b2eyes Magazine 06/2016

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N62016 Protezione nel mondo digitale Protezione UV

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Giugno 2016 numero 6 www.b2eyes.com In copertina Hoya

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Editore FGE Srl - Fabiano Gruppo Editoriale Reg. Rivelle, 7/F 14040 Moasca (AT) Tel. 0141 1706694 - Fax 0141 856013 info@fgeditore.it Pubblicità Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Cell. 335 5654574 Direttore responsabile Angelo Magri a.magri@fgeditore.it Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@fgeditore.it Nicoletta Tobia n.tobia@fgeditore.it Grafica e impaginazione FGE Srl - Fabiano Gruppo Editoriale Stampa Giuseppe Lang - Arti Grafiche S.r.l. Via Romairone, 66/N 16163 Genova (GE) Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

N62016 Sommario

Scarica l’APP B2TRADE Editoriale F come franchising (o come futuro?) 3 Attualità

di b2eyes magazine

Dante, Caronte di anime e occhiali belli 4 Un nuovo modo di innovare: Netcity lancia Ottitaly 6 Formazione e occupazione: i maturati di fronte alla scelta scuola o lavoro 10 Vision Group, il sestetto vincente 12 Cecop: per The Fab Glasses ingaggia le fashion blogger 18 Hoya: con “Proteggi la tua famiglia” un terzo di vendite in più 20 Sulla nave dei maghi della luce 22 Free Optik: uno, nessuno e… cento ottici 24 Amarcord Salmoiraghi & Viganò, tutti gli uomini che fecero… l’impresa 26

B2STYLE Moda A Pitti Uomo l’occhiale si materializza 32 B2EXPERT Practice management Presbiopia: 10 passaggi per arrivare alla lode 36 Il nuovo capitale Comunicare da leader in negozio 38 Strategie d’impresa Cambiare? Solo aumentando efficienza ed efficacia 40 Lab Luce blu: quanto incidono i Led? 42 Luci e ombre dello spettro del blu 44 Education Irsoo: ricerca e clinica optometrica al servizio della prevenzione visiva 46 B2TECH Lenti oftalmiche Essilor: il catalogo 2016, ponte fra ottico e cliente 48 Galileo: con EyeDrive fino al 90% di riflessi in meno 50 Dai Optical, con Safer alza uno “scudo” 54 Zeiss: la formazione “ascolta” le necessità dell’ottico 58

Lo Gnommero Riconoscere le scuole serie: già così si appartiene a una professione 63

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Editoriale

F COME FRANCHISING (O COME FUTURO?) di Angelo Magri

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a un sommario calcolo non arrivano alle 200 unità, quindi meno del 2 per cento del totale dei punti vendita in Italia. Ma il dato rilevante è che nell’ultimo anno hanno fatto segnare sia un incremento numerico sia di interesse nei confronti del concept. Così la formula del franchising sta consolidandosi anche nell’ottica, dove è arrivata forse in ritardo, alimentata soprattutto dal successo di Nau!, che in un decennio dal nulla ha creato una rete di oltre cento negozi monomarca tra Italia ed estero, quasi la metà dei quali avviati con questo modello. Anche Salmoiraghi & Viganò ha da tempo fatto del franchising uno dei propri obiettivi, con alti e bassi che oggi hanno portato a una sessantina su un totale di 450 gli store gestiti da affiliati, benché il rilancio della formula sia una delle priorità della catena. Più staccata c’è Claro, con una trentina di centri ottici tutti in franchising, ma la novità principale sta nell’interesse di realtà indipendenti o di brand di eyewear di aprire punti vendita con questo concept: Milleocchiali, Affittasi Occhiali, Glassing sono solo alcune delle ultime uscite in tal senso, come puntualmente registrato da b2eyes Today, il quotidiano online pubblicato da questa testata. Del resto le recenti statistiche del Centro Studi del Salone Franchising Milano, frequentato a novembre anche da operatori dell’ottica, sono emblematiche: mille aziende in Italia, un fatturato complessivo intorno ai 23 miliardi di euro, una crescita dello 0,3% nel primo trimestre 2016 su base annua, che tuttavia sale al 12% nel segmento Articoli per la persona, quello in cui figurano anche le imprese dell’occhialeria. Non è semplice prevedere lo sviluppo del franchising nell’ottica in Italia per i prossimi 3-5 anni. Di certo, tuttavia, si tratta di un segnale importante: le principali motivazioni che spingono franchisor e franchisee a trovare un’intesa vanno dall’esigenza di cambiamento radicale del modo di fare business alla necessità di sentirsi più forti se parte di qualcosa di più grande, fino alla richiesta di un know how e di servizi che altrimenti un centro ottico indipendente faticherebbe a trovare, se non nei gruppi e nella cosiddetta distribuzione associata. Che sia un segnale anche per loro?

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Attualità

DANTE, CARONTE DI ANIME E OCCHIALI BELLI La Milano da bere te la devi conquistare, si diceva un tempo. Ma anche oggi arrivare nella nuova Milano del fashion e del design in auto non è così agevole. Qui si consuma la quarta “intervista possibile”, con colui che da trent’anni segue solo ciò che gli piace e non la moda

di Nicola Di Lernia

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ostenuto da Google Maps, parcheggio in una grande piazza a pochi minuti a piedi da via Savona. Lì vive e opera Dante Caretti. Il grande portone che smista chi ci vive e ci viene è visibile a distanza. Mi accoglie un sorridente portinaio molto avvezzo alle tecnologie e che ricorda Dante perché probabilmente con lui scambia parole e risate. Arrivo al quarto piano dell’ala dove mi aspetta Caretti con uno di quegli ascensori in cui ci entra di solito Robert De Niro nei suoi film d’azione. Però, invece della sorpresa del-

lo sceneggiatore, mi accoglie Cristina Frasca, un sorriso aperto siciliano che mi accompagna da Dante e ci lascia con eleganza e discrezione. Eccolo Dante. Sul divano sembra un po’ più piccolo, ma appena si alza ad aprire una bottiglia di vino bianco friulano in mio onore mi manifesta anche la fisionomia di una buona forchetta di cibo e vita. La storia di Caretti parte dai banchi di scuola. Il tipico dramma del giovane miope alto e magro con grandi occhiali spessi e neri, presumo. Il ragazzo perde-

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Attualità mazzò” tutti», ricorda con il va la vista non tanto a scuosopracciglio alzato dai rila ma sulle letture pazze che cordi di allora. Una porta si faceva saltando di genere in chiude, si apre un portone. genere. «Volevo capire quaAl Mido, attratto anche da li erano le cose difficili», mi bellissime ragazze ameridice: così iniziò a leggere Docane, si fermò a uno stand stoevskij abbinandolo al Tex che ancora nessuno “striWiller. Fu probabilmente alsciava”: Oliver Peoples. lora che a Dante venne il priFu il segnale della definitimo dubbio che lo ha portato va consacrazione di Dante fino a qui. All’università se la come talent scout dei begli cavava ma non probabilmenocchiali e che lo ha portato te come avrebbe voluto il paoggi fino al Mido e al DaTE. dre, capitano di traghetti del Svolazziamo sul suo passaLago Maggiore. Così arrotonto aziendale, Aprilia e Itadava in un grande negozio liana Occhiali, dove Dante di gioielli della Milano bene si fece le ossa con le persodove conobbe la bellezza dene e non solo con gli oggetgli oggetti e delle persone ti. In Belgio scovò Theo, che che li indossavano. Lì vicino fu il mio primo occhiale belentrò in contatto con il primo Dante Caretti, talent scout degli occhiali d’avanguardia e direttore artistico lo e di nicchia. «Sai Nicola ottico che segnò la sua vita: di Mido Design Lab – mi dice – Theo a chi lo inGiuseppe Todisco. Per prima dossava lo faceva diventacosa l’ottico gli cambiò gli occhiali. «Un modello Givenchy completamente re buffo e bello». Proprio così, Dante, mi sentitrasparente». Poi, in una fredda serata milane- vo con il mio occhiale Theo. «E se vuoi capire il se, gli fece incontrare un uomo più alto di lui, design dell’occhiale, devi capire Theo». Dante un nasone simpatico vestito di una cappa anti- insieme a Theo e ad altri marchi costituì Occa: Alain Mikli. Mi pennella un incontro carbo- chiali Famosi. Quando finì, insieme a quell’enaro come se da lì si dovesse cambiare l’Italia. sperienza da mettere in valigia trovò anche Allora nel nostro paese si vendevano occhiali un gancio. In questo caso il gancio era appeso per lo più brutti in grande quantità all’ottico. al cielo. Fu l’incontro con Cristina Frasca, sua Ma Caretti fu folgorato dall’incontro. Prese una attuale compagna di vita e lavoro. «Cristina – vecchia Mercedes con un prestito del padre e spiega ancora Dante – mi aiutò a valorizzare partì per la Liguria. Lo aspettava a Genova un le mie qualità e a espellere le negatività». Così grande ottico che lo trattenne per 48 ore e gli Dante, insieme a Cristina, ripartì da zero a fece il più grosso ordine che lui ricordi. Il dado cinquant’anni con il grande fardello delle sue era tratto. Qui non era da rifare l’Italia sul pia- innumerevoli esperienze e l’ansia di sapere no politico bensì su quello dell’occhiale. «La come andava a finire. «Oggi come allora semia missione da allora sarebbe stata quella di guo sempre ciò che mi piace e non la moda». migliorare il mondo facendo indossare occhiali Una morale semplice che gli ha permesso in belli alla gente». Sorseggio il mio vino bianco questi ultimi tre anni di allargare il progetto di e sorrido a questo lato di Dante che amo di più. Cristina e suo, il DaTE, anche grazie alla colUn cavaliere con cappa e spada, un po’ l’Alain laborazione con Mido. Se vogliamo, la consaMikli che mi ha descritto in precedenza. Allora crazione di un giocatore cui è dovuto, prima o l’occhiale bello era principalmente francese e poi, il palcoscenico che si merita. Saluto Dante Dante cavalcò l’onda delle bollicine di cham- e Cristina. È stato un bell’happy hour. Con un pagne finché arrivò Giorgio Armani «e ci “am- happy ending ancora tutto da vivere.

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Attualità

UN NUOVO MODO DI INNOVARE: NETCITY LANCIA OTTITALY La piattaforma, online da luglio, è stata presentata alla convention della società di servizi a fine maggio, allo Sheraton Parco de’ Medici di Roma, davanti a circa 250 persone tra ottici associati, familiari ed esponenti delle aziende partner di Angelo Magri

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os’è Ottitaly, un semtutto Ottitaly. «Non si tratta di un plice brand o un vero marchio, ma di un innovativo e proprio progetto marprogetto di marketing, sintetizzaketing? «Ottitaly sarà bile nella dinamica store to web un nuovo logo di comunicazione to store – ha aggiunto Fonelli – Di con i clienti finali: è facilmente fatto, siamo di fronte a un procesmemorizzabile ed evidenzia l’apso ad “alta velocità” per trovare partenenza a una comunità», ha nuovi clienti». spiegato Paolo Fonelli alla plaI tuoi occhi meritano un espertea di ottici provenienti da tutto, le migliori soluzioni persota Italia, giornalisti e manager nalizzate per il benessere visidella decina di aziende partner vo, la nostra missione è la tua presenti alla convention “Innosoddisfazione, ti accompagniavare insieme per il tuo successo”. mo sempre: sono le quattro Nelle due giornate di lavoro il repromesse «che devono condisponsabile dello sviluppo della videre i centri ottici Netcity che Laurent Schmitt durante rete Netcity ha illustrato, insieliberamente vorranno aderire il suo intervento alla convention 2016 me a Laurent Schmitt, Roberto a Ottitaly», ha ricordato ancodi Netcity Marlazzi e Stefania Morrone, i ra Fonelli. All’interno di questo risultati raggiunti nell’ultimo anno e mezzo e contenitore sono già in rampa di lancio alcuanticipato le novità. Tra le quali spicca soprat- ni servizi. «È previsto il finanziamento al con-

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Attualità

Paolo Fonelli presenta il nuovo progetto Ottitaly

Uno scorcio dell’area espositiva all’evento di maggio a Roma

sumo e un programma di copertura rischi di furto e rottura dell’occhiale in abbinamento a servizi post vendita, come il controllo dell’assetto e la pulizia degli occhiali o la garanzia di adattamento alle lenti progressive», ha illustrato Morrone, che in Netcity riveste il ruolo di direttore commerciale. La convention romana ha consentito a Netcity di fare il punto anche sul progetto Acuitis, a poco più di un anno dal suo lancio in Italia. «Le novità 2016 sono i nuovi kit da 21 o 36 occhiali da sole, la cui proposta nel 2015 si era invece limitata a un lancio one shot, con offerta ora all inclusive vista sole, oltre alla flashatura o specchiatura abbinate all’antiriflesso, alla gift card per l’acquisto di un secondo occhiale da vista e, infine, al debutto della collezione Junior Kids, con un kit da 30 occhiali per gli utenti più giovani, ripartiti in tre fasce di prezzo», ha ricordato ancora Morrone. Al momento della convention di fine maggio erano 130 le ragioni sociali degli ottici affiliati Netcity che avevano già aderito al progetto dei corner Acuitis: ora il network si aspetta un ulteriore incremento del numero di punti vendita coinvolti.

Da Ottitaly ad Acuitis, per Netcity tutte queste attività si riassumono in una parola chiave, quella che ha dato il nome anche alla convention capitolina: innovare. «Bisogna innovare per aggiungere qualcosa a quello che si è fatto sinora e per riprendere il terreno che ci è stato sottratto negli ultimi anni dalle catene, il nostro principale e vero competitor», ha dichiarato l’amministratore delegato di Netcity, Laurent Schmitt. Così Schmitt ha elencato punti di forza e di debolezza della distribuzione succursalista, ricordando che oggi rappresenta in Italia «solo il 9% del mercato come numero di punti vendita, cifra che tuttavia sale al 22% in termini di volumi di sell out e che si stima sia destinata a svilupparsi ancora, rispettivamente al 12% e al 30% da qui a tre anni». Il numero uno di Netcity ha, quindi, suggerito alcuni spunti per trovare la strada da seguire sul medio termine. «Solo con l’innovazione si possono rinsaldare i nostri punti di forza, fidelizzare i clienti già consolidati, attrarne di nuovi e creare sempre più traffico nei nostri centri ottici», ha detto Schmitt alla platea della convention.

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Attualità

FORMAZIONE E OCCUPAZIONE: I MATURATI DI FRONTE ALLA SCELTA SCUOLA O LAVORO La decisione sulla porta d’ingresso nella vita di adulto è un momento che la congiuntura economica e la qualità del nostro sistema scolastico rendono sempre più delicata di Ario Terzi

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er circa mezzo milione di ragazzi la pubblicazione degli scrutini propone una scelta di vita tra la ricerca di un lavoro, difficile da trovare, e un percorso di formazione universitaria che, soprattutto quello breve, non assicura garanzie d’impiego in tempi ragionevoli. E i corsi di orientamento aiutano a chiarirsi le idee, ma naturalmente non risolvono il dilemma. Il problema dell’occupazione o, piuttosto, quello della disoccupazione giovanile è centrale fra i tanti del paese ed è stato affrontato in molte sedi anche internazionali: tutte le diagnosi concordano individuandone nella carenza dei livelli superiori della formazione professionale una delle cause principali. Il lavoro, dal punto di vista economico, è concettualmente assimilato a qualsiasi altro bene e come tale ha un mercato che funziona ed è dinamico quando domanda e offerta s’incontrano: ebbene, ciò è proprio quello che in Italia non accade. I giovani che, completato il ciclo scolastico nei licei o nei corsi universitari e non in quelli di formazio-

ne tecnica superiore come sarebbe auspicabile, si offrono alle imprese non hanno i requisiti che queste richiedono, perché formati da scuole che per contenuti nozionistici e, soprattutGiorgio Righetti, direttore to, per conoscenza e dell’Istituto Zaccagnini di Bologna abilità nelle pratiche specifiche non rispondono alle loro richieste. Un indice di questo gap fra evoluzione del mondo del lavoro e delle imprese e sistema scolastico è l’umiliante posizione del nostro paese nelle classifiche internazionali dell’uso del computer. Questo scenario preoccupante non si propone per chi frequenta i corsi di abilitazione di ottico che si collocano nell’ambito di quelli post scuola media superiore, i quali corrispondono alla definizione che ne dà l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico di scuole che “preparano

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Attualità le persone a uno specifico mestiere”. Giorgio Righetti, direttore dell’Istituto Zaccagnini di Bologna, molto attivo nella comunicazione con la sua utenza potenziale e presente in tutti i segmenti dell’istruzione, della formazione e dell’assistenza alle imprese della filiera ottica, spiega i perché di questa positiva anomalia. «Tutto nasce dalla funzione della distribuzione ottica e dal ruolo che al suo interno vi svolge l’ottico abilitato – dice Righetti – La distribuzione dei prodotti ottici, pur registrando una flessione importante nel funesto periodo 2008-2014, non ha subìto un crollo strutturale come è successo in molti altri settori, grazie al fatto che i suoi prodotti core, occhiali e lenti a contatto, sono beni di prima necessità. Anche se la domanda si è modificata secondo le logiche dei periodi di crisi, l’occhiale, nonostante l’evoluzione delle tecniche chirurgiche e degli strumenti di correzione, ha continuato a essere un bene di prima necessità che, anche quando non è strumento di correzione esclusivo, è comunque alternativo o integrativo degli altri di cui le persone hanno bisogno». Sempre a detta del numero uno dell’Istituto bolognese, la filiera, industria e distribuzione, «per incontrovertibili ragioni legali e funzionali si sorregge sulla figura dell’ottico, cui l’abilitazione conferisce un titolo, frutto del sistema formativo professionale che s’identifica con un mestiere, e quindi non si è interrotto il flusso di nuovi ottici per garantirne la continuità». Questo ruolo cardine carica di responsabilità l’ottico: dalle sue capacità professio-

Fonte: Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

nali e manageriali, infatti, dipende l’efficacia della distribuzione e di conseguenza di tutta la filiera. «Su questo assunto si fonda il concept di “job maker”, cioè di produttori di professionisti consegnati al mercato pronti a inserirsi con conoscenze e competenze adeguate, che ispira da sempre le politiche del nostro Istituto, per il cui conseguimento si è dotato di strumenti in continuo progresso e di relazioni dirette con l’industria e la rete distributiva – aggiunge Righetti – Non sorprende, pertanto, che l’età media degli studenti del corso di ottica sia di 26,5 anni e che fra gli iscritti ci sia una rilevante presenza di studenti oltre i trent’anni, con punte superiori ai quaranta, favorita dai corsi per chi già lavora ma aspira a una maggiore qualificazione professionale. Età, per fasce quinquennali, degli studenti iscritti al corso biennale L’Istituto Zaccagnini è presente in tutti di ottica - Anni Scolastici 2011/2016 i segmenti della formazione ottica, an120 femmine 26,3 che in quello dei corsi universitari, e maschi 25,9 realizza il suo Congresso che, edizio100 totale 26,1 ne dopo edizione, acquista maggiore 80 prestigio internazionale e nella ricerca accademica, grazie anche a un suo 60 docente, Fabrizio Zeri, coinvolto in un progetto internazionale. «L’impegno 40 principale è però focalizzato sul con20 tinuo miglioramento della didattica e delle pratiche professionali del corso 0 55 + 55-50 49-45 44-40 39-35 34-30 29-25 24-20 19 biennale di abilitazione, confortato femmine maschi totale dall’eccellente rapporto fra abilitati e Età media femmine maschi totale occupati entro sei mesi dall’abilitazioFonte: Istituto Zaccagnini ne», conclude Righetti.

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Attualità

VISION GROUP, IL SESTETTO VINCENTE I brand in esclusiva al maggiore network italiano di centri ottici vanno dal lusso francese di Paul & Joe e Façonnable fino all’imminente lancio di Blauer a livello nazionale a cura della redazione

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er lanciare il progetto Exclusive Brand e Private Label, Vision Group ha fatto importanti investimenti: prodotti stoccati e disponibili in magazzino, per facilitare l’affiliato nel ricevimento del prodotto, gestione del progetto con tre persone dedicate a tempo pieno e un consulente esterno, una rete vendita sul territorio formata da nove agenti, tutti provenienti dal settore, e un consulting centre dedicato. «E tutto ciò solo in un anno solare, cosa non da poco visti i risultati che stiamo ottenendo – dice Arnaldo Sala, direttore Brand Private Label di Vision Group – La scelta strategica fatta in Vision Group è stata molto semplice: in primo luogo offrire a tutti gli affiliati brand di prestigio gestiti autonomamente e solo per loro, riservando grandi vantaggi anche nei servizi messi a disposizione; in secondo luogo ridisegnare l’intera gamma di prodotti private label, partendo da una strategia di selezione che risponda alle esigenze dei nostri affiliati, puntando su proposte di qualità, diversità delle varie gamme, rapidità del servizio, tendenza del mercato e, per ultimo ma non meno importante, con un occhio di riguardo verso il consu-

matore grazie a un’offerta alla portata di tutti». Sala spiega perché sono stati scelti questi brand e qual è il significato della loro storia. «Paul & Joe e Façonnable sono marchi francesi che rappresentano il lusso – afferma il manager – Leader del proprio mercato e considerati prodotti di elevata qualità, sono stati scelti per offrire una vera alternativa in un mercato fortemente condizionato da una distribuzione non controllata dei propri prodotti da parte di molte aziende. Offrono, inoltre, opportunità di differenziazione del prodotto, aspetto di non poca importanza. RedBull è una linea pensata per il mondo dello sport: valutata ottima per la cura dei particolari e apprezzata dalla nostra filiera, si è dimostrata molto valida anche nella versione vista con forme, materiali e tipologia di montature rispondenti alle esigenze del consumatore. E il posizionamento di prezzo è vincente. Fisher-Price è un prodotto a elevato contenuto tecnico sviluppato per bambini in tenera età, caratterizzato dalla cura nei dettagli e da una scelta oculata sui materiali, per favorire un sicuro utilizzo da parte dei giovani portatori. SpongeBob è ideale per coprire una

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Attualità

Due esempi di modelli e di campagne eyewear dei marchi Blauer e Paul & Joe, che fanno parte del portafoglio di brand in esclusiva a Vision Group

fascia di mercato dai 5 agli 8 anni, con proposte interessanti, colori sgargianti e soluzioni tecniche all’avanguardia. Infine Blauer rappresenta una novità assoluta nel mondo dell’ottica: un brand molto accattivante, con uno sviluppo di collezioni che abbraccia le esigenze di tutti». Quali sono le aspettative sulle linee SpongeBob e Fisher-Price? E quale la motivazione di ampliare l’offerta agli affiliati Vision Group su due linee dedicate ai più piccoli? «Dovevamo pensare a coprire il range di opportunità per i nostri affiliati con prodotti da 0 a 12 anni, da qui la scelta su Fisher-Price e SpongeBob – sottolinea Sala – Valutate le qualità e la cura nei particolari costruttivi, insieme all’opportunità di poter gestire questi prodotti in maniera esclusiva in Italia, abbiamo deciso di impe-

gnarci seriamente anche in questo segmento commerciale, difficile da affrontare, ma di sicuro interesse per i nostri affiliati». Quali, invece, le attese su Blauer? «In occasione dell’ultimo Mido abbiamo annunciato in anteprima la linea completa alla nostra rete di agenti, ai nostri key account e a tutti i nostri affiliati presenti – ricorda il manager – E nel corso della crociera nazionale VisionOttica abbiamo presentato il campionario completo agli affiliati che hanno partecipato. L’alto apprezzamento sul lavoro svolto dai nostri colleghi da parte di tutti gli affiliati che hanno visto la collezione ci ha fatto comprendere l’importanza della scelta fatta: marchio nuovo nel mondo dell’ottica, ottima modellistica, elevata qualità nel prodotto e, soprattutto, linea in completa esclusiva sul mercato italiano, riservata a Vision Group».

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OXO Italia: i tuoi occhi valgono, niente compromessi sul benessere visivo L’80% di tutte le informazioni che arrivano al nostro cervello passa attraverso i nostri occhi. Si tratta davvero di un numero impressionante ed è per questo che la vista, per tutti noi, ha un valore inestimabile. Un valore che deve essere tutelato e protetto.

Estate periodo di saldi. Per tutto, ma non per il benessere visivo dei clienti. Non dimentichiamo, infatti, che la vista è un bene prezioso, da tenere sempre in grande considerazione

Da OXO Italia la qualità “si vede” OXO Italia è un gruppo formato da ottici optometristi: questo significa professionalità assicurata e affidabilità nel trattare tutte le problematiche connesse alla visione, senza tuttavia trascurare gli aspetti legati alla moda e al piacere di indossare un paio di occhiali “cool”. «Ci impegniamo – dichiara Daniela Poletti, marketing & communication manager di OXO Italia – a offrire a tutti i clienti dei centri ottici OXO servizi e prodotti di elevata qualità. Il benessere visivo ha un valore inestimabile e non può assolutamente essere messo a rischio con prodotti che non raggiungono il nostro standard di qualità e affidandosi a personale non esperto. Quando si tratta di occhi, dare la priorità allo sconto può non rivelarsi la scelta vincente, anzi. Noi di OXO Italia scegliamo, da oltre vent’anni, di dare a tutti i nostri associati e, quindi, ai nostri clienti una professionalità elevata, in costante aggiornamento. Chi sceglie OXO può stare certo che, da noi, la qualità non è un optional».

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Attualità

CECOP: PER THE FAB GLASSES INGAGGIA LE FASHION BLOGGER È uno degli elementi, insieme a un concorso online e a una strategia social, del piano di comunicazione del gruppo di origine spagnola per presentare al consumatore una nuova collezione femminile e creare traffico presso gli ottici associati di Nicoletta Tobia

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anciata in Spagna nel 2015, la collezio- le devono abbinare a uno dei tre personaggi ne The Fab Glasses, rivolta a un tar- femminili, in cui idealmente si riconoscono, alcuget femminile medio-alto spendente e ni accessori moda. Dopo aver inviato il modulo interessato al design e alla moda, era con la combinazione prescelta, scoprono se hangià stata presentata agli ottici partner lo scorso no vinto un buono del valore di 50 euro da utianno, in occasione di Mido. «Ora, novità impor- lizzare in un centro ottico aderente all’iniziativa. tante del 2016, il focus della comunicazione per «Abbiamo anche studiato campagne mirate a la linea di punta Capri Collection sarà concen- supporto dei punti vendita partecipanti grazie a trato invece sul consumatore finale, grazie a un un investimento strategico su Google AdWords, piano articolato e studiato ad hoc», afferma Eli- la piattaforma che permette di posizionare bansabetta Ricciotti, responsabile marketing di Ce- ner pubblicitari all’interno di oltre un milione di cop Italia. siti in Italia, per dare visibilità al brand presso L’intera campagna è basata essenzialmente sui un target preciso anche dal punto di vista della mezzi digitali. «Abbiamo innanzitutto creato un collocazione geografica e, indirettamente, ansito dedicato al marchio, verso cui confluiscono che al singolo negozio», prosegue Ricciotti. Infitutte le iniziative online e che contiene lo store ne, a completare la strategia di comunicazione locator per rintracciare i punti vendita ambassa- sono state coinvolte alcune note blogger di moda dor del brand – spiega la manager – Inoltre, ac- italiane. canto alle attività sui social, è stato sviluppato un «Come sempre proseguiamo sul cammino di metconcorso teso a ingagtere a disposizione degli associati giare le consumatrici prodotti esclusivi per aiutarli a diffinali e a dare visibiliferenziarsi e a guadagnare nuove tà a The Fab Glasses». fette di mercato, ma in questo caso Coerentemente con il abbiamo voluto fare un ulteriore pubblico di riferimento passo avanti – conclude Ricciotti – La il contest, attivo sino al decisione di creare un piano di co5 luglio, è strettamenmunicazione rivolto al consumatore te legato al mondo del finale ha, infatti, l’obiettivo di creare fashion e coinvolge le maggiore traffico sul punto vendita a clienti in un “gioco di Un’immagine della campagna 360 gradi. Anche a prescindere dalla stile” attraverso il qua- per la nuova collezione The Fab Glasses collezione The Fab Glasses in sé».

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Attualità

HOYA: CON “PROTEGGI LA TUA FAMIGLIA” UN TERZO DI VENDITE IN PIÙ La promozione ha già avuto un ottimo successo presso i centri ottici Hoya Center aderenti all’iniziativa e ora viene estesa a tutto il mese di luglio a cura della redazione

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er il secondo anno consecutre, è un’ottima occasione per favotivo gli Hoya Center hanno rire il cambio dell’occhiale con lenti compreso l’importanza di di valore a condizioni vantaggiose essere al centro della coe sta dando un deciso impulso allo municazione con la campagna “Sei sviluppo di nuove vendite: l’incretu il protagonista”, quest’anno anmento di occhiali venduti, grazie cora più ricca di attività, tra le quali agli acquisti effettuati dai familiari, l’esclusiva promozione “Proteggi la è stato del 35%. tua famiglia”, che sta riscuotendo Perché avete deciso di proroun ottimo successo. Anna Maria Nigarla e quali obiettivi vi precolini, marketing manager di Hoya figgete? Italia, racconta come è nata l’idea Gli obiettivi sono molteplici. InnanAnna Maria Nicolini, marketing di questa promozione, condividenzitutto, per continuare ad accrescemanager di Hoya Italia done i primi risultati. re le vendite ai familiari nel centro Quali sono stati i risultati dei primi due ottico a condizioni vantaggiose, così da creare anmesi della promozione, per Hoya e per i che maggiore traffico in negozio. Poi per aumentare la vendita e l’interesse per le lenti con tratcentri ottici che vi hanno aderito? I bisogni legati al benessere visivo si sono evoluti: tamento antiriflesso top BlueControl, UVControl o il consumatore 2.0 oggi deve pensare a soddisfare LongLife, anche Sensity, abituando il pubblico a anche le esigenze estetiche e protettive, oltrechè proteggere i propi occhi con lenti di qualità. visive, senza trascurare il proprio stile di vita, sem- Avete in programma di ripeterla anche pre più dinamico e digitalizzato. Abbiamo, quindi, nella seconda metà del 2016? unito la necessità di protezione e di visione nitida La promozione è stata prorgata sino alla fine di luestendendola alla famiglia, che rimane un valore glio per dare modo a tutti gli Hoya Center di utilizfondamentale per gli italiani. I risultati sono stati zarla al meglio, massimizzando inoltre gli investimolto positivi: i centri ottici che la utilizzano hanno menti effettuati in pubblicità locale. Per l’autunno registrato, infatti, un aumento di fatturato del 27% abbiamo in serbo altre iniziative per dare nuovo sia nelle vendite di lenti top coinvolte dalla pro- impulso alle vendite, in maniera sempre diversa mozione sia in quelle totali. La promozione, inol- e distintiva.

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Attualità

SULLA NAVE DEI MAGHI DELLA LUCE Al Convegno di VisionOttica 2016 sulla Costa Favolosa tutti gli oratori hanno individuato nella grande preparazione professionale degli ottici optometristi l’indispensabile bagaglio culturale per il successo dei centri VisionOttica di Jeff Longoni dottore in Psicologia, ottico, optometrista S.O.E. e membro CdA Vision Group

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omenica 1° maggio mi trovavo sulla Costa Favolosa in navigazione per Barcellona, era quasi mezzanotte ma non riuscivo a dormire. Decisi di fare un giretto per conoscere meglio questa nave che però sembra più un gigantesco albergo di dieci piani ma galleggiante e solca i mari. Quando eravamo partiti da Savona il mare era calmo ma ora “sentivo” che non era più così. I miei canali semicircolari mi informavano che il mio corpo quasi impercettibilmente si inclinava, alternativamente a destra e a sinistra, e i miei occhi invece vedevano il grande salone del traghetto immobile con un particolare, i passeggeri camminavano in modo strano un po’ a zig zag. Guardando meglio il mare da un oblò di dritta fu subito chiaro cosa fosse successo. Il lieve rollio della nave era provocato dalle onde al traverso originate dal forte vento a oltre 80 km/h del Mistral: eravamo nel Golfo del Leone. Sistema cinestetico, memoria delle mie esperienze di velista, delle onde e del vento è

ciò che ho utilizzato, ma è stata la visione lo strumento essenziale per trarre conoscenza e avere, quindi, coscienza del mondo che ci circonda. La luce è fatta da onde analoghe a quelle del mare, a parte il fatto che vanno in tutte le direzioni e non in solo due. Ci sono quindi Giuseppe, detto Jeff, Longoni queste onde che alla Convention VisionOttica 2016 ci colpiscono e la complessa combinazione dei loro moti produce l’effetto che io ora vedo voi. Questo effetto è assolutamente indifferente al fatto che nello

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Attualità

Un momento dell’escursione ad Avignone, organizzata in esclusiva per i 350 ospiti del Convegno

stesso momento tutti voi stiate guardando e ve- lisi visiva, studiare la miglior formula per comdendo me. Nello spazio che ci circonda c’è una pensare in modo ottimale le ametropie oculari terribile confusione di onde elettromagnetiche, che rileviamo. Ma il nostro contributo nella soda quelle radio ai raggi x e cosmici: un caos di cietà, e forse non ne abbiamo piena coscienza, onde che attraversa questo locale. La maggior va ben oltre la sofisticata elaborazione e norparte non le vediamo, come non vediamo l’a- malizzazione dell’immagine da parte di occhio, retina e cervello. ria eppure sappiamo All’insieme di questi che c’è. Di tutte queste Con la nostra “magia” fenomeni di propaonde elettromagnetipermettiamo agli uomini gazione della luce e che l’occhio è sensidi essere liberi di vedere, funzioni cerebrali bile a una banda ben quindi di riconoscere la verità, di corrisponde un’espeprecisa, quella del apprezzare e capire la realtà rienza consapevole, visibile, che ben coe la bellezza del mondo l’esperienza che noi nosciamo: va dai 380 modifichiamo di un ai 780 nm. La scienza che ci circonda “io” che vede. Quandell’ottica ne ha scoperto e studiato le leggi fondamentali e agli do noi pensiamo o vediamo, nel nostro cervello ottici optometristi è stato dato il compito di uti- succede un’impressionante esplosione di attilizzarle, modificando e deviando la luce a be- vità dei neuroni. L’informazione visiva, inviata neficio della visione dell’uomo. Lenti e prismi lungo il nervo ottico, arriva alla corteccia visisono gli strumenti che tutti i giorni utilizziamo va e riparte verso l’area tattile, quella uditiva e per rimettere a fuoco il mondo che ci circonda, cinestesica. Tutto questo viene integrato nelle questa quasi “magia” è a beneficio dei soggetti aree frontali del cervello e alla fine produce un cui la natura, l’età o lo stress dell’adattamento comportamento: le cose che facciamo, diciamo alle nuove prossimali attività ha reso la vista e pensiamo. La nostra esperienza consapevole, non più perfettamente funzionale. La nostra è la nostra coscienza. Con la nostra “magia” peruna professione che richiede una grande pre- mettiamo agli uomini di essere liberi di vedeparazione e competenza. Dobbiamo possedere re, quindi di riconoscere la verità, apprezzare una perfetta conoscenza degli strumenti che la e capire la realtà e la bellezza del mondo che tecnologia ci mette a disposizione e, con l’ana- ci circonda.

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Attualità

FREE OPTIK: UNO, NESSUNO E… CENTO OTTICI A fine maggio è andato in scena a Roma, a Palazzo Montemartini, con un format che ha strizzato l’occhio al cinema e al teatro, Convivium, la convention annuale della cooperativa a cura della redazione

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©Fabio Callini

ree Optik ha ospitato la propria convention annuale nel centro di Roma, in un prestigioso palazzo dell’accoglienza capitolina. Come richiesto da Stefano Mele, presidente della cooperativa che riunisce circa duecento punti vendita associati, sono stati privilegiati gli aspetti più intangibili di un incontro tra soci. La convivialità, l’estetica e il food hanno così invaso la sala congressuale bianca e nera e hanno reso piacevole una giornata dedicata anche al lavoro di gruppo. Da oltre un anno Free Optik, con la collaborazione di Nicola Di Lernia, sta operando su diversi livelli: focus sul mercato e sul cliente finale, ma soprattutto sul socio della cooperativa, considerato nella triplice veste di professionista, imprenditore e uomo. All’evento romano sono, quindi, intervenuti tre relatori d’eccezione, rispettivamente calatisi nei tre ruoli dell’ottico. Oltre allo stesso Di Lernia, che ha intrattenuto il centinaio di ospiti sulla dimensione imprenditoriale dell’ottica, hanno partecipato anche due specialisti, Giancarlo Montani, docente dell’Università del Salento, che ha interpretato il professionista, e Antonio Genovesi, specializzato in comunicazione e formazione, che ha vestito i panni dell’uomo ottico. Il gioco di parole, i gesti e i colpi di scena hanno coinvolto la platea che ha compreso il valore della sceneggiatura preparata da Mele. È stata così rappresentata la parte che l’ottico gio-

Da sinistra, il tavolo dei relatori a Convivium: Nicola Di Lernia, Stefano Mele, Giancarlo Montani e Antonio Genovesi

ca quotidianamente: le aspettative dell’uomo, le ambizioni dell’imprenditore e il pragmatismo del professionista. Un’interpretazione anomala rispetto ad altri convegni che ha riscosso una partecipazione attiva da parte dei presenti, proprio perché fatta in diretta, senza rete e con poche slide. Di Lernia, il regista dell’evento, ha inteso anche sottolineare che grazie a questo approccio il tema principale del Convivium, la customer experience, è stato introdotto senza quell’aspetto puramente tecnico che a volte la condiziona. Free Optik ha, inoltre, voluto offrire agli associati che non hanno potuto partecipare al Convivium il film dell’evento: venti minuti di interviste, tra gli altri, ai soci, ai relatori e ad Angelica Pagnelli, intervenuta alla convention con il suo format Guardaroba Occhiali.

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II CONGRESSO IRSOO Vinci (FI), 23-24 Ottobre 2016 Un giorno e mezzo di lavori, il primo dedicato a una serie di presentazioni in plenaria alternate a interventi di esperti sullo stato dell’arte delle conoscenze in vari ambiti professionali e a dibattiti con il pubblico presente; il secondo con workshop e seminari che costituiranno altrettante occasioni di adeguamento delle abilità e competenze su temi, tecniche e procedure correlate alla prevenzione visiva.

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Amarcord

SALMOIRAGHI & VIGANÒ, TUTTI GLI UOMINI CHE FECERO… L’IMPRESA Alle abili figure imprenditoriali e manageriali e alle vicende emblematiche della storia economica italiana da cui è nata è dedicato il libro che ripercorre il cammino dei 150 anni di successi e di periodi di difficoltà della catena, che oggi conta 450 negozi sul territorio nazionale e oltre 1.800 dipendenti a cura della redazione

Le vetrine del negozio Salmoiraghi di via Orefici a Milano negli anni 30

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Amarcord

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a storia di Salmoiraghi e Viganò affonda le radici nella seconda metà dell’800 e per quasi cent’anni vede le vicende delle due “anime” che le daranno vita, la Filotecnica Salmoiraghi e l’Istituto Ottico Viganò, dipanarsi pressoché in parallelo e parzialmente in concorrenza. «Non è stato facile ricostruirne il percorso soprattutto alla luce delle grandi trasformazioni avvenute in un lasso di tempo così lungo: non esistevano, specie per i primi cento anni, fonti aziendali esaustive e soprattutto non ci sono più eredi che possano darne testimonianza diretta – afferma Gianfranco Fabi, giornalista che ha curato il libro “Salmoiraghi & Viganò: storie, passioni, visioni”, presentato ufficialmente nell’aprile scorso nella sede di Regione Lombardia e dedicato ai 150 anni dell’azienda – Perciò ho dovuto cercare documenti storici nelle biblioteche, nei musei, negli archivi e reperire notizie attraverso le ricostruzioni di vari testi che trattavano della vicenda, ma solamente in maniera trasversale». Un lavoro paziente e puntuale di raccolta di informazioni, durato mesi, che ha restituito scoperte interessanti con cui è stato possibile tracciare un affresco che l’autore definisce appassionante. E che è emblematico dei caratteri dell’imprenditoria italiana e «della storia economica del nostro paese, con le vicende delle aziende familiari, la presenza delle partecipazioni statali, l’arrivo dei grandi gruppi esteri, i management buyout da parte dei dirigenti, come ha sottolineato anche il presidente Dino Tabacchi nell’introduzione del libro», prosegue Fabi. Quella di Salmoiraghi & Viganò è anche, aspetto che l’autore ha voluto mettere in luce, «una storia di grandi uomini di ingegno e imprenditori abili e lungimiranti», oltre che strettamente legata alla città di Milano. «Soprattutto quella di Angelo Salmoiraghi è una figura di un grande borghese milanese – ricorda Fabi – molto impegnato nella società civile e nel mondo dell’industria dei primi anni del Novecento: è stato presidente della Camera di Commercio di Milano e artefice della nascita di Unioncamere, tra i primi insigniti del titolo di Cavaliere del Lavoro. Ed è stato anche Senatore del Regno». A

Durante l’esposizione internazionale di Milano del 1906, momento fondamentale per lo sviluppo economico italiano e milanese in particolare, una delle maggiori attrazioni fu il faro Salmoiraghi, 55 metri di altezza, il cui fascio luminoso era visibile anche da Bergamo e dal Comasco

lui è dedicata anche una via, nel quartiere QT8. All’inizio del lungo cammino inquadrato dal libro c’è Ignazio Porro, cultore dell’ottica e costruttore di strumenti, che fonda nel 1865 la Filotecnica, «tanto abile ed esperto dal punto di vista tecnico quanto scarsamente dotato sul piano delle competenze imprenditoriali», osserva Fabi. Alla sua vicenda si intreccia quella di Angelo Salmoiraghi, che nel 1870 entra nell’azienda del Porro, di cui era stato allievo al Politecnico, la rileva tre anni più tardi e la fa diventare un’industria di successo, specializzata nel campo delle lenti e delle applicazioni ottiche. E che affianca alla produzione una inizialmente piccola catena di negozi che intorno al 1960 arriverà a contare 25 punti vendita distribuiti su tutto il territorio nazionale.

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Amarcord stabilimento fatto costruire in via Raffaello Sanzio a Milano, uno dei maggiori produttori di lenti, apparecchi di misura e strumenti per la navigazione aerea e navale. Dal canto suo l’Istituto Ottico Viganò, il cui core business sono i negozi di ottica, si espande con l’apertura di punti vendita a Roma e in altre città. Altro tratto distintivo di questa storia è il passaggio generazionale, con cui si creano le premesse per quella svolta a seguito della quale le due realtà vedranno progressivamente unirsi i loro cammini, fin qui ancora separati. Da una parte Angelo Salmoiraghi, che nel 1937, due anni prima di morire senza lasciare eredi, cede la Filotecnica all’Iri, l’Istituto per la ricostruzione industriale che era stato creato negli anni 30 per salvare le banche e a loro volta le imprese, facendola entrare sotto il grande mantello dell’industria pubblica. Nell’agosto del 1943 lo stabilimento di Milano viene bombardato perché, dal momento che produce strumentazioni per la Marina, è un obiettivo bellico e nel dopoguerra l’azienda deve praticamente rimettersi in piedi partendo da zero. In seguito, nell’ambito delle periodiche riorganizzazioni all’interno delle partecipazioni statali, viene smembrata per quanto riguarda le attività produttive e, infine, si ritrova a gestire solamente i negozi di ottica. Dall’altro lato, Gianni Viganò nel dopoguerra consolida la propria attività. Nel 1951 a Rovereto, in provincia di Trento, apre anche la Meccanoptica Leonardo, stabilimento per la produzione di occhiali che ottiene un grande

Lo storico edificio nel cuore della città di Milano dove fu aperto l’Istituto Ottico Viganò nel 1933

Parallelamente a quella di Salmoiraghi si snoda la storia di altri due imprenditori intraprendenti, di origini brianzole: Angelo Viganò, che dopo aver avviato la propria attività girando i mercati di quartiere del capoluogo lombardo con un carrettino bancarella, dove prova sul posto le montature e le lenti più adatte ai clienti, decide di aprire un negozio di occhiali e strumenti ottici in via Tommaso Grossi a pochi passi dal Duomo, e di suo figlio Gianni, che fa crescere nel tempo l’attività di famiglia anche grazie alle sue innovative strategie di marketing, come l’esame della vista gratuito e la realizzazione di negozi d’avanguardia progettati da grandi architetti. Nella prima metà del Novecento la Filotecnica Salmoiraghi si afferma sia in campo commerciale sia industriale diventando, con il grande

Lo stabilimento, tra i più moderni dell’epoca, di Meccanoptica Leonardo, la fabbrica di occhiali che Gianni Viganò aprì nel 1951 a Rovereto, in provincia di Trento

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Due generazioni della famiglia Tabacchi, oggi al timone dell’azienda: da sinistra Edoardo, Emanuele Maria e il padre Dino, insieme all’amministratore delegato Giorgio Candido

una struttura solida e maggiore sicurezza alle due società è Giuseppe Mangano, che guida il processo di unificazione dei due marchi a partire dal 1985 per quasi dieci anni. La Salmoiraghi & Viganò Spa nasce nel 1993 e l’anno successivo si verifica un’altra svolta quando, con una grande operazione di management buyout, un gruppo di alti dirigenti acquisisce il controllo della società inglese, di cui Mangano rimarrà presidente fino all’inizio del nuovo millennio. A guidarli è Riccardo Perdomi, che poi rileverà il ramo italiano costituito dai negozi a insegna Salmoraghi & Viganò. Pochi anni dopo, infine, l’ultimo snodo decisivo, con l’entrata in scena di Dino Tabacchi che porta nuove risorse finanziarie fondamentali per il rilancio, oltre a una grande esperienza nel settore. Dopo aver ceduto al fratello Vittorio le proprie quote dell’azienda di famiglia, la Safilo di Padova, fondata nel 1934 dal padre Guglielmo, Tabacchi contatta Perdomi e manifesta il proprio interesse per Salmoiraghi & Viganò: l’accordo si perfeziona nell’aprile del 2002. L’azienda entra così nel capitolo più recente della sua storia, in cui, grazie a cospicui investimenti, apre centinaia di negozi fino a triplicarne il numero, sviluppando sia il brand storico Salmoiraghi & Viganò sia il marchio VistaSì. E oggi, dopo i suoi primi 150 anni, conta su 450 negozi in tutta Italia e oltre 1.800 dipendenti.

Il manifesto con il celebre slogan in dialetto milanese “Ne podi pù de vedeggh nò per mett i occiaj del Viganò”, ideato da Giovanni Barrella, poeta e attore cui Gianni Viganò era particolarmente legato

successo grazie al brevetto di una particolare cerniera elastica, chiamata Sferoflex, da applicare su tutte le montature. Ma dieci anni più tardi la sua decisione di entrare nel settore degli apparecchi tv acquisendo la Allocchio Bacchini si rivela invece fallimentare. E così maturano le condizioni per cui negli anni 70 le attività commerciali di entrambe le società in difficoltà vengano rilevate a poca distanza l’una dall’altra dalla britannica Dollond & Aitchinson. «Il processo che porta alla creazione di un’azienda unica dalle due realtà avviene però gradualmente – ricorda Fabi – Per circa 20 anni marciano separatamente anche se sotto la stessa proprietà. Praticamente diverranno una società unica solamente a metà degli anni 80». Figura chiave nel percorso che porta a dare

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Practice Management

PRESBIOPIA: 10 PASSAGGI PER ARRIVARE ALLA LODE Da questo numero la rubrica affronta il mercato degli over 40 e le sue importanti applicazioni: una premessa e dieci articoli per dare un messaggio e una risposta a un segmento infinito, il primo e forse l’unico per l’ottica del futuro

di Nicola Di Lernia Esperto del mercato dell’ottica

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duardo De Filippo sosteneva che “Gli esami non finiscono mai”. Questa sentenza ci riporta con il sorriso alla consapevolezza che, sebbene la scuola dei banchi sia finita da un pezzo, quella della vita è sempre attiva. Così eccomi a raccontarvi una storia semplice, talmente semplice che probabilmente all’inizio non la prenderete del tutto sul serio. Il progresso ha vertiginosamente aumentato la complessità del nostro mondo a tutti i livelli: culturale, scientifico, tecnologico, sociale. Spesso non siamo consapevoli che molte volte tale complessità è superflua. E a volte gli stessi numeri lo sono. Se vogliamo raggiungere efficienza e soprattutto efficacia in ogni attività, è allora necessario, e possibile, semplificare il nostro modo di pensare e di agire. Per questo ho pensato a un libro e a una rubrica che ci accompagnerà per 11 nume-

ri: per raccontare l’esigenza della metà della popolazione che può essere soddisfatta in un modo totalmente o parzialmente diverso da quello fatto finora. Creare un’ottica 2.0 dal mondo degli over 40 è possibile. È sufficiente esercitare il pensiero di Steve Jobs con il suo “think different” dei nostri anni piuttosto che mutuare quello di Albert Einstein che asseriva molto tempo prima: “abbiamo bisogno di un nuovo modo di pensare per risolvere i problemi causati dal vecchio modo di pensare”. Probabilmente Jobs, leggendo Einstein, ha usato anche lui la chiave della semplicità. Nulla è più ingannevole di un fatto ovvio Abbiamo più volte rilevato come il mercato delle lenti progressive, più precisamente quello della presbiopia e degli over 40, sia un mercato ancora fortemente inespresso in Italia. Esistono due dati

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Practice Management

© Sergey Uryadnikov

Alla zampa di ogni uccello che vola è legato il filo dell’infinito (Victor Hugo)

assoluti e incancellabili: siamo tra gli ultimi pae- di un detective per poter ripartire da lì, senza vie si d’Europa sia per penetrazione del prodotto sia di fuga ingannevoli. L’opinione di Holmes al riper prima “assunzione” dello stesso (56 anni). Di guardo è sempre lapidaria: “il ragionatore ideale fronte a uno scenario di bassa classifica, ai pre- una volta che gli viene mostrato un singolo fatto montati fuori dal canale ottico, alla competizione in tutti i suoi aspetti ne dedurrebbe non solo una confusionaria al ribasso del retail, al passaparola catena di eventi che a esso ha portato, ma anche negativo del cliente che ha provato il primo prez- tutti i risultati che da esso derivano”. Bene, è allozo ed è stato “scottato” mi sorge una domanda ra l’analisi attenta e acuta ciò che mancava alla per tutti: chi ve l’ha fatto fare? Ho la sensazione nostra ricerca e la conseguente spiegazione indiretta dei suoi effetti. che sia stato gettato a terra un Eccomi qui, di nuovo proiettato vaso prezioso e che ognuno sia ai giorni nostri ma con un’illumisoddisfatto di raccoglierne un nazione creatami dal più grande frammento. Non voglio anticipare detective del mondo. Non possiafalse o semplici sentenze, sebbene mo fermarci ai fatti ovvi elencati ritenga che ricomporre il vaso sia nelle pagine precedenti. A volun’impresa difficile ma non imte, discutendo di un problema, si possibile. E siamo qui per quello. parla troppo di soluzioni e non si A volte dobbiamo rifarci ai grandi analizza il problema stesso nei della letteratura gialla per poter suoi dettagli. Di fatto diventiamo trovare spunti alla risoluzione di detective prevenuti e agiamo imun caso come questo. Se potessi mediatamente come se la soluziochiedere a Sherlock Holmes cosa ne fosse una questione di tempo e ne pensa a riguardo, il grande denon di ragionamento. Il problema, tective inglese mi risponderebbe invece, va analizzato in tutte le indirettamente con una suggestiosue sfaccettature al fine di renderne tipica delle sue famose uscite. La copertina di “Presbiopia 10 e lode”, scritto da Nicola Di Lernia, pubblicato Secondo Holmes, il detective pre- da FGE e in vendita sul sito dell’editore lo la prima chiave di lettura per risolverlo. Dopo aver indagato su venuto si descrive così: “nulla è più ingannevole di un fatto ovvio… la tentazione tutto ciò che non funziona o potrebbe funzionare, di formulare ipotesi premature sulla base di dati allora si può credere di poter concordare assieinsufficienti è la rovina della nostra professione”. me quale potrebbe essere la realtà concreta, lo Alla luce di tale affermazione potrei credere che scenario immaginario, che farebbe ritenere a tutti quanto ho detto riguardo l’ottica possa essere in che il problema non sussiste più e che l’obiettivo parte frutto di questo tranello. Cerco da Holmes vero è raggiunto. Nulla è più ingannevole di un di comprendere qual è l’atteggiamento “astuto” fatto ovvio. Direbbe Sherlock Holmes.

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Il nuovo capitale

COMUNICARE DA LEADER IN NEGOZIO Significa aumentare il livello qualitativo della comunicazione, non solo lavorare sulla quantità di parole dette, perché oggi fare impresa passa attraverso il coinvolgimento comunicativo di collaboratori, clienti, fornitori e del mercato stesso

di Michaela Gariboldi e Paolo Valentini*

I

più sono consapevoli che parlare significa esprimere la propria opinione in merito a qualcosa, ma non sanno definire quali siano le caratteristiche che differenziano l’attività dal comunicare. In realtà la differenza è tanto semplice da afferrare quanto difficile da accettare e mettere in pratica. Per comprendere a fondo il concetto di comunicazione, si può iniziare analizzando la parola stessa per poi dividerla: il risultato che ne deriva è “comune-azione”. Un’azione comune, un’azione congiunta. Un manager parla con il suo collaboratore. I due hanno uno scambio di vedute, ma alla fine ognuno rimane dell’opinione originale. Entrambi sosterranno che è impossibile comunicare l’uno con l’altro. Riescono a parlare, ma non

riescono a comunicare. Che cosa stanno dicendo? Stanno dicendo che non riescono a mettere in atto un’azione comune, un’azione congiunta. Stanno dicendo che non riescono a trovare un accordo, che non riescono a essere in armonia. La comunicazione ha come fine ultimo la comprensione. Comprendere significa capire, far rientrare in sé qualcosa, far propria una cosa. Un concetto che hai fatto tuo è tuo, non c’è bisogno di ricordarlo. Quante volte un titolare o un manager si è trovato nella situazione di non riuscire a trasmettere efficacemente un pensiero, un concetto o un obiettivo a un proprio collaboratore? Quante volte ha dovuto ripetere le stesse cose fino alla frustrazione? Troppo frequentemente si finisce per scoraggiarsi e pensare che forse siamo noi e pochi altri a capire veramente le cose. Troppo spesso si finisce per dire: “non mi capiscono!” o, ancora peggio: “non vogliono capire!”. Eppure oggi fare impresa passa necessariamente attraverso un coinvolgimento comunicativo non solo dei propri collaboratori ma anche dei clienti, dei fornitori e del mercato in generale. Sebbene ognuno di noi sia mediamente convinto di riuscire a spiegarsi bene e si consideri efficace nelle sue re-

* Michaela Gariboldi, socia di Open Source Management, è specializzata in risorse umane e management per le Pmi italiane. * Paolo Valentini, esperto in marketing e gestione delle risorse umane, con un focus pluriennale sul mercato ottico italiano, è titolare di I-Profile Venezia. Open Source Management opera nel mondo della consulenza aziendale. I-Profile Venezia è l’azienda franchisee di Osm per le province di Rovigo e Venezia.

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Il nuovo capitale le, altrimenti è difficile trasferire i messaggi e, infine, gli interlocutori devono avere almeno alcuni punti di vista in comune da cui partire, altrimenti ognuno di loro cercherà di imporre i suoi, senza alcun risultato. È fondamentale, dunque, capire come la vede la persona che ho di fronte, prima di promuovere la mia idea, così da sapere da dove partire per avere punti di vista in comune e iniziare a dire la nostra. Appare necessario, inoltre, sforzarsi di trovare punti positivi nell’altro, anche quando non abbiamo inizialmente un gran feeling con questa persona. Il secondo fattore, la determinazione, dipende da quanto una persona desideri con tutta se stessa una cosa e lo esprima in modo diretto e convincente. Questo fattore è massimo quando nasciamo e poi via via può affievolirsi. Pensate a un bimbo che desidera fare oppure ottenere qualcosa: non lo ferma nessuno. Quando una persona focalizza la propria volontà verso un obiettivo è molto più facile che questo si realizzi. Lo stesso avviene quando vogliamo comunicare: se c’è titubanza o incertezza, il messaggio spesso non arriva come dovrebbe. In questo caso consigliamo, soprattutto quando bisogna comunicare qualcosa d’importante a qualcuno, di prepararsi bene prima i punti salienti del discorso, di chiarirsi l’obiettivo da ottenere, di supporre eventuali obiezioni del nostro interlocutore, così da non ritirarci quando ci sentiamo dire che non è d’accordo con noi. Un altro consiglio è allenarsi a dire le nostre intenzioni come affermazioni anziché come punti di vista: se penso che oggi sarà una bella giornata, quello che devo esprimere è semplicemente “oggi è una bella giornata!”, non cose del tipo “penso che oggi potrebbe essere una bella giornata”. Ecco cosa ci ha detto il nostro cliente Federico, dopo aver lavorato sull’aspetto della comunicazione: “anche se scontato, ho cominciato a essere più attento alle persone intorno a me, parlando con loro e cercando di comprenderle tutti i loro bisogni. Determinante è stato curare un obiettivo comune, dare delle mete e coinvolgere tutti in tutte le attività chiedendo anche il loro parere. Nuove persone giovani che comprendono bene che con sincero interesse voglio condividere le mie conoscenze ed esperienze per crescere tutti insieme: questo lo capiscono e lo apprezzano, almeno è quello che percepisco. E lo sentono anche i clienti, colgono il clima collaborativo e costruttivo, il che ha incrementato il passaparola positivo e, quindi, anche il fatturato”.

lazioni, ci sono margini di miglioramento assolutamente ampi. Tecniche di comunicazione

Canale di percezione

Solo Verbale

solo udito

20%

Grafica - Gestuale - Simbolica

solo vista

30%

Mista

udito + vista

50%

Mista Interattiva

udito + vista + discussione

70%

udito + vista + + discussione + uso

90%

Mista Interattiva + + Sperimentazione

Percentuale approssimata di apprendimento

Fonte: Open Source Management

Questa tabella dimostra che per comunicare efficacemente non basta solo esprimersi verbalmente: anzi, la possibilità di essere compresi aumenta enormemente con l’aumento dell’utilizzo di altri strumenti (grafici, disegni, discussioni interattive, sperimentare insieme qualcosa, ecc). Ciò significa che quando devo passare un messaggio a un collaboratore o a un cliente, non è sufficiente spiegargli solo verbalmente l’argomento di cui si sta parlando, ma bisogna mostrargli nella pratica la questione, chiedere magari il suo punto di vista, fare in modo che lui sperimenti (dove è possibile) la cosa stessa o che gliela si faccia provare nella pratica. Dobbiamo convenire che il coinvolgimento attivo dell’altra parte in gioco nella comunicazione è essenziale perché la comprensione possa avere luogo. Non meravigliatevi se vi siete ritrovati a ripetere mille volte le stesse cose a un vostro collaboratore. Rendetevi conto che, nel migliore dei casi, non siete andati oltre il 50% della potenziale comprensione. Dobbiamo fare un passo ulteriore e capire che comunicare da leader significa aumentare il livello qualitativo della propria comunicazione e non solo lavorare sulla quantità di parole dette. Un responsabile chiede ai propri uomini che gli ordini o quanto discusso venga compreso e concretizzato. Per attuare questi processi entrano in gioco due fattori: la comprensione e la determinazione. La comprensione è composta da tre caratteristiche: la comunicazione appunto, il feeling e il punto di vista. Per riuscire a comprendersi, quindi, bisogna innanzitutto comunicare a vicenda nel modo corretto, ci si deve anche un po’ “piacere”, cioè le parti che interagiscono devono provare un po’ di affetto vicendevo-

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Strategie d’impresa

CAMBIARE? SOLO AUMENTANDO EFFICIENZA ED EFFICACIA Tra i molti e interessanti interventi al convegno “L’ottico tra impresa e professione”, dell’aprile scorso a Firenze, la relazione di Gianni Forlini, professionista e imprenditore dell’ottica, è stata una bella testimonianza su come il cambiamento si possa e si debba gestire, anziché subire. Ma questo dipende dalla volontà del singolo e dal ruolo che si decide di avere

di Anna Gatti*

L’

evento “L’ottico tra impresa e professione”, organizzato da Sga-Sioo l’aprile scorso a Firenze, che ha trattato di come l’ottico di oggi debba essere non solamente professionista ma anche imprenditore, è stato uno degli appuntamenti più interessanti degli ultimi mesi. Le aziende presenti, leader nelle montature, lenti oftalmiche e lenti a contatto, hanno esposto un’analisi di mercato comunque positiva, evidenziando spazi ancora disponibili da colmare, maggiori per lac e oftalmica, minori per l’eyewear.

Gli acquisti online sono in costante aumento e il negozio deve offrire sempre di più servizi correlati alla vendita del prodotto. È emerso, inoltre, come il mercato stia cambiando velocemente e come le catene si stiano adeguando. Andrea Cappellini, coordinatore della Scuola di Gestione Aziendale di Firenze, ha esposto in modo chiaro ed efficace il concetto di “consapevolezza”, indispensabile all’ottico imprenditore per continuare il proprio percorso di crescita. Ha parlato così di competenze tecnico-professionali (saper fare bene), gestionali (saper essere) e relazionali (saper comunicare), oggi fondamentali per migliorare il proprio business. Ha poi illustrato il questionario proposto a un centinaio di ottici da cui è emerso, tra l’altro, che il 61% del campione ricerca corsi

* Anna Gatti, consulente aziendale, titolare di A&G Studio di Bologna, specializzato nel controllo di gestione e analisi dei costi.

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Strategie d’impresa gratuiti. Chiara Visentin di Bludata ha presentato la dinamicità della propria azienda parlando della nuova app “Il mio ottico” e del grande lavoro (purtroppo non sempre riconosciuto, nda) necessario per offrire attraverso Focus servizi finalizzati a velocizzare l’attività che viene svolta all’interno del punto vendita. Francesca Rulli, consulente specializzata in controllo di gestione, ha parlato di “un’azienda che non ha paura di cambiare”, spiegando che cambiamento significa creazione di nuove azioni per continuare a creare valore per il futuro, acquisendo nuovi modelli di gestione. L’aumento di efficienza ed efficacia è indispensabile per realizzare il cambiamento. Tant’è che la frase più ripetuta durante l’evento fiorentino è stato il principio darwiniano “le specie per sopravvivere all’ambiente che cambia non devono mai smettere di evolversi”. Gianni Forlini, ottico indipendente romagnolo, ha così raccontato la propria esperienza intitolando la relazione “La trasformazione del modello distributivo: opportunità o minaccia?” e ha raccontato come ha deciso di affrontare il cambiamento epocale che sta vivendo il settore ottico. Anche lui, come tanti colleghi presenti, aveva iniziato puntando tutto sulla professione, sicuro che fosse sufficiente a produrre redditività e a salvaguardarsi dai concorrenti. Poi, nel corso degli anni, si è accorto che questa unica visione del business non era più sufficiente perché stavano cambiando i clienti, i fornitori e il mondo nel quale viveva. Ha raccontato così il disagio di essersi sentito fra l’incudine e il martello, schiacciato tra fornitore e cliente. Ha citato la Regina Rossa di Alice nel Paese delle Meraviglie, spiegando il principio di “non smettere di correre per non cadere” e la doppia velocità che si deve assumere se ci si vuole spostare. Ha ricordato che faceva parte di un gruppo d’acquisto, da cui decise di uscire per correre da solo, consapevole di quante nuove competenze doveva acquisire per raggiungere gli obiettivi che si era prefissato. Il suo negozio doveva diventare un’azienda e procedere seguendo uno schema ben preciso: mission, vision, carta dei valori diventano le parole d’ordine che i suoi collaboratori devono capire e fare propri. La tappa successiva è far diventare brand il nome del negozio offrendo servizi distintivi e rendendolo riconoscibile. Per vincere sull’online è necessario migliorare il servizio all’interno dei punti

di vendita migliorandone la qualità. L’importanza del controllo di gestione e dell’analisi dei costi coniugato all’utilizzo di Focus, come strumento di business intelligence, è vincente perché gli permette di gestire il proprio magazzino attraverso le analisi relative al venduto per fasce di prezzo, all’indice di rotazione e al category management. Grazie anche alla conoscenza approfondita dei propri negozi è entrato nel progetto Stars di Luxottica, che utilizza anche come strumento di crescita e condivisione con i propri collaboratori. Forlini ha quindi spiegato come sia necessario dotarsi di un cruscotto aziendale che, attraverso indicatori di prestazione, gli evidenzi in ogni momento come stanno procedendo le vendite e le performance dei suoi negozi. L’analisi dello scontrino medio mensile e il Kpi relativo alle vendite di lenti progressive diventano in tal modo verifiche importanti nel corso dell’esercizio fiscale. Le informazioni di cui ora dispone gli permettono di non farlo più sentire fra l’incudine e il martello, con la consapevolezza che i fornitori sono da vivere come partner, con cui condividere accordi commerciali, obiettivi e il percorso nell’innovazione. L’attenzione si sposta poi sui clienti, risorsa primaria del negozio di ottica. La necessità di conoscere la propria clientela gli permetterà di raggiungerla in modo diretto, attraverso campagne di marketing mirate con l’obiettivo di aumentare il proprio fatturato. Ha parlato di Crm analitica e operativa evidenziando lo scopo e l’obiettivo che si è prefissato: raggiungere il profilo del buyer che frequenta i suoi negozi, per comunicare con i clienti nel modo più efficace e migliorare sempre più l’immagine e il servizio da offrire. Questi dati saranno integrati con il mondo dei social: ha, infatti, presentato una redemption molto interessante realizzata dal match tra Facebook e anagrafica di Focus che evidenzia come il 52% delle persone che segue la pagina Facebook del negozio non sia costituita da clienti attivi. Ha concluso che fra gli obiettivi che si è posto per il 2016 c’è pure quello di far diventare clienti dei suoi negozi anche questo 52% e che web marketing e direct marketing hanno lo scopo di creare interesse, engagement, fiducia. La frase con cui si è congedato è la sua visione di come deve comportarsi un ottico indipendente oggi: atteggiamento da microscopio e, insieme, atteggiamento da telescopio.

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Lab

LUCE BLU: QUANTO INCIDONO I LED? Prosegue il confronto tra professionisti della visione sull’esposizione a fonti ritenute a rischio per la salute oculare: attenzione alle nuove sorgenti luminose e all’effetto cumulativo prodotto di Luigi Lupelli docente Università Roma Tre e IBZ-Aston University

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Eye all’inizio del 2016, è stato riportato, nella ricerca di O’Hagan e collaboratori, che l’emissione delle radiazioni provenienti da diversi dispositivi digitali non rappresenta un rischio per la salute della retina. I risultati di tale ricerca appaiono rassicuranti, specialmente se analizzati isolati. Va però considerato che, al momento, non è noto quali possano essere gli effetti sulla retina se l’uso dei dispositivi digitali è associato alla crescente diffusione dell’esposizione oculare all’illuminazione ambientale con lampade Led che, con la nuova generazione, inizia in età infantile e permane fino all’età più avanzata. Inoltre l’energia luminosa si caratterizza per un effetto cumulativo di diverse caratteristiche, come la lunghezza d’onda, l’intensità, la durata e il momento dell’esposizione. D’altra parte, non essendo noti gli effetti a tempi lunghi di tale prolungata esposizione, sia i produttori di lenti per occhiali sia le aziende che producono dispositivi digitali sviluppano tecnologie, ottiche o informatiche, per limitare l’irraggiamento oculare da parte della luce blu. In uno studio pubblicato alla fine del 2014 van der Lely e il suo gruppo di ricerca hanno mostrato l’effetto positivo, in adolescenti, dell’uso di filtri che assorbono la luce blu. Infatti questi sono in grado di attenuare, in maniera significativa, la soppressione di melatonina e melanopsina, contribuendo così a ridurre l’eccessivo stato di vigilanza che può disturbare il sonno notturno. In definitiva vanno apprezzati sia il crescente interesse della comunità scientifica sia la maggior presa di coscienza da parte del pubblico, che viene finalmente sensibilizzato sul tema dei potenziali effetti della luce blu sull’occhio.

uella parte dell’energia elettromagnetica che comprende la radiazione ultravioletta e la luce blu è stata, da qualche tempo, riconosciuta essere fototossica per l’occhio. Nell’ultimo decennio stiamo assistendo a una rivoluzione nel campo delle sorgenti luminose: quelle a incandescenza sono state, abbastanza rapidamente, sostituite da sorgenti compatte a fluorescenza (CFLs) e, sempre di più, da Light-Emitting Diodes (Led), che emettono energia luminosa bicromatica e hanno il picco di emissione della luce blu a 450-470 nm. La tecnologia Led è ora dominante negli schermi televisivi e anche negli schermi per computer e i dispositivi digitali mobili, come tablet o smartphone. Tale cambiamento è stato trainato non da specifiche necessità del consumatore, ma da interessi che riguardano più che altro il rapporto economico favorevole, essendo tale sorgente luminosa caratterizzata, nello stesso tempo, da alta efficienza e bassa energia. Dati riportati da The Vision Council negli Stati Uniti, all’inizio del 2016, sottolineano che tali fonti di radiazione visibile a corta lunghezza d’onda (blu) possono, potenzialmente, causare non soltanto stress visivo (nel 65% dei 10 mila soggetti intervistati), ma anche danneggiamenti, per effetto di un’esposizione cronica, delle cellule retiniche e un’alterazione del ciclo sonno-veglia. I giovani sono i soggetti a più alto rischio perché la “finestra” dell’occhio, la pupilla, è di dimensioni maggiori e il cristallino non assorbe la corta lunghezza d’onda come nell’adulto. Durante i lavori del Cambridge Ophthalmological Symposium, che sono stati pubblicati sulla rivista

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Lab

LUCI E OMBRE DELLO SPETTRO DEL BLU Oggi e domani ci troveremo sempre più spesso di fronte alla scelta di prescrivere lenti con filtro anti luce blu o meno: quali pazienti potrebbero trarne beneficio e con quali evidenze?

di Francesco Loperfido responsabile del servizio di Oftalmologia generale della divisione di Oftalmologia, Ospedale San Raffaele di Milano, professore a contratto presso l’Università Vita e Salute San Raffaele di Milano (ha collaborato Alessandro Marchese, medico specializzando in Oftalmologia, Ospedale San Raffaele di Milano)

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a luce blu fa parte dello spettro del visibile e va circa dai 400 ai 500 nm. Molti effetti sono stati attribuiti a questa banda luminosa, sia benefici sia dannosi. Tuttavia la maggior parte dipende dalla lunghezza d’onda che interagisce con l’occhio. Per questa ragione appare più corretto suddividere la luce blu in due componenti: blu-violetto (400-450 nm) e blu-turchese (450-500 nm), con carica energetica ed effetti biologici diversi. La luce blu-violetto, infatti, in virtù della sua più alta energia è stata collegata alla possibili-

tà d’indurre un danno fotochimico alla retina, specie per esposizioni cumulative o prolungate [Roechlecke C; Osborne NN]. Sono proprio questo tipo di esposizioni le più preoccupanti per il futuro, perché è più difficile effettuare studi e misure nel tempo per stabilire una soglia di tossicità. Infatti le normative di sicurezza vigenti, utilizzate per valutare le fonti di luce, tengono spesso conto solo degli effetti generati da un’esposizione acuta. Con la diffusione di fonti luminose a basso consumo, gli spettri di emissione cui l’occhio viene esposto stanno progres-

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Lab ciale è tutta da valutare. L’attenzione attuale del mondo dell’elettronica da un lato è indirizzata verso la preparazione di sistemi anti luce blu, direttamente sui dispositivi; e, dall’altro, verso le analisi delle emissioni, dal momento che non sappiamo l’esatta percentuale e il rapporto di luce blu presente nei nuovi televisori a Led, negli smartphone e nei tablet. Questo è un campo sicuramente da approfondire, perché il vecchio detto “prevenire è meglio che curare” mai come in questo caso può avere un suo perché. La possibilità di avere delle nuove lenti in grado di garantire una migliore fotoprotezione rappresenta un’utile aggiunta agli strumenti di cui già possiamo disporre. In particolare iniziano a comparire studi che dimostrano come questi filtri, anche quando applicati in occhiale, siano in grado di produrre effetti clinicamente significativi sul paziente. È stato dimostrato, infatti, come l’utilizzo di lenti capaci di schermare la luce blu-violetto sia in grado di diminuire l’abbagliamento e di aumentare la qualità visiva in pazienti con irregolarità del film lacrimale [Koh S]. Questi effetti sono immediati e dipendono dall’attenuazione delle aberrazioni ottiche prodotte dalla luce blu.

sivamente cambiando. Si è passati dall’utilizzo principale di lampadine a incandescenza a fonti luminose di ultima generazione, quali i Led per esempio, con uno spettro di emissione fortemente spostato verso quello del blu. La distinzione tra luce blu-violetto e blu-turchese appare ancora più rilevante perché tra poco avremo lenti ad assorbimento selettivo per queste componenti. Tali lenti di ultima generazione sono state recentemente sviluppate seguendo diverse linee di ricerca. Tra queste, molti lavori sono stati condotti nei pazienti operati di cataratta per ottimizzare la scelta della lente da impiantare. Si è visto, per esempio, che per ottenere un giusto equilibrio tra fotoprotezione e fotoesposizione, il cut-off ideale sarebbe da porre circa a 445 nm [van de Kraats J]. Chiaramente l’attuale attenzione è rivolta nel dissociare queste due componenti, perché il range di protezione deve comprendere sia la popolazione scolare sia gli adulti e gli anziani. Facendo ciò ci si protegge dal blu viola, ma si conserva la regolazione del ritmo sonno veglia. Infatti la luce blu-turchese, al contrario di quella blu-violetto, è nota soprattutto per le sue proprietà regolatorie sui ritmi circadiani e l’esposizione a questa frequenza, specie di primo mattino, risveglia l’attenzione e migliora l’umore [Rucker F]. L’incidenza degli effetti della luce blu artifi-

Riferimenti bibliografici • Roechlecke C, Schaller A, Knels L and Funk RHW. The influence of sublethal blue light exposure on human RPE cells. Molecular Vision. 2009; 15:1929-1938. • Osborne NN, Núñez-Álvarez C, Del Olmo-Aguado S. The effect of visual blue light on mitochondrial function associated with retinal ganglions cells. Exp Eye Res. 2014 Nov;128:8-14 • van de Kraats J, van Norren D: Sharp cutoff filters in intraocular lenses optimize the balance between light reception and light protection. J Cataract Refract Surg 2007; 33(5):879-887. • Koh S, Maeda N, Horohara Y, Mihashi T, Bessho K, Hori Y, et al. Serial measurements of higher-order aberrations after blinking in patients with dry eye. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2008; 49: 133–138. • Rucker F, Britton S, Spatcher M, Hanowsky S. Blue Light Protects Against Temporal Frequency Sensitive Refractive Changes. Invest Ophthalmol Vis Sci. 2015 Sep; 56(10): 6121–6131.

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Education

IRSOO: RICERCA E CLINICA OPTOMETRICA AL SERVIZIO DELLA PREVENZIONE VISIVA È il tema del secondo congresso in programma il 23 e 24 ottobre all’Istituto di Vinci, dopo la positiva esperienza del debutto di due anni fa a cura della redazione

O

ltre venti professionisti, tutti nomi noti dell’optometria italiana, e quasi altrettanti giovani optometristi e ricercatori, si riuniranno a Vinci per dare valore e qualità al secondo congresso Irsoo. Laura Boccardo, Antonio Calossi, Mirko Chinellato, Carlo Falleni, Alessandro Fossetti, Mauro Frisani; e, ancora, Pietro Gheller, Giampaolo Lucarini, Luigi Lupelli, Silvio Maffioletti, Giuseppe Migliori, Luciano Parenti, Salvatore Pintus, Anto Rossetti, Paolo Sostegni, Giuseppe Toffoli, Maria Tricarico e Barbara Venturi saranno tra i relatori all’evento del prossimo ottobre nella località toscana. «Il programma sarà dedicato alle ricadute cliniche della ricerca optometrica, con un fo-

cus sulla prevenzione visiva, un tema che, in futuro, si troverà sempre più al centro dell’attività optometrica e, dunque, anche della formazione – ricorda il direttore dell’Irsoo, Alessandro Fossetti – Relatori di rilievo condurranno le tre sessioni in plenaria della domenica, dedicate alle ricerche cliniche e sperimentali effettuate al nostro Istituto, ma anche a tavole rotonde di esperti e al dibattito con il pubblico presente, nonché i sei workshop del lunedì, che costituiranno altrettante occasioni di adeguamento delle abilità e competenze su temi, tecniche e procedure correlate alla prevenzione visiva». Fossetti è il responsabile scientifico del Congresso con Laura Boccardo che sarà anche coordinatrice.

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Alessandro Fossetti, direttore di Irsoo

«Le tre sessioni plenarie della domenica saranno focalizzate su altrettanti argomenti di grande interesse optometrico, sui quali lavorano in tutto il mondo centri universitari e la-


Education

Da sinistra, Carlo Falleni, Fabrizio Zeri, Paolo Soragni, Fossetti e Luigi Lupelli durante una tavola rotonda alla prima edizione del congresso Irsoo, che si è tenuto nell’ottobre 2014

boratori di ricerca – prosegue Fossetti – Uno di questi, l’occhio secco, sarà tra l’altro al centro dell’ottava Conferenza Internazionale su Film Lacrimale e Superficie Oculare, in programma dal 7 al 10 settembre a Montpellier, in Francia: i temi salienti della conferenza e, soprattutto, le eventuali implicazioni sull’attività clinica di tutti i giorni saranno riportate al congresso Irsoo proprio nella sessione dal titolo: “Lenti a contatto e occhio secco: come riconoscerlo, come valutarlo, come trattarlo”. Il lunedì successivo terremo un workshop sullo stesso argomento, in cui gli iscritti potranno praticare esami e procedure per la valutazione della qualità del film lacrimale e dell’integrità della superficie oculare nei portatori di lenti a contatto». Una seconda sessione sarà riservata a un tema oggi molto sentito: come affrontare e contrastare il crescente aumento

della diffusione della miopia nel mondo, «che ha ormai raggiunto valori che qualcuno definisce “epidemici” nei paesi orientali, ma che sta aumentando continuamente anche in quelli occidentali – sottolinea il direttore dell’Irsoo – Il titolo della sessione è indicativo: “Visione periferica e controllo della progressione miopica: mito o realtà?” Sarà una finestra aperta su procedure che potrebbero aiutare a ridurre l’incidenza della miopia nella popolazione. Il tema ricorrerà anche in un seminario del lunedì, dal titolo “Il controllo della progressione miopica, una nuova specializzazione per l’optometrista?”, in cui verranno presentate le conoscenze scientifiche attuali sui fattori che possono incidere sull’insorgenza e sulla progressione della miopia». Infine, sempre la domenica, ci sarà una sessione dedicata all’optometria pediatrica

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e all’optometria geriatrica. «Il tema è ancora una volta quello della prevenzione, declinato, per quanto riguarda la pediatrica, nell’attività di screening visivi nelle scuole primarie e dell’infanzia che l’Irsoo ha svolto, in Toscana e in Lombardia, con gli ottici che frequentano i corsi di optometria e con i propri insegnanti – dice ancora Fossetti – Verranno presentati i protocolli applicati per la realizzazione dello screening e i risultati del lavoro: incidenza dei vari difetti visivi e percentuale dei bambini inviati al medico specialista per una visita oftalmologica. Anche su questo tema ci sarà un approfondimento in un workshop del lunedì dal titolo: “Optometria pediatrica: lo screening nella prima età scolare”, nel quale i partecipanti potranno eseguire in pratica la procedura di screening effettuata nelle scuole».


Lenti oftalmiche

ESSILOR: IL CATALOGO 2016, PONTE FRA OTTICO E CLIENTE La nuova edizione cambia sia dal punto di vista tecnologico sia nel modo di tradurre al consumatore finale tutte le novità dell’azienda oftalmica a cura della redazione

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nnovare, differenziarsi e personalizzare sono le parole chiave che caratterizzano il catalogo Essilor 2016. «La sua presentazione è per noi un momento fondamentale – afferma Alessandra Barzaghi, marketing manager di Essilor Italia – È la testimonianza dell’innovazione anche nel nostro modo di comunicare ai centri ottici partner, oltre a essere un indispensabile strumento di lavoro quotidiano sia back office sia front office». L’obiettivo del nuovo catalogo Alessandra Barzaghi, marketing Giancarlo Frigerio, sales director manager di Essilor Italia di Essilor Italia Essilor Italia è aiutare il centro ottico a proporre nel migliore dei modi la gamma di prodotti a disposizione, con particolare attenzione alle no- particolarmente curate per offrire al profesvità. Semplificazione è, invece, il termine che sionista la migliore esperienza di ricerca e, al meglio ne descrive il cambio di look. «La sem- tempo stesso, di interfaccia con il cliente, nelplicità e la conseguente fruibilità sono state la prospettiva di tradurre la complessità dei

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Lenti oftalmiche prodotti in qualcosa di immediato e intuitivo, Debutta, infine, anche un catalogo dedicato creando un flusso logico di lettura», spiega all’ampia proposta della Divisione StrumenBarzaghi. ti, con l’idea di fornire a ottici e optometristi Un esempio tangibile è la sezione dedicata al sole graduato, quest’anno grande protagonista con tante novità. «Considerata l’ampiezza dell’offerta, particolare attenzione è stata dedicata a questo comparto che rappresenta una miniera di potenzialità in termini di business – commenta Giancarlo Frigerio, sales director di Essilor Italia – L’ambito vista sole ha mille sfaccettature e in pochi secondi la proposta dell’ottico dev’essere rapida, logica e funzionale alla vendita, grazie a una consultazione veloce, funzionale alla migliore argomentazione del prodotto al cliente». Alla luce di queste considerazioni il nuovo catalogo è stato rivoluzionato rispetto al precedente con il trasferimento su un supporto cartaceo di logiche di consultazione La copertina del Catalogo Essilor 2016 proprie del mondo digital: la grafica è, quindi, in linea con gli attuali criteri estetici e operativi del web e in una panoramica completa dell’offerta per i alcune pagine la doppia lettura, lato ottico e comparti optometria, laboratorio e area venlato consumatore, rende immediata la ricerca dita. «Nella versione 2016 abbiamo cercato di per entrambi gli interlocutori. Sono stati, inol- esprimere la mission Essilor: crescere insietre, inseriti strumenti funzionali a una custo- me ai nostri partner, sviluppando il mercato mer experience diversificata per ciascun ac- e supportando l’attività del professionista delquirente, ad esempio alcune slide, poste nella la visione, anche nel momento cruciale in cui parte iniziale, che spiegano la vasta gamma di consiglia una lente – ricordano i due manager prodotti Essilor: servono a introdurre il cliente di Essilor Italia – Il nuovo catalogo è, quindi, alla proposta e contestualmente permettono nato da un percorso di confronto costante con all’ottico di costruirsi in autonomia un proprio i nostri interlocutori, ottici e forza vendita, per percorso di vendita. «Il nostro nuovo supporto costruire insieme a loro uno strumento “vivo” cartaceo è disseminato di elementi di questo e completo, di facile e utile consultazione». Il tipo, studiati per aiutare il professionista della nuovo catalogo, tra l’altro, s’inserisce in mavisione a fare trade up – dice ancora Barzaghi niera organica e coerente nell’evoluzione di – Altro elemento importante è la sezione “lenti tutta la comunicazione Essilor sia media sia a speciali”, che racchiude un’ampia selezione supporto dei centri partner: sito, leaflet per il di design particolari volta a supportare il cen- consumatore, folder di prodotto, pubblicità tv. tro ottico nel risolvere casi difficili, fuori dai «La coerenza è una forma di garanzia e chianormali standard». rezza», conclude Barzaghi.

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Lenti oftalmiche

GALILEO: CON EYEDRIVE FINO AL 90% DI RIFLESSI IN MENO Non solo bianche, con un gradevole riflesso residuo ambrato, ma anche selettive, con capacità di scurimento fino al 50%: sono tra i plus delle nuove lenti proposte dall’azienda italiana a tutti i centri ottici partner in Italia, per una migliore visione alla guida, diurna e notturna di Angelo Magri

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uasi un automobilista su due dichiara di subire l‘impatto negativo dell‘abbagliamento durante la guida: il dato è attribuito al Vision Impact Study e, pur risalente ad alcuni anni fa, rimane per Oftalmica Galileo una pietra miliare nella progettazione di prodotti adatti a chi trascorre molto tempo al volante o sulle due ruote, a tutte le ore del giorno o della notte e nelle diverse condizioni meteorologiche. «La distribuzione è partita il 1° giugno, con alcune pagine aggiuntive al Catalogo Galileo 2016 – spiega Andrea Ravizza, product manager dell’azienda italiana – Abbiamo già formato la forza vendita sulle caratteristiche e potenzialità del prodotto e realizzato un paio di webinar con la clientela, mentre altri sono in programma a partire da settembre». Secondo Galileo, EyeDrive, grazie alla ReflectControl Technology, si distingue per l‘estrema nitidezza, specialmente in condizioni di bassa luminosità: questo si traduce in un nuovo target di clientela e alto potenziale di vendita per il mercato dell‘ottica. «Reflect-Control, infatti, è una combinazione unica di trattamento antiriflesso e design – affermano in Galileo – Così EyeDrive permette

di ridurre il fattore di “riflettanza notturna“ fino al 90% rispetto a lenti standard di indice 1.6 non trattate antiriflesso e fino al 57% rispetto ad altre tecnologie di lenti disponibili oggi sul mercato, anche se con trattamento antiriflesso. Le lenti EyeDrive garantiscono, infatti, ottime prestazioni durante il giorno, proprio come le normali lenti antiriflesso, mentre, durante la notte, funzionano due volte meglio. Grazie alle ampie aree di visione questa nuova tecnologia garantisce agli automobilisti un‘ottima visione periferica anche in situazioni critiche, come guida nel traffico intenso o parcheggi in retromarcia in spazi ristretti. Inoltre il riflesso residuo della lente ha una colorazione ambrata molto gradevole esteticamente rispetto agli antiriflessi tradizionali». L’offerta EyeDrive si articola in due tipologie di monofocali e in altrettante progressive. «Sviluppato sui dati di circa 150 mila raggi di luce, l’innovativo design freeform delle lenti monofocali EyeDrive pro garantisce una visione diurna definita e senza limitazioni su tutta la superficie delle lenti – ricordano in Galileo – Se utilizzate al tramonto o di notte, la diminuzione del potere correttivo nella zona

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Lenti oftalmiche

Lenti monofocali EyeDrive e, a destra, lenti monofocali EyeDrive pro: in queste ultime spicca il vantaggio determinato dalla leggera digressione verso l’alto, che va così a compensare l’effetto dovuto alla miopia notturna e alla visione mesopica all’alba e al tramonto

design ottimizzato per garantire aree di visione stabili e confortevoli: l’ampio spazio visivo intermedio garantisce un’eccellente visione dei dispositivi di navigazione, del cruscotto e del quadro comandi». E poi c’è la possibilità di disporre di EyeDrive non soltanto come lenti bianche, ma anche a tinta variabile, grazie a Transitions XTRActive, «le lenti fotocromatiche che si attivano all’interno dell’auto, una tecnologia che si adatta a tutte le condizioni di luce e permette di raggiungere il 50% di scurimento anche in auto – sottolineano all’azienda milanese – L’attivazione garantisce un’elevata visione sia in pieno sole sia su strade poco illuminate, come in galleria e zone boschive. Combinano, infatti, la riduzione dell’abbagliamento a una confortevole protezione dalla luce solare durante il giorno». Come si spiega l’attuale espansione sul mercato di trattamenti oftalmici destinati alla guida? «Sono cambiate le lunghezze d’onda delle nuove tipologie di fari, oggi con un effetto luminoso più fastidioso per la visione di chi è al volante – dice ancora Ravizza – Da qui la ricerca che ha portato alla realizzazione di EyeDrive, i cui primi riscontri sul mercato degli ottici italiani sono già stati molto positivi: basti pensare al vantaggio determinato, nelle monofocali pro, dalla leggera digressione verso l’alto, che va così a compensare l’effetto dovuto alla miopia notturna e alla visione mesopica all’alba e al tramonto. O l’importanza della versione fotocromatica, con una capacità di selezione che consente un livello di assorbimento dell’irradiazione solare tra il 40% e il 50%».

Gli effetti della riflessione della luce dovuta alla lente impattano negativamente sulla percezione del portatore. I contorni appaiono sfuocati, gli oggetti riflettenti provocano abbagliamento

La tecnologia di EyeDrive riduce la riflessione della luce interna alle lenti stesse, in particolar modo per lunghezze d’onda cui l’occhio è più sensibile in condizioni di luminosità ridotta. Le sorgenti luminose e le superfici riflettenti mantengono i loro contorni netti e l’impatto dell’abbagliamento è ridotto al minimo

superiore di 0,40 D., permette un incremento significativo di prestazioni in termini di acuità visiva in condizioni di luminosità ridotta, come confermato da un campione testato. A loro volta le lenti progressive EyeDrive pro presentano uno specifico

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Informazione e assistenza sono i due principali driver per orientare il pubblico verso una scelta serena e consapevole. E in questo ambito è più che mai vincente il rapporto diretto, quello che presuppone un dialogo vero tra le persone, in cui il fruitore è l’elemento centrale. Un posto d’onore tra gli strumenti integrati di customer care relazionale promossi da Rodenstock va al Numero Verde. Dal 2015 a oggi sono più che raddoppiati i contatti telefonici che hanno messo in comunicazione il pubblico con la “voce amica” di Rodenstock. Le indicazioni professionali e i consigli dell’esperto, forniti in tempo reale, accompagnano in maniera semplice ed efficace l’interlocutore nel vasto mondo della visione. Si tratta di un supporto pre e post vendita che fa da ponte tra azienda, ottico e utente. Il numero verde è un servizio qualificante e ha il vantaggio di lasciare al consumatore una grande parte attiva grazie alla sua libertà di chiamare quando e come vuole. Il contatto diretto, inoltre, apre un ventaglio di opportunità per l’impresa: genera interesse e partecipazione, personalizza la relazione, evidenzia quali sono le domande chiave e le preferenze dei consumatori, diffonde informazioni essenziali. Attraverso la linea verde Rodenstock afferma la propria concreta disponibilità: traduce, di fatto, il servizio in un costruttore di credibilità che contribuisce a erigere nonché a consolidare l’immagine aziendale che si riflette, per logica conseguenza, sui propri partner ottici. La frequenza delle telefonate è stimolata dall’ampia visibilità del numero sul sito www. rodenstock.it, sulla pagina Facebook della società e su quei materiali di comunicazione che rappresentano i servizi maggiormente richiesti e apprezzati dal mercato quali, ad esempio, quello denominato Gps, che dal 2014 delinea un semplice e idoneo metodo di rinnovo delle lenti, consentendo all’acquirente di mantenere il proprio benessere visivo sempre al top.

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DAI OPTICAL, CON SAFER ALZA UNO “SCUDO” La lente è stata protagonista dell’evento “La leggenda della Luce Turchina: la bacchetta magica del benessere visivo”, che si è svolto a fine maggio presso l’Academy dell’azienda di Molfetta a cura della redazione

L

a neonata del centro ricerche Dai Optical è una lente che filtra la luce blu senza intaccare l’estetica e la qualità della visione. Un’innovazione che Roberto De Gennaro, amministratore delegato della società pugliese, ha recentemente illustrato ai suoi clienti con l’ausilio tecnico e strategico di Giancarlo Montani, docente presso l’Università del Salento, e di Nicola Di Lernia, esperto del mercato ottico italiano. «Safer è la lente “scudo” che agisce come un vero e proprio schermo, respingendo gran parte della luce blu nociva a protezione dell’occhio – spiegano in Dai Optical – È attualmente disponibile con indice 1.60, in tutte le geometrie, monofocali, bifocali e progressive. Offre una tangibile protezione durante l’uso dei dispositivi digitali o quando si è sottoposti a fonti luminose di tipologia Led o fluorescenti».

L’aspetto innovativo dell’evento di maggio a Molfetta è stato l’approccio della presentazione. Dai Optical ha, infatti, accolto la sfida di raccontare all’ottico la scelta di Safer come una storia divulgativa per grandi e piccini. Di fatto i relatori hanno ben individuato che la visione è sempre più alla ricerca della conservazione della luce buona, quella turchese. E ci hanno costruito sopra un personaggio positivo, Safer e il suo scudo, e uno cattivo, la luce blu, in grado di attaccare soggetti particolarmente sensibili, come i giovanissimi, gli anziani, i guidatori e i videoterminalisti. L’happening di presentazione ha raccolto l’interesse dei partecipanti sia per la fase tecnica dedicata alla lente Safer sia per la parte focalizzata sull’approccio commerciale in termini di business to business e di business to consumer. Per quest’ultimo aspetto Di Lernia ha posto due condizioni all’eccellenza: dotarsi di uno standing adeguato, cioè la capacità di porsi di fronte all’interlocutore in maniera autorevole, franca e amichevole e, dato che vale la regola che “chi non sa non compra”, il saper essere divulgativo, ossia l’abilità del professionista di spiegare le cose in modo semplice e comprensibile. Una fase dell’evento organizzato da Dai Optical, dedicato alla nuova lente Safer

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fotochroma: la nuova lente fotocromatica di Divel Italia

Ogni anno, con l’estate, le tendenze si rinnovano, offrendo spunti sempre differenti per la realizzazione di progetti e creazioni innovative. Divel Italia, traendo ispirazione dal design e dalla tecnologia delle collezioni di lenti da sole, ha realizzato una nuova gamma di fotocromatiche, attingendo ai trend della primavera estate 2016. Presentata all’ultimo Mido, FOTOCHROMA è la nuova lente fotocromatica di Divel Italia disponibile in due colori: GREY e GREEN. FOTOGREY: il grigio da sempre rappresenta il colore rilassante e abbinabile a ogni tipo di montatura. FOTOGREEN: il verde, la cui curva di trasmissione corrisponde al massimo comfort visivo per l’occhio umano, nasce dalla necessità di trovare un colore brillante, illuminante per il viso, ma che allo stesso tempo consenta una qualità visiva indiscutibile per il portatore. Le lenti FOTOCHROMA hanno un esclusivo trattamento antiriflesso interno, come sui migliori filtri per occhiali da sole, concepito per massimizzare il benessere visivo durante l’utilizzo, eliminando i fastidiosi riflessi sulla superficie interna della lente, pur mantenendo la tonalità originale di colore all’esterno. Grazie alle lenti FOTOCHROMA si potrà indossare nelle prossime vacanze estive un solo occhiale dotato di lenti con rapidi tempi di reazione, correzione visiva puntuale e protezione solare. Le lenti FOTOCHROMA sono disponibili sia di serie sia di costruzione. FOTOCHROMA rappresenta il perfetto connubio fra estetica e performance visiva, consentendo a chi le indossa di avere un occhiale completo che soddisfi il desiderio di un accessorio moda e la necessità di una correzione visiva.

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Lenti oftalmiche

ZEISS: LA FORMAZIONE “ASCOLTA” LE NECESSITÀ DELL’OTTICO Dopo oltre cinquanta giornate, otto eventi formativi e quasi venti città toccate si è conclusa a giugno la programmazione del percorso di aggiornamento dell’azienda dedicato a un migliaio di professionisti partner in Italia di Nicoletta Tobia

E

saurito il calendario ufficiale, gli incontri formativi riprenderanno in autunno. «Si tratterà soprattutto di appuntamenti on demand – afferma Chiara Mordente, customer development manager di Carl Zeiss Vision Italia – che rispondono a esigenze specifiche da parte, ad esempio, di gruppi d’acquisto o clienti particolarmente strutturati». Elevato è risultato anche quest’anno il livello di partecipazione riscontrato dall’azienda, che «ha incontrato 950 ottici in rappresentanza di 620 ragioni sociali uniche, con diversi partner che hanno frequentato più di un corso – prosegue la manager – Le aspettative sono state soddisfatte per quanto riguarda sia i quattro eventi gratuiti, con una media di quasi trenta persone l’uno, sia i quattro a pagamento, con una media di nove partecipanti, nonostante questi ultimi rappresentassero una sfida per noi, sovvertendo la modalità con cui solitamente i player del settore erogano gli eventi formativi. Ciò ci conferma che abbiamo individuato le tematiche cui gli ottici sono sensibili, riuscendo a trasmettere contenuti di valore indipendentemente da quello che è il fornitore di riferimento». Per valutare il livello di soddisfazione Zeiss ha sottoposto ai partecipanti un questionario specifico. «Ci prefiggiamo di realizzare una sorta di indagine per avere un feedback sugli eventuali argomenti che potrebbero essere di loro interesse, pur essendoci già attivati per strutturare

l’offerta formativa del 2017 – commenta Mordente – In termini di conferma o spunti nuovi si rivela comunque utile, perché l’obiettivo è garantire realmente una risposta alle neChiara Mordente, cessità degli ottici». customer development manager Parallelamente ai cordi Carl Zeiss Vision Italia si frontali, con un mini sito dedicato in cui i partner hanno potuto visionare la scheda dettagliata di ogni evento e procedere direttamente all’iscrizione, a marzo è partita la grande novità dell’e-learning. «Abbiamo dato l’opportunità ai clienti che hanno partecipato al corso Vision Experience, focalizzato sui prodotti Zeiss, di accedere alla piattaforma online per un periodo di test di due mesi, così da valutare l’apprezzamento di questo strumento – conclude la manager – L’obiettivo è dotare tutti i nostri partner di una sorta di licenza, in modo da veicolare contenuti formativi in maniera complementare ai corsi residenziali, comunque molto apprezzati in quanto sono un momento importante di confronto con l’azienda e tra gli ottici stessi». La piattaforma Zeiss è predisposta per accogliere, oltre ai moduli già precaricati, anche il sistema dei webinar e verrà integrata nel tempo con le novità relative ai prodotti dell’azienda.

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SEIKO CURVED e SEIKO XChanger, partner ideali per lo sport e il tempo libero Con le montature sportive Seiko XChanger, dal design elegante e moderno, leggere e resistenti, ma soprattutto con un numero praticamente infinito di personalizzazioni, Seiko Optical Europe ha vinto il Silmo d’Or 2015. Grazie alle lenti SEIKO CURVED (monofocali) e SEIKO CURVED X (progressive) SEIKO XChanger gioca l’accoppiata vincente. Chiara visione in tutte le direzioni grazie alla nuova SEIKO High Curved Technology (HCT), anche nelle zone periferiche della lente. Visione a tutto campo per vivere al meglio gli hobby e gli sport preferiti.

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Con SEIKO XChanger sono ben 262.144 le possibilità di personalizzazione. Si può scegliere tra 5 misure del frontale (XS-S-M-L-XL), 3 lunghezze delle aste (L-M-S), 3 angoli pantoscopici (posizione neutra o inclinazione di 4 gradi verso l’alto o verso il basso) e 8 colori combinabili per ogni singola parte dell’occhiale. SEIKO CURVED e SEIKO CURVED X sono disponibili in differenti materiali e indici (tra cui 1.67, Tribrid, 1.60 e 1.50), colorazioni e specchiature. Con più di 240 colori diversi e un’ampia gamma di polarizzate e fotocromatiche, sono pressoché infinite le opportunità di creare l’occhiale desiderato, perfetto in ogni occasione e in ogni luogo.

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di Sergio Cappa

“Per decine di secoli il prodotto più trasportato, che oggi chiameremmo a elevato valore aggiunto, è stato il pepe, una sostanza che non ha alcun valore nutritivo, né curativo, né conservativo, né serve ad alcun’altra funzione… E allora come è possibile che questi prodotti muovevano l’economia del mondo… E in sostanza perché l’uomo desidera tanto prodotti che sono totalmente inutili? Perché quelli utili servono a mantenerlo in vita – più o meno comodamente – questi invece servono a rappresentarlo, a proiettare nel mondo una certa immagine di sé, evidentemente altamente desiderabile”. Questo e altro si legge nel prologo di Spezie, il libro, edito da Laterza, che Francesco Antinucci, direttore dell’Istituto di Scienze

e Tecnologie della Cognizione del Cnr a Roma, dedica alla storia della scoperta e movimentazione della spezie, dall’Impero romano a oggi. È un gradevolissimo testo che non si limita a tracciare i percorsi dell’avidità del lusso, romano e medievale, ma ne individua le motivazioni più strettamente economiche. L’optometria, importata in Italia nel 70, nei primi suoi venti anni è arrivata a ottenere importanti riconoscimenti pubblici, anche internazionali, con poche e riconoscibili scuole di istruzione superiore, anche in cooperazione tra loro. Nei successivi venti anni abbiamo assistito a un processo di mitosi didattica di corsi e a una proliferazione di diplomati, alcuni agevolati da percorsi non sempre trasparenti. Non è raro scoprire che ciò che

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vorremmo essere non corrisponde a ciò che siamo e, soprattutto, non costituisce lo scenario del desiderato progresso individuale. La rappresentazione di sé può essere arricchita con elementi nuovi e categorie più flessibili: la dizione “optometria” è solo un attributo formale e accademico e il mercato soddisfa l’esigenza di quanti antepongono il logo al suo copioso contenuto. Nelle ultime settimane si sono rincorsi gli open day per l’iscrizione alle scuole di Ottica e di Optometria, che espongono il loro abito migliore: riconoscere, selezionare e scegliere solo quelle che hanno l’orgoglio di anteporre la manifesta storia della serietà è la prima concreta traccia del sincero desiderio d’appartenenza futura alla professione.


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