Nichols 783 - Il cavaliere della contessa - A. Herries 784 - Una lettera dal passato - L. Lael Miller 785 - Scandalosa Isabella - J. Ashley 786 - Al servizio della regina - A. J. Forrest 787 - Scacco al visconte - L. Allen


LINDA LAEL MILLER

Una lettera dal passato


Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: The Bridegroom HQN Books © 2009 Linda Lael Miller Traduzione di Federica Isola Pellegrini Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma. Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg. Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale. © 2011 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione I Grandi Romanzi Storici luglio 2011 Questo volume è stato impresso nel giugno 2011 presso la Rotolito Lombarda - Milano I GRANDI ROMANZI STORICI ISSN 1122 - 5410 Periodico settimanale n. 784 dello 01/07/2011 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi Registrazione Tribunale di Milano n. 75 dello 01/02/1992 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione Stampa & Multimedia S.r.l. - 20090 Segrate (MI) Gli arretrati possono essere richiesti contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171 Harlequin Mondadori S.p.A. Via Marco D'Aviano 2 - 20131 Milano


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Phoenix, Arizona Estate 1915 Eccezion fatta per lo strambo vecchietto, appollaiato sullo sgabello all'altra estremitĂ del banco, e per il barista, che aveva un'aria vagamente familiare, Gideon Yarbro aveva il Golden Horseshoe Saloon tutto per sĂŠ e se ne rallegrava. Non desiderava che sorseggiare una birra in santa pace, lavar via una parte della fuliggine che gli era rimasta in gola dopo il lungo viaggio in treno da Chicago e prepararsi a raggiungere Stone Creek, il mattino seguente. Non appena fosse giunto a destinazione, i suoi fratelli, Rowdy e Wyatt, lo avrebbero assillato per convincerlo a restare e a sistemarsi, appuntandosi un distintivo sul petto come Rowdy o allevando bestiame come Wyatt. Anche a sposarsi, con ogni probabilitĂ , e a mettere al mondo una nidiata di bambini. Entrambi maggiori di lui di parecchi anni, i due ex fuorilegge si erano lasciati da tempo alle spalle la voglia di vagabondare. Erano felici della vita che conducevano e il richiamo della strada non era per loro piĂš che un lontano ricordo. 5


Ma lui la pensava in modo diverso. Una delle cose che più gli piaceva del suo lavoro era il fatto che lo portava sempre in posti che non aveva mai visto. Non questa volta, però, rifletté. Sarebbe tornato a casa. Sospirò, ricordando a se stesso che Rowdy e Wyatt erano animati da buone intenzioni. Il guaio era che, essendo degli Yarbro, tendevano a imporgli le loro radicate convinzioni e lo trattavano come un ragazzino. Aveva ventisei anni, maledizione! Era un uomo. Accantonò quei pensieri. Le distrazioni potevano risultare fatali per uno che esercitava la sua professione e i guai, ovviamente, si presentavano sempre quando una persona stava pensando a qualcosa che non fosse il momento presente. Dalla parete opposta il pianoforte emise un lugubre suono metallico, come se una corda si fosse spezzata. Gideon sollevò un angolo della bocca nell'ombra di un sorriso, ma il viso riflesso nello specchio polveroso dietro il bancone del bar rimase impassibile. I suoi capelli biondo cenere avevano bisogno di essere tagliati, notò, e doveva radersi, se non voleva sorbirsi una predica da parte delle sue cognate, Lark e Sarah, una volta che si fosse presentato a Stone Creek. Il piano fece udire ancora una volta l'eco di una nota, una sorta di vibrazione che rimase sospesa nell'aria per alcuni istanti, insieme all'odore di fumo di sigaro e di birra rancida. «Questo posto è infestato dai fantasmi» si lagnò il barista, rivolto a tutti in generale e a nessuno in particolare. Era un individuo corpulento, stempiato, con uno stomaco che premeva contro i bottoni della lurida camicia e una spiccata propensione a sudare. 6


«Giuro che si tratta di quel pianista che si è beccato una pallottola nella schiena, lo scorso anno! Non avevo mai avuto problemi, prima che il vecchio Bill Jessup mangiasse la polvere.» Anche se rimase in silenzio, Gideon ricordava bene la sparatoria. Essendo un uomo di legge, Rowdy era a conoscenza di tutti gli avvenimenti cittadini e aveva menzionato l'incidente, in una delle sue lettere. Era raro che lui ricevesse della posta da casa – Stone Creek era l'unico posto che avesse mai considerato tale e senza una particolare nostalgia – e dal momento che era sempre in giro a causa del lavoro, di solito le lettere lo raggiungevano con un ragguardevole ritardo. «Un altro whisky, Horace?» domandò il barista al vecchio. Sembrava sulle spine, come se fosse riluttante a offrirglielo e nello stesso tempo temesse di andare incontro a spiacevoli conseguenze, qualora si fosse astenuto dal farlo. Non che quel nanerottolo costituisse una minaccia, per lui. Gideon avrebbe scommesso che non sarebbe pesato più di cento libbre se fosse stato bagnato fradicio e avesse calzato delle scarpe di granito. Tuttavia, anche se a giudicare dall'aspetto e dal fetore, era incapace da un pezzo di reggersi in piedi, Horace emise un grugnito e spinse il suo bicchiere attraverso il banco. Il barista gli versò il liquore, tenendosi a una prudente distanza e sudando copiosamente. Gideon prese nota di quei particolari, non perché gli interessassero, ma perché era il suo mestiere. Avendo lavorato per l'Agenzia di Pinkerton dopo l'università e in seguito per la Wells Fargo, aveva imparato a prestare attenzione a tutto ciò che lo circondava, anche nelle situazioni più normali. 7


Soprattutto nelle situazioni più normali. Percepì il lieve spostamento d'aria prima ancora che i due battenti a molla si spalancassero, una sorta di vibrazione simile a quella delle corde del pianoforte, ma silenziosa. Mettendo giù il boccale e fissando lo specchio, vide entrare due uomini in fila indiana, entrambi delle dimensioni di un orso grizzly sollevato sulle zampe posteriori. Nonostante il caldo, indossavano i lunghi spolverini di tela che usavano i pistoleri e gli allevatori di bestiame ed erano entrambi armati. Il calcio delle pistole a canna lunga sporgeva dal cinturino dei loro calzoni di lana nera. Posarono lo sguardo sul vecchio, lo spostarono su di lui e lo riportarono sul loro bersaglio. «Monty» borbottò uno di loro, presumibilmente per salutare il barista. Si erano fermati a un passo dalla porta, che stava ancora oscillando sui cardini arrugginiti. Monty deglutì rumorosamente, mise giù la bottiglia che aveva in mano e indietreggiò di un paio di passi, urtando contro la scaffalatura su cui erano allineati bottiglie e bicchieri. «Ho servito a Horace un altro whisky solo perché me lo aveva chiesto» si difese, come se qualcuno lo avesse accusato. Gideon represse un sorriso, oltre al sospiro che lo seguì. Quando fosse arrivato a Stone Creek e avesse iniziato il nuovo lavoro – quello su cui aveva mentito a Rowdy nella sua ultima lettera – avrebbe avuto ben poche possibilità di assistere a scene spassose come quella. Si trovava in quel saloon per godersi una birra, ricordò a se stesso, non per assistere a un melodramma, e tanto meno per prendervi parte. Cio8


nondimeno, i capelli gli si erano drizzati sulla nuca e il sesto senso che aveva acquisito esercitando la professione di investigatore era più acuto che mai. Il più alto dei due uomini si rivolse al barista. «È meglio che tu vada nel magazzino o in ufficio a controllare qualsiasi cosa sia necessario verificare» lo istruì con una voce spessa, soffocata, come se in un determinato momento fosse rimasto troppo a lungo sott'acqua o non fosse riuscito a immettere una quantità di aria sufficiente nei polmoni nei minuti immediatamente successivi alla nascita. Difficile immaginarlo neonato, pensò Gideon. Sua madre doveva essere stata una donna grande e robusta, altrimenti si sarebbe squarciata nel mettere al mondo un simile colosso. Monty fu ben felice di accogliere il suggerimento e si affrettò a svignarsela, scoccando a Gideon un'occhiata di avvertimento e compassione nello stesso tempo. Anche se non provò la necessità di portare la mano alla Colt 45 che gli pendeva sul fianco sinistro, lui trasse un certo conforto dalla sua presenza. Raddrizzandosi, si srotolò le maniche della camicia e si abbottonò i polsini. E benché desse l'impressione di essere occupato a vuotare il proprio boccale, osservava attentamente la sala nello specchio da sotto le ciglia. Uno degli uomini si schiarì la gola. «La mamma dice che dovremo cenare presto, questa sera» annunciò con una pressoché impercettibile esitazione. «Vuole arrivare in tempo alla riunione della parrocchia.» Quindi era sopravvissuta al parto, rifletté Gideon divertito. Oppure la donna in questione era una matrigna. Nell'Ovest molti uomini si sposavano diver9


se volte, dato che il duro lavoro e le numerose gravidanze finivano per uccidere anzitempo le loro mogli. Anche sua madre era morta nel darlo alla luce. Il vecchio grugnì di nuovo, ma non si girò, né pronunciò una parola comprensibile. Si limitò a vuotare il bicchiere, si lasciò sfuggire un suono soddisfatto e allungò la mano verso la bottiglia che il povero Monty aveva lasciato sul bancone, prima di darsi alla fuga. Infine, i due giganti avanzarono come un sol uomo. Il più alto incontrò lo sguardo di Gideon nello specchio. «Non siamo in cerca di guai, amico. Siamo venuti a prendere nostro padre per portarlo a casa per cena, perciò vi saremmo grati se non vi immischiaste.» Lui annuì con un cenno distratto e attese di vedere se il vecchio ubriacone avrebbe protestato per quella che doveva giudicare una partenza prematura. Ma, volente o nolente, date le dimensioni dei figli, li avrebbe seguiti docilmente. Gideon avrebbe finito la sua birra e lasciato una moneta sul bancone. Aveva parecchie cose da fare, come prendere una stanza nell'albergo sull'altro lato della strada, mandare qualcuno a ritirare la valigia che aveva lasciato al deposito bagagli della stazione, andare dal barbiere per farsi radere e tagliare i capelli. Sarebbe passato anche dall'ufficio postale, nel caso fosse arrivata della posta dall'ultima volta che era passato da Phoenix. I due fratelli si piazzarono ai lati dello sgabello, piantando i piedi come se intendessero mettere radici nelle assi del pavimento, si scambiarono un'occhiata e si schiarirono la gola. «Andate a casa» gracchiò il vecchio, senza guar10


dare nessuno dei due. Tutta la sua attenzione sembrava concentrata nel fondo del bicchiere. «Riferite a vostra madre che tornerò quando ne avrò voglia, e non prima.» «Ha detto che non dovevamo presentarci senza di voi, altrimenti ce l'avrebbe fatta pagare» ribatté il fratello più basso. «E sapete bene che dobbiamo darle ascolto, se non vogliamo che esca dai gangheri.» Dopo essersi scambiati un'altra occhiata, i due fratelli afferrarono le braccia del vecchio. E fu allora che si scatenò un pandemonio. Il caro, vecchio paparino si trasformò in una sega circolare umana, tutta denti acuminati che parvero lacerare l'aria e sprigionare scintille azzurre. Si contorse e si dibatté, sferrando calci e pugni, accompagnati da imprecazioni e bestemmie che neppure Gideon, cresciuto nel retro di un saloon, aveva mai udito. I figli dovettero ricorrere a tutte le loro forze per trattenerlo, finché tutti e tre non caddero avvinghiati sul pavimento, rotolando attraverso il saloon e fuori dalla porta. Allontanandosi dal bancone, Gideon fermò i battenti che continuavano a oscillare con entrambe le mani. Rimase a guardare mentre i figli sollevavano il vecchio Horace per le bretelle e lo gettavano sul pianale di un carro. Uno dei due si arrampicò a cassetta per afferrare le redini, l'altro saltò sul pianale per immobilizzare il padre. E non pareva un'impresa facile. «Se ne sono andati?» domandò Monty da un punto imprecisato alle sue spalle. Voltandosi, Gideon vide che il barista era riapparso dietro il bancone, ma pareva pronto a gettarsi 11


a terra o darsela di nuovo a gambe, qualora padre e figli fossero rientrati. «Stanno andando a casa per cenare» ribatté lui. «A quanto pare, la mamma arriverà in tempo alla riunione della parrocchia.» Estrasse una moneta dal taschino del panciotto, si diresse verso il bar e la lasciò cadere sul bancone. «Non credo di aver capito il vostro nome» dichiarò Monty. «Non credo di avervelo detto.» Il barista strinse gli occhi e Gideon intuì che lo aveva riconosciuto, contrariamente a quanto si era augurato. Quelle dei suoi fratelli erano facce familiari, a Phoenix, che si trovava a un solo giorno di viaggio da Stone Creek, e Rowdy e il suo migliore amico, Sam O'Ballivan, vi si recavano spesso per questioni di lavoro. Lui li aveva accompagnati un paio di volte, in passato. «Siete quel ragazzino Yarbro, non è vero? Il fratello piccolo dello sceriffo. Una volta lavoravo in uno dei saloon di Stone Creek e ricordo che una sera vi siete beccato una pallottola durante un ballo, mentre tentavate di fermare un idiota che era entrato a cavallo nella Cattlemen's Hall.» Come sempre, il termine ragazzino lo irritò – e con i suoi sei piedi di statura si considerava tutt'altro che piccolo – ma sentendosi in vena di magnanimità grazie alla birra, oltre che rassegnato, preferì lasciar correre. «Già» si limitò a ribattere, girando sui tacchi. «È stato quel muso giallo, a curarvi» continuò l'altro. «Io ero sicurissimo che non ce l'avreste mai fatta, ma lui vi ha rimesso in sesto con i suoi aghi e i suoi impiastri.» 12


Una lettera dal passato LINDA LAEL MILLER ARIZONA, 1915 - Quando capisce che Lydia ha bisogno di lui, Gideon Yarbro non esita a correre in suo aiuto. Rapirla e sposarla gli sembrano poi un dovere... O un piacere?

Scandalosa Isabella JENNIFER ASHLEY

INGHILTERRA - SCOZIA, 1881 - Da anni Mac non riesce più a dipingere, finché nella sua vita non ricompare Isabella, l'adorata ex moglie. Torna SEDUCTION, eros allo stato puro.

Al servizio della regina ALEXANDRA J. FORREST

INGHILTERRA - INDIA, 1876 - 1879 - Dopo essere rimasta troppo a lungo senza notizie dell'amato Nicholas, Elizabeth si imbarca per Bombay, disposta a tutto pur di ritrovarlo.

Scacco al visconte LOUISE ALLEN INGHILTERRA, 1814 - Nell Latham si trova invischiata in una serie di intrighi senza via d'uscita. L'amore di Marcus, inizialmente suo nemico, riuscirà a toglierla dai guai?


La resa del guerriero MICHELLE WILLINGHAM IRLANDA, 1180 - Il bardo Trahern MacEgan vive solo per vendicare l'amata Ciara, ma quando incontra Morren non può che offrirle il proprio aiuto. E forse anche il cuore.

Una moglie sconveniente MARY NICHOLS INGHILTERRA, 1760 - Il Visconte Jonathan Leinster è incaricato di rintracciare una giovane fuggita di casa. Non immagina certo che Louisa cambierà per sempre la sua vita!

L'ombra del destino DEBORAH HALE INGHILTERRA, 1821 - Quando rivede Laura, Ford non riesce a dimenticare che lei l'ha lasciato per sposare un uomo più ricco di lui. Poi, però, scopre che la realtà è ben diversa...

Il corsaro gentiluomo ANN LETHBRIDGE INGHILTERRA, 1814 - Il corsaro Lionhawk rapisce Alice, la figlia del suo peggior nemico. Ma il fato capriccioso lo pone di fronte a una difficile scelta: la vendetta o l'amore?

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