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Associazione di Promozione Sociale iscritta al Registro dell’Associazione della Provincia di Mantova negli ambiti: civile-sociale, culturale e attività sociale. Decreto n. 17/2007

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MANTOVA tradizioni culinarie Foto Letizia Torresan

va rativa Via Calvi, 51 • Manto e Ca’ Gioiosa • Sede ope ral ltu Cu one azi oci Ass Curato da

gioiosa

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Foto Siria Sarti

Mangiare con gli occhi La didattica rientra negli obiettivi primari di Ca’ Gioiosa, così come la divulgazione culturale in quelli del foglio Ca’rte. La congiuntura dell’inserimento di Mantova nella Regione Europea della Gastronomia ci ha consentito di mettere a fuoco l’argomento dell’alimentazione, fondamentale per la cultura materiale italiana in generale e per quella mantovana in particolare. Interagendo con l’iniziativa del Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te che ha coinvolto studenti delle scuole superiori del territorio al fine di documentare fotograficamente un tema così importante, abbiamo deciso volentieri di acconsentire alla diffusione a stampa di una selezione di quanto prodotto. Testi e fotografie relativi al cibo – ma anche al lavoro agricolo e industriale che vi sta dietro – hanno ricevuto così un’impaginazione che ne possa esaltare il messaggio, edonistico e insieme civile. Riteniamo infatti che la conoscenza delle tradizioni, in questo caso culinarie, sia essenziale per mantenere coscienza delle radici comuni, anche nella prospettiva di confrontarle con storie e costumi differenti. Come di consueto, Ca’rte si pone lo scopo di favorire un approccio alla questione, non certo di esaurirne le mille implicazioni. Qui si tratta di proporre un semplice spunto di riflessione, rammentando che i ragazzi che hanno preso parte all’esperimento saranno stati i primi a porsi in una nuova prospettiva riguardo all’oggetto della loro indagine. Se è vero che mangiare è un bisogno, preparare il cibo una consuetudine, gustarlo un desiderio, è altrettanto vero che apprezzarne le variazioni codificate in ricette diventa un fatto profondamente culturale. Non ci resta che invitare al piccolo banchetto delle pagine seguenti il lettore/ spettatore, nonché augurare buon appetito al suo sguardo.

Claudio Fraccari

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Foto Anita Sarzi Sartori

Creatività e didattica Il progetto didattico-fotografico #SCATTA QUALCOSA 2017. Un percorso fotografico nella tradizione culinaria di Mantova, curato da Melina Mulas, figlia del noto fotografo Ugo Mulas, ha approfondito il tema gastronomico in linea con l’acquisizione della provincia di Mantova del titolo ERG (Regione Europea della Gastronomia) con Cremona, Bergamo e Brescia. Il cibo e i gesti della sua preparazione e consumo sono stai collocati così al centro di una programmazione ampia e articolata che ha permesso, attraverso differenti linguaggi, di indagare e svelare il pregio di una tradizione culinaria di alto valore, qualitativo e storico. Il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te, sensibile al settore didattico, ha scelto di offrire anche agli studenti delle scuole superiori mantovane l’occasione di esprimere la propria creatività mediante la pratica fotografica in un percorso focalizzato sulla tradizione culinaria. È sempre importante saper dialogare con le associazioni culturali mantovane e in questo caso è stato un piacere ritrovare pubblicato su Ca’rte parte del prezioso materiale fotografico prodotto dagli studenti. Se infatti il gesto culturale necessariamente possiede una sua fonte, non è altrettanto scontata l’occasione di vederlo anche diffuso oltre i confini immaginati. Ringrazio quindi Mara Pasetti, presidente di Ca’ Gioiosa, per il suo lavoro appassionato e per aver riconosciuto la qualità di un progetto didattico che trova ora eco in un’iniziativa esterna alla pianificazione del Centro di Palazzo Te.

Stefano Baia Curioni Presidente Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te

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Foto Anita Bassani

Risotto al lambrusco e rosmarino Ingredienti per 4 persone 2 scalogni 340 gr riso vialone nano olio extravergine d’oliva q.b. 180 gr grana padano 500 ml lambrusco 80 gr burro 250 ml brodo rosmarino q.b. sale q.b.

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Preparazione

Il consiglio dello chef

Tritare lo scalogno e soffriggerlo nell’olio. Aggiungere il riso e tostare per 3-4 minuti, poi aggiungere un bicchiere di lambrusco. Cuocendo a fiamma bassa aggiugere il vino ogni volta che il riso risulta asciutto fino a cottura ultimata. A metà cottura aggiungere qualche rametto di rosmarino e aggiustare di sale. Mantecare con il formaggio a fiamma spenta e servire.

Si potrebbe utilizzare il riso Carnaroli indicato per le cotture morbide. E il brodo di verdure alternato al vino in cottura. Al momento di mantecare, a fiamma spenta, aggiungere tocchetti di burro ben freddo e mescolare velocemente il risotto.

Per saperne di più Inizia proprio dal territorio mantovano del nord est la risaia del Vialone Nano. E il riso è il secondo dei piatti tipici mantovani dopo i tortelli di zucca.

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Foto Barbara Rizzati

Dal trifoglio al latte Già nel ‘400 si parlava della coltivazione del trifoglio nella campagna mantovana, cibo adatto per le vacche da latte. Ancor oggi vi sono centinaia di ettari coltivati a prato stabile tra Goito, Marmirolo, Porto Mantovano, Rodigo e Volta Mantovana. Una quindicina di latterie producono Grana Padano dei prati stabili. Un tempo la mungitura era manuale e iniziava all’alba con la “messa in latte”, vale a dire accarezzamenti della mammella e strizzatine dei capezzoli della vacca aventi lo scopo di predisporre l’animale a far fuoriuscire il latte. Una vacca che produceva 10 litri di latte al giorno era una buona vacca. Eccellente la produzione lattiera, in aumento in questi anni, così come quella di Grana padano e Parmigiano Reggiano. Le esportazioni in Europa, Stati Uniti, Giappone, Hong Kong e Australia rappresentano una voce molto significativa. La produzione lattiera si attesta su circa 9,4 milioni di quintali all’anno, anche se il tradizionale allevamento da latte è calato negli anni a favore di quello da carne da macellazione.

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Agnoli verdi Ingredienti per 4 persone Per la pasta mezzo chilo farina 00 5 uova 100 gr spinaci sale q.b.

Ripieno 200 gr spinaci 500 gr ricotta aglio q.b. sale q.b. pepe q.b. noce moscata q.b. 200 gr formaggio grana 80 gr burro

Foto Camilla Beduschi

Preparazione Per la pasta unire farina, uova, sale e spinaci preventivamente cotti, ben strizzati dall’acqua e tritati. Tirare una sfoglia sottile. Preparare un ripieno con spinaci (come sopra), ricotta, aromi, grana. Confezionare gli agnoli e servirli con burro fuso e grana.

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Il consiglio dello chef Strizzare molto bene gli spinaci affinché non rilascino acqua che potrebbe guastare sia la sfoglia che il ripieno.

Per saperne di più Era usanza della nostra cucina contadina utilizzare gli avanzi di pranzi precedenti legati con ricotta, pane o uova a formare ripieni da avvolgere nella pasta: così nascevano ravioli, agnoli, tortelli… L’impronta attuale della cucina mantovana deriva completamente da quella popolare e i modelli alimentari vengono tramandati dalle famiglie che li custodiscono gelosamente. Eppure nel 1350 i Gonzaga, durante una cena con ospite Francesco Petrarca, offrirono ravioli con sfoglia cosparsi di cacio grattato: segno di una piatto presente anche alla tavola dei principi!!

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Foto Francesco Ferretti

Le colture Un tempo la mietitura era la conclusione di un lavoro iniziato nell’autunno precedente con la preparazione del terreno arato durante l’estate e che aveva ospitato le cosiddette piante sarchiate, quelle cioè che avevano contribuito alla ripulitura del terreno dai semi delle erbe infestanti. Oggi sono impiegati invece diserbanti selettivi. Il frumento 12

rappresentava, a partire dalla metà del XIX secolo, la coltivazione più diffusa e occupava la parte più estesa del terreno a disposizione. Attualmente i cereali sono la coltivazione più significativa e il mais si conferma la prima coltura, seguito dai frumenti. Ottima è la produzione di melone, cocomero, frutta fresca e vite.

In calo invece le colture di soia, colza, girasole e barbabietola da zucchero. La dimensione media di un’azienda agricola mantovana è pari a 21,3 ettari contro i 16,5 della media regionale. Le nostre eccellenze sono: zucca, cipolla, riso (Vialone nano e Carnaroli), pera mantovana IGP, tartufo, settore florivivaistico e pioppi. 13


Foto Enrico Boldrini

Capunsei mantovani Ingredienti per 4 persone 500 gr di pane secco 2 uova 50 gr di burro 400 gr di brodo 180 gr di grana grattugiato salvia, noce moscata e sale q.b.

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Preparazione

Il consiglio dello chef

Tritate finemente il pane, riducendolo alla consistenza di una farina molto fine. Salatelo e profumatelo con noce moscata. Fondete poi 50 gr di burro e versatelo sul pangrattato. Stemperate il pane con una forchetta in modo da distribuire uniformemente il burro. Portate a bollore il brodo, meglio se di carne sgrassato, ma in alternativa anche vegetale va bene. Versatelo sul pane e amalgamate il tutto. Allargate e lasciate ora raffreddare l’impasto per circa 30 minuti. Una volta raffreddato aggiungete grana, uova e impastate il tutto. Fate una palla con l’impasto, e lasciate riposare per 2 ore. Dividete l’impasto in filoncini e poi ricavate dei gnocchetti lunghi 2-3 cm e con il palmo della mano rendeteli affusolati. Portate a bollore una pentola con abbondane acqua salata e tuffateli delicatamente. Saranno cotti quando verranno a galla. Scolateli con una schiumarola e conditeli con burro fuso, salvia e abbondante grana grattugiato. Burro e salvia sono il condimento più comune, ma possono essere conditi con salsa di pomodoro, o ragù. In alternativa, sono ottimi anche in brodo.

Sostituire nell’impasto il lardo tritato al burro, per un gusto più saporito. Evitare il ragù come condimento finale poiché troppo invasivo per questo piatto delicato.

Per saperne di più Nel XVIII secolo una comunità tirolese s’era insediata a Cereta, portandovi anche i suoi costumi alimentari, compresi i knodel, gnocchetti prevalentemente di magro da cui derivano i capunsei.

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Foto Elena Oriente

Tortelli di zucca Ingredienti per 4 persone Per il ripieno 1,5 kg di zucca 150 gr di amaretti 1 hg di mostarda mantovana di mele noce moscata q.b. limone q.b. 150 gr formaggio grana grattugiato sale

Per la sfoglia 4 uova 400 gr di farina 00 sale

Per il sugo 120 gr burro 2 o 3 foglie di salvia 200 gr formaggio grana grattugiato

Preparazione Mettere in forno caldo (200°) la zucca con la buccia (che poi va eliminata), senza i semi, e cuocerla, finché sarà ben asciugata. Sulla spianatoia amalgamare la polpa di zucca a tocchetti, gli amaretti finemente sbriciolati e la mostarda tritata con la mezzaluna sul tagliere sino a ottenere un impasto omogeneo. Aggiungere una grattata di buccia di limone. Salare a piacere e insaporire con un po’ di noce moscata. Aggiungere il formaggio grana grattugiato. Lasciare riposare l’impasto una notte. Preparare quindi la sfoglia unendo le uova e la

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farina e aggiungendo un pizzico di sale. Successivamente tirare la sfoglia e tagliarla a strisce. Formare i tortelli, adagiando nella metà della striscia di sfoglia, uno dopo l’altro e distanziati di 2/3 cm, i singoli cucchiaini di impasto. Piegare la sfoglia a metà, tagliare i tortelli formando dei rettangoli. Sigillare tutto intorno il tortello con una leggera pressione del pollice. Lasciare riposare i tortelli coperti da un telo per qualche ora; cuocerli in acqua bollente salata, scolarli con la schiumarola quando, cotti, galleggeranno. Servire i tortelli nel piatto e condirli strato per strato con abbondante burro fuso e salvia e una bella grattata di formaggio grana.

Il consiglio dello chef Per questa ricetta è fondamentale la scelta della zucca, perciò scegliere una zucca col picciolo grande: sono quelle che hanno ottenuto più nutrimento dalla terra. Se, cotta, risulta acquosa, va strizzata in un canovaccio finché la polpa risulta soda.

Per saperne di più Zucca mihi patria est diceva il poeta mantovano Teofilo Folengo nel XVI secolo. Le zucche furono portate in Europa da Colombo e le terre mantovane offrirono un habitat ideale. La ricetta del tortello di zucca è molto antica e costituisce probabilmente una rielaborazione popolare del più nobile agnolino nel tentativo di riprodurlo con ingredienti a basso costo.

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Origini del grana

Foto Chiara Bertoni

Le popolazioni terramaricole, stanziate qua e là nella Pianura Padana tra il 1450 e il 1250 a.C. fabbricavano già i primi caci con latte di vacca e pecora. Tuttavia la produzione di questo formaggio diventa significativa solo in età comunale e, a detta di Boccaccio, nel 1300 il Parmigiano era il simbolo del paese di Bengodi. Fu nel monastero del Polirone che si diedero le prime regole di produzione e conservazione di un formaggio che, per le lunghe fasi produttive, era riservato ai ricchi. Dopo Cristoforo Colombo si sviluppò l’era dei grandi viaggi per mare, e si rese necessario stivare cibi che avessero caratteristiche durevoli nella conservazione: caratteristiche presenti nel formaggio grana prodotto nella Pianura Padana. Casello deriva dal medioevale casella, ovvero “piccolo edificio” per lavorare il latte e conservarlo, le minuscole strutture erano poste in prossimità delle corti o direttamente sui pascoli del bestiame ed erano molto diffuse già nel ‘600. Un tempo i caseifici chiudevano all’inizio di novembre, in quanto ormai le vacche erano in avanzato stato di gravidanza e quindi la produzione di latte diminuiva. Solo ai primi di marzo il caseificio riapriva i battenti. La provincia di Mantova occupa il primo posto nella produzione di Grana padano con il 40,4% delle forme lombarde. Nel 2016 sono state prodotte quasi due milioni di forme. Il metodo produttivo ha subìto molte trasformazioni: per trovare il Parmigiano come lo facevano i monaci emiliani in origine (formaggio molto più grasso e morbido in forme decisamente più piccole) bisogna andare nel Wisconsin dove, negli anni Trenta, sorsero parecchi caseifici per iniziativa di immigrati italiani (Alberto Grandi, Denominazione di origine inventata. Le bugie del marketing sui prodotti tipici italiani, Mondadori, 2018).

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Foto Gaia Torresani

Risotto alla pilota Ingredienti per 4 persone 400 gr di riso vialone nano semi fino 400 gr di salamella mantovana 200 gr di grana padano 80 gr di burro sale fino q.b.

Preparazione Ponete 500 ml di acqua in un paiolo di rame non stagnato o in una robusta pentola di acciaio dal fondo spesso e portatela ad ebollizione. Non appena l’acqua bolle, salatela leggermente e versate il riso al centro della pentola facendolo scendere in modo che, cadendo, formi una piramide la cui punta deve emergere dal pelo dell’acqua di un paio di centimetri. Quando l’acqua riprenderà a bollire cuocete il riso per 10-12 minuti a fuoco allegro e senza coperchio, agitando di tanto in tanto la pentola per scuotere il riso e spianarlo. Trascorsi i 10-12 minuti il riso dovrebbe aver assorbito tutta l’acqua; toglietelo dal fuoco e coprite la pentola con un canovaccio che deve essere posto a contatto con il riso, quindi coprite con il coperchio. Lasciate riposare per 10 minuti durante i quali il riso completerà la sua cottura. Nel frattempo avrete fatto sciogliere il burro in un tegame, unito la salsiccia spellata e sgrana-

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ta con una forchetta, rosolata a fuoco moderato, facendola sciogliere il più possibile aiutandosi con un cucchiaio di legno. Trascorsi i dieci minuti, scoperchiate il riso, sgranatelo con una forchetta e conditelo con la salsiccia rosolata, metà del grana grattugiato e mescolate. Servite il riso alla pilota immediatamente, cospargendolo con il restante grana grattugiato.

Il consiglio dello chef Sarebbe meglio utilizzare una pentola di rame stagnato, che protegge il riso, mantenendone a lungo la temperatura. Inoltre si consiglia una cottura più breve, di 7-8 minuti circa, a fuoco basso avendo cura di osservare che il riso abbia assorbito bene l’acqua.

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Foto Veronica Lui

Nell’insediamento del Forcello sono stati portati alla luce oltre 50000 resti di ossa animali, con prevalenza assoluta del maiale. Tuttavia mancano le ossa femorali e ciò ci induce a credere che anche nell’antichità le cosce suine venissero esportate, affumicate o messe sotto sale. Così avviene tuttora poiché continuiamo a produrre nel mantovano cosce suine destinate a divenire altrove pregiati prosciutti. I suini sono molto prolifici, crescono rapidamente di peso, sono onnivori. Nelle porcilaie tradizionali al maiale venivano somministrati, in gran parte, residui alimentari e agricoli. Inoltre è risaputo che del maiale non si butta via niente ed è la carne più consumata dagli italiani. Un tempo era molto meno acquosa di quella dei maiali attuali macellati solo dopo sei mesi. La conservazione degli insaccati era praticata in casa, prima in una camera riscaldata per l’asciugatura e poi in una fredda e non molto umida per la prima fuoriuscita della muffa: di solito era la camera da letto, detta la “camara di salam”. Solo i salami, tra gli insaccati, duravano tutto l’anno ed erano simbolo di accoglienza per chi andava in visita o un prezioso dono per favori ricevuti. I suini odierni (appartenenti alla razza Large White proveniente dall’Inghilterra intorno al 1870) risultano la categoria con la maggiore solidità numerica in termini zootecnici con oltre un milione di capi allevati. La provincia di Mantova si conferma uno dei territori più importanti a livello italiano per quanto riguarda la trasformazione agroalimentare con la macellazione di carne suinicola. Il salame costituisce una delle forme più diffuse di conservazione della carne suina. A seconda delle tradizioni locali, assai differenziate e ricche di varianti, la carne, opportunamente scelta, viene amalgamata e condita con vari aromi.

La prevalenza del maiale 23


Foto Gabriele Braganza

Trippa Ingredienti per 4 persone

Il consiglio dello chef

1 carota 1 cipolla 1 gamba di sedano qualche cucchiaio di pomodoro ginepro (3 bacche) salvia q.b. pepe q.b. 200 gr fagioli bianchi di Spagna 700 gr di trippa 150 gr di formaggio grana

Utilizzare fagioli freschi precedentemente ammollati in acqua per una notte, cotti a parte e aggiunti quasi a fine cottura. Aggiungere, poco alla volta, brodo vegetale anziché acqua.

Preparazione Fare un soffritto con cipolle, carote, sedano. Aggiungere salvia e ginepro e trippa tagliata a pezzi non grossi. Cuocere qualche minuto e aggiungere il pomodoro e acqua calda (quanto basta per una cottura lunga). Cuocere almeno un’ora a fuoco medio. Aggiungere i fagioli e far cuocere per circa 15 minuti. Farla addensare un po’. Servire con una spolverata di grana e volendo con crostini di pane.

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Per saperne di più Le vacche da latte e da lavoro dovevano un tempo morire di vecchiaia, così come cavalli e asini. Per questo le carni sono apparse raramente sulle nostre tavole. Non meravigli dunque se il ricettario mantovano non offre piatti di mezzo significativi basati sulle carni. La trippa (di manzo o di maiale) nel mantovano era un piatto da consumare fuori pasto, per colazione o per merenda. Cibo povero diffusissimo in tutta Italia. In ogni osteria si trovava sempre pronta una scodella di trippe in brodo.

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I bovini come icona

Foto Anita Sarzi Sartori

L’erba medica per i bovini è ciò che rappresenta la carne nell’alimentazione dell’uomo. Abbiamo notizie molto antiche sull’uso del bue domestico nel lavoro dei campi: le troviamo già nella civiltà mesopotamica e nell’annalistica cinese. Per la civiltà egizia, greca e romana l’uso del bue è un’icona. Basti pensare che la misura romana della superficie agraria, lo iugero, era la superficie che una coppia di buoi arava in un giorno. Il Rinascimento rivalutò l’allevamento bovino e la rivoluzione agraria dei secoli XVIII e XIX potenziò molto la foraggicoltura e la messa a dimora dei prati stabili. Inoltre l’allevamento bovino è importante per la produzione di latte e di formaggio. Oggi l’unica razza lattifera utilizzata è la Frisona a mantello pezzato nero: da Frisia, regione dell’Olanda da cui la razza proviene. Vi è un forte incremento negli ultimi anni nell’allevamento per l’ingrasso dei bovini maschi. La voce numericamente più consistente è quella dei vitelloni, seguita dalle vacche e dai vitelli di età inferiore ai sei mesi. Le stalle sono piuttosto vecchie: molte risalgono all’Ottocento...

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Foto Aurora Gobbi

Torta Sbrisolona Ingredienti per 4 persone

Il consiglio dello chef

200 gr mandorle 200 gr farina bianca 60 gr burro 200 gr farina gialla fine 150 gr zucchero 1 bustina di Vanillina 120 gr burro a temperatura ambiente 100 gr strutto 2 tuorli d’uovo buccia grattugiata di un limone burro e farina per tortiera

Utilizzare la farina fioretto invece di quella gialla perché permette alla torta di sbriciolarsi meglio. Si può sostituire il burro allo strutto per rendere l’impasto più leggero e aggiungere qualche tocchetto di cioccolato fondente.

Preparazione Mescolare le due farine, disporle a fontana, fare un incavo nel centro e aggiungere lo zucchero, le mandorle tritate, i tuorli e la buccia di limone. Mescolare il tutto, disporre nuovamente a fontana e unire lo strutto e il burro, amalgamare a mano gli ingredienti in un impasto non omogeneo. Imburrare una tortiera di 24 cm di diametro e disporre l’impasto sbriciolandolo e distribuendolo in modo uniforme. Mettere in forno precedentemente riscaldato a 180 gradi per un’ora. Infine spolverare con zucchero a velo e servire fredda.

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Per saperne di più Tra ‘700 e inizio ‘800 dai Grigioni svizzeri, una corrente migratoria continua portava a Mantova scalettieri e offellieri, i moderni pasticceri. Essi aprirono in città laboratori ed eleganti botteghe introducendo ricette d’Oltralpe. Altre importazioni dall’Austria e dal Belgio caratterizzarono una pasticceria artigianale d’alta qualità. Tra le altre ricette fu importata quella dell’Anello di Monaco (foto di copertina), conosciuta anche da Pellegrino Artusi.

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Foto Andrea Mondini

Bisulan Mantovano Ingredienti per 4 persone 300 gr di farina 100 gr di zucchero 100 gr di burro 4 uova 1 cucchiaino di lievito in polvere 1/2 bicchierino di grappa scorza grattugiata di 1 limone

Altro uovo o latte per spennellare granella di zucchero

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Preparazione

Il consiglio dello chef

Versate su una spianatoia la farina a fontana, lo zucchero, il lievito, la scorza di limone grattugiata, le uova e il burro. Impastate con cura fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Lasciate riposare circa 20 minuti la pasta coperta con un canovaccio. Con un mattarello tirate la pasta alta circa 2 dita, arrotolatela, e adagiatela in uno stampo con il buco ben imburrato. Spennellate la superfice con uovo leggermente sbattuto o con latte e decorate con granella di zucchero. Cuocete il bisulan in forno preriscaldato a 180 gradi per almeno 30 minuti, fino a che la superfice non sarà ben dorata.

Invece di utilizzare lo stampo a ciambella, potete utilizzare una tortiera normale con al centro una tazza (resistente al calore) rovesciata. A piacere può essere ricoperto con glassa di zucchero o con ghiaccia reale. Una volta pronto può essere conservato anche per 2 settimane. Ottimo servito a colazione con del latte, con crema al mascarpone, o inzuppato nel vino.

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Curato da Associazione Culturale Ca’

Gioiosa • Via Trieste, 44 • Mantova

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CA’ GIOIOSA

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3 marzo 2018 / Anno VIII Editrice Ca’ Gioiosa, Mn Rivista on line Impaginazione Publi Paolini, Mn

Responsabile redazionale Claudio Fraccari Coordinamento artistico Raffaello Repossi Coordinamento editoriale Mara Pasetti Ricerca, selezione e testi di Laura Pasetti Mara Pasetti Fotografie di Anita Bassani, Camilla Beduschi, Chiara Bertoni, Enrico Boldrini, Gabriele Braganza, Francesco Ferretti, Aurora Gobbi, Veronica Lui, Andrea Mondini, Elena Oriente, Barbara Rizzati, Siria Sarti, Anita Sarzi Sartori, Letizia Torresan, Gaia Torresani Si ringraziano – Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te – Francesca Vischi – Melina Mulas per il progetto che ha coinvolto le scuole: - Liceo artistico Giulio Romano - Liceo delle scienze umane Isabella d’Este - Istituto tecnico Carlo d’Arco - Liceo scientifico Belfiore – lo chef Vera Caffini Bini per la supervisione delle ricette raccolte dagli studenti

CA’RTE TRADIZIONI CULINARIE Sabato 3 marzo ore 17, presso Palazzo Te presentazione Ca’rte: Mantova. Tradizioni culinarie in occasione dell’evento inaugurale della mostra “#INTAVOLA” L’edizione di marzo 2018 di Ca’rte vede la collaborazione con il Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te che ha focalizzato la programmazione didattica di gran parte del 2017 sulla tradizione culinaria, mantovana e non solo. Il progetto didattico fotografico “Scatta qualcosa” del Centro Te, curato anche in questa seconda edizione da Melina Mulas, e rivolto agli studenti delle scuole superiori, si realizza attorno ai temi del cibo, ai gesti e ai luoghi della sua preparazione, tra coltura e cultura. La mostra fotografica “#INTAVOLA”, in autunno, sarà esposta anche presso la home gallery 1 Stile in concomitanza con una serie di lezioni curate dall’associazione Ca’ Gioiosa dal titolo “Mantova, propedeutica a una città d’arte”. Lezioni introduttive per conoscere Mantova a partire dalle sue caratteristiche territoriali, la sua storia, le tradizioni gastronomiche, le bellezze artistiche: dedicate soprattutto a chi viene professionalmente a contatto con i visitatori, ma anche a tutti coloro che vogliono migliorare la comprensione della città. Dal programma di Ca’ Gioiosa Martedì 27 marzo ore 20.15 Trattoria Antico borgo di Cappelletta

Mercoledì 16 maggio ore 20.15 Trattoria Antico borgo di Cappelletta

Incontro con Antonella Lucchini

Antonio Vivaldi a Mantova a cura del prof. Giuliano Pacchioni

Lunedì 4 giugno ore 20.15 Casa Pasetti, via Calvi 51, Mantova

Lunedì 9 aprile ore 19 Casa Pasetti, via Calvi 51, Mantova

Giovanni Fortunati show

Psicodramma d’amore a cura del dott. Paolo Carrirolo

Martedì 10-17 aprile ore 16.30-18 Presso sala convegni via Principe Amedeo 2 Claudio Fraccari AMOUR FOU L’oltranza della passione amorosa secondo il cinema

Giovedì 12 luglio ore 9 Tra i fiori di loto Bicitrekking in collaborazione con associazione Giuliana Guidoboni Righi

L’associazione Ca’ Gioiosa è a disposizione degli eventuali aventi diritto per le fonti non individuate. Scriveteci i vostri commenti su Facebook: ogni visita ci aiuterà a portare avanti il progetto di Ca’rte.

Ca’ Gioiosa ringrazia per la sensibilità che sempre dimostrano a sostegno delle sue iniziative

Per info e iscrizioni agli eventi: telefonare al 339.5836540 pag. Facebook: Associazione Culturale Ca’ Gioiosa

cagioiosamantova@gmail.com • www.cagioiosa.org pubblicazione on line in http://ISSUU.com/cagioiosa

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Con il patrocinio del Comune di Mantova

Banca Popolare di Milano spa, Levoni spa, Pavimantova snc, Cantine Virgili, Gustus, Gallery B&B 1 Stile


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