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ase c e l l e n a r ent

dicembre

gioiosa

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SOMMARIO Editoriale... lapidario Come prega uno scultore Veneri di marmo Senza pietre non c’è arco L’angolo e lo scandalo

Di ombre e di luce Passione per i calcoli La goccia e il mare La Pietra Celtica Cibo su pietra

Foto Claudio Compagni

PIETRA

Associazione di Promozione Sociale iscritta al Registro dell’Associazione della Provincia di Mantova negli ambiti: civile-sociale, culturale e attività sociale. Decreto n. 17/2007

antova te, 44 • M • Via Tries sa io io G le Ca’ ne Cultura Associazio Curato da


Editoriale... lapidario Lo scalpellino e lo scultore, l'incisore litografo e l'architetto – ma anche lo chef che presenta i cibi su supporti lapidari. La pietra è materia primigenia e primitiva, suggerisce la gravità e insieme la fatica che occorre a coloro che ne fanno uso. E la lingua è zeppa di espressioni idiomatiche che la riguardano o ne derivano: ciò che è scritto su pietra, come le antiche tavole delle leggi, è destinato a durare; la pietra può essere angolare, miliare, ollare, preziosa, focaia, sepolcrale, filosofale; di paragone o dello scandalo. C'è chi resta pietrificato per il dolore, la sorpresa, la meraviglia – oppure perché ormai annoso e insensibile, come una foresta ridotta a fossile (da cui però è magari possibile ricavare il petr-olio). C'è chi posa la prima pietra – ma chi ha il coraggio di lanciarla? Solo un cuore di pietra. Altrimenti, meglio non pensarci più: mettiamoci una pietra sopra. Non si poteva che concludere così la tetralogia, ossia i quattro numeri del nostro foglio dedicati ai principali materiali delle arti e dei mestieri: dalla leggerezza della carta, della tela, della tavola di legno, alla solidità monumentale della pietra. Ora basta introduzioni, diamo spazio agli interventi: conviene essere lapidari. Claudio Fraccari

“Noi costruiamo tutto sulla sabbia; ma dobbiamo costruire sulla sabbia come se fosse pietra”. (Jorge L. Borges)

Foto Giuseppe Tripodo

“Nulla è più duro della pietra e nulla è più molle dell'acqua. Eppure la molle acqua scava la dura pietra”. (Ovidio) “Lo lapidarono con un monumento”. (Stanislaw Lec)

Di ombra e di luce Il viennese Fritz Wotruba è stato uno dei “giganti” della scultura europea del secolo XX. La materia prediletta di Wotruba è la pietra lavorata in modo largo, a taglio diretto, quasi sempre di punta, con una padronanza della materia a dir poco strabiliante. Il mondo poetico di Wotruba è saldamente ancorato alla figura umana; tema rigoroso e costante capace di addurre a sé tutti i problemi della scultura che rifiuta qualsiasi allettamento decorativo. Figure sedute, chine in un raccoglimento che è di dolore trattenuto; braccia che si serrano al petto come per coprirne un qualsiasi moto; volti chinati in attimi di meditazione. Una forza interiore è in queste pietre, tale da fare pensare che questa forza dal di dentro le stringa e le chiuda a sé, per impedire loro di espandersi o di consumarsi nell’attrito di gesti esteriori, del tutto impropri alla sofferta visione che Wotruba ha dell’uomo e dei suoi sentimenti. Parlo delle pietre, di quelle statiche figure di donne sedute, accoccolate, raggomitolate a se stesse; figure che pare contemplino un mondo che è umano solo per il dolore che in esse si riflette; uomini o donne in La scultura piedi, cattedrali umane erette, piene di forza, contro di Wotruba qualcosa che è loro e a noi stessi ignoto. Figure di predilige pietra come atti di fede, a segnare, nel cammino la pietra e la dell’arte, una soluzione di continuità il cui solo figura umana giudice è il tempo. La luce fermata da profili netti e angolari è l’impalcatura evidente che regge queste sculture, assieme al suo contrario: l’ombra. Tagli profondi e scuri come ferite, ombre fonde, squarci e piani su cui la luce abbacina; tutto questo s’equilibra in una funzione espressiva unitaria. La scansione che li governa ha un registro musicale, un tono grave e profondo. C’è qualcosa di grandioso nelle sculture di Wotruba, come se esse fossero massi rotolati a valle dalla cima dei monti, cui lo scultore sa conferire un’augusta maestà; alcunché di eterno e d’immutabile. Gian Maria Erbesato

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Fritz Wotruba, Donna seduta

Le sculture di Wotruba


Aurelio Nordera, Sindone Foto Mara Pasetti

Entro nello studio di Aurelio per parlare di scultura e sono consapevole dell’emozione che sempre suscita in me la vicinanza di certe sue opere. Condividere la stessa data di nascita conferisce alcuni vantaggi e ci ha fatto diventare amici. Il tuo percorso di formazione principia da un’istruzione accademica: sei tu ad aver scelto la scultura o viceversa? Ho sempre avvertito forte il richiamo della materia, il coinvolgimento direi spirituale che la forma tridimensionale suscita in me con i suoi piani in luce ed ombra. Cominciai modellando terracotte, meno costose per un giovane scultore e adatte a preparare bozzetti: li utilizzo ancor oggi per presentare il progetto di un’opera a un committente. Dalla terracotta sono passato a scolpire pietre cosiddette tenere, di sedimentazione, tufacee come quelle vicentine o di Trani. In seguito mi sono potuto esercitare con pietre sempre più dure come i marmi di Carrara o di Lasa e i graniti che sono i più duri in assoluto. Scolpire la pietra per me è una grande emozione, specialmente il marmo. Michelangelo parlava dell’opera dello scultore come di un’operazione di sottrazione: togliere alla materia le parti che la racchiudono fino a svelarne la forma nascosta all’interno del blocco…. Scelgo personalmente il materiale nella cava, mi immergo nella natura e scarto i marmi che presentano imperfezioni o crepe. Tuttavia la pietra contiene una struttura in sé che si svela solo al momento di scolpirla. E’ allora che a volte rivela una vena imprevista che condiziona il progetto iniziale e costringe la fantasia dell’artista a ripensamenti. Potrebbe sembrare un limite: in realtà è un punto di forza poiché libera la creatività dell’artista. Ti è mai successo di dover abbandonare un lavoro per questi imprevisti? In effetti un colpo di scalpello che incontra un ostacolo può compromettere il risultato atteso,

Come prega uno scultore Intervista all’artista Aurelio Nordera

specie dal committente. Per me invece i pezzi di scarto sono molto stimolanti poiché mi obbligano a un uso del cervello più impegnativo: è una sfida che accolgo volentieri. Ci vuole pazienza e umiltà: è l’opera a darti i suoi tempi, non viceversa. Spiegami cosa provi quando cominci un’opera. Quali sono i gesti di Aurelio scultore? Giro intorno alla pietra per valutarla da diverse luci e angolazioni, poi comincio a togliere: si disegna, si toglie e si ridisegna perché togliendo il disegno è cambiato. E così fino alla fine dell’opera. Nella mia scultura non devono esserci punti morti, ma deve fluire come una linea continua che scorre tutt’attorno. Hai lavorato molto per chiese e arredi cimiteriali sempre parlando un linguaggio consolatorio, potremmo dire affettuoso. Il sentimento del dolore è bandito dalle tue opere… Cerco sempre di esprimere la gioia, la spiritualità, la fede: non insisto sulla rappresentazione della sofferenza. Con la morte del corpo non termina tutto… Questo esprime il particolare percorso di fede che si riflette nelle tue scelte creative. Credo che in ogni uomo alberghi un’aspirazione all’assoluto e scolpire mi obbliga alla meditazione, quasi una preghiera. E’ particolarmente evidente nell’opera intitolata Sindone, un tema caro alla pietas cristiana. Rappresentare un lenzuolo con l’effigie di Cristo mi ha coinvolto in un’opera di scultura nuova per me in cui ho desiderato mettermi alla prova. Modello di riferimento iniziale è stata la tecnica dello stiacciato donatelliano (minime variazioni millimetriche degli spessori) e l’uso delle luci radenti. Ho quasi abbandonato lo scalpello a favore di raspe e abrasivi, guidato

unicamente dalla luce che gira intorno all’opera. Il risultato è un’immagine che si vede e non si vede, è contenuta nel marmo e solo la luce può rivelarla. Ci è voluta una grande delicatezza per poterla realizzare. Mentre di solito per scolpire il marmo ci vuole molta forza. E’ un’opera d’arte stupenda che va osservata in una condizione di silenzio e intimità, contrariamente alle tue ultime creazioni che sono immerse nell’aria, nella natura e in grandi spazi urbani. In questo caso occorre molta attenzione alle proporzioni: all’aperto le figure vanno ingrandite almeno di un terzo rispetto al reale poiché lo spazio attorno le consuma visivamente. In questi casi le mie scelte sono cadute prima su marmo e bronzo, ora sull’acciaio che meglio esprime secondo me la tensione moderna. A proposito, come ti poni oggi nel dibattito tra arte e artigianato? In ogni opera d’arte si mescolano aspetti materiali e spirituali. L’artista, a differenza dell’artigiano, cerca di trasmettere un messaggio emotivo. Per questo credo in un’arte che stimoli la fantasia dell’osservatore. La forma scolpita si impone nello spazio, tramanda il suo messaggio nei secoli e sfida il tempo con i suoi segreti, come nel caso degli antichi egizi che lavorarono il granito senza strumenti adeguati realizzando opere straordinarie…

Nessuno direbbe guardando quest’uomo mite, dallo sguardo dolce e dal sorriso lieve, quanta forza e passione nasconde nelle sue mani operose. L’età per lui è un incidente anagrafico. L’ultima sfida? Scolpire il cielo! Mara Pasetti 03


La donna, da sempre seduce il tempo lo spazio che l’uomo brama abitare. Velata svelata alle incursio di corsare vicinanze mas dove va dove arriva la insegue l’incalza l sempre lì desiderio peren Dinamiche st Impossibi Distanz com ca …come ti dicevo, stavo aspettando da tempo un pezzo di ricambio per la mia caffettiera elettrica. Avevo telefonato

Passione per i calcoli

al numero verde della ditta ma, sai come sono quelle del call-center,... diciassette minuti per spiegarle di cosa si trattava, alla fine mi pareva avesse capito, e invece non mi è ancora arrivato niente… ogni giorno ho controllato la mia cassetta delle lettere, puntualmente alle dodici e quarantacinque, ma niente da fare: solite bollette, inevitabile pubblicità e basta. Ma ecco, tre giorni fa, dalla fessura della cassetta sbucava il profilo di una busta, una di quelle giallognole che hanno all’interno l’imbottitura fatta di bolle, una A6 da 138x95 millimetri. Subito ho pensato alla mia caffettiera, ho aperto il pacchettino lì, davanti alla porta dell’ascensore, ma inavvertitamente ho fatto cadere a terra il suo contenuto. Non capivo cosa fosse, ho inseguito quella cosa che rotolava verso il primo gradino della scala e, a fatica, l’ho raccolto. Non ci crederai: era un sasso! Un sassolino, per l’esattezza. Diciamo un 2 per 1,7 centimetri, circa: colore strano, giallo/verdognolo, ruvido, apparentemente poroso. Un sasso! Non capivo cosa potesse significare. Ho frugato nella busta, c’era un foglietto piuttosto piccolo, diciamo un 6 per 9. Era scritto col computer, carattere Arial, quasi certamente dimensione 12: SEGUI LA TUA PASSIONE PER LA MATEMATICA! Cosa poteva significare quella frase scritta su un foglio anonimo contenuto in una busta ugualmente anonima? Ci ho pensato per ore e ore. vedere che è una minaccia per qualche sgarbo che ho commesso, magari senza volere….è vero che all’ultima assemblea del condominio so l’unico a votare contro la riconferma dell’amministratore, però….no! non mi avrebbero mandato un sassolino. E poi, come fanno a sapere ch mi piace? Tu lo sai che a scuola ero tra i più bravi.. Certo, non ti ricordi quante volte mi hai passato i compiti? Te ne sono ancora grata… Ah, non pensarci. Dunque, tornando alle mie indagini, avevo quasi collegato il fatto che riesco a risolvere quasi sempre il “Quesito della Su Settimana Enigmistica, con la possibilità che qualcuno ne fosse al corrente. Ma tra il sasso e la matematica che rapporto ci può essere? For carabinieri: loro hanno dei reparti specializzati che potrebbero analizzare il sasso, riscontrare eventuali impronte digitali, il dna.. Ma dai, lascia perdere. Cerca piuttosto di individuare il significato di quella frase. Non hai mai visto in tv quelle trasmissioni in cui i concorr o il collegamento tra.. Uhh… non ne voglio nemmeno sentir parlare. Ci ho provato un paio di volte ma ho capito che non fa per me. Ci ho rinunciato; preferisco gu ho un televisore bellissimo, un quarantadue pollici..A proposito, devo ricordarmi di controllare se sono effettivamente 42. Perché 42 per 2,5 avessero fregato. Sai come sono quelli dei centri commerciali! Ti dico io come devi fare: metti i tuoi pollici sullo schermo, uno vicino all’altro, fino ad aver toccato tutto il lato più lungo. Poi conti le ditate mai a staccarti da quella stupida mania dei numeri? E’ più forte di me. Sai, per esempio, che il tuo numero di telefono è composto solo da numeri dispari e la loro somma è un numero pari ch E’ fantastico: una notizia del genere può cambiarmi la vita! Senti, piuttosto: quando ti ho telefonato, tre settimane fa.. ..esattamente 19 giorni fa, me lo ricordo perché.. Va bene, è lo stesso! Voglio dire che ti avevo chiamato perché ero all’ospedale e… ..Già, scusami; non sono venuto a trovarti perché, forse non te lo avevo mai detto, sono allergico a qualcosa, forse ai disinfettanti che usan quattro….accidenti a questi numeri! Però ti vedo bene, ti sei ripresa alla grande dall’intervento. Cos’era? Appendicite, tonsille..? me lo avevi Fuochino! Ci sei arrivato. CALCOLI. Mi hanno operato di CALCOLI. Capisci adesso come mai ti ho richiamato ieri per invitarti a cena qui a cas Caspita, allora quel sassolino… era proprio tuo. E’ vero che la parola calcoli deriva dal greco degli antichi che così chiamavano i sassolini u volessi finalmente sistemare quei vecchi conti, i nostri conti rimasti in sospeso. Sai che alla fine me ne sono fatto una ragione, ma quando che botta! In fin dei conti era poi così grave che ti avessi detto il numero esatto delle fette che avresti dovuto tagliare rispettando l’angolo ancora dire esattamente quante persone c’erano. Alla fine, visto il guaio che mi avevi combinato, il prete mi ha fatto uno sconto del 50 per No, non ti ho cercato per questo. Visto che non ti eri fatto vivo quando ero all’ospedale, ho pensato di puntare sulla tua predisposizione pe un po’ di buona volontà possiamo ammorbidire la spigolosità di carattere che ha caratterizzato i nostri conflitti di un tempo. Non sarà il fuo riannodare i fili delle nostre vite. Sapresti dirmi quanti baci ci siamo dati prima di separarci? No, non dirlo, non mi interessa saperlo. Sono Anna e Marco hanno entrambi 77 anni. Si erano sposati, o meglio, ci avevano provato, quando ne avevano 32. Hanno scelto di vivere insiem continua a fare i suoi calcoli, a lei li hanno tolti.

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la scova

Ladakh, regione indiana sulle vette himalayane. Un monaco buddista rimprovera un’aquila che, afferrata con gli artigli una pietra, volando sopra un gregge l’ha fatta cadere uccidendo una pecora. Inizia con una morte Samsara (2001). Intanto i confratelli svegliano un giovane monaco dal suo lungo ritiro spirituale. Mentre essi tornano al monastero la cinepresa inquadra un’altra pietra su un muro che reca inscritta la domanda: “Come si può impedire a una goccia d'acqua di asciugarsi?”. Il film narra con perfetta circolarità il percorso del novizio Tashi, convinto della sua vocazione in un ambiente sereno tra cime mozzafiato. Il mondo irrompe dopo una visita al villaggio sottostante: vedere una donna risveglia desideri che credeva domati; dopo lotte tra mente e istinto, pianti, confessioni, gli anziani gli consigliano di arrendersi alla vocazione per il matrimonio. Così scende al villaggio, ritrova la dolce Pema e le si unisce in una stupenda scena: la telecamera gira interminabile intorno agli amanti alternando terra e cielo, donna e uomo, notte e giorno. Ma Samsara travolge chi s’immerge nella corrente: Tashi diventa padre di un bimbo e coltiva la terra coi contadini d’una cooperativa ma si scontra col disonesto mercante che monopolizza l’acquisto dei prodotti locali. Tashi, ribelle a quella logica, convince gli altri a scendere in città per vendere il grano a prezzi più alti. Il mercante per vendetta brucia il loro raccolto: Tashi reagisce con violenza. L’estate seguente arriva una bellissima ragazza; lui la desidera e in assenza di Pema accade l’inevitabile. Tashi riesce a non farsi scoprire ma capisce d’aver ceduto a ogni appetito: ira, avidità, lussuria. Si rade i capelli e torna al monastero dove va a cercarlo, dolente, Pema. Prima di andarsene essa gli indica la pietra della scena iniziale: quando la cinepresa avvolge il sasso nel suo sguardo onnisciente, leggiamo la risposta alla domanda impossibile: “Gettandola nel mare”. La logica paradossale dà soluzione al dilemma. Potenza della parola, potenza del cinema.

Simona Moschini nne. taticità. Samsara indica nelle religioni indiane il ciclo vita-morte-rinascita, l’immersione dell’uomo nella ile fuga. vita, nei desideri, nei piaceri, che lo conduce a moltiplicare i desideri stessi e quindi all’infelicità. za apparente la sua, Samsara è il flusso del mutamento, che porta alla morte: il mondo è morte perché è movimento, e quella del bianco Narciso tensione e desiderio. arezzato da maligni tremiti d’onde nell’abbraccio mortale dello specchio del mare. La passione scatena tempeste divine: Ades e Zeus dio della notte e dio del giorno fratelli invincibili complici di violenze d’amore alleati in quel ratto antico della vergine Core, ingannata tra fiori e sprofondata fra ombre, da allora imitato per ludico turpe dominio da dèi ed eroi falsi . Vuoi nei miti e nel mondo. ono stato Lo ripetono uomini piccoli he la matematica ficcati nel suolo tra voragini di asprezze e moine, anche loro angosciati usi”, quello della d’amare la donna e non essere amati. rse dovrei rivolgermi ai La scultura è nata con lei per lei. renti devono indovinare una parola Sospende il moto incanta lo spazio in respiri vitali, uardarmi qualche bel documentario. Sai, eterni, 54 fa 106,68 centimetri; non vorrei che mi soffiati da uomini grandi dentro il cuore dei marmi e….. Sto scherzando; ma possibile che tu non riesca per dar luce bellezza alla pietra e alla donna, he corrisponde alla nostra età? Non è straordinario? creature di Dio: arte d’amare risarcimento d’amore di uomini nobili no all’ospedale. Così, appena ci entro, comincio a starnutire: uno, due, tre, dalle mani poetiche i detto ma, scusa se mi sono un po’ perso. Ah, questa mania dei calcoli.. dagli occhi di cielo. sa mia?

Ven eri di

ma rmo

utilizzati nell’abaco. Sei geniale, come sempre. A dire il vero per un attimo ho pensato che mi hai abbandonato subito dopo avermi sposato, proprio mentre ci accingevamo a tagliare la torta, di trenta gradi? Ci sono rimasto di sasso! E avresti dovuto vedere la faccia degli invitati. Se vuoi ti posso cento; il ristorante invece li ha voluti tutti, il cento per cento. er la logica matematica e così ti ho inviato quel misterioso messaggio. Ascoltami: siamo due single incalliti e con oco della passione a bruciarci ma una nuova dimensione sentimentale fatta di stima e rispetto reciproco può ancora io adesso a dirti che questo sarà il primo della nostra nuova vita. Baciami, stupido! me a casa di lei per il semplice fatto che si trova al numero civico 154. Hanno accertato che il televisore è un 42 pollici. Lui

Foto Claudio Compagni

oni schili,

La goccia e il mare

Attilio Pecchini

Mario Pavesi, Enrico Aitini

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La casa di Carl Jung

Senza pietre non c'è arco La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata pietra angolare: essa rafforza la stabilità dell’angolo esterno di un edificio ma è anche la chiave di volta e di sostegno di un arco. La pietra è il materiale da costruzione che ha accompagnato il corso della storia dell’architettura mediterranea ed occidentale instaurando una stretta e reciproca relazione con la cultura dei popoli. La cultura comprende gli artefatti delle attività umane, la cultura materiale e tutto il sapere necessario per vivere. Sono così divenute ricorrenti alcune espressioni: l’età della pietra, ovvero una fase Alla base dell'evoluzione umana; la pietra miliare, un cippo posto sul ciglio stradale delle vie pubbliche romane; dell’architettura la pietra dello scandalo, un pietrone che serviva per l’estinzione della colpa dei debitori morosi; la occidentale, la pietra è entrata nel pietra filosofale, la sostanza capace di trasmutare in oro i metalli vili; i Sassi di Matera, l’antichissimo linguaggio comune insediamento tagliato nella roccia che oggi caratterizza Matera. La storia dell’architettura italiana annovera tre illustri maestri nell’utilizzo del materiale lapideo. Andrea Palladio usa la pietra Berica conferendo un aspetto maestoso alle ville e ai palazzi da lui realizzati. Carlo Scarpa, nel 1961-63, restaura a Venezia il giardino del cinquecentesco palazzo Querini Stampalia collocandovi un'ampia vasca a più livelli e due labirinti scolpiti in alabastro e pietra d'Istria, dove l'acqua è suono e movimento. Mario Botta, nel 2002, porta a compimento il pregevole MART di Rovereto. Il museo, rivestito in lastre di pietra gialla di Vicenza, richiama la grande tradizione costruttiva, la memoria storica e l’idea di un monumento destinato a durare nel tempo. La misteriosa Torre nel villaggio svizzero di Bollingen, è un’abitazione in pietra costruita dallo psichiatra Carl Jung per rappresentare la struttura dell’inconscio di ogni uomo. È quindi vero, come ha scritto Italo Calvino, che senza pietre non c’è arco. Valentino Ramazzotti

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L'angolo e lo scandalo Da secoli abbiamo cessato di costruire gli edifici con la pietra, sostituita prima dal mattone e poi dal cemento; per cui siamo meno abilitati a coglierne e penetrarne il simbolo. Nella Bibbia, invece, la parola compare in numerose espressioni, alcune delle quali sono ancora ampiamente in uso nel linguaggio quotidiano. “Pietra angolare”, secondo l’antica prassi edificatoria, è una pietra posta all’angolo esterno della costruzione, accuratamente scelta perché sia saldamente a fondamento della stabilità dell’edificio e ne garantisca la solidità anche in situazioni di eccezionale problematicità, come terremoti e inondazioni. Esprime, dunque, non solo sicurezza e affidabilità, ma anche insostituibilità. Sarebbe davvero singolare che i costruttori scegliessero una pietra di scarto per una operazione così importante ed essenziale. Eppure questa sembra essere la sorprendente logica di Dio, così abile nello sparigliare i nostri criteri di sicurezza! Gesù, parlando di se stesso e della sua missione, afferma, citando un salmo: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo» (Mt 21,42). Un Messia inerme, non coinvolto politicamente in rivendicazioni nazionalistiche contro gli occupanti Romani, e dunque deludente, è posto a garantire solidità e speranza per sempre. Da questo paradosso si origina una riflessione ulteriore che riguarda la “pietra d’inciampo”, contro la quale si può urtare. Nel Nuovo Testamento Gesù stesso è qualificato in questa maniera: in lui inciampano tanto il non credente quanto il credente. Egli esige una scelta di campo a partire da una presenza deludente, che non ha saputo adempiere le aspettative del popolo, per cui è rigettato come un’inutile pietra di scarto ed è abbandonato perfino dai discepoli: «E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!» (Mt 11,6). Non sarà irrilevante notare che il greco skandalon significa “inciampo”. È lo scandalo della croce, nel quale tutti inciampiamo. Don Ulisse Bresciani

Cibo su pietra ovvero l’arte di cucinare senza fretta

Foto Giovanni Fortunati

Il cibo dentro al piatto? Troppo banale. Le creazioni degli chef alla moda vengono oggi presentate su ben altri supporti, per esempio su tavolette di lavagna nera e persino su meravigliose e candide pietre di fiume. Come Ana Ross, coltissima e giovane chef slovena (è laureata in scienze diplomatiche e parla sette lingue) che si diverte a pescare enormi sassi bianchi nel fiume Isonzo da portare in tavola insieme alle sue squisitezze. Anche Thomas Kavcic, altro importante chef sloveno, adagia degli enormi gamberi sulle pietre di fiume. L'uso di materiali naturali comunica sensazioni di naturalezza lasciando immaginare che anche il cibo trattenga in sé una forza e un'energia primordiali. Dalla Slovenia alla Spagna, uno chef come Manolo de la Osa presentò qualche tempo fa a un congresso di cucina un piccolo braciere formato da tante pietre tra le quali erano sistemati tanti minuscoli spiedini di carne trattenuti da una rete di metallo (quella dei pollai) tra rami di rosmarino e timo che bruciando trasmettevano il loro aroma. E d'altra parte in molti hanno sperimentato l'allegria che emana dal cuocere direttamente in tavola carne pesce o verdura rosolandoli su una piastra di pietra ollare resa incandescente da un fornelletto. In pietra ollare sono realizzate anche le pesantissime casseruole molto amate dai cuochi per le lunghe cotture. Il termine “ollare” deriva dal latino “olla” che significa pentola e ha una tradizione che risale al Medioevo. La pietra, un serpentino grigio verde, è costituita da talco, magnesite e clorite. In Italia la produzione è localizzata principalmente in Valtellina. La lavorazione era un tempo tutta manuale: si utilizzava uno scalpellino per scalfire il blocco di pietra. Caratteristica di questa pietra è di distribuire il calore in maniera uniforme e di mantenerlo per diverso tempo. Ma ciò che la rende preziosa è che non assorbe o cede odori. Il cibo mantiene perciò il suo aroma e la sua fragranza. E' eccezionale per le cotture lunghe a fiamma moderata, come le zuppe, i brasati, gli stracotti, la polenta, i sughi. Raffaella Prandi 07


Curato da Associazione Culturale

Ca’ Gioiosa • Via Trieste, 44

• Mantova

CALENDARIO EVENTI

CA’ GIOIOSA

dicembre

gioiosa entra nelle case 3 dicembre 2010 Copia omaggio supplemento straordinario a La Cittadella Editrice Ca’ Gioiosa-Mantova Fotolito e stampa: Publi Paolini

Responsabile redazionale Claudio Fraccari Coordinamento artistico Raffaello Repossi Coordinamento editoriale Mara Pasetti Redazione Valeria Borini Claudio Compagni Giovanni Fortunati Claudio Fraccari Carla Guerra Nicoletta Marastoni Laura Pasetti Mara Pasetti Raffaello Repossi Giuseppe Tripodo Nicola Zanella Testi di Enrico Aitini Don Ulisse Bresciani Gian Maria Erbesato Claudio Fraccari Simona Moschini Mara Pasetti Mario Pavesi Attilio Pecchini Raffaella Prandi Valentino Ramazzotti Raffaello Repossi Fotografie di Claudio Compagni Giovanni Fortunati Mara Pasetti Giuseppe Tripodo L’associazione Ca’Gioiosa è a disposizione degli eventuali aventi diritto per le fonti non individuate. Scriveteci i vostri commenti e visitate il nostro sito per conoscere l’elenco delle edicole che distribuiscono Ca’rte.

In ricordo di un amico: “Sono sul sentiero del tramonto perché il viale non me lo posso permettere” (Giuliano Parenti) C’è una legge che è davvero uguale per tutti, quella del Tempo che passa. Tuttavia non tutti arriviamo alla terza età con la stessa qualità di vita. Le cause sono molteplici: lo stato di salute, le condizioni affettivo-relazionali, economiche, culturali. Ca’Gioiosa nel 2011 dedica agli anziani un progetto ambizioso dal titolo Ca’rte per gli anziani. L’idea è semplice, ma innovativa: si tratta di leggere e spiegare ai nonni questo foglio di divulgazione delle arti per condividerne i contenuti e ricevere le loro impressioni. A questo scopo si è costruita una rete di collaborazioni e alcune strutture per gli anziani accoglieranno giovani studenti di scuole mantovane che vi si recheranno con Ca’rte sottobraccio. Auspichiamo che l’idea sia utile e che coinvolga a tal punto gli interessati da stimolarli a suggerire i temi che desidererebbero approfondire. Perché non c’è un tempo limite per imparare: ci dovrebbe essere sempre tempo e attenzione per la cultura perché anche da qui passa la qualità della vita di ognuno di noi. Mara Pasetti

26 gennaio ore 21 Mantova, Via Torelli 12 in collaborazione con associazione Consonanze Reading in musica di Gianni Bergamaschi “La tromba di Miles” INGRESSO LIBERO

3 dicembre ore 21 Volta Mantovana, Sala Congressi Palazzo Gonzaghesco Proiezione Video “La Volta di Ivanoe Bonomi“ di Claudio Compagni INGRESSO LIBERO

11 dicembre ore 10 Mantova, Istituto Superiore Bonomi-Mazzolari inaugurazione della mostra fotografica “Ivanoe Bonomi, una vita per la democrazia” introduce il prof. L. Cavazzoli INGRESSO LIBERO

5 febbraio ore 17,30 Mantova, Libreria Feltrinelli Incontro con Nicola Zanella “La vera genialità è il buon senso? Un viaggio tra Leonardo e l’impresa alla ricerca del pensiero semplice” INGRESSO LIBERO

18 febbraio ore 20,00 Mantova, Casa Pasetti via Calvi 51 Mara Pasetti presenta “Breve storia delle tecniche artistiche”

19 dicembre ore 20,30 Cerese, Ristorante Cristallo IX compleanno di Ca’ Gioiosa “Omaggio a Chardin” cena a tema

Info: – via Trieste 44 Mantova, il venerdì 17-19,30 tel. 0376 224150 – Via Calvi 51 Mantova, il martedì 10-12 tel. 0376 222583 - 3395836540

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con il patrocinio

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Ca’ Gioiosa ringrazia per la sensibilità che sempre dimostrano a sostegno delle sue iniziative il Comune di Mantova, la Provincia di Mantova, Levoni spa, Banca Intesa San Paolo, Cleca S. Martino, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Pavimantova snc, Cantine Virgili, Gustus, Valle dei Fiori

Sportello Sportello di di Promozione Sociale È in distribuzione il nuovo bollettino dello Sportello di Promozione Sociale del Comune di Mantova. Il “giornalino”, giunto alla sua settima edizione, è composto stavolta da ben dodici pagine. I contenuti, come sempre, riguardano notizie e informazioni di prima utilità per i cittadini in condizioni di fragilità. Vengono tra l’altro segnalati il buono sociale per famiglie con almeno quattro figli, il buono per la permanenza a domicilio della persona non autosufficiente, il buono per l’assunzione di assistenti familiari (badanti); le domande per i tre buoni devono essere presentate entro il 19 novembre. Occhio alle scadenze! Gestito da volontari di numerose associazioni in accordo con il Comune di Mantova, lo Sportello offre orientamento all’utenza nella scelta dei servizi territoriali; aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche, in affiancamento ai Servizi sociali municipali; informazioni sulle agevolazioni di cui è possibile beneficiare. Le organizzazioni che lo gestiscono in collaborazione con il CSVM operano in rete favorendo la coesione sociale e facilitando la comunicazione e l’aggregazione tra realtà diverse (associazioni e istituzioni), raccogliendo informazioni per la rilevazione dei bisogni sociali. Obiettivi dello Sportello sono dunque: orientamento dell’utenza nella scelta dei servizi territoriali, aiuto nel disbrigo di pratiche burocratiche, in affiancamento ai Servizi Sociali del Comune di Mantova, informazioni sulle agevolazioni di cui è possibile beneficiare, promozione delle associazioni di volontariato e delle organizzazioni nonprofit del Comune di Mantova e informazioni sulle loro attività. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere direttamente allo Sportello di Promozione Sociale in via Tassoni 12 a Mantova. L’ufficio è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12, telefono: 347/6728025, email sportellodipromozionesociale@domino.comune.mantova.it. E c’è anche il sito gestito dai volontari con tutte le informazioni preventive circa il servizio: http://sportellodipromozionesociale.comune.mantova.it. Informazioni dal Bollettino n. 7/2010 BUONO SOCIALE PER FAMIGLIE CON ALMENO 4 FIGLI; BUONO SOCIALE PER LA PERMANENZA A DOMICILIO DELLA PERSONA NON AUTOSUFFICIENTE; BUONO SOCIALE PER L’ASSUNZIONE DI ASSISTENTI FAMILIARI (BADANTI);

VOUCHER DI CONCILIAZIONE; BONUS FAMIGLIA; ESENZIONE PAGAMENTO CANONE RAI; BANDO E.R.P. (EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA); BUNUS ENERGIA ELETTRICA; BONUS GAS NATURALE; FONDO DI CREDITO PER I NUOVI NATI; SOCIAL CARD;

RIDUZIONE ABBONAMENTO TELECOM; ALTRE AGEVOLAZIONI TELECOM; ESENZIONE TICKET: NUOVE CATEGORIE; CONTRIBUTO PER APPARECCHI ORTODONTICI; DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA ISEE; ELENCO CENTRI ASSISTENZA FISCALE (CAAF) DI MANTOVA.

Sezione Provinciale di Mantova

L’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti è un Ente con funzioni di rappresentanza e tutela degli interessi morali e materiali di ciechi e ipovedenti. La sezione Provinciale di Mantova opera sul territorio mantovano e, secondo la filosofia della stessa Unione, si pone come punto di riferimento per l'assistenza e l'integrazione sociale, scolastica e lavorativa di ragazzi e adulti con difficoltà visive.

Sede Via della Conciliazione, 37 46100 MANTOVA Contatti Tel. 0376-323317 Fax 0376-221790 E-mail: uicmn@uiciechi.it

Questa pagina ospita sempre lo Sportello di Promozione Sociale e le associazioni di volontariato e promozione sociale mantovane


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