Autismo Infantile: sindromi correlate e strategie di intervento educativo

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strumento di grande utilità è lo specchio unidirezionale grazie al quale si possono osservare in modo discreto le interazioni familiari. Tra i tanti esami a cui verrà sottoposto il bimbo vi è la misurazione della circonferenza cranica, che è d’obbligo in quanto i bambini con autismo presentano macrocrania. Oppure risulta di grande importanza l’osservazione dell’intera superficie cutanea, per identificare la presenza di eventuali alterazioni come le macchie di depigmentazione. Questa operazione si effettua in una camera oscura con la lampada di Wood. Se alla prima visita è presente la famiglia intera, è possibile che vengano raccolte molte informazioni sullo stato mentale della stessa, sulle relazioni che esistono tra essa e il bambino e sulla storia psichiatrica della famiglia stessa. La diagnosi differenziale è delicata, in quanto non solo i sintomi si somigliano, ma è anche possibile che alcune forme di autismo si confondano con forme di depressione a esordio precoce. Le indicazioni da dare ai genitori in questi casi spesso contengono alcuni elementi del metodo di Attivazione Emotiva con Reciprocità Corporea (AERC). Nei bambini più piccoli è opportuno evitare diagnosi allarmistiche di autismo in situazioni che analizzate con attenzione risultano essere semplici ritardi del linguaggio. Un intenso coinvolgimento emotivo e corporeo può essere la giusta condizione per mettere in evidenza le capacità di reciprocità sociali in bambini che inizialmente sembravano non averne (Zappella 1987).

1.4)

La sindrome di Asperger.

Esiste un’altra condizione autistica inizialmente descritta da uno studioso austriaco, Hans Asperger: con il nome di psicopatia autistica ci si riferisce a soggetti con capacità mentali che rientrano nella norma o si discostano di poco dalla stessa (Asperger 1944). L’interesse verso questa sindrome è stato ravvivato all’inizio degli anni Ottanta, inizialmente per merito di Lorna Wing e, successivamente grazie alla Frith e ad Happè. Nei soggetti colpiti da tale disturbo, l’anormalità del comportamento viene notata più tardi rispetto all’autismo, dopo i 3-4 anni. Vi sono anche alcune differenze nel decorso: il bambino (sono quasi tutti maschi), cammina all’età giusta, dice qualche parola entro i 2 anni e almeno brevi frasi a 3. Le ecolalie e le inversioni pronominali sono più rare 14


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