Autismo Infantile: sindromi correlate e strategie di intervento educativo

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CAP 3) TAPPE DI SVILUPPO DEL BAMBINO AUTISTICO.

Questa fase che abbraccia un periodo di formazione e crescita di abilità fondamentali e formative nel bambino, quali la nascita delle emozioni, il formarsi della personalità, la comparsa del linguaggio e l’inizio della comunicazione, risultano particolarmente delicate nel bambino autistico: Bisogna necessariamente partire con il presupposto che il peso della dimensione sociale è chiaramente molto rilevante nell’autismo. Anche nelle descrizioni più superficiali, i bambini autistici vengono spesso definiti socialmente incapaci. Non si tratta solamente di non riuscire a essere socievoli, ma piuttosto del fatto che i deficit nello sviluppo sociale inibiscono i normali rapporti con gli altri. Più che antisociali gli autistici potrebbero essere chiamati asociali, dal momento che non sembrano molto consapevoli del mondo intorno a loro. Nei soggetti autistici c’è un ritardo nello sviluppo di comportamenti specifici di attaccamento. Ciò che caratterizza il loro sviluppo sociale è un evidente disinteresse e una mancanza di consapevolezza in questo ambito. Il bimbo autistico può trattare l’adulto come un oggetto da manipolare, non perché esso voglia maltrattarlo, ma perché è assente in lui il riconoscimento della relazione umana che lo porta inevitabilmente ad anomalie nella comunicazione verbale e non verbale e nel modo in cui si pone durante il contatto fisico e umano. Nello sviluppo normale, il bambino sente la necessità di comunicare alle altre persone ciò che sa o ha appena appreso; nell’autismo questo bisogno di confronto e di dare un senso alle cose non c’è. Il bambino “normale” lega socialmente le proprie azioni tramite l’imitazione, e tende ad abbandonare relativamente presto la dipendenza dall’iniziativa adulta. Nell’autismo è difficile andare oltre la dipendenza: in questa condizione esiste un’imitazione parassitaria per cui gli aspetti percettivi vengono copiati esattamente così come sono visti dal soggetto. Nei piccoli autistici inoltre è molto scarsa la capacità di attirare l’attenzione dell’altro: raramente essi tendono a prestare i giocattoli o a indicare gli oggetti, sembrano incapaci di condividere spontaneamente l’attenzione visiva con un adulto e non richiamano la sua attenzione; al contrario gradiscono l’uso dell’altra persona come “agente,” cioè come qualcuno che può agire sul mondo per conto loro. 25


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