Brek magazine n°26

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anno VI - n° 26 Settembre/Ottobre 2013

l’invidia


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anno VI - n° 24 Maggio/Giugno 2013

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EDITORE

Inutile negarlo. È la ricchezza il motore dell’INVIDIA. Almeno oggi. Almeno in quest’era dei “facili guadagni”. Chi più ha, più è invidiato. Chi meno ha , più invidia. Sono queste le evoluzioni sconclusionate di un sistema ormai organizzato sui profitti in tempo reale. In un minuto qualcuno guadagna più di un comune mortale in una vita intera. E allora, come si fa a non essere invidiosi? Pare proprio impossibile sganciarsi da questo sentimento ossessivo, violento e regressivo. L’INVIDIA, si avvicina subdola, ci seduce e ci attanaglia. Non c’è campo neutro. O si sta di qua, tra coloro che invidiano, o si sta di là, tra coloro che sono invidiati. Una vera guerra di trincea in cui ogni mezzo è lecito per attraversare il confine che separa gli invidiati dagli invidiosi. E voi in quale campo vi trovate?

Soc. Cop. Sociale a r.l. via Isca del Pioppo, sn 85100 Potenza tel. 0971 36703 - fax 0971 25938 info@brekmagazine.it DIRETTORE RESPONSABILE Nicola Pace IMPAGINAZIONE E GRAFICA Bloop Srl STAMPA Tipografia Zaccara - Lagonegro DISTRIBUZIONE Potenza e dintorni elenco su www.brekmagazine.it ABBONAMENTI Per ricevere BREK Magazine via posta ordinaria e in tutta Italia è possibile abbonarsi online su www.brekmagazine.it PUBBLICITÀ Luigi Messina commerciale@brekmagazine.it tel. 0971 36703 - cel. 392 92 92 850 HANNO COLLABORATO Rocco Bochicchio, Mimmo Claps, Vito Colangelo, Daniela Coviello, Anna D’Andrea, Veronica D'Andrea, Mari Donadio, Alba Gallo, Angela Laguardia, Elenia Marchetto, Maya Matteucci, Nicola Montesano, Angela Pansardi, Andreina Serena Romano, Leonarda Sabino, Andrea Samela, Francesco Tripaldi, Wine_R PROSSIMA USCITA n°27 Dicembre 2013 Tutti i numeri sono sfogliabili in formato pdf all'indirizzo www.brekmagazine.it

Autorizzazione Tribunale di Potenza nº 376 del 7/5/08 Iscrizione al ROC n°19633

anno VI - n° 26 Settembre/Ottobre 2013

BREK garantisce la libertà di pensiero e di espressione. Per questo motivo ogni collaboratore è singolarmente responsabile delle proprie idee e di ciò che scrive.

l’invidia

EDITORIALE

Anno VI - n°26 Settembre/Ottobre 2013


BREK M

SOMMARIO

METROPOLIS

INCONTRI

06. Germania felix. La propaganda e... 08. Invidiare chi se ne è andato all’estero 12. Il peso dell’invidia. 14. L’invidia. Sentimento, patologia o vizio? 18. Fashion mantra. Perché non capita a me?

30. La vita è l’arte degli incontri 32. La tristezza dell’invidioso

POLITICA, COSTUME E SOCIETÀ

pag. 8

PERSONE E PERSONAGGI

pag. 30

QUARTA PARETE

CONVIVIO

22. Tra divino e terreno. 24. Performance live e IN-VIDEO... 26. Designer italiano da invidia

41. Ce l’ho, mi manca… tra svalutazione ... 42. Un rosso da amare e invidiare 43. Quando non siamo sazi. Cibi innocenti che... 44. Nel tempo di mezzo sta l’invidia

CINEMA, TEATRO E ARTE

pag. 24

SORSI & MORSI, LETTURE & BENESSERE

pag. 43

CANTIERI URBANI pag. 47

PENSIERI IN MOVIMENTO

46. Il potere dell’invidia 47. Invidia da mangiare. Il pomo della discordia 50. I due volti dell’invidia 52. Invideo Ergo Sum

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INTERNET E MULTIMEDIA 54. L’invidia in una mela

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BREK M

METROPOLIS POLITICA

GERMANIA FELIX! La propaganda e l’invidia per il modello tedesco.

C’è un sentimento ( non più nazionalpopolare) che pervade l’Europa intera e gli stati nazionali che ne fanno parte. È un sentimento strano e inopportuno in un’Europa che si autodefinisce unita, pacifica e solidale. È l’invidia. L’invidia nei confronti del popolo egemone, il popolo tedesco e verso la nazione sovrana dominante, la

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Germania. In Italia, per esempio, molto spesso, sia sui quotidiani più importanti sia nei programmi televisivi di approfondimento, ci si è affrettati a dichiarare pubblicamente la propria invidia verso il modello tedesco e la sua “Guida Suprema”: Angela Merkel. Le argomentazioni erano più o meno sempre le stesse.


Stabilità politica, stabilità economica, PIL sempre in crescita, salari alti, bassa disoccupazione, ecc. I tempi rapidi dei talk show e la pigrizia (a volte ignoranza) dei giornalisti ha impedito sistematicamente di approfondire la questione e di capire le reali cause che hanno generato questo “modello perfetto” e le devastanti

E quali sarebbero queste riforme strutturali? E cosa hanno comportato? E come si sono riversate, negativamente ( a mio parere), su tutta l’area che usa l’Euro? Domande lecite ma che non vedono mai un’esauriente risposta, risposta che aiuterebbe tutti noi a capire come il modello tedesco non è poi quella panacea raccontata.

diritti dei lavoratori si è creata competitività e produttività e grazie ad una moneta, l’euro, specchiata sul marco, la Germania è diventata un paese che esporta. Ed esportando, drena ricchezza dalle aree periferiche, indebitandole. A dire il vero manca ancora un tassello. Ed è il controllo ferreo, a garanzia di queste politiche, sulla BCE.

conseguenze, sociali ed economiche, che ha partorito. In primis dovremmo ricordarci, tutti, che la Germania non era affatto quella potenza che oggi conosciamo e che, prima dell’adozione della moneta unica, era una nazione gravata da affanni economici ed occupazionali ben più preoccupanti dei paesi del sud etichettati, oggi, come PIIGS. Ed ecco che a questo punto del ragionamento viene fuori, semplicisticamente, il concetto cult degli ultimi anni, che spegne ogni ardore di approfondimento e mortifica anche una qualsivoglia discussione: il concetto delle riforme strutturali. La Germania, dunque, oggi gode di questa invidia poiché ha attuato le riforme strutturali.

I fatti potrebbe anche essere raccontati diversamente. E potremmo dire che sul finire degli anni 90 in Germania si attuò un rapido e doloroso programma di contenimento della spesa pubblica con una ferrea politica di moderazione salariale. Questa azione, voluta da governi socialdemocratici e negoziata con i sindacati, portò ad una profonda razionalizzazione del mercato del lavoro che cancellò l’idea dell’impiego a tempo indeterminato e creò un’ampia area di lavoro flessibile e precario, essenziale alla competitività del made in Germany che di lì a poco doveva prendere piede grazie al sistema della moneta unica (euro) e della Banca Centrale Unica (BCE). A scapito dei salari e dei

Controllo teso ad impedirle di aumentare la base monetaria, fatto questo che svalutando il valore dell’euro, aiuterebbe i paesi periferici ad essere competitivi e penalizzerebbe la Germania che vedrebbe ridotte sensibilmente le proprie esportazioni. Basterebbe questo per rimodulare gli attestati di stima verso il modello tedesco. Modello vincente, secondo la visione liberista, ma non per meriti strutturali, come invece si propaganda. Vincente poiché costruito con l’idea che qualcuno deve essere sconfitto, distrutto. E quel qualcuno siamo noi, cittadini e lavoratori. E non vedo motivi per essere invidiosi. Nicola PACE

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METROPOLIS SOCIETÀ

Invidiare chi se ne è andato all'estero. (E ha anche l'autobus puntuale). In una metropoli conoscere persone straniere, di altre religioni e culture è all'ordine del giorno, basta andare a fare la spesa o prendere un autobus. Paradossalmente, conoscere italiani che hanno mollato l'Italia in cerca di condizioni di vita migliori sta diventando ancora più facile. Ti imbatti in lui: 32 anni, ha la tua stessa laurea ma, a differenza tua ha deciso di andare in Svezia a lavorare. Andare, provare e restare. E mentre lui ti racconta fiero come non mai di come non guida più per andare a lavoro perché i bus sono puntuali, o di come la Svezia sia efficiente da un punto di vista organizzativo, egualitaria da un punto di vista umano e il modello sociale sia in simbiosi con una società moderna beh, ti ritrovi ad invidiarlo perché tu hai iniziato a guidare per andare lavoro, nella tua città i bus passano a discrezione del fratello cielo e di sorella terra, dove il fenomeno del razzismo è in costante crescita e di moderno abbiamo le nuove banconote da 5 euro che ti fermi a far benzina all'automatico e la macchinetta te le sputa fuori quasi indispettita! Ti ritrovi ad invidiare una persona che come te, laurea in tasca, ha preso, ha visto le cattive acque ed è partito. Grazie Politici Italiani per aver reso questo paese quello che è. Un paese dal quale la gente, la sua gente, sente il bisogno di scappare a gambe levate, nel quale ci sono più tasse che posti all'asilo per i bambini, dove gli anziani per fare la spesa non vanno più nei supermercati ma nei cassonetti

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dell'immondizia e dove una donna che decide di diventare anche madre casualmente si ritrova a dover lottare per il suo post-icino di lavoro. Grazie Politici e grazie italiani, nostri predecessori, che l'avete reso possibile. Beh sì, inizi ad arrabbiarti con i tuoi padri che hanno la pensione e con i tuoi nonni che hanno la reversibilità. Ti arrabbi perché inizi a capire che tu, tu che hai studiato e reso tanto fiera la tua mamma quel giorno lontano con la tua bella laurea e il tuo tailleur nuovo di atelier, tu, proprio tu, la pensione non l'avrai mai, che il lavoro che fai non è quello per il quale hai studiato ma ti sei semplicemente adattato. “Adattarsi” è il modus vivendi dei giovani italiani. Ci adattiamo a far tutto, ad essere tutto e poi... ti svegli una bella mattina e ti chiedi: perché? Perché restare e “adattarmi”? Che poi ad adattarsi finisci che ti arrabbi e decidi, un giorno, di partire anche tu. Andare via e non invidiare più chi l'ha già fatto ma farlo a tua volta. È questa la nostra bella Patria. Dove i giovani vanno via e quelli che restano o sono eroi o sono stolti. A voi la decisione finale, personalmente resto qui ad invidiare quelli lì che hanno gli autobus puntuali. Ma non si sa mai... Leonarda SABINO

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METROPOLIS COSTUME

IL PESO DELL'INVIDIA “IL PESO DELLA FARFALLA GLI ERA FINITO SOPRA IL CUORE, VUOTO COME UN PUGNO CHIUSO." ERRI DE LUCA

Finita l’estate si torna a lavoro con la testa ancora persa altrove, ma quelli che come me sono in cerca di un lavoro potrebbero invidiare la vostra stanchezza e la noia di chi torna alla solita routine, che di questi tempi può essere rassicurante. La chiamo “invidia” ma in realtà la mia è un’invidia dolce, più una malinconia per il mio lavoro, a volte guardo le mie mani senza guanti, senza pipette, senza bisturi e mi chiedo se loro mantengano memoria di ciò che le ha plasmate e che riempiva la mia mente. L’invidia quella vera, invece, quella che rode il fegato è sempre stata un mistero per me, tanto che spesso non riuscii a riconoscerla e ne rimasi più volte vittima inconsapevole. Era un sentimento per me troppo complicato, difficile da comprendere per l’educazione che avevo ricevuto, per una bambina che aveva già coscienza della propria diversità ed unicità, come dovrebbero averla tutti. Non riuscivo allora, e non riesco oggi ad invidiare qualcuno per il semplice fatto che so con certezza che nella sua vita ci starei

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stretta. La vita è un abito di sartoria, non una taglia unica da grande magazzino, a volte mi sento stretta nella mia stessa vita che è fuori dal comune nel bene e nel male, come potrei desiderare quella di qualcun altro? Da bambina mi convinsi che ci fosse un senso nell’invidia, una ragione oggettiva, avevo una splendida famiglia, una bella casa, tanti amici. Era normale per quei compagni di classe con famiglie complicate e vite difficili invidiare la mia serenità. Crescendo la mia vita si complicò molto, come e peggio di un romanzo, e mi resi conto che l’invidia non aveva un gran senso del giudizio. Più volte come capita sempre nella vita persi la serenità, la salute e il lavoro ma mai l’invidia degli altri. Mi capitò spesso di risentire addosso quel peso, sì, perché certi sentimenti hanno un peso un odore e un colore che li

riconosci da lontano. L’invidia pesa come un masso di cava tagliato male, odora di stantio, di chiuso, ha il colore del sangue rappreso. Impari a riconoscerla al primo sguardo. Mi chiesi spesso cosa ci fosse ormai di invidiabile nella mia vita, tranne che la vita stessa come diceva De Andrè nella sua Buona Novella “oggi vi invidio la vita”, e non riuscii mai davvero a rispondermi. Mi convinsi che forse l’invidia nasceva da quel mio carattere bizzarro per cui anche in mezzo alla tempesta c’era sempre il tempo per una partita a domino, un buon tè ed un sorriso. O forse per l’aria di libertà che mi portavo dietro. Tempo fa dovetti metabolizzare un lutto morale, se mi passate il termine; una collega che credevo amica, risolse la sua precarietà lavorativa accaparrandosi un


posto per il quale era stato fatto il mio nome in quanto esperto del settore. Io ero senza stipendio già da un anno e mezzo con dieci anni più di lei di esperienza. Fu usato il solito stratagemma della “buona” parola dell’amico interno pronto a fare pressione sul capo al momento giusto, tanto che il bando uscì in sordina e la fanciulla si ritrovò a concorre da sola per un posto che era già suo prima ancora di esser bandito. Dimostrazione del fatto che le ultime riforme in campo universitario non hanno minimamente intaccato la gestione mafiosa del sistema. L’invidia, quella vera, io credo, ha il peso del vuoto, non della mancanza dell’avere ma dell’essere. Un peso infinito. Di ciò che non siamo, dell’essenza che vorremmo rubare. E se l’invidia pesa, la libertà dell’essere ha il peso della farfalla. Maya MATTEUCCI

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METROPOLIS COSTUME

L’INVIDIA: SENTIMENTO, PATOLOGIA O VIZIO? Neid, envy, envie sono tre termini molto frequenti nel lessico quotidiano, rispettivamente, di tedeschi, inglesi e francesi, e non solo, che corrispondono semplicemente alla nostra “invidia”. Già, ma che cos’è l’invidia ? Un sentimento, una patologia oppure un vizio molto diffuso? Sfogliando il nostro classico Zingarelli, scopriamo subito che è in primis un sentimento di rancore e di astio per la fortuna, la felicità o le qualità altrui, spesso unito al desiderio che tutto si trasformi in male. In secondo luogo, invidia è sinonimo di gelosia. In terzo luogo è il senso di ammirazione per i beni altrui, unito al desiderio di possederne in egual misura. Ovviamente, nella teologia cattolica è uno dei sette vizi capitali: argomento non più attuale, in questa società oltremodo secolarizzata.. Certo, ci vorrebbe un’indagine sociologica approfondita per scoprire quale percentuale occupano i tre aspetti dell’invidia, ma una è sicura: tutti ne siamo, a vario titolo, coinvolti, a volte come soggetti, a volte come oggetti, spesso anche a nostra insaputa. Probabilmente, per ovvie ragioni, i più invidiati sono i potenti della Terra, i VIP, i calciatori famosi, gli atleti di successo et alii, anche quando questi non danno un’immagine

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propriamente edificante di loro stessi. Ad esempio, quando alcuni lustri fa l’allora


presidente americano Bill Clinton fu invischiato nel famoso “sex affaire” con la sua segretaria Monica Lewinsky. Fece scalpore in tutto il mondo, in un sondaggio promosso da un noto network americano, per testare il grado di puritanesimo del popolo statunitense, si ebbero risultati sorprendenti, del tutto inattesi, tant’è che molti scommettitori (come si usa fare da quelle parti), convinti moralisti, andarono in

rovina. Ciò in quanto, alla domanda fatidica:Che cosa pensa dell’affaire Clinton? Il presidente dovrebbe dimettersi, davanti ad uno scandalo mondiale che alimenta l’antiamericanismo e il dileggio internazionale, oppure no? Contro ogni pronostico dei benpensanti, l’esito fu

stravolgente: ben il 70% degli statunitensi, infatti, rispose che Clinton non avrebbe dovuto dimettersi! Anzi, quasi la totalità degli intervistati dichiarò, sua sponte, che addirittura lo invidiava e chissà che cosa avrebbe fatto per essere al posto di Bill! Alla faccia dei sani principi e del bon ton anglosassone! Si potrebbe, quindi, dire che tutto il mondo è paese, e allora il discorso finirebbe qui, spostando il focus tematico dall’ambito geopolitico e storico a quello ontogenetico, arrendendosi alla teoria della globalizzazione del pensiero. Una globalizzazione favorita dalla velocità di trasmissione dei moderni mass media, che non diffondono solo mere informazioni, ma anche, e soprattutto, modus vivendi, modelli culturali, correnti di pensiero, tratti indicali dei singoli appartenenti al “villaggio globale” teorizzato dal “visionario” Marshall Mac Luhan intorno agli anni ’60 del secolo scorso. Insomma, il concetto di invidia ha molteplici implicazioni di non facile interpretazione. Si può invidiare la buona sorte, la felicità, il successo o la ricchezza altrui. Si può invidiare qualcuno per la sua gloria, la sua fama o la sua popolarità, significanti con affinità di significato profondo. Si può usare l’invidia come motore di accensione di una sana, moderata competizione. Si può anche invidiare la serenità o la salute di qualcuno, rischiando grosso, però, in tal caso, perché serenità e salute potrebbero avere anche una durata effimera, e poi non sono nemmeno beni divisibili. La cosa migliore, più saggia, potremmo dire, sarebbe non invidiare nulla a nessuno ed essere contenti di ciò che si ha, tenendo sempre presente un vecchio proverbio anglosassone, sempre attuale, che recita testualmente: L’invidia è la vendetta degli incapaci. Prof. Domenico CALDERONE

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METROPOLIS MODA&STILE

FASHION MANTRA

Perchè non capita a me?

1) Quello della “giornalista” di moda o della fashion blogger non è l'ultima frontiera del benessere. Se vuoi puntare in alto e avere credibilità ricorda sempre che una posizione in un CDA o un posto dirigenziale è la soluzione ai tuoi problemi 2) La prostituzione non è solo quella fisica. Offrire i propri servizi agli stilisti in cambio di prodotti gratis non renderebbe i tuoi genitori fieri di te per sempre 3) La produzione di contenuti, possibilmente decente, non comprende il copia incolla dai comunicati stampa che i poveri

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stagisti si ritrovano a scrivere negli uffici stampa dei grandi brand 4) Se decidi di diventare fashion blogger o giornalista di moda, ricorda che solo un piccolo 10% può dire di vivere una vita da favola, come la vedi sui profili facebook. Per il resto non c'è vita, non c'è orario, non c'è glamour 5) Prima o poi dovrai necessariamente indossare un abito improbabile di Dolce & Gabbana; sarà in quel momento che ricorderai queste mie parole e penserai che una difficile gavetta in un qualsiasi altro

ufficio non ti avrebbe umiliato in questo modo 6) Arriverà il momento in cui ti troverai a dover inseguire ragazzine, che grazie ai soldi del papà hanno creato una linea di scarpe (sicuramente importabile), e dover scrivere il meglio su di loro, solo per mantenerti quella piccola scrivania che condividi con altre 5 colleghe 7) Quando troverai quel giovane designer interessante e visionario che vorrai portare alla ribalta e scrivere di lui o inserire i suoi prodotti in un servizio fotografico, capirai che quello


BREK M

Quando la mattina ti alzi e ti chiedi “Ma perché non capita a me, vorrei proprio essere lei” dopo aver letto le ultime e sensazionali attività della blogger di successo o gli ultimi viaggi della giornalista del momento, allora fermati un secondo e fai dei prossimi punti il tuo mantra quotidiano. In modo che non sia più tu ad invidiare lei ma lei ad invidiare te.

stesso giovane designer non potrà permettersi di acquistare uno spazio pubblicitario o non potrà offrire/regalare/ pagare per farlo, quindi dovrai abbandonarlo sperando che un giorno la Wintour si accorga di lui 8) La regola 7 non vale se scrivi su un blog personale. Ricorda però che, in questo caso, le regole sono due: o il tuo blog è seguito poco e quindi puoi farne ciò che vuoi, oppure il tuo blog è superseguito e quindi a questo punto sarai tu (o chi per te) a cercare i soldi dal giovane designer

9) Che tu sia nella regola 7 o nella regola 8, non potrai mai essere realmente libera. La libertà d'informazione non è contemplata in questo campo 10) Dire sempre la verità è un concetto relativo. Che sia un'attrice che intervisti o un prodotto che recensisci non potrai mai dire la verità. La nuova It-bag è fatta con un pellame scadente? Non importa. Quel fondotinta lascia le macchie? Non ci pensare. Il tuo ruolo è semplicemente quello di inventare un sogno, impacchettarlo e offrirlo alle masse.

11) Non è detto che ti fidanzerai con un uomo ricco e bellissimo che avrà occhi solo per te e che ti riempirà di regali. Sei una giornalista/blogger non una modella Ovviamente, questo articolo nasce dall'invidia per tutte quelle blogger e giornaliste che, pur non potendo permettersela, vanno in giro con una Chanel 2.55. Alla fine l'invidia fa ruotare il mondo. E rende creativi. Andreina Serena ROMANO

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METROPOLIS CINEMA

TRA DIVINO E TERRENO

Amadeus è un film del 1984 diretto da Miloš Forman tratto dall'omonima opera teatrale di Peter Shaffer sulle vite dei compositori Wolfgang Amadeus Mozart e Antonio Salieri. L’opera teatrale parte dal presupposto (prettamente letterario, nella realtà quasi certamente del tutto infondato) di un acceso antagonismo tra il giovane musicista salisburghese e il compositore italiano Antonio Salieri, presente alla corte dell'impero asburgico nello stesso periodo e impaurito dalla possibilità di essere soppiantato da colui che egli stesso, peraltro, considera un genio assoluto. Salieri, invidioso di Mozart, cerca in ogni modo la sua distruzione. La rivalità assume toni ancor più tragici in quanto Salieri, compositore di grande talento e, a detta di molti, profondamente religioso, soffre la genialità di Mozart, "divino" quando scrive e fin troppo "terreno" quando vive. Il film accoglie la fantasiosa tesi puskiniana dell'avvelenamento ordito da Salieri ai danni di Mozart. Il film è accompagnato dalle musiche senza tempo di Mozart, fino al Requiem, opera culminante dell'Artista, rimasta incompiuta in quanto dettata fino in punto di morte (come si può vedere nel film, nella scena in cui il grande compositore austriaco detta le partiture a Salieri) e che fu poi completata da Franz Süssmayr. Vienna, 1820. Un prete va a trovare il tormentato Antonio Salieri ormai vecchio nel cronicario dove vive, in cerca di una confessione e per guarire la sua anima affranta. L’uomo si era accusato dell’omicidio di Amadeus Mozart. Il vecchio si

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“Io piacevo a tutti, anche a me stesso... finché non venne lui. Arrivò a Vienna per suonare la sua musica nella residenza del suo padrone, il Principe Arcivescovo di Salisburgo. Andai lì impaziente di trovarmelo di fronte. Quella notte cambiò la mia vita. Mentre girovagavo per i saloni escogitai una sorta di giochino in cui cimentarmi. Quell'uomo aveva scritto il suo primo concerto all'età di quattro anni, la sua prima sinfonia a sette, un'opera completa a dodici! Quale traccia poteva lasciare un simile talento sopra un volto? Quale fra tutti quegli individui poteva essere lui?” mostra non interessato al perdono divino che il prete propone, gli chiede però di ascoltare un paio di melodie sperando che le riconosca. Purtroppo questo non succede e Salieri si sente offeso e triste, soprattutto quando decide di suonare una sinfonia di Mozart e il prete comincia a cantarla allegramente. Salieri in preda allo sconforto ricorda la sua fanciullezza e racconta al prete la storia della sua rivalità con il celebre compositore. Il film prosegue narrato in prima persona da Salieri che rivive la sua vita attraverso flashback. Vienna, 1782. Salieri si perdeva ancora in giochi infantili quando Mozart suonava già per re e imperatori e persino per il papa a Roma. Era fortemente geloso, ma non della sua fama di bambino prodigio, ma di suo padre che gli aveva insegnato tutto. Al padre di Salieri, invece, non importava nulla della musica, considerava i musicisti fenomeni da baraccone, scimmie ammaestrate, non capiva quanto fosse importante per il figlio, che pregava Dio affinché lo facesse diventare un famoso compositore, che desiderava manifestare con la musica la sua gloria. All’improvviso la sua vita cambia, il padre muore e un minuto prima era un bambino qualunque di un paese sperduto e un minuto dopo si ritrova a Vienna, la città dei musicisti e dell’imperatore d’Austria Giuseppe, re della musica. In pochi anni divenne il suo compositore di corte, il re non aveva per niente orecchio ma non aveva importanza perché adorava completamente la musica di Salieri. Antonio


piaceva a tutti e anche a se stesso, finché un giorno arrivo lui: Mozart, arrivato per suonare la sua musica. Salieri era impaziente di vedere il suo idolo, di conoscere il prodigioso ragazzo che aveva scritto il suo primo concerto all’età di quattro anni. Ma il primo incontro fu tutt’altro che interessante, casualmente ebbe modo di osservarlo prima del suo concerto. Salieri rimase sconcertato e sconvolto dalla ridacchiante e oscena creatura che aveva visto. Mozart era un ragazzo giovane, volgare e insolente che suonava la musica più dolce affascinante mai udita, a Salieri sembrava di udire la voce di Dio. “Ma perché Dio avrebbe scelto un fanciullo osceno come suo strumento?” Il ragazzo osceno presto venne invitato a Vienna e Salieri comincia a covare odio dentro di se, odio soprattutto per Dio, che prima lo aveva aiutato nella musica e poi di colpo lo aveva reso “muto”, negandogli il talento. Era arrabbiato con Dio perché aveva scelto un libidinoso, vanaglorioso, sconcio e infantile ragazzo mentre a lui aveva donato solo la capacità di riconoscere la sua

incarnazione. Presto Mozart si sposa e si trasferisce a Vienna su invito dell’ imperatore d’Austria. Adesso c’erano due compositori, e Salieri in cuor suo sapeva chi fosse il migliore, quell’essere era immorale ma scriveva una musica perfetta, come mai la musica era stata fino a quel momento. La musica di Mozart era di una bellezza assoluta, Salieri invece era terribilmente mediocre. Così Salieri giura bruciando il crocifisso di ostacolare e danneggiare la creatura terrena di Dio, di rovinarlo con tutte le sue forze. Il compositore italiano quindi , incarica una cameriera di spiarlo e di riportagli tutto quello che c’era da sapere sulla vita privata dal genio musicale. Ella riferiva le liti, le ubriachezze, la sua totale incapacità di amministrare il denaro. Dopo un’attenta riflessione Salieri capisce che l’unico modo per rovinare il suo nemico è ucciderlo. Doveva ottenere innanzi tutto da lui la messa e poi doveva provocare la sua morte. Così commissionò a Mozart un requiem sotto forma di un anonimo messaggero. Il piano era semplice e terrificante, Mozart avrebbe scritto il requiem della sua morte e al suo funerale sarebbe stato suonato dal suo più fedele amico Antonio Salieri che avrebbe spacciato il brano per suo. Così Mozart comincia a comporre ma nel frattempo si ammala e Salieri si assicura personalmente che il giovane termini la composizione, accetta infatti di scrivere sotto dettatura poiché il giovane non è in grado di farlo personalmente. Amadeus muore e lascia incompiuta la composizione. Il corpo di Mozart viene buttato in una fossa comune pur essendo stato un grande artista del tempo. Il racconto finisce, si torna al presente e troviamo il prete sconvolto dal racconto un Salieri ormai pazzo che si inneggia a campione dei mediocri nonché santo patrono degli stessi. Il film vinse 8 premi Oscar 1984: miglior film, migliore regia, miglior attore (F. MURRAY ABRAHAM) miglior sceneggiatura non originale, miglior scenografia, miglior sonoro, migliori costumi, miglior trucco, David Di Donatello 1985 per: miglior film straniero, miglior regista straniero (MILOS FORMAN), migliore attore, migliore attore straniero (TOM HULCE). Mary DONADIO

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METROPOLIS ARTE

Performance Live e IN-VIDIO: Marina Abramovich Experience Usami senza paura, fissa la profondità dei miei occhi mentre tendiamo un arco per chiederci quanto siamo uniti nella vita e comprendere quanto ciò potrebbe condannarci a morte (Rest Energy 1980); passami attraverso, strofinati contro i nostri corpi nudi (Imponderabilia 1977) per entrare fisicamente nell’arte, per partecipare al processo creativo; arma la mia mano con una pistola, sfregiami il corpo con queste lamette io non mi muoverò, non lo farò per sei ore, qualunque cosa succeda (Rhytm 10, 1973). Io catalizzo l’energia tu, spettatore, la immagazzini poi tutto si capovolge, facendo attenzione a non perdere mai conoscenza perché “se perdi conoscenza non puoi performare”, questo è il mio diktat serbo.

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Ho mangiato un kg di miele con un cucchiaio d’argento, ho bevuto un litro di vino e spaccato il bicchiere con queste stesse mani, ho bruciato le mie unghie i miei capelli in un pentacolo infuocato (Rhytm 5, 1974) poi ho inciso il pentacolo sul mio ventre con un rasoio, l’ho fatto per le labbra di Thomas (Lips of Thomas 1975), per purificarmi; poi mi sono pettinata fino a strapparmi i capelli perché l’arte deve essere bella, l’artista deve essere bello, a qualunque costo (Art must be beautiful 1975). Ho vissuto una dozzina di giorni in una casa di coltelli, senza cibo ne acqua, senza proferire parola, ritualizzando anche la più inconcepibile quotidianità (The house with the ocean view 2002) e, dal mio trono di ossa di animali, ho raccontato la guerra dei


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METROPOLIS ARTE

Balcani attraverso gli occhi codardi del lupo rosso (Balkan Baroque 1997) e mi sono trasformata in un Leone d’oro. Ho conosciuto ustioni gelate come morsi di mandibole d’acciaio, ho abbandonato il mio corpo al ghiaccio e alle vostre reazioni che sono l’oggetto del mio indagare, ho fatto strisciare pitoni affamati sul mio corpo per raggiungere il controllo della mente (Dragon Heads 1990), per scrivere un mantra esecutivo, per consegnarvi un metodo (The Abramovich Method 2012). Ho respirato con polmoni non miei, prima ossigeno poi diossido (Breathing in/Breathing out 1977), ho sfiorato l’asfissia, ho sacrificato, inflitto ferite e perdonato chi me le infliggeva come una Vergine Guerriera (Virgin/warrior, Warrior/virgin 2004), mentre voi leggevate

l’alfabeto del mio sangue, collegando l’arte alla vita e la vita all’arte. Ho abbandonato Ulay sulla muraglia cinese dopo tre mesi di cammino (The Lovers 1988), ho addestrato il mio sguardo a penetrare come un arpione e non mollare mai d’intensità, ora sedetevi al mio cospetto, scivolate sulle mie labbra aggrappatevi ai miei capelli neri alla mia fronte ieratica al misticismo della mia tunica, ora potete piangere ora posso piangere anche io, io che sono la diva, che sono il medium brutale per spalancarvi le porte della cerimonia dei sensi (The Artist is present 2010). Io sono presente, l’artista è presente ma voi siete l’arte. IN-VIDIO tutto questo! Vedere per credere! Francesco TRIPALDI

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METROPOLIS DESIGN ARTE

DESIGNER ITALIANO DA INVIDIA! Bell'argomento! L'invidia, uno dei sette vizi capitali per i quali l'educazione religiosa e non, ci ha sempre indicato di stare alla larga. Come non dar ragione a ciò! Sarebbe utile che almeno altri tornassero ad alimentare questo sentimento, con i

che quando entriamo in una casa ben arredata e mentre ci guardiamo i intorno e il nostro sguardo si sofferma su un oggetto come la famosa lampada da terra " ARCO " dei fratelli Achille e Pier Giacomo Castiglioni, sentiamo il forte desiderio di possederla

di Ettore Sottsass, prolifico inventore, nato sì in Austria, ma studente e poi cresciuto professionalmente a Milano. La lista continua, con il Grande Marco ZANUSO. Se vi chiedete chi è, possiamo dirvi che è colui che ha disegnato,insieme al collega

dovuti scongiuri, ma almeno nel campo del design, come lo era negli anni ormai lontani, con tutta quella schiera di " inventori " designer industriali, che l'Italia poteva vantare! Possiamo fare tanti nomi di oggetti con relativi designer, ovviamente italiani, che hanno fatto scuola nel mondo e che, come si diceva prima, ci invidiavano. Non è forse vero

provando allo stesso tempo un’invidia morbosa? Che dire della famosa macchina da scrivere che, mentre oggi è abbandonata in qualche polveroso baule qualche decennio fa faceva bella mostra, proprio prima dell'entrata nella nostra vita, di queste scatolette chiamate TABLET? Citiamo la famosa " VALENTINE "

Richard SAPPER, il più bel televisore di sempre, non uno schermo piatto, non un LCD, che possa essere Samsung, Sony oppure LG, bensì un televisore dapprima in bianco e nero. Viene custodito gelosamente al MoMa di New York, come collezione permanente di prodotti da tramanda-re in eterno ai posteri: Il televisore


ST/201 della........Brionvega! Azienda totalmente italiana dell'epoca che era vanto insieme alla Olivetti, del nostro Made in Italy! Sono tanti i nostri connazionali che hanno creato italianità da invidia! Ci piacerebbe onorare un signore di nome Joe Colombo, anch'esso milanese, vissuto tra il 1930 ed il 1971, troppo poco per il suo genio, è stato il creatore di tutti quegli oggetti che riempivano gli studi tecnici

e di architettura di una volta, quegli oggetti di plastica ABS stampata di colore bianco, rosso o nero e in alcuni casi verde, dove si riponevano matite, colorate o in grafite, squadrette, compassi, tutti strumenti che permettevano al disegnatore di dar forma alle proprie idee. Ancora i carrellini, semplici contenitori di idee, quelle che oggi si ha difficoltà a trovare, invasi dalla globalità di internet e dall'appiattimento

di un Cad che porta alla sterilità di magie. Per concludere un omaggio a Renzo PIANO, altro illustre designer ed architetto italiano di fama internazionale, per il suo 76° compleanno e che nei giorni scorsi è stato insignito del titolo di Senatore a Vita, importante riconoscimento a lui che ha reso noi italiani non invidiosi..... ma invidiati! Rocco Bochicchio


Ciò che più ammiriamo, a volte, sono le cose semplici. In un mondo dominato dal caos, quanto vale un minuto di silenzio e tranquillità? Tutti siamo alla ricerca della qualità. In tutti i campi. Puntiamo sempre ad ottenere il prodotto migliore al prezzo migliore, ma quanto vale la qualità del tempo? Già...proprio il tempo, quello che vorremmo, trascorrere serenamente, in totale relax, a fare due risate con chi preferiamo. Fortunatamente c’è chi lavora per noi, per i “suoi clienti”. A volte non basta essere ottimi gestori o chef per garantire una delle più importanti tra le qualità di un individuo: quella umana. E’ un sorriso a volte, a rendere tutto più gradevole....è questo il più grande merito di chi non concepisce il suo come un lavoro vero e proprio....ma come una sorta di missione per rendere felice chi sceglie di “varcare quella soglia”.



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INCONTRI

La vita è l’arte degli incontri. INTERVISTA A CANIO LOGUERCIO

Canio Loguercio è un musicista lucanopartenopeo, nato a Campomaggiore e trasferitosi giovanissimo a Napoli. È un artista esperto di nuovi linguaggi ed espressioni dell’arte contemporanea, ha al suo attivo numerosi progetti musicali e iniziative interculturali di notevole spessore. Tra i suoi lavori ricordiamo i dischi “Kufiacanto per la Palestina”, “Trasmigrazioni” e “Indifferentemente” (ed. Il Manifesto); i libri+CD “Miserere” (ed. Squilibri) e “Passioni” (ed. d’if) e l’audio-libro “Amaro ammore”.

La fine degli anni ’70 e l’inizio degli '80 fu un periodo di grande vivacità musicale e culturale anche per la Basilicata; nasce, proprio in quel periodo la band Little Italy (dodici elementi che si ispiravano al rockfunky dei Talking Heads). Cosa ha significato quell’esperienza. Quell’esperienza mi ha insegnato che per raggiungere dei risultati è necessario lavorare tanto, essere determinati, fare squadra, confrontarsi continuamente ed essere sempre attenti ad ascoltare e a imparare.. e non fermarsi mai.. Ora col web e con la tecnologia disponibile a basso costo è tutto molto più semplice..ma all’epoca non è stato per niente facile tenere su un gruppo che “pendolava” fra Potenza e Napoli. In seguito Little Italy significò anche un punto di riferimento per i molti musicisti del sud con lo studio di registrazione di Campomaggiore e l’etichetta “Officina” (e con il compianto Pasquale Trivigno a cui hai dedicato il tuo video “Cumpà” https://www.youtube.com/ watch?v=U520CCQ6FKo). Riuscimmo a realizzare lo studio di registrazione grazie a un piccolo contributo della Regione Basilicata e alla disponibilità del parroco di Campomaggiore Don Peppino Filardi che ci

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diede la possibilità di attrezzare alcune stanze collocate sotto il campanile della Chiesa. Fu un lavoraccio (e anche una considerevole spesa) mettere su uno studio professionale. Ma fu un’esperienza bellissima che senza l’impegno di Pasquale non saremmo mai riusciti a fare. Allora cominciò per noi un periodo di intenso lavoro, di collaborazioni, di progetti, iniziative… Il “Little Italy Studio” divenne subito una “officina”, un luogo dove sperimentare idee nuove, dove conoscere altri musicisti, artisti.. confrontarsi. Un’esperienza forte e significativa in un posto non semplice da raggiungere, dove gli artisti che avevano deciso di venire trovavano “cieli scuri e inverni freddi”, ma anche tanta generosità, simpatia e professionalità, come quella di Pasquale.. il nostro “cumpà”.. Napoli diventava, poi, il tuo punto di riferimento musicale. Si era esaurita la vena lucana o è stato un inevitabile processo di maturazione? Beh, io a Napoli mi sono trasferito che avevo 13 anni.. Ho studiato e vissuto lì. Tutta la mia formazione è avvenuta in quella città. Napoli è stata sempre una sintesi di tradizione e innovazione. Qui convivono storie e culture molto differenti, ma in continua osmosi. Il fascino e la grandezza di questa città sta proprio nel suo essere corpo/mosaico di tante diversità. Poi, dal punto di vista musicale credo sia una fucina incredibile di talenti che


purtroppo però non hanno l’adeguato supporto produttivo che meriterebbero. Ma questa è un’altra storia.. Tra le tante esperienze che ti vedono anche condurre alla radio “Audiobox”, nel 2004 debutti come solista con “Indifferentemente. È qui che inizia quel percorso di ricerca teatrale, in forma minima, che, in qualche modo si riallaccia alla tradizione napoletana del racconto della canzone. L’incontro con Pinotto Fava, ideatore dello “spazio multicodice” di Radiouno “Audiobox” ha certamente cambiato la mia vita. Mi ha dato la possibilità di condividere quotidianamente l’evoluzione di gruppi, movimenti, artisti che si misuravano coi linguaggi e le tendenze dell’arte contemporanea, che ne mutavano i codici, che sperimentavano sempre più nuove e ardite forme di comunicazione.. E “Indifferentemente” è stato costruito proprio come una sorta di “radiodramma”, con lo sviluppo narrativo in un’unica suite in cui le parole, le canzoni, i suoni sono immersi in “ambientazioni sonore” molto ricercate ed elaborate.. Un lavoro che, tra l’altro, è la versione “audio” di una messa in scena minimale e alquanto sconnessa che facevo nelle case e che avevo chiamato “breve cerimonia a domicilio di canzoni appassionate”.. E quando si parla di passioni non si può non parlare della canzone classica napoletana (cui spesso mi ispiro) ritenendo il napoletano “la sacra madrelingua delle passioni”.. Il percorso si arricchisce di grandi collaborazioni tra cui Maria Pia De Vito, Peppe Servillo, Paolo Fresu, Raiz. Cosa resta della Lucania, e anche di Campomaggiore, oltre alle collaborazioni con il già ricordato Pasquale Trivigno, Nello Giudice e Rocco De Rosa? Ma la Lucania resta tutta..! non a caso sono reduce da un concerto/reading con lo scrittore Franco Arminio, Rocco De Rosa, l’organettista Alessandro

D’Alessandro e la poetessa Gilda Policastro ad Aliano nell’ambito del Festival “La luna e calanchi” organizzato da Franco, in cui tanti artisti, politici, musicisti, ecc.. si sono ritrovati per “celebrare” questa terra come simbolo “poetico” di tutto il sud.. Nel mio percorso ho avuto la fortuna di incontrare tanti compagni di strada e spero di incontrarne sempre altri.. “La vita, amico – diceva il grande Vinicius – è l’arte dell’incontro” e sono proprio felice che gran parte di questi incontri li abbia fatti al sud.. e penso anche al video artista Antonello Matarazzo con il quale, dopo che ci siamo visti ad Avellino, in una delle mie “cerimonie a domicilio” abbiamo subito intrapreso una intensa e bellissima collaborazione.. “Amaro ammore” è l’ultimo lavoro che riafferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, una maturità artistica inconfutabile. Tra poesia e melodia c’è un riaffermare il ruolo della voce che resta sospesa tra canto e recitazione. Insomma se Demetrio Stratos “cantava la voce” Canio Loguercio da voce al canto. AMARO AMMORE è un libro/disco non usuale.. Innanzitutto ci sono tre bellissimi “saggi” scritti da Gabriele Frasca, Pinotto Fava e Nietta Caridei e poi c’è un CD realizzato “a 4 mani” da me e da Rocco De Rosa, in cui si susseguono canzoni e brani strumentali che sviluppano temi melodici della canzone precedente… Insomma anche in questo caso ci troviamo di fronte a un lavoro articolato e complesso (sennò.. non ci divertiamo..!). Demetrio Stratos lo lascerei perdere.. o meglio ne approfitto per ricordare l’incontro con Pinotto e Rocco a Oppido Lucano proprio in occasione dell’inaugurazione di una piazza a lui intitolata.. Non credo ne esistano altre in Italia.. Infine, diciamo quasi per obbligo, devo chiederti un parere sulla scena artisticomusicale lucana: cosa c’è, cosa resta o cosa ci sarà? Non conosco bene la “scena lucana”.. Ti posso solo dire che con Rocco qualche tempo fa organizzammo una serata in un locale a San Lorenzo a Roma, “Basilicata mon amour”, che ha visto la partecipazione di tanti artisti e musicisti lucani. Mi pare ci siano molte cose interessanti.. Spero che qualcuno dei più giovani abbia preso un po’ dello spirito pionieristico dei vecchi “Little Italy” e porti avanti i propri progetti con cura e passione, come abbiamo fatto noi. Vito COLANGELO

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INCONTRI

La tristezza dell’invidioso

Prima di iniziare a scrivere un articolo sull’invidia è bene che mi tuteli da un punto di vista apotropaico e, quindi, come dicono nella capitale del nostro Regno: “Sciò sciò ciucciuè”. Fatti i dovuti scongiuri, possiamo affrontare questo che tra i peccati capitali è quello che più s’insinua in maniera latente nell’animo umano e che ognuno sostiene di non commettere: l’Invidia. Nella voce “Invidia” del Devoto Oli, il sostantivo è definito come: “sentimento di cruccio astioso per qualità o fortune altrui”. Infatti, esso deriva dal latino “in – videre” ovvero guardare contro, ostilmente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio” e quest’ultimo concetto giustifica la funzione scaramantica praticata in apertura. Generalmente, in questa pagina scambio alcune considerazioni riguardanti l’argomento del contributo con un personaggio storico che in qualche modo ha avuto a che fare con il tema stesso ma, in questo caso, lo spettro di possibili interlocutori è decisamente ampio e, quindi,

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a rischio di risultare scontato, non mi resta che orientarmi su colui che ha già scritto dei suoi contatti con anime invidiose purganti: Dante Alighieri.

Nicola Montesano. “Sommo poeta, tu che hai fatto conoscere al mondo gli spazi ultraterreni che ci attendono dopo questo passaggio terreno, descrivici la tua esperienza con questi peccatori”. Dante Alighieri. “Una strana angoscia mi ha attanagliato mentre mi avvicinavo a queste anime. Nel vederle le une addossate alle altre mi sono molto rattristato. Indossavano un panno grezzo e avevano le palpebre cucite col filo di ferro; sembravano quei questuanti ciechi che si posizionano davanti alle chiese e, se non fosse stato per la mia guida che mi ha esortato a rivolgere loro la parola, mi sarei trattenuto dal farlo”.

dalla propria fortuna e per contrappasso sono stimolati da esempi di carità, la virtù contraria all'invidia. Infatti, una volta preso il coraggio di rivolgere loro la parola, chiesi se tra di loro ci fosse un’anima di lingua latina. Si è avvicinata a me e alla mia guida un’anziana donna senese che ironizzando sul suo nome così si presentò: «Savia non fui, avvegna che Sapìa fossi chiamata, e fui de li altrui danni più lieta assai che di ventura mia». Mi raccontò della gioia che provò dopo la sconfitta dell’esercito della sua città contro i nemici fiorentini e di come sfidò Dio gridando al Cielo di non temere nessuno. Questa infelice, però, ha anche aggiunto che si pentì solo alla fine della sua vita e che senza la bontà cristiana di un umile artigiano della sua città che la ricordò nelle sue preghiere, avrebbe sostato ancora a lungo nell’Antipurgatorio ”.

N.M. “Come ti hanno descritto la loro colpa e, soprattutto, ti hanno spiegato come redimersi?”. D.A. “L’invidia è la colpa di chi prova più giovamento dalle disgrazie altrui che

N.M. “Anche questo peccato, quindi, si può evitare con un po’ di attenzione e di amore in più per se stessi?”. D.A. “Sì, l’amor proprio è fondamentale. Sant’Agostino, facendo riferimento al


fratricidio attuato da Caino, ha detto che la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo. Estendendo il concetto in una dimensione più intimistica, possiamo affermare che l’invidioso non origina solamente un sentimento negativo verso colui che è oggetto di tale bieca attenzione ma innesca una sua morte interiore, provocata dalla tristezza d’animo che tale peccato genera”. N.M. “È la famosa tristezza dell’invidioso diffusamente trattata nella letteratura patristica dell’Occidente e su cui si sofferma anche san Tommaso d’Aquino nella sua Summa Theologiae, scritta a partire proprio dal 1265, anno della tua nascita?.” D.A. “Mi rallegro per questo tuo riferimento alla mia nascita e, soprattutto, per il collegamento al pensiero e all’opera di questo grande teologo, che continua una ricca tradizione di pensatori cristiani dei primi secoli che hanno fornito gli strumenti filosofici per comprendere questa colpa, sottolineando che la cura per il peccato d’invidia è l’amore e il rispetto verso il prossimo, non una prerogativa esclusiva del cristiano ma un concetto universale che appartiene alla natura umana”. La cura per le nostre colpe è sempre la stessa: rispetto per se stessi e per gli altri. Certo, scriverlo è molto facile ma, detto tra noi, si prova invidia anche nei confronti di persone a cui dovremmo voler bene; non a caso Aristotele ha detto che: "Il familiare sa anche invidiare”. “Sciò sciò ciucciuè”. Nicola MONTESANO

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OPPORTUNITÀ

IX Concorso Internazionale di Caricatura Calligrafica.

“Ricomincio da cinque”: concorso di cortometraggi.

Iscrizioni entro il 30 Novembre 2013

Scadenza 25 Novembre 2013

Il Centro arti umoristiche e Satiriche ha indetto per il nono anno consecutivo il concorso per la creazione di una caricatura di un personaggio famoso di qualsiasi epoca e professione. Il concorso è aperto a tutti gli studenti iscritti alle Accademie di Belle Arti, Facoltà di Architettura, Design e Ingegneria e consiste in una rielaborazione della caricatura con l’utilizzo delle lettere del nome e/o del cognome del personaggio, ottenendo così una caricatura calligrafica di sintesi che potrà essere in bianco e nero o a colori. Per info e regolamento: www.caus.it

Il Dipartimento Cultura di Roma Capitale, in collaborazione con il Municipio Roma V e il Nuovo Cinema Aquila, promuove il concorso di cortometraggi “Ricomincio da cinque”. L’obiettivo di questo concorso è rappresentare in tutti i generi (fiction, documentari, reportage etc…) la vita, la memoria del territorio nuovo Municipio Roma V. Il premio consisterà nell’inserimento delle opere nella programmazione del Nuovo Cinema Aquila. Per informazioni e regolamento: www.comune.roma.it

Concorso Internazionale di “Musica Sacra” 2013.

Iscrizioni entro il 30 Ottobre 2013

Cartasia 2014: concorso per la progettazione di opere in carta. Scadenza 30 Novembre 2013 Il Concorso organizzato dall’Associazione Culturale Metropolis di Capannori (LU), nasce con lo scopo di promuovere la carta come materia prima per gli artisti. La realizzazione di progetti con l’utilizzo predominante della carta e affini è l’elemento vincolante per la partecipazione. I progetti ritenuti meritevoli dalla giuria saranno successivamente esposti al pubblico. Per regolamento e informazioni: www.cartasia.it

Il concorso è interamente dedicato ai giovani cantanti solisti di musica sacra e si terrà dal 5 al 9 Novembre a Roma. Le giornate sono divise tra semifinali e l’ultimo giorno con il concerto di gala, il tutto sarà accompagnato dall’Orchestra Sinfonica “Marco Dall’Aquila”. Il vincitore otterrà un premio-borsa di studio che gli permetterà di continuare a specializzarsi su questa particolare tipologia di musica. Per informazioni: concorsomusicasacra.com accademiamusicaleeuropea.org

I pubblici dipendenti diventano tema per un Concorso Internazionale. Scadenza 30 Novembre 2013 È stato indetto per la prima volta il Concorso Internazionale Premio Critica Letteraria con tema “Pubblici Dipendenti: opportunità o fardello?”. Un concorso a premi questo, che si basa esclusivamente su una recensione di un testo di Michele Malanca che affronta il tema della pubblica amministrazione. L’elaborato critico dovrà però soddisfare i criteri di originalità dell’esposizione, capacità critiche, completezza e chiarezza. Per info e regolamento: www.premiocritica.blogspot.com

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EVENTI BASILICATA

ELLENICO: LA FESTA DELL’AGLIANICO DEL VULTURE.

Rionero in Vulture dal 2 al 3 Novembre La terra del Vulture già nota per i suoi ottimi vitigni ospiterà la prima Edizione di “Ellenico”, la festa dedicata al “rosso” più famoso della Basilicata. Non è un caso che l’evento si terrà nel periodo della vendemmia ed è stato pensato per una durata di due giorni durante i quali i visitatori potranno degustare prodotti vinicoli e gastronomici allietandosi con tanta buona musica. La manifestazione organizzata dall’Ass. Arcadia, con collaborazione con la Pro Loco di Rionero in Vulture, è totalmente gratuita e vedrà un percorso all’interno del Palazzo Fortunato. Per informazioni: www.arcadiarionero.it

ASSAPORANDO I SAPORI D’AUTUNNO: SAGRA DELLA VAROLA.

Melfi 19 e 20 Ottobre

È giunta alla 54ª edizione la nota sagra della Varola, castagna tipica del luogo . L’evento, che conferma ogni anno una risonanza regionale ed extraregionale vedrà nuovamente il susseguirsi di suoni, luci, colori e sapori lungo le vie del centro storico. Nella centralissima Piazza Duomo, sarà inoltre possibile degustare le caldarroste preparate al momento. Saranno, come di consuetudine, presenti laboratori di artigianato artistico , mostre fotografiche e pittura per un percorso culturale dal sapore autunnale. Per info: www.comunemelfi.it www.facebook. com/proloco.melfi‎

AGLIANICA WINE FESTIVAL.

Barile, Convento Wine Space dal 20 al 24 Novembre

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Aglianica può essere considerata una delle manifestazione che ha donato grande importanza al vino autoctono, facendo dell’aglianico un’eccellenza a livello nazionale. Anche quest’anno, nella suggestiva location, le degustazioni, che accompagneranno il momento conviviale, saranno guidate dai più importanti esperti del settore che guideranno i curiosi tra i profumi e la storia di questo vino. Per informazioni: www.aglianica.it

ARTE SACRA E PRESEPIALE. Matera, fino al 30 Ottobre

Fino a fine ottobre sarà possibile ammirare i manufatti di Arte Sacra e Presepiale nell’omonima mostra che si terrà a Matera presso l’Arte e la Cantina, in via Lombardi 54. L’evento è stato organizzato dall’Associazione ConCreta ed ha l’intento di promuovere il lavoro artigianale, proponendo oggetti costruiti in carta pesta, argilla, legno e tufo. Tutto il ricavato sarà devoluto in beneficenza. Per informazioni. www.comune.matera.it

NOTTE NERA NEL CENTRO SORICO. Potenza, 31 Ottobre

Il centro storico di Potenza si veste di magia e divertimento in occasione di Halloween. La manifestazione avrà inizio alle ore 17:00 e per tutta la serata cantanti, truccatori, maghi e ballerini intratterranno quanti vorranno allietarsi tra le luci soffuse e le degustazioni a tema. I cittadini potranno inoltre approfittare dei negozi aperti per tutta la serata e divertirsi in una Potenza diversa. Per informazioni:www.comune.potenza.it


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EVENTI ITALIA

ROMEO E GIULIETTA. AMA E CAMBIA IL MONDO.

Angela Hewitt, grande esponente del pianismo contemporaneo al mondo si esibirà il prossimo 19 Novembre a Reggio Emilia al Teatro Valli. Le sue esibizioni e registrazioni di Bach che hanno fatto di lei la più grande interprete di Bach dei nostri tempi intratterranno il pubblico dall’orecchio raffinato.

Una equipe artistica e tecnica di rilievo internazionale per la nuova produzione targata Zard che - dopo aver portato in Italia, oltre ai più grandi artisti del mondo, spettacoli di grande successo come Notre Dame de Paris torna ad investire nel nostro paese portando lo spettacolo musicale più atteso degli ultimi anni. “Romeo e Giulietta. Ama e cambia il mondo”, con le sue musiche e le sue magiche atmosfere, incanterà il pubblico scrivendo una nuova pagina del teatro musicale in Italia e facendo rivivere, in una veste inedita, la storia d’amore per eccellenza. Info e prenotazione: www.romeoegiulietta.it

Informazioni: www.iteatri.re.it

Roma fino al 03 Novembre 2013

ALTER BRIDGE IN CONCERTO CON GLI HALESTORM. Roma e Milano, 11 e 12 Novembre

CLEOPATRA: L’UOMO E L’INCANTESIMO D’EGITTO. Roma, fino al 31 Ottobre

La nota band annuncia il tour europeo che li porterà, anche se solo per due date, in Italia. L’Atlantico di Roma e il Mediolanum Forum di Milano saranno le location che ospiteranno il concerto del gruppo hard rock statunitense. Il gruppo, guidato da Myles Kennedy sarà supportato da un’altra famosa band hard rock internazionale, gli Halestorm. Informazioni: www.ticketone.it www.alterbridge. com Oltre 200 opere provenienti dai principali musei nazionali e internazionali saranno oggetto di un percorso ,all’interno del Chiostro del Bramante, che darà vita agli aspetti più affascinanti della millenaria cultura egizia. Le opere esposte, tra sculture di granito e mosaici policromi daranno idea delle relazioni che pure intercorsero tra Roma e l’Egitto. Informazioni: www.comune.roma.it

ANGELA HEWITT, PIANOFORTE. Reggio Emilia, 19 Novembre

È uno degli appuntamenti più esclusivi.

DAS MARIENLEBEN (VITA DI MARIA) OMAGGIO A CARLA FRACCI. Napoli, 2 e 3 Novembre

Nella scaletta dell’Autunno di Danza 2013, il Teatro San Carlo di Napoli ospiterà uno spettacolo ideato da Beppe Menegatti ed interamente dedicato alla prima ballerina italiana Carla Fracci. Lo spettacolo sarà interpretato dal corpo di ballo sancarliano che ballerà sulle note delle poesie di Rainer Maria Rilke musicate da Paul Hindemith. Per informazioni: www.teatrosancarlo.it

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CONVIVIO LETTURE

Ce l`ho, mi manca... tra svalutazione e transvalutazione. A volte ci pensate. Ve ne vergognate, soli nella vostra stanza, ma lo fate. Non volete che gli altri lo sappiano, ma lo fate. Immaginate la vostra vita, come la vorreste, cosa vorreste essere, chi: siete già sulla cattiva strada, è troppo dritta. Insopportabile il pensiero che tutto questo, questa retta, troppo retta via, la dovrete fare in eterno, l'avete già eternamente percorsa, la stessa, attimo dopo attimo, ed eternamente la percorrerete. Non lo sopportate, non potete riuscirci: non sapete dire "si". Non sapete affermare. Vi hanno insegnato che è sbagliato. Vi hanno imposto i valori che portano alla fine di quella retta via. Sono nella vostre teste, dei vecchi e nuovi, che fanno la guerra per un posticino nel mercimonio del mondo, vi hanno insegnato a dire "no", a voi stessi, alla vita: non potete che esserne risentiti. Come da citazione, negazione della vita, negazione dell'affermazione di essa: risentimento, invidia. Non ce la fate a liberarvene. Non ce la fate a sopportare il peso del non senso del camminare dritti, non riuscite ad uscire dal tracciato, anche se fare

“QUELL’INCLINAZIONE CHE NELLO STATO DI NATURA SAREBBE DIFFICILMENTE COMPRENSIBILE: L’INVIDIA” (W. F. Nietzsche, Umano, troppo umano)

quella viuzza vi sembra ed è la cosa più frustrante del mondo, lo fate, perchè fuori dal sentiero c'è da costruire una strada nuova: troppo difficile per voi, siete umani, troppo umani! Nel pensiero di Nietzche l'invidia trova il suo posto naturale nella innaturalità dei valori dominanti il nostro mondo. Al suo tempo quel pazzo furioso se la prendeva con le fedi, i credi, la nuova scienza positivista che prometteva il paradiso in terra. Adesso se la prenderebbe con quel che di ciò ne è rimasto, se la prenderebbe con il consumatore, con lo spettatore, con l'investitore, con il milanese imbruttito che urla ai quattro venti "lavoro, guadagno, pago, pretendo!" Perchè quello è il problema, dire "no" alla vita, per sottometterla ad asini scambiati per dei. Avete ancora dei, che vi dicono come condurre l'esistenza. Vi hanno messo in testa l'idea della felicità, vi hanno rivelato cos'è, a cosa vi dovete adeguare per ottenerla, a costo di negare voi stessi: non potrete che ritrovarti eternamente soli, nella vostra stanza, a pensare a come vorreste la vostra vita. Andrea SAMELA

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CONVIVIO SORSI

Un rosso da amare e invidiare Ricordami quando vorrai cercare un lento scorrere del tempo, quando il vento è senza voce, ricordami quando toglierai l'amore dai cassetti. Sì, per me ogni strada sarà giusta per andare, per scivolare sulle corde tremanti della mia chitarra. Ricordami quando gli odori del mosto saranno maturi come l'amore. Non ci sarà invidia, non ci sarà pioggia nel mio cielo e le mie mani continueranno a prendere sogni e seminarli nel vento Non ho verità se non un altro giorno da offrirti in mia compagnia e celebrarlo col delicato tintinnio dei bicchieri. Assaporarmi con gioia, fammi scorrere nella tua bocca come se cantassi musica folk. Io lascerò lentamente il tuo corpo ma non la tua memoria, ogni giorno verrà a cercarti e porterà con me tutti gli odori dell'autunno. Stai ferma per un attimo, ti accorgerai quanto è lungo il mio respiro, di quanto è caldo il mio corpo, che la mia storia non è solo nobile racconto, sarà terra e sale, amarena, profumi orientali, potente ed elegante slancio di passione che nasce dalle radici, non sarà mai maturo abbastanza eppure potrai masticarmi, morbidamente flettere la tua lingua con le evoluzioni dei miei tannini. Quando le candele saranno consumate e sul tavolo ci saranno solo i resti della

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mia vita, dei miei paesaggi fatti di dolci colline, campi di girasole ed antichi cipressi che spiccano dai quei terreni a schiena d'asino avremo camminato sulle punte delle nostre dita fino all'amore più dolce ed elegante, tra finezze aromatiche ed intensi silenzi. Ricordami quando il tempo sarà passato e gli arcobaleni persi nel cielo buio stentano a trovare terra e quiete, ricordami la notte quando la luna non è piena abbastanza, quando i rumori dell'amore sembrano rompersi come cristalli. Non ci sarà invidia se non verità, non ci sarà tempo se non per i nostri ricordi e per quello che siamo. Io sarà qui a stringerti forte, a mostrarti tutti i colori del nostro primo bacio e dei nostri antichi sapori. Ricorderai i nostri sguardi i nostri occhi, tutto ricomincerà, tutto avrò nuova vita. Lungo sarà il mio respiro sul tuo corpo, lungo il nostro amore. Mi chiamo Brunello e vivo a Montalcino. Prosit e serenità. Wine_R


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CONVIVIO MORSI

Quando non siamo sazi Cibi innocenti che nascondo invidia “Prese una mela, una mela bellissima e la immerse in un veleno magico”. Recita così una delle più belle favole dei fratelli Grimm, "Biancaneve e i sette nani", nel passo in cui la strega cattiva, invidiosa della bellezza di Biancaneve, si trasformò da mendicante e le offrì una mela avvelenata, un frutto semplice e quotidiano che nulla sembrava far temere. I casi nella storia di cibi "innocenti" usati per nascondere l'inganno con cui, chi prova invidia, cerca di procurare del male alla persona invidiata, sono tanti, specie nell'uso di veleni sciolti nelle bevande e "offerte" a vittime ignare da eliminare. Ma c'è un alimento insospettabile che ci parla di invidia ed è il latte, nientedimeno che quello materno. A chiamarlo in causa è la psicoanalista viennese Melanie Klein (18221960) nella sua interpretazione dell'invidia. L'infante, mosso dalla necessità di cibo e di accudimento, quando teme di non potere avere del seno materno, prova invidia e risentimento verso la madre. Senza addentrarci in questa teoria di psicopatologia infantile, l'esempio della Klein dà molto più semplicemente lo spunto per dire che diventiamo invidiosi se vediamo a rischio la nostra soddisfazione, se ci vien meno la possibilità di essere "sazi" di qualcosa

e soprattutto in maniera del tutto esclusiva o maggiore rispetto agli altri. "Quell'appetito" superfluo di cose altrui che solo una dieta equilibrata

di "buon" senso può controllare... Angela LAGUARDIA

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CONVIVIO LETTURE

NEL TEMPO DI MEZZO STA L’INVIDIA Così la pensa Marcello Fois, finalista del Premio Strega 2012 e terzo al Campiello con “Nel tempo di mezzo”, in cui sceglie come centro narrativo uno di quei sentimenti grossi, che è sempre così complicato definire e delimitare. “Nel tempo di mezzo” è ambientato nella Nuoro di inizio ‘900 e racconta la grande fatica ed il sacrificio della famiglia Chiruzzi, che raggiunge un benessere invidiato da tutti quanti. Fois parla di questo sentimento come valore, specie dal punto di vista sociale. La definisce “un calmiere sociale” in una terra, la Sardegna, divenuta ormai “una polveriera pronta ad esplodere” dinanzi ad un divario troppo grande da accettare. Quello economico. Di un consigliere, ad esempio, che con metà del suo stipendio potrebbe mantenere sette famiglie. Con un linguaggio che coinvolge a più livelli e sottolinea con intensità lo scorrere del tempo, Fois presenta paesaggi vivi quanto i personaggi che li abitano ed una natura che tutto osserva.

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Dagli amori alle sconfitte, dal bene al male, e tutto questo ci è tanto vicino che ogni storia sembra appartenere a ciascuno di noi. Il tempo di mezzo di Marcello Fois è il passaggio da un’epoca ad un’altra e Vincenzo ne è il traghettatore. La tragedia regna su questa famiglia, ma non finisce per essere una gabbia opprimente, perché c’è sempre una strada diversa da prendere.

"Nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D’improvviso c’è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza". C’è sempre una possibilità di ribellarsi. C’è sempre la possibilità di recuperare la propria dignità. Elenia MARCHETTO


A.B.D. L’ARCOBALENO

Associazione Bambini Con Difficoltà Scolastiche e Diversabilità

L’ A.B.D. L’ARCOBALENO -Associazione Bambini con Difficoltà Scolastiche e Diversabilitàsi prefigge di favorire i contatti fra le famiglie e i bambini, nella divulgazione scientifica e nella formazione nel campo dei disagi, soprattutto scolastici, legati alla difficolta’ e diversabilita’, nonchè promuovere tipi di trattamento ed una presa in carico delle persone diversabili coerente con le conoscenze scientificamente acquisite e riconosciute a livello internazionale. Promuove lo sviluppo della cultura della solidarietà e dell’uguaglianza, del volontariato socio-formativo su tutto il territorio regionale.

Imparare non è un gioco. Ma giocando si impara meglio. A.B.D. L’ARCOBALENO / via Anzio, 22 / 347.2930487 - 340.4717372 / teresavalentini@libero.it


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CANTIERI URBANI PENSIERI IN LIBERTÀ

Il potere dell’invidia. Da Caino a Papa Francesco attraversando la letteratura. Si può pensare che un sentimento come l’invidia ,per cui si prova astio nei confronti di colui che possiede qualcosa che anche noi vorremmo ma che non possiamo possedere, sia tanto forte da essere presente quotidianamente nella vita di ogni uomo da condizionarne anche l’esistenza? Probabilmente nessuno,o quasi , ha mai riflettuto abbastanza su questo, cercando, laddove possibile, di allontanare tale sentimento che ha quasi esclusivamente un’accezione fortemente negativa. Tanto è vero che la Chiesa lo annovera tra i sette vizi capitali e lo stesso termine , etimologicamente parlando, indica una negatività: dal latino invidere che significa proprio gettare il malocchio, guardare qualcuno con ostilità, l’invidia è proprio questo e molto di più. Ed è provata l’esistenza di un profondo rapporto tra l’invidia e il malocchio, che si ritrova ancora oggi in concezioni popolari fortemente radicate. È sufficiente pensare al malocchio di cui si sente spesso parlare e che si dice sia causato proprio da sentimenti di odio e invidia,particolarmente forti,capaci di essere trasmessi attraverso uno sguardo carico di rancore. E questo rapporto tra l’invidia e il malocchio,o meglio lo sguardo cattivo ,risale sicuramente a tempi molto remoti: i latini ne facevano cenno nella loro definizione del termine, e lo stesso Catullo, negli ultimi versi del suo carme 7 , “L’invito all’amore appassionato”,fa riferimento agli sguardi degli invidiosi da cui vuole preservare i suoi baci,cosi che le malelingue non possano gettarvi una malìa , una iettatura. E poi, anche il nostro caro Dante Alighieri, quando nel Purgatorio incontra appunto le anime degli invidiosi, esse appaiono proprio con le palpebre cucite,tanto

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a dimostrare che il malocchio si trasmetteva attraverso lo sguardo. Ed oggi,non si può trascurare il peso che ciascuno di noi dà all’invidia. Ciò è testimoniato anche dall’omelia di Papa Francesco,tenuta durante la celebrazione nella Cappella di Santa Marta,lunedì 2 settembre,subito dopo la pausa estiva. Certamente l’invidia di cui parla il Papa assume una sfaccettatura diversa. <Invidia e pettegolezzi distruggono le comunità> ,dice il Papa nella sua omelia,e aggiungendo che :< l’invidia, capace di distruggere una famiglia, è seminata dal diavolo nel cuore degli uomini>, sottolinea come la nostra lingua può, oltre che nuocere, addirittura uccidere chi ci sta vicino. I toni sono duri e le espressioni forti, adatte ad un sentimento così profondamente negativo ritenuto dal Santo Padre la causa del disfacimento di famiglie dove all’interno il parlare male di un fratello o di una sorella può portare alla morte. E le parole di Papa Francesco nella sua omelia a Santa Marta,ci riportano certamente all’episodio biblico dell’uccisione di Abele,figlio di Adamo ed Eva,da parte del fratello Caino,che lo assassinò appunto per invidia,dal momento che Dio non aveva guardato con favore la sua offerta come invece aveva fatto con quella del fratello. Caino, dunque ,fu chiaramente il primo uomo invidioso sulla terra,come ritiene la tradizione cristiana. Tale episodio ci fa riflettere anche su come l’invidia sia radicata nella storia umana e continui a determinare gli atteggiamenti degli uomini fin da tempi remoti,o meglio ancora,seguendo un filo conduttore cristiano ,fin dalle origini dell’umanità. E ancora oggi non se ne viene a capo. Gente che invidia altra gente; quelli

che questo tipo di sentimento lo subiscono e ne diventano vittime inconsapevolmente. Quante persone si affidano ai maghi o presunti tali con la falsa illusione di allontanare dalla loro vita il malocchio? Anche gli psicologi si soffermano sull’analisi di tale sentimento. E si può pensare che esista anche un’invidia “buona”? Cosa certamente rara ,eppure alcuni psicologi ci fanno riflettere dicendoci che è una verità l’esistenza di un ’invidia “buona” o forse sarebbe più appropriato definirla positiva. Sembra strano che possa esistere anche un’invidia positiva,semplicemente perché quella di cui si sente maggiormente parlare è l’altra,eppure gli esperti ci comunicano che è così. E altro non è che quella forma di invidia che pur provocando nell’uomo dispiacere profondo per ciò che non si è riusciti ad ottenere,lo spinge ad emulare la persona oggetto della sua invidia. E così facendo si attenua il dolore provocato dal sentimento di desiderio profondo non soddisfatto. Si riflette pochissimo su questa invidia “positiva” e anche qui si tende a vedere solo ed esclusivamente gli aspetti negativi di tale sentimento,non immaginando talvolta che possano esserci anche alcune connotazioni positive. La verità,oltre ogni cosa,è che l’invidia,sia essa provata o sentita,è sempre in qualche modo presente nella vita di ogni individuo. E con le sue sfaccettature è sempre nello stesso momento sentimento e peccato,che stravolge con il suo potere, negativo o positivo che sia, la condizione umana insinuandosi sapientemente nel pensiero e nel modo di essere di ogni singolo individuo. Angela PANSARDI


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CANTIERI URBANI PENSIERI IN LIBERTÀ

INVIDIA… “DA MANGIARE”. IL POMO DELLA DISCORDIA. Invidia, singolare femminile o femmina singolare contraddistinta da sentimenti non proprio woodstookiani. L’invidia, quella che fa “guardare male”, stando all’etimo, come la Legge (almeno nell’assioma) è uguale per tutti e non fa distinzione tra individui tanto col sangue blu, quanto con le piastrine regolarmente registrate nell’anagrafe dei mortali. Docente ad honorem della cattedra nel mondo greco, la divina Era, meglio conosciuta per aver punito una delle innumerevoli scappatelle di suo marito Zeus, nonché Direttore Generale dell’Olimpo, scagliandosi contro il frutto del peccato, il piccolo Ercole. Non dovette andarle bene perché il suo “regalo di battesimo”, “dodici fatiche”, non sortirono l’effetto sperato e l’enfant prodige sopravvisse. Altro giro, altra corsa. Avviene così, nel valzer dei peccati e delle vendette, che Zeus non sappia proprio star con le mani in mano. Occasione vuole che Peleo sposi Teti (per la cronaca, mamma e papy di Achille) e che l’invito non

venga recapitato ad Eris, dea della Vendetta, la quale, mai come in questa occasione – è il caso di dirlo – ci va a nozze, ottenendo un assist, un’ottima palla goal, un gran bel pretesto per il mancato invito da parte di Zeus. Certa di scatenare l’inferno, confeziona un bel pomo d’oro destinato “alla più bella” per innescare una bagarre con tanto di fiera della vanità, tra le convitate Era, Afrodite e Atena. Consegna del premio ad appannaggio del più bello del reame, Paride. Si sa, vanità e invidia sono prerogativa tutta femminile e per quella aurea mela si offre il mondo e oltre. La spunta tra tutte Afrodite, che promette a Paride la “Miss Universo” dell’epoca, Elena. Peccato che costei fosse già moglie di Menelao, sovrano di Ilio. Il resto è Storia. Precisamente quella della Guerra di Troia. Ma questa è un’altra storia, la stessa che poi poterà a far nascere Roma. Roba da far impallidire anche gli sceneggiatori di Beautiful. Alba GALLO

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Quando la voglia è tanta, il desiderio è insoddisfatto. La soluzione è una sola:

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caffè MEDITERRANEO via Nazario Sauro - POTENZA


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CANTIERI URBANI PENSIERI IN LIBERTÀ

“In alto i calici brindo in faccia all’invidia di chi ha tradito sti discepoli ricordi in dote, ora se vedi sto campo fiorire di giorno in giorno vuol dire che qualcuno lo ha seminato … nessun rimpianto, in fondo ciò che sento dentro è un mondo mio dove il nero dell’invidia viene sommerso dalla luce del bianco” (Invidia, Gemelli Diversi.1999)

INVIDEO ERGO SUM

Non me ne voglia Cartesio e tutti i cartesiani, ma mai come in questo momento storico “invideo ergo sum” mi pare asserzione più consona. Io invidio dunque sono. È proprio così, la prerogativa dell’essere umano è la competizione nella vita, la lotta per la sopravvivenza sociale e l’emulazione collettiva. Non è forse l’invidia la molla scatenante che ci permette di raggiungere duramente e tenacemente un obiettivo? Si pensi a quei fantastici jeans griffati che abbiamo notato l’altra sera alla nostra amica, che invidia … li voglio anche io. Si ricordi quando vedendo

il successo professionale raggiunto da alcuni conoscenti esclamiamo la sua beatitudine! Non c’è assolutamente alcunché di moralmente punibile in tutti e due gli esempi precedentemente riportati. L’invidia non è affatto un male. Non è un peccato. È uno stimolo. È l’esortazione che ci porta a dar forma nuova alla nostra esistenza, anche e soprattutto nel nostro quotidiano, affrontando la vita con spirito agonistico. L’invidioso ha infatti un grande senso critico e spirito di osservazione verso qualcosa che non ha e che non è. L’invidia diventa quindi

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divenire, progresso e miglioramento. La prova delle nostre capacità. La sfida della vita che ci permette di affermarci o riaffermarci in un’epoca, dove la temerarietà e la determinazione sono le uniche caratteristiche che permettono di raggiungere un appagamento non solo momentaneo, ma anche duraturo. Non ci resta che prendere coscienza di se stessi e vedere l’invidia che proviamo come facoltà per confrontarsi con gli altri, non soffrendola ma vivendola come ricchezza della differenza tra gli individui. Veronica D’ANDREA



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I DUE VOLTI DELL’INVIDIA “Ci si vanta spesso delle passioni, anche delle più criminose; ma l’invidia è una passione timida e vergognosa che non si osa mai confessare”. “Aveva ragione Francois de La Rochefoucauld. Non ci si vanta mai di essere invidiosi. Al contrario, lo si nega fermamente. Eppure l’invidia pare divorarci sempre più. Ma che cos’è realmente? La definizione che ne dà Treccani è la seguente:“ sentimento di segreto livore per la fortuna o i meriti altrui”ed ancora“sentimento di ammirazione per ambite qualità o fortune altrui”. Seconda definizione molto più piacevole della prima. Come se, dunque, esistessero due sfumature dell’invidia. Una cattiva ed una un pò più buona. Solitamente invidiare vuol dire paragonarsi incessantemente, nutrire rancore ed ostilità per l’invidiato ed anche, talvolta, augurargli la perdita di tutto ciò che ha ottenuto più di noi. L’aspetto buono dell’invidia ha, invece, a che fare con

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l’ammirazione, con l’emulazione. Con il desiderio, quindi, di non abbandonarsi allo scoramento e alla denigrazione dell’altro, ma a trarne un insegnamento, uno stimolo positivo di crescita e miglioramento. Ecco allora che anche un sentimento negativo come l’invidia può diventare una spinta costruttiva. Bisognerebbe forse anziché invidiare gli altri più per quello che hanno che per quello che sono, invertire la rotta e da ciò che vorremmo trovare anche nel nostro animo, cominciare a coltivare noi stessi, i nostri tesori interiori. Crescere,maturare e soprattutto ricordare che in fondo siamo tutti unici a questo mondo. Dovremmo soltanto imparare ad impiegare il tempo per impreziosire, non per distruggere. Elenia MARCHETTO


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POTENZA VIALE MARCONI, 146 0971.473468


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WEB 3.0 INTERNET&MULTIMEDIA

L’INVIDIA IN UNA MELA Specchio delle mie brame

qual è il miglior melafonino del reame

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ella favola di Biancaneve la regina Grimilde, ossessionata dalla sua bellezza e invidiosa di quella di Biancaneve, decise di sbarazzarsi di lei attraverso una mela avvelenata... Oggi invece siamo ossessionati dalla bellezza e dalla tecnologia di una mela morsicata...

Nuovo iPhone 5S Apple ha presentato iPhone 5s , con il nuovo chip A7, che lo rende il primo smartphone al mondo con un’architettura a 64 bit di classe desktop. Il nuovo iPhone ha una fotocamera iSight da 8 megapixel con flash

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True Tone e introduce Touch ID, un modo nuovo per sbloccare il telefono con il tocco di un dito.

Il nuovo sistema operativo iPhone 5s include iOS 7 potenziato per la tecnologia a 64 bit e arricchito da nuove funzioni, fra cui Centro di controllo, Centro Notifiche, Multitasking migliorato, AirDrop, app Immagini, Safari e Siri potenziate, e iTunes Radio.

Il motion coprocessor. Cerchiamo di capire cos’è!

Ogni iPhone 5s include il coprocessore di movimento M7 che raccoglie i dati forniti da accelerometro, giroscopio e bussola per alleggerire parte del lavoro del chip A7 e migliorare l'efficienza energetica. Il coprocessore di movimento M7 misura costantemente i dati di movimento dell’utente, persino quando il dispositivo è in standby, e preserva la batteria per il contapassi o altre app di fitness che utilizzano l’accelerometro tutto il giorno.

Il lettore di impronte digitali Inoltre, viene introdotto Touch ID, un nuovo modo di sbloccare l’iPhone con un tocco. Integrato nel tasto Home, Touch ID utilizza un cristallo di zaffiro tagliato al laser insieme al sensore touch capacitivo per scattare una foto ad alta risoluzione dell’impronta digitale dell’utente; quindi la analizza per fornire letture accurate dell’immagine da ogni angolazione. Maggiore privacy e sicurezza. Il sensore Touch ID riconosce il tocco del dito, perciò si attiva solo quando necessario, evitando di intaccare la durata della


batteria. Tutte le informazioni sull’impronta digitale dell’utente sono crittografate e archiviate nel Secure Enclave all’interno del chip A7 dell’iPhone 5s; non vengono dunque mai archiviate sui server Apple e non ne viene fatto il back up su iCloud. Touch ID può rappresentare, inoltre, un modo sicuro per l’approvazione degli acquisti su iTunes Store, App Store e iBookstore.

Quanto costerà e quando arriverà in Italia? Il nuovo top di gamma avrà gli stessi prezzi dell’iPhone 5 al lancio in abbinamento a un contratto biennale. Sarà disponibile per l’acquisto dal 20 settembre, ma solo negli Stati Uniti e in Australia, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, Singapore e Regno Unito. L’Italia probabilmente dovrà aspettare fino a dicembre. Il prezzo potrebbe essere per la versione da 16 giga 699 euro, quello da 32 a 799 e quello da 64 899 euro.

iPhone 5C....la versione “low cost” del mela fonino

iPhone 5C è il nuovo smartphone colorato di Apple, presentato durante l’evento del 10 settembre e affiancato alla versione di al top di gamma iPhone 5S. Si tratta di un melafonino di fascia medioalta, pensato per rimpiazzare iPhone 5 e conquistare un target di utenti variegato data la disponibilità in cinque colori diversi: bianco, rosso, giallo, azzurro e verde..

Quali sono le caratteristiche hardware di iPhone 5C? iPhone 5C si caratterizza per delle peculiarità hardware del tutto simili a quelle di iPhone 5, fatta eccezione per l’estetica. Per la scocca in policarbonato colorato, Apple ha pensato a un particolare processo di fabbricazione: un telaio in diversi strati d’alluminio, saldati fra loro al laser, a cui è fissata la plastica. In questo modo, iPhone 5C risulta più resistente rispetto ai normali telefoni dello stesso materiale e anche meno incline ai graffi. Per quanto riguarda le prestazioni monta un chipset dual core della famiglia A6 abbinato a 1 GB di RAM, a cui si aggiunge un display Retina da 4 pollici con risoluzione a 1366×640 pixel a 326 ppi e contrasto a 800:1, per una luminosità totale a 500cd/m2. La fotocamera posteriore, dotata di flash LED singolo, vede l’installazione di un obiettivo a 5 lenti e a 8 megapixel di risoluzione, capace di registrare filmati fino a 1080p. Quella frontale è invece la consueta FaceTime HD da 1,2 megapixel, per video in qualità

720p. Per quanto riguarda la connettività abbiamo un un chipset WiFi 802.11n a 2,4GHz e 5GHz, dal supporto al Bluetooth 4.0 e dalla compatibilità con tutti i network 3G e 4G. L’autonomia in stand-by è di 250 ore, mentre quella durante le chiamate è di circa 10 ore su 3G. Vengono poi garantite 8 ore di navigazione su 3G e 10 su LTE e WiFI, mentre la riproduzione di materiali audio e video varia dalle 10 alle 40 ore continuative.

Con quale versione di iOS sarà equipaggiato iPhone 5C? iPhone 5C prevede l’installazione standard di iOS 7, il sistema operativo disponibile in download gratuito dal 18 settembre. Nonostante la natura mid-cost del terminale, iOS 7 non verrà in alcun modo limitato rispetto alla versione installata su iPhone 5S, fatta eccezione per quelle feature non disponibili a livello hardware, quali i sensori biometrici. Mimmo CLAPS

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L'Invidia è il tema di un affresco di Giotto, databile al 1306 dipinto in un edificio di Padova. Qual è il suo nome? Risolvi il cruciverba per scoprirlo.

ORIZZONTALI 1. Vegetali marini - 5. Giano ne aveva due - 9. A Milano c'è la Granda - 11. Abitudini consolidate - 12. Furto con lo strappo - 14. Precede Vegas e Palmas - 15. Iniziali di Dalla - 16. Guida politica - 17. Fatica di laureandi - 18. Cosmetico per le ciglia - 19. Disciplina motoristica - 20. L'edificio che ospita l'opera nella foto - 22. Congiurò con Bruto contro Cesare - 23. Girano a poppa - 24. Contenitore di coccio - 27. Eroe troiano - 28. L'edificio che ospita l'opera nella foto - 33. Il Pacino attore - 34. Andare... sulla neve - 35. Genere di musica parlata - 36. Le iniziali di Connery - 37. Fa belle le unghie - 38. Calda fibra - 39. Si ammirano di notte - 40. Inchiostro per fotocopiatrici - 41. Protegge il collo - 43. Assaltavano le navi - 44. Il rosso dell'uovo - 45. Piccolo contenitore per fiori - 46. Lo sono i catanesi - 47. Fanno vane promesse VERTICALI 1. E' "magna" nell'ateneo - 2. Un potente allucinogeno - 3. La fine dei malvagi - 4. Lo si cita per chiarire - 5. Il Castro di Cuba - 6. Il pittore che ritrasse Alessandro Magno - 7. China Pressurized Reactor - 8. Como - 9. Abitazione di campagna - 10. Scuole per bimbi - 13. Breve apparizione di una guest star - 14. La Vivien di "Via col vento" - 16. Una città tedesca - 17. Corde di... capelli - 18. Un compianto Renato della rivista - 19. Turbo Diesel Intercooler - 20. Località francese nota per i menhir - 21. Cingeva il capo dei poeti - 22. Il Jonathan che ha scritto "La banda dei brocchi" - 25. Di fronte a Cariddi - 26. Cala a teatro 28. Trofeo per i pellerossa - 29. Le tappe... di un pagamento - 30. In mezzo al Tevere - 31. Ordigno esplosivo - 32. Piccoli come gli amici di Biancaneve - 34. Festoni fatti con ago e filo - 36. Pause lungo il viaggio - 37. Fermarsi, rimanere - 38. La Sophia più celebre - 39. Il colle di Gerusalemme - 40. Era detta mal sottile - 42. Tagliare.. a Londra - 43. Un termine del golf - 45. Varese STUDIO RAEL


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la vanità

anno VI - n° 24 Maggio/Giugno 2013

anno IV - n° 21 Novembre / Dicembre 2011

la donna

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