BREK M
CANTIERI URBANI PENSIERI IN LIBERTÀ
LA SOLITUDINE DELLA VANITÀ. Perché la solitudine mi fa pensare all’altro. A quello che non consideriamo (se non come possibile ammiratore!) Allo spazio che non vediamo. Oltre la nostra figura. All’interesse che non riscontriamo. Al di là della nostra bellezza ed appariscenza. Apparire. Belli, curati, vistosi, superiori. L’involucro, insomma. Bello, sì. Ma poi? Mancanze. È quello a cui mi viene da pensare. Mancanza, carenza, solitudine. Da colmare riempiendosi di sciocchi orpelli, di sorrisi finti, di sicurezza fragilissima, di bellezza fugace. Autocompiacersi per riempire e per convincere. Prima di se stessi, gli altri. Che si è belli, giusti e perfetti. Come se l’imperfezione fosse una malattia da scongiurare, un disagio, una disgrazia. Senza pensare che, il più delle volte, è proprio quella ad incuriosire, a rendere particolari, desiderabili ed affascinanti. Occorrerebbe pensare alla mancanza come opportunità. Di imparare, conoscere e vivere colmando. Non con gioielli, maschere e firme. Con la conoscenza. Di sé, degli altri e di qualcosa che abbia davvero senso, al di là delle maestose corazze. Lasciarsi conoscere – senza filtri – ed amare, anche perché “chi si innamora troppo di sé non avrà contendenti” (Benjamin Franklin)
Caravaggio, Narciso
Lasciarsi scoprire e non autoelogiarsi, ricordando che “se vuoi che la gente pensi bene di te, non devi parlare bene di te stesso” (Blaise Pascal). Elenia Marchetto
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