B2eyes Magazine 9/2013

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Ottobre 2013 numero 9 www.b2eyes.com In copertina Essilor

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Editore Fge Srl Fabiano Gruppo Editoriale Reg. San Giovanni, 40 14053 Canelli (AT) Tel. 0141 1768908 - Fax 0141 1768900 info@fgeditore.it Pubblicità Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Cell. 335 5654574 Direttore responsabile Angelo Magri a.magri@b2vision.com Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Grafica e impaginazione Meloria Stampa Rds Webprinting Srl Via Belvedere, 42 20862 Arcore (MB)

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

B2TRADE Editoriale Chi lascia la via vecchia per la nuova… 3 Strategie e mercato 2012, la distribuzione ottica 5 Attualità Jekoo: lontano dalle logiche tradizionali dell’ottica 8 Pasquini: un libro per spiegare l’occhiale a tutti 12 Rampin: al cliente piace guardare, provare e poi scegliere 14 Il punto vendita è il palcoscenico, l’ottico il protagonista 18 VisionOttica: nuovo look, a partire dal web 24 Amarcord L’uomo che ha cambiato la storia delle lenti a contatto 28 B2STYLE Moda Per essere brillanti 32 Tartan & tweed 34 B2EXPERT Consulente Aumento dell’Iva, tutte le conseguenze contabili 36 Meditazioni Il peccato originale 41 Lab La schiascopia statica 44 B2TECH Lenti oftalmiche Hoyalux iD MyStyle V+, l’evoluzione binoculare secondo Hoya 50 Lenti appannate? Essilor ci vede chiaro e nitido 52 Per Dai Optical semaforo… giallo-verde 54

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EDITORIALE

CHI LASCIA LA VIA VECCHIA PER LA NUOVA…

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ra saranno finalmente liberi!”. “Ma chi c’è dietro questa operazione?”. “È un cambiamento reale o puramente di facciata?”. Sono alcune delle osservazioni che ci siamo sentiti rivolgere nelle settimane intercorse dalla firma che ha portato la testata b2eyes, nelle sue declinazioni cartacea e online, ad avere un nuovo editore, la Fabiano Gruppo Editoriale. Sulle prime, ad ascoltare simili elucubrazioni, ci siamo un po’ indispettiti. Poi l’insofferenza si è tramutata in un sorriso, sorretti da una doppia certezza: si tratta di valutazioni tipiche dell’ottica, settore appassionato ma un po’ chiuso, quindi più facilmente incline alla dietrologia; e, poi, che noi continueremo a fare quello che da quasi cinque anni stiamo facendo, cioè dare notizie, seguire il mercato, la moda e la professione, aprirci a voci anche discordanti tra loro. Quando un giornale cambia editore, tuttavia, non si tratta certo di un fatto di poco conto. Il nome Fabiano è conosciuto ai più, essendo stato colui che ha fatto decollare la testata b2eyes nell’ottica, prima sul web e successivamente nella carta stampata. Siamo di fronte, quindi, a una sorta di ritorno a casa. In questi anni il suo gruppo imprenditoriale, nonostante le difficoltà congiunturali, si è consolidato in vari campi, su tutti l’oftalmologia, con una serie di pubblicazioni di

elevato livello professionale e con l’organizzazione di alcuni dei principali congressi scientifici che caratterizzano il panorama nazionale. Questi plus non potranno che avere un effetto positivo sulla comunicazione di b2eyes, anzi detteranno la linea editoriale di questo mensile, sulla scia di una tendenza in buona parte già in atto anche sul territorio e auspicata da molti: la maggiore collaborazione e dialogo tra classe medica e area tecnica, cioè tra gli oftalmologi e gli ottici, gli optometristi e tutte le realtà che fanno parte del sistema della visione, dalle aziende fino alle associazioni. Per noi, comunque, non si tratta di lasciare la via vecchia, semmai di rafforzarla ulteriormente. Chi, infatti, a monte o a valle della filiera, può sostenere di non essere mai stato contattato, intervistato o coinvolto dal nostro staff, redazionale o commerciale, in questo lustro di attività? Chi può dire di non aver trovato spazio su questioni di concreto interesse per l’unico interlocutore che rimane il nostro faro, l’ottico italiano? Chi afferma questo o ha preferito escludersi motu proprio dai nostri mezzi di comunicazione, per ragioni che non spetta a noi giudicare; oppure è sempliceAngelo Magri mente in malafede.

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Da oltre un secolo, espressione di una eleganza e di uno stile ineccepibili, in cui sobrietĂ , cura del dettaglio sartoriale e materiali di eccellenza definiscono una volontĂ creativa destinata a proiettarsi verso il futuro, con crescente approvazione di un esigente pubblico internazionale. Una creativitĂ attenta e autorevole, mai spinta oltre una meditata sapienza produttiva. INFOLINE MULLER32 Numero Verde 800 237671 - commerciale@muller32.it

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STRATEGIE E MERCATO

2012, LA DISTRIBUZIONE OTTICA Quello passato è stato per la distribuzione ottica un anno difficile in cui, però, l’avvio dei processi di riforma delle professioni offre a questo annoso problema soluzioni importanti

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’onda lunga depressiva che viene dal lontano 2008 e che nel 2012 ha continuato a sommergere il nostro paese ha investito, per il terzo anno consecutivo, anche le vendite dei prodotti ottici. La lenta erosione dei consumi di prodotti ottici, iniziata in sordina nei primi anni del secolo, è andata rafforzandosi negli anni successivi fino a questo 2012 che stiamo prendendo in esame e ha prodotto effetti che vanno oltre il calo delle vendite. Infatti, un insieme di fattori, di cui la crisi non è il più importante, ha modificato in senso peggiorativo la qualità e la composizione delle vendite, il cui prodotto più evidente è la riduzione del valore medio (scontrino medio) delle singole merceologie. Questo fenomeno ha preso consistenza con la flessione del numero e del valore delle lenti progressive vendute e la smitizzazione della marca, o griffe che dir si voglia, che è la principale causa dei problemi degli occhiali da sole. Politiche espansive dei produttori di lenti oftalmiche e importazioni di montature a prezzi bassi o bassissimi hanno consentito che la modifica del mix delle merceologie caratteristiche della distribuzione ottica contribuisse a determinare

di Danilo Fatelli

un ciclo recessivo. L’economia delle attività commerciali somiglia allo Shanghai - il gioco dei bastoncini cinesi – nel quale, quando se ne sposta uno, si rischia di coinvolgerne altri; ed è così che la modifica del mix delle merceologie, accompagnata dalla flessione delle vendite, che manifestatasi in tempi così lunghi ha coinvolto tutti gli attori della distribuzione, anche se in modo diverso, si è riflessa sui bilanci delle imprese che gestiscono la rete dei punti di vendita ottici specializzati. I dati di bilancio del panel Non esistendo nell’ottica dati di settore che documentino l’andamento delle variabili economiche, siamo ricorsi all’analisi dei bilanci disponibili di un panel di otto realtà che costituiscono il nucleo principale della distribuzione ottica specializzata. Il panel è composto da catene e da quelli che si è soliti definire

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gruppi, cioè quell’insieme di centrali associative che svolgono principalmente funzioni d’intermediazione con l’industria. Nella voce ricavi, pertanto, confluiscono le vendite vere e proprie delle filiali delle catene e i ricavi a vario titolo conseguiti dai gruppi. In ogni caso le vendite al dettaglio, ascrivibili ai circa 3.200 centri ottici facenti parte del panel, valgono circa un miliardo di euro e rappresentano il 39 percento delle vendite del canale. I dati ricavati dai bilanci del panel, quindi, hanno grande valore di rappresentatività dell’universo ottico. Qui riportiamo i dati essenziali, cioè le vendite, l’utile lordo (o mark down) e il risultato della gestione prima e dopo le imposte. I dati sono espliciti: nel complesso la distribuzione, fra il 2011 e il 2012, si è impoverita, avendo perduto circa 34 milioni di euro rispetto ai circa 7 di utile netto dell’anno precedente. Il segnale più allarmante è che l’utile

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STRATEGIE E MERCATO

lordo in valore ha perso meno di 3 milioni, ma il suo peso percentuale sulle vendite è cresciuto di oltre due punti. È difficile immaginare che l’aumento del margine lordo non sia dovuto a un aumento dei prezzi e che questo possa aiutare la ripresa delle vendite o a migliorare le relazioni con l’industria. Di recente su questa rivista abbiamo riportato una serie storica dei dati di bilancio di Fielmann, big dell’ottica tedesca che ha migliorato le vendite e l’utile in valore, pur avendone contratto il suo peso sulle vendite, e quindi aumentato la sua convenienza. Tanto per ribadire il principio del valore della convenienza, si può riferire il caso Ikea che, avendo ridotto di più di due punti il suo margine, ha incrementato le vendite e il suo reddito netto in valore. La professione Il processo d’involuzione del sistema distributivo dell’ottica sta proseguendo senza reazioni visibili e senza che nulla di rilievo stia accadendo. Fa eccezione parziale la partecipazione, “obbligata”, in Salmoiraghi & Viganò di Luxottica, a difesa cioè dei propri interessi, che non ha suscitato più di tanto reazioni di quanto, invece, meritasse. Il dibattito che ha accompagnato la marcia di avvicinamento al fatidico 13 agosto 2012, in cui la mancata regolarizzazione in senso europeo delle professioni ne avrebbe comportato la cancellazione, ha solo sfiorato il mondo dell’ottica e men che meno quello della distribuzione, che ha continuato a parlare, come se niente fosse, di riconoscimento dell’ottico optometrista, indifferente alle difficoltà, vedi sopra, che si stavano addensando sul settore. L’approvazione della legge sulle professioni non riconosciute ha affidato istituzionalmente all’Uni il compito di definire l’inquadramento della professione optometrica, lasciando però

ai professionisti interessati la possibilità di conseguire un riconoscimento qualitativo differenziale seguendo percorsi individuali o associativi nel cui contesto resta dominante il ruolo della certificazione delle competenze, figlie dell’esperienza sul campo, oltre che del bagaglio culturale e nozionistico ereditato dalla scuola. Questo proprio nel momento in cui fra le più giovani generazioni di ottici si andava diffondendo la consapevolezza dell’utilità professionale della conoscenza dell’optometria per il conseguimento di quella customer satisfaction che è la premessa del vincolo di fedeltà al centro ottico. Ciononostante nulla, però, si è mosso, salvo il preveggente Registro dell’Optometrista Magistrale, e la discussione langue in attesa che enti e organizzazioni esterne al settore promuovano l’optometria. Anche se sul tema incombe la sospensione derivante dalla richiesta del parere al Consiglio Superiore della Sanità sull’appartenenza o meno della professione optometria all’ambito sanitario, resta l’opportunità che la legge 4/2013 offre per qualificare

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una professione che, in prospettiva, potrà trovare consensi ufficiali, ma che fin d’ora può rappresentare uno strumento professionale importante per chi il riconoscimento professionale lo ha già, l’ottico, e ritiene di doverlo ulteriormente qualificare con l’optometria, come scelta individuale. Nel momento attuale le strade per farlo sono due. La prima compiendo percorsi di formazione optometrica in ambiti formativi focalizzati sulla duplice valenza – conoscenza della materia e competenza/abilità specifica - cui non si è ancora uniformato tutto il sistema educazionale dell’ottica, e sulla conseguente certificazione in registri coerenti con gli assunti del nuovo inquadramento delle professioni. Oppure, per chi voglia davvero impossessarsi della qualifica di optometrista resta la strada, più lunga e impegnativa, dell’estero, soprattutto in Inghilterra, per acquisire un titolo in facoltà appartenenti al mondo sanitario e nelle quali, a diversità di quanto accade nei corsi universitari italiani, oggetto di studio e di pratica sia esclusivamente l’optometria.

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L’interno e l’esterno del punto vendita di Milano, in corso XXII Marzo 4

JEKOO: LONTANO DALLE LOGICHE TRADIZIONALI DELL’OTTICA Dopo due centri pilota in Veneto e in Puglia, alla fine di settembre è stato inaugurato a Milano il flagship store dell’insegna monomarca, creata da Vision Group

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di Angelo Magri

con un’ansia determinata dalla necessità di risolvere un problema visivo, dalla difficoltà di valutare il reale contenuto di ciò che sta comprando e dall’aspettativa di dover sostenere una spesa molto elevata», spiega Daniele Anselmo, Chief Operating Director di Vision Group, che è stato l’ideatore del progetto, del quale è alla guida. L’acquisto dell’occhiale da vista viene di solito effettuato più per rispondere a un bisogno funzionale che non perché diverta scegliere l’occhiale come accessorio: Jekoo nasce proprio per ribaltare questa base di partenza. «Intanto va spiegata l’origine del nome: i gechi notturni sono tra le poche creature viventi capaci di vedere i colori nella notte, evocano un ambiente familiare coniugato al senso di discrezione e sono animali considerati

l centro ottico si trova nella parte iniziale di corso XXII Marzo, importante arteria di collegamento tra la circonvallazione esterna e il centro, nonché storica via commerciale della città di Milano. Su una superficie di 125 metri quadrati, tutti su un livello e con una grande vetrina, il negozio propone un’ampia area dedicata alla vendita e una sala refrazione dotata di strumentazione all’avanguardia. Sono tre gli ottici che vi lavorano, con un background formativo anche in optometria. «La proposta commerciale dell'insegna è pensata per essere chiara, semplice e conveniente: l’idea di base è sdrammatizzare l’acquisto dell’occhiale, oggi vissuto dal consumatore

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Da sinistra: Samuel, Tomic, Handanovic, Stankovic, Ranocchia e Kovacic, all’evento Jekoo for Anonimus del 24 ottobre scorso, indossano il modello sole John Doe (foto di Emanuela Napolitano)

portafortuna – racconta Anselmo - La scelta di base, comunque, è stata quella di discostarci completamente dal modello tradizionale del negozio di ottica, proposto anche dalle altre catene monomarca presenti oggi sul mercato italiano: non partire, quindi, da un prezzo alto dell’occhiale completo, che spaventa il consumatore, per poi scendere con sconti che lo rassicurino, ma deprimono il contenuto del prodotto. Bensì il contrario: dopo un'accurata analisi visiva il cliente di Jekoo può scegliere tra quattro segmenti di prezzo nel vista, dotati tutti di lenti monofocali con antiriflesso top di gamma, per poi aggiungere eventualmente l’opzione fotocromatica, quella dello spessore più contenuto o della lente progressiva. Lo stesso vale per il sole, la cui offerta è ripartita in tre fasce di prezzo, che possono essere arricchite con lenti polarizzate oppure graduate». Un po’ quello che succede quando si va a scegliere un’auto in un concessionario. «Anche nella visione, infatti, l’acquisto dev’essere fatto in base alle esigenze visive, alle abitudini di vita e al potere d’acquisto di ognuno – ricorda Anselmo – Inoltre i nostri prezzi sulle lenti progressive o sui trattamenti, assolutamente competitivi, non sono limitati a un determinato periodo, come la maggior parte delle promozioni presenti sul mercato, ma valgono tutto l’anno. Il contenimento dei prezzi è garantito dai prodotti a marchio, che consentono di risparmiare sui costi d’intermediazione con i grandi gruppi per le montature griffate». Nel flagship Jekoo di Milano si trovano per la maggior parte montature con il brand dell’insegna, molte delle quali prodotte in Italia, insieme a qualche cobranding. L’offerta di lenti a contatto, invece, prevede sia i prodotti a marchio sia quelli delle principali aziende di lac disposable, mentre nelle soluzioni per la manutenzione l’offerta è interamente a marchio. Un ruolo importante lo giocano i collaboratori della nuova insegna. «Il personale Jekoo viene accuratamente formato per assistere il consumatore nel suo processo di acquisto, utilizzando le proprie competenze tecniche e professionali - sottolinea ancora Anselmo - Dovrà essere, di fatto, un facilitatore dell’acquisto: il ruolo consulenziale, normalmente attribuito al personale nel caso di vendite assistite, dovrà, quindi, concretizzarsi nell’illustrazione dei semplici passaggi che portano il cliente alla soluzione del proprio bisogno visivo, esaltando il fatto che con Jekoo vederci bene è facile, veloce e accessibile».

IL PRIMO GOAL DI JEKOO Il flagship store di Milano vuole essere anche un contenitore di eventi per presentare al pubblico finale e ai media la filosofia che lo anima. Il primo evento è stato organizzato il 24 ottobre: in quell’occasione Jekoo ha presentato Anonimus, l’occhiale "che non assomiglia a nessuno": «Lo stile di pensiero di Jekoo si sposa su tutti i fronti con questo no-brand di occhiali che ha fatto dell’indipendenza la propria filosofia», hanno spiegato gli organizzatori dell’evento. Jekoo è stato il palcoscenico per la presentazione del primo occhiale da sole di Anonimus, John Doe, 100% made in Italy e con un’ispirazione vintage, che prende in prestito il nome dalla storia: John Doe è, infatti, l’identificativo dei soldati americani ignoti che sono caduti durante la guerra del Vietnam. L’idea di Anonimus è venuta a un imprenditore già inserito nell’occhialeria, Maurizio Silvestri, e a Ivan Tomic, ex calciatore e attualmente attivo in altri campi d’affari. «È la prima volta che mi dedico a un progetto di occhiali e devo dire che il risultato finora raggiunto, in termini di prodotto e di collaborazione con Jekoo, è gratificante e, al tempo stesso, incoraggiante – ha dichiarato Tomic, in occasione dell’evento di Milano – Vedremo i riscontri di questa prima esperienza nel flagship store milanese e poi valuteremo se e come ampliare la partnership per Anonimus». Per il debutto ufficiale di John Doe sono intervenuti alcuni giocatori dell’Inter di oggi, come il portiere Samir Handanovic, i difensori Walter Samuel e Andrea Ranocchia, il giovane talento Mateo Kovacic, oltre a Dejan Stankovic, uno degli eroi, insieme a Samuel, del Triplete 2010, e il calciatore del Milan, Giampaolo Pazzini.

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Da sinistra, Gianluca Farinelli, Giancarlo Tonelli (direttore Confcommercio Ascom Bologna), Luigi Pasquini, Andrea Afragoli e Ferdinando Fabiano, alla conferenza stampa di presentazione. A destra, la copertina del volume

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Storia

PASQUINI: UN LIBRO PER SPIEGARE L’OCCHIALE A TUTTI Presentato in ottobre a Bologna, presso la sede dell’Ascom, il volume “Storia degli occhiali e occhiali nella storia”, edito da FGE, è stato scritto, secondo l’autore, «per un pubblico ancora più vasto dei soli addetti ai lavori»

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di Angelo Magri dell'occhiale, ma anche quella dei primi ottici, nel Medioevo e poi nell'età moderna: come proponevano gli occhiali, come li vendevano, persino come si vestivano. E, ancora, l'influenza delle montature nelle arti figurative, nella musica e nel cinema. «Gli occhiali rappresentavano il nuovo nella nostra cinematografia, tanto è vero che inizialmente erano presenti soltanto nei film che venivano da Hollywood e solo in seguito furono utilizzati anche dai registi italiani - ha spiegato Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna - E sono diventati ancora più importanti quando, nel cinema, dalla ripresa a campo lungo si è passati al primo piano: per prima cosa guardiamo l'interlocutore negli occhi, per cui sono un elemento che caratterizza la nostra visione, oltre a essere un oggetto con qualcosa di magico, con un quid particolare».

ddetti ai lavori che, comunque, possono ritrovarci spunti molto importanti per la propria attività. «Uno di questi è la sentenza della Pretura di Bologna del 1977, che riguardava sei ottici locali, assolti dall'accusa di abuso della professione medica - ha ricordato il presidente di Federottica, Andrea Afragoli, intervenendo alla presentazione del libro - Si tratta della prima di una lunga serie di sentenze che danno ragione alla nostra categoria e che hanno confermato la possibilità agli ottici optometristi di fare l'esame della vista». In quest'opera Luigi Pasquini, erede di una storica insegna bolognese di ottica, giunta ormai, con il figlio, alla quarta generazione, ha ripercorso non soltanto la storia

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RAMPIN: AL CLIENTE PIACE GUARDARE, PROVARE E POI SCEGLIERE Il designer veneto ci accompagna alla scoperta di chi, nell’ottica, è sempre “un anno avanti”: stilisti, creativi, esperti d’interni o di tendenze. Si comincia con un suo giovane conterraneo, oggi collaboratore di Luxottica

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di Corrado Rosson*

cominciai a disegnare montature per Disco Italia, sempre all’interno del Gruppo Italo Cremona e, nello stesso periodo, iniziai una fruttuosa collaborazione con Mazzucchelli 1849. Qui imparai a conoscere la materia prima, il blocco e le lastre in acetato. Davanti ai blocchi tridimensionalmente variopinti di questa essenza è nato il mio vero amore per l’occhiale, era il 1989 circa». Non posso fare a meno di notare che chiama “essenza” quello che la maggior parte dei comuni mortali chiama “plastica”. Il termine però calza perfettamente anche se, di consueto, viene utilizzato in altri ambiti, tipo falegnameria o profumeria, per indicare preziose materie prime di origine naturale. A parte l’acetato e la sua anima naturale di solito c’è sempre qualcuno dietro un innamoramento: per te c’è stata una persona importante in questo ambito professionale? Ci pensa. «In verità nell’arco della mia crescita professionale ci sono state diverse persone che mi hanno sostenuto e aiutato. Vorrei citarle tutte, ma se penso agli inizi, la persona che ha visto in me delle potenzialità e che ricordo sempre con piacere è Alessandro Fiocchi, ex amministratore delegato di Mazzucchelli». Com’è proseguita la tua crescita professionale? «Successivamente entrai in contatto con il gruppo De Rigo, con il quale collaborai internamente per un paio di anni. Qui iniziai a capire profondamente il prodotto. Ai tempi i disegni degli occhiali si facevano a mano e quando dalla matita il tuo disegno diventava un prodotto finito la soddisfazione era davvero grande».

iciamo che a incontrarlo, la prima cosa che si nota è l’1 e 93 di altezza. Tanto per capirci, per guardarlo negli occhi lo devo far gentilmente accomodare. Per consolarmi provo a pensare a Napoleone… Lo incalzo subito con un "come va?" e un "cosa stai facendo?". «Bene grazie, in questo periodo sono alle prese con le collezioni sole 2014. E quindi si disegna: ma dovresti saperlo», risponde divertito, sa che chi ha davanti è un collega. Rilancio con un “Ma ti senti un anno avanti ?”. Sorride, annuisce e con sicurezza risponde: «Assolutamente! Quando si fa il nostro mestiere si deve pensare, come minimo, un anno avanti». Chi è Fabiano Rampin? «Ho iniziato disegnando gioielli per una piccola realtà padovana, presto assorbita dalla Italo Cremona a Varese. Mi sono spostato quindi in questa città, dove ho incontrato l’amore per gli occhiali in un modo un po’ inedito: partendo dalla materia prima, l’acetato di cellulosa». “Penso sia uno strano modo di iniziare...”, dico: poi però mi affiora alla mente come, in modo analogo, certe passioni nascano più da singoli dettagli che da reali visioni d’insieme. «Era un periodo stimolante, in cui tutto per me era da scoprire e capire. Oltre a disegnare gioielli

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curiosare in giro per grandi città, come Londra o New York Sorride. Sorridiamo. Un po’ è nostalgia o forse affiora alla ma anche Milano e Parigi. Spesso i trend si percepiscono memoria il ricordo di qualche simpatico episodio, ma è sulla strada e gli spunti a volte arrivano da ciò che si vede un mio pensiero, non chiedo. Ripenso invece al disegno nei mercatini vintage. Sono anche un appassionato fotogramanuale, ai primi segni di un progetto tracciati con una fo e questo diventa un grande aiuto nel cogliere gli aspetti matita in mano: le nuove tecnologie hanno certamente tolto e i prodotti più interessanti durante i miei viaggi». Fammi un po’ di arte e magia al nostro mestiere, dandoci però la capire meglio: come fai a interpretare il futuro guardandoti possibilità di essere estremamente produttivi, come in ogni intorno? «Banalmente, osservo le persone e l’evoluzione compromesso qualcosa si è perso e qualcosa si è guadadel look, ma anche i prodotti che si trovano nei mercatini gnato. Il mondo cambia: si può scegliere di cambiare con vintage. Sembra un controsenso, ma per creare qualcosa di esso. Fabiano, quindi, è freelance ormai da 23 anni e ha nuovo a volte lo spunto arriva dal passato. Da un semplice lavorato per alcune delle maggiori aziende dell'occhiale, telefono alle automobili, da un rubinetto in acciaio a una tra le quali De Rigo, Mirage, Marchon e attualmente, ormai sedia innovativa, sono affascinato dall’evoluzione delle linee da 8 anni, in assoluta esclusiva per Luxottica. Com’è lavoe delle forme. Mi piace anche molto osservare le ottiche, norare per una realtà così grande e complessa? «Luxottica è tarne i cambiamenti e farne tesoro per la mia professione». un’azienda speciale, in grado di valorizzare i propri collaImmagino quindi che nei tuoi viaggi tu entri, un po’ per cuboratori: essere parte integrante di questo gruppo è per me riosare un po’ per capire, in molte ottiche: quali sono, a tuo motivo di grande orgoglio e occasione di continua crescita». avviso, i cambiamenti più importanti che hai potuto notare A parte occhiale e gioiello hai avuto altre esperienze signinegli ultimi anni? «Sì, hai toccato un argomento importante: ficative? «Ho avuto una decennale e significativa collaborase ci fai caso una volta l’ottico era come il gioielliere, apriva zione con il gruppo Fedon per la realizzazione di astucci per dei cassetti per mostrarti i nuovi prodotti ma adesso, con occhiali e non solo: ho tenuto a battesimo la start up della l’avvento delle grandi catene, il prodotto è quasi tutto espoloro linea di pelletteria Giorgio Fedon 1919». E quali sono sto». E quale consiglio ti sentiresti di dare a un ottico che i brand che hai avuto l’onore e l’onere di disegnare e che magari desidera rinnovare il proprio negozio? «La prima ricordi con più piacere? «I brand sono diversi e dire quali ho cosa che mi verrebbe da dirgli è di far vedere quanto più preferito forse è riduttivo. Ne cito alcuni: Sting, Diesel, Polo possibile: al cliente piace guardare, toccare, provare e alla Ralph Lauren, Bollé, Calvin Klein, Burberry, Bulgari, DKNY». fine scegliere. Credo sia fondamentale mostrare il prodotto: Rifletto: sì, è sicuramente stimolante avere la possibilità è la prima affermazione di valore che gli si dà». Questa afdi disegnare per così tanti marchi, ognuno con la propria fermazione mi sorprende ed è tanto visione e il proprio carattere. Un po’ banale quanto vera: nascondere come un attore il designer si deve equivale a non avere. Valorizzare, calare, per così dire, nel personagmostrare e raccontare il prodotto gio e dare il meglio di sé. in cui credi è sicuramente una A questo punto, però, devi offrirci strada. Vedi qualche stella nascente qualche perla di saggezza per il all'orizzonte? «Non vedo stelle, ma prossimo futuro, in fondo ci sentiasicuramente si sta preparando una mo un anno avanti, giusto? «Non nuova alba all’orizzonte. Il momento ho la sfera di cristallo. I consigli che economico non è dei migliori e in posso dare agli ottici sono un paio. questi frangenti sopravvive chi si Il primo è sicuramente quello di non impegna a guardare un po’ più in fossilizzarsi sulle proprie convinla degli altri. Non ci si deve stancare zioni in fatto di prodotto, ma avere di trovare nuove strade, nuove vie”. il coraggio di osare. Le tendenze, Più in generale, vorrei sapere cosa nella moda come negli occhiali, è per te il design? “Per risponderti, spesso cambiano in fretta ed essere prendo spunto da alcuni dei comanin grado di coglierle al momento damenti di quello che personalmengiusto, può essere fondamentale. Il secondo è quello di guardare ancote ritengo uno dei più importanti designer della nostra epoca, Dieter ra al vintage». Qual è il tuo metodo Rams: il design è estetica, purezza e di lavoro? «La fase iniziale è sempre semplicità». la ricerca. Mi piace viaggiare e Fabiano Rampin, designer

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IL PUNTO VENDITA È IL PALCOSCENICO, L’OTTICO IL PROTAGONISTA Christian Mikunda, consulente per la realizzazione di negozi, spiega come arredarli per attirare l’attenzione dei clienti e poi stupirli

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a cura della redazione*

go ed esperto di teatro, originario di Vienna - Ogni negozio ha bisogno di “un’esca” per attirare i clienti all’interno». Monitor a forma di occhio nelle vetrine, ad esempio, che battono le ciglia quando ci si passa davanti. «Questi elementi sono in grado di attirare l’attenzione e comunicano un messaggio chiaro e immediato – spiega - Sono il primo passo per conquistare l’attenzione del cliente». Riempire le vetrine di merce, invece, è l’approccio sbagliato, secondo Mikunda. «Prima ancora di varcare la soglia del negozio, il cliente

n lavoro a metà strada fra psicologia, marketing e architettura. Christian Mikunda fornisce consulenza per lo sviluppo e la realizzazione di negozi in tutto il mondo. «I costruttori di arredi e i designer sono indispensabili –afferma lo psicolo-

*si ringrazia per la collaborazione l’ufficio stampa di opti Munich

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Christian Mikunda, fotografato da Klaus Vyhnalek

tà più piccole e gestite direttamente dal titolare il posto centrale spetta alla figura dell’ottico, attorno al quale si dovrà costruire la scena. Infatti, «è lui il protagonista», sottolinea Mikunda. Nei negozi più grandi ci può essere anche un totem o un elemento interattivo. I punti vendita specializzati in occhiali sportivi, ad esempio, possono esporre una bicicletta sulla quale il cliente può provare un paio di occhiali in un flusso d’aria creato da un ventilatore. «In tutti i negozi, piccoli o grandi, è determinante la competenza dell’ottico», aggiunge Mikunda. Secondo Mikunda, il mercato del design propone nuove tendenze ogni tre-quattro anni. Trascorso questo tempo, un ottico deve valutare se colori, sedie e specchi sono ancora di moda. Ogni sette-otto anni, inotre, bisogna mettere in conto piccole ristrutturazioni. Dopo dodici-quindici anni è, invece, necessario rivisitare tutto il negozio e la sua concezione. «Non serve ribaltare tutto, neanche le chiese vengono continuamente ristrutturate, ma si capisce che appartengono a un'altra epoca», spiega il consulente viennese.

ha già perso la voglia di osservare, scoprire e valutare i prodotti –continua lo psicologo - La domanda chiave che l’ottico si deve porre è: nel mio negozio voglio tanti occhiali o tanti clienti?». Negli scorsi decenni gli ottici hanno vissuto un importante cambiamento, che ha avuto conseguenze sulla concezione dei negozi. «Oggi gli occhiali sono oggetti di design – dice Mikunda - Un negozio di ottica specializzato è quindi una sorta di galleria d’arte, nella quale le opere devono essere esposte in maniera adeguata. E se il cliente ha anche la possibilità di guardare, frugare e provare liberamente, si crea un effetto di gioia e di divertimento. I livelli di dopamina aumentano e il cliente si sente euforico». È, quindi, importante sviluppare un concept per il proprio negozio e realizzarlo con il supporto di un allestitore. «Un negozio Nelle foto, alcuni momenti della scorsa edizione di opti, la fiera di Monaco che si terrà dal 10 al 12 gennaio è anche un palcoscenico», 2014, dove ottici e rivenditori di occhiali potranno aggiornarsi anche sulle ultime novità in materia di spiega Mikunda. Nelle attivi- arredi, idee e progetti per negozi e shop design

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VISIONOTTICA: NUOVO LOOK, A PARTIRE DAL WEB VisionOttica, l’insegna di Vision Group dedicata al benessere visivo che unisce oltre 210 centri ottici in tutta Italia, si rinnova nel format grafico di comunicazione: dal mondo digital con un nuovo sito e una pagina Facebook sempre aggiornata ai materiali di supporto per il punto vendita, fino alla campagna TV a cura della redazione

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chiave lega-te al mondo dell’ottica e della vista ha portato a risultati sempre più performanti». A conferma-re la grande attenzione che VisionOttica rivolge al mondo digital sono i risultati che l’insegna sta registrando con la pagina Facebook ufficiale, che in poco più di un anno ha raggiunto oltre 5.000 fan, sempre attivi e attenti ai contenuti che vengono pubblicati. «Numeri ancora più grandi se si estende l'attività social a tutte le pagine dei singoli centri ottici, con un totale di oltre 100.000 utenti legati all'insegna – sottolineano ancora alla divisione marketing di VisionOttica - Un’intensa attività di comunicazione che ha visto la pubblicazione di oltre 400 post, la creazione di due applicazioni Facebook e campagne realizzate in collaborazione con aziende di settore per presentare prodotti e servizi innovativi». Il sito e la pagina Facebook di VisionOttica sono stati realizzati in collaborazione con Meloria Comunicazione, di cui segue anche la comunicazione a 360 gradi, e a una grande cura tecnica, ha aiutato a costruire una brand identity molto forte, coerente e performante anche nel mondo digital».

Da novembre è online visionottica.it, il nuovo sito ufficiale dell’insegna di Vision Group, che si distinguerà non solo per la veste grafica più lineare e moderna, ma anche per la maggiore fruibilità e varietà dei contenuti, per un sistema di store locator performante e completo e per l’integrazione con la pagina social di Facebook. «Scelte strategiche per essere sempre più vicini alle esigenze di un consumatore che vuole reperire informazioni in modo rapido, semplice, preciso e coinvolgente – spiegano all’ufficio marketing di VisionOttica - Per rafforzare ulteriormente il posizionamento dell’insegna sul tema del benessere visivo e sulla professionalità che distingue il lavoro dei centri ottici affiliati. L’utente può usufruire di tutta una serie d’informazioni e servizi anche online: dal Pre Test dello Stress Visivo alle notizie sulle campagne e promozioni in corso in corso e informazioni di tipo educational sul mondo dell’ottica, fino alla presentazione dei servizi certificati, di cui solo i clienti VisionOttica possono beneficiare». In coerenza con il sito ufficiale, anche i siti dei singoli centri VisionOttica si rinnoveranno, rispettando il format nazionale ma comunicando le caratteristiche e raccontando di ciascun centro VisionOttica le storie: si tratta di una soluzione di continuità con l'approccio glocal dell’insegna. «Il sito nazionale, come quello dei singoli centri ottici, è stato progettato per adattarsi in automatico a tutti i device (pc, tablet e smartphone) con l’obiettivo di garantire una fruizione dei contenuti sempre ottimale – aggiungono - Anche la forte attività di SEO (Search Engine Optimization) nel tempo ha garantito all’insegna VisionOttica un ottimo posizionamento nell'indicizzazione dei principali motori di ricerca: l'uso di parole

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L’UOMO CHE HA CAMBIATO LA STORIA DELLE LENTI A CONTATTO Cent’anni fa nasceva a Praga Otto Wichterle, chimico, scienziato e inventore, che alla vigilia di Natale del ’61, dopo aver sviluppato un innovativo materiale idrogel, realizzò il primo prototipo per la produzione di lenti a contatto morbide mediante spin-casting

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di Antonio Calossi*

ggi, a cento anni dalla nascita dell’inventore dei materiali idrogel, le lenti a contatto morbide sono indubbiamente le regine della contattologia moderna. Ingegnoso e visionario, in un’epoca in cui nessuno avrebbe scommesso sul successo delle lenti “di gomma”, Otto Wichterle è stato il primo a pensare all’impiego di massa delle lenti a contatto. E sembra incredibile che il prototipo della prima macchina per produrre lenti morbide in modo industriale sia stata costruita con un gioco di costruzioni per ragazzi, il Merkur, prodotto in Cecoslovacchia fin dagli anni '20, molto simile al nostro Meccano. Con il Merkur di suo figlio e una dinamo da bicicletta utilizzata come motore, Wichterle costruì il primo prototipo rudimentale, ma perfettamente funzionante, della prima macchina per produrre lenti a contatto per centrifugazione. In un prototipo successivo, invece, Otto sostituì la dinamo della bici con il motore del suo grammofono, per avere più potenza e per poter muovere più centrifughe contemporaneamente. Otto Wichterle era uno dei massimi

*Optometrista, libero professionista, docente di contattologia al corso di laurea in Ottica e Optometria dell'Università di Firenze

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esperti di chimica macromolecolare del '900 e qualche anno prima, insieme al suo collaboratore Lim, aveva sviluppato un materiale idrogel per applicazioni mediche e biologiche, il poliHEMA, che poteva essere adatto anche a questo scopo. La vigilia di Natale del 1961, sul tavolo della cucina di casa, mise a punto questo marchingegno. Nacquero così le lenti a contatto morbide. Il prototipo originale di questa macchina è stato in mostra, nelle scorse settimane, sia presso il Centro Ceco di Milano sia al Convegno Assottica di Roma. Il progetto, organizzato in collaborazione con l’Istituto di Chimica macromolecolare dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca, si è proposto di comunicare la lunga tradizione di innovazioni nel campo della ricerca e dello sviluppo e dare consapevolezza dell’ingegnosità, entusiasmo e proverbiale capacità inventiva del popolo ceco. Il modello esposto è l’originale di uno dei primi prototipi di Wichterle per produrre lenti mediante spin-casting: dai tubicini usciva il monomero che si depositava nei bicchierini in rotazione, la curvatura dei bicchierini determinava la curvatura frontale an-

teriore della lente e la velocità della centrifuga, che poteva essere cambiata selezionando i diversi diametri delle pulegge, determinava la curvatura della superficie interna che, per via della forza centrifuga, assumeva una forma parabolica più o meno curva e definiva il potere finale della lente. Durante la rotazione avveniva la polimerizzazione e, alla fine, uscivano le lenti finite che dovevano essere

solamente lavate e idratate. Un'idea geniale che permetteva di produrre lenti in tempi brevi, in questa versione otto lenti in un colpo solo, e con bassi costi di produzione. Le prime lenti sperimentali di Wichterle si chiamavano Geltakt Lens; poi, quando iniziò la produzione vera e propria, presero il nome di Spofalens e venivano confezionate in fiale. Wichterle depositò il brevetto di questo metodo di produzione il 27 dicembre del 1961 e per un po' di anni non interessò a nessuno. In quel periodo lo scienziato ceco venne anche in Italia a proporlo alla Galileo, ma non fu preso in seria considerazione. Poi Robert Morrison, un optometrista di Harrisburg, in Pennsylvania, durante un viaggio a Praga ebbe la bella idea di acquistare i diritti di quel brevetto dal governo cecoslovacco. Infine Morrison cedette i diritti alla National Patent Development Corporation di New York, che successivamente li vendette a Bausch & Lomb. A quel punto, nel 1971, B&L iniziò la produzione delle lenti a contatto morbide su larga scala. Come sono andate le cose dopo, è storia nota. A

Nelle foto in queste pagine, scattate alla mostra del Centro Ceco di Milano, Otto Wichterle, uno dei massimi esperti di chimica macromolecolare del '900: dopo tante vicissitudini, caduto il regime sovietico, nel 1990 fu nominato Chairman dell'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca

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La locandina della mostra itinerante su Wichterle, che ha debuttato nel settembre scorso presso gli spazi del Centro Ceco di Milano

Antonio Calossi con la scatola del Merkur, il gioco di costruzioni per ragazzi molto in voga allora in Cecoslovacchia, con cui lo scienziato ceco costruì il suo primo prototipo, alla vigilia di Natale di 52 anni fa

Wichterle, tuttavia, toccò solo un’infinitesima parte dei diritti derivati dalla cessione del suo brevetto. Nonostante i suoi altri 180 brevetti nel campo della chimica e affini, Otto non è mai stato un uomo ricco, nel senso di possesso del denaro, ma è stato una delle persone più ricche del ‘900 in termini di umanità, umiltà, intelligenza, cultura, inventiva e ingegno. Purtroppo queste doti non gli hanno giocato sempre a favore. Proprio per la sua bontà d'animo e la sua integrità morale, che lo portava a non accettare compromessi, durante l'occupazione nazista fu arrestato dalla Gestapo e fu tenuto in carcere per qualche mese. Dopo la Primavera di Praga del 1968, invece, fu destituito da ogni carica, sia politica sia accademica, dal cosiddetto regime di "normalizzazione". Fortunatamente, caduto il regime comunista nel suo paese, nel 1990 Wichterle è stato completamente riabilitato ed eletto all'importante carica di Chairman dell'Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca. Ci ha lasciati, all’età di 85 anni, nel 1998.

Il prototipo originale della prima macchina di Wichterle per la produzione di lenti a contatto morbide mediante spin-casting

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LENTI SKY SOFT MULTIFOCAL SCHALCON. LE PIÙ LEGGERE PER LÈGGERE C’è qualcosa di inevitabile nel fenomeno dell’invecchiamento: la perdita dell’elasticità del cristallino, dell’efficienza dell’apparato accomodativo che non soddisferà più la focalizzazione precisa di oggetti “da vicino”. Nei quarantenni questa condizione fisiologica dell’apparato visivo è già evidente. Dopo i cinquanta (secondo dati Istat sono oltre il 54% della popolazione) è quasi una consuetudine. La lettura “da vicino” obbliga il soggetto a utilizzare mezzi correttivi come occhiali con lenti bifocali o multifocali o addirittura due occhiali, uno per lontano e l’altro per vicino. Specialmente il pubblico femminile mal sopporta l’occhiale per alcuni fattori, come il leggero discomfort estetico e visivo. Il 40% delle “pazienti” over 45 (campione condotto da una ricerca interna alla Schalcon) che presenta questa condizione fisiologica dichiara di non essere sufficientemente informato sull’efficacia correttiva delle lenti a contatto da utilizzare in alternativa all’occhiale. La lente a contatto multifocale Schalcon è una recente novità, tutta italiana, ed è efficace per correggere la presbiopia anche associata, eventualmente, a miopia

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o ipermetropia. Quanto è più funzionale la lente a contatto? La visione simultanea che conferiscono le lenti a contatto multifocali dona al portatore una visione naturale, chiara a tutte le distanze: vicino, intermedio e lontano. La tecnica utilizzata per la progettazione delle lenti multifocali è il PPC (controllo del potere progressivo). Questa tecnica permette di realizzare la lente con geometria asferica, la zona centrale è utilizzata per la correzione da vicino, mentre la zona periferica per la correzione dell’intermedio e lontano. Si sposta lo sguardo naturalmente e la visione è simultanea, senza sfocamenti. Le lenti multifocali presentano un’ampia zona ottica

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AUMENTO DELL’IVA, TUTTE LE CONSEGUENZE CONTABILI Con il primo ottobre è scattato l’incremento dell’aliquota ordinaria, che arriva così al 22%: cosa cambia, nello specifico, per le imprese dell'ottica?

di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

I

l D.L. 28 giugno 2013, n. 76 ha stabilito che, a decorrere dal primo ottobre 2013 l’aliquota IVA salga al 22%: l’aumento di un punto percentuale riguarda unicamente l’aliquota ordinaria, rimanendo invariate le aliquote IVA ridotte del 4% e del 10% , così come accadde il 17 settembre 2011 con l’incremento dal 20% al 21% . L’aumento ha riflessi significativi a livello operativo, soprattutto per le operazioni poste in essere a cavallo tra i mesi di settembre e ottobre.

per l'assolvimento dei vari adempimenti relativi alla fatturazione, registrazione e dichiarazione. È l’art. 6 dello stesso decreto che stabilisce quando l’operazione si intende realizzata, ovvero quando si verifica il cosiddetto momento impositivo. A seconda dell’operazione, si distinguono i seguenti momenti generatori d’imposta: • cessione di beni immobili: conta la stipula dell’atto notarile; se è stato redatto il preliminare di vendita con versamento di acconti a settembre 2013 e la stipula dell’atto notarile è, invece, successiva al primo ottobre 2013, gli acconti sul prezzo sconteranno l’IVA al 21% , mentre il versamento del saldo all’atto della stipula del contratto definitivo (al verificarsi, dunque, degli effetti traslativi) sconterà l’aliquota del 22%; • cessione di beni mobili: il momento impositivo corrisponde alla data della consegna o spedizione delle merci, sempre tenendo conto di acconti e fatturazione anticipata che fanno sorgere autonomamente il debito

Le regole della fatturazione L’art. 21 del decreto IVA stabilisce che il soggetto passivo IVA debba emettere la fattura per ciascuna operazione rilevante ai fini impositivi al momento in cui l'operazione si considera effettuata. Il momento dell’effettuazione dell’operazione rappresenta l’istante in cui l'imposta si rende dovuta per l'Erario, ma anche il momento dal quale decorrono i termini previsti

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dell’imposta al pagamento e alla data di emissione della fattura; • prestazioni di servizi: si applica l’aliquota IVA vigente al momento del termine della prestazione, ovvero del pagamento del corrispettivo; in caso di pagamenti anticipati, peraltro, tali prestazioni si intendono effettuate alla data del pagamento del corrispettivo (ancorché parziale); se sono effettuate in modo continuativo per più di un anno (e in assenza di acconti o pagamenti parziali), le prestazioni si considerano effettuate al termine di ciascun anno solare, fino alla conclusione della prestazione stessa.

Infine, se sono stati fatturati o pagati acconti prima del primo ottobre 2013, l’aliquota applicabile è quella del 21% , mentre si applicherà l’aliquota del 22% per il saldo. Commercianti al minuto I commercianti al minuto, ai fini delle liquidazioni periodiche, scorporano l’IVA relativa ai corrispettivi annotati nel relativo registro, distinti per aliquota e comprensivi dell’imposta, utilizzando il metodo matematico. L’imponibile è, pertanto, determinato suddividendo i totali compresivi dell’imposta per i seguenti valori: • 104 per l’aliquota del 4%; • 110 per l’aliquota del 10%; • 122 per l’aliquota del 22% (dal 1° ottobre 2013), moltiplicando il quoziente per cento e arrotondando il prodotto, per difetto o per eccesso, al centesimo di euro. Una volta determinato l’imponibile, è applicata l’imposta in base all’aliquota dovuta.

Fatturazione differita, acconti e note di variazione Se viene emessa fattura differita entro il 15 ottobre, in relazione a operazioni effettuate nel corso di settembre, l’aliquota da applicare sarà ancora il 21% , appunto perché il momento impositivo è sorto in settembre. Anche le note di variazione emesse dopo l’incremento dell’aliquota ordinaria al 22% devono riportare la vecchia aliquota al 21% , se relative a fatture da rettificare emesse prima del 1° ottobre 2013.

Nessuna sanzione per gli errori L’Agenzia delle Entrate, con un a nota diffusa poco prima che l’aumento fosse definitivo, ha precisato che gli eventuali errori nelle fatture e negli scontrini potranno essere corretti senza sanzioni. Se, infatti, nella fase di prima applicazione ragioni di ordine tecnico impediscano di adeguare in modo rapido i software per la fatturazione e i misuratori fiscali, i contribuenti avranno comunque la possibilità di regolarizzare le fatture eventualmente emesse e i corrispettivi annotati in modo non corretto, effettuando la variazione in aumento. Nessuna sanzione, quindi, se la maggiore imposta verrà comunque versata nei termini di legge, ovvero: • entro il 27 dicembre 2013: per i mesi di ottobre e di novembre, in caso di liquidazione mensile; • entro il 17 marzo 2014 (il 16 è una domenica): per il mese di dicembre, in caso di liquidazione mensile, e per il quarto trimestre 2013 in caso di liquidazione periodica trimestrale.

COSA SUCCEDE NEL RESTO D’EUROPA Ecco una panoramica sulle aliquote IVA applicate in alcuni stati membri dell’Unione Europea

AUSTRIA

20%

FRANCIA

19,6%

GERMANIA

19%

GRECIA

23%

REGNO UNITO

20%

SPAGNA

21%

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MEDITAZIONI

IL PECCATO ORIGINALE La competenza scientifica è vissuta come il “bene”, il momento della proposta dell’ausilio visivo è vissuto come “l’impuro”, soprattutto se si tratta dell’occhiale: solo quando si depurerà la fase della proposta dell’ausilio predisposto dai connotati di “livello inferiore”, si potrà parlare di espressione professionale coerente e completa

di Luisa Redaelli Communication consultant

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siste il peccato originale o no? Blaise Pascal lo ha descritto come una "seconda natura", che si sovrappone alla nostra natura originaria. Si tratta di un dualismo forse insuperabile, dove due principi di natura stanno sullo stesso livello. È una contraddizione che ci sarà sempre, poiché risale all'origine dell'essere Ciò che viene definito peccato originale è, in realtà, solo il carattere misto dell'essere che, secondo questa teoria, appartiene all’identità dell'essere stesso. La natura professionale dell'ottico porta in sé questa dualità. La competenza scientifica e tecnica che riguarda la visione e le sue opportunità di funzionamento si trova a doversi congiungere con la proposta dell’ausilio visivo di cui si è rilevata la necessità. La competenza scientifica è vissuta come il “bene”, il momento della proposta dell’ausilio visivo è vissuto come “l’impuro”, soprattutto se si tratta dell’occhiale. Sono convinta che quando si riuscirà a depurare la fase della proposta dell’ausilio predisposto dai connotati

di “livello inferiore”, si potrà parlare di espressione professionale coerente e completa. È nelle specifiche del lavoro richiesto il compito di consigliare il migliore supporto alla visione, quindi non si tratta di essere capaci solo nello studio in sala refrazione per la definizione oftalmica, bensì di saper offrire il più adeguato strumento completo, che si tratti di contattologia, ancor più che si tratti di occhiale. A parte il caso delle lenti a contatto, sappiamo bene che lo strumento che il professionista dovrà indicare è l’occhiale, ovvero un mezzo completo di lenti e montatura, che funzionerà al meglio solo se entrambe le componenti saranno giustamente consigliate. Perché tanta dedizione alla definizione dell’oftalmica, alla “prescrizione” delle lenti, se poi saranno predisposte su un telaio scelto più o meno a caso, affidato al gusto, alla moda, all’effimero, alla superficialità? Il professionista che si dedica anche alla scelta della montatura insieme al cliente oppure che educa alcuni collaboratori a una cultura specializzata, per il consiglio della montatura stessa, non viene meno alla “purezza” scientifica, bensì, a mio avviso, offre

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una consulenza completa e seria. Il cliente-paziente deve poter avere un occhiale che funzioni sul viso, non esce dall’esperienza con le bellissime lenti in mano, non è deontologicamente corretto che queste siano abbinate a una montatura di qualità non verificata. Delegare la cultura della montatura esclusivamente alle aziende produttrici o distributrici è un grave errore e il rischio è la perdita d’identità professionale agli occhi (appunto) dell’utenza. Si tratta di unire tutte le competenze necessarie in un insieme di alta qualità, ovvero di alimentare il collegamento fra la sala refrazione e il “negozio”, per realizzare il centro di ottica professionale, come il luogo che offre il migliore benessere visivo alle persone. Non è un paradosso storico che, spesso, il costo della prestazione per la verifica dell’efficienza visiva sia incluso in quello finale dell’occhiale e ancora molto pochi siano i professionisti che richiedono una parcella per la prestazione in sé stessa? In realtà, le risorse investite in formazione e studio sono consacrate alla specializzazione di tutto ciò che avviene in sala refrazione, che però, spesso, non viene riconosciu-

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to in una tariffa di parcella, mentre si monetizza con la vendita dell’occhiale, una fase di cui si trascurano le perizie specifiche di comunicazione efficace. Sarà un po’ assurdo? Unire le competenze, dedicare parte della formazione professionale anche agli altri aspetti di specializzazione complementari al sapere scientifico-tecnico credo sia oggi un atto indispensabile, non solo un dovere di responsabilità. Cercare opportunità oneste per imparare a comprendere i parametri di qualità dell’oggetto montatura, ad esempio, è un atto dovuto alla coerenza dell’espressione professionale. Imparare a conoscere i concetti del design, saper riconoscere la qualità dei materiali, distinguere i valori estetici ed ergonomici, poter sostenere in modo trasparente il rapporto fra la qualità reale e il prezzo: sono alcuni degli argomenti che è indispensabile approfondire, per sostenere il lavoro quotidiano, a fianco di tutto ciò che riguarda “la scienza”. Inoltre, una sana cultura di comunicazione potrà rendere efficace la “scientificità” del marketing applicato. Comunicare in modo efficace è una modalità da apprendere, non è un atto istintivo. Oggi come non mai, i tempi richiedono una lucidità d’intervento molto consapevole per soddisfare un’utenza informata, critica, sollecitata da varie proposte, di cui non sa riconoscere le peculiarità, se noi non le comunichiamo. La professione richiede uno scatto d’orgoglio sano e determinato, dove le competenze necessarie trovino espressione coerente e armonica. Il peccato originario sta nel

non considerare tutti gli aspetti della professione allo stesso livello d’importanza. Il peccato originario è nel non dedicare la stessa attenzione culturale a tutti gli elementi che definiscono la professione, continuando a considerarne alcuni “nobili” e altri meno. Il peccato originale consiste nel non raccontare con adeguata consapevolezza i valori che possiamo offrire, tanto importanti per far star bene le persone, dato che vedere bene è una delle cose più belle del mondo. Comunicare significa creare relazioni, fra le persone, fra i diversi aspetti del sapere, fra le necessarie competenze. Comunicare bene significa diffondere armonia e creare legami resistenti. Gli aborigeni australiani non parlano di peccato, dicono che la realtà è il nostro sogno. Mi piace questa storia, mi sembra che possiamo fare della nostra realtà la realizzazione del sogno, se ne sappiamo accogliere tante sfaccettature. La bellezza della professione ottica è proprio nel suo essere prismatica, composta da tante competenze specialistiche diverse, che possono essere espresse da una sola persona oppure all’interno di un centro dove tutta la squadra manifesta un livello di cultura e di capacità propositiva elevato e coerente. L’albero del giardino dell’eden è ricco di frutti e mangiarli porta a nutrire la conoscenza, per distinguere il bene e il male. Oscar Wilde diceva che “l’umanità si prende troppo sul serio. È il peccato originale del mondo. Se l'uomo delle caverne avesse saputo ridere, la Storia avrebbe avuto un corso diverso”.

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COS'È LA POESIA Poesia è notizie dalla frontiera della coscienza, poesia è religione, religione poesia, sia poesia emozione ritrovata in emozione, ogni poesia una temporanea follia e l’irreale è il più realistico, dice l’indicibile pronuncia l’impronunciabile sospiro del cuore, una poesia… sta in una pagina sola ma può riempire un mondo e sta bene nella tasca di un cuore, poesia è lotta continua contro silenzio, esilio inganno, lasciate che un nuovo lirismo salvi il mondo da sé sia in sfide per giovani poeti siate poeti, non affaristi…, mettete in discussione tutto e tutti…, date alla vostra poesia ali per volare sulle cime degli alberi, evitate la provincia, mirate all’universo, cercate di raggiungere l’irraggiungibile, resistete molto, obbedite meno. Lawrence Ferlinghetti, poeta americano della beat generation

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LA SCHIASCOPIA STATICA Bowman può a ragione essere considerato l’inventore della schiascopia, anche se il merito di una completa comprensione dei meccanismi di funzionamento viene dal lavoro e dalle osservazioni di altri ricercatori. Parent fu, invece, il primo a proporre il termine retinoscopia, attualmente utilizzato dagli anglosassoni, e a introdurre l’uso delle lenti oftalmiche per quantificare l’ametropia risultante dal riflesso

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di Francesco Vargellini Optometrista Docente presso l’Istituto B. Zaccagnini Iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale

Vi è, tuttavia, l’interferenza dell’interfaccia vitreo/retina che, trovandosi a una distanza di circa 200÷250 µm, altera lo stato refrattivo valutato. La prevalenza della riflessione operata da uno strato piuttosto che dall’altro dipende da una serie di fattori: stato refrattivo dell’occhio, lenti correttive utilizzate, vergenza della radiazione incidente. Si tratta, dunque, di una variabile che cambia da caso a caso. Se si prova a fare alcune considerazioni numeriche, si ricava che nel sistema ottico oculare, una variazione di profondità di 300 µm comporta una differenza diottrica di circa 1,00 D. Questo significa che la differente valutazione del punto di neutralizzazione su uno strato piuttosto che sull’altro comporta una differenza di 0,66 D÷0,83 D. Si può provare a fare in modo che lo strato vitreo/retina e quello del piano dei recettori retinici coincidano, variando la convergenza del fascio dello schiascopio, a neutralizzazione raggiunta, di un valore di 0,66 D÷0,83 D in modo da spostare posteriormente di circa 200÷250 µm l’elemento riflettente e valutare il risultato ottenuto.

a schiascopia si basa sull’osservazione del riflesso pupillare che si origina da una sorgente luminosa riflessa dalla retina. Il riflesso pupillare viene interpretato dall’esaminatore, che lo compensa anteponendo lenti positive o negative, fino a quando questo non viene considerato neutralizzato. La lente con la quale si ottiene la neutralizzazione serve a indicare l’ametropia oggettiva presente. Sotto questo punto di vista, sembrerebbe che la schiascopia sia esclusivamente un metodo di misura e non di osservazione . Nella pratica clinica riveste particolare importanza la misura dell'ametropia, tuttavia è utile osservare anche la qualità e i cambiamenti connessi al riflesso: quindi è anche una valutazione qualitativa. Con lo schiascopio si invia un fascio di luce verso l’occhio del paziente; attraversata l’apertura pupillare, la radiazione arriva a livello del fondo, viene riflessa e ritorna verso l’osservatore. La superficie di riflessione per una corretta valutazione dello stato refrattivo è la membrana limitante esterna che può essere considerata come il piano dei recettori retinici.

Tipologie di strumenti Esistono due tipi di strumenti: quelli a specchio forato e quelli a specchio semiriflettente. Quelli a specchio forato offrono una migliore definizione dell’immagine che risulta più luminosa e, al punto neutro, più riconoscibile, ma hanno l’inconveniente di un’area scura che corrisponde al foro dello strumento, al centro dell’immagine; quelli con specchio semitrasparente perdono leggermente in nitidezza, ma non hanno discontinu-

Figura 1: strati retinici. Sono indicate le due interfacce (vitreo/retina e retina/epitelio pigmentato) dove si può realizzare la riflessione

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ità e sono meno critici in termini di allineamento. In relazione alla forma del fascio illuminante, ne possiamo avere ad andamento parallelo, convergente o divergente. I moderni schiascopi consentono di modificare il fascio luminoso, agendo su una ghiera. In relazione al tipo di sorgente, possiamo avere schiascopi con fascio a striscia (streak) (vedi fig. 2) oppure a fascio circolare (spot). L’utilizzo della striscia o dello spot sono attualmente l’unica vera variabile tecnica che un operatore si trova a scegliere. La striscia è migliore per individuare i valori numerici, compreso l’asse dell’astigmatismo; lo spot, invece, per valutare la qualità del riflesso e per le retinoscopie da vicino.

vicino, accomoda e si valuta lo stato accomodativo). Il paziente è in visione binoculare e l’operatore risulta allineato con la sua direzione di sguardo. In questa situazione il paziente dovrebbe dimenticare l’occhio esaminato, impegnandosi nella visione con il contro laterale: può risultare abbastanza difficile, maggiormente se è quello dominante. Per facilitare il soggetto a evitare di guardare lo schiascopio, l’operatore può spostarsi leggermente di lato in modo che la direzione di osservazione formi un angolo , più ridotto possibile, tale che sia possibile mantenere la fissazione del target per lontano anche durante l’esame. Schiascopia statica Il soggetto osserva una mira posta a una distanza tale che possa essere considerata all’infinito: la mira deve rappresentare un valore di Acuità Visiva tale da impegnarlo a focalizzare con una certa precisione. Cockerham suggerisce di utilizzare come mira quella del duochrome per favorire il rilassamento dell’accomodazione. L’ambiente non deve avere un’illuminazione troppo elevata, per evitare che un’eccessiva miosi complichi l’osservazione del riflesso, ma nemmeno troppo ridotta, in quanto, oltre a indurre una midriasi che creerebbe problemi di interpretazione del riflesso pupillare. L’operatore si pone alla distanza di lavoro preferita, solitamente si usano 50 o 67 cm, da mantenere con la massima cura. La distanza condiziona la scelta della lente di lavoro: 2,00 D per 50 cm; 1,50 D per 67 cm. La funzione della lente di lavoro è di fare in modo che la sorgente, generi un’immagine sul piano di osservazione dello schiascopio. Se il soggetto fosse emmetrope, l’immagine andrebbe a formarsi all’infinito e solo attraverso una lente di lavoro con potenza adeguata alla distanza adottata lo schiascopio diviene fuoco coniugato della retina. L’operatore, tramite l’interposizione di lenti, cerca di creare proprio questa situazione. Assunta la posizione corretta, posizionata la lente di lavoro, optato per lo specchio piano, si può cominciare l’azione di spazzolamento muovendo lo schiascopio lenta-

Figura 2: Schiascopio a striscia Heine

Tecnica di esame Il termine refrazione oggettiva sta a indicare che la situazione non è valutata attraverso le risposte e le osservazioni del paziente. La capacità valutativa dell’operatore, attraverso le regole dettate da questa tecnica, è il cardine di una buona misurazione. L’affidabilità della rilevazione non dipende dallo stato ametropico dell’operatore, cui è richiesta una buona acuità visiva per l’abituale distanza di lavoro (50÷100 cm). Figura 3: schiascopi WelchAllyn a spot

È basilare posizionarsi correttamente davanti al paziente: una posizione decentrata, infatti, introduce errori di valutazione dello stato refrattivo dovuti all’astigmatismo dei fasci obliqui (vedi fig. 5). Ad esempio, un’osservazione fuori asse comporta una sovracorrezione miopica contro regola. Non essendo possibile, per motivi pratici, porsi frontalmente all’occhio esaminato, si può considerare accettabile un disallineamento minimo, di circa 5°, che induce un errore di circa 0,25 D. Da un punto di vista operativo, immaginando di esaminare con l’occhio destro il destro del paziente, ci si pone frontalmente in modo che la direzione di sguardo del soggetto sfiori l’orecchio destro dell’operatore. L’ideale è alternare i due occhi nell’osservazione per poter posizionarsi sempre al meglio. Sul piano verticale, dove non vi sono problemi pratici, è bene allinearsi con la massima precisione. Due sono le tecniche di lavoro in schiascopia: statica (il soggetto osserva un target lontano e si misura la classica ametropia oculare) e dinamica (il soggetto osserva un target

Figura 4, 5 e 6: schema della relazione tra movimento dello schiascopio e dell’ombra percepita sul piano pupillare: in alto la situazione del movimento concorde, in basso il movimento è discorde (il fascio esce convergente e focalizza prima dello schiascopio), infine il neutro

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mente a destra e a sinistra. (vedi fig. 7). In queste condizioni possiamo avere tre situazioni diverse: 1. Il movimento del riflesso è concorde con quello dello schiascopio, il fuoco coniugato della retina è oltre lo schiascopio, rappresenta ipermetropia. 2. Il movimento del riflesso è discorde, il fuoco coniugato è posizionato prima dello schiascopio, rappresenta miopia. 3. La pupilla risulta totalmente illuminata e non si nota alcun movimento, riflesso neutro, il fuoco coniugato della retina e, quindi, il soggetto è emmetrope. Lo scopo della schiascopia è trovare la lente con cui si vede il neutro, cioè quantificare il difetto ametropico. Per fare questo si può ricorrere alle lenti della cassetta di prova, sistema che risulta più lungo e laborioso, oppure alle più pratiche stecche di schiascopia o al forottero. Il punto di neutralizzazione non è una situazione netta, ma è una zona d’incertezza tra un leggero movimento concorde e uno discorde. Completato l’esame di un occhio, ci si sposta per compiere le stesse operazioni sull’altro. Completata l’osservazione sul secondo occhio, è utile tornare al primo e verificare che i riflessi siano il più possibile simili, per garantire un buon bilanciamento. Con gli ipermetropi, soprattutto se giovani, può essere utile utilizzare una lente di sfuocamento sull’occhio non esaminato, per aiutare a inibire la loro facile accomodazione, che altrimenti maschererà il difetto. Bassi positivi (1,00 D÷1,75 D) inducono, in visione binoculare, uno stimolo a disaccomodare, valori maggiori possono avere l’effetto contrario. Quando si raggiunge il valore neutro, l’esame si conclude e si ricava la correzione. Si può operare in due differenti modi: 1. Si inserisce la lente di lavoro e si neutralizza il riflesso. Il valore di lente trovato è già la lente correttiva adeguata. Ad esempio: si inserisce una lente di potere Sf +2,00 e ci si posiziona a 50 cm. Qui si trova un riflesso discorde che si neutralizza con lente Sf -3,00. Il potere correttivo oggettivo è pari Sf -3,00. 2. Non si inserisce alcuna lente di lavoro e si neutralizza il riflesso. Definito il valore per neutralizzare il riflesso si dovrà successivamente sottrarre il valore della lente di lavoro. Ad esempio: ci si posiziona a 50 cm. (nessuna lente di lavoro usata). Qui si trova un riflesso discorde che si neutralizza con lente Sf -1,00. Il potere correttivo oggettivo è pari a Sf -1,00 – Sf+2,00 (lente di lavoro non usata) = Sf -3,00. Il vantaggio di usare la lente di lavoro è dovuto al fatto che non è richiesto nessun calcolo finale, che può creare impaccio o errori, per cui se il soggetto presenta un riflesso discorde è miope, se presenta un concorde è ipermetrope. Il vantaggio di non usare la lente di lavoro, invece, è dovuto ai maggiori riflessi creati dalle superfici delle lenti e, quindi , a una maggiore difficoltà nel riconoscere il riflesso pupillare.

Figura 7 e 8: nella figura possiamo osservare come i due riflessi (orizzontale e verticale) siano diversi in termini di potere indicando una differenza di stato ametropico tra i due meridiani

ma e, quindi, ci si trova di fronte a due diversi stati ametropici nello stesso occhio: i due meridiani principali. Lo schiascopio a striscia si presta in maniera egregia all’esecuzione della schiascopia su occhio astigmatico: la forma della fessura aiuta, infatti, l’operatore nell’allineamento con il meridiano e il riflesso di un occhio astigmatico è più facilmente visibile fin dall’inizio con uno schiascopio a striscia rispetto a uno a spot, che risulta eccellente ma più difficile da utilizzare, almeno in questo caso. Per la correzione dell’astigmatismo, ci soffermeremo sull’uso dello schiascopio a striscia. Con la fessura disposta verticalmente spazzoliamo orizzontalmente ed esaminiamo il meridiano orizzontale; passiamo poi al meridiano verticale con la fessura orizzontale. Concentriamo la nostra attenzione sul riflesso: è uguale o diverso nei due meridiani? (vedi fig. 7 e 8). Una perfetta simmetria di dimensioni e comportamento indica il medesimo stato refrattivo, una differenza indica che i due meridiani sono diversi. Si provi ora a ruotare la fessura in modo da esaminare il meridiano a 45° e poi quello a 135°, con la stessa attenzione riservata ai due meridiani orizzontale e verticale. Ancora una volta se il comportamento è uguale siamo in presenza di una situazione di simmetria e quindi, se presente, l’ametropia sarà sferica; nel caso, invece, si notassero riflessi di dimensioni diverse siamo in presenza di astigmatismo. Proviamo ora a compiere un’altra osservazione: ruotando leggermente la fessura, si osservi se il riflesso mantiene la stessa direzione. In presenza di astigmatismo, noteremo che il riflesso, come ci appare nel foro pupillare, subisce come una rotazione che lo disallinea rispetto alla fessura. Questo comportamento consente di trovare, con la necessaria precisione, la direzione dei meridiani principali, ruotando la fessura fino ad avere un allineamento perfetto con il movimento del riflesso. Una volta individuati i due meridiani, si procede alla loro neutralizzazione come fatto precedentemente. Si possono neutralizzare i due meridiani in maniera indipendente l’uno dall’altro tramite lenti sferiche oppure si può neutralizzare uno dei due e, utilizzando una lente cilindrica, completare la correzione sull’altro. Volendo mantenere la coerenza con la correzione soggettiva che consiglia di lavorare sempre con cilindri negativi, è necessario individuare il meridiano più ipermetrope o meno miope, compensarlo con lenti sferiche. In questo modo l’altro

Ametropia astigmatica In caso di astigmatismo, si perde la simmetria sferica del siste-

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minor miopia o di maggior ipermetropia al centro rispetto alla periferia. Si nota un movimento a forbice per cui vi sono due differenti comportamenti del riflesso: si può arrivare ad avere movimento concorde nella porzione centrale e discorde in quella periferica. Esiste la possibilità di utilizzare un diaframma artificiale, ma ci sembra un metodo che comporta più problemi che vantaggi, quindi siamo propensi a consigliare di concentrare l’attenzione sulla parte centrale. Questo comportamento, legato all’ampia midriasi, è più evidente e frequente nei giovani miopi, in cui si notano velocità di movimento diversi tra centro e periferia. A maggior ragione la difficoltà è presente durante l’esame in midriasi farmacologica, tecnica che, salvo situazioni molto particolari, riteniamo inutile.

meridiano potrà essere neutralizzato usando lenti cilindriche negative. Un affinamento dell’asse del cilindro correttore può essere fatto con una tecnica suggerita da Copeland, che richiama l’utilizzo del cilindro crociato. Una volta posizionato il cilindro correttore, si ruota la fessura, rispetto all’asse del cilindro, di 45° in senso orario e poi di 45° in senso antiorario e si verifica che il riflesso, nei due casi, sia allineato con la fessura. Se si nota un’asimmetria, si modifica il posizionamento del cilindro fino a trovare una perfetta simmetria. Una volta che si ritiene di aver concluso la neutralizzazione dei movimenti, è opportuno riverificare la neutralità raggiunta, dopo aver ricontrollato il proprio posizionamento, in relazione alla distanza di lavoro. Difficoltà nell’esecuzione del test Potenziali errori nell’esecuzione dell’esame schiascopico sono: • difficoltà nel mantenere la distanza di lavoro; • riflessi confusi; • astigmatismi irregolari; • pupilla miotica; • falsa neutri; riflesso difficile (cataratta incipiente).

Astigmatismi irregolari Se l’interpretazione del riflesso descritto precedentemente può essere abbastanza agevole, proprio per il comportamento simmetrico del sistema, vi sono situazioni in cui le cose si complicano abbastanza e il risultato schiascopico diventa decisamente meno utile ai fini della correzione finale: ci riferiamo alle situazioni in cui la presenza di astigmatismi irregolari rende il quadro di difficile interpretazione, come, ad esempio, nel cheratocono. La presenza di questa alterazione crea differenza nei vari punti della retina, ma con la complicazione della asimmetria, così che può risultare difficile decidere su cosa concentrare l’attenzione ai fini refrattivi. Gli astigmatismi irregolari secondari a traumi o lesioni complicano ulteriormente l’interpretazione del test, che può risultare alla fine di scarsa utilità pratica.

Difficoltà nel mantenere la distanza di lavoro La distanza di lavoro riveste un ruolo ben preciso nella somministrazione del test e, quindi, dev’essere mantenuta in maniera rigorosa. La scelta della distanza di lavoro può essere fatta in relazione alle proprie preferenze, tenendo tuttavia in considerazione che una distanza ridotta migliora l’osservazione del riflesso che risulta più luminoso, ma, d’altra parte, quanto più ci si avvicina tanto più diventa significativo l’errore di valutazione della distanza. Se si decide di lavorare a 50 cm e si commette un errore di posizionamento di 5 cm, si introduce un errore del 10%, che tradotto in diottrie comporta una differenza di poco meno di 0,25 D; a 100 cm un errore di 5 cm introduce un’imprecisione del 5% che equivale a un valore diottrico di 0,05 D. La distanza di 67 cm è sicuramente un buon compromesso: per un soggetto di statura media, utilizzando l’estensione del braccio, per lo stesso errore considerato precedentemente, introduce una differenza di circa 0,10 D.

Pupilla miotica Se lo scopo della schiascopia è valutare il comportamento del riflesso pupillare, questo deve in ogni caso essere ben visibile: quando la pupilla è decisamente miotica, può risultare impossibile fare valutazioni attendibili. La situazione è frequente con i pazienti anziani nei quali la miosi si può sovente associare a una ridotta trasparenza dei mezzi ottici. Un miglioramento nell’esecuzione del test è quello di modificare la distanza di lavoro, portandola ad esempio da 67 cm a 50 cm, in modo da vedere più da vicino la pupilla, e decentrandosi leggermente in modo da utilizzare una parte un poco più periferica della retina. Aumentando il decentramento si introducono ovviamente degli errori nella valutazione, di cui poi bisogna tenere opportunamente conto. In ogni caso vi sono circostanze nelle quali è preferibile avere a disposizione un valore, se pur non corretto, piuttosto che non averlo affatto. Anche nei giovani ipermetropi non corretti si può avere una pupilla a diametro ridotto, ma in questo caso è possibile migliorare l’esecuzione del test, aggiungendo lenti positive binocularmente in modo da far disaccomodare e riducendo

Riflessi confusi Quando lo stato refrattivo dell’occhio è diverso da zona a zona, nell’area individuata dall’apertura pupillare il riflesso manca di uniformità con il risultato che l’annullamento del movimento non risulta uguale su tutta la superficie. Abbastanza spesso è possibile notare questo comportamento nei giovani che esibiscono un’ampia midriasi. L’apertura particolarmente ampia mette in evidenza l’aberrazione sferica del sistema così che è possibile notare un comportamento di

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la luminanza dell’ambiente. Poter regolare l’intensità dell’illuminazione dell’ambulatorio in maniera progressiva può risultare utile.

no da questo prezioso strumento. Bibliografia [1] Bowman W. Pathology and treatment of conical cornea. R. Lond. Ophthalmic Hosp. Rep, 1859; 2:154. [2] Borish I.M. Clinical Refraction. 3rd. Ed, Chicago, The Professional Press, 1975. [3] Garcia E, Garcia M.D. Handbook of Refraction. 4th. Ed, Boston, Little, Brown and Company, 1978. [4] Rossetti A, Gheller P. Manuale di optometria e contattologia. 2nd, Bologna, Ed. Zanichelli, 2003. [5] Cuignet F. Kératoscopie par réflexion. Recueil Ophthalmol, 1874; 1(2nd ser):316-327. [6] Cockerham D. Research in Streak retinoscopy. B J Phys Opt, 1957; 14:236. [7] Benjamin W.J. Borish’s Clinical Refraction. Philadelphia, W.B.Saunders Company, 1998. [8] U.S. Patent Office, n.1648013; Ser. N.128020; August 9, 1926. [9] Copeland Streak Retinoscope (Baush & Lomb) or Copeland-Optec 360 Streak Retinoscope (Optec). [10] Bennett A.G. Oblique Refraction of the Schematic Eye as in Retinoscopy. Optician, June 15:553. [11] Villani S. Ottica anatomo-fisio-patologica. Vinci (FI), Pubblicazione dell’Istituto Superiore di Optometria V.Ronchi, 1979. [12] Pintus S. Tecniche di refrazione nell’esame visivo. Torino, ASSOPTO Scuola Piemonte. [13] Getman G.N.Book Retinoscopy. Santa Ana (CA), OEP, 1958. [14] Apell R.J. Clinical Applications of the Bell retinoscopy. J Am Optom Assoc, 1975; 46(10):1023-1027. [15] Haynes H.M. Clinical Observations with Dynamica Retinoscopy. Optom Week, 1960;51:2243-2246, 2306-2309. [16] Haynes H.M.Clinical Approaches to Nearpoint Lens Power Determination. Am J Optom Physiol Opt, 1985;62(6):375385. [17] Harmon D.B. The Coordinated Classroom. American Seatind 1951. [18] Kraskin R.A. Stress-point retinoscopy. J Am Optom Assoc, 1965; 36:5. [19] Kraskin R.A. Stress-point retinoscopy. Santa Ana(CA), OEP, 1982. [20] Hendrickson H. The Behavioral Optometry Approch to Lens Prescribing. Dunchan, OEP, 1980, [21] Birnbaum H.M. Optometric Management of Nearpoint Vision Disorders. Boston, Butterworth-Heinemann, 1993. [22] Nott I.S. Dynamica Skiametry, Accomodation and vergence. Am J Physiol Opt, 1925; 6:490-503. [23] Valenti C.A. The Full Scope of Retinoscopy. Santa Ana(CA), OEP, 1990. [24] Garcia A, Cacho P. MEM and Nott dynamic retinoscopy in patiens with disorders of vergence and accomodation. Optthalm Physiol Optics, 2002;22(3):214. [25] Charman W.N, Walsh G. variation in the Local Refractive

Falsi neutri Tralasciando la situazione in cui l’inesperienza o la frettolosità possono portare a un’errata valutazione di neutralità, possiamo citare la situazione che si verifica quando il fascio illuminante dello schiascopio è focalizzato sul piano pupillare. In questa situazione vi è un più ampio illuminamento retinico con il risultato che la pupilla appare tutta illuminata, se pur con una brillanza non particolarmente elevata, e non vi è apparenza di risposta al movimento dello schiascopio. Si può creare questa situazione passando dallo specchio piano allo specchio concavo: in questo movimento, a un certo punto, si nota una pupilla che si illumina di colpo e l’immagine della striscia dello schiascopio appare ben nitida sull’iride. Questa posizione può utilmente essere sfruttata per evidenziare opacità nei mezzi diottrici: una cataratta, ad esempio, appare come una zona scura, diversamente densa, all’interno del disco pupillare illuminato. Riflesso difficile La presenza di opacità del cristallino può rendere difficile il riconoscimento del riflesso. Tuttavia questo diventa problematico solamente in presenza di una vera e propria cataratta, di fronte alla quale tanti operatori anche esperti sono costretti a dare forfait. Un soggetto anziano può, quindi, essere ancora analizzato, a meno che la sua condizione non sia vicina a quella preoperatoria della cataratta o che altre difficoltà di misurazione (vedi precedenti paragrafi) non si vadano ad aggiungere a questa. Considerazioni sull’utilizzo Per migliorare la tecnica di esecuzione della schiascopia possiamo utilizzare una sequenza pratica. Quando si comincia la pratica di questo esame, i risultati faticano ad arrivare, ma con un po’ di pazienza è possibile sfruttare le molte informazioni che ci provengo-

Figura 9 e 10: esecuzione di una retinoscopia dinamica; il soggetto stimola l’accomodazione osservando un target prossimale, ad esempio direttamente attaccato allo strumento

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La campagna della nuova Hoyalux iD MyStyle V+

HOYALUX ID MYSTYLE V+, L’EVOLUZIONE BINOCULARE SECONDO HOYA La multinazionale con casamadre giapponese ha lanciato a Parigi, in occasione dell’ultimo Silmo, la sua nuova lente progressiva, che è ora presente anche sul mercato italiano, supportata da una serie d'iniziative per coinvolgere i centri ottici partner

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ltre il 70% dei presbiti in Europa presenta una prescrizione diversa per l'occhio destro e l'occhio sinistro. «Anche la più piccola differenza di prescrizione può causare squilibrio nella visione e disturbi astenopici: Hoyalux iD MyStyle V+ è la prima lente progressiva

di Angelo Magri

al mondo a prendere in considerazione questa differenza, perché bilancia la performance della geometria tra i due occhi utilizzando l'esclusiva Tecnologia di Armonizzazione Binoculare - hanno spiegato i responsabili di Hoya Europe alla fine di settembre a Parigi, in occasione del Silmo, con una conferenza stampa in fiera e un evento serale -

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Questa tecnologia brevettata assicura che la correzione con Hoyalux iD MyStyle V+ sia sempre perfetta in ogni punto della lente, in modo preciso secondo le necessità di ogni occhio in situazione binoculare, assicurando messa a fuoco perfetta e senza sforzo, stabilità costante e migliore profondità di visione». Grazie al sistema di anamnesi

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Hoya iDentifier l'area del lontano, dell'intermedio e del vicino vengono progettate in base alle necessità individuali e allo stile di vita di ogni cliente. «Questo sistema unico, che virtualmente può progettare una quantità infinita di design, garantisce la costruzione completamente personalizzata della lente - è stato illustrato sempre a Parigi - Ogni Hoyalux iD MyStyle V+ viene, inoltre, valutata secondo il Modello Binoculare dell'Occhio, il brevetto di Hoya sulla performance binoculare, che trae origine dagli studi di InnoVision, cuore dello sviluppo delle tecnologie, geometrie e sistemi Hoya, e garantisce che il disegno sia verificato prima della produzione in circostanze di vita reale. Questo assicura una performance binoculare senza

precedenti: immagini stabili e migliore profondità di visione in tutte le situazioni». Se a Parigi è avvenuto il debutto mondiale di questa nuova progressiva, è ora arrivato il momento della sua distribuzione nei principali mercati, tra cui l’Italia. «MyStyle V+ è disponibile in Italia da ottobre, su tutte le geometrie e con tutti i famosi trattamenti Hoya, compreso lo speciale fotocromatico Suntech Intense – spiega Anna Maria Nicolini, marketing manager di Hoya Italia - La lente è ordinabile attraverso tutti i canali Hoya, ma punteremo all'uso del nuovo sistema di anamnesi Hoya iDentifier e al sistema di centratura visuReal Portable, per la massima personalizzazione della lente e soddisfazione dei portatori: entrambi i sistemi, connessi a HoyaiLog, rendono

l'ordine facile, veloce e preciso, in pochi click di mouse». Come contate di promuoverla presso i centri ottici italiani? «Lo staff Hoya è impegnato in un ricco programma di presentazioni della nuova lente ai propri partner, per sottolineare i grandi benefici e le innovazioni tecniche - ricorda Nicolini Si tratta di appuntamenti di approfondimento su un prodotto top, legato, con il nuovo Hoya iDentifier, anche al mondo dei sistemi Hoya. Sono, quindi, appuntamenti speciali per trasferire uno stile di lavoro che valorizza ulteriormente la professionalità dell'ottico optometrista, che si distingue per la selezione dei prodotti e l'esperienza d'acquisto garantita al proprio cliente: tutto ciò non può che generare portatori soddisfatti».

Hans Werquin, Corporate Director Europe di Hoya, durante l’evento serale a Le Trianon nel cuore di Parigi, che ha coinvolto centri ottici partner e addetti ai lavori di tutto il mondo

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LENTI APPANNATE? ESSILOR CI VEDE CHIARO E NITIDO L’azienda introduce sul mercato Optifog Smart Textile, una tecnologia racchiusa in un panno in microfibra che attiva in modo semplice e pratico le proprietà antiappannanti delle lenti equipaggiate con trattamento Optifog UV e Optifog Sun UV

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a cura della redazione

Quali potenzialità presenta sul mercato? Le potenzialità di mercato sono significative perchè il desiderio di soluzioni antiappannamento da parte dei portatori è sempre più diffuso. Dati emersi da ricerche Ipsos, condotte nell’ultimo triennio, evidenziano che il 51% dei portatori di occhiali ne è soggetto, mentre più di un terzo dei portatori di occhiali sceglierebbe una lente che non si appanna rispetto a una lente che sta pulita più a lungo. Inoltre, in tutti i paesi, indipendentemente dalle condizioni Quali sono le caratteristiche climatiche, l’appannamento è uno di questo nuovo prodotto? dei più comuni disagi che disturbano Optifog Smart Textile è un innovativo i portatori di occhiali. È inevitabile panno in microfibra che, sebbene di fronte a repentini cambiamenti asciutto al tocco, contiene speciali di temperatura dal freddo al molecole in grado di attivare le caldo: l’umidità dell’ambiente si proprietà anti-appannamento delle condensa in piccolissime gocce lenti Oftifog. Una volta a contatto con che impediscono la visione. le lenti, queste molecole impediscono L’appannamento è un problema all’acqua di condensarsi in micro che può presentarsi in differenti gocce: grazie all’interazione “pannosituazioni quotidiane: quando si molecole-lenti”, infatti, l’acqua si beve una bevanda calda, mentre diffonde in maniera uniforme su tutta si cucina, si apre la lavastoviglie, Roberto Tripodi Product Manager Essilor Italia la superficie della lente, diventando andando in moto o praticando invisibile e liberando la visione attività sportiva (corsa, bicicletta, dall’appannamento. L’attivazione è molto semplice, trekking, tennis, golf, sci, ecc). E non dimentichiamoci basta utilizzare il panno sulla lente asciutta una volta al che può essere causa di disturbo per un ampio giorno, proprio come un normale gesto di pulizia. Inoltre numero di attività professionali che richiedono, ad Optifog Smart Textile, con cui, a partire da ottobre 2013, esempio, l'utilizzo di maschere (come in medicina), sono equipaggiate tutte le coppie di lenti Essilor Optifog caschi o altri equipaggiamenti tecnici. UV e Optifog Sun UV, è estremamente pratico e comodo perchè sostituisce l’abituale panno in microfibra per la Come verrà promosso nei centri ottici cura quotidiana delle lenti consentendo al consumatore italiani? di tenerne in tasca solo uno. Essilor mette a disposizione degli ottici un pacchetto ’appannamento delle lenti è un problema che interessa un numero elevato di portatori di occhiali. Per risolvere questo disagio, Essilor ha lanciato la nuova tecnologia Optifog Smart Textile, la protezione anti-appannamento che si attiva in modo semplice e pratico. La presenta Roberto Tripodi, Product Manager Essilor Italia.

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© Essilor International - RCS Créteil B 712 049 618 - Settembre 2013. Essilor®, Optifog® UV, Action SystemTM e E-SPFTM sono marchi registrati di Essilor International e delle sue affiliate. Immagini: Getty Images®, Shutterstock®. Concept: HEREZIE. Materiale destinato all’ottico-optometrista. MC L OPST REV.0 10-2013

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La campagna Optifog UV di Essilor

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innovative in Europa e al 23° posto nella classifica internazionale (dati 2013). Inoltre, abbiamo attivato importanti partnership con prestigiosi centri di ricerca scientifica come l’Institut de la Vision di Parigi, il CNRS (Centre national de la recherche scientifique) sempre in Francia, l'Università di Montreal e di Shanghai che ci permettono di collaborare con specialisti di contesti scientifici internazionali.

di materiali illlustrativoinformativi sull’innovativa tecnologia Essilor Optifog Smart Textile (brochure dedicata, locandina) da utilizzare a supporto delle STOP ALL’APPANNAMENTO CON LENTI OPTIFOG UV operazioni di vendita. Essilor, inoltre, ha creato una nuova serie di divertenti spot video, da visualizzare attraverso il sito dedicato www.optifog. it o direttamente su you tube, per una promozione virale del prodotto in rete. Lente Standard

ANTIAPPANNAMENTO A LUNGA DURATA

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Il panno Optifog Smart Textile è il nuovo modo semplice e pratico per attivare le proprietà antiappannanti delle lenti Optifog. Contiene molecole speciali che, a contatto con le lenti Optifog, impediscono all’acqua di condensarsi in micro gocce. L’acqua si diffonde in maniera uniforme su tutta la superficie della lente, diventando invisibile e liberando la visione dall’appannamento. La speciale microfibra con molecole attivanti è a lunga durata: consente di raggiungere fino a 450 attivazioni per un utilizzo dai 3 ai 6 mesi. Il prodotto è dotato di una pochette con chiusura che consente di proteggerlo e di averlo sempre con sé.

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Quanto conta la ricerca in Essilor? In modo rilevante. Ogni anno il 5% del fatturato Essilor è destinato all’investitimento in Ricerca e Innovazione tecnologica per giungere a soluzioni ottiche all’avanguardia e sempre più conformi alle esigenze di chi necessita una correzione visiva dalle elevate performance. Per darvi un quadro numerico: sono 550 i ricercatori in tutto il mondo impegnati a sviluppare le lenti Essilor, 150 milioni di euro all'anno vengono destinati in ricerca, mentre 3 sono i centri espressamente dedicati in innovazione e tecnologia. La propensione del Gruppo all’innovazione è stata riconosciuta anche dalla prestigiosa rivista economica americana Forbes che cita Essilor al 5° posto nella classifica delle società più

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PER DAI OPTICAL SEMAFORO… GIALLO-VERDE Le Xfluo sono l’ultima novità dell’azienda di Molfetta, lanciate a fine ottobre, proprio alla vigilia delle feste per Halloween

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di Angelo Magri

l’uso protettivo contro rischi d’impatti meccanici o per condizioni d’uso estreme, come attività sportive o lavorative a rischio.

ai Optical propone una serie di nuove lenti oftalmiche per il make up e gli effetti speciali che, con un particolare trattamento, alla luce del sole hanno una leggerissima colorazione giallo-verde, mentre, se esposte a una luce di Wood, come quella presente nelle discoteche, ad esempio, o nei locali notturni in genere, diventano fluorescenti. «Il trattamento Xfluo, applicabile su quasi tutti gli indici sia di serie sia di costruzione, se esposto a luce di Wood in ambienti con poca luce diventa luminoso e dona un aspetto a dir poco alieno ed estremamente impressionante – spiegano alla Dai Optical - Xfluo risulta idoneo sia per la guida notturna sia diurna, quindi è possibile indossare queste lenti in qualsiasi momento del giorno; nella guida notturna, inoltre, dona una migliore visione grazie alla sua leggera colorazione giallo-verde». Quali sono le principali caratteristiche tecniche dell’ultima novità in casa Dai Optical? Secondo quanto comunicato dall’azienda pugliese, il trattamento su lente oftalmica di colore giallo-verde fluo è applicabile su lenti di serie o costruzione 1.5, 1.56, 1.6, 1.6 tribrid, 1.67 monofocali e progressive. Inoltre la categoria del filtro è 1, classe ottica 0, UV 400 nm e le lenti, 100% made in Italy, sono conformi alla normativa EN 1836:2005+A1:2007: idonee a guida diurna e notturna, non sono idonee, invece, né a un’osservazione diretta del sole né per la protezione contro fonti artificiali di calore, per

La campagna Xfluo di Dai Optical

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Il tavolo dei relatori al Congresso "La postura da tutti i punti di vista", tenutosi a Bari il 21 settembre scorso

POSTURA E VISIONE: VERSO I CENTRI MULTIDISCIPLINARI Dai Optical, tramite la sua divisione formativa, Dai Vision Academy, è stata tra i partner del congresso multidisciplinare "La postura da tutti i punti di vista", organizzato il 21 settembre da Federottica Bari nel capoluogo pugliese, in collaborazione anche con il Dipartimento di Neuroscienze e Organi di Senso della locale Università degli Studi, diretto da Carlo Sborgia, che ha presieduto e introdotto i lavori. Il seminario ha voluto dimostrare le forti correlazioni esistenti fra diversi organi di senso che possono influenzare la postura: si sono così alternati oftalmologi, optometristi, odontoiatri, podologi, ortottisti, ortopedici, posturologi e osteopati, che in quell’occasione si sono consultati e confrontati sul rapporto visione-postura e sulle soluzioni visive più adeguate, proponendo anche importanti suggerimenti pratici sia per l'anamnesi e la valutazione sia per la prescrizione e la scelta della geometria delle lenti specifiche occupazionali. Nel Congresso di Bari sono state analizzate

anche le correlazioni tra visione, equilibrio e postura, approfondendo persino le problematiche odontoiatriche, che possono avere influenza sul sistema visivo o esserne a loro volta influenzate. Secondo i promotori dell’evento, infatti, questa interdisciplinarietà e questi collegamenti «saranno di fondamentale importanza per l'ottico-optometrista, perché gli consentiranno di far luce su situazioni di discomfort visivo, pur in presenza di una corretta prescrizione ed esecuzione»: potrà, quindi, orientarsi meglio per ottenere una soluzione ottimale, suggerendo al paziente degli approfondimenti specialistici al fine di raggiungere il massimo comfort, dimostrando ancora una maggiore professionalità. «Il Congresso di fine settembre ha rimarcato la necessità dell’interdisciplinarietà e del lavoro d’équipe, al punto che stanno nascendo diversi centri multidisciplinari, che includono anche il posturologo», ha commentato Michele Schirone, presidente di Federottica Bari.

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Per una popolazione che ha bisogno di una compensazione multifocale

Come i modelli computerizzati stanno migliorando la progettazione di lenti a contatto multifocali di Alexis K. S. Vogt, PhD, fisico ottico che ha lavorato per Bausch + Lomb a Rochester, New York, e ha conseguito il dottorato di ricerca in ottica presso l’Istituto di Ottica dell’Università di Rochester. Membro dell’Optical Society of America e dell’American Academy of Optometry. Marjorie Rah, OD, PhD, responsabile del Medical Affairs, Farmaceutico e Vision Care di Bausch + Lomb. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Ottica e Optometria presso lo University College dell’Ohio negli Stati Uniti.

L’invecchiamento della popolazione porta le aziende del settore delle lenti a contatto verso lo sviluppo di lenti speciali per la compensazione della presbiopia. Come stiamo affrontando la formidabile sfida della progettazione di lenti che consentono ai portatori la compensazione simultanea della visione per vicino, a distanza intermedia e per lontano? Di seguito sono riportati alcuni recenti approfondimenti relativi alle nostre conoscenze su come caratterizzare meglio la presbiopia e l’uso di modelli computerizzati utilizzati per evidenziare la variabilità delle caratteristiche oculari individuali da cui, a sua volta, possono essere progettate efficaci geometrie di lenti a contatto. Determinazione dell’addizione Storicamente, la determinazione dell’addizione si basa principalmente sull’età, in base al rapporto esistente tra ampiezza accomodativa ed età, come identificato da Donders nel 1862.

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1 British Contact Lens Association

Il lavoro di Hofstetter nel 1947 ha portato a una formula comunemente usata oggi per determinare il potere dell’addizione in funzione dell’età. Oltre al ben definito rapporto tra età e accomodazione residua, sono noti una serie di altri fattori che giocano un ruolo nel determinare l’entità della presbiopia di un paziente. Infatti, in un recente lavoro Kingston e colleghi hanno scoperto che determinare l’estensione della presbiopia partendo dall’età come la metrica principale non è adeguata nel determinare la reale addizione necessaria per le esigenze da vicino di un paziente. 1 Questi ricercatori hanno valutato i cambiamenti della visione a fuoco attraverso la qualità dell’immagine retinica - misurando l’acuità visiva ad alto contrasto - come mezzo di determinazione della presbiopia. Anche se i loro risultati hanno evidenziato una buona correlazione tra età e ampiezza accomodativa, la variabilità individuale nelle

aberrazioni oculari, profondità di fuoco e diametro pupillare possono influenzare la misura della capacità di accomodare di un paziente. Modelli computerizzati nella presbiopia La biometria del paziente - inclusa la quantificazione delle aberrazioni di alto ordine, accomodazione residua e le dimensioni della pupilla - è una componente essenziale nella progettazione di una lente a contatto multifocale. Altrettanto importante è considerare l’acuità visiva di un paziente in un ambiente clinico. Durante la misurazione dell’acuità visiva attraverso la messa fuoco - vale a dire, con incrementi da lontano a vicino – la qualità dell’immagine soggettiva di un paziente viene rilevata. Sulla base di questa informazione può essere sviluppato un modello oculare computerizzato, che a sua volta può fornire un valore in logMAR dell’acuità visiva prevista per qualsiasi numero di lenti testate su ogni singolo occhio.

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Gregory W. DeNaeyer, OD, FAAO

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Validazione dei modelli nella pratica clinica Un recente lavoro di Mohan et al. ha convalidato un processo di progettazione per le lenti a contatto multifocali attraverso la messa a fuoco dell’immagine dimostrando un’elevata correlazione con l’acuità visiva.2 Precedentemente i modelli oculari individuali venivano generati utilizzando software di progettazione ottica disponibili in commercio e risultavano essere altamente correlati con l’acuità visiva (R2 = 0,85). Per validare il processo di progettazione, 64 modelli di occhi presbiti sono stati creati in base ai dati ottenuti da occhi reali e utilizzati per prevedere la qualità dell’immagine attraverso la messa a fuoco attraverso 5 geometrie di lenti a contatto multifocali. Le lenti

sono state realizzate e applicate su occhi di pazienti reali e la loro acuità visiva – per lontano, a distanza intermedia e per vicino - è stata confrontata con quella prevista dai modelli computerizzati. I ricercatori hanno riscontrato un alto grado di correlazione tra ciò che la modellizzazione computerizzata prevedeva e quello che i pazienti hanno effettivamente visto quando la lente a contatto veniva applicata - una correlazione di R2 = 0,90-0,97 è stata trovata tra il database del computer e l’acuità visiva media ottenuta con tutte e 5 le lenti a contatto multifocali. L’elevato livello di prevedibilità dimostrato da questo studio significa che più opzioni di progettazione possono essere considerate in modo efficiente

attraverso l’utilizzo dei computer per ottimizzare le prestazioni di una lente a contatto prima che questa verrà prodotta e testata clinicamente. Bibliografia 1. Kingston A, Su-Brady S, Cox I. Presbyopic stratification differences when using an age-criterion versus measured thru-focus visual acuity. Poster presentato durante l’American Academy of Optometry Annual meeting; 26 ottobre 2012; Phoenix, USA. 2. Mohan N, Kingston A, Cox I. Designing Multifocal Contact Lenses using a Novel Through-Focus Image Quality Metric Highly Correlated with Clinical Visual Acuity. Poster presentato durante l’Association for Research in Vision and Ophthalmology conference Washington, 5-9 maggio 2013; Seattle, USA.

Alexis Vogt

Marjorie Rah

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DA RODENSTOCK LE LENTI PROGRESSIVE PERSONALIZZATE, MULTIGRESSIV MYVIEW® 2 L’ampia gamma dei materiali e l’eccellenza di un design personalizzato sull’intera componente ottica della prescrizione rappresentano le basi per realizzare una lente progressiva bella e capace di adattarsi in modo ottimale agli occhi di chi le indossa. Non saremo più noi a doverci adattare alle lenti, bensì saranno le lenti ad adattarsi idealmente ai nostri occhi. È questa la premessa con cui Rodenstock, lo storico brand made in Germany, è lieta di presentare le nuove lenti progressive personalizzate Multigressiv MyView® 2, per riscoprire il piacere di vedere bene, sempre e a tutte le distanze. Soluzioni personalizzate per garantire il più ampio utilizzo dei campi visivi indipendentemente dalla prescrizione con un incremento da vicino e intermedio fino al 25% e dell’acutezza visiva da vicino fino a 1/10: la personalizzazione considera anche il più perfetto adattamento della curvatura della lente alla montatura, realizzando sempre il miglior risultato estetico e una migliorata stabilità di forma. Le due principali innovazioni della generazione “2” apportate ai prodotti appartenenti al segmento

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Excellence sono rappresentate dall’applicazione del modello di ottimizzazione EyeModel e dalla possibilità di personalizzazione della curva base a step di 0.50 diottrie, peculiarità fino a ieri riservate al solo segmento Perfection. Multigressiv MyView® 2 è una lente progressiva freeform a

progressione interna disponibile con tre differenti canali di progressione (L, M, XS) e design ottimizzato sull’intera componente ottica della prescrizione sia monocularmente sia binocularmente, che elimina completamente l’effetto della curva base, tipico delle lenti progressive da semilavorato. L’ottimizzazione dell’inset, oltre ai poteri per lontano e all’addizione, considera

anche il parametro della distanza interpupillare monoculare per lontano per un migliore sfruttamento dei campi visivi: un’ampia distanza interpupillare, infatti, richiede nella visione da vicino un maggiore sforzo di convergenza rispetto a chi possiede una piccola distanza interpupillare. L’ampiezza nella gamma dei materiali permette di realizzare lenti belle, sottili e leggere, indipendentemente dai poteri della prescrizione. Ametropie anche con poteri sferici, cilindrici e/o valori addizionali medioalti, prescrizioni prismatiche, distanze interpupillari anche minori di 62 mm o maggiori di 66 mm per Multigressiv MyView® 2 non rappresentano più un problema. Multigressiv MyView® 2, un concentrato di tecnologia 100% ingegneria tedesca, e l’applicazione di un percorso professionale secondo il Metodo Better Vision rappresentano un’unione di competenze tra l’azienda e l’ottico optometrista, entrambi focalizzati al benessere visivo dell’utente allo scopo di sentirsi dire “mai visto così bene”.

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LA NUOVA PROPOSTA ZEISS CONTRO LO STRESS VISIVO DIGITALE Zeiss presenta un’innovativa categoria di lenti per rispondere ai bisogni di un ampio target di utilizzatori, che, fra i 30 e i 40 anni, inizia ad avvertire i primi sintomi di affaticamento visivo a causa del frequente utilizzo di dispositivi digitali I dispositivi digitali sono divenuti negli ultimi anni sempre più presenti nella quotidianità di ognuno. Al lavoro, come nel tempo libero, computer, smartphone e tablet rappresentano oggi uno dei mezzi più comuni di interazione con il mondo. Non c’è dubbio che ognuno di essi abbia modificato radicalmente tutti i nostri modi di agire e di comunicare, semplificandoli, ma non si può dire lo stesso per i nostri occhi. Guardando in continuazione schermi digitali di dispositivi mobili, infatti, il numero di volte in un giorno in cui si passa dalla visione del vicino a quella del lontano aumenta considerevolmente. Inoltre è riconosciuto che, per quanto la tecnologia confermi progressi a un ritmo quasi quotidiano, la leggibilità dei testi sui dispositivi mobili risulta, a oggi, meno nitida rispetto alla carta stampata e la distanza fra l’occhio e il dispositivo è tendenzialmente minore rispetto alla tradizionale “distanza di lettura”. Questa attività risulta particolarmente impegnativa per il muscolo ciliare del nostro occhio, soprattutto per chi ha superato i 30 anni. Il cristallino del nostro occhio perde, infatti, la sua naturale elasticità e questo induce un maggior movimento del muscolo ciliare per compensare, provocando affaticamento visivo, mal di testa, visione offuscata nel vicino e

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nell’intermedio, secchezza oculare e dolori al collo e alle spalle. ZEISS Digital Lenses si propone come risposta specifica all’esigenza di questo target, che sia già portatore di lenti monofocali o che per la prima volta ne avverta il bisogno. ZEISS Digital Lenses è stata progettata con una superficie ottica ottimizzata per ridurre tale stress visivo, aiutando l’occhio del 30-40enne a mettere a fuoco più facilmente. Grazie a un potere addizionale nel vicino molto basso che può andare da 0.5 a 1.25D e un’area per lontano ampia e pulita, ZEISS Digital Lenses asseconda il naturale

comportamento visivo di emmetropi o portatori di lenti monofocali.

La nuova proposta ZEISS non solo rappresenta la prima risposta specifica a un’esigenza della vita moderna, ma risulta particolarmente confortevole per tutta la giornata. Ogni lente ZEISS Digital Lenses è costruita con tecnologia freeform e personalizzata sugli specifici requisiti prescrittivi di ogni portatore utilizzando il design ottico ottimizzato combinato con metodi di calcolo avanzati per ridurre al minimo ogni aberrazione. Sono disponibili in una vasta gamma di indici e materiali per offrire a ognuno il prodotto più adeguato. Per supportare il Centro Ottico nella proposta di vendita, ZEISS ha messo a disposizione per IOS e Android una semplice App per testare il grado di stress visivo digitale. In pochi semplici passaggi, l’applicazione rileva la capacità di messa a fuoco e il tempo necessario per passare da una visione del vicino al lontano e dare così una valida indicazione sulla potenzialità d’uso di ZEISS Digital Lenses. Presto sarà disponibile anche una App dedicata interamente al consumatore finale e un piano di comunicazione completo per il Centro Ottico per dare la massima visibilità alla nuova proposta e catturare nuovi potenziali utilizzatori.

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Galileo INTUITIV: quando dipende da che parte si scrive! La nuova lente si prende cura in maniera specifica di due tipologie distinte di portatori: i destri e i mancini, la cui diversa lateralità naturale, ossia il prediligere un lato piuttosto che un altro, determina una postura e una strategia visiva che si differenziano secondo l’attitudine della persona Destro o mancino? Una volta chi prediligeva la mano sinistra per svolgere le proprie attività era “da salvare”. Oggi la popolazione mancina afferma di avere dei plus che i destri neppure immaginano. Di fatto, quello delle mani è il fenomeno più appariscente e immediato della nostra lateralità naturale, ma non possiamo dimenticare che altre parti del corpo umano, ad esempio i piedi, le spalle, le orecchie, pur essendo speculari, non sono morfologicamente identiche al loro “doppio” e ci spingono a manifestare una sorta di preferenza verso una delle due, ossia quella dominante, che di fatto influenza molti aspetti pratici quotidiani. Sinistro o destro che sia, il predominio di un lato sull’altro è in genere omogeneo. Esistono poi persone che manifestano una lateralità mista, ossia prediligono la mano destra per mangiare, ma la sinistra per giocare a tennis, il piede destro per calciare, ma l’occhio sinistro per guardare nel mirino. E proprio per parlare di organo visivo, il nostro cervello ci procura l’elaborazione delle immagini provenienti dai due occhi in una sola, non facendoci avvertire quale occhio è direttivo rispetto all’altro.

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La nostra lateralità naturale è comunque quella che guida la percezione visiva e ha grande peso anche nella lettura e scrittura perché, avendo queste azioni una direzionalità sinistra-destra (iniziamo a leggere da sinistra e finiamo a destra), determinano una postura e una strategia visiva che si differenziano secondo l’attitudine della persona. Una situazione ancora più rilevante oggi, dove gli strumenti interattivi e tattili come i tablet o gli smartphone hanno rivoluzionato le nostre abitudini: consultabili in ogni momento e in ogni luogo, sollecitano nuovi bisogni, soprattutto nella visione da vicino e intermedia. E proprio sulla base di osservazioni del comportamento visivo dei destri e dei mancini nelle loro attività quotidiane, nasce la prima progressiva realizzata secondo la lateralità naturale: INTUITIV di Galileo. La nuova lente si avvale del contributo di due speciali tecnologie brevettate dall’autorevole produttore francese BBGR: Ergonomic Technology e Vision Booster. La prima è legata al profilo comportamentale: il suo impiego permette di analizzare gli effetti della lateralità e della conseguente postura nel vicino e

Intuitiv nell’intermedio affinché siano in armonia con i movimenti che gli occhi compiono sulla superficie della lente per esplorare gli oggetti. Vision Booster sviluppa, invece, una moderna tecnologia di calcolo che incide sull’ampliamento estremizzato dei campi visivi: questa tecnologia, unita all’utilizzo delle due superfici della lente, assicura una ripartizione ideale dell’addizione per una maggiore ottimizzazione ottica, che, grazie a questo, fornisce un esito ingrandente nella visione da vicino. I presbiti ci guadagnano in fluidità visiva, comfort straordinario nella visione da vicino e intermedia, rilassamento posturale in tutte le attività quotidiane, adattamento immediato. Intuitiv, con il suo design originale e unico, pur essendo una soluzione ideale per l’ampio segmento dei presbiti, si prende cura in maniera specifica di due tipologie distinte di portatori: i destri e i mancini. Questa sua specificità favorisce risposte ben definite secondo il profilo del cliente e risponde alla richiesta di un prodotto dedicato, tecnologico e innovativo.

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