Incontro gennaio 2011

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Per una Chiesa Viva Anno VII - N. 1 – Gennaio 2011 P ERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI www. chiesaravello. it www. ravelloinfesta. it

RAVELLO

Come sarà il Nuovo Anno? A pochi giorni dalla celebrazione del Santo Natale, anche il Capodanno si riveste di luce particolare. La Liturgia ci ha proposto la Solennità di Maria SS.ma Madre di Dio perché ancora oggi, a distanza di duemila anni, la perenne novità del Mistero dell’Incarnazione dona il senso autentico a tutti i giorni della nostra storia. L’anno appena trascorso, caratterizzato da gravi episodi di violenza, da sciagure avvenute in diverse parti del mondo e da problematiche sociali, ci ha consegnato un inquietante interrogativo: “Il 2011 sarà un anno di pace e di progresso?” Il Vangelo di Luca proclamato nella Liturgia domenicale ci ha richiamato l’esperienza dei pastori che “andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato sulla mangiatoia” (Lc 2,16). L’episodio insegna che la storia di ogni uomo, al pari di quella dei pastori, è un cammino illuminato dalla speranza di poter finalmente trovare risposta alla domanda sul senso della vita e sulla presenza di Dio e del suo Dono di pace. I pastori si fidarono dell’annuncio dell’Angelo e non indugiarono. Fiduciosi si posero in cammino e sperimentarono la fedeltà della Bontà divina che non inganna i suoi figli che seguono i segni divini, interiori ed esteriori, presenti nella storia. Di recente, Mons. Bruno Forte ha rivolto un bellissimo messaggio ai giovani italiani raccomandando la necessità di coltivare un’apertura del cuore fiduciosa alla Presenza di Dio nella storia evitando di abbeverarsi a “cisterne facili e screpolate” e ponendosi alla ricerca della fonte viva della Presenza e della Verità di Dio che sola può saziare la sete di infinito posta

nel cuore dell’uomo. Quest’anno sarà un anno di pace se saremo, ogni giorno, in cammino per cercare Dio in spirito di orazione e di carità. L’evangelista aggiunge che i pastori divennero così i primi annunciatori della lieta notizia del Natale, glorificando Dio per la sua Bontà. “Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori … I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro”. L’episodio dei pastori insegna che l’esperienza della fedeltà di Dio è capace

Foto di G. Fortunato di stupire l’uomo con una gioia beatificante. Ci chiediamo: Perché, ancora oggi dopo duemila anni di cristianesimo, la storia dell’uomo si chiude nei meandri della violenza, dell’egoismo, dell’assenza del rispetto delle regole, del rancore e della divisione? L’episodio evangelico ci insegna che quando l’uomo, come il re Erode, non si apre alla gioia che viene dl Natale, ben presto il suo cuore si chiude in uno stato di tristezza che lo conduce alla violenta affermazione di se stesso. Se tutti approfondissimo la novità del Natale non ci sarebbe più spazio per la violenza, ma fiorirebbe una sincera accoglienza e condivisione. Ecco allora la strada della

pace e del dialogo che può cambiare il volto ad un nuovo anno. Tutti siamo chiamati a rinascere nella gioia del Natale che ci annuncia che Dio si è fatto uomo per venire ad illuminare il nostro cammino. Se saremo fedeli a questo messaggio, saremo capaci di lasciarci alle spalle le realtà negative di un anno “vecchio” e saremo capaci di progettare un cambiamento decisivo dei nostri comportamenti nella Luce della Grazia di Dio e del suo perdono. Solo in questo modo potremo vincere l’amor proprio, la violenza, il rancore e il risentimento. Scrive mons. Bruno Forte nella sua lettera “La pace è frutto anche dell’amore: la giustizia è condizione della pace, anche se da sola essa non basta, perché alla giustizia spetta rimuovere gli impedimenti della pace, come l’offesa e il danno, ma la pace stessa è atto proprio e specifico della carità. Essa si costruisce giorno per giorno con amore nella ricerca dell’ordine voluto da Dio e può fiorire quando tutti riconoscono le proprie responsabilità in ordine alla sua promozione”. Come sarà il 2011? Sarà un anno buono se ci uniremo al popolo degli uomini di buona volontà che, in tante parti del mondo, moltiplicano le loro iniziative per far crescere il bene ed emarginare il male. C’è bisogno di un nuovo impegno da parte di tutti per costruire prospettive sempre più solide di progresso e di solidarietà che possono edificare la vera pace sociale. Da più parti emerge l’interrogativo: Come è possibile realizzare tutto ciò evitando che l’anno nuovo si caratterizzi per una deludente sconfitta di questi buoni propositi? Il primo gennaio nel Duomo è stata esposta l’antica icona di Santa Maria Vetrana.

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SEGUE DALLA PRIMA

La luce del tempo di Natale

Guardiamo negli occhi la Madre di Dio. Affidiamole tutti i giorni di questo nuovo anno con fiducia. Anche Gesù si affidò alla Madre Sua, presente ai piedi della croce, per trovare forza per compiere il Mistero della Redenzione. Maria SS.ma è capace di sostenere i nostri ideali, di correggere i nostri errori, di darci forza nelle tempeste delle nostre paure. La Madre di Dio saprà asciugare le nostre lacrime ed aiutarci a comprendere le parole di Gesù che ci promettono un avvenire di pace e riconciliazione. Fidiamoci di Colei che è l’Onnipotente per Grazia, della Regina della Pace, della Mediatrice presso il trono di Dio. Promettiamo di recitare il Santo Rosario ogni giorno. E’ la sua preghiera preferita dove possiamo meditare il Vangelo e invocarla con fiducia. Sarà Lei a chiedere l’aiuto necessario al Suo Figlio. Affidiamole i nostri malati, le famiglie in crisi, i giovani e gli anziani, ma soprattutto coloro che sono senza speranza e fiducia. Il Beato Bartolo Longo giunse, nel 1872, in Valle di Pompei. Si racconta che aggirandosi per le campagne del luogo, sentì salirgli dal cuore il dubbio che ormai da tempo lo tormentava: “come avrebbe fatto a salvarsi, a causa delle esperienze poco edificanti della vita passata?” Era mezzogiorno e al suono delle campane si accompagnò una voce: “Se propaghi il Rosario, sarai salvo!”. Capì, dunque, la sua vocazione e si propose di non allontanarsi da Valle di Pompei, senza aver diffuso il culto alla Vergine del Rosario.

Catechesi di Benedetto XVI sul Natale

La fedeltà della Beata Vergine alla sua Promessa di salvezza è scritta a caratteri d’oro nell’opera del Santuario realizzato da Bartolo Longo nella piazza dedicata alla Regina della Pace. In questo nuovo anno innalziamo la nostra fiduciosa supplica e chiediamo alla Madre di Dio: “Orsù dunque Avvocata Nostra rivolgi a noi i tuoi occhi misericordiosi” e benedici i giorni di questo nuovo anno perché possiamo essere finalmente fiduciosi pellegrini nel cammino tracciato dalla Chiesa di Dio e costruttori di un futuro sereno nell’attesa, sempre viva, del Regno di Dio.

Don Carlo Magna

La festa del Natale affascina oggi come una volta, più di altre grandi feste della Chiesa; affascina perché tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell'uomo. Il consumismo può distogliere da questa interiore nostalgia, ma se nel cuore c'è il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza, le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l'incarnazione di Dio. Nelle celebrazioni liturgiche di questi giorni santi abbiamo vissuto in modo misterioso ma reale l'ingresso del Figlio di Dio nel mondo e siamo stati illuminati ancora una volta dalla luce del suo fulgore. Ogni celebrazione è presenza attuale del mistero di Cristo e in essa si prolunga la storia della salvezza. A proposito del Natale, il Papa san Leone Magno afferma: "Anche se la successione delle azioni corporee ora è passata, come è stato ordinato in anticipo nel disegno eterno..., tuttavia noi adoriamo continuamente lo stesso parto della Vergine che produce la nostra salvezza" (Sermone sul Natale del Signore 29, 2), e precisa: "perché quel giorno non è passato in modo tale che sia anche passata la potenza dell'opera che allora fu rivelata" (Sermone sull'Epifania 36, 1). Celebrare gli eventi dell'incarnazione del Figlio di Dio non è semplice ricordo di fatti del passato, ma è rendere presenti quei misteri portatori di salvezza. Nella Liturgia, nella celebrazione dei Sacramenti, quei misteri si rendono attuali e diventano efficaci per noi, oggi. Ancora san Leone Magno afferma: "Tutto ciò che il Figlio di Dio fece e insegnò per riconciliare il mondo, non lo conosciamo soltanto nel racconto di azioni compiute nel passato, ma siamo sotto l'effetto del dina-

mismo di tali azioni presenti" (Sermone 52, 1). Nella Costituzione sulla sacra liturgia, il Concilio Vaticano ii sottolinea come l'opera della salvezza realizzata da Cristo continua nella Chiesa mediante la celebrazione dei santi misteri, grazie all'azione dello Spirito Santo. Già nell'Antico Testamento, nel cammino verso la pienezza della fede, abbiamo testimonianze di come la presenza e l'azione di Dio sia mediata attraverso i segni, ad esempio, quello del fuoco (cfr. Es 3, 2ss; 19, 18). Ma a partire dall'Incarnazione avviene qualcosa di sconvolgente: il regime di contatto salvifico con Dio si trasforma radicalmente e la carne diventa lo strumento della salvezza: "Verbum caro factum est", "il Verbo si fece carne", scrive l'evangelista Giovanni e un autore cristiano del iii secolo, Tertulliano, afferma: "Caro salutis est cardo", "la carne è il cardine della salvezza" (De carnis resurrectione, 8, 3: PL 2, 806). Il Natale è già la primizia del "sacramentum-mysterium paschale", è cioè l'inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione, perché Gesù comincia l'offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della Vergine Maria. La notte di Natale è quindi profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua, quando la redenzione si compie nel sacrificio glorioso del Signore morto e risorto. Lo stesso presepio, quale immagine dell'incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un'allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia (cfr Lc 2, 7; 23, 53). Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all'altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell'unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione


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presuppongono l'Incarnazione. Solo perché veramente il Figlio, e in Lui Dio stesso, "è disceso" e "si è fatto carne", morte e risurrezione di Gesù sono eventi che risultano a noi contemporanei e ci riguardano, ci strappano dalla morte e ci aprono ad un futuro in cui questa "carne", l'esistenza terrena e transitoria, entrerà nell'eternità di Dio. In questa prospettiva unitaria del Mistero di Cristo, la visita al presepio orienta alla visita all'Eucaristia, dove incontriamo presente in modo reale il Cristo crocifisso e risorto, il Cristo vivente. La celebrazione liturgica del Natale, allora, non è solo ricordo, ma è soprattutto mistero; non è solo memoria, ma anche presenza. Per cogliere il senso di questi due aspetti inscindibili, occorre vivere intensamente tutto il Tempo natalizio come la Chiesa lo presenta. Se lo consideriamo in senso lato, esso si estende per quaranta giorni, dal 25 dicembre al 2 febbraio, dalla celebrazione della Notte di Natale, alla Maternità di Maria, all'Epifania, al Battesimo di Gesù, alle nozze di Cana, alla Presentazione al Tempio, proprio in analogia con il Tempo pasquale, che forma un'unità di cinquanta giorni, fino alla Pentecoste. La manifestazione di Dio nella carne è l'avvenimento che ha rivelato la Verità nella storia. Infatti, la data del 25 dicembre, collegata all'idea della manifestazione solare - Dio che appare come luce senza tramonto sull'orizzonte della storia -, ci ricorda che non si tratta solo di un'idea, quella che Dio è la pienezza della luce, ma di una realtà per noi uomini già realizzata e sempre attuale: oggi, come allora, Dio si rivela nella carne, cioè nel "corpo vivo" della Chiesa peregrinante nel tempo, e nei Sacramenti ci dona oggi la salvezza. I simboli delle celebrazioni natalizie, richiamati dalle Letture e dalle preghiere, danno alla liturgia di questo Tempo un senso profondo di "epifania" di Dio nel suo Cristo-Verbo incarnato, cioè di "manifestazione" che possiede anche un

“Libertà religiosa, via per la pace”

significato escatologico, orienta cioè agli ultimi tempi. Già nell'Avvento le due venute, quella storica e quella alla fine della storia, erano direttamente collegate; ma è in particolare nell'Epifania e nel Battesimo di Gesù che la manifestazione messianica si celebra nella prospettiva delle attese escatologiche: la consacrazione messianica di Gesù, Verbo incarnato, mediante l'effusione dello Spirito Santo in forma visibile, porta a compimento il tempo delle promesse e inaugura i tempi ultimi. Occorre riscattare questo Tempo natalizio da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale. La celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l'umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l'invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne. San Leone Magno esclama: "il Figlio di Dio... si è congiunto a noi e ha congiunto noi a sé in modo tale che l'abbassamento di Dio fino alla condizione umana divenisse un innalzamento dell'uomo fino alle altezze di Dio" (Sermone sul Natale del Signore 27, 2). La manifestazione di Dio è finalizzata alla nostra partecipazione alla vita divina, alla realizzazione in noi del mistero della sua incarnazione. Tale mistero è il compimento della vocazione dell'uomo. Ancora san Leone Magno spiega l'importanza concreta e sempre attuale per la vita cristiana del mistero del Natale: "le parole del Vangelo e dei Profeti... infiammano il nostro spirito e ci insegnano a comprendere la Natività del Signore, questo mistero del Verbo fatto carne, non tanto come un ricordo di un avvenimento passato, quanto come un fatto che si svolge sotto i nostri occhi... è come se ci venisse ancora proclamato nella solennità odierna: "Vi do l'annunzio di una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore che è il Cristo Signore"" (Sermone sul Natale del Signore 29, 1). Ed aggiunge: "Riconosci, cristiano, la tua dignità, e, fatto partecipe della natura divina, bada di non ricadere, con una condotta indegna, da tale grandezza, nella primitiva bassezza" (Sermone 1 sul Natale del Signore, 3).

1.Il Papa, all’inizio del Messaggio, ricorda che anche quest’ anno è stato segnato “dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa”. Il suo pensiero si rivolge in particolare alle sofferenze della comunità cristiana dell’Iraq, colpita da continue violenze che inducono molti fedeli a emigrare. Il Papa manifesta ai cristiani iracheni e del Medio Oriente la sua vicinanza e quella di tutta la Chiesa e li esorta “ad offrire una coraggiosa testimonianza di fede in quelle terre”, invitando tutti i cattolici alla solidarietà. E’ “doloroso – afferma nel Messaggio constatare che in alcune regioni del mondo non è possibile professare ed esprimere liberamente la propria religione, se non a rischio della vita e della libertà personale. In altre regioni vi sono forme più silenziose e sofisticate di pregiudizio e di opposizione verso i credenti e i simboli religiosi. I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede …Tutto ciò non può essere accettato”. Negare o limitare la libertà religiosa “significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta”. 2. “Il diritto alla libertà religiosa è radicato nella stessa dignità della persona umana, la cui natura trascendente non deve essere ignorata o trascurata”. “La dignità trascendente della persona ... va riconosciuta come un bene universale” e il suo rispetto “è una condizione della legittimità morale di ogni norma sociale e giuridica”. 3. “La libertà religiosa è all’origine della libertà morale”. “Una libertà nemica o indifferente verso Dio finisce col negare se stessa e non garantisce il pieno rispetto dell’altro. Una volontà che si crede radicalmente incapace di ricercare la verità e il bene non ha ragioni oggettive né motivi per agire, se non quelli imposti dai suoi interessi momentanei e contingenti”.

Dall’Osservatore Romano

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SEGUE DA PAGINA 3 “L’illusione

di trovare nel relativismo morale la chiave per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani”. Per Benedetto XVI “è inconcepibile” che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti”. 5. “Tra i diritti e le libertà fondamentali … la libertà religiosa gode di uno statuto speciale. Quando la libertà religiosa è riconosciuta, la dignità della persona umana è rispettata nella sua radice” ma “quando la libertà religiosa è negata … si minacciano la giustizia e la pace”. Ogni persona deve avere il diritto di professare la propria religione “individualmente o comunitariamente … sia in pubblico che in privato”, e non deve incontrare ostacoli se vuole “aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna”. “La libertà religiosa non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra. È elemento imprescindibile di uno Stato di diritto” ed è “la cartina di tornasole per verificare il rispetto di tutti gli altri diritti umani”. 6. “La libertà religiosa non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità e nella società, coerentemente con l’essere relazionale della persona e con la natura pubblica della religione”. “E’ innegabile il contributo che le comunità religiose apportano alla società. Sono numerose le istituzioni caritative e culturali che attestano il ruolo costruttivo dei credenti per la vita sociale. Più importante ancora è il contributo etico della religione nell’ambito politico. Esso non dovrebbe essere marginalizzato o vietato, ma compreso come valido apporto alla promozione del bene comune”. Tutto ciò “non costituisce in nessun modo una discriminazione di coloro che non ne condividono la credenza, ma rafforza, piuttosto, la coesione sociale, l’integrazione e la solidarietà”. 7. Il Papa condanna “la strumentalizzazione della libertà religiosa” compiuta talora “per mascherare interessi occulti, come ad esempio il sovvertimento dell’ordine

costituito, l’accaparramento di risorse o il mantenimento del potere da parte di un gruppo”, nonché il fanatismo, il fondamentalismo. “La professione di una religione non può essere strumentalizzata, né imposta con la forza” perché “la verità non si impone con la violenza” ma con “la forza della verità stessa”. Ricorda quindi “il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civiltà” e in particolare il ruolo del cristianesimo che ha “fortemente contribuito … alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri”. Anche oggi i cristiani sono chiamati ad offrire il loro “contributo prezioso” alla giustizia e allo sviluppo umano integrale. 8. “La stessa determinazione con la quale sono condannate tutte le forme di fanatismo e di fondamentalismo religioso, deve animare anche l’opposizione a tutte le forme di ostilità contro la religione, che limitano il ruolo pubblico dei credenti nella vita civile e politica. Non si può dimenticare che il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana”. “L’ordinamento giuridico a tutti i livelli, nazionale e internazionale, quando consente o tollera il fanatismo religioso o antireligioso, viene meno alla sua stessa missione, che consiste nel tutelare e nel promuovere la giustizia e il diritto di ciascuno” ed “espone la società al rischio di totalitarismi politici e ideologici, che enfatizzano il potere pubblico, mentre sono mortificate o coartate, quasi fossero concorrenziali, le libertà di coscienza, di pensiero e di religione”. 13. Benedetto XVI rileva che oggi le violenze antireligiose colpiscono in particolare le minoranze, soprattutto in Asia e in Africa. Ma vi sono “forme più sofisticate di ostilità contro la religione, che nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini. Esse fomentano spesso l’odio e il pregiudizio e non sono coerenti con una visione serena ed equilibrata del pluralismo e della laicità delle istituzioni, senza conta-

re che le nuove generazioni rischiano di non entrare in contatto con il prezioso patrimonio spirituale dei loro Paesi. La difesa della religione passa attraverso la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose” in particolare le minoranze che “non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”. 14. Il Papa lancia un accorato appello ai responsabili delle nazioni ad “agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani” che “soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza, in particolare in Asia, in Africa, nel Medio Oriente e specialmente nella Terra Santa”. Nello stesso tempo esorta i cristiani a vivere le Beatitudini rinnovando l’impegno al perdono. “La violenza non si supera con la violenza. Il nostro grido di dolore sia sempre accompagnato dalla fede, dalla speranza e dalla testimonianza dell’amore di Dio”. Benedetto XVI esprime inoltre il suo auspicio “affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia”. 15. “Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi … per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico”. “La pace è un dono di Dio”, “non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico”. Benedetto XVI fa proprio l’appello di Paolo VI, il Papa che ha istituito la Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali”. “La libertà religiosa – conclude Benedetto XVI - è un’autentica arma della pace, con una missione storica e profetica”, quella di “cambiare e rendere migliore il mondo”. Da Radio Vaticana


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La pace è dove è amore

PER NON DISTRARCI

Era una vigilia di Natale di molti anni fa, ero poco più che una bambina. Ricordo distintamente il freddo, il silenzio familiare delle strade di Ravello, un origami luminoso di decorazioni appuntate agli archi e ai muri del paese, ricordo i rintocchi di campane dalle Chiese delle frazioni, un appuntamento con un’amica

ce, diretto. La pace è dove è amore. E’ inconcepibile pensare ad una disgiunzione di questi due elementi. A volte la pace ci viene centellinata, somministrata come una cura rara e preziosa: il più delle volte ne siamo inconsapevoli, la pace arriva nello scorrere apparentemente banale di una giornata qualsiasi, di sole o

posticipato, la fretta delle ultime compere prima del cenone, le scale buie. L’aria era ferma, gelida, tersa: sollevando gli occhi potevo scorgere senza difficoltà il merletto preciso delle stelle nel cielo scuro di dicembre. Quella sera fu mio padre a decidere di fare una sorpresa a chi non aveva in programma feste o invitati e fu lui a decidere di portarmi con sé. Di quelle due ore trascorse insieme, ricordo tutto: gli odori nella grande cucina un po’ sfornita, il movimento degli alberi accarezzati dal vento, la gioia che si era sprigionata da un gesto semplicissimo e poi la pace, piena, perfetta. Osservavo il paese dal finestrone e mi sentivo protetta, ma coccolata da una protezione che non aveva nulla di umano e dunque di fallace, di fragile. Tutto era fermo lì: le nostre intenzioni, i desideri, i progetti. Incredibilmente tutto sembrava invincibile, intoccabile. Credo che il segreto sia questo. Sempli-

di pioggia, nel sorriso di una persona cara. La pace è dietro una porta che si chiude al calare della sera. Ci saranno sempre venti improvvisi che tenteranno di scuotere e spalancare quella porta, non sempre sarà possibile difendersi. Ma se l’amore ci farà da guida, allora non sarà impossibile riportare l’ordine laddove è stata confusione, delirio, disperazione. Proprio come quella sera di un lontano Natale, poco prima dell’ora di cena: io e le mie mani senza guanti arrossate dal gelo e quella strana tensione buona che mi stringeva lo stomaco ed il cuore. Con la sensazione che stesse per accadere qualcosa di speciale e per una volta sola come un incantesimo, per poi non ripetersi più. Ed era accaduto davvero. In quella grande cucina fatta di gioia, pochi rumori, vecchie pentole appese alle pareti e pochi commensali.

C o n l a S o l e n n i t à dell’Epifania,tralasciando la Festa del Battesimo del Signore,in genere si considerano finite le feste natalizie. Cominciano i saldi,i negozi si spogliano degli addobbi,i paesi e le città spengono le luminarie che per molti giorni le hanno caratterizzate. Insomma sembra valido l’adagio secondo il quale “L’Epifania tutte le feste porta via”.Se questo è valido per il calendario non lo è per i cristiani,perché la manifestazione di Cristo apre la strada verso la Festa delle Feste,ossia la Pasqua. Non a caso,nella liturgia del 6 gennaio,dopo il Vangelo,si proclama l’annuncio della Pasqua. Il legame del Natale con la Pasqua è inscindibile. Betlemme ha valore solo se si guarda a Gerusalemme.Le icone della Natività,infatti, pongono la mangiatoia davanti ad una tomba per ricordare ai fedeli,attraverso la mirabile e sapiente arte iconografica dei fratelli ortodossi,che il Bambino deposto nella mangiatoia,adorato dalla Vergine Madre, da san Giuseppe, dagli angeli e dai pastori,è destinato alla morte e alla morte di Croce per poter poi risorgere glorioso. Il nostro modo di celebrare il Natale purtroppo sfocia nel sentimentalismo con cui siamo soliti infarcire il periodo natalizio,senza dimenticare poi la buona dose di consumismo e di buonismo a tempo determinato. Il rischio poi di festeggiare dimenticando il festeggiato c’è. Ed è stata la denuncia di questo pericolo,a mio giudizio,il filo rosso che ha caratterizzato le celebrazioni natalizie 2010,almeno nelle liturgie che si sono svolte nel nostro Duomo. Non si è trattato,beninteso,di un continuo”j’accuse”,ma,contrariamente agli altri anni,i toni delle omelie non sono stati sempre pacati. E così abbiamo sentito già nel corso della solenne Messa di mezzanotte ribadire il significato autentico del Natale,una festa che non deve ridursi alle statuine del presepe,ma deve cambiare l’uomo,lo deve trasformare,perché Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventasse Dio.

Emilia Filocamo

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SEGUE DA PAGINA 5 In una atmosfera solenne creata anche dal suono suggestivo delle zampogne e da quello ancora più suggestivo del

Foto di G. Fortunato

maestoso organo,che finalmente dopo circa 40 anni ha nuovamente riempito con la sua potente eleganza l’interno del Duomo, la celebrazione della Messa della notte ha dato il via al Natale 2010. Il presepe da una parte e lo stupendo Crocifisso posto di recente accanto all’altare,tra il bianco e il rosso dei paramenti e degli addobbi,richiamavano quel binomio Betlemme-Gerusalemme a cui facevo in precedenza riferimento. Un invito a vivere la Liturgia attraverso i segni che non devono essere casuali,estemporanei o sottostare al gusto del singolo,ma devono aiutare a capire ciò che si celebra,altrimenti ingannano e allontanano dalla Verità. Quella Verità che san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo,proclamato nella Messa del Giorno,definisce Verbo.”In principio era il Verbo,il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”Sul Prologo giovanneo Mons.Giuseppe Imperato,parroco del Duomo,ha tenuto una lectio magistralis in due momenti:nel giorno di Natale e nella messa vespertina della Seconda Domenica dopo Natale,quando la liturgia ha riproposto la stupenda pagina iniziale del quarto Vangelo. Nella Messa vespertina del 25,il parroco ha tratto spunto invece dall’editoriale di una rivista francescana per evidenziare ancora una volta il rischio di dimenticare l’essenziale,ossia Gesù. L’articolo a firma di Padre Enzo Fortunato è molto profondo,ma suscita qualche perplessità che preferiamo serbare “in pectore”. Tuttavia il concetto di fon-

do,ossia la distrazione dell’uomo contemporaneo dinanzi al Signore che viene a noi,desidera parlare con noi,desidera starci accanto,ci permette di fare una considerazione sul programma delle manifestazioni organizzate a Ravello nel periodo natalizio. Ci corre l’obbligo di far notare agli organizzatori che è semplicemente illogico e fuorviante fissare rappresentazioni teatrali e altro in contemporanea con le celebrazioni liturgiche. In futuro sarà opportuno concordare un programma che eviti fastidiosi accavallamenti e che rispetti il principio “Prima primis”valido per i cristiani che sicuramente non possono considerare una manifes tazione civile (teatro,concerti,giochi etc.)più importante delle celebrazioni liturgiche. Qualche sforzo in tal senso,mi pare,negli ultimi quattro anni era stato fatto. Torniamo alla cronaca. Domenica 26 dicembre,abbiamo pregato per le famiglie in occasione della annuale celebrazione della Festa della Santa Famiglia,che in genere si celebra nella prima domenica dopo Natale. Quest’anno,però, è mancata la Festa della famiglia che da alcuni anni veniva celebrata proprio in Duomo e che vedeva protagoniste in particolare le coppie di sposi che ricordavano il 25°o il 50° anniversario di matrimonio. Tuttavia,sia nella Messa delle dieci e trenta sia in quella vespertina alcune coppie hanno,a nome anche di tutte le famiglie di Ravello,pregato e ringraziato il Signore per il grande dono della famiglia che, purtroppo,anche nella nostra piccola Comunità ecclesiale e civile, subisce i colpi di una mentalità sempre meno conforme al progetto di Dio,come ha ribadito Mons.Imperato che aveva già indicato sull’edizione natalizia di “Incontro per una Chiesa Viva”i mali che attaccano la prima cellula della società. Per invitare ad essere meno distratti dinanzi al Signore che viene, è stata riproposta la forte esperienza dell’Adorazione eucaristica notturna,intitolata questa volta “Venite, adoremus Dominum”. Lontano dai frastuoni e dal clima dell’imminente conclusione dell’anno civile,nonostante i

rigori invernali, dalle 18 del 30 dicembre alle 8.00 del 31, un buon numero di persone ha sostato davanti al Santissimo Sacramento esposto nella Cappella delle Icone. Mi piace riportare la testimonianza di un amico che,dopo aver pregato in silenzio per circa due ore,nell’andare a casa ha dichiarato di non essersi accorto del tempo che era passato. Potenza,forza e bellezza della preghiera!Nel pomeriggio del 31 dicembre,con il canto del “Te Deum”abbiamo ringraziato il Signore per i doni concessi nel corso dell’anno civile ormai finito. Una celebrazione che ha visto partecipare soprattutto i turisti che hanno scelto Ravello per le vacanze natalizie,i quali hanno avuto occasione anche di ammirare e venerare la stupenda icona di Santa Maria Vetrana che viene tradizionalmente esposta in occasione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio,celebrata appunto il 1 gennaio. Nel corso delle celebrazioni eucaristiche del 1 gennaio 2011,abbiamo avuto occasione anche di riflettere e pregare per la Pace,lasciandoci guidare dalle parole di papa Benedetto XVI che ha dedicato il suo tradizionale messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno al tema della libertà religiosa. Un tema sempre più urgente da affrontare alla luce dei numerosi fatti di sangue che vedono coinvolti soprattutto i cristiani,vittime innocenti di integralismi e fondamentalismi e martiri silenziosi di una nuova era di persecuzione che i potenti mass media preferiscono solo accennare o addirittura tacere,per dare spazio all’effimero o all’economia,che sembra ormai l’unica divinità alla quale il mondo,compresa Ravello, deve inchinarsi. Il massacro dei cristiani copti ad Alessandria d’Egitto ha riportato drammaticamente sulla scena del Natale la Croce,altro che luminarie,presepi e processioni!Da più parti si tenta di eliminare Dio dal mondo,ora con la violenza ora con una mentalità atea e materialista che attribuisce tutto al caso e non all’opera del Creatore. A tal proposito mi è rimasta impressa la riflessione fatta da don Carlo Magna nel corso della Messa della seconda domenica di Natale. Commentando il prologo del Vangelo di Giovanni e parlando appunto del caso a cui si attribuisce l’universo,don Carlo con una semplicità disarmante ha invitato a


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Amici in preghiera

Foto di G. Fortunato

mettere in un secchio le lettere dell’alfabeto italiano e ad estrarle a caso e verificare se “per caso” viene fuori la Divina Commedia o L’infinito. Per evitare di essere distratti il nostro sguardo dalla mangiatoia di Betlemme si è spostato nuovamente sulla Croce. L’occasione è stata la benedizione del magnifico Crocifisso posto,come detto in precedenza, da qualche mese accanto all’altare del Duomo. Il rito si è svolto il 3 gennaio,giorno in cui la liturgia celebra,seppur come facoltativa,la Memoria del Santissimo Nome di Gesù.E’ stato un altro momento per assaporare i tesori della Parola di Dio e conoscere la storia e l’importanza di questa “festa”.Una catechesi che il parroco ha fatto nel corso della Messa, all’inizio celebrata quasi in una atmosfera da Cenacolo,considerato il numero ridotto dei partecipanti e l’assenza della Congrega che,ci auguriamo,dal prossimo anno si adoperi per solennizzare la Memoria del Santissimo Nome di Gesù con lo stesso lodevole impegno con cui ha fatto rinascere il culto e la devozione alla Beata Vergine del Carmelo. E nel Nome santo di Gesù vogliamo chiudere questa cronaca del Natale 2010 che ha avuto ovviamente il suo corollario nella Solennità dell’Epifania. Nel corso della solenne Messa Vespertina abbiamo ascoltato la Catechesi del Papa sul significato della festività dell’Epifania. Anche la processione al suono delle zampogne e le note del maestoso organo del Duomo ci hanno invitato a non distrarci. Con la celebrazione della Festa del Battesimo del Signore,domenica 9 gennaio,lasciamo definitivamente Betlemme e volgiamo il nostro sguardo di credenti verso Gerusalemme. E non lasciamoci distrarre.

Roberto Palumbo

Continuano con cadenza quindicinale gli incontri della Fraternità di Emmaus e, dopo il Cenacolo, martedì 07 Don Silvio stesso, fondatore della Comunità, con Giuseppe e Laura, la nostra coppia guida, ci ha introdotto al tema dell’amicizia. Dopo l’invocazione allo Spirito Santo, abbiamo letto un brano tratto dal Vangelo di Matteo (cap. 12), in cui si chiedeva a Gesù di prestare attenzione anche ai parenti recatisi presso di Lui, ed Egli con grande semplicità estende la concezione del termine non solo ai “parenti per discendenza”, bensì a chiunque faccia la volontà del Padre. Sembrerebbe proprio che nostro Signore sia un precursore di quella che modernamente chiamiamo globalizzazione, tutti insieme nessuno escluso, e non è detto che sia sbagliato, tuttavia la novità per l’epoca e anche per oggi, sta nell’essere uscito da uno schema prefissato per tendere una mano a tutti, senza distinzione di classe (giudeo, fariseo, servo). Ancora una volta l’infinito Amore del Padre, si manifesta nelle parole del Figlio, pronto ad accogliere e riconoscere come Suo fratello chi ama Dio, considerando CHIUNQUE alla pari, considerandoci amici. L’amicizia, insegnamento di oltre duemila anni fa, è per la Fraternità il naturale sviluppo del suo cammino e fondamento della solidarietà di cui si fa promotrice a favore dell’istituzione famiglia. Così, come già lo scorso anno, nel periodo natalizio, ci siamo preparati per l’affido dell’Angelo. Gli angeli sono gli stessi membri della Comunità, che per circa un mese saranno i “custodi”, ognuno, di qualcun altro. In un cesto sono stati preparati e disposti dal nostro ministro per l’unità, Rosa, dei tipici addobbi natalizi a forma di pera colorati e luccicanti, tutti uguali, con accanto i biglietti, rigorosamente chiusi, portanti i nomi delle coppie, uno per ogni coppia. Il nostro parroco, Mons. Giuseppe Imperato, sempre presente agli incontri, ad una coppia per volta ha consegnato quest’Angelo, così

ciascuna coppia ne ha avuta affidata una. Per questa coppia, si pregherà, si spenderà un po’ di tempo, la si andrà a trovare, …, ma tutto nel maggior riserbo possibile, infatti, bisognerà stare attenti a non dichiarasi, perché l’Angelo sarà svelato solo dopo le feste. E’ un impegno, a dire il vero, più che gravoso, un po’ da rompicapo, poiché bisognerebbe agire nell’anonimato e questo per evitare quella forma consumistica tanto in voga nei tempi moderni del dare per ricevere, o meglio ancora, del dare solo dopo aver ricevuto. Non c’è dato di sapere chi è l’Angelo di chi, dunque, intanto si procede, cercando di creare anche quella rete di amicizia che possa portare ad una solidarietà costruttiva nelle cose quotidiane. La solidarietà, non è fatta esclusivamente di grandi gesti e/o di ingenti donazioni, mica possiamo permetterceli tutti, invece, se cominciamo a rinunciare ad un po’ del nostro tempo per trascorrerlo con chi c’è accanto, anche se non è un nostro parente, magari gli regaliamo un po’ di gioia. Spesso ci perdiamo in un bicchiere d’acqua, non sempre, ma anche solo un sorriso può davvero cambiare la giornata di chi lo riceve e di chi lo dona. Il tutto senza perdere di vista la preghiera, e di preghiera, infatti, si è discusso nell’incontro successivo, o meglio della sua costanza (Luca cap.18). Bene o male, in quanto cristiani cattolici, tutti preghiamo: solo il segno di croce; qualche preghierina rimembranza all’asilo; “Signore aiutami”, quando siamo in difficoltà …, per il resto, poco badiamo alla sua qualità e in modo particolare al tempo ad essa dedicato. Gli antichi, se ne occupavano, dividendo il tempo in “kronos” il tempo inteso nel suo scorrere, ed in “cairos”, il tempo dedicato a Dio; la Chiesa, si è occupata del tempo della preghiera, con i breviari, materia per quanto complicata solo ed esclusivamente appannaggio degli ecclesiastici; Continua a pagina 8


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SEGUE DA PAGINA 7 poi, il Concilio Vaticano II, finalmente ha pensato anche ai laici. La giornata è scandita in preghiera, sempre attraverso i sette momenti che fanno propri per di più gli ordini monastici (le lodi, l’ora terza, sesta, nona, i vespri,…e la compienda), però è stato dato l’avvio ad una preghiera più semplice nella forma, quella che tutti possiamo fare e capire, con un po’ d’impegno. Da allora si è cominciato a scrivere di preghiera, tanto, tantissimo, e in quale casa non arriva, magari con un opuscolo, un libricino di preghiera? Sia esso di un Santo in particolare, o dedito ad una novena, ad un momento dell’anno liturgico, comunque c’è. All’uomo moderno, questo potrebbe sembrare poca cosa, perché in fondo ci è abituato, io stessa ho sempre avuto in giro qualche libro di preghiera e se me ne manca una, basta chiedere, ad ogni problema la sua preghiera, ma come si dovevano sentire le generazioni di qualche secolo fa che avevano un Dio, senza sapere come potergli parlare direttamente, senza dover ricorrere al curato, non lo sapremo mai. Eppure l’abbondanza è spesso a discapito della qualità, si parla e si fa preghiera, dove capita, come capita, è un amico di comodo. Chi ha veri amici, sa che non se ne possono avere di comodo, se anche loro lo accettassero per affetto, se è vero affetto, allora se ne sentirebbe la necessità, e la situazione di comodo non avrebbe ragion d’esistere. Come Comunità, ci stiamo impegnando a vivere la preghiera, cercando di trasformare il kronos in cairos, piccoli passi, perché di corsa s’inciampa, con l’aiuto reciproco e un impegno di costanza, faticoso, tuttavia vedremo se possibile. In queste Sante feste, a beneficio della preghiera costante, è stata programmata un’adorazione notturna dalle ore 20 di giorno 30 dicembre, alle ore 06 di giorno 31 dicembre, non si può lasciare sola l’Ostia consacrata, dunque bisognerà esserci, da qui parte il nostro impegno e siamo fiduciosi che la Divina provvidenza ci aiuterà.Il prossimo incontro della Fraternità si terrà giorno 11 gennaio 2011 alle 18:30, sempre in Piazza Duomo, regaliamoci un’opportunità! Auguri, Fraternità di Emmaus.

GESU’, IL MAESTRO

Nelle nostre riflessioni sugli Orientamenti Pastorali 2010-2020< Educare alla vita buona del Vangelo>, vogliamo approfondire il secondo capitolo : “ Gesù, il Maestro” . Nelle note introduttive, e nel primo capitolo abbiamo analizzato, le difficoltà che oggi attraversa la nostra società nella sfida educativa , anche la Chiesa di fronte a tali problematiche sente di doversi interrogare “ sulla propria vocazione educativa al Vangelo ed al suo messaggio di pienezza umana e cristiana”, facendo una verifica delle varie dimensioni dell’agire ecclesiale.Chi darà le risposte a tutte le domande dell’uomo contemporaneo ? All’inizio del terzo capitolo degli Orientamenti Pastorali è data una risposta certa : “ In Gesù Maestro di verità e di vita che ci raggiunge nella forza dello Spirito, noi siamo coinvolti nell’opera educatrice del Padre e siamo generati come uomini nuovi ,capaci di stabilire relazioni vere con ogni persona. E’ questo il punto di partenza ed il cuore di ogni azione educativa.” “ Con grande fiducia ,allora ci mettiamo alla scuola di Gesù , sapendo che Egli è il < Maestro Buono > che ha parlato ed agito mostrando nella vita il suo insegnamento . Al paragrafo 17 del secondo capitolo, viene descritta la pagina del Vangelo di Marco ( Mc.6,34.39-41) in cui viene mostrato“ Gesù nell’atteggiamento del pastore che raccoglie le sue pecore e se ne prende cura mediante l’insegnamento e, con una prodigiosa frazione del pane. ” Gesù vede nella folla che lo segue un popolo che soffre per la mancanza di una guida ( pecore che non hanno pastore) , pur provenendo da città e situazioni diverse , essa è animata da un comune desiderio. Gesù stesso si fa interprete delle attese profonde e dello smarrimento dei presenti e rivolge loro uno sguardo che non è distaccato , non un’ emozione superfiElisa Mansi ciale ma è “ Amore compassionevole del

Padre.” Nella stessa pagina del Vangelo si nota che la prima azione di Gesù è l’insegnamento <si mise ad insegnare molte cose >, poiché Egli è cosciente di essere il Maestro e con l’autorevolezza che gli viene dal Padre , comincia ad indicare le vie della “ vita autentica”. Il dono della parola si completa in quello del pane : < spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero>. L’ascolto della parola costituisce la premessa della condivisione , ma nello stesso tempo Gesù si prende cura dei bisogni concreti delle persone, preoccupandosi che tutti abbiano da mangiare. Nel gesto della moltiplicazione di pani e dei pesci è condensata tutta la vita di Gesù che si dona per Amore, per dare pienezza di Vita. L’insegnamento del Maestro trova compimento nel dono della Sua Esistenza:Gesù è la Parola che illumina ,il Pane che nutre, l’Amore che educa e forma al dono della propria vita: < Voi stessi date loro da mangiare>. Nel Vangelo sono presenti altri episodi in cui Gesù mostra il suo volto di educatore, ad esempio nel racconto dei due discepoli di Emmaus . Nella moltiplicazione dei pani Gesù è presentato come il pastore del tempo ultimo, il depositario della premura di Dio per il suo popolo. Alla luce di Cristo, compimento di tutta la rivelazione, nella “Storia della Salvezza” dall’esodo dall’Egitto , il tempo della formazione di Israele , fino all’annuncio dei profeti , ed alla descrizione nel Siracide, in cui Dio appare come educatore attraverso la mediazione degli uomini ( relazione maestro –discepolo) , possiamo leggere il progetto di Dio che educa il suo popolo. Nella storia della salvezza ,si manifestano la guida provvidenziale di Dio e la sua pedagogia misericordiosa che raggiungono la pienezza in Gesù Cristo. “ Egli è la Via che conduce ciascuno alla piena realizzazione di sé secondo il disegno di Dio, è la Verità , che rivela l’uomo a se stesso e ne guida il cammino di crescita nella libertà. E’ la Vita, perché in Lui ogni uomo trova il senso ultimo del suo esistere e del suo operare : la piena comunione di Amore con Dio nell’eternità.” Prima di ritornare al Padre , Gesù promette ai suoi discepoli il


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dono dello Spirito Santo , attraverso il quale continuerà la sua opera educativa . Lo Spirito aiuterà coloro che lo riceveranno a comprendere ed interiorizzare tutto quello che Gesù ha detto ed insegnato . Negli Atti degli Apostoli è descritta la vita della Chiesa appena nata e la sua crescita nella fede :<erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.> ( At 2,42-47) . “Già dall’inizio,la Chiesa è luogo e segno della permanenza di Gesù Cristo nella storia .Nel suo compito educativo, come in tutto ciò che Essa è e opera, attinge da Cristo, ne diventa discepola seguendone le orme, grazie al dono dello Spirito Santo .” Ascolto assiduo della Parola di Dio, Celebrazioni Liturgiche e comunione nella carità,sono le dimensioni costitutive della vita ecclesiale; esse hanno un’intrinseca forza educativa poiché mediante il loro continuo esercizio,il credente progressivamente è conformato a Cristo . “ La Chiesa educa in quanto madre, la Chiesa è la comunità di credenti in cui si è generati come figli di Dio dove si fa l’esperienza del suo Amore”. La Chiesa è anche maestra poiché ha il compito di servire la ricerca della verità, per obbedire al divino mandato “Istruite tutte le genti”. La Chiesa inoltre promuove nei suoi figli un’autentica vita spirituale . Lo Spirito che il < il Padre manderà nel mio nome vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto. “Lo Spirito forma il cristiano secondo i sentimenti di Cristo, guida alla verità tutta intera, illumina le menti , infonde l’amore nei cuori, fortifica i corpi deboli , apre alla conoscenza del Padre e del Figlio , e dà <a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità.>( Dei Verbum,n.5). I Santi sono esempio dell’azione potente dello Spirito che li ha rivestiti con i suoi doni e li ha resi forti nella fede e nell’amore . Ogni cristiano è chiamato a seguirne l’esempio cogliendo “ i frutti dello Spirito”. Accogliere i doni dello Spirito significa abbracciare tutta la vita come vocazione,ed ognuno deve imparare a riconoscere la vita come un dono di Dio e deve accoglierla secondo il suo disegno di Amore. Cristo manifestandoci il mistero del Padre e del suo Amore ha rivelato anche l’uomo a se stesso, rendendogli nota la sua vocazione , che è essenzial-

mente vocazione alla santità. L’azione educativa deve riproporre a tutti “la misura alta della vita cristiana ordinaria.” E’ lo Spirito Santo che agisce, soprattutto nella Chiesa, suscitando ed alimentando le molteplici dimensioni dell’azione educativa . E’ lo Spirito a formare la Chiesa per la missione, la testimonianza, l’annuncio. <Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi ,e mi sarete testimoni in Gerusalemme , in tutta la Giudea e la Samaria, e fino ai confini della terra.>( At 1,8). Lo Spirito inoltre è principio di unità ,ed ispira la dimensione ecumenica e dialogica “ Egli unisce intimamente in Cristo tutti i battezzati , suscitando in loro il desiderio della comunione visibile;ispira l’incontro tra le diverse confessioni cristiane, perché convergano verso l’unità voluta dal Signore , incoraggia il dialogo con i credenti di altre religioni.” Lo Spirito Santo è Amore ed il punto culminante della formazione. Egli ispira l’amore .< Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita…> ( 1 Cor 13,1) Ed è proprio lo Spirito ad ispirare la dimensione caritativa nell’opera educativa della“ Chiesa che vuole essere testimone dell’amore di Dio nell’offerta di se stessa ;nell’accoglienza del povero e del bisognoso; nell’impegno per un mondo più giusto , pacifico e solidale; nella difesa coraggiosa e profetica della vita e dei diritti di ogni uomo e di ogni donna , in particolare di chi è straniero , immigrato ed emarginato ; nella custodia di tutte le creature e nella salvaguardia del creato.” Infine lo Spirito orienta la persona alla dimensione escatologica della vita , cioè verso la pienezza della vita eterna. L’Apostolo delle genti, San Paolo ,lo evidenzia nella lettera ai Romani :< E’ lo Spirito che attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio , coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria> (Rm,8,16-17) .La persona umana è “ unità di anima e corpo, nata dall’amore creatore di Dio e destinata a vivere eternamente.” Giulia Schiavo

Politica e coscienza cristiana: Il contributo dei fedeli laici

L’impegno dei cristiani, in duemila anni di storia, si è attuato anche attraverso una piena partecipazione alla vita politica e, non a caso, la Chiesa annovera tra i suoi santi numerosi uomini e donne che hanno servito il Signore attraverso un impegno diretto nelle attività di governo. San Tommaso Moro, ad esempio, patrono dei governanti e dei politici, dopo aver promosso la giustizia e un equo sviluppo della società, in qualità di Lord Cancelliere del Regno d’Inghilterra, non esitò a salire sul patibolo di Tower Hill pur di testimoniare la dignità inalienabile della coscienza e la inscindibilità della politica dalla morale. Quella coscienza che deve ispirare l’azione dei fedeli laici nell’azione politica, non limitata a una semplice tecnica per la definizione dell’ordinamento pubblico ma indirizzata al perseguimento della giustizia e alla costruzione di una comunità civile dove i singoli componenti, capaci di esprimere appieno le proprie potenzialità, si sentano necessari gli uni agli altri. “Non uno Stato che regoli e domini tutto, è ciò che occorre, ma invece uno Stato che generosamente riconosca e sostenga le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali e uniscono spontaneità e vicinanza agli uomini bisognosi di aiuto”, come ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI nell’enciclica “Deus Caritas est”. Questi obiettivi non possono essere raggiunti se non c’è alla base una coscienza politica capace di cogliere le vere esigenze della persona in relazione alla collettività e di trovare le soluzioni più appropriate. Così intesa, la politica, animata dalla Caritas, diventa un impegno costante che mette al centro la dignità di ogni uomo e costruisce una comunità dove nessuno è lasciato indietro.

Continua a pagina 10


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SEGUE DA PAGINA 9 “La carità deve animare l’intera esistenza dei fedeli laici e quindi anche l’attività politica, vissuta come carità sociale”, un “servizio” e non un “potere”, un “punto di partenza” e non un “punto di arrivo”. Ne consegue la creazione di una società dove le istanze sociali vanno di pari passo con quelle morali; un ordinamento che rifiuta la cultura del più forte, del primo della classe, delle piccole oligarchie, dei vincenti che emarginano i perdenti, nella piena consapevolezza di dover rispettare i diritti e i bisogni di tutti. Una società che non lascia indietro nessuno, dove la solidarietà, come insegna la Dottrina Sociale della Chiesa, non diventa compassione o superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane, ma è la determinazione ferma e perseverante ad impegnarsi per il bene di tutti e di ciascuno, perché “tutti siamo veramente responsabili di tutti”. “I care”, “Mi interessa”, diceva Don Lorenzo Milani, e proprio da qui può partire l’impegno per gli uomini e le donne che “vibrano di fede e di dolore pensando alle ingiustizie sociali”, che non si tirano indietro di fronte alle proprie responsabilità, guidati dall’amore per il prossimo e dal desiderio di servire il bene comune. “Il compito immediato di operare per un giusto ordine nella società è proprio dei fedeli laici. Come cittadini dello Stato, essi sono chiamati a partecipare in prima persona alla vita pubblica” e non possono rinunciare a promuovere il bene comune. In questa visione l’economia costituisce un mezzo e non un fine, uno dei tanti aspetti della vita umana e non, come spesso accade, l'unico valore di una società sempre più lontana dall’uomo, dalle sue dimensioni interiori ed etiche. Ovviamente la concezione della politica basata sull’amore comporta il netto rifiuto di una visione basata sulla distinzione di amico-nemico, sul confronto aspro, vera e propria battaglia in cui ci si gioca il tutto per tutto. Il dibattito “democratico”, così inteso, finisce per alimentarsi con l’insulto reciproco nella convinzione che “l’avversario” sia un nemico da abbattere, sempre e comunque. Il cristiano, invece, in opposizione a queste degenerazioni, crede in un’ idea, in un progetto politico e alimenta un civile

dibattito con chi, sebbene attraverso altre strade, è ugualmente impegnato nella costruzione di un futuro migliore. Il modello dei fedeli laici impegnati nel progresso della comunità civile non può essere certamente il principe di machiavelliana memoria, “per cui il fine giustifica i mezzi”, cosi come non lo è il delizioso e perfido simulatore, attore consumato nel grande teatro della vita pubblica, illustrato nel corso del Seicento dal cardinale Giulio Mazzarino. Il sicuro riferimento sarà necessariamente “l’uomo della riconciliazione permanente”, delineato da San Paolo nella lettera a Tito, animato dall’amore e dalla carità, che, con equilibrio e conciliazione, saprà cogliere nelle posizioni di ciascuno l’elemento da valorizzare: l’uomo costruttore di pace e di amore a servizio del prossimo e della comunità.

Luigi Buonocore L’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DI EGIDIO E LUIGI MANIGLIA Il 6 gennaio u.s. ha chiuso i battenti la mostra che, anche quest’anno, in occasione delle festività natalizie, l’Associazione Culturale “Ravello Nostra” ha allestito nella antica chiesa della SS. Annunziata, da qualche tempo nuova sede del sodalizio. Continuando nella valorizzazione degli artisti del territorio costiero, quest’anno sono stati esposti circa cinquanta scatti fotografici di Egidio e Luigi Maniglia, fotografi originari della vicina Scala che nel 1946 avviarono la loro attività a Ravello. Le immagini immortalano eventi civili e religiosi, monumenti e paesaggi dagli anni Quaranta agli anni Settanta, nonostante sia stato individuato qualche testimone precedente. “Attraverso i loro scatti – è stato giustamente scritto - possiamo ripercorrere la storia recente di questi luoghi attraverso gli eventi che hanno rappresentato gli albori della fortuna turistica di Ravello, attraverso i panorami più affascinanti che rappresentano l’unicità della nostra Costa, attraverso le opere architettoniche che hanno sfidato il tempo e rappresentano la realizzazione dello spiri-

to di intraprendenza costiero ”. Allo stesso tempo però le foto dei Maniglia rappresentano inequivocabilmente l’ultima testimonianza di un paesaggio incontaminato, che difficilmente riusciamo a cogliere al giorno d’oggi. Quel territorio composito ma armonioso, com’era parso a Guido Piovene nel 1957, sarebbe diventato di lì a qualche decennio uno dei luoghi che più di altri avrebbe subito l’onta del deturpamento. E ciò avvenne in nome del progresso e dell’ammodernamento delle condizioni sociali degli abitati, senza tener conto minimamente di quello che il passato aveva lasciato alla contemporaneità. Di fronte al progressivo degrado che andava subendo il patrimonio naturale del paese, nel dicembre del 1974 un ristretto gruppo di cittadini, sensibili ai valori della cultura, dell’arte e della storia locale, decisero di costituire l’Associazione “Ravello Nostra”, giunta quest’anno al trentasettesimo anno di vita. Un’Associazione che, per il solo merito di non essersi mai piegata all’amministratore di turno, ha dovuto aspettare trentacinque anni per ottenere una sede, grazie alla sensibilità di Don Giuseppe Imperato. Eppure tanti ricor-

deranno non solo le piccole battaglie condotte per la salvaguardia del paesaggio e dei monumenti di cui si dava conto nelle pubblicazioni annuali e decennali, ma anche gli importanti momenti culturali vissuti a Ravello negli ultimi decenni. Su tutti la Giornata di Studio per il IX centenario della fondazione della Diocesi di Ravello, uno dei momenti di riflessione scientifica più seri che questa città


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abbia ospitato negli ultimi trent’anni. Gli atti di quel convegno, la cui pubblicazione venne favorita dall’Associazione, rappresentano tutt’ora una lettura obbligata per chiunque voglia avvicinarsi alla conoscenza della civiltà ravellese nei secoli di mezzo. Oggi e per buona ventura l’attività dell’Associazione “Ravello Nostra”, nonostante la limitatezza dei mezzi e delle risorse umane, viene portata avanti da un gruppo di giovani, animati unicamente dal gratuito amore per la patria. Solo in questo senso, amando disinteressatamente la propria terra come figli, si può pensare di recuperare memorie collettive altrimenti destinate all’oblio. Perché, come ha scritto Jacques Le Goff, il più grande storico vivente, “si deve fare in modo che la memoria collettiva serva alla liberazione, e non all’asservimento, degli uomini".

nefiche. Come ogni anno la risposta è stata accolta ancora una volta all’unanimità, infatti, ognuno con un po’ della propria mercanzia ha contribuito a far sì che tra i premi non mancasse proprio nulla. A loro va ancora un nostro grazie di cuore. Da non dimenticare anche il Comune di Ravello che, con un offerta generosa, ha permesso di comprare i premi maggiori. Dopo le festività i ragazzi dell’Azione Cattolica con un pulmino, messo a disposizione dal Comune, raggiungeranno la mensa dei poveri di Salerno e dopo aver consegnato l’obolo, avranno il piacere di collaborare al servizio. Sicuramente sarà un’esperienza importante e valorizzante per i giovani nostrani. Per finire in bellezza, il giorno dell’Epifania, a causa del tempo svolta presso la Chiesa di Santa Maria a Gradillo, si è tenuta un’altra tombolata anch’essa animata da noi dell’AC, ma Salvatore Amato stavolta riservata ai ragazzi dell’asilo, delle elementari e delle medie di RavelNATALE DI BENEFICENZA lo. I premi sono stati offerti dal Comune CON L’AZIONE CATTOLICA di Ravello che, anche quest’anno, non ha dimenticato i suoi cittadini più piccoli. Anche quest’anno l’Azione Cattolica, Azione Cattolica Parrocchiale presente nella Parrocchia di Santa Maria Assunta, ha organizzato durante le festiLa libertà religiosa, vità natalizie due tombolate, il cui ricavato sarà destinato ad interventi di benefivia per la pace cenza. Le due tombolate, che si sono svolte il 26 Dicembre e il giorno di Ca- “Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di podanno, come da consuetudine, hanno valori etici e spirituali, universali e condivisi, riscontrato un grande successo che và a e la religione può offrire un contributo preziosottolineare, ancora una volta, quanta so nella loro ricerca, per la costruzione di un importanza riservano i cittadini di Ravel- ordine sociale giusto e pacifico, a livello nalo e i suoi ospiti alla beneficenza. zionale e internazionale”. Con queste paroQuest’anno abbiamo deciso di destinare le, a cui Sua Santità Benedetto XVI ha l’intero ricavato alla Mensa dei Poveri "San Francesco" di Salerno. Fondata nel affidato, nel Messaggio per la Giornata 1994 da Mario Conte, è oggi, all’ora di della Pace, una delle raccomandazioni pranzo, punto di ristoro e luogo di ag- per la realizzazione della pace nel mongregazione familiare per tanti bisognosi do, sembra condensarsi tutta la più gran(senza fissa dimora, migranti, anziani, ex de aspirazione del mondo di oggi: in una tossicodipendenti, disoccupati, ecc.). situazione internazionale, caratterizzata Una media di circa 140 pasti caldi al giorda una crisi economica sempre più globano (primo, secondo, contorno e frutta) vengono distribuiti gratuitamente e con- le e da scenari di guerra più o meno noti, sumati a tavola, garantendo a queste per- il grido del Papa deve essere recepito sone e alle loro famiglie la sussistenza dagli uomini di buona volontà e sopratminima. tutto da chi ha responsabilità civile e poCome ogni anno siamo andati a chiedere litica affinché l’auspicio possa realizzarsi. ai commercianti ravellesi di collaborare Il Papa ha sottolineato che la via per con la consueta generosità alla creazione giungere alla pace passa per il riconoscidel montepremi delle due occasioni be-

I NCONTRO PER UNA CHIESA VIVA mento della libertà religiosa, elemento fondamentale della dignità umana; infatti, gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani riconoscono la religione come una componente fondamentale della persona, componente che va salvaguardata per la crescita umana e civile di ogni uomo. Ma il riconoscimento della libertà religiosa va vissuto nell’ambito delle ricadute sui rapporti sociali e i numerosi episodi di intolleranza, sfociata in violenza, che hanno caratterizzato il 2010, hanno posto e continuano a porre l’interrogativo su come esercitare questo diritto in Paesi dove non vengono riconosciuti anche gli altri aspetti della dignità dell’uomo. Fondamento di ogni auspicio di pace è l’educazione alla giustizia; per questo il Papa sottolinea l’importanza del ruolo della famiglia nella crescita di ogni individuo. “Se la libertà religiosa è via per la pace, l’educazione religiosa è strada privilegiata per abilitare le nuove generazioni a riconoscere nell’altro il proprio fratello e la propria sorella, con i quali camminare insieme e collaborare perché tutti si sentano membra vive di una stessa famiglia umana, dalla quale nessuno deve essere escluso”; questo messaggio rivaluta la sfera familiare come luogo deputato anche all’educazione civile nonché religiosa dei fanciulli e riapre la questione della definizione di famigli. Infatti, immediatamente dopo la famiglia viene identificata come la cellula “fondata sul matrimonio, espressione di unione intima e di complementarietà tra un uomo e una donna, si inserisce in questo contesto come la prima scuola di formazione e di crescita sociale, culturale, morale e spirituale dei figli, che dovrebbero sempre trovare nel padre e nella madre i primi testimoni di una vita orientata alla ricerca della verità e all’amore di Dio.” Per fare in modo che anche per i cristiani della diocesi di Amalfi – Cava dei Tirreni ci possa essere un momento di riflessione su questo tema, sabato 8 gennaio alle 18 in Cattedrale ad Amalfi, ci sarà un incontro con testimonianze e approfondimenti; solo così si potrà avviare un percorso più certo per giungere alla realizzazione del sogno di ogni popolo che ha vissuto un conflitto: la pace.

Maria Carla Sorrentino


CELEBRAZIONI DEL MESE DI GENNAIO

GIORNI FERIALI Ore 17.00: Santo Rosario Ore 17.30: Santa Messa GIORNI FESTIVI Ore 17.30: Santo Rosario Ore 18.00: Santa Messa

13 - 20 - 27 GENNAIO: Ore 18-19-Adorazione Eucaristica

9 GENNAIO BATTESIMO DEL SIGNORE Ore 8.00 - 10.30 - 18.00: Sante Messe 16 GENNAIO II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Ore 8.00 - 10.30 - 18.00: Sante Messe 17 GENNAIO GIORNATA PER L’APPROFONDIMENTO DEL DIALOGO TRA CATTOLICI ED EBREI 18 - 25 GENNAIO OTTAVARIO DÌ PREGHIERA PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI 21 GENNAIO Catechesi della Confraternita del SS. Nome di Gesù e della B.V. del Monte Carmelo sull’Unità dei cristiani 23 GENNAIO III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO GIORNATA MONDIALE DEI MALATI DÌ LEBBRA Ore 8.00 - 10.30 - 18.00: Sante Messe 24 GENNAIO SAN FRANCESCO DÌ SALES - PATRONO DEI GIORNALISTI Ore 17.30: Santo Rosario Ore 18.00: Santa Messa e Momento di riflessione sul ruolo dei giornalisti cattolici 25 GENNAIO

Conclusione dell’ottavario di preghiera per l’Unità dei cristiani Ore 17.30: Santo Rosario Ore 18.00: Santa Messa con la partecipazione degli operatori pastorali e delle associazioni parrocchiali 30 GENNAIO IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Ore 8.00 - 10.30 - 18.00: Sante Messe


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