B2eyes magazine 04-2012

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Aprile 2012 numero 4 www.b2eyes.com In copertina: Safilens www.b2eyes.com

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Direttore Responsabile Angelo Magri Redazione B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Direzione generale Luciano Cristiano cel. 334 6970786 l.cristiano@b2vision.com Pubblicità advertising@b2vision.com Editore B2Vision Via Ripamonti 44 - 20141 Milano Tel. 02 36638601 - Fax 02 36638600 Art Direction Meloria Stampa Mediagraf S.p.a. Viale della Navigazione Interna, 89 35027 Noventa Padovana (PD)

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

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b2trade Editoriale La stampa trade esiste. E ne abbiamo le prove 3 Il punto “Come si può far bere un cavallo che non ha sete?” 5 Strategie e mercato Mido: formato ridotto, edizione stimolante 6 Marketing e gestione La segmentazione del punto di vendita è arrivata anche nel’ottica 8 Amarcord Quando la professione dell’ottico era “una e trina” 12 Attualità Vision Group rafforza la partnership con la classe medica 21 B2STYLE Moda Matt Passion 24 Eye-tech 26 Upwind 28 B2EXPERT Formazione Cos’è il Registro dell’Optometrista Magistrale 30 Consulente La corretta fatturazione: obblighi, regole e opportunità 34 Meditazioni “Amo il mio lavoro: mi affascina. Posso star seduta per ore a guardarlo” 36 B2TECH Speciale “Io faccio il contattologo” 39 Lenti a contatto vs edema corneale? Primum non nocere… 40 Safilens: per noi la ricerca è tutto 44 Bifocale a traslazione, un’alternativa nella presbiopia 46 Competenza, aggiornamento,strumentazione: la carta d’identità del buon contattologo 50 Lenti oftalmiche Zeiss: il brand e l’ottico al centro del progetto 60 B2JOB Vetrina Offro/cerco 62

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EDITORIALE

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La stampa trade esiste E ne abbiamo le prove

i siamo sempre chiesti se le nostre testate, cartacee e web, avessero quel potere mediatico sul settore che noi, da addetti ai lavori, attribuiamo loro. Negli ultimi giorni, grazie a una disavventura capitata a questo magazine, finalmente abbiamo trovato la risposta: ebbene sì, il livello di considerazione delle nostre testate è alto, da parte sia dei lettori sia delle aziende del settore. I lettori ce lo dimostrano da tempo con il numero sempre crescente di utenti che settimanalmente visitano il nostro sito, leggono il nostro quotidiano online e il nostro magazine mensile. Numeri in costante aumento grazie al lavoro dell’intero staff, dalla redazione ai collaboratori, fino a tutti coloro che ci forniscono il supporto grafico e tecnico, mosso da un unico obiettivo: mettere sempre il lettore in primo piano, tenendo conto delle esigenze comunicative degli investitori, ma salvaguardando il livello dell’informazione, che deve rimanere chiaro, onesto, interessante e utile per il lavoro quotidiano dell’ottico che ci segue. In questi giorni i lettori ci hanno dimostrato la propria vicinanza, in relazione alla disavventura legata al gruppo Ppg-Intercast, manifestando il proprio dissenso verso chi ha compiuto un gratuito atto di ritorsione nei nostri confronti, sensibilizzando addirittura stampa e mezzi di comunicazione fuori dal settore. Per quanto riguarda le aziende dell’ottica questa vicenda ci ha confermato che si rapportano alla stampa trade e, quindi, alle nostre testate con due differenti modalità: le aziende che credono nella comunicazione all'ottico e quelle che non ci credono. Quelle che credono nell’informazione trade, che sia cartacea oppure online, investono ogni anno una parte del proprio budget secondo le proprie possibilità, fanno comunicazione avvalendosi spesso di validi uffici stampa, stimolano le redazioni per aumentare la propria visibilità, riuscendo ad andare ben oltre il denaro e il tempo allocati, in un clima di costruttiva collaborazione reciproca. Noi di b2eyes non li chiamiamo clienti o inserzionisti, ma partner: aziende che conoscono e condividono il nostro modo di fare informazione e grazie alle quali possiamo tutti i giorni svolgere il nostro lavoro di comunicazione all'ottico. Ci sono, poi, le aziende che, almeno apparentemente, alla comunicazione trade non credono, aziende che investono solo sui magazine patinati destinati al grande pubblico, che non hanno bisogno delle riviste e dei siti internet specializzati per parlare con l'ottico perché

sono super strutturate e organizzate, colossi quotati in borsa che non hanno tempo da perdere con piccole realtà settoriali. Anche queste aziende si avvalgono di abili agenzie di pubbliche relazioni che, a dispetto di ciò che le aziende loro clienti dichiarano a noi, inondano le caselle mail dei giornalisti (e spesso anche dei commerciali) di comunicati non soltanto d’interesse istituzionale, ma anche sul più insignificante prodotto della più inutile collezione in portafoglio, verificando poi quotidianamente se anche le piccole riviste trade hanno pubblicato il comunicato. L'apoteosi del controsenso si raggiunge quando questi uffici di pubbliche relazioni convocano le riviste trade per intervistare i top manager clienti: improvvisamente in occasione di una fiera di settore o di importanti ricorrenze alcune delle persone più influenti del gruppo sentono il bisogno di parlare con mezzi di informazione inutili. In questi giorni, alla luce degli ultimi accadimenti, abbiamo scoperto una terza categoria di aziende: sono quelle che fanno investimenti, quasi sempre molto contenuti, in forza dei quali tuttavia richiedono a gran voce ampia visibilità sulle testate degnate del loro prezioso obolo; anzi, amano stringere rapporti di viva cordialità con le redazioni, mostrando un’apparente inclinazione alla libertà di stampa che neanche i fautori dei caffè letterari del tardo Settecento… Peccato siano gli stessi che, non appena una rivista, un sito web o un quotidiano on line trattino di qualche fatto di cronaca che li riguarda, cambino immediatamente atteggiamento, nel migliore dei casi smentendo, ritrattando o sparendo dalla circolazione; nel peggiore addirittura cancellando piani pubblicitari concordati a dispetto di qualsiasi accordo. Sono proprio questi atteggiamenti di ritorsione che ci danno la risposta che cercavamo: i mezzi di comunicazione trade, se sono visibili e fanno un lavoro costante e professionale, se in una parola hanno la cosiddetta readership, allora non solo esistono e sono un valido partner di comunicazione, ma possono essere scomodi per chi non si comporta in modo lineare o ha qualcosa da nascondere. Per quanto ci riguarda nessuna ritorsione cambierà il nostro modo di fare informazione, perché è grazie a questo che esistiamo. E, da oggi, ne abbiaAngelo Magri mo le prove.

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il punto

“COME SI PUò FAR BERE UN CAVALLO CHE NON HA SETE?”

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ovremmo porci anche noi la domanda che si poneva Celestin Freinet. Di fronte alle difficoltà crescenti del momento e a quelle che ci vengono prospettate, più che domande come quella del pedagogista francese, a proposito del desiderio di imparare degli alunni, dovremmo cercare di dare e di darci risposte convincenti. La prima dovrebbe riguardare il tema della liberalizzazione degli orari del commercio, per il quale la domanda calza a pennello. Una famosa insegna di grandi superfici, per la qualità dei suoi punti di vendita e la sua efficienza, in occasione delle aperture domenicali chiude i propri punti di vendita alle 14 invece che alle 20, come faceva in un recente passato, mandando un chiaro segnale sulle priorità vere del commercio. In prima linea si pone il problema della pressione fiscale che, abbinata alla sciagurata revisione della regolamentazione del lavoro dipendente, rischia di far saltare i conti della maggioranza delle imprese commerciali, e non solo. Il carico fiscale che aumenta è una doppia punizione per i commercianti onesti che pagano le tasse perché, oltre naturalmente a pesare sui costi, aumenta il benchmark rispetto a quella parte dei commercianti che le tasse non le paga e accumula risorse che li protegge dalla crisi. Per la distribuzione ottica l’aumento dell’IVA peserebbe sulla categoria più problematica, il sole, e sulle fasce di prezzo più interessanti, favorendo, ancora una volta, chi ha comportamenti non corretti. Sempre restando in tema, in tutti i provvedimenti per fronteggiare la crisi si parla di interventi a protezione dei lavoratori e delle imprese industriali, mentre per i commercianti indipendenti, in cui quasi sempre l’imprenditore lavora, non è previsto nessun intervento. Le cose da fare in favore del commercio indipendente sono molte, a partire dalla difesa del suo ruolo rispetto a un’industria multinazionale che non ha interesse a sostenerlo, potendo garantirsi la crescita nei paesi in via di sviluppo che, per fortuna dell’occhialeria, sono tutti in aree geografiche tropicali e sub tropicali. Infine, ma non da ultimo, il problema della convenienza che in regime di crisi diventa determinante e assume anche un valore etico, ma la dimensione media del giro d’affari dei centri ottici non consente una riduzione del valore delle correzioni vendute senza che il numero venduto aumenti. È noto che gli ametropi non corretti sono molti e rappresentano un territorio di sviluppo anche in presenza della crisi. I singoli ottici nulla possono sul piano individuale, ma molto potrebbero se rafforzassero la loro presenza nel Comitato Difesa Vista e partecipassero alle campagne Danilo Fatelli istituzionali facendo sentire il loro parere. Chi ci pensa?

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Strategie e mercato

Mido: formato ridotto, edizione stimolante L’edizione 2012 del più importante evento fieristico dell’ottica si è presentata con alcune novità, qualche problema e molti spunti per ripensare il modello fieristico

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a 42^ Mostra Internazionale di Ottica, Optometria e Oftalmologia, che si è conclusa lo scorso 13 marzo a Milano, ha introdotto alcune innovazioni pianificate, come la concentrazione su domenica/martedì e la creazione di un corner “think tank”, l’Otticlub, e altre non pianificate, quali l’assenza di alcuni protagonisti dell’industria oftalmica. Inserito tutto questo, nel contesto generale dell’economia del vecchio continente, nella depressione di un paese che sta reagendo passivamente alla cura da cavallo del premier Monti, e nell’ottica, reduce da due mesi da un pessimo inizio d’anno, c’era d’aspettarsi il peggio, sia come partecipazione sia come tono complessivo. Invece, a mio giudizio, le cose sono andate molto bene, sia per la partecipazione che conferma i livelli del 2011, sia per la presenza di visitatori esteri e, soprattutto, per il tono sempre più da business fair e sempre meno da scampagnata milanese. Lo scenario I dati predisposti da Anfao sulla produzione dell’occhialeria e delle lenti oftalmiche e sulle sue canalizzazioni meritano un piccolo approfondimento che serve a completare lo scenario entro il quale il Mido si è offerto al pubblico degli operatori mondiali del settore.

di Danilo Fatelli

Il comparto produttivo dell’occhialeria e i distretti che lo compongono hanno subìto una profonda trasformazione negli ultimi 10 anni, che è servita a razionalizzare il sistema, troppo e in parte ancora, atomizzato. A fronte di una crescita del valore della produzione nel decennio e di una riduzione di oltre il 30% delle aziende attive, si è avuto un calo del numero di occupati molto più contenuto e un incremento del numero medio degli occupati per azienda e, soprattutto, del fatturato per unità impiegata (+70%): ciò sta a significare che il sistema industriale dell’occhialeria ha saputo recuperare efficienza e, almeno in parte, il gap del costo del lavoro nei confronti dei paesi dell’estremo oriente. L’andamento delle vendite dell’occhialeria – quelle dei prodotti oftalmi-

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ci registrano una calma piatta sulla quale i commenti possibili sono stati fatti ampiamente in passato – avalla i commenti emanati dall’Anfao sul contributo del mercato interno allo sviluppo del fatturato. L’analisi dei fatturati per settore indica come produzione ed esportazioni abbiano significativamente ripreso, dopo il funesto triennio 2007-2009, mentre il mercato interno si è bloccato su valori di sostanziale regresso dal 2007 a oggi. Entrambi questi due dati indicano un forte contrasto storico fra una produzione indwustriale sempre più concentrata, efficiente e globalizzata e un sistema distributivo nazionale statico e incapace di reagire con proposte innovative, come altri settori hanno invece saputo fare, alla fase recessiva che stiamo vivendo.


Strategie e mercato

Qualche riflessione Su queste premesse sono necessarie alcune considerazioni: la prima riguarda l’accorciamento del periodo fieristico che ha fatto confluire domenica e lunedì il grosso dei visitatori, che in precedenza si diluiva su quattro giorni, rendendo vivace e intenso l’incontro espositori-visitatori. Se è permesso esprimere un parere, insisterei su questa formula organizzativa che toglie solo per un giorno lavorativo gli operatori (non impegnati come espositori) dal lavoro e riduce i costi di trasferta e di presenza in fiera. Un’altra considera-

Un momento di Mido 2012: nonostante il difficile contesto economico nazionale e dell’ottica, l’ultima edizione del salone milanese è risultata sorprendente, sia per la partecipazione che conferma i livelli del 2011 sia per la presenza di visitatori esteri e, soprattutto, per il tono sempre più da business fair

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zione riguarda l’attività dell’OttiClub, il cui successo credo abbia stupito anche chi l’ha voluto. L’ambiente della sala e dell’office era eccellente e ha fatto impallidire l’angolino del Silmo, gestito da Acuitè. Anche qui un suggerimento: visto che non c’è un problema di riempimento degli interventi nell’area convegni, si potrà agire con più attenzione sui tempi e sulle presenze con l’eliminazione di qualche momento di autocelebrazione e di puro trading. Momenti clou dell’OttiClub sono state le due presentazioni di GfK e il convegno organizzato dal Consorzio del Registro dell’Optometrista Magistrale. Infine un flash sulle assenze: la sensazione è che, come accade, gli assenti hanno sempre torto, se è vero che il padiglione in cui avrebbero dovuto esporre domenica e lunedì era molto visitato e che le facce degli espositori presenti non sembravano del tutto scontente.


MARKETING E GESTIONE

La segmentazione del punto di vendita è arrivata anche nell’ottica Dopo un lungo letargo anche la rete dei centri ottici abbandona il format unico tradizionale e i suoi negozi assumono posizionamenti e tipologie diverse

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di Ario Terzi

classificazione affrontata dal punto di vista scientifico/didattico è molto complessa e incrocia i concetti su esposti con altri parametri, ma il punto di partenza di tutte le classificazioni può essere riassunto in: • punti di vendita di prossimità: quelli il cui raggio d’azione è limitato alle persone che abitano nella sua prossimità o vi transitano abitualmente; • punti di vendita di ubicazione: sono quei negozi destinati a servire i consumatori che sono presenti in una certa ubicazione particolare che, per le sue caratteristiche, richiede una struttura dell’offerta e dell’organizzazione specifica. L’ubicazione può essere il centro commerciale o, caso molto pertinente per l’ottica, quella dei punti di vendita specializzati nel sole, la cui presenza è quasi sempre coincidente con gli aeroporti di connessione con le mete turistiche; • punti di vendita di affermazione: sono quei punti di vendita, in genere di grandi dimensioni, che in una merceologia specifica o in un universo di consumo propongono un’offerta completa che copre tutti i

uaranta anni di sviluppo economico, ancorché altalenante fra cicli di crisi e cicli positivi, hanno rivoluzionato la distribuzione al dettaglio e, a caduta, quella all’ingrosso, sostituita dai sistemi logistici e dalle infrastrutture industriali. Nell’arco di tempo intercorso fra gli anni ‘60 e la conclusione del secolo scorso sono nati una serie infinita di diverse tipologie di negozi, la cui differenziazione era data dal sistema di vendita, dalla dimensione e, solo in parte, dalla gamma dei prodotti trattati. Quello che era un mondo fatto di negozi tradizionali e di piccole catene locali è stato sostituito da un caleidoscopio in cui la logica della segmentazione esasperata ha seguito quella, parimenti esagerata, dei prodotti di largo consumo. Le logiche della segmentazione dei punti di vendita sono quelle studiate dal marketing retail e si basano su un’analisi di alcuni concetti e valori quali format, concept, positioning, location merchandising, ecc. La

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MARKETING E GESTIONE

"L’ottica, come altre forme di specializzazione, quali la cartoleria o l’oreficeria, è rimasta ancorata, per molto tempo e fino all’inizio degli anni ’90, al modello originale di business nato nei primi anni del ‘900"

del marketing retail che possiamo così elencare:

segmenti. Esempio classico di un punto di vendita che propone un universo di consumo è Ikea, che nell’ambito dell’universo prodotti per la casa vende dal bicchiere alla cucina completa. In questo grande cocktail in cui tutte le merceologie di base si sono fuse e hanno perso la propria identità (chi si ricorda che la distribuzione era divisa per merceologie previste dalle licenze di commercio?) l’ottica, come altre forme di specializzazione, quali la cartoleria o l’oreficeria, è rimasta ancorata, per molto tempo e fino all’inizio degli anni ’90, al modello originale di business nato nei primi anni del ‘900. Con l’arrivo di insegne moderne di grandi dimensioni e dei centri commerciali – avvenuto quasi contemporaneamente – si è creata la prima segmentazione da cui è nato uno stimolo a differenziare anche i negozi tradizionali, così che si è creata in breve tempo una segmentazione fra: negozi tradizionali medio piccoli, negozi tradizionali di grandi superfici e superfici moderne. Le differenze fra queste tipologie consistevano e, in parte, consistono ancora nel diverso utilizzo delle leve

• assortimento – molto ampio quello del sole e delle

lenti a contatto nelle superfici moderne, in cui iniziano a comparire prodotti a marchio dell’insegna, rispetto alle altre due tipologie di centro ottico; • relazioni con il cliente – sono affidate al contatto e alla conoscenza personale dei clienti nei punti di vendita tradizionali sia piccoli sia grandi, mentre nelle superfici moderne, soprattutto quelle che fanno parte di una catena, sono affidate a sistemi standard di vendita e di fidelizzazione del cliente; • sistema di vendita – seduta e a cassetto per i negozi tradizionali; seduta, a cassetto e a esposizione per i tradizionali grandi; infine in parte seduta e in parte a banco e tutta in esposizione per le superfici moderne; • struttura del punto vendita – nei negozi tradizionali l’ingresso rappresenta una barriera d’accesso al punto vendita e il contatto con il negozio è affidato alle vetrine che non lasciano intravedere l’attività e la vita al suo interno. Nelle superfici moderne le

Format appartenenti a segmenti diversi sono stati realizzati da alcune catene per occupare due diversi posizionamenti sul mercato: quello alto di gamma con l’insegna principale e quello della convenienza con un’insegna dedicata che identifica negozi con assortimenti minori e focus sui prezzi. Un esempio di questa occupazione di più posizionamenti è data in Francia da Grand Optical e Generale d’Optique e, più recentemente, da Afflelou e da Claro

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MARKETING E GESTIONE

menti minori e focus sui prezzi. Un esempio di questa occupazione di più posizionamenti è data in Francia da Grand Optical e Generale d’Optique e, più recentemente, da Afflelou e da Claro. Alla rigidità del sistema distributivo che si era avuta fino a metà dell’ultimo decennio del secolo si è andata man mano sostituendo una segmentazione abbastanza variata dei punti di vendita. Questa trasformazione non è ancora riuscita a innovare in profondità la rete dei punti di vendita ottici specializzati, composta da negozi tradizionali piccoli e grandi che rappresentano tuttora il 90% dei punti di vendita e l’80% del giro d’affari. Chi, ottico indipendente o catena o franchisor, voglia aprire un nuovo punto di vendita o rilanciarne uno in difficoltà, dopo aver fatto un’analisi preventiva della location per conoscerne il potenziale, è inevitabile che debba scegliere prima di tutto quale tipologia e posizionamento adottare in relazione al quale uniformare, dimensioni, arredamento, assortimento, tipologia di servizio professionale e budget compatibili con il conto economico previsionale. In alternativa, se non si compie questo percorso preventivo-cautelare, le probabilità di incorrere in un insuccesso sono molto alte.

porte sono di ampiezza equivalente alle vetrine, automatiche si aprono al passaggio dei clienti o totalmente aperte nei centri commerciali. Le vetrine contengono esclusivamente strumenti di merchandising dell’insegna o dei fornitori e consentono un’ampia visione delle attività all’interno del negozio. L’idea è che le vetrine non servano a vendere singoli prodotti o a reclamizzare singoli marchi, ma servano a “vendere” l’intero negozio compreso i servizi che eroga ai consumatori che passano davanti al negozio. Per questo motivo è sempre opportuno che sala refrazione e attrezzature si vedano o si intuiscano; • linee di prezzo – sostanzialmente simili per tutte e tre le tipologie, ma quelli delle superfici moderne sono “tagliati” in occasione di campagne promozionali; • merchandising – pressoché inesistente nelle superfici tradizionali piccole e grandi o limitato all’utilizzo di materiali POP dell’industria, molto variato e presente nelle grandi superfici a sostegno delle promozioni o delle iniziative di comunicazione e di relazione con i clienti A partire dagli inizi del 2000 si affacciano sul mercato altre tipologie di punti di vendita che, pur essendo generalmente impostate sulla convenienza, presentano una diversa scala di riduzione dei prezzi. La scala inferiore è rappresentata dai: • factory outlet - spesso sono discount senza nessun rapporto con la “factory” - che vendono prodotti di marca di collezioni scadute e prodotti generici con il 50% di sconto. In questa tipologia si sono inseriti i corner ottici negli ipermercati, che sotto l’insegna dell’iper nascondono una catena ottica che li gestisce con gli stessi criteri; • soft discount – negozi che praticano sconti del 20/30% su una gamma limitata di prodotti di marca e prodotti generici scontati in modo analogo; • negozi discount monomarca – si tratta di negozi che vendono prodotti con un solo marchio o più marchi, tutti di proprietà della catena, con una logica di sconto simile a quella dei factory outlet (discorso a parte meriterebbero i negozi specializzati nel sole, poco presenti e spesso a carattere stagionale). Format appartenenti a segmenti diversi sono stati realizzati da alcune catene per occupare due diversi posizionamenti sul mercato: quello alto di gamma con l’insegna principale e quello della convenienza con un’insegna dedicata che identifica negozi con assorti-

“La segmentazione del punto di vendita” su b2eyes.com È il titolo del nuovo corso a breve presente sul portale di questa testata, in cui si può consultare la prima parte dei vari capitoli di cui è composto, ed è fruibile da tutti gli utenti registrati a b2eyes.com. L’articolo in queste pagine della rivista è il terzo del nuovo percorso di marketing e gestione del punto vendita (dopo “Come non sbagliare la prima mossa” e “Il controllo dei risultati della gestione nell’impresa ottica”) che accompagnerà i lettori lungo il 2012 su b2eyes magazine e su b2eyes.com, nella sezione B2Learn. L’utente registrato potrà fruire gratuitamente di un trailer dei percorsi di formazione collegati. Su B2Learn saranno quindi presenti pillole dei corsi, realizzati in collaborazione con la Zaccagnini Business School, sulle singole tematiche presentate nella rubrica “Marketing e Gestione d’impresa”. I corsi completi si potranno acquistare cliccando su b2eyes.com, sempre nella sezione B2Learn.

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QUANDO LA PROFESSIONE DELL’OTTICO ERA “UNA E TRINA” C’era un tempo in cui tutela professionale, sindacale e commerciale dell’ottica andavano a braccetto e non si presentavano divisi da sigle o titoli; un tempo in cui coloro che portavano innovazioni nella crescita formativa, al limite della rivoluzione culturale per il settore, erano gli stessi che proponevano di migliorare i rapporti tra colleghi e il potere contrattuale nei confronti dei fornitori

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embra un tempo molto lontano, in realtà sono passati pochi decenni; e molti protagonisti di allora rimangono dei punti di riferimento per l’attività di ottico optometrista oggi in Italia. Con

di Angelo Magri

il contributo di uno di quei protagonisti, Jeff Longoni, classe 1938, che da Saronno è arrivato fino a Montreal per poi tornare in Italia con un bagaglio unico di conoscenze ed esperienza, ripercorriamo le tappe che hanno fatto sì che l’ottica nel nostro paese non fosse più la stessa

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di prima. «Avevo appena 21 anni quando mio padre, che conduceva un negozio di fotografia in centro a Saronno, mi aprì il primo negozio di ottica, a poche centinaia di metri da lui – spiega Jeff Longoni – All’epoca giravano poche ricette, per cui era

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AMARCORD 1. Alcuni dei pionieri dell’optometria in Italia, riuniti insieme al belga Jean Thiriart (il primo a sinistra, in piedi), al quale si deve la diffusione delle conoscenze optometriche in tutta Europa, grazie alla creazione della Soe, la Società optometrica europea: da sinistra, Jeff Longoni (di profilo), Ugo Frescura, Riccardo Perris (seduto), Vasco Moscardini, Giuseppe Ricco e Gianni Reach 2. Jean Thiriart fa l’oftalmoscopia a Longoni 3. Lo studio optometrico di Jeff Longoni, a Saronno, avviato nel 1972

necessario imparare a fare bene l’esame della vista, se si voleva dare impulso all’attività. Cominciai così a seguire le indicazioni di due grandi professionisti inglesi, Fleak e Freeman, del London Refraction Hospital, portati in Italia da Luigi Mentasti, presidente dell’Aio. Imparai, quindi, il sistema bicromatico e, per rilevare l’astigmatismo, l’uso dei cilindri crociati in alternativa al metodo di Donders, che allora andava per la maggiore: in questo modo la refrazione poté finalmente compiere un salto di qualità». Da Via della Signora al Cavallino Bianco, formazione e professione crescono insieme Siamo nei primi anni ‘60 e sono ancora pochi quelli che intravedono in simili novità il trampolino di lancio per la professione dell’ottico. Pochi, ma molto motivati. «Ugo Frescura era l’intellettuale per eccellenza, a lui si deve la ricerca e l’elaborazione dei primi studi optometrici, frutto di contatti e relazioni internazionali,

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che hanno portato alla nascita della Soe, la Società optometrica europea, e che sono state la base per qualcosa di veramente rivoluzionario nel nostro settore – prosegue Longoni – Con il contributo di Frescura e di Giuseppe Ricco, che procurò il teatrino dell’oratorio di via della Signora a Milano, cominciammo a orga-

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nizzare i primi corsi di optometria: lo studio era fondamentale per la sopravvivenza e la crescita di una categoria, che altrimenti sarebbe stata confinata al rango di puro commercio, nonché di mera dipendenza dalla classe medica». Questi pionieri, tuttavia, si rendono ben presto conto che proprio per qualificare il nascente sviluppo professionale bisogna consolidare anche l’aspetto sindacale, fino a quel momento limitato a iniziative locali. «Se via della Signora è il luogo simbolo della nascita dell’optometria in Italia, il Cavallino Bianco, un ristorante di Tortona, è quello di riferimento per i primi incontri sindacali – ricorda Jeff Longoni – Lì, a partire dal 1967, ci s'incontrava, provenendo da diverse aree del nord Italia, per scambiarci idee, suggerimenti e lanciare nuove proposte: Ricco, Pogliani, Cesana, Moscardini, Busetti e io da Milano e dintorni, Reach da Tortona, Frescura da Asti, Isolani, Rattaro e Gualducci da Genova, per citare chi era maggiormente presente a quegli appuntamenti. Qui si studiarono le strategie


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per il rinnovamento dell'Acofis Milano e poi di Federottica». Tra le città ad aver già messo in piedi una forma di rappresentanza sindacale di ottici locali, Genova è quella che punta anche alla “rivoluzione” optometrica. «Così Isolani mi spinse a tentare una strada simile anche per la provincia di Varese. Ci vollero alcuni mesi per organizzare una riunione, ma alla fine chiamai a raccolta una settantina di ottici, molto interessati ad ascoltare le nuove tesi sul futuro della professione, esposte dallo stesso Isolani alla luce dell’esperienza genovese. Fu la prima pietra per la creazione dell’Assopto Varese, che vide la luce tre anni più tardi, nel 1970, con la prima assemblea tenuta alla Rocca di Angera, alla presenza del neopresidente di Federottica, Giuseppe Ricco», racconta Jeff Longoni, che in quell’occasione fu eletto primo presidente della territoriale varesina. Dall’Università di Montreal alla scuola di Milano, passando per Padova: non si finisce mai d’imparare… A quell’epoca il docente canadese Armand Bastien è il faro per quanti vogliono approfondire le materie optometriche. «La Società di optometria europea intratteneva stretti rapporti con l’Università di Montreal, considerata la più innovativa di tutte – spiega ancora Jeff – Agli inizi degli anni ’70 le due realtà organizzarono il corso enciclopedico di optometria di Montreal, che per noi giovani rappresentava un’occasione irrinunciabile. Così, insieme a Riccardo Perris, Ugo Frescura, Gianni Reach e al romano Sergio Berti, decisi di seguirlo: trascorrevamo due mesi all’anno nella città canadese per frequentare i corsi, per tre anni, sempre durante il rigido periodo invernale del luogo». Scopriamo, tuttavia, che le lauree in optometria conseguite presso l’ateneo di Montreal non hanno validità in Italia, dove, nel frattempo, si sono compiuti i

Armand Bastien in mezzo a Jeff Longoni e al figlio Gianni, in occasione di uno degli ultimi corsi tenuti dal padre dell’optometria canadese

primi passi per dare vita all’Istituto Superiore di Scienze della Visione, a Milano, per la formazione di optometristi, riconosciuto anche dalla neonata Regione Lombardia. «Una laurea avrebbe consentito alla categoria degli ottici di gestirla direttamente: senza un diploma ufficialmente riconosciuto, sarebbe infatti passata sotto il controllo degli oculisti – dice Longoni – Purtroppo, però, i nostri attestati canadesi non li avevamo neanche più richiesti, visto che non venivano riconosciuti dall’ordinamento italiano. Ci venne allora in soccorso Osvaldo Da Pos, docente alla facoltà di Magistero dell’Università di Padova: veniva a studiare la visione filmica presso la clinica della nostra scuola di Milano, perché interessato all’utilizzo dello spettro fotometro che la Zeiss ci aveva dato in uso, perché era lo strumento indispensabile per lo studio della visione dei colori. In uno di quegli incontri ci disse che proprio all’ateneo padovano stava per essere avviata la facoltà di Psicologia, così Perris e io ci iscrivemmo. Altri quattro lunghi anni di studio e di approfondimento, ma con un diploma di laurea ufficiale in mano niente e nessuno

Un congresso della Soe a Montecarlo: da destra si riconoscono Gualducci, Reach e Rattaro, mentre il secondo da sinistra è Frescura

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Alla presenza dell’allora presidente di Federottica, Giuseppe Ricco (secondo da sinistra), viene sancita la nascita dell’Assopto Varese, nella suggestiva cornice della Rocca di Angera: siamo nel 1970

avrebbe potuto vietarci di guidare in prima persona la scuola di Milano, diventata nel frattempo Istituto Superiore di Scienze Optometriche Acofis e che, un quarto di secolo più tardi, grazie al lavoro di Giulietto Velati, il quale diede continuità a quello avviato da Ricco, si sarebbe evoluto nel triennio accademico di Ottica e Optometria presso l’Università Bicocca di Milano». Genova per noi… L’associazionismo economico nasce lì Se negli anni ’70, dunque, si moltiplicano le iniziative per migliorare il livello professionale e sindacale degli ottici optometristi italiani, nei due decenni successivi tocca all’ambito commerciale ricevere le dovute attenzioni: il mercato si espande, vengono siglati i primi accordi di licenza con le case di moda nell’occhialeria, crescono le dimensioni delle aziende fornitrici di montature, lenti oftalmiche e lenti a contatto. «Ancora una volta fu Genova a tracciare il solco – afferma Jeff Longoni – Sotto la spinta e il coordinamento

di imprenditori come Isolani, Rattaro e Gualducci, nacque il primo Consorzio di acquisti collettivi, gestito direttamente dall’Assopto locale. E ancora una volta il testimone ligure

Una delle prime riunioni dell’Assopto varesina: da sinistra, la segretaria Emilia Vettore, il presidente Jeff Longoni, Pietro Eusebio di Luino, Ettore Vettore di Varese e Felice Gallo Stampino di Castellanza

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fu raccolto al volo da noi ottici optometristi della provincia di Varese: Franco Mascheroni, Emilio Molinari e Giulietto Velati, infatti, andarono a studiare l’iniziativa genovese e sulla base di quell’esperienza nacque il Cov, la Cooperativa ottici varesini. L’obiettivo era tanto semplice quanto ambizioso per quei tempi: sviluppare la parte economica dell’attività di un centro ottico. Mettendoci insieme, infatti, facendo massa critica come si direbbe oggi, avremmo certamente potuto migliorare il rapporto commerciale con le imprese fornitrici. Ero convinto, inoltre, che fosse necessario garantire ai punti vendita associati non soltanto una serie di servizi commerciali, ma anche i primi servizi di marketing per valorizzarne le vendite». Fin qui, tuttavia, si resta nella sfera provinciale, con iniziative innovative ma che non escono dall’ambito territoriale, in fatto di adesioni da parte dei centri ottici. Ma nei primi anni ’90 vede la luce qualcosa che modificherà ulteriormente lo scenario

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L’immagine che sintetizzava la trasversalità territoriale della prima forma di associazionismo economico nazionale dell’ottica: Lente Amica, primi anni ‘90

del settore. «Lente Amica nacque come società tra ottici per il cambio programmato di lenti a contatto, alla luce di una serie di esperienze fatte da alcuni di noi in merito all’incidenza della cosiddetta pollution sulle difficoltà di porto delle lac. Le anime di quell’iniziativa furono Piergiorgio Drei e Anna Pasini, la quale trovò il nome al progetto, durante l’incontro costitutivo a Piacenza – ricorda Longoni – Di fatto, però, diede l’opportunità di sviluppare una serie di altri

prodotti, ad esempio il cosiddetto Servizio Globale Integrato, dedicato al programma Vista e Visione: l’obiettivo era quello di offrire servizi totali al cliente finale. Lente Amica arrivò a raccogliere un centinaio di ottici di tutta Italia, tra i migliori sul mercato». Sulla scia del successo di questa iniziativa, Gianni Cesana, Renato Pogliani, Carlo Redaelli, Alberto Isolani e Jeff Longoni lanciano Progetti e Sviluppi. «L’operazione procedette con buoni risultati per

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un paio d’anni, ma il salto di qualità avvenne a metà degli anni ’90, grazie all’ingresso di un manager esperto e lungimirante, Bruno Pioldi: sotto la sua guida Progetti e Sviluppi fu trasformata in Visione Service, di fatto la prima forma di organizzazione della distribuzione ottica su scala nazionale con finalità economiche, e aprì la strada alle altre strutture per la rappresentanza commerciale degli ottici italiani, che di lì in poi sarebbero sorte», conclude Longoni.

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attualità

Vision Group rafforza la partnership con la classe medica Marzo è stato un mese ricco di iniziative che hanno visto coinvolti gli oftalmologi e gli ottici optometristi del primo gruppo italiano

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l primo appuntamento è stato, di fatto, un gradito bis. Il 4 marzo, presso il Grand Hotel Vanvitelli di Caserta, si è svolto il 2° Simposio Interdisciplinare dedicato alla contattologia organizzato da Vision Group. «Si è trattato di un importante incontro che ha riunito alcuni tra i più importanti esperti dell'Area Medica e dell'Area Tecnica, i quali hanno approfondito il tema della contattologia, spaziando dagli aspetti più tecnici alle più innovative scoperte nel campo della ricerca», spiega Carlo Redaelli, responsabile Relazioni Area Medica di Vision Group e coordinatore del Simposio. L’incontro interdisciplinare rientra nel Programma Amici per la Vista di Vision Group, volto a sviluppare la collaborazione tecnico- professionale tra Area Medica e Area Tecnica, nel rispetto delle specifiche competenze. Se confrontato con la prima edizione, organizzato sempre a Caserta, l’evento del marzo scorso ha fatto registrare un incremento del 50% tra i partecipanti, per un totale di 60 professionisti fra oculisti e ottici. «Anche quest’anno abbiamo avuto relatori d’eccezione – dice

di Angelo Magri

Redaelli – Duilio Siravo, Presidente commissione Responsabilità Professionale e penale Medici Oculisti Italiani, Presidente della Low Vision Academy, ha spiegato gli sviluppi del progetto della lente bionica; Mario Bifani, Primario del servizio trapianti corneali seconda Università degli Studi di Napoli

Federico II e Vicepresidente Low Vision Academy, ha analizzato l’importanza del film lacrimale; Ferdinando Romano, responsabile dell’unità oftalmologica dell’ospedale di Caserta, ha illustrato le potenzialità delle lenti a contatto dopo un intervento di cross linking; Massimiliano Signore, ottico opto-

Da sinistra, Carlo Redaelli, Sara Capelli e Isabella Barossi, lo staff di Amici per la Vista, che ha partecipato con un proprio stand, dal 15 al 17 marzo a Trieste, alla XV edizione del Congresso Aiccer, l’Associazione italiana della chirurgia della cataratta e refrattiva, che ha visto un’elevata partecipazione di medici oculisti

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attualità

Il tavolo dei relatori al 2° Simposio Interdisciplinare dedicato alla contattologia, organizzato da Vision Group il 4 marzo a Caserta

metrista ed esperto relatore in corsi di aggiornamento in contattologia, ha trattato il tema dell’ applicazione delle lac morbide toriche; infine un altro ottico optometrista affiliato a Vision Group, Giuseppe Ferraioli, ha affrontato la questione dell’applicazione di lenti a contatto dopo intervento di cross linking». Al termine delle relazioni si è tenuta una appassionante tavola rotonda che ha coinvolto in maniera proattiva entrambe le aree professionali. «Il Simposio verrà sicuramente riproposto anche nel 2013 – afferma Redaelli – Resta solo da definire la sede, perché all’attenzione dimostrata dai colleghi e dagli oftalmologi campani si è aggiunta nelle ultime settimane anche quella di altre zone d’Italia, che vorrebbero ospitarlo». Da Caserta a Trieste. Sempre sotto l’egida del Programma Amici per la Vista, di Vision Group, lo staff dedicato ha partecipato con un proprio stand, dal 15 al 17 marzo, alla quindicesima edizione del Congresso Aiccer, l’Associazione italiana della chirurgia della cataratta e refrattiva, che ha visto un’elevata partecipazione di medici oculisti. In seguito dal 21 al 22 marzo si è tenuto, presso il Palazzo delle Stelline, il congresso FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia), dove gli ottici optometristi di VisionOttica in partnership con i

medici oculisti di CAMO (Centro Ambrosiano Oftalmico) hanno effettuato test per valutare, nel rispetto delle reciproche competenze, il possibile stato di stress visivo e l'eventuale presenza di patologie a carico dell'apparato visivo. «Si è trattata di un'occasione unica per gli addetti del settore energetico che hanno preso parte al convegno per sottoporsi all'esclusivo Test dello Stress Visivo, messo a punto dagli ottici optometristi di VisionOttica per rilevare, con strumentazioni all'avanguardia, quei segnali d'inefficienza della visione che possono manifestarsi durante le attività quotidiane. – spiega ancora Redaelli Al tempo stesso è stata sicuramente fondamentale la presenza dei medici oculisti poiché hanno dato il loro apporto nell’effettuare rilevazioni strumentali atte a mettere in evidenza la presenza di eventuali patologie. La compresenza di Area Tecnica e Area Medica ha permesso ai partecipanti al Convegno di effettuare un percorso ben strutturato e dedicato alla valutazione del loro “sistema visivo”. Le due giornate sono state caratterizzate da una proattiva collaborazione tecnico-professionale tra le due Aree di competenza che hanno lavorato in maniera sinergica e virtuosa”.

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La tradizione italiana guarda al futuro


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formazione

Cos’è il Registro dell’Optometrista Magistrale È stato presentato, in un convegno che si è tenuto nell’OttiClub del Mido, il primo sistema di certificazione degli ottici-optometristi

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di Danilo Fatelli

l Consorzio del Registro dell’Optometrista Magistrale è stato costituito nel 2011 da cinque realtà - tutte presenti e attive, a vario titolo, nell’ambito della filiera ottica - che hanno scelto la forma del consorzio di servizi per mettersi insieme e realizzare e gestire il Registro. Le cinque realtà hanno in comune la mission di migliorare le performance dell’ottico-optometrista/imprenditore e dei suoi collaboratori abilitati, in vista dell’auspicata evoluzione del sistema distributivo specializzato. Il Registro Per la verità, la formula societaria adottata capovolge lo schema del Consorzio di servizi – nella fattispecie senza scopo di lucro - nel senso che non nasce per utilizzare un bene messo a fattor comune, ma per realizzare un progetto comune, condiviso, in cui ognuno dei soci svolge il proprio ruolo istituzionale. È così che la Sopti, società scientifica, è stata chiamata a rappresentare la categoria professionale degli optometristi e ad apportare il proprio sapere optometrico; la Sada svolge le funzioni tecniche della certificazione; l’Istituto Zaccagnini fornisce il supporto organizzativo per la realizzazione dei corsi di formazione obbligatori e l’utilizzo dei laboratori per le prove pratiche; la Trade Consulting s’incarica dei problemi organizzativi e Consulter, infine, ha assunto il ruolo di project

I relatori del convegno del Registro: da sinistra, Danilo Fatelli, Giorgio Righetti e Pietro Gheller

design e di coordinamento della comunicazione. Il comitato scientifico del Consorzio ha definito le materie e i singoli temi che costituiscono il bagaglio scientifico e professionale che si ritiene debba costituire la dotazione minima per un esercizio della professione nell’interesse del cittadino ametrope e, di riflesso, dell’impresa di distribuzione in cui opera l’Optometrista Magistrale. Le conoscenze delle materie ottiche, oftalmiche e optometriche sono uno dei tre perni sul quale è ancorata l’iscrizione al Registro, gli altri perni sono rappresentati dalle abilità pratiche e dal curriculum scolastico e professiona-

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le. Coloro che desiderano iscriversi al Registro, dopo aver effettuato un corso di formazione obbligatoria di sei giornate, affrontano gli esami che vengono svolti da un ente di certificazione – l’AICQ Sicev – ente terzo imparziale che accerta il raggiungimento del punteggio minimo per l’iscrizione e, in caso positivo, certifica le conoscenze e le competenze dell’ottico che può così iscriversi al Registro. L’Optometrista Magistrale dovrà seguire un percorso di aggiornamento minimo e una verifica, ogni tre anni, da parte dell’ente certificatore per poter validare la propria iscrizione al Registro. Questo meccanismo, richiesto


formazione

crescita delle professioni e, quindi, del mercato. I governi che si sono avvicendati negli ultimi dieci anni hanno cercato di dipanare questa matassa che si troverà di fronte al muro invalicabile della scadenza del 13 agosto 2012, entro la quale o si procederà alla riforma degli ordini o al loro scioglimento. Paola Monti ha successivamente approfondito una delle componenti che minano il sistema ordinistico: il familismo. Al convegno ha riportato i dati di una ricerca compiuta dalla Fondazione, per la quale svolge il ruolo di coordinatrice scientifica, da cui emergono le implicazioni negative del familismo per gran parte delle professioni e i raccordi lobbistici fra il Parlamento e le stesse. La tabella evidenzia le regolamentazioni all’ingresso nelle attività governate dagli albi professionali e quelle durante la gestione: in entrambi i casi l’Italia risulta con la situazione più cogente

La tavola rotonda Per verificare quali siano le idee e gli umori dei player della filiera

dalle norme di certificazione, è un sostanziale sostituto dell’ECM perduto. Del Registro e delle caratteristiche professionali, in senso lato, che contraddistinguono gli iscritti verrà data informazione ai consumatori sia sul punto di vendita sia attraverso i media tradizionali. La relazione: ordini professionali in Italia tra regolamentazione, familismo e prospettive di riforma Il convegno è stato aperto da una presentazione di Paola Monti, della Fondazione Rodolfo DeBenedetti/ Università Bocconi, che ha sintetizzato molto efficacemente i problemi che hanno investito le professioni in Europa per effetto della direttiva Bolkestein e della particolare situazione italiana, ritenuta un impedimento alla libera

Un folto pubblico ha seguito all’ultimo Mido il convegno e la successiva tavola rotonda sul Consorzio del Registro dell’Optometrista Magistrale

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Possibili riforme 1. Ridurre conflitti d'interesse negli esami di abilitazione: • nessun

professionista nella preparazione/correzione dei compiti • dove non è possibile, randomizzare le correzioni (avvocati) • funziona! Vedi riforma esami avvocati...

2. Separare ruolo di regolamentazione e rappresentanza in capo agli ordini: • rappresentanti dei consumatori e/o studenti nei consigli.

3. Pubblicità dei dati: • massima

trasparenza dei dati degli iscritti agli albi... • ... cruciale per la costruzione di un intervento pubblico! Paola Monti

ottica è stata indetta una veloce e zione dei presenti in sala. l’ottico abilitato così com’è attualdibattuta tavola rotonda, cui hanno Se gli ottici indipendenti, per bocca mente configurato professionalmenpartecipato Paolo Pettazzoni, predi Andrea Garagnani, si augurate sta bene (salvo necessari aggiorsidente del gruppo lenti oftalmiche no una sostanziale indipendenza namenti su temi, problematiche e di Anfao, che naturalmente espridall’oftalmologo e per questo peroprodotti nuovi) e si auspicano una meva il parere dell’industria del rano la traslazione dell’ottico sulla sempre maggiore collaborazione tra settore, Andrea Garagnani, presifigura dell’optometrista, alle catene distribuzione e classe medica. dente Assogruppi, che ha parlato in nome e in rappresentanza degli ottici indipendenti, e infine Riccardo Perdomi, presidente Andom, che ha portato il sentimento delle catene succursaliste. Sul tema delle qualità richieste al professionista c’è stato pieno accordo sul fatto che le qualità professionali specifiche debbano essere integrate da capacità di relazioni con il cliente, con una particolare sottolineatura da parte di Pettazzoni sulla necessità che l’ottico responsabile del punto di vendita assuma un atteggiamento sempre più imprenditoriale. Viceversa sul ruolo che l’ottico-optometrista svolge in collaborazione/antagonismo con l’oftalmologo, sono emerse opinioni molto diverse sottolineate e sostenuPaola Monti, economista della Fondazione Rodolfo DeBenedetti/Università Bocconi te anche da una vivace partecipa-

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consulente

LA CORRETTA FATTURAZIONE: OBBLIGHI, REGOLE E OPPORTUNITà Nello svolgimento della propria attività i commercianti possono decidere di emettere scontrino o ricevuta fiscale anziché la fattura: ma quando emettere un documento piuttosto che l’altro? E quando sorge l’obbligo documentale?

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di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

'art. 12 comma 1 L. 413/91 prevede l’obbligo generalizzato di emissione della ricevuta fiscale o dello scontrino per tutti i soggetti non vincolati all’emissione della fattura, se questa non viene richiesta preventivamente dal cliente. Non tutti però sanno quando nasce l’onere vero e proprio di emettere il documento fiscale.

to fiscale relativo. Nell’ipotesi in cui la fattura sia emessa successivamente, ma comunque entro le ore 24 del giorno in cui è effettuata l’operazione, è necessario rilasciare anche la ricevuta o lo scontrino. La fattura dovrà essere naturalmente emessa anche nell’ipotesi di “fatturazione differita”. In quest’ultimo caso, infatti, l’emissione di un documento di trasporto (o altro documento idoneo avente le caratteristiche di cui all’articolo unico, comma 3, del DPR n. 472/1996, come lo scontrino fiscale o la ricevuta fiscale, opportunamente integrati) consente di avvalersi del differimento della fatturazione in ordine a una cessione di beni: la fattura potrà, quindi, essere emessa entro il giorno 15 del mese successivo a quello della consegna o spedizione.

Il momento impositivo Il decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 (il cosiddetto “decreto Iva”) stabilisce che per ciascuna operazione imponibile debba essere emessa una fattura (o ricevuta o scontrino fiscale) al momento dell’effettuazione dell’operazione. Resta però da chiarire quando un’operazione si consideri effettuata. In relazione a ciò il decreto sopracitato distingue tre casi: • per le cessioni di beni immobili le operazioni si considerano effettuate al momento della stipula del contratto; • per le cessioni di beni mobili le operazioni si considerano effettuate al momento della consegna o spedizione degli stessi; • per le prestazioni di servizi le operazioni si considerano effettuate al momento del pagamento del corrispettivo. Al momento della consegna dell’occhiale, quindi, sorgerà l’obbligo per il commerciante ottico di emettere il documen-

Un caso particolare: l’acconto Ci sono, tuttavia, dei casi particolari: l’art. 6, comma 4, dello stesso DPR 633/72, prevede che se, anteriormente al verificarsi della consegna o spedizione in caso di beni mobili, sia pagato in tutto o in parte il corrispettivo, l'operazione si considera effettuata, limitatamente all'importo pagato alla data del pagamento. Pertanto, se il pagamento è parziale, come accade per l’acconto, l'operazione si considera effettuata nei limiti dell'importo pagato. La ricevuta fiscale (o lo scontrino oppure la fattura se richiesta dal cliente) dovrà, quindi, essere emessa al momento

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consulente

del versamento dell’anticipo, fermo restando la necessità di emettere altra certificazione fiscale al momento della consegna del bene. In quest’ultimo momento dovrà, perciò, essere rilasciato ulteriore documento con la specificazione che trattasi del “saldo” prezzo e con la descrizione sintetica dell’operazione stessa. Ipotizziamo, quindi, il caso di un negoziante che effettui la cessione di un paio di occhiali emettendo una fattura e supponiamo si verifichi la seguente situazione: Il cliente Rossi ha concordato con la ditta Ottica Srl da cui ha acquistato un paio di occhiali per 100 euro + IVA 21% per complessivi 121 euro, prevedendo il pagamento anticipato di ¼ della somma dovuta. Questo significa che al momento del pagamento dell’anticipo, anche se gli occhiali non sono ancora stati consegnati, l’anticipo andrà fatturato e su tale importo andrà calcolata l’IVA. Quindi la ditta Ottica Srl dovrà emettere una fattura (o ricevuta fiscale), avente come data quella dell’incasso dell’anticipo e, come importo, l’importo dell’anticipo e la relativa IVA. Esempio: Incasso dell’anticipo in data 15/04 Data di emissione della fattura 15/04 Imponibile: 25 euro IVA: 5,25 euro Totale fattura: 30,25 Nel momento in cui viene consegnata la merce si emette la relativa fattura come segue: Prezzo complessivo: 100 euro - Acconto: 25 euro Imponibile: 75 euro IVA: 15,75 euro (cioè 75 x 21%) Totale fattura: 90,75 euro. In questo modo viene emessa una prima fattura di 30,25 euro e una seconda fattura di 90,75 euro per un totale di 121 euro (pari a 100 euro + IVA 21%). Nella seconda fattura, quella emessa al momento della consegna delle merci, è buona norma richiamare l’acconto già versato e il numero della fattura emessa in tale circostanza. La stessa cosa avverrebbe se, anziché due fatture, venissero emesse due ricevute fiscali: in questo caso, però, l’imponibile non verrebbe distinto dall’IVA.

Si specifica, infine, che, al momento del pagamento dell’acconto o dell’intero corrispettivo, dovrà essere tenuto in considerazione il nuovo limite all’uso del contante stabilito dal decreto Salva Italia, il quale prevede l’obbligo di effettuare i pagamenti superiori a 1.000 euro tramite strumenti tracciabili. In altri termini: • per ogni operazione fino a 999,99 euro è possibile pagare e incassare in contanti; • per somme superiori è necessario optare per mezzi di pagamento cosiddetti tracciabili (bancomat, carte di credito, bonifici e similari); • è possibile frazionare l’importo purché tali frazionamenti non siano artificiosi (cioè con lo scopo di eludere la normativa); • resta salvo il potere degli organi verificatori di valutare “caso per caso” la violazione del divieto. La correzione degli errori Talvolta accade di compiere alcuni errori nell’emissione del documento fiscale, sia esso fattura, ricevuta o scontrino. Come rimediare? In tutti i casi di erronea fatturazione è necessario, preliminarmente, porre mente all’art. 26 del D.P.R. n. 633/1972, che tratta della “Variazione dell’imponibile o dell’imposta” e che individua alcune situazioni di rettifica di operazioni errate. Secondo tale articolo, la fatturazione dell’imponibile o dell’imposta per un importo inferiore all’effettivo dev’essere rettificata e addebita all’acquirente, che ha il diritto di detrarre, con nota di variazione-addebito. Nel caso di scontrino o ricevuta fiscale, la procedura di variazione in diminuzione prevista dal citato art. 26 del D.P.R. n. 633/1972 non si applica. Per le operazioni soggette al rilascio dello scontrino fiscale, eventuali procedure di reso, restituzione di merci previo rimborso integrale del prezzo ovvero sostituzione del prodotto con altro integro dello stesso tipo, l’art. 12 del D.M. 23 marzo 1983 prevede, tra l’altro: • l’indicazione nello scontrino fiscale di “eventuali rimborsi per restituzione di vendite o imballaggi cauzionati”; • l’indicazione dei corrispettivi parziali, con relativi eventuali sconti o rettifiche; • per le prestazioni, eventuali corrispettivi in tutto o in parte non riscossi (ris. 5 novembre 2009, n. 274/E).

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meditazioni

“AMO IL MIO LAVORO: MI AFFASCINA POSSO STAR SEDUTA PER ORE A GUARDARLO” Lo splendido paradosso dell’umorista britannico J.K. Jerome mi spinge a riflettere sul fatto che la nostra professione, qualunque sia, dovrebbe esserci così gradita da darci un vero piacere quando ci estraiamo per osservarla

di Luisa Redaelli Communication consultant

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er me è così, oggi, quando ho cambiato collocazione, dopo una lunga e validissima esperienza aziendale, e ho seguito fiduciosa il suggerimento della vita, che mi ha portata ad amare spazi diversi, di autonomia, di libertà, di tempo dilatato da dedicare agli affetti, alle passioni diverse, agli studi. Spazi e tempi nuovi, per me, dove il lavoro è una delle parti, non la totalizzante, in equilibrio con affetti e desideri, piaceri e sogni, realizzazioni e meditazioni. La vita indica con molta chiarezza, quando sappiamo ascoltare, e ci offre doni meravigliosi. Quando amiamo il lavoro che svolgiamo, esso s’intreccia con le nostre relazioni affettive e familiari, con tutti i nostri interessi, con il nostro ritmo quotidiano. Ecco perché è necessario non perder di vista l’equilibrio, la misura, l’armonia, opportuna sempre, per lasciare che le energie scorrano e si distribuiscano in ogni rivolo delle esistenze. Ho cercato di studiare molto, nella mia vita, il piacere della conoscenza, la curiosità d’apprendere son stati il filo conduttore delle mie esperienze. Più che le linee dell’utilità e della convenienza, ho certamente seguito le linee dei sentimenti e delle emozioni, sapendo che una forza di resistenza

indomabile mi avrebbe sempre salvata. E così è, mentre oggi mi si conferma che quei valori immateriali, cui ho sempre dato importanza prioritaria, stanno diventando riconosciuti e magicamente condivisi. Si direbbe finalmente tramontata la civiltà dei prepotenti e dei presuntuosi, apprezziamo le persone educate e i galantuomini; finito il tempo dei farabutti e dei guappi di cartone, si affermano gli onesti, i rispettosi, gli specialisti; ci fanno ridere le ostentazioni, la rabbia, gli arzigogoli, abbiamo voglia di semplicità, di esigenze essenziali, di serenità, di chiarezza, di trasparenza. Dopo aver conosciuto in profondità, da un punto prospettico privilegiato, il mondo dell’ottica, italiano e internazionale, son felice di poter mettere a disposizione questa esperienza, con il filtro degli studi che ho approfondito, in un modo diverso. Ho viaggiato per l’Italia intera per conoscere professionisti dell’ottica di alto profilo, che ringrazio per tutto ciò che mi hanno insegnato. Ho gestito rapporti con designer creativi e con produttori d’occhiali che portano avanti la tradizione di lavoro appassionato, artigianale, di ricerca, di tecnologia. Ho assaggiato il fango delle strade, per vendere (multe assurde, parcheggi impossibili, centri storici impraticabili, ottici arrabbiati…), ho imparato a stare dietro il banco del negozio a gestire le nevrosi degli ametropi (e anche di alcuni ottici, permet-

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tetemi di dire!), son stata in magazzino, dove la logistica del prodotto è spesso folle, ho cercato di aiutare i bravissimi magazzinieri a fare i pacchi (quanta concentrazione, per non dimenticare nulla, perché c’è differenza fra un pacco fatto con la testa fra le nuvole e un pacco fatto con cura), mi sono divertita al centralino, per sentire le chiamate dei clienti, dove le gentilissime collaboratrici, rafforzatesi come persone, hanno imparato a essere sorridenti e accoglienti anche con l’interlocutore più arrogante. Ho scritto tanto e parlato tanto, ho cercato di trasmettere valori “culturali” su una filosofia di mercato, di professione, di prodotto, a sostegno di un discorso commerciale di cui altri si potessero occupare con maggior convinzione. La cultura è per me un’unità di misura che si coniuga con una buona gestione economica: la cultura fattura, secondo il Manifesto per la Costituente della cultura, pubblicato dal Domenicale del Sole 24ore il 19 febbraio scorso, per “riattivare il circolo virtuoso tra conoscenza, ricerca, arte, tutela e occupazione”. In questo campo ritengo utile dare un contributo. Non possiamo più pensare di far fronte a questo momento di cambiamento e di austerità parlando solo di cifre e numeri, di marketing e di aria fritta. Ci vuole una crescita personale, il cambiamento è della mentalità, delle attitudini, della sensibilità. I parametri del benessere sono diversi,


meditazioni

ODE AL GIORNO FELICE

Pablo Neruda

occorre esser in grado di far leva sul sentimento, sulle emozioni, sulla cultura, per coinvolgere l’attenzione e l’interesse delle persone. Occorre essere in grado di comunicare con chiarezza i valori che possiamo esprimere, le qualità aggiunte che possiamo offrire, la professionalità che ci contraddistingue, perché abbiamo investito nella formazione, nella strumentazione, nelle strutture, nei collaboratori. Impariamo a comunicare chi siamo, chi vogliamo essere, impariamo a rendere comprensibili tutti quegli importanti investimenti di tempo e risorse che abbiamo scelto di compiere, per avere una cultura diversa. E questa diversa cultura è oggi il valore necessario a questa società, ciò che chi la pensa come noi (e siamo sempre più numerosi, ma soprattutto ci cerchiamo e ci capiamo) desidera e vuole. Non si fanno più acquisti “viscerali”, cerchiamo la consapevolezza, la competenza, la sostenibilità del valore reale con il prezzo presentato. Pertanto, bisogna far in modo di argomentare contenuti plausibili e attendibili, per far coincidere il valore attribuito al valore percepito, tanto del prodotto quanto della prestazione professionale. Questo manca, al professionista dell’ottica, la capacità di comunicare tutti quegli importantissimi valori immateriali che distinguono e rendono “sceglibili” e desiderabili e che rendono fedeli gli interlocutori, perché ciò che possiamo dare loro è unico e

inimitabile. Comunicare è un’arte, sottile e delicata. Ci sono norme, regole, tecniche e modalità, certo. Ma non passa nulla se la persona non ha un minimo di consapevolezza di sé. Occorre una volontà di sguardo interiore, di confronto sereno con se stessi per avere la lucentezza della comunicazione. Di questo desidererei occuparmi, di esser a fianco di coloro che hanno voglia di confrontarsi con questi temi, per fare lo sforzo di cercare insieme le possibili soluzioni, per stimolare le capacità di scelta, per prendere decisioni autonome, con serenità, senza ansie, in modo armonico. La comunicazione con noi stessi, con coloro che amiamo, con i collaboratori, con i clienti, è un atto d’armonia. Un gesto generoso, dove si accoglie e si trasmette. Senza questa consapevolezza non esiste a mio parere una svolta di comunicazione efficace. Ci vuole la misura del garbo, non l’urlata severa e prepotente, l’attitudine alla gentilezza, non l’indifferenza frettolosa, il piacere di conoscere, non la superficialità del cassetto. La società non è tutta stanca e stressata, come affermano certi sociologi, c’è una parte sana della società, della quale vogliamo far parte, che ha già reagito e quindi ascolta le esigenze della natura, segue linee di pensiero libero, si riappropria di valori realmente utili, sinceri, armonici. La serenità fa parte di questa necessaria attitudine, intesa non come ottusa cecità, ma come stadio evoluto di

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Questa volta lasciate che sia felice, non è successo nulla a nessuno, non sono da nessuna parte, succede solo che sono felice fino all'ultimo profondo angolino del cuore, camminando, dormendo o scrivendo. Che posso farci, sono felice. Sono più sterminato nelle praterie, sento la pelle come un albero raggrinzito, e l'acqua sotto, gli uccelli in cima, il mare come un anello intorno alla mia vita, fatta di pane e pietra la terra, l'aria canta come una chitarra. Tu al mio fianco sulla sabbia sei sabbia, tu canti e sei canto, il mondo è oggi la mia anima, canto e sabbia, il mondo è oggi la tua bocca, lasciatemi, sulla tua bocca e sulla sabbia, essere felice. Essere felice perché sì, perché respiro e perché respiri, essere felice perché tocco il tuo ginocchio ed è come se toccassi la pelle azzurra del cielo e la sua freschezza. Oggi lasciate che sia felice, io e basta, con o senza tutti, essere felice con l'erba e la sabbia, essere felice con l'aria e la terra, essere felice con te, con la tua bocca, essere felice. una consapevolezza maturata: “colui che vola sulla vita, e comprende senza sforzo, il linguaggio dei fiori e delle cose mute”, scrive Baudelaire. Da parte mia, son presente e cercherò di trasmettere tutto ciò, così come si è affermato prorompente nella mia esistenza, quindi davvero vissuto.


Mettete del SIL MO nella vostra vita !

silmoparis

.com


speciale

“Io faccio il contattologo” È una professione nella professione, sempre alla ricerca di innovazione, tra i fornitori e nel centro ottico, e di un rapporto empatico con il portatore

Lenti a contat to vs edema cornea le? Primum non nocere … . .. di Francesco Vargellini Safilens : Per noi la ricerca è tutto di Francesca Tirozzi Bifocal e a traslaz ione, un’ a lternat iva nella presbiop ia di Marco Tovaglia Compete nza, aggiorn amento , strumen tazione : la carta d’ i dentità del buon contat tologo di Angelo Magri

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speciale

Lenti a contatto vs edema corneale? Primum non nocere… Comprenderne i diversi tipi, le cause e come riconoscerli è funzionale al mantenimento della qualità visiva e a non modificare l’ottimale fisiologia corneale

L

di Francesco Vargellini docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini

'edema corneale è una condizione caratterizzata dall'aumento di liquidi a contenuto prevalentemente acquoso all’interno dei tessuti corneali (epitelio, stroma ed endotelio). L’edema determina un’alterazione delle qualità visiva in quanto s'instaurano fenomeni di diffrazione e diffusione della luce non presenti in condizioni di normale trasparenza. In più la distanza tra gli strati sovrapposti di fibrille viene alterata. Il valore normale di idratazione della cornea è del 78% e lo spessore centrale è poco superiore a 0,5 mm. All’aumentare dell’idratazione, lo spessore dello stroma tende ad aumentare molto velocemente, diminuendo la sua trasparenza. Le tre principali cause di edema sono: • Ipossica: scarso apporto di ossigeno, spesso relazionata a lenti a basso DK. • Meccanica: facilmente associata a patologie oculari. Quando epitelio ed endotelio non riescono a contrastare la pressione dei liquidi interni ed esterni per un aumento della loro permeabilità. Si associa a elevati aumenti di pressione intraoculare. • Osmotica: quando gli equilibri tra le pressioni dei liquidi si altera, come in un eccesso o un prolungato aumento di lacrimazione, comune nell’applicazione di lenti a contatto. Un edema di grado lieve è solitamente intracellulare, di grado elevato o prolungato è tendenzialmente extracellulare. L’extracellulare si osserva con la lampada a fessura e impone la rimozione delle lac per consentire alla cornea di velocizzare il processo di sgonfiamento. Edema epiteliale Per definizione è un edema localizzato sulla superficie esterna della cornea, caratterizzato dall’aumento dello spazio interstiziale tra le cellule oppure all’interno delle cellule stesse. Abbassando la tonicità dell’ambiente liquido si scatena

immediatamente questa risposta secondariamente a:

• eccesso di irroramento lacrimale (pianto); • soluzioni ipotoniche; • adattamento alle lenti (lacrimazione riflessa da corpo estraneo);

• ipossia localizzata (lente Rgp stretta o morbida spessa o basso DK/t);

• reazione tossica a sostanze esterne (conservanti,

cosmetici, ecc). L’esame al biomicroscopio, utilizzando tecniche sia dirette sia indirette, diffusione sclerale, retro-illuminazione e fessura focale, rivela una diminuzione della trasparenza del tessuto. L’uso della fluoresceina può risultare utile. Soggettivamente, in misura proporzionale alla zona e quantità di liquido in eccesso, si avvertono aloni attorno alle fonti di luce, fotofobia, e generale abbassamento dell’efficienza visiva. Figura 1: Microcisti epiteliali, causate da ipossia con edema superficiale intracellulare. Si può osservare la presenza di una leggera colorazione dovuta alla fluoresceina. In questo caso possono diventare sintomatiche per il soggetto

Il professionista può intervenire utilizzando una o più delle seguenti soluzioni: • aumentare il DK/t delle lenti; • regolarizzare il numero delle ore di porto (evitare utilizzi occasionali molto prolungati); • diminuire se necessario il numero delle ore di porto

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speciale (non sempre è la soluzione a tutti i problemi);

Il polimegatismo entro livelli ridotti è manifestazione della fisiologica perdita di cellule endoteliali, dovuta all’invecchiamento. Lo si quantifica con il cosiddetto coefficiente di variazione (COV), che normalmente assume valori inferiori a 0,30. Anche la densità delle cellule è un parametro importante. La soglia critica per mantenere il normale metabolismo corneale è tra 300 e 500 cellule/mm2. La tabella 2 indica il normale andamento della densità cellulare rispetto all’età . Dai 20 ai 50 anni il numero delle cellule è sostanzialmente stabile. Attorno ai 50 anni inizia una moderata diminuzione della densità cellulare che diviene significativa intorno ai 60 anni.

• controllare integrità dei liquidi di manutenzione e

scadenza, ed eventualmente sostituire con nuovi o di diverso tipo (sospetto di sensibilità alla soluzione, associata a fluo positiva); • attendere 30-60 minuti, prima di applicare le lenti al risveglio. Edema stromale La causa più diffusa è l’ipossia che ne aumenta il contenuto idrico. La lac è il fattore scatenante principale, ma esiste l’edema fisiologico creato dalla chiusura delle palpebre durante le ore di sonno. Va distinto l’edema da lenti morbide da quello da lenti rigide gas permeabili. Il primo è diffuso omogeneamente su un'ampia superficie di cornea e per questo è anche più difficile da rilevare se di livello non elevato. Il secondo è contraddistinto dall’aumento di uno spessore localizzato, soprattutto nella zona centrale della cornea. Si possono distinguere delle differenze anche con semplici letture cheratometriche. In caso di uso di lac Rgp il segno principale è costituito dalla modifica dei valori centrali, situazione improbabile con lenti a contatto morbide: in questo caso, infatti, l’edema si evidenzia più agevolmente utilizzando un topografo corneale. La misura oggettiva dello spessore corneale mediante pachimetro è risolutiva, benché sia di difficile utilizzo in un ambito non medico. Ci vengono in aiuto ancora una volta le osservazioni dirette in lampada a fessura. L’edema stromale è, infatti, caratterizzato da alcuni “segni predittori”: • strie stromali; • pieghe; • disepitelizzazione, sia modestamente localizzate sia perfettamente distribuite e diffuse su tutta la superficie. Occorre considerare che l’edema stromale presenta segni e sintomi simili a quelli dei processi infiammatori o infettivi. La collaborazione o l’invio del soggetto a un oftalmologo sono sempre consigliati, soprattutto nei casi in cui la gravità della situazione o la mancanza di un’immediata risposta positiva del tessuto richiedano un intervento terapeutico, anche farmacologico. Dal punto di vista contattologico è possibile scegliere tre modalità: o rivedere le abitudini di porto delle lenti, eventualmente eliminando quello notturno dove presente; o aumentare il valore di permeabilità della lente; o modificarne il suo pattern (lenti Rgp). Edema

1-4 %

5-7 %

8-10 %

>10 %

Strie

nessuna

1-3

5-8

più di 10

Pieghe

nessuna

nessuna

1-3

più di 3

Età

Densità cellulare media (cellule/mm2)

10 - 19

2,900 - 3,500

20 - 29

2,600 - 3,400

30 - 39

2,400 - 3,200

40 - 49

2,300 - 3,100

50 - 59

2,100 - 2,900

60 - 69

2,000 - 2,800

70 - 79

1,800 - 2,600

80 - 89

1,500 - 2,300

Tabella 2: variazione della densità cellulare dell’endotelio in rapporto all’età del soggetto

Alterazioni endoteliali a lungo termine L’endotelio corneale con l’uso di lac subisce uno stress che ne velocizza l’invecchiamento. L’effetto è che la densità e l’efficienza delle cellule che lo compongono diminuiscono più rapidamente in quanto la prolungata ipossia lo costringe a un eccesso di lavoro. L’acidosi e l’edema che ne conseguono fanno il resto: alcune cellule muoiono e quelle che le stanno intorno si adattano a occupare la zona resasi libera. Le alterazioni che si formano per la diminuzione del numero delle cellule endoteliali farà sì che quelle rimaste si debbano accollare una maggiore quantità di lavoro. La trama del tappeto endoteliale sarà ricca di cellule dalla forma e dalla grandezza differenti da quella fisiologica. Questa condizione è caratterizzata da: • polimorfismo (presenza di cellule dalla forma poligonale); • polimegatismo (presenza di cellule di differente grandezza). Questa alterazione non è reversibile e può determinare difficoltà a utilizzare qualsiasi tipo di lenti a contatto. Purtroppo è asintomatica e dovuta parzialmente o totalmente a imperizia del portatore nel rispettare le ore di utilizzo consigliate. È presente anche in quei portatori di lenti a basso DK o rigide che hanno utilizzato per molti anni le loro lenti in modo errato o eccessivo senza avvertire nessun tipo di sintomo premonitore. La reazione oculare in caso di presenza di alterazioni endoteliali può essere confusa con una Sindrome di

Tabella 1: Rapporto tra segni identificativi e valore indicativo di edema corneale

Modifiche endoteliali fisiologiche L’uomo ogni anno perde mediamente dalle 100 alle 500 cellule endoteliali. Morendo le cellule si disperdono nell’umore acqueo lasciando liberi spazi che altre cellule dovranno occupare per mantenere la funzione di barriera.

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speciale esaurimento corneale. Il contattologo può gestire la situazione indicando lac con elevata permeabilità all’ossigeno, interruzione del porto continuo e introducendo nell’utilizzo diurno una o due pause di una o due ore.

indossa una lac ben tollerata dalla cornea. Dopo alcuni giorni, o al massimo settimane, tende a ridursi notevolmente. Se così non fosse, occorre cambiare le lac scegliendo un materiale con un livello di permeabilità all’ossigeno elevato; oppure riducendo il numero dei giorni di uso prolungato, verificando che la modifica abbia ottenuto l’effetto desiderato.

Figura 2, 3 In alto, aspetto endoteliale normale. In basso livello moderato di polimegatismo e polimorfismo. Solitamente queste due caratteristiche alterazioni sono presenti contemporaneamente in modo più o meno evidente (Nidek ConfoScan3, 500x magnification - Simone Schneider, Centre for Contact Lens Research)

Figura 4: Blebs endoteliali, lo strato interno dello cornea non riflette più in modo omogeneo la luce della lampada a fessura. Con la tecnica della riflessione speculare è possibile notare le cellule che essendo aumentate di volume riflettono diversamente la luce, sembrando assenti dalla trama dell’endotelio. Figura 5: Edema endoteliale, osservato in lampada a fessura con luce bianca e illuminazione diretta ci si porta su ingrandimenti medio-alti (tra i 25X-40X). Per prendere familiarità con questo aspetto della osservazione in lampada si comincia portando progressivamente il sistema illuminante del microscopio fino a 50°-60° rispetto alla direzione di osservazione.

Edema endoteliale o Blebs Si riconosce con l’osservazione in lampada a fessura con la tecnica della riflessione speculare, preferibilmente utilizzando un ingrandimento ottico di 40X. L’aspetto della trama endoteliale appare come interrotto, in modo casuale da piccoli “buchi neri” che fanno sembrare l’endotelio come forato o addirittura “maculato”, se il fenomeno si presenta in modo più pronunciato. In breve, si tratta di un edema intracellulare endoteliale. Dopo aver applicato una lac, l’endotelio subisce alcune leggere alterazioni metaboliche: si altera la concentrazione basale del pH, a causa dell’ipossia indotta. Questa provoca un aumento di concentrazione di anidride carbonica detta “ipercapnia” che in alcune cellule si manifesta indirettamente con il loro rigonfiamento. Le cellule alterate non riflettono la luce del biomicroscopio come le altre a causa del loro aumentato volume apparendo come assenti, ossia diventando completamente trasparenti. Il fenomeno avviene ogni volta che si applica una lac, ha il proprio culmine dopo circa 25 minuti e sparisce dopo circa 1 ora. William e Holden (1986) hanno rilevato la più elevata incidenza del fenomeno nei portatori a uso prolungato dopo 4-5 giorni di utilizzo. Ciò sembra essere indicativo di una predisposizione ad alterazioni endoteliali come il polimegatismo. Si precisa che è totalmente asintomatico e va differenziato da altre alterazioni endoteliali, come ad esempio la cornea guttata. Normalmente il fenomeno risulta difficilmente osservabile su un portatore che

Modifiche endoteliali in caso di ri-applicazione di lenti SH morbide Doughty, Aakre ed Edmonds hanno dimostrato che la ri-applicazione di lenti in Silicone Hydrogel su soggetti già portatori di lenti Hydrogel porta un leggero miglioramento delle condizioni di alterazione endoteliale indotta dalle lenti a basso DK. Tuttavia nessuna di queste modifiche risulta statisticamente significativa e la migliore prevenzione del problema consiste nell’applicare lenti in Silicone Hydrogel fin dalla prima applicazione. Bibliografia:

1. Contattologia, medical books, Lupelli, Rossi, Fletcher. 2. Contact lens problem solving, Mosby editore, Edward S. Bennett. 3. FDA-reported Adverse Events by Lens Type, Brian Chou, O.D. learn what 12 years of data tells us about hydrogels, silicone hydrogels, GPs and decorative contact lenses. 4. Doerte Luensmann, PhDThe Endothelium – What Difference do SiH Lenses www.siliconehydrogels. org/editorials/may_10.asp, maggio 2010. 5. Doughty MJ, Aakre BM, Ystenaes AE, Svarverud E. Short-term adaptation of the human corneal endothelium to continuous wear of silicone hydrogel (lotrafilcon A) contact lenses after daily hydrogel lens wear. Optom Vis Sci 2005; 82(6):473-80. 6. Aakre BM, Ystenaes AE, Doughty MJ, Austrheim O, Westerfjell B, Lie MT. A 6-month follow-up of successful refits from daily disposable soft contact lenses to continuous wear of high-Dk siliconehydrogel lenses. Ophthalmic Physiol Opt 2004;24(2): 130-41. 7. Edmonds C, Bullimore MA, Sheng H, Chalmers R. Endothelial morphology 1 year after refitting hydrogel lens wearers with lotrafilcon A silicone hydrogel lenses. Optom Vis Sci (E-Abstract 045095); 2004. 8. Assessing and Treating Complications, Barry A. Weissman, OD, PhD, FAAP. A guide to recognizing and treating most of today's contact lens complications. Giugno 2006. Contact Lens Case Reports, Mark P. André, FAAO; Patrick J. Caroline, FAAO. A New Look at Vascularized Limbal Keratitis, Part 2, Marzo 2006. 9. Contact Lens Case Reports, Patrick J. Caroline, FAAO; Mark P. André, FAAO. A new look at Vascularized Limbal Keratitis, Part 1. Febbraio 2006.

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speciale

Safilens: Per noi la ricerca è tutto L’umettante oculare Spreyes, utilizzabile sia da chi ha problematiche da “occhio secco” sia come “contorno occhi”, è solo uno dei molti punti di forza dell’azienda italiana che per il nuovo anno punta al mercato estero e consolida l’interesse per le indagini a livello scientifico

A

di Francesca Tirozzi

lessandro Filippo, responsabile R&D della società italiana specializzata nella produzione di lenti a contatto a base di acido ialuronico, spiega le novità di prodotto, gli obiettivi sul mercato estero e l’importanza degli investimenti che l’azienda attua nell’ambito della ricerca, sostenendo da sempre importanti progetti nel settore oftalmico.

traendo i benefici cosmetici dell’acido ialuronico. Al momento il prodotto è distribuito in Italia, anche se sono molto numerose le richieste dall’estero. Parlando appunto di mercato estero, quali sono gli obiettivi futuri al di fuori dei confini italiani? Proprio per la particolarità dei nostri prodotti, il futuro è proiettato verso il mercato estero, che per ora rappresenta il 20% del fatturato di Safilens, potenziando lì la nostra presenza. Alla fine del 2010 abbiamo ottenuto l’autorizzazione dall’FDA per la distribuzione di alcuni prodotti negli Stati Uniti, mentre in Europa siamo particolarmente forti in Germania.

Naturalezza e praticità sono le parole chiave delle ultime proposte che avete inserito nel mercato. Quali sono le loro caratteristiche? Abbiamo inaugurato il 2012 con una serie di prodotti molto interessanti: abbiamo, infatti, lanciato Fusion Technology, una nuova serie di lenti a contatto che ribadisce il nostro approccio “naturale” nel settore. Sono, infatti, realizzate con il biopolimero Tsp (Tamarind Seed Polysaccharide), il quale deriva dai semi di tamarindo che, in sinergia con l’acido ialuronico, offre un ottimo comfort oculare. Associa benessere e praticità anche l’ultimo nato in casa Safilens. Si tratta di un nuovo umettante oculare, Spreyes, ideale sia per il segmento anteriore dell’occhio (cornea, sclera e congiuntive) sia per l’apparato palpebrale (palpebre e contorno occhi). La sua caratteristica fondamentale è, quindi, l’utilizzo trasversale: può essere perciò usato da chi ha problematiche da “occhio secco”, oppure come “contorno occhi”,

Quanto è importante per Safilens la ricerca? I prodotti che escono dalla nostra azienda sono il frutto di un lungo lavoro. In un mercato oggi molto selettivo è importante mantenere le promesse fatte, verificandole attraverso la ricerca. Ecco perché siamo sempre disponibili a collaborare fattivamente con qualsiasi struttura che voglia fare indagine in modo serio e indipendente. Studi che possano comprovare, a livello scientifico, l’efficacia delle nostre scelte restano per noi il modo più serio e sicuro per passare successivamente al progetto industriale vero e proprio. Tanto è vero che siamo sempre in fermento: verso la fine di quest’anno è previsto, infatti, un ampliamento della nostra gamma prodotti.

Le lenti settimanali Safilens con tecnologia Fusion

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Bifocale a traslazione, un’alternativa nella presbiopia Il 10% dei portatori è composto da presbiti, gestiti prevalentemente con lenti morbide, considerate più confortevoli e dal più facile adattamento, soprattutto su chi s’avvicina all’esperienza contattologica per la prima volta. Oggi assistiamo, però, a un’offerta molto variegata, che non disdegna nemmeno le RGP

G

di Marco Tovaglia contattologo

razie alla disponibilità di formulazioni plastiche che consentono performance metaboliche importanti, le RGP rivivono l’occasione per potersi attestare come uno strumento sicuro, dalle qualità ottiche eccelse e dall’indubbia stabilità visiva. Pur assistendo a un esordio dei portatori verso un supporto Hydrogel o composito in Si-Hy, mano a mano che l’entità del valore relativo all’addizione necessaria per una corretta compensazione prossimale del presbite aumenta, le aberrazioni incontrate da tale variazione portano l’utilizzatore delle lenti verso un’insoddisfazione. Tale disagio si può addirittura trasformare in una frustrazione, vedendo l’occhiale come unica alternativa alla lente a contatto.

POTERE PER DISTANZA

ENTITA’ PRISMA DI BALLAST

> +4,00 D

1,50

tra Plano e -3,00 D

2,00

> -4,00 D

2,50

Tabella entità prisma di Ballast in funzione delle diottrie per lontano

parte dei casi, avviene il contrario. Tale effetto compensativo, sia contemporaneo sia per distanza prossimale, avviene mediante il principio della traslazione: mentre lo sguardo è in posizione primaria, il forame pupillare carpisce l’entità diottrica utile per la visione per lontano da parte dell’area centrale. Non appena l’occhio eserciterà una rotazione verso il basso, per osservare oggetti prossimali, il margine palpebrale inferiore sospingerà la lente verso l’alto permettendo di poter usufruire di un’area ottica con maggior potere positivo. In questo modo verrà assicurata un’opportuna correzione al punto prossimo. In un contesto basato su questo principio si apre un ventaglio di soluzioni geometriche: multifocalità realizzata sulla superficie esterna della lente, progressione multifocale generata

Quando entra in gioco la soluzione RGP Concettualmente, in funzione di un maggior movimento di una lente rigida gas-permeabile rispetto a una più statica morbida, l’area utile alla visione distale è concentrata al centro, mentre l’addizione per vicino in periferia; nel morbido, nella maggior

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1- HVID (Horizontal Visible Iris Diameter) 2- Diametro forame pupillare 3- Apertura palpebrale 4- Distanza margine inferiore pupilla rispetto alla palpebra inferiore

Valutazione posizione margine palpebrale vs limbus inferiore

da un’escursione di valori di asfericità crescente tra centro e periferia a carico della curva base oppure bifocale a traslazione. Quest’ultima caratteristica geometrica non è certamente una novità, avendo già visto la luce nella metà degli anni ’80. Grazie a nuove opportunità costruttive, polimeri ad alto Dk ma, soprattutto, a disegni sofisticatissimi, è oggi possibile disporre di lenti bifocali o, addirittura, trifocali veramente molto interessanti. Quale potrebbe essere il vantaggio nell’adozione di una lente RGP bifocale a traslazione rispetto a una tradizionale forma di compensazione a contatto della presbiopia? Ebbene, se la lente incontra alla perfezione i canoni previsti per operare in modo ottimale, potrà consentire una visione senza imporre compromessi, garantendo due ampie aree per lontano e vicino prive di aberrazioni, proprio come accadrebbe impiegando un occhiale. L’industria della contattologia di prescrizione si sta

da qualche anno sempre più interessando a questa soluzione tecnica, cercando in essa un più alto grado di successo rispetto ai tradizionali sistemi adottati da tempo. I risultati sono estremamente incoraggianti, pur rimanendo alcuni dettagli che condizionano la diffusione su larga scala: ad esempio, la necessità di poter disporre di soggetti con il margine palpebrale tangente al limbus inferiore e una buona sopportazione nei confronti di una RGP che, in questo caso, sarà resa più complessa dalla presenza di un prisma di Ballast necessario per la traslazione delle due aree focali. I criteri di successo di una RGP bifocale a traslazione Come ho già accennato, per consentire un’opportuna traslazione tra lontano e vicino, la parte del bordo inferiore della lente deve poter interagire con il margine palpebrale basso: una palpebra al di sotto di tale linea, infatti, renderebbe alquanto difficoltosa una qualitativa alternanza tra lontano e vicino. Se il margine inferiore della palpebra è al di sotto della porzione visibile dell’iride, la lente si può decentrare eccessivamente in basso, impedendo la sufficiente traslazione necessaria per poter attuare una valida compensazione per vicino. Anche una tendenza della lente a soggiornare particolarmente in alto può deteriorare l’efficacia dell’alternanza di fuoco lontano-vicino, causando un posizionamento del segmento bifocale proprio in corrispondenza dell’area pupillare. Di seguito, ecco alcune linee guida che possono essere utili al raggiungimento di un

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speciale

In posizione primaria, la pupilla, percepisce informazioni dalla porzione centrale della lente, destinate all’osservazione per lontano.

Durante l’osservazione prossimale, con la rotazione verso il basso del bulbo si assiste a un sollevamento verso l’alto della lente da parte della palpebra inferiore: si potrà così manifestare la traslazione nella parte preposta al vicino.

valido risultato applicativo in tale ambito: • sempre indispensabile un’alta motivazione del portatore; • una precedente esperienza di porto di lac RGP potrebbe rappresentare un aspetto favorente un rapido adattamento; • una palpebra inferiore molto tesa, per facilitare l’innalzamento della lente durante l’osservazione prossimale. I parametri da tenere in particolare considerazione da parte del contattologo dovrebbero essere: • l’entità di potere relativa all’addizione (come sempre, addizioni elevate producono minori probabilità di successo); • altezza e forma del segmento per vicino, oltre che la sua posizione rispetto al bordo inferiore della lente; • stabilità della lente in fase dinamica, durante l’ammiccamento. Alcune segnalazioni importanti È necessario misurare la dimensione del forame pupillare sia in condizioni di elevata illuminazione sia in situazioni pseudo-crepuscolari: pupille di piccole dimensioni, in generale, possono risultare un problema nei design a traslazione. Viceversa, mentre le pupille grandi sono sempre un impedimento al corretto funzionamento di lenti bifocali RGP, nella traslazione potrebbero rappresentare una prima selezione. Va adeguata l’altezza del segmento in funzione della posizione della palpebra inferiore: se quest’ultima risulta tangente al limbus, è consigliato l’impiego di un segmento posto a 0,5 mm posto sotto il centro pupillare. Se, invece, la palpebra inferiore fosse significativamente al di sopra del limbus, si potrebbero incontrare problemi nell’escursione verticale della lente, impedendone una vantaggiosa alternanza diottrica: in questi casi, potrebbe essere necessario impiegare lenti di diametro totale più piccolo. Per risolvere la rotazione durante le fasi dell’ammiccamento, le lenti bifocali a traslazione possono disporre, o no, di una troncatura ma, certamente, sempre di un prisma di Ballast. Una lente che avesse la tendenza a salire facilmente potrebbe necessitare di un aumento dell’entità di decentramento prismatico: un’oscillazione di 10-15°

è in molti casi accettabile. In generale si potrebbe considerare una minima entità prismatica per alti poteri positivi per distanza e, viceversa, un maggior Ballast per poteri negativi; a ogni modo, l’entità del prisma non deve eccedere 1,5 – 2,5 diottrie. Un’altra soluzione efficace nella stabilizzazione del segmento bifocale potrebbe essere quella di considerare un orientamento del prisma di Ballast nella direzione della tendenza rotatoria della lente. Ad esempio, se quest’ultima ruotasse in media di 30° in senso antiorario, potrebbe essere utile compensare tale condizione ponendo la base del prisma ruotata nella stessa direzione e della medesima entità. In conclusione possiamo dire che pur restando una pratica destinata a contattologi appassionati, la soluzione bifocale a traslazione RGP può rappresentare una soluzione di grande efficacia e soddisfazione per il soggetto presbite. La ricerca di una risposta di tipo “tailor made” consente il raggiungimento di una soddisfazione sia per il professionista sia per il portatore.

Riferimenti:

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IN DIRE

T TA


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Competenza, aggiornamento, strumentazione: la carta d’identità del buon contattologo Abbiamo chiesto a quattro professionisti, con estrazioni formative ed esperienze professionali differenti, quali possono essere i punti di forza oggi per chi vuole applicare lenti a contatto in Italia di Angelo Magri

Che tipo di professionalità deve avere un applicatore di lenti a contatto? Quale rapporto deve tenere con i fornitori di lac? Come va gestito un punto vendita o uno studio in cui si effettuano applicazioni di lenti a contatto?

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aolo Anzani, titolare di Anzani Group, 6 centri ottici tra le province di Como e Milano

L’ideale sarebbe una figura unica, quella dell’ottico optometrista, con un percorso formativo diverso dall’attuale, ma che non può essere ricondotto alla laurea: quella va lasciata agli oculisti, noi dobbiamo invece elevare costantemente il nostro livello professionale, crescere dal punto di vista tecnico, così da poter instaurare un rapporto e un dialogo proficui e all’altezza con la classe medica. Il modello potrebbe essere quello del fisioterapista e dell’ortopedico, che, pur con competenze differenti, lavorano a stretto contatto. In tale contesto formativo e professionale l’ottico optometrista sarebbe in grado di sviluppare tutta una serie di specializzazioni, tra cui quella dell’applicazione di lenti a contatto. Le lenti a contatto a ricambio frequente, se adeguatamente conosciute e utilizzate nel modo giusto, possono risolvere molti problemi legati al visus. Ed è qui che entra in gioco la professionalità dell’ottico

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optometrista: nei miei centri ottici il rappresentante delle aziende produttrici o distributrici di lac disposable si confronta sempre con me o con un collaboratore preparato; inoltre, al momento dell’acquisto, il cliente finale trova sempre uno dei nostri ottici a spiegargli il percorso di benessere visivo che deve seguire per ottenere il miglior risultato possibile dalle lenti a contatto scelte. Il negozio è il cuore della nostra attività: è qui che si sviluppa il mestiere dell’ottico optometrista, termine in cui la prima parola indica le conoscenze tecniche possedute, mentre la seconda evidenzia il livello di professionalità raggiunto. Le due figure non possono, quindi, essere distinte l’una dall’altra. L’auspicio, tuttavia, è avere un vero albo professionale che verifichi la professionalità appunto e l’aggiornamento costante di chi vi fa parte, con la possibilità anche di esclusione dall’albo stesso per coloro che non rispettano i parametri previsti.

Il rapporto con i fornitori dev’essere un rapporto prettamente tecnico. L'applicatore deve avere la competenza per valutare i parametri tecnici della lente a contatto che sta applicando, per poter gestire al meglio l'applicazione e le eventuali modifiche progettuali necessarie; il produttore deve, quindi, fornire all'optometrista, nel modo più completo e chiaro possibile, tutte le specifiche tecniche indispensabili per una corretta ed efficace applicazione della suddetta lente. Uno studio in cui si effettuano applicazioni di lenti a contatto va gestito in modo estremamente professionale e con particolare attenzione all'assistenza fornita e garantita a posteriori, oltre che, ovviamente, alla qualità del processo applicativo. Ottima cosa, inoltre, se si è in grado di esibire una Certificazione di Qualità Vision 2000 (UNI EN ISO 9001:2008), che garantisce e documenta il processo progettuale e applicativo, in ogni sua fase, dimostrandone qualità, efficacia ed efficienza, anche nel completo rispetto della regolamentazione e delle norme vigenti.

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ario Giovanzana, titolare dell’omonimo centro di progettazione, produzione e applicazione di lenti a contatto su misura, a Milano Un applicatore di lenti a contatto deve avere la professionalità dell'optometrista. L'applicazione di una lente a contatto è un atto optometrico che richiede competenza e attenzione particolari, avendo per oggetto un dispositivo medico invasivo. Se si tratta di lenti a contatto su misura, è indispensabile effettuare anche la prescrizione delle stesse.

DNA ZEISS: la perfezione delle lenti progressive oggi in una gamma rinnovata

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arco Tovaglia, responsabile professional service presso TS Lac e consulente applicatore presso centri ottici di Milano

Chi applica lenti a contatto, dalle usa e getta alle RGP su cheratocono o cheratoplastica, deve possedere un ampio background di conoscenze optometriche, della fisio-anatomia oculare e della clinica strumentale. Deve saper valutare con precisione e fermezza le fenomenologie correlate all’applicazione di una lente a contatto e conoscere i vantaggi e i limiti di una specifica tecnica applicativa. Per le lenti RGP, più che affidarsi a, comunque utili, simulazioni virtuali dei topografi, è necessaria una buona interpretazione dei “pattern” fluoroscopici, elementi estremamente importanti nella convalida di una geometria adottata. Purtroppo, a volte, noto in chi applica lenti a contatto una superficialità nel riconoscere i propri limiti professionali, con il rischio di intraprendere percorsi applicativi dalle difficoltà superiori alle proprie capacità e conoscenze in materia, delegando responsabilità e scelte operative a colleghi o professional service aziendali. La scuola, quale che sia nel percorso formativo del contattologo, ha grande responsabilità nel plasmare tale soggetto professionale. I fornitori di lenti a contatto non sono soltanto coLa gestione di uno studio di contattologia o di un loro che sottopongono al contattologo un prodotto da “vendere”, ma sono soprattutto la fonte d’informazioni negozio dove si effettuano applicazioni di lac prevede un’impostazione differente. Il taglio professionale che che arricchisce, mediante il continuo aggiornamento, può caratterizzare uno studio, o un ambito distinto e le conoscenze tecniche e preposto alla funzione che professionali dell’applicato“Siamo dei professionisti con la un negozio può riservare alla re. Anche se quest’ultimo ha “P” maiuscola, che conoscono contattologia, è sicuramente già selezionato, in base alle di maggior peso qualitativo molto bene la materia e devono proprie specifiche esigenze, rispetto a un corner in cui si un fornitore qualificato, è far riconoscere al portatore effettua sia la vendita di ocbuona regola continuare la l’importanza e il peso del proprio chiali sia di lenti a contatto. Vi coltivazione della conoscensono esigenze e impostazioni operato in una corretta e sicura za della materia informandosi su tutto ciò che il pagestione del percorso applicativo” che richiedono per la contattologia un setting preciso: ad norama della contattologia esempio, la gestione di un soggetto cheratoconico, nazionale e internazionale possa offrire. La risposta con tutte le implicazioni anche psicologiche che lo di un contattologo alle diverse esigenze del portatore accompagnano, necessita di un ambiente in cui il deve poter essere efficace, sapendo fornire sempre la dialogo, prima di ogni procedura applicativa, avvensoluzione più performante nella soddisfazione dell’inga con riservatezza e concentrazione, potendo stabilidividuo ametrope e facendo molta attenzione a non alimentare aspettative che non possono concretizzarsi re, da parte del contattologo, quel rapporto di fiducia fondamentale per il portatore. Sostituire l’asta di un a causa dei limiti presenti in un determinato prodotto occhiale di un cliente occasionale e, contemporaneo tecnica applicativa.

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amente, studiare con leggerezza la documentazione clinica o topografica prodotta da un soggetto propostosi per una delicata applicazione di lenti a contatto, non è sinonimo di professionalità: si corre il rischio di dare la sensazione di aver considerato la circostanza superficialmente. Ordine, pulizia, setting professionale e organizzazione sono elementi che, unitamente a una buona preparazione in materia, fanno del contattologo una figura seria, specifica e qualificata. In passato mi è capitato di sentirmi chiedere da un conoscente quale fosse la mia attività; alla mia risposta, contattologo, si è acceso in lui un vivido stupore e la conseguente, ulteriore interrogazione: “A cosa serve un contattologo?”. Non dobbiamo insinuare nel pubblico questo interrogativo: noi siamo dei professionisti con la “P” maiuscola, che conoscono molto bene la materia e devono far riconoscere al portatore l’importanza e il peso del proprio operato in una corretta e sicura gestione del percorso applicativo. Non dobbiamo permettere che un interrogativo come quello esposto possa determinare la banalizzazione della nostra figura professionale.

optometristi devono considerare che operano in due grandi ambiti di rischio, la tonometria e la contattologia, semplicemente perché per loro natura queste procedure coinvolgono fisicamente il paziente”. Ben sappiamo come lavorano e che livello di formazione hanno gli optometristi nordamericani: ciò nonostante Miller sottolinea la delicatezza della contattologia (da qui la necessità di un’adeguata RC professionale in contattologia). Questa delicatezza è ben conosciuta dalle multinazionali della contattologia, che fin dai primi anni ’90 hanno fatto di tutto per “inventarsi” la lente “sicura”: ormai dalla lente disposable alla

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ietro Gheller, docente e libero professionista in contattologia presso strutture sanitarie (clinica oculistica) e private (studio e negozio) Come affermava già nel 1986 David Ferris, presidente dell’American Optometric Association, “gli

Lenti ZEISS: più resistenti che mai con DuraVision Platinum


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silicone hydrogel ci sono quasi riuscite. Quindi, quali competenze sono necessarie per la contattologia di “base”, cioè per la disposable? Come insegnante e professionista, direi che la scuola di oggi e le informazioni e sollecitazioni alla compliance da parte delle varie aziende nei confronti del professionista fanno si che questa attività sia ben svolta dalla nostra categoria; cosa diversa è, invece, la contattologia “avanzata”, dove esiste una ricettazione del dispositivo medico, quindi un’esigenza della lente a contatto “terapeutica” e non cosmetica. La contattologia dell’ametrope elevato, del cheratoconico e via dicendo necessita di un professionista che sappia districarsi nella clinica più stretta: anatomo-fisio-patologia corneale e oculare, microbiologia, chimica, fisica, farmacologia e, per finire, la psicologia relazionale, dando ovviamente per assodata l’optometria.

ri con tanto di documentazione scientifica e articoli che comprovano la qualità del prodotto, ma rimane responsabilità del professionista aggiornarsi e sapere cosa è meglio per la cornea del suo cliente. Comunque campioni omaggio e assistenza professionale, nonché corsi da parte delle aziende, fanno già molto; dovrebbero, però, essere i professionisti a studiare un po’ di più. Nella mia attività professionale clinica vivo e ho vissuto esperienze molto diverse, dalla clinica oculista (servizio di contattologia) al centro di contattologia (non negozio), al negozio della grande distribuzione, e credo che la contattologia abbia sempre la stessa anima: la competenza e la strumentazione. Troppo spesso sento dire: ma noi qui abbiamo questi clienti...: mi dispiace, molte volte sono alibi. Il centro di contattologia, ovunque esso sia dislocato (negozio o clinica), necessita di due elementi fondamentali: la gestione della compliance (una segreteria, un sistema di richiami e verifiche della gestione del portatore) e la strumentazione (quanto più si conosce l’occhio, cornea, film lacrimale, tanto meglio si gestiscono la ricettazione e la scelta della lente più idonea). Per il primo punto occorrono depliant, consensi informati, sistemi informatici; per il secondo non basta più una semplice lampada a fessura, sono necessari topografi, aberrometri, ecc, cioè strumenti che ci permettano di indagare nei meandri più nascosti della fisiologia corneale e della qualità della visione: quanto più abbiamo queste possibilità tanto più potremo dare risposte ai nostri pazienti.

Quello tra aziende e clienti, cioè i professionisti, credo sia un rapporto strano. Le aziende vorrebbero o si aspetterebbero che i propri clienti fossero entusiasti delle novità che offrono loro, mentre i clienti-professionisti lamentano uno scarso supporto informativo e divulgativo: come faccio a vendere una lente nuova, se non mi spieghi perché deve costare così tanto? Da parte loro le aziende ribattono: ma come, tu sei il professionista e tu dovresti sapere come meglio introdurre un prodotto così “buono”. Ritorna, quindi, il problema della competenza e della formazione: quest’ultima non dev’essere fatta dalle aziende; certamente i loro rappresentanti dovrebbero diventare, come nel campo medico, degli informato-

Monofocale superb l’avanzata tecnologia freeform per una visione migliore

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Date ai vostri pazienti astigmatici una visione costantemente chiara e nitida tutto il giorno, ogni giorno Autori: Alexis Vogt e Gerry Cairns Nella storia della geometria delle lenti a contatto da sempre una delle sfide più significative è soddisfare le esigenze delle persone affette da astigmatismo. È molto importante continuare a impegnarsi per soddisfare queste necessità quando consideriamo la popolazione che richiede correzione visiva, il cui 37% - 45% circa è costituito da adulti con un astigmatismo pari o superiore a 0.75D. 1-3 Con circa una metà della popolazione di utilizzatori di lenti a contatto che hanno un astigmatismo significativo 2, i produttori di lenti a contatto in toto devono continuare a supportare le esigenze di questa gran parte di pazienti. In una ricerca su 201 utilizzatori di lenti a contatto toriche, i sintomi più spesso ricordati durante l’uso delle lenti comprendevano la visione regolarmente od occasionalmente appannata / alonata, oppure fluttuante o distorta. 4 Il 47% dei soggetti intervistati riportava una visione appannata o con aloni, il 37% fluttuante e il 32% distorta. Inoltre il 32% dei pazienti astigmatici lamentava la visione di riflessi e aloni in condizioni di bassa luminosità. I benefici delle lenti toriche (nelle categorie di visione, comfort, sicurezza e praticità) venivano presentati “random” ai pazienti in gruppi successivi di quattro per poter essere valutati. Il vantaggio di maggior importanza relativa per una lente a contatto torica era quello di poter “dare una visione costantemente chiara e nitida tutto il giorno, ogni giorno”. Attributi e performance delle attuali lenti toriche possono limitare la capacità dei pazienti di ottenere una visione costantemente nitida e chiara per tutto il giorno. I pazienti sono alla

ricerca di lenti a contatto che offrono una visione senza compromessi e una stabilità che non pregiudichi incrementi di comfort.

Carateristiche della Geometria ed Esperienze Cliniche Soddisfare le esigenze dei pazienti astigmatici era l’obiettivo primario quando Bausch + Lomb ha ideato PureVision ®2 For Astigmatism con High Definition™ Optics. Sono tre le caratteristiche geometriche che sono state incorporate per ottenere la miglior performance possibile per una lente torica: High Definition™ Optics, Auto-Align Design™, e ComfortMoist™ Technology.

High DefinitionTM Optics L’aberrazione sferica è l’incapacità

dell’occhio di mettere a fuoco nello stesso punto della retina i raggi luminosi che passano contemporaneamente attraverso il centro e la periferia dell’occhio. L’immagine retinica appare sfuocata perché i raggi luminosi periferici vanno a fuoco in un punto davanti alla retina (Figura 1). L’aberrazione sferica può essere una barriera per una visione di alta qualità in bassa illuminazione, col risultato di una visione appannata con aloni e riflessi. Le lenti Bausch + Lomb con High Definition TM Optics sono progettate per ridurre l’aberrazione sferica positiva insita nell’occhio umano, per ridurre aloni e riflessi e portare i raggi luminosi nello stesso punto focale per una visione chiara e nitida tutto il giorno – specialmente in bassa luminosità. (Figura 2).

Figura 1. Un lente con aberrazione sferica ha punti focali diversi per i raggi luminosi che passano attraverso il centro e la periferia della lente.


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Figura 2. Le lenti Bausch + Lomb con High DefinitionTM Optics sono costruite per ridurre l’aberrazione sferica positiva insita nell’occhio umano e per far convergere tutti i raggi luminosi nello stesso punto focale.

ma riduce anche l’astigmatismo secondario.

Auto-Align DesignTM

Una lente a contatto sferica convenzionale non controlla costantemente l’aberrazione sferica in tutto il range di poteri. Le lenti a geometria sferica dimostrano una naturale aberrazione sferica a causa del disegno della loro superficie: aberrazione sferica negativa per i poteri negativi e positiva per i poteri positivi, in proporzione al potere al loro vertice posteriore. Le lenti a contatto asferiche Bausch + Lomb con High Definition TM Optics sono state ideate per ridurre l’aberrazione sferica insita dell’occhio e per ridurre quella indotta nell’occhio dalle lenti a contatto.

Le lenti PureVision®2 HD For Astigmatism sono realizzate con High Definition™ Optics per ridurre l’aberrazione sferica in tutti i meridiani (sfera e cilindro) e in tutto il range di poteri (int. 0.25D) per una visione chiara e nitida per tutto il giorno – specialmente in condizioni di bassa luminosità. La lente PureVision®2 HD For Astigmatism è la sola lente torica silicone hydrogel che riduce l’aberrazione sferica in tutti i meridiani, sfera e cilindro. Con il controllo dell’aberrazione sferica in tutti i meridiani, PureVision®2 HD For Astigmatism corregge non solo l’astigmatismo e l’aberrazione sferica,

La stabilità di una lente torica è influenzata da diverse forze. Queste forze possono essere divise in forze statiche (tensione superficiale del liquido lacrimale, gravità, allineamento della lente e tensione palpebrale sulla lente a ore 12 e ore 6) e forze dinamiche (dinamica palpebrale e movimenti oculari). Per capire meglio come si comportano le lenti sull’occhio sotto l’effetto altamente destabilizzante della dinamica delle palpebre sono stati portati a termine diversi test sperimentali. L’ammiccamento è essenziale nel mantenimento della superficie oculare e avviene a una velocità quasi impercettibile. I principali muscoli responsabili dell’ammiccamento sono il muscolo orbicolare (orizzontale), il muscolo sollevatore della palpebra (verticale) ed i muscoli di Muller. Per visualizzare il movimento impresso da questi muscoli è stata utilizzata una videocamera ad alta velocità in grado di registrare 300 fotogrammi al secondo. I risultati mostrano che, tra l’inizio e la fine completa di un ammiccamento spontaneo, passa solo un decimo di secondo. In questo tempo la palpebra superiore compie un movimento di circa 7.5 mm verso il basso e 4.8 mm verso il naso. Per contro la palpebra inferiore ha un movimento verticale ridotto, lasciando a quella superiore la quasi totale responsabilità di reidratare la superficie oculare con l’ammiccamento. La comprensione di questa dinamica aiuta a ideare una geometria di lente che può


cooperare con questa dinamica palpebrale. Quando le palpebre si chiudono nell’ammiccamento completo c’è un leggero dislocamento verso il basso della lente e le palpebre si incontrano per solito in un punto situato ad 1-2 mm. dalla base della lente. Perché una lente possa efficacemente bilanciare queste dinamiche delle palpebre e mantenere un orientamento stabile, il sistema di bilanciamento dovrebbe tener conto di tutto questo. Posizionando lo spessore massimo del sistema di bilanciamento nella parte più bassa della lente, la geometria può equilibrare il movimento completo della

palpebra superiore e trarre vantaggio dalla palpebra inferiore. L’aver compreso la dinamica palpebrale nell’ammiccamento ed i conseguenti movimenti della lente con occhio e palpebre ha aiutato a sviluppare la tecnologia Auto-Align Design TM, caratteristica di PureVision ®2 HD For Astigmatism. Questa tecnologia permette alla lente di mantenere stabilità e orientamento, e di garantire una visione costantemente chiara e nitida per tutto il giorno. Il mantenimento della stabilità della geometria ottica della lente nell’occhio insieme al comfort continuo d’uso per tutta la giornata è

un equilibrio critico che i produttori di lenti a contatto toriche devono fronteggiare. Per costruire lenti a contatto stabili sono state utilizzate diverse tecniche innovative, tra cui la troncatura, il doppio assottigliamento, il peri ballast ed il prism ballast, tanto per citarne alcune, e al momento vengono commercializzate più geometrie che si fondano su queste tecnologie di base. La nuova lente PureVision ® 2 HD For Astigmatism si basa su una robusta comprensione delle tecniche di stabilizzazione delle lenti a contatto. Software sofisticati per realizzare nuove geometrie e tecniche costruttive d’avanguardia

Figura 3. Profili di spessore di PureVision®2 HD For Astigmatism (a) e PureVision® Toric (b), con il colore rosso che indica le porzioni più spesse della lente e il colore blu che rappresenta invece le porzioni più sottili.


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hanno permesso a Bausch + Lomb di sviluppare una lente che impiega le caratteristiche migliori di prism ballast e peri ballast per creare un sistema di bilanciamento ibrido. Questa geometria garantisce una stabilità eccellente per una visione consistente, con un orientamento ripetibile anche con ammiccamento e movimento dell’occhio. La tradizionale ricercatezza costruttiva di Bausch + Lomb ha poi rifinito con attenzione il bordo della nuova lente per armonizzarne la dinamica con quella dell’occhio. Per un miglior centraggio PureVision 2 HD For Astigmatism è stata realizzata con un diametro più ampio rispetto a PureVision ® Toric. PureVision ®2 HD For Astigmatism ha un diametro di 14.5mm ed una curva base di 8.9mm. Il maggior diametro di PureVision ®2 HD For Astigmatism distribuisce su un’area più ampia il sistema di bilanciamento, e ne riduce lo spessore massimo rispetto a PureVision ® Toric (Figura 3). Questo aiuta a creare un miglior comfort di utilizzo e a mantenere la stessa ampia zona ottica di PureVision ® Toric. La grande zona ottica (8.0mm per una lente di -3.00-1.25x180) aiuta anche a ridurre i potenziali riflessi di un ambiente con scarsa illuminazione.  Grazie all’ottimizzazione del sistema di bilanciamento, l’ampio diametro e la zona ottica grande, PureVision ®2 HD For Astigmatism minimizza gli errori di orientamento e aiuta a garantire una straordinaria stabilità e visione per tutto il giorno.

ComfortMoist TM Technology ComfortMoist TM Technology ha due caratteristiche chiave: una geometria sottile di lente che

dà una sensazione naturale per tutto il giorno, e una soluzione di confezionamento arricchita e idratante che garantisce il comfort fin dalla prima applicazione. PureVision ® 2 HD For Astigmatism ha la stessa geometria dei bordi sottili e arrotondati delle lenti sferiche PureVision ® 2 HD, per consentire alla palpebra di scorrere in modo dolce e graduale dalla lente alla congiuntiva. La nuova geometria della lente ha un sistema di marcatura che contribuisce a rendere la superficie particolarmente liscia.

Risultati Clinici Nel corso di uno studio per valutare le caratteristiche di orientamento e la performance visiva di PureVision ® Toric, lente torica in balafilcon A, e PureVision ® 2 HD For Astigmatism con un disegno innovativo, 20 ricercatori hanno arruolato diversi pazienti in uno studio crociato multicentrico. 5 Un totale di 292 soggetti ha completato il test durato due settimane. Le valutazioni dell’orientamento hanno indicato che nella maggioranza degli occhi le lenti PureVision ® 2 HD For Astigmatism mostravano una rotazione < 10° dalla posizione ad ore 6 sia alla consegna che al controllo dopo due settimane (p<0.05 in entrambe le visite). In tutti i controlli non c’erano differenze significative tra le lenti per il movimento, tuttavia le PureVision ® 2 HD For Astigmatism avevano una maggior proporzione di valutazione “Eccellente” per il centraggio (p<0.05). L’acutezza visiva era eccellente con PureVision ® 2 HD For Astigmatism. La preferenza soggettiva favoriva PureVision ® 2 HD For Astigmatism con un rapporto di 2:1 rispetto a PureVision ® Toric per le caratteristiche della visione, visione chiara lungo l’intera giornata,

visione stabile e consistente per tutto il giorno, visione chiara in bassa luminosità e visione notturna, e assenza di riflessi/aloni durante l’uso delle lenti. (p<0.001).

Conclusioni Esperienza e capacità nel campo della visione e dell’ottica restano fondamentali per poter sviluppare nuove geometrie per lenti a contatto. I pazienti sono alla ricerca di lenti in grado di offrire una visione stabile e consistente per tutto il giorno senza compromettere il comfort. La geometria delle lenti PureVision ®2 HD For Astigmatism mette insieme le tecnologie High Definition™ Optics, Auto-Align Design™ e ComfortMoist™ per garantire una visione chiara e nitida per tutto il giorno senza compromettere quel comfort che i pazienti desiderano.

Bibliografia 1.

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LENTI OFTALMICHE

Zeiss: il brand e l’ottico al centro del progetto La forte relazione tra l’headquarter in Germania e le singole filiali consolida la strategia dell’azienda di lenti oftalmiche, che sul mercato italiano fa registrare importanti tassi di crescita

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rand appearance e brand value non sono, per Carl Zeiss Vision, dei semplici concetti di marketing. «Significano interessanti storie di prodotti, di uomini, di idee, tutte legate alla valorizzazione di un unico brand, quello Zeiss appunto, che presenta un ricco e diversificato portfolio di lenti, strumenti e servizi per il centro ottico», ha spiegato Ulrich Kraus, membro dell’Executive Board di Carl Zeiss Vision International, a margine

di Angelo Magri

della conferenza stampa tenuta allo spazio OttiClub, durante l’ultima edizione di Mido. In tale contesto, secondo il manager tedesco, «l’ottico ricopre un ruolo molto importante nel processo verso il consumatore finale, per sviluppare la brand awareness di Zeiss tra il pubblico». La sinergia in termini di mission e di operatività tra headquarter e filiali si riscontra concretamente nei risultati ottenuti dal brand

Paolo Azzini, general manager di Carl Zeiss Vision Italia

Zeiss in Italia: +40% di vendite nel primo trimestre 2012, come ha ricordato Paolo Azzini nell’incontro con la stampa e con gli ottici. «Diamo ai nostri clienti un concreto supporto, come dimostra, ad esempio, l’ultima importante iniziativa messa in campo sul territorio nazionale, Zeiss Academy, un programma completo di formazione volto a sostenere e sviluppare le competenze tecniche, di marketing e comunicazione, attraverso il quale viene ribadita con forza la centralità del ruolo professionale dell’ottico», ha poi detto il general manager di Carl Zeiss Vision Italia.

Ulrich Kraus, membro dell’Executive Board di Carl Zeiss Vision International

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LENTI OFTALMICHE

Cresce, intanto, anche nel nostro paese il numero di Zeiss Vision Store, cioè di quei centri ottici che hanno deciso di “sposare” la filosofia del brand non solo offrendo una completa customer experience attraverso il

percorso di Analisi Zeiss, ma anche in termini di concept. «La città dove si trovano, i siti in cui sono ubicati, la professionalità e la passione degli imprenditori sono i criteri di fondo per far nascere uno Zeiss Vision Store

– ha sottolineato Azzini – L’obiettivo principale, del resto, non è tanto numerico, quanto quello di riuscire a creare una Zeiss experience davvero innovativa per il consumatore finale».

“Da quanto tempo non fai un controllo della vista?” Così Zeiss sensibilizza sul web Sotto questo motto è partita la nuova campagna di comunicazione e sensibilizzazione promossa da Zeiss, che quest’anno festeggia i 100 anni di lenti di precisione, proponendo un’importante iniziativa che da aprile coinvolge i principali paesi del mondo e viene veicolata sul web tramite il sito migliore-visione.zeiss.it nelle varie lingue. In Italia soltanto il 39% delle persone adulte si sottopone periodicamente, almeno una volta all’anno, a un controllo dell’efficienza visiva presso un centro specializzato: lo ha rivelato la ricerca condotta nel novembre scorso dall’Istituto YouGov per conto del Gruppo Carl Zeiss. Questo dato risulta piuttosto allarmante e può in parte spiegare gli oltre 3 anni medi di ricambio dell’occhiale, così come il ridotto numero di utenti che acquistano un secondo occhiale o che fanno frequente visita al centro ottico. Zeiss propone, quindi, una campagna di sensibilizzazione, dal 16 aprile al 30 maggio, attraverso un checkup visivo online. Pochi minuti e l’utente visualizzerà il proprio personale risultato, relativo al test dell’acuità visiva, al test della sensibilità al contrasto e al test della percezione dei colori, con l’invito a recarsi

presso un centro specializzato per l’ulteriore verifica e completamento del controllo dell’efficienza visiva. I partecipanti, al termine del test, riceveranno un voucher per un controllo gratuito dell’efficienza visiva presso uno degli ottici Zeiss aderenti all’iniziativa e la possibilità di acquistare un paio di lenti Zeiss con trattamento antiriflesso superiore DuraVision Platinum al prezzo del trattamento standard. Il cliente avrà la possibilità di selezionare l’area in cui si trova il centro ottico Zeiss della zona di suo interesse: il sistema di ricerca estrapolerà, infatti, i nominativi presenti e corrispondenti alla richiesta e li riporterà sul voucher stesso. L’iniziativa è riservata ai soli centri ottici e centri di eccellenza Zeiss, che saranno protagonisti anche sulla propria piazza grazie ai materiali da vetrina predisposti, e verrà supportata da un piano di comunicazione: sempre attraverso il web, con l’uso di social network, banner pubblicitari sui principali siti d’informazione e presenza nei link sponsorizzati di Google, avrà lo scopo di destare interesse sul tema della salute degli occhi e di invitare gli utenti a effettuare il test con un rimando diretto al sito migliore-visione.zeiss.it.

L’immagine della campagna web di Zeiss, con il checkup visivo online

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MILANOPTICS ricerca ottico per Sedriano e Cornaredo. Per informazioni: suzzani@milanoptics.it

STORE MANAGER ottico diplomato e abilitato alla professione, valuta proposte lavorative per la Sardegna. Per informazioni: corrado.vaccarecci@tiscali.it

INFORGROUP SPA ricerca un responsabile negozio per Modena. Per informazioni: bologna@inforgroup.eu

RAPPRESENTANTE con esperienza decennale nell'ottica e nella moda, visual merchandiser e vetrinista, valuta proposte lavorative per Marche, Umbria, Abruzzo e Molise. Per informazioni: marco81t@yahoo.it

SWISS VISION SRL ricerca, per rafforzare il proprio organico, un ottico qualificato da inserire nel punto vendita di Mondovì (CN) presso “Mondovicino, Outlet Village”. Per informazioni: c.antonini@belottigroup.ch

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N4 2012


“Sapere, competenze e abilità nel loro significato originale”

“Sono aperte le iscrizioni ai corsi di ottica, di optometria e di contattologia per l’anno formativo 2012 - 2013” Dal 1977 l’Istituto forma ed aggiorna ottici e optometristi realizzando a livello nazionale percorsi formativi in grado di coprire l’intero arco di competenze della professione

CORSO DI OTTICA

CORSO ANNUALE DI OPTOMETRIA

Il Corso, cui si accede con titolo di scuola media superiore, grazie a metodologie didattiche e programmi attuali, risponde alle reali richieste del mercato del lavoro dell’ottica. Il corpo docente interdisciplinare, i moderni ed attrezzati laboratori e ambulatori consentono di acquisire le conoscenze e le abilità professionali più aggiornate. Anche per il 2012/2013 verrà attivata una sezione riservata a studenti-lavoratori.

Il Corso di Optometria Annuale, cui si accede con l’abilitazione all’ esercizio della professione di Ottico, costituisce il naturale e oramai necessario completamento della formazione ottica di base, consentendo di acquisire conoscenze e competenze professionali optometriche allineate al più alto standard europeo.

CORSO BIENNALE DI OPTOMETRIA

CORSO DI CONTATTOLOGIA

Il Corso biennale di Optometria, attivo dal 1992, consente a chi già opera nei centri ottico-optometrici di far evolvere le proprie competenze e conoscenze nelle discipline optometriche grazie a modalità di frequenza e metodologie didattiche specifiche. Il corso sarà attivato in novembre in più sedi del centro-nord Italia.

Il Corso di Contattologia, che si svolgerà dal 23 al 30 settembre 2012, affronta tutti i temi fondamentali della contattologia sia teoricamente sia praticamente e presenta le filosofie, le soluzioni applicative più attuali oltre alle evidenze della ricerca nell’ambito delle geometrie, dei materiali e delle tecnologie strumentali.

dedicato a chi lavora

teorico-pratico

CORSI DI PREPARAZIONE AGLI ESAMI DI QUALIFICA E DI ABILITAZIONE Dall’anno formativo 2012/2013 per coloro che non posseggono un titolo di scuola media superiore e desiderano acquisire la qualifica di operatore meccanico del settore ottico o l’abilitazione all’esercizio dell’arte sanitaria ausiliaria di ottico saranno attivati dei corsi intensivi per sostenere gli esami presso Istituti statali convenzionati. Per maggiori informazioni: Istituto Superiore di Ottica e Optometria Benigno Zaccagnini, Via Ghirardini 17, 40141 Bologna Tel. 051 480994, Fax 051 481526, info@istitutozaccagnini.it - www.istitutozaccagnini.it

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45 OPTEK 43100 Parma Via Monte Maggiorasca, 26 Tel. 0521 632154 Fax 0521 406986 ok@optek.it www.optek.it 49 HOYA 20024 Garbagnate Milanese (MI) Via Zenale, 27 Tel. 02 990711 Fax 02 9952981 www.hoya.it 54 MECCANOTTICA MAZZA 20048 Carate Brianza (MI) Via Tiziano, 9 Tel. 0362 902185 r.a. Fax 0362 903306 info@meccanotticamazza.it www.meccanotticamazza.it 63 ISTITUTO BENIGNO ZACCAGNINI 40141 Bologna Via Ghirardini, 17 Tel. 051 480994 Fax 051 481526 info@istitutozaccagnini.it www.istitutozaccagnini.it


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