b2eyes magazine 4/2014

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Transitions® e lo swirl sono marchi registrati e Chromea7™, Life well it™, Transitions® Signature™ , Transitions® Trial Decal™ e XTRActive™ sono marchi di Transitions® Optical, Inc. ©2014 Transitions Optical, Inc.


Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Aprile 2014 numero 4 www.b2eyes.com In copertina Oxo

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Editore Fge Srl Fabiano Gruppo Editoriale Reg. Rivelle, 7/F 14040 Moasca (AT) Tel. 0141 1768908 - Fax 0141 1768900 info@fgeditore.it Pubblicità Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Cell. 335 5654574 Direttore responsabile Angelo Magri a.magri@fgeditore.it Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@fgeditore.it Grafica e impaginazione Meloria Stampa Giuseppe Lang - Arti Grafiche S.r.l. Via Romairone, 66/N 16163 Genova (GE)

B2TRADE Editoriale Il marketing della professione 3 Attualità La comunicazione oggi è… una montatura 4 VisionOttica, convention a Malta 8 Anno scolastico nuovo, problemi vecchi 10 Oxo, gli occhiali crescono alla velocità… dei bambini 16 ISSO “Ricco” di Milano: c'è anche un'altra storia 18 Il magazzino: come approvvigionarsi senza creare rimanenze 28 Amarcord Silhouette, tra passato e… Futura 34

B2STYLE Moda The eyewear goes to town 42 B2EXPERT Meditazioni Bianco come la luce 48 Consulente Jobs Act: la riforma del lavoro 52 B2TECH Lenti oftalmiche Essilor, con Verde Grafite il fotocromatico… si fa giovane 54 Per Zeiss certifica Lindberg 58

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

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Editoriale

IL MARKETING DELLA PROFESSIONE di Angelo Magri

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ella seconda settimana di aprile, all’interno del Fuorisalone, il programma d’iniziative che da anni coinvolgono l’intera città di Milano con il filo conduttore del design, una ventina di marchi di occhialeria ha aperto le porte al consumatore finale sotto l’egida, per la seconda volta consecutiva, di Out of Mido. Risultato: quasi 18 mila visitatori contati dagli organizzatori. Negli stessi giorni alcune aziende di montature hanno organizzato eventi nello stesso contesto: Silhouette ha celebrato i suoi 50 anni e ha richiamato in una corte di via Voghera circa duemila persone, Safilo addirittura gli 80 con una mostra e una partnership stilistica alla Triennale, persino un brand di lenti oftalmiche, come Zeiss, ha dato vita a un’iniziativa rivolta all’utente finale a pochi passi dal Duomo. Senza dimenticare altri eventi, spunti o idee che hanno coinvolto direttamente o indirettamente gli occhiali e gli ottici delle zone della città più direttamente toccate dal Fuorisalone. La design week milanese, dunque, ha sancito, se ce ne fosse stato bisogno, la presenza imprescindibile dell’occhiale nell’universo della creatività, quella però capace di attirare molta gente, trattandosi di un oggetto fruibile in ogni situazione. Nelle ultime settimane, però, anche altre iniziative, assolutamente lontane dal mondo dell’eyewear, lo hanno utilizzato come formidabile veicolo di comunicazione o d’ingegno. Generali Italia, società nata dalla fusione di diverse realtà assicurative dell’ex galassia Generali, ha lanciato una campagna di comunicazione, in televisione e non solo, che vedeva come protagonisti assoluti delle montature da sole, attraverso le quali “vedere positivamente” il futuro. La campagna si è conclusa con un tour itinerante nelle principali piazze di alcune città italiane, dove spiccava un’installazione a forma di occhiale, sempre all’insegna del medesimo messaggio. Negli stessi giorni a Milano, in una piccola ma vivace galleria d’arte e fotografica, Max Laudadio, noto volto televisivo nelle vesti di inviato di Striscia la Notizia, metteva in mostra un’esposizione con finalità benefiche: una serie di fotografie, da lui scattate in giro per il mondo, con la particolarità di essere state “filtrate” da un paio di occhiali posto davanti all’obiettivo, ogni volta con lenti diverse, a significare proprio la capacità di vedere e capire la realtà che ci circonda, ma da diverse angolazioni. Schegge, coincidenze forse, iniziative isolate: ma di certo un incoraggiante segnale nei confronti di un prodotto che se, in termini di vendite, da alcune stagioni sta soffrendo, in fatto di notorietà e immagine è al centro dei pensieri degli italiani e non solo. Perché, allora, non darsi da fare per una sorta di marketing della professione, che non consideri soltanto gli aspetti tecnicoscientifici di un centro ottico, ma anche la forza d’attrazione delle montature, senza demandare questo compito alle sole aziende produttrici?

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Attualità

LA COMUNICAZIONE OGGI È… UNA MONTATURA Da strumento per vedere ad accessorio per comunicare, l’occhiale ha vissuto un’evoluzione radicale e così anche i codici espressivi e i linguaggi a esso connessi. Se ne è recentemente discusso al Design Campus dell’Università di Firenze, in una lezione tenuta dall’architetto Jurji Filieri all'interno del “Laboratorio di progettazione del prodotto per la moda” di Nicoletta Tobia

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uando si parla di comunicazione nel mente intese – prosegue il docente - Nel momento in mondo dell’ottica, l’occhiale non può cui sono state indentificate le aste come strumento più essere considerato solo come l’og- idoneo per il corretto posizionamento delle lenti sul getto di un messaggio pubblicitario, volto, ci si è mossi in direzione della configurazione ma va guardato anche come un vero e proprio me- attuale dell’occhiale e anche verso un’evoluzione dium con cui, chi lo porta, decide di esprimere all’in- della sua essenza». terlocutore qualcosa di sé. «Nell’affrontare il tema Sino a quel punto, infatti, la valenza dell’oggetto era stata puramente funzionale, della comunicazione, abbiamo decisi trattava di uno strumento che so di utilizzare proprio questa chiaconsentiva di acuire la vista, perve di lettura, provando a stimolare i lopiù utilizzato da studiosi e letteragazzi in due direzioni, una orientarati. «Nella sua configurazione più ta all’advertising, l’altra legata alla evoluta invece, cosi come lo conoprogettazione», spiega l’architetto sciamo anche noi oggi, l’occhiale Jurji Filieri, che durante la sua leziosi posiziona sul naso, proprio dane ha preso in considerazione l’evovanti agli occhi, dove si poggiano luzione dell’occhiale dalle sue originaturalmente gli sguardi dei nostri ni fino a oggi e, in parallelo, quella L’architetto Jurji Filieri interlocutori. Dove meglio esporre della sua rappresentazione. «Siamo partiti dalla nascita dell’occhiale inteso come impie- un messaggio? – argomenta Filieri - Nel suo assetgo di una lente singola che consentiva all’utilizzato- to definitivo, è diventato dunque uno strumento di re di ampliare la propria possibilità percettiva, per comunicazione esso stesso. Il settore della moda, a arrivare all’uso della doppia lente, passaggio in cui partire dagli anni ’60 in poi, ha intuito l’importanza si è assistito alla maggior ricerca sul supporto, ossia strategica di tale trasformazione da oggetto funziola base per lo sviluppo delle montature moderna- nale a strumento comunicativo. E ciò ha interessato

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Attualità venuti meno, anzi sono mutati, investendo concetti come la social responsability, il rispetto dell’ambiente… Oggi ci si trova di fronte a una sfida: si tratta di interpretare i mercati, i cui segnali non sono così chiari, per elaborare una nuova forma di comunicazione». Una sfida che, secondo Filieri, il comparto dell’eyewear non ha ancora affrontato con le armi giuste. «In questo settore è ancora tutto fermo, sia sul piano dei codici espressivi sia su quello della scelta strategica dei mezzi attraverso cui veicolare i messaggi – spiega l'architetto – Ad esempio, negli ultimi anni si è assistito a una grande diffusione delle lenti specchiate colorate. Un prodotto non costoso, naturalmente adatto soprattutto a un target giovane: ebbene, in quel caso la sfida è stata mancata, non tanto sul piano del mercato quanto su quello della comunicazione. Non è stato sfruttato adeguatamente il below the line, ossia quel complesso di mezzi “alternativi” ai media classici, più idoneo ad approcciare un potenziale cliente giovane. Una presenza

Nelle foto in queste pagine, alcuni dei soggetti della campagna sviluppata come tesi di laurea da uno studente per il marchio Rodolfo Paoli, azienda artigianale che produce occhiali in legno, e presentata come case history dall’architetto Filieri durante la sua lezione. Nei visual compaiono alcuni personaggi famosissimi, abituali portatori di occhiali, quasi irriconoscibili non indossandoli. Un’idea che individua in maniera esemplare la funzione comunicativa dell’occhiale, espressa dal claim “È tutta una montatura”

con grande intensità la progettazione di un accessorio oggi destinato non più a un pubblico ristretto e tanto fondamentale per dire qualcosa di sé». Ma a questa rivoluzione ha corrisposto anche un mutamento altrettanto radicale nel modo di rappresentare, o comunicare, l’occhiale? «In alcuni casi tale scatto è stato espresso efficacemente – commenta Filieri - Poi però è intervenuta la crisi generale, economica e dei valori, inclusi quelli della marca. Fino a quel momento la comunicazione, forte anche di grossi budget, aveva funzionato perfettamente e dal lato dei fruitori c’era stata una buona risposta, una forte capacità di leggere i brand values. Con la crisi si è rimesso in gioco tutto. I clienti sono diventati più consapevoli, esigenti e i valori del marchio sono

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Attualità e ancora non si sfugge all’idea di voler trasferire il valore della marca componendo un quadro in grado di tradurlo. Ci sono marchi, anche nel fashion, che ad esempio utilizzano ancora un codice sessuale spiccato, mentre il mercato sarebbe pronto per un linguaggio espressivo più maturo». Nell’ambito della comunicazione dunque, secondo Filieri, il mondo dell’ottica sconterebbe qualche arretratezza in più rispetto ad altri settori. «Per questo l’università – conclude – è il luogo ideale in cui sperimentare per innovare in modo libero, prima ancora che intervenga il filtro, importantissimo, della realtà produttiva aziendale».

su stampa meno massiccia avrebbe portato risultati diversi. L’utilizzo del web e dei social network, così importante per creare un rapporto dialettico tra il produttore e il consumatore, richiede un investimento superiore al passato, anche se non sotto il profilo economico. Tale sforzo non consente una misurazione immediatamente quantificabile del ritorno sull’investimento, ma è importantissimo per costruire l’identità di un brand e soprattutto per stabilire un nuovo contatto tra il produttore e il suo target». E a livello di linguaggi? «Purtroppo in molti annunci stampa siamo fermi al canone “modello che indossa un paio di occhiali”;

UNIVERSITÀ DI FIRENZE: LE MONTATURE SALGONO IN CATTEDRA Ha preso il via a marzo, all’interno del corso di laurea magistrale in Design presso la facoltà di Architettura dell’ateneo toscano, il “Laboratorio di progettazione del prodotto per la moda”, tenuto da Elisabetta Benelli, che quest’anno è focalizzato completamente sull’occhiale «L’occhiale da sole è visto come un accessorio moda, quello da vista come uno strumento medicale. Ancora pochi hanno capito che la progettazione della montatura, proprio perché oggetto che deve avere un carattere funzionale importante, deve essere inserita a pieno titolo nel campo del design». Ad affermarlo è Elisabetta Benelli, architetto e ricercatore presso l’ateneo toscano. «Parlando con Mario Casini (presidente dell’Aio, ndr) – prosegue Benelli – Elisabetta Benelli abbiamo notato che non c’è, all’interno del percorso universitario, un corso incentrato nello specifico su tale aspetto. Manca un’esplicita progettualità trasmessa e insegnata agli studenti. Da qui la decisione di dedicare a quest’ambito il mio laboratorio». Un passo importante accolto con grande interesse, come dimostra il numero degli iscritti: più di 80, ben al di là delle aspettative iniziali. «In aula ci sono studenti italiani, cinesi, brasiliani, israeliani, che ben hanno capito quanto il nostro paese possa insegnare e realizzare ancora in questo campo. Un patrimonio di conoscenza da valorizzare prima che questa leadership ci venga sottratta», sottolinea Benelli. Nel corso delle lezioni intervengono personalità di spicco del mondo dell’occhialeria italiana, come Regina Rossi, Corrado Rosson e Bruno Palmegiani. Gli studenti sono, inoltre, sempre affiancati da Casini, che li supporta per quel che riguarda gli aspetti tecnici legati alla realizzazione dell’occhiale. «Visto che utilizzeremo laboratori dotati di stampanti 3D – prosegue Benelli – vogliamo anche passare alla realizzazione di alcuni dei modelli progettati durante il corso, che poi potrebbero essere sottoposti alle aziende del comparto e diventare dei prototipi». Tra i progetti su cui gli studenti sono già al lavoro, c’è anche quello di rendere fashion i Google Glass. La sfida lanciata ai ragazzi è di realizzare un prodotto in cui si aggiunga desiderabilità a una tecnologia sofisticata e miniaturizzata. Per questo si è avviato un lavoro interdisciplinare che vede coinvolto mondo accademico, imprese e personaggi leader del settore: gli esiti progettuali della collaborazione si concluderanno a giugno con la presentazione dei prototipi ritenuti più interessanti.

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Attualità

VISIONOTTICA, CONVENTION A MALTA Dall’1 al 3 giugno è in programma il Convegno Nazionale di VisionOttica in un contesto esclusivo a cura della redazione

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Una veduta dell'isola nel Mediterraneo

alta farà da scenario alla convention la convention è creare un’occasione di aggrega2014 di VisionOttica che si terrà ai zione tra gli affiliati del gruppo e di condivisione primi di giugno presso il Grand Hotel delle linee strategiche del prossimo triennio, ma anche di divertimento e E x c e l s i o r, di relax. Oltre ai lavori situato all’interno delle congressuali, infatti, è fortificazioni del XVI seprevisto del tempo decolo di La Valletta, capistinato a esplorare le tale dell’isola, dichiarata moltissime aree cultuPatrimonio dell’Umanità rali e il ricco patrimonio dall’Unesco. La location storico di Malta, tra cui si affaccia direttamenuna visita a Mdina, ante sul mare, dando la tica capitale dell’isola, possibilità di ammirare e un’escursione in vei panorami sul porto di liero al porto naturale Marsamxett e sull’isola di Grand Harbour. Manoel. L’obiettivo delIl Grand Hotel Excelsior a Malta

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Attualità

ANNO SCOLASTICO NUOVO, PROBLEMI VECCHI La direzione ed esponenti di spicco dell’Istituto Zaccagnini spiegano le opportunità, storiche e di recente introduzione, offerte dalla struttura didattica bolognese a chi vuole entrare nel mondo del lavoro o approfondire le conoscenze professionali a cura della redazione

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posto di lavoro diventa in qualche caso puramente dialettica, perché spesso la prosecuzione degli studi è frutto della difficoltà di trovare un lavoro. Tanto che quella di proseguire gli studi assume un valore che può essere determinante per il loro futuro lavorativo e professionale. Che il mondo del lavoro, nella fattispecie

li studenti che si avvicinano agli esami di maturità e, contemporaneamente, a scegliere il proprio percorso scolastico in ambito universitario o professionale oppure a entrare nel mondo del lavoro, lo fanno in un contesto difficile, caratterizzato da molte certezze negative. La scelta se proseguire gli studi o cercare un

La consegna dell'abilitazione del diploma di ottici allo Zaccagnini, nell'anno scolastico 2012-2013

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tre a un maggior rigore scientifico e didattico, uno spazio crescente alle attività pratiche e all’esplicazione delle abilità cliniche che l’esercizio dell’ottica e dell’optometria richiedono – spiega il direttore, Giorgio Righetti Questo ha significato l’ampliamento del numero e della superficie degli ambulatori e dei laboratori e il loro cablaggio in modo che la partecipazione degli studenti all’esercitazioni potesse essere estesa quantitativamente e qualitativamente. Nel contempo abbiamo aggiornato e completato tutte le attrezzature ottico-oftalmiche, ampliato il numero delle ore di esercitazioni e quello dei tutor che assistono gli studenti. Il tutto avendo presente il modello didattico, pragmatico inglese, che i crescenti rapporti fra le varie attività dell’Istituto e il mondo anglosassone permettevano di mettere a fuoco. Obiettivo finale di questo processo di trasformazione dell’Istituto è diventato sempre più quello di “consegnare” alla distribuzione un professionista ricco non solo di nozioni, ma, soprattutto, di competenze concrete e di abilità, a partire dall’utilizzo della strumen-

quello che è attivo all’interno della filiera ottica, della professione e della scuola fossero oggetto di un grande cambiamento, chi ha la responsabilità della governance dell’Istituto Zaccagnini lo ha percepito da alcuni anni e ha indirizzato l’attività formativa verso modelli che dessero risposte ai cambiamenti in atto. Il problema del rapporto fra professionalità richiesta all’ottico abilitato dalla competizione crescente, una migliore integrazione fra funzioni ottiche vere e proprie e quelle optometriche e le esigenze specifiche della distribuzione fu affrontato su iniziativa dell’Istituto Zaccagnini in più sedi e in due tavole rotonde tenute a Milano e a Bologna nel 2010. Sulle decisioni che si andavano prendendo si sono, via via abbattuti eventi importanti come la fine dell’ECM per l’ottico e la riforma delle professioni entrata in vigore nel gennaio dello scorso anno e le prospettive offerte dalla libera circolazione delle professioni. «La scelta è stata quella di anticipare i tempi della riforma della scuola e di quella della professione e introdurre nei nostri corsi, ol-

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Attualità no moltiplicando – dice il direttore tazione professionale. A questo ha – È nato così un corso annuale di opconcorso certamente anche l’inseritometria, che per i lavoratori è artimento di un corso di marketing e orcolato su due anni, e un programma ganizzazione della distribuzione che di Master sostanzialmente monotesvela agli studenti il mondo reale in matici che hanno offerto a tutti gli otcui la loro futura professione andrà tici desiderosi di ampliare i loro oriza svolgersi. La didattica è integrata zonti professionali, di farlo in modo da esperienze conoscitive compiuefficace e mirato». te con visite e testimonianze presso A tenere i fili della collaborazione le principali industrie e insegne del Giorgio Righetti fra la Scuola di Optometria dell’Asettore. Questo percorso ha portaston University e IBZaccagnini è to, oggi, all’istituzione di un corso Shehzad Naroo. «Penso che offridi laurea in optometria realizzato in re un titolo universitario inglese in collaborazione con un partner stoOptometria dell’Aston University, in rico dell’istituto: la Scuola di Optocollaborazione con l’Istituto Zaccametria della Facoltà di Scienze della gnini, costituisca il primo passo per Salute e della Vita dell’Università un ulteriore sviluppo dell’Optomedi Birmingham, che permetterà agli tria in Italia e prevedo che le altre studenti, a seconda dei loro interesistituzioni dovranno alzare il prosi, di svolgere attività nell’ambito prio livello per adeguarsi al nuovo della distribuzione perfezionando il standard che con la collaborazione binomio ottico-optometrista e, a chi Shehzad Naroo offriamo – afferma Naroo – Quando desidera esercitare l’optometria, di acquisire le basi scientifiche e le conoscenze ci sarà un certo numero di optometristi con un cliniche necessarie e di poter accedere a corsi livello di professionalità superiore immagino che si verificheranno due cose: la prima, il superiori e alle attività di ricerca». Righetti ricorda che l’optometria fa parte del riconoscimento da parte della medicina del ruolo del nuovo bagaglio didatoptometrista e tico dello Zacil fatto che quecagnini dal lonsto optometritano 1980. «La sta potrà offrire presenza dell’Iil primo livello stituto in questa di assistenza in disciplina è anambito oftalmidata crescendo co; la seconda, a misura che che questi ople relazioni col tometristi con mondo anglouna professiosassone, favorinalità di livello te dal momento internazionale d’incontro rappossano esercipresentato dal tare una reale nostro Congrespressione sulle so interdiscipliPietro Gheller autorità italiane nare, si andava-

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sity. «Come è proprio per il loro riconoscidello spirito della dimento». dattica anglosassone, Il coordinatore dei corciò che conta non è il si e dei master di optotitolo in sé, ma le conometria è Pietro Gheller, scenze e le esperienze che da tempo ricopre che il corso consente questa funzione presso di acquisire, nonché l’Istituto Zaccagnini, naturalmente la qualiinsegna all’Università dell’ambito univertà di Padova e svolge sitario in cui la laurea attività di ricerca. «In viene rilasciata – sottoquesti anni, soprattutlinea Zeri - L’avvio del to da parte dei parteciFabrizio Zeri corso nel prossimo panti più giovani ai corsi, è andata maturando la consapevolez- ottobre cadrà nel momento giusto per cogliere za dell’utilità concreta della conoscenza dei lo sforzo di crescita che l’optometria italiana fondamenti dell’optometria – ricorda Gheller e, in particolare, l’Istituto Zaccagnini hanno - Molti hanno potuto accertare come, da un compiuto in questi ultimi anni. I tre anni del lato, semplificasse la ricerca di soluzioni per corso che si svolgerà in Italia e la frequenza i casi di difetti visivi più complessi e, dall’al- dello stage clinico a Birmingham rappresentatro, aumentasse il livello di soddisfazione dei no quel di più di conoscenze clinico-pratiche clienti dei centri ottici in cui sono attivi. Il cor- di cui l’optometria italiana era concretamente so di optometria base è integrato da master priva. Oltre a questo il corso offrirà l’oppormonotematici multidisciplinari cui partecipa- tunità di confrontarsi con metodi didattici tono ottici e non solo, che desiderano amplia- talmente nuovi per la formazione italiana, in re il proprio raggio di capacità di assistenza cui si fa largo uso dell’integrazione telematica agli ametropi. Anche master su temi complessi nell’insegnamento, nell’apprendimento e nelcome la contattologia specialistica e l’integrazio- le valutazioni. Come utile accessorio il corso ne visuo-posturale hanno trovato nel tempo ade- di laurea richiede e impone una conoscenza dell’inglese tale da poter dialogare a livello sioni importanti». La direzione del nuovo corso di laurea (in in- accademico e, quindi, da poterlo fare ai masglese Executive Dean) è affidata a Fabrizio simi livelli in tutte le altre occasioni che la vita Zeri, una lunga esperienza di insegnamento richiede. In definitiva, anche tenendo conto nell’optometria sia in corsi di formazione sia delle facilitazioni previste per chi ha già un come professore all’Università di Roma Tre, bagaglio di conoscenze ottico-optometriche, con un background di ricerca in percezione vi- la laurea in optometria e pratica clinica rapsiva integrato con l’optometria anglosassone, presenta un’opportunità irrinunciabile di sviin particolare con quella della Aston Univer- luppo per tutta la professione».

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OXO, GLI OCCHIALI CRESCONO ALLA VELOCITÀ… DEI BAMBINI Ancora i più piccoli al centro della strategia di comunicazione del Consorzio Optocoop Italia, con una campagna che garantisce uno sconto sull’acquisto di una nuova montatura per gli under 12 a cura della redazione

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I bambini, però, crescono molto in fretta. «Proprio come accade per vestiti e scarpe, è fondamentale che gli occhiali da vista seguano esattamente la crescita dei piccoli – continua la manager - Dobbiamo ricordare, infatti, che per gli occhiali valgono le stesse regole di tutti gli altri accessori e indumenti: se il piede cresce, cambiamo le scarpe. Se cambia la conformazione del viso, quindi, cambiamo la montatura degli occhiali e non dimentichiamoci che al sole i loro occhi vanno protetti, così come proteggiamo la loro pelle». L’acquisto di una montatura da vista per i bimbi può, però, rappresentare un impegno economico non indifferente. «Proprio da questa consapevolezza nasce la campagna “L’occhiale cresce con te”, che garantisce uno sconto sull’acquisto di una nuova montatura, nel corso dei dodici mesi successivi, per tutti i bambini under 12 – sottolinea Poletti – Abbiamo pensato che una soluzione del genere aiuti la famiglia, che con questa formula può dare al proprio figlio l’occhiale

econdo una recente indagine svolta in Gran Bretagna sui consumatori più piccoli, il 60% dei mille intervistati ritiene che gli occhiali da vista non siano affatto alla moda e addirittura la metà decide di non indossarli anche se dovrebbe. Non solo, un bambino su quattro dichiara di essere stato vittima di scherni da parte dei compagni. «Trovare e indossare gli occhiali giusti non è una missione impossibile, anzi – spiega Daniela Poletti, marketing & communication manager di Optocoop Italia-Oxo, che raccoglie circa 400 punti vendita - Oggi, infatti, sono a disposizione tanti modelli e colori adeguati all'età dei più piccoli, tra i quali poter scegliere. Dire loro che stanno bene e che con l’occhiale sembrano più grandi spesso li fa sentire anche più importanti e autorevoli. Coinvolgerli nella scelta dell’occhiale è fondamentale per aiutarli a vivere questo supporto visivo come un accessorio che li rende anche “più trendy”: per questo i nostri centri ottici associati sono da sempre attenti e molto amichevoli con i clienti più piccoli».

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“Abbiamo pensato che una soluzione del genere aiuti la famiglia, che con questa formula può dare al proprio figlio l’occhiale giusto a seconda della sua crescita, senza dimenticare l’aspetto economico”

giusto a seconda della sua crescita, senza dimenticare l’aspetto economico. Tale approccio aiuta anche l’ottico optometrista a fidelizzare l'intero nucleo familiare e a essere per loro un interlocutore attento e professionale. Inoltre, poiché abbiamo in essere un importantissimo progetto educazionale sul benessere, “Oxo City Team – uniti per la vista”, abbiamo ritenuto opportuno integrare il servizio “L’occhiale cresce con te”, visto che il target di riferimento sono proprio i bambini in età scolare». Tutti i centri ottici Oxo avranno a disposizione una serie di supporti per veicolare questo servizio: cartelli, leaflet educativi e gioco, mailing e altro ancora. «I materiali sono stati declinati considerando il target di riferimento, i bambini e le loro famiglie, con una grafica accattivante e giocosa proprio per continuare a trasferire il messaggio che l’occhiale dei più piccoli deve crescere con loro ed essere visto con occhi gioiosi e giocosi, come lo sono i personaggi studiati per la campagna», conclude Poletti.

Il flyer a disposizione dei centri ottici Oxo

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ISSO “RICCO” DI MILANO: C'È ANCHE UN'ALTRA STORIA Dopo l’articolato e a tratti entusiasmante racconto sulla storia dell'Istituto Superiore di Scienze Optometriche di Milano, che Silvio Maffioletti ha fatto nei precedenti numeri di questa rivista, voglio portare la testimonianza di chi a quell'epoca non ha condiviso le scelte che hanno portato alla nascita del corso di laurea in Ottica e Optometria alla Bicocca e alla conseguente chiusura della scuola di Gianmario Reverdy ex direttore dell'ISSO di Milano

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ono ormai passati più di 13 anni da quegli eventi e penso si possano ora valutare con maggiore serenità e pacatezza, ricercando anche, se possibile, le soluzioni ad alcuni problemi a suo tempo determinati. L'ISSO DI MILANO Sono stato il direttore dell'ISSO dalla fine degli anni '80, da quando cioè la scuola, per interessamento dell'allora assessore all'Istruzione della Regione Lombardia, Michele Colucci, da istituto “senza fissa dimora” otteneva finalmente una sede idonea e prestigiosa. L'istituto, infatti, si stabiliva in una palazzina di via Soderini, appena fuori dalla cerchia della circonvallazione filoviaria milanese, all'interno dell'assessorato regionale all'Istruzione. Da quel momento occorreva dare alla scuola un assetto organizzativo preciso e rigoroso, secondo le regole che la Regione imponeva ai propri centri di formazione professionale. Non si poteva più andare avanti con l'improvvisazione e la buona volontà

1990: Jan Hunter, segretario dell'organizzazione degli ottici optometristi europei, all'inaugurazione dell’ISSO di Milano; alla sua destra, Giuseppe Ricco e, alla sua sinistra, l'oftalmologo Costantino Bianchi

dei docenti che si auto-organizzavano, anche perché da quell'anno l'istituto aveva dato vita pure a un corso di ottica post diploma, regolarmente riconosciuto dalla Regione. Occorreva allora qualcuno che s’interessasse a pieno titolo dell'organizzazione e della direzione dell'istituto che ormai aveva

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Sempre nel ’90, Ricco con l’allora assessore all’Istruzione della Regione Lombardia, Michele Colucci

scolastica. L’ISSO, dunque, non poteva più essere affidato a un sia pur bravo docente, come facente funzione anche di direttore, ma necessitava ormai di un suo organico stabile sia per la docenza sia per la direzione.

un corso completo di ottica e due corsi di optometria, uno diurno e uno serale, otto classi in totale. Ricordo ancora quella sera in un ristorante di Milano, vicino alla sede Acofis di via Cenisio, quando, se non sbaglio presenti Giuseppe Ricco, Mauro Di Terlizzi e Riccardo Perris, mi veniva proposto di assumere la direzione del nascente istituto. La scelta per la direzione penso fosse caduta sulla mia persona perché insegnavo ottica nei corsi per l'abilitazione da oltre 25 anni e da circa 10 anni ero preside di ruolo di una scuola di Stato; assommavo, quindi, una competenza nel campo specifico e un’esperienza di direzione di un’istituzione

I PRIMI ANNI DI DIREZIONE Occorreva fare quasi tutto: dare un'organizzazione degna di un istituto prestigioso, coordinare il lavoro di molti docenti, quasi tutti liberi professionisti, costruire una segreteria efficiente, mettere mano alla riorganizzazione dei programmi dei vari corsi coordinandoli fra loro e rispondere alle norme del-

Dieci anni più tardi, nel 2000, il presidente della Regione, Roberto Formigoni, in visita all’ISSO, insieme (da sinistra) a Gianmario Reverdy, Gianfranco Sala, presidente Assopto Milano Acofis, e Fabio Zanacchi, presidente Federottica. Nello stesso anno l’assessore regionale alla Formazione, Guido Bombarda, al Campus Orienta Giovani

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Attualità le competenze della categoria; dall’altra parte, l'idea era che la scuola sarebbe dovuta essere il nucleo fondante di una formazione sempre più elevata, cioè di una formazione universitaria. Fin dall'inizio era chiara questa volontà, soprattutto da parte dei fondatori: far crescere la cultura dei futuri ottici e ottenere il riconoscimento della categoria con una legge precisa che ne definisse compiti, ambiti di attività e titoli di studio, superando l'anacronistica legge del 1928.

la Regione Lombardia, che metteva a disposizione dell'istituto, oltre alla sede, anche un giusto finanziamento per il suo funzionamento. Le prospettive erano entusiasmanti, tutti ci credevamo, l'ente gestore in primis, l'Assopto Milano Acofis, sotto la direzione e la spinta di Ricco, perché si voleva costruire una scuola di valore nazionale. Ecco, l'ISSO poteva finalmente ripartire con tutte le carte in regola: dopo gli anni pionieristici di via della Signora, quelli conflittuali col preside dell'ITIS G. Galilei in via Paravia e quelli un po' “accampati” nella struttura di via Noale, ora c'era una scuola, un corpo docente e una direzione. L'idea di Giuseppe Ricco, a mio parere il vero lungimirante artefice della crescita e dell'affermazione professionale della categoria, era di costruire una scuola di alto profilo, riconosciuta dalla Regione Lombardia e funzionante sotto la sua egida e nell'ambito dei suoi ordinamenti. La Regione, infatti, era ormai da anni l'ente preposto dalla legge alla formazione professionale. Ricco ci credeva e per la “sua” scuola ha lavorato fino all'ultimo giorno. Coloro che gli sono succeduti, invece, non avendo vissuto in prima persona gli anni della gestazione e della nascita della scuola, la sentirono spesso più come un problema che come un fiore all'occhiello: ricordo quando delegazioni di ottici o di scuole estere venivano in visita all'istituto o quando importanti catene professionali, anche non italiane, richiedevano espressamente diplomati dell'ISSO di Milano. E queste furono le premesse di quello che poi accadde. DALLA SCUOLA ALL'UNIVERSITÀ Il puntare così tanto sulla scuola e sul suo prestigio era dettato dalla volontà, da una parte, di far crescere professionalmente

LA SCUOLA LASCIATA AI MARGINI DELLE DECISIONI Ma allora che cosa non ha funzionato nel passaggio verso l'istituzione del corso universitario? Perché una parte dei docenti dell'ISSO e il sottoscritto quale direttore della scuola sono entrati in rotta di collisione con la decisione dell'apertura del corso di laurea e della chiusura dell'ISSO? Ricordo ancora quel gennaio del 2001 quando, come un fulmine a ciel sereno, l'allora presidente dell'Assopto Milano Acofis, Gianfranco Sala, in qualità di responsabile dell'ente gestore della scuola, mi comunicò la chiusura dei nuovi corsi a partire dal settembre successivo per l'apertura del corso di laurea universitaria in Ottica e Optometria. Questa notizia dette il via al primo elemento di contrasto perché la decisione ci fu comunicata a cose fatte: non un incontro, una riunione, la richiesta di un parere su questo importante passaggio, oltretutto coinvolgendo anche persone che con la nostra scuola non avevano nulla a che fare. Come potevo essere d'accordo con un simile comportamento? La scuola doveva essere il nucleo fondante della futura università: invece, non solo non aveLa visita alla scuola di via Soderini da parte di una delegazione va partecipato alla pregiapponese: si riconoscono Reverdy ed Elda Chierichetti, con il suo collaboratore Marco Brambilla parazione di questo pas-

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Attualità ne del futuro corso di laurea. Si doveva essere esecutori di volontà che non ci avevano coinvolto e questo divise il corpo docente tra favorevoli e contrari, non aiutando, quindi, un sereno confronto con il mondo del nascente percorso accademico. In quei momenti ebbi l’impressione di una sorta di “svendita” totale del patrimonio che l'istituto aveva costruito in anni di lavoro a favore del corso di laurea, nascente non su una fattiva e a suo tempo auspicata collaborazione, ma sulle ceneri di una gloriosa scuola che aveva diplomato molti di coloro che ora inneggiavano all'università con questo percorso: la sensazione era che l’università nascesse non a partire dalla scuola, ma nonostante essa. Certamente alcune figure di spicco del corpo docente e della categoria, condividendo comunque l'avvio del corso di laurea, diedero la loro disponibilità alla costruzione dei programmi e dell'organizzazione dei corsi; ma veniva comunque a mancare un nucleo fondante di docenti ottici optometristi esperti, che avrebbero dovuto dare al nuovo corso accademico un'impronta precisa delle necessità e delle competenze dei futuri professionisti. E questo, a mio avviso, si evidenziò poi anche nell'organizzazione del corso stesso: il nostro patrimonio, insomma, contò poco.

saggio, ma ne era stata tenuta all'oscuro. Mi rendo conto che la situazione fosse molto delicata, ma io ero il direttore della scuola e questa mancanza di fiducia nei miei confronti la ritenni molto grave. La scuola era stata vista come un ostacolo e non come un'indispensabile opportunità di competenze e capacità per quanto si stava realizzando. D'altra parte devo dire che già altre volte, dopo la morte di Ricco, avvenuta nel 1997, avevo respirato quest'aria di sfiducia: ad esempio, quando in occasione di uno degli ultimi congressi della scuola era stata affidata la direzione scientifica a Emilia Vettore, estranea alla docenza dell'istituto. Tutto, quindi, era già deciso e si doveva solo obbedire… Anche la stessa presidenza dell'Assopto Milano ebbe un ruolo quasi irrilevante in questa decisione, che fu portata avanti principalmente da Federottica e da alcuni dei suoi più importanti esponenti. Più volte in tale occasione ho pensato che se ci fosse stato ancora Ricco presidente, non avremmo assistito a questo smembramento dell'istituto. Situazione che poi si verificò solo a Milano: la scuola di Vinci, ad esempio, non solo continua a prosperare con corsi di Ottica e di Optometria, anche professionali, distribuiti poi pure in altre regioni, ma il corso di laurea di Firenze è nato all'interno della scuola stessa, presso la sua sede. L'UNIVERSITÀ NON A PARTIRE DALLA SCUOLA, MA NONOSTANTE LA SCUOLA Il secondo elemento di contrasto derivò dal fatto che questo modo di fare non favorì un coinvolgimento delle forze scolastiche nell'organizzazio-

L’eco del prestigio dell’istituto varcava anche i confini nazionali: l'annuncio su Ottica Italiana di una catena svizzera, che cercava diplomati possibilmente usciti dall’ISSO di Milano

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OGGI L'UNIVERSITÀ, MA SUBITO DOPO IL RICONOSCIMENTO DELLA PROFESSIONE Un terzo elemento che mi lasciava perplesso era l'operazione complessiva che si cercava di mettere in atto. Nell'idea di chi sosteneva la nascita del corso universitario c'era la convinzione che nel giro di poco tempo ci sarebbe stato il

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Attualità Salto d’immagine. Lenti progressive. Mappe di potere. Astigmatismo delle lenti progressive. Mappe di astigmatismo. Lenti progressive hard e soft. Riferimenti lenti progressive. Distorsione lenti bifocali e progressive”. Questa carente connotazione legata alla professione ebbe un ulteriore colpo quando, dopo qualche anno, i docenti delle materie professionali che erano stati elementi portanti dell'inizio del corso accademico - parliamo di docenti molto noti nella nostra professione, come Bresciani, Faini, Maffioletti, Pocaterra e altri ancora - furono sostituiti dai nuovi giovani laureati e si perse in tal modo anche un bagaglio di competenze e di storia che ci eravamo sempre sforzati di salvaguardare come nostro patrimonio.

riconoscimento della figura professionale. Il corso universitario avrebbe, cioè, aperto la strada a una rapida attuazione di una legge per lo stato giuridico dell'ottico optometrista. Già altre volte in passato la categoria aveva tentato di far approvare norme sulla figura dell'ottico optometrista all'interno di altre leggi: ma la categoria dei medici oculisti, attenta alla difesa della propria professione, era sempre riuscita a opporsi a questi tentativi. Non a caso, nell'ambito delle figure parasanitarie, erano rimasti in quegli anni solo gli ottici e gli odontotecnici a non avere una nuova regolamentazione della figura professionale, entrambe per l'opposizione tenace del mondo medico. Mi ero sempre più convinto che solo attraverso accordi fra oftalmologi e ottici poteva trovare soluzione l'annoso problema del riconoscimento professionale delle competenze della categoria. Eppure in tale occasione si proclamò ai quattro venti, illudendo la categoria, che in tempi brevi sarebbe stata riconosciuta per legge la professione e che sarebbero state chiuse tutte le scuole di ottica e optometria non universitarie. La storia ha poi dimostrato che l'università non ha per nulla accelerato questo percorso, anzi: a tutt'oggi, dopo 13 anni dalla nascita del corso universitario, l'ottico è ancora regolamentato dalla legge del 1928. In compenso, come già detto, l'unica scuola chiusa in Italia fu l'ISSO, mentre Vinci, Bologna e tutte le altre, soprattutto con corsi privati, continuano tuttora a prosperare, non solo con i corsi di ottica, ma anche di optometria.

OGGI RIFLETTIAMO SUL “CASO SPAGNA” Ma la storia spesso non perdona e dopo alcuni anni certi problemi possono riaffiorare. È quello che oggi leggo nel dibattito sull’università spagnola. Come recentemente apparso in un articolo su Ottica Italiana, il Collegio nazionale degli ottici optometristi iberici vuole modificare il corso universitario, ormai esistente da anni, in laurea in Optometria e Ottica Oftalmica. È solo un problema di nome? Assolutamente no. Come dice il loro presidente, “è una necessità che gli ottici optometristi in Spagna sentono da molto tempo”. Il problema si trascina da quasi 60 anni ed è dovuto “alla forte presenza nei dipartimenti di ottica e optometria di laureati in fisica, nel campo della docenza e della preparazione dei piani di studio”. “Quello che cerchiamo è l'indipendenza politica e accademica dell'optometria e ottica oftalmica dai dipartimenti di fisica e oftalmologia… dell'ottica infatti ciò che ci riguarda formalmente è l'ottica oftalmica”. Il problema, quindi, non è la figura professionale, ma la sua formazione esageratamente fisico-matematico e non sempre ben caratterizzata sulla specifica professione. La mancanza, infatti, di alcune figure forti di riferimento, cosa che alcuni di noi non condivisero all'inizio, ha dato i frutti oggi messi in dubbio dai colleghi spagnoli dopo tanti anni di corso universitario.

NON A MEDICINA, MA A FISICA Non si voleva il corso di laurea a Medicina per non essere “succubi” della classe medico-oftalmologica, ma si finì a Fisica per costruire un corso fisicomatematico, nel quale a volte si stenta a riconoscere l'impronta del nostro mondo specifico, come si rileva dalla lettura di alcuni attuali programmi: si pensi, ad esempio, che per quanto riguarda le lenti multifocali, prodotto fondante di gran parte della nostra professione, il programma universitario prevede nella materia “Sistemi ottici e oftalmici” solo “Lenti bifocali e trifocali. Centro ottico risultante.

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Attualità PERCHÉ CHIUDERE ANCHE LAUREATI SÌ, MA NON OTTICI Inoltre il corso universitario non avrebbe abi- LA SCUOLA DI OTTICA? litato i futuri laureati all'esercizio della pro- Un ultimo elemento di dissenso in quei momenti fu fessione, abilitazione che la legge dava e dà relativo alla chiusura anche del corso di ottica. Certuttora in capo alle Regioni. I futuri laureati, tamente il problema si inquadrava nell'idea che in pertanto, avrebbero poi dovuto sostenere facol- breve tempo ci sarebbe stato il nuovo riconoscimentativamente l'esame di ottico presso un centro to della professione e, quindi, “la rivoluzione” delle di formazione professionale. Il clima di contra- competenze e dei percorsi scolastici. Si precorsero sto che si era venuto a creare non agevolava i tempi con troppo ottimismo o forse si approfittò di certo un sereno e costruttivo confronto fra le questa situazione per dare un taglio netto all'impevarie parti. Mi sembrò piuttosto che l'università gno di Acofis nei confronti della formazione. Come prese in carico il nuovo corso, dando poi scarso già detto, scomparso Giuseppe Ricco per molti la scuola milanespazio decisiose era divenuta nale alla comun peso, anche ponente properché le norveniente dalla me regionali scuola: un po' si complicavaforse perché no sempre più, molti di loro l'assessorato non avevano all'Istruzione una laurea e voleva la restiquindi si potuzione dei locatevano sentili per ristrutturare a disagio re gli edifici e i nel mondo dei finanziamenti cattedratici; cominciavano in parte per la a scarseggiare. mancanza di La sessione di tesi del diploma in optometria all’ISSO di Federico Mana, nel 1999: qualche figu- insieme a Reverdy e ai membri della Commissione regionale c'è Vincenzo Rocchitelli (di spalle) Ma la scuola ra forte che facesse sentire una voce autore- aveva raggiunto un elevato livello, era una delle mivole e potesse dare al futuro corso una chiara gliori in Italia e far studiare optometria a chi proveimpostazione verso il mondo reale dell'ottica e niva da un valido corso di ottica avrebbe consentito dell'optometria. Forse molti di loro erano co- di costruire professionisti di ben altro livello. Da più munque onorati di potersi chiamare “professori parti mi viene detto che si capisce chi, fra i laureati a contratto” e, quindi, ci si rassegnò. Si ebbe di oggi, ha alle spalle una formazione professionale presto la sensazione che rispetto al peso che del settore e chi invece è giunto nel mondo dell'ottica negli anni precedenti aveva assunto l'ISSO provenendo da una qualunque scuola media supenella formazione e nella cultura della catego- riore: chiudere il corso di ottica fu un ulteriore grave ria, l'università si sarebbe tenuta abbastanza errore del quale ancora oggi si sta pagando il prezin disparte: una riprova venne negli anni suc- zo. E alla fine fu l'unica a chiudere, mentre tutte le alcessivi, quando la formazione ECM della cate- tre continuano e si espandono, anche in Lombardia, goria fu scarsamente organizzata dall'univer- con i loro corsi. Oggi resta grande amarezza, quindi, sità e invece lo fu dalle scuole professionali di per una regione che per l'ottica e l'optometria è stata ottica e di optometria e dai centri professionali pioniera e ha dato tanto nella formazione e nell'impegno per i traguardi poi raggiunti. regionali.

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Attualità

si tratta di acquisti sempre molto “emozionali”, dettati dal gusto personale, dall’esperienza e dalla conoscenza dei propri clienti, perciò così facili da sbagliare! Molto spesso gli acquisti vengono eseguiti da più persone, in momenti diversi e persino da personale “non addetto alla vendita”: questa è la prima causa di cassetti pieni e liquidità scarsa. La gestione delle scorte di magazzino è strettamente legata: • alla conoscenza dei dati di vendita e, quindi, della clientela abituale del negozio; • al budget del periodo; • al piano di marketing; • alle disponibilità finanziarie che saranno utilizzabili. I costi di un magazzino invenduto si creano attraverso: • obsolescenza o deterioramento; • tasse; • assicurazione; • stoccaggio; • immobilizzo di capitali. Un consiglio: all’inizio dell’anno, quando programmate il budget di vendita del vostro centro ottico, fissate anche il numero di pezzi e il valore che dovrà avere il vostro magazzino alla fine dell’anno. È molto semplice: aggiornando mensilmente i dati di vendita e di acquisto della merce, noterete lo scostamento dall’obiettivo che vi siete prefissati e potrete così pilotare il vostro magazzino al dato stabilito. Può sembrare un accorgimento di poco conto, ma vi assicuro che durante l’anno è un fortissimo deterrente per limitare gli acquisti “emozionali”, spesso non indispensabili al negozio.

sole: questo settore, infatti, varia moltissimo da negozio a negozio. Il secondo passaggio è studiare attentamente in quale fascia di prezzo si concentrano le vendite e se il magazzino di merce disponibile è in linea oppure sbilanciato, cioè se avete grosse scorte su fasce di montature non richieste dai vostri clienti. Il terzo riguarda il numero di linee, cioè di brand, con cui lavorate. La mia esperienza presso i negozi di ottica mi ha dimostrato che il primo motivo di accumulo merce è l’acquisto di troppe linee “sovrapponibili” per fascia di prezzo. Concordo con chi sostiene che sia necessario mostrare un buon assortimento al cliente finale, ma non troppi marchi: non dimenticate che la vendita va guidata e indirizzata, quindi dei bravi venditori sono fondamentali per mantenere sotto controllo le scorte di magazzino. Il quarto passo riguarda la conoscenza dei dati di vendita delle montature da vista e da sole: questa informazione vi permetterà di acquistare la merce in modo attento e oculato. Gli occhiali da sole sono naturalmente legati alla stagionalità, quindi la punta massima delle vendite avviene in un certo periodo dell’anno e poi diminuisce, fino quasi a sparire, per ricominciare la “stagione”successiva. Le vendite degli occhiali da sole sono molto influenzati dalla moda, che cambia velocemente: difficilmente, quindi, gli occhiali invenduti potranno essere proposti l’anno successivo, se non a “prezzo ridotto”. Il quinto punto riguarda come acquistare. È fondamentale la programmazione, che si può realizzare solo con la conoscenza del venduto e dei budget programmati. Insisto tanto sulla programmazione perché considero sempre più difficile la visione dei campionari e la conseguente scelta delle linee da acquistare:

David Viale, La gestione del magazzino, ed. Franco Angeli, 2002: l’articolo fa generale riferimento a questo testo, a eccezione della tabella, che è opera dell’autrice

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SILHOUETTE, TRA PASSATO E… FUTURA L’interpretazione in chiave moderna del modello da sole, che negli anni ’70 colpì il mondo per originalità e creatività, ha aperto le porte alle celebrazioni del mezzo secolo di vita dell’azienda austriaca di Angelo Magri

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sguardo sui giovani. Duemila persone, italiani ma anche molti stranieri, hanno visitato l'evento Avant-Litestyle, che si è tenuto a Milano nella seconda settimana di aprile, quella dedicata

l suo mezzo secolo di vita Silhouette ha voluto celebrarlo, in Italia, con un evento dedicato a passato e presente, all’insegna della tradizione ma anche con uno

Il primo modello da vista realizzato da Silhouette e sotto, il modello 606, il primo occhiale da sole dell’azienda austriaca: siamo negli anni ‘60

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Nel decennio successivo nascono i primi glasant, da vista ma anche da sole

ogni giorno diverse performance di numerosi artisti hanno interpretato 50 anni di visionaria innovazione Silhouette, suggellati da un'installazione di ombrelli gialli, all’interno di una

dal capoluogo lombardo al design, con le iniziative del Fuorisalone. Non solo tutti gli ambassador dello stile della leggerezza dell'azienda austriaca hanno presenziato all’iniziativa:

Gli ’80 risultano gli anni della creatività e delle idee, nelle forme, nei materiali e nei colori: ecco un modello Silhouette significativo di quell’epoca Il modello 570, denominato Futura, che farà la storia del marchio, vede la luce nel 1974

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Il Corso Annuale di Optometria costituisce il naturale e oramai necessario completamento della formazione ottica di base, promuove l’Ottico in Optometrista e, consentendo di acquisire conoscenze e competenze professionali optometriche, fa diventare la sua professionalità fattore competitivo. La frequenza è settimanale.

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Il Corso clinico di Contattologia, che si svolgerà dal 15 al 21 settembre 2014, affronta l’insieme dei temi della contattologia clinica sia teoricamente sia praticamente e presenta le filosofie, le soluzioni applicative più attuali oltre alle evidenze della ricerca nell’ambito delle geometrie, dei materiali e delle tecnologie strumentali.

CORSO DI LAUREA IN OPTOMETRIA BSc in Optometry e Clinical Practice (with Honours)

La laurea inglese in Optometria e Pratica Clinica è conferita dalla Aston University di Birmingham ed è proposta in Italia, in collaborazione con IBZaccagnini Vision Sciences Department di Bologna. Aston è un’Università di vertice del Regno Unito con un primato universalmente riconosciuto nell’insegnamento e nella ricerca in Optometria. Il piano di studi conferisce le conoscenze e le competenze optometriche al più alto livello europeo. La Laurea rilasciata dall’Aston – cod. UCAS B510 - vale 360 crediti universitari equivalenti a 180 crediti ECTS.

CORSO BIENNALE DI OPTOMETRIA dedicato a chi lavora

Il Corso Biennale di optometria si rivolge a tutti gli Ottici abilitati attivi nella distribuzione ottica che vogliono evolvere da Ottico in Optometrista ed avere nuovi spazi professionali e una qualificazione superiore. Le modalità di frequenza e le metodologie didattiche sono state concepite tenendo conto delle esigenze di chi lavora. Il corso sarà attivato in autunno a Bologna, Torino e Venezia.

CORSO SUPERIORE DI VISIONE E POSTURA

Il Corso Superiore di Visione e Postura intende offrire ai corsisti sia le conoscenze generali riferite ad ogni ambito recettoriale sia le competenze di clinica optometrica specifiche per l’esperienza visuo-ambientale per individuare la compensazione e il relativo dispositivo ottico che permetta di mantenere la persona in un buon equilibrio e per cooperare con i vari professionisti che si occupano di problematiche posturali. La frequenza è articolata in cinque incontri a cadenza mensile per complessive 10 giornate da novembre 2014 ad Aprile 2015.

Per maggiori informazioni: Istituto Benigno Zaccagnini, Via Ghirardini 17, 40141 Bologna - Tel 051 480994 - Fax 051 481526 segreteria@istitutozaccagnini.it - www.istitutozaccagnini.it

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Amarcord

Gli anni ’90 sono “rivoluzionari” per l’impresa di Linz. Spiccano il modello 9614, il primo design Silhouette senza viti né cerniere, e, alla fine del decennio, nel ’99, il lancio del vista di Titan Minimal Art, ancora oggi prodotto di punta dell’azienda, nella doppia versione "The Must" e "The Icon": in titanio, di appena 1,65 grammi di peso, di lì a poco avrebbe entusiasmato anche gli esperti della Nasa per la sua leggerezza e flessibilità

colori che arricchiscono l’essenza della materia di un minimalismo che è espressione di uno stile senza tempo: questa è la visione e l’irrefrenabile desiderio che ha spinto Silhouette in 50

corte di via Voghera, concepita da due giovani scenografi, Erika Carretta e Aurelio Colombo. Qui è stato presentato Futura, occhiale iconico del gruppo di Linz. Sperimentazione di forme e

Poco più di dieci anni dopo, nel 2012, Silhouette costruisce un occhiale con lenti Voyager, appositamente studiate per le missioni nello spazio degli astronauti della Nasa. E nel 2014, per il cinquantesimo compleanno, è la volta della reinterpretazione dell’iconico Futura

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Amarcord

Uno scorcio dell’evento che ha celebrato i 50 anni di Silhouette a Milano, in occasione del Fuorisalone, nella seconda settimana di aprile

e nuove soluzioni di design, non solo glasant. Ripercorriamo alcune delle tappe di questo mezzo secolo di vita e di idee. E vogliamo farlo dando spazio soprattutto alle immagini degli occhiali che hanno esportato, in Italia, in Europa e nel mondo, l’originalità di questo brand.

anni di evoluzione del design dell’occhiale a ricercare nella materia modalità innovative che consentissero all’individuo di esprimere l’unicità e l’essenza del proprio stile. Su questa strada l'azienda ha intenzione di continuare, sviluppando come sempre tecnologie innovative

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Moda

THE EYEWEAR GOES TO TOWN

Giunto alla seconda edizione, Out of Mido ha portato anche quest’anno l’occhialeria nel cuore di Milano, durante la settimana del Fuorisalone, che come sempre ha richiamato in città una moltitudine di addetti ai lavori e di appassionati, ma soprattutto di semplici curiosi. Il palcoscenico cittadino ha permesso ai 19 marchi partecipanti di far toccare con mano a un pubblico eterogeneo il proprio prodotto, in uno scambio di input e suggestioni utile alla progettazione e alla visibilità. «Le aziende presenti – ha commentato Giovanni Vitaloni, vicepresidente di Mido – hanno un diverso Dna, ma sono accomunate dal fatto di avere un’identità di prodotto propria, un centro stile e un designer interni. Non ci sono occhiali griffati, che si fanno forti di un nome conosciuto, ma si punta tutto sull’originalità creativa. È questa la strada verso cui dobbiamo tendere». In queste pagine, una selezione dei modelli che i brand protagonisti hanno presentato durante i sei giorni della manifestazione.

pagine a cura di Nicoletta Tobia

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Moda

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Moda

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Meditazioni

BIANCO COME LA LUCE Per un comune progetto, per una finalità condivisa ci si può trovare intorno a un tavolo e dialogare: questo auspico possa avvenire per il presente della professione dell’ottico optometrista, una categoria divisa e dispersa per troppo tempo

di Luisa Redaelli Architetto della comunicazione

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lla mattina presto, in primavera, vado a camminare sulla riva del fiume, il torrente che scende dalle montagne, verso il lago. Cammino fra i sassi e l’acqua, vedo il lago da raggiungere, un po’ nel bosco, un po’ con il sole in fronte. Ci troviamo insieme, io con i sassi levigati con forme morbide e venature sorprendenti, l’acqua che scorre allegra e limpida dalla valle, le farfalle gialle e bianche, le foglie trasparenti di verde nuovo, il canto nell’aria e l’Homo Faber, che fisicamente è nel suo studio, ma io so che in realtà è al mio fianco, la mia mano

nella sua. L’Homo Faber mi insegna a sentire l’armonia, lui che sa ascoltare con tutto se stesso, con le sue belle mani, con l’udito, con il gusto e scopre tante cose, immerso nelle armonie della vita, di cui mi trasmette la sensibilità. L’ascolto è fatto di attenzione, di dettagli non apparenti, quindi di presenza e concentrazione. Ogni ambiente, ogni essere vivente, ogni persona, ogni circostanza portano in sé un’armonia da comprendere, da interpretare, da rispettare. Cercare la giusta sintonia è la chiave per entrare in relazione e costruire un canale di comunicazione. L’Homo Faber mi esorta a “sentire” la

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materia, i suoni, i flussi, le emozioni e così a entrare in sintonia. Nella sintonia avviene la comprensione, si realizza la collaborazione, si trovano i punti di intersezione creativa e costruttiva. È una legge di natura, valida in ogni situazione. Nel mio lavoro di consulente mi occupo di comunicazione, non di marketing, anche perché spesso mi trovo in ambienti dove la prima cosa che manca è proprio l’armonia. Affinché un’attività funzioni tutto deve esprimere armonia e soprattutto i rapporti umani, le relazioni fra le persone debbono essere armoniche. Invece tanto di frequente trovo conflitti, genera-

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Meditazioni

ti da non-comprensione, da non capacità di ascolto e di dialogo. Conflitti più o meno sopiti, ma tanto avvertibili, palpabili nella densità dell’aria. Una squadra di lavoro, per funzionare, deve essere coesa, un progetto trova l’energia per compiersi solo dove regna la comprensione, la collaborazione, la chiarezza d’intenti e d’espressione. Si lavora in modo efficace se si è parlato con chiara onestà, se ci si è riconosciuti tutti intorno a un comune e condiviso progetto. Se un elemento punta al professionale di qualità e il socio mira al commerciale spinto, è totalmente indispensabile che ci si parli e si

chiarisca quale dei due intenti si desidera condividere: le due cose difficilmente andranno insieme e i collaboratori saranno spiazzati. Per un comune progetto, per una finalità condivisa ci si può trovare intorno a un tavolo e dialogare: questo auspico possa avvenire per il presente della professione dell’ottico optometrista, una categoria divisa e dispersa per troppo tempo. È giunta l’ora del dialogo, per il necessario momento di forza unitaria, che porti ai riconoscimenti utili a tutti i professionisti che desiderano la qualità. Esiste una sola categoria professionale da difendere e far maturare, quindi

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occorre una fase di collaborazione. Così come nei centri di ottica io mi trovo spesso a fare gran arte della mia consulenza per risolvere i conflitti interni e cercare di aiutare le persone a trovare la via più adeguata per migliorare l’espressione professionale adatta alle competenze specifiche. Non ritengo utile che i collaboratori addetti alle relazioni con il pubblico, con i clienti non abbiano la preparazione più adeguata al compito professionale specifico. Mi viene da ridere quando un collaboratore mi dice di avere esperienza perché ha lavorato anni e anni “al pubblico” e poi scopro che vendeva “pantaloni, borse o profumeria”. Nel centro di ottica professionale, se vogliamo che tutto sia coerente a ciò che avviene come prestazione ottico-optometrica, dobbiamo convincerci a preparare molto attentamente i nostri collaboratori. Che esperienza porta a casa l’utente, insieme all’occhiale? Tutta la scienza specialistica che ha vissuto in sala refrazione o anche (forse soprattutto) il contatto che ha avuto quando sceglieva, acquistava e pagava l’occhiale? Allora perché lasciare a persone incompetenti e non sufficientemente preparate questo compito importante di definire l’esperienza del cliente, con il giusto garbo, con la capacità di intuire le psicologie, di guidare con professionalità e carisma, di fornire le migliori competenze, in coerenza con ciò che professionalmente viene offerto nel momento della verifica dell’efficienza visiva. La coerenza e l’armonia del messaggio sono importantissimi per

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Meditazioni è la mia esperienza, è il mio modo di intendere lavoro, professione, consulenza. L’armonia e la collaborazione per me sono la sola strada possibile per arrivare tutti insieme a raggiungere risultati degni. Il colore bianco è bellissimo e raccoglie in sé l’armonia di tutti i colori, è la luce.

LASCIA SIA IL VENTO determinare risultati di successo. Se nella squadra di lavoro vi sono incoerenze, contrasti o, peggio ancora, conflitti sopiti, aleggia nell’aria un’atmosfera negativa che viene certamente percepita e che allontana. A volte mi dicono che sono telepatica, che leggo nella mente: forse è un po’ vero, ma ciò che è certamente vero è che sento tante bugie nelle parole che le persone dicono e leggo tante verità nei gesti, negli occhi, nei dettagli. Verità spesso indicibili, private, che si vogliono nascondere, ma siccome l’esercizio sviluppa il muscolo, un occhio attento percepisce ben al di là di ciò che le più elaborate parole vogliono raccontare. Leggo i conflitti, le invidie, le antipatie, anche quando le parole sono di tanta amicizia: basta un battito di ciglia e tutto è chiaro. Leggo le relazioni nella loro verità, anche quando sono segrete e non espresse all’evidenza. Intervengo per cercare di portare armonia, quella stessa che ho guadagnato nel mio quotidiano e che ogni giorno cerco di praticare, modulando sempre l’intensità del dare e del ricevere, dell’ascoltare e del

sentire. Ogni persona è un universo da scoprire e con il quale trovare relazioni, contatti, comunicazione. Solo dove ci sono chiarezza e sincerità sui punti fondamentali, soprattutto negli intenti comuni, si può costruire. Trovo non poche situazioni dove si sopravvive, dove si va avanti, dove ogni giorno è fatica, livore, antipatia. Perché non ci si parla, perché spesso c’è arroganza, molto spesso pigrizia di crescere e di cambiare, spesso troppa superficialità, a volte presunzione. Sono certa, perché lo verifico, che il successo e l’affermazione possono arrivare solo laddove avviene il lavoro importante di sciogliere i conflitti e trovare nuove sintonie, con umiltà, con disponibilità. Solo laddove il fiume scorre sereno, in serena armonia, con acque limpide, si può pensare di essere davvero e significativamente protagonisti, del mercato, della professione, della qualità umana prima, lavorativa di conseguenza. Se prima di tutto non si compiono questi passi primari, ogni legge di marketing, ogni tecnica di comunicazione sono vane, anzi vanissime. È la mia opinione,

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Lascia sia il vento a completar le parole che la tua voce non sa articolare. Non ci occorrono più le parole. Siamo entrambi il medesimo silenzio. Come due specchi, svuotati d’ogni immagine, che l'uno all'altro rendono un semplice raggio. E ci basta. MARGHERITA GUIDACCI (1921-1992), poetessa e traduttrice sensibile e raffinata, visse fra Firenze e Roma, svolgendo anche l’attività di docente universitaria e ricevendo importanti riconoscimenti accademici.

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Le nuove specchiature sono realizzate con un procedimento ad alto-vuoto, durante il quale vengono applicati ben 12 strati di ossidi metallici con assistenza ionica per un risultato che garantisce densità ottima e resistenza all’usura; la durezza ottenuta è quindi paragonabile a quella di un trattamento antiriflesso di ultima generazione. Grazie all’utilizzo di nanotecnologie anche l’adesione della specchiata alla lente è ottima, per un portatore che pretende il massimo in termini di prestazioni e tecnologia.

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JOBS ACT: LA RIFORMA DEL LAVORO Le novità principali del decreto legge 34/2014, contenente una serie di misure dirette a favorire il rilancio dell’occupazione

di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

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er quanto riguarda l’apprendistato il decreto legge prevede una modifica all'art. 2, comma 1, lett. a) del Testo Unico. Fino a oggi era previsto l'obbligo della forma scritta (a pena di sanzione) per il contratto di apprendistato, per il patto di prova e per il relativo piano formativo individuale da definire entro trenta giorni dalla stipula del contratto. A seguito della riforma, la forma scritta riguarderà solo il contratto e il patto di prova, alleggerendo quindi il datore

di lavoro da uno degli obblighi a cui era sottoposto. Per i contratti di apprendistato finalizzati all’acquisizione di una qualifica o di un diploma professionale viene, inoltre, introdotta una modifica riferita alla retribuzione dell’apprendista: al lavoratore, infatti, dovrà essere riconosciuto un trattamento economico che: • tenga conte delle ore effettivamente prestate; • retribuisca le ore di formazione nella misura del 35% rispetto al monte ore complessivamente effettuato.

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CONTRATTI A TEMPO DETERMINATO: il datore di lavoro può sottoscrivere un contratto a termine senza specificare le ragioni che lo hanno portato a scegliere tale regime, ma la durata di tale contratto non potrà essere superiore a 36 mesi, comprese le eventuali proroghe. Non è quindi più necessario subordinare il termine del contratto a ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo. Altra novità è rappresentata dal fatto che la proroga del contratto a termine, che precedentemen-

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Consulente

te era ammessa una sola volta, ora potrà essere utilizzata fino ad un massimo di otto volte, sempre nel limite dei 36 mesi totali. Tali prolungamenti del contratto sono ammessi a condizione che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Rimane quindi: • il vincolo della durata complessiva del rapporto a termine che non potrà essere superiore ai tre anni; • l’onere della prova relativa all’obiettiva esistenza delle ragioni che giustificano l’eventuale proroga del termine stesso che è a carico del datore di lavoro. È previsto anche un limite numerico ai contratti a tempo determinato, che non possono eccedere il limite del 20% dell’organico complessivo: questo limite è valido per tutte le imprese che occupano più di cinquanta dipendenti. Il limite del 20% deve essere verificato ogni qualvolta

vi sia la decorrenza giuridica di un nuovo contratto di lavoro. In caso di superamento del limite, verrà applicata una sanzione che dipenderà dal numero dei contratti a termine che hanno oltrepassato la soglia e sarà pari al 20% della retribuzione se lo sforamento riguarda un solo dipendente, 50% se riguarda più lavoratori. Le imprese dovranno adeguarsi al limite del 20% entro

CANONI DI LOCAZIONE, LA SOGLIA DEI MILLE EURO La Legge di Stabilità ha previsto che dal primo gennaio 2014 i pagamenti riguardanti i canoni di locazione di unità abitative debbano essere corrisposti obbligatoriamente e indipendentemente dall’importo in forme e modalità diverse dal contante, per la tracciabilità e per l’ottenimento delle agevolazioni e detrazioni fiscali da parte del locatore e del conduttore. Il ministero dell’Economia e delle Finanze ha però precisato che ai fini delle eventuali sanzioni rileva unicamente il limite di mille euro, in relazione alle misure antiriciclaggi: per i canoni di locazione pagati in contanti purché d’importo inferiore a mille euro non è, quindi, prevista l’applicazione di alcuna sanzione. Viceversa, per il pagamento dei canoni di locazione per importi pari o superiori a mille euro, continua ad applicarsi l’obbligo ordinario di utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili.

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il 31 dicembre 2014 a meno che il contratto collettivo non preveda soglie più favorevoli. DURC SEMPLIFICATO: il Decreto introduce la possibilità per chiunque lo richieda di verificare la regolarità contributiva (DURC) nei confronti dell’INPS, INAIL, e Casse Edili, con modalità telematica e in tempo reale. Il certificato sarà costituito dall’esito di un’unica interrogazione ed avrà la durata di 120 giorni. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore della disposizione in esame, dovranno essere definiti tramite apposito Decreto, i requisiti di regolarità, i contenuti e le modalità della verifica, nonché le ipotesi di esclusione. Per tempo reale deve intendersi verifica delle regolarità che riguardi i pagamenti scaduti fino all’ultimo giorno del secondo mese successivo a quello in cui la verifica viene effettuata.

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Lenti oftalmiche

ESSILOR, CON VERDE GRAFITE IL FOTOCROMATICO… SI FA GIOVANE La partnership tecnologica tra la multinazionale oftalmica e Transitions ha dato vita a un prodotto innovativo nel campo delle lenti a tinta variabile di Angelo Magri

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giovane, dai 30 ai 45 anni, differenziarsi proponendo una lente fotocromatica con un colore dal grande appeal e trasversale, fidelizzare il consumatore abituandolo a una lente bella e ultrafunzionale, della quale difficilmente riuscirà poi a fare a meno: sono gli ingredienti che siamo convinti contribuiranno al successo della nuova lente Crizal Transitions Verde Grafite – spiega Alessandra Barzaghi, marketing manager di Essilor Italia - Aprile è il mese

alla metà di aprile sono disponibili nei centri ottici italiani le nuove lenti Crizal Transitions Verde Grafite nel materiale Ormix 1.6 monofocali di costruzione e progressive, mentre dai primi di maggio è stata completata l’offerta in Orma 1.5, Airwear Plus 1.59 e Stylis 1.67. Il nuovo colore Verde Grafite si aggiunge così alle due tonalità già disponibili per lenti fotocromatiche Crizal Transitions: grigio e marrone. «Offrire ai nostri clienti partner una nuova opportunità per ampliare il mercato coinvolgendo un pubblico Le lenti Crizal attento allo stile e anche più Transitions Verde Grafite

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Lenti oftalmiche

La vetrina premium del nuovo prodotto, nato dalla collaborazione tra Essilor e Transitions

a tutte le temperature, ogni giorno e per tutto il giorno». La nuova e particolare tonalità di colore Verde Grafite, sviluppata grazie a una tecnologia del colore brevettata, Chromatic Color Adaptation Technology, offre ai portatori, secondo Essilor, «una visione più naturale e una percezione dei colori più accurata, rispetto a una lente colorata non fotocromatica; e accompagna a queste caratteristiche una prerogativa sino a oggi difficile da conciliare: la percezione dei contrasti enfatizzata. Le lenti Crizal, inoltre, offrono la migliore protezione dai raggi UVA-UVB che raggiungono gli occhi da entrambe le fonti di esposizione, sia frontale sia riflessa dalla superficie interna della lente: E-SPF 25 per una protezione 25 volte maggiore rispetto alla visione senza lenti. E-SPF è il nuovo indice sviluppato da Essilor e validato da terze parti indipendenti che hanno certificato la protezione UV complessiva di una lente, Con Transitions, la tecnologia fotocromatica numero uno al mondo, infine, le lenti permettono una protezione efficace contro l’abbagliamento».

più “caldo” per il fotocromatico: è il motivo per cui abbiamo lanciato adesso la nuova lente, denominata Verde Grafite. E anche per questo prodotto abbiamo in programma un’articolata campagna vetrine rivolta ai centri ottici indipendenti, sulla scia di quella per la Varilux S, che finora ha già realizzato un centinaio di vetrine, tutte su richiesta spontanea». Accanto al colore, che in Essilor definiscono «leggendario e dallo stile intramontabile, protagonista delle tendenze di tutti i tempi, un’icona inconfondibile per tutte le generazioni e gli stili, da oggi in versione fotocromatica», Crizal Transitions Verde Grafite offre ai portatori performance visive superiori grazie a Chromea 7. «Si tratta di una tecnologia brevettata che consente alle lenti di raggiungere un elevato livello di scurimento in esterni e un rapido ritorno allo stato chiaro per una visione estremamente chiara in interni – ricordano in Essilor – Ne risultano lenti più reattive alle diverse condizioni di luce, per una maggiore protezione dall’abbagliamento e dalla quantità di luce ricevuta dagli occhi,

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VISIONE SENZA LIMITI Essilor è la prima azienda che ha SUPERATO IL COMPROMESSO tra ampiezza dei campi di visione e effetto ondeggiamento tipico delle lenti progressive, creando un nuovo modo di concepire la correzione della presbiopia. Stiamo parlando delle lenti VARILUX S che rappresentano la più avanzata soluzione tecnologica oggi disponibile sul mercato.

AL CUORE DELL’INNOVAZIONE: NANOPTIXTM TECHNOLOGY Questo risultato è reso possibile grazie alla esclusiva TECNOLOGIA NANOPTIX TM che rappresenta il modo nuovo e rivoluzionario di progettare la lente progressiva. Nell’elaborazione dei calcoli delle lenti Varilux S, NANOPTIXTM scompone la superficie della lente in migliaia di micro-elementi: la funzione di ognuno è quella di stabilizzare la deviazione dei raggi indipendentemente dal potere della lente.

Perchè i micro-elementi rappresentano un approccio rivoluzionario? Nelle lenti progressive tradizionali, all’aumentare del valore dell’addizione, aumenta la curvatura della lente. Proporzionalmente, aumentano le distorsioni e la conseguente esposizione del portatore all’effetto ondeggiamento. Senza micro-elementi

Grazie alla TECNOLOGIA NANOPTIXTM la curvatura e il valore dell’addizione vengono gestiti da sofisticati micro-elementi che producono una geometria esclusiva: all’aumentare dell’addizione la curvatura della lente diminuisce, minimizzando in modo significativo le distorsioni e l’effetto ondeggiamento. Con micro-elementi

Il risultato è straordinario: fino al

90% di riduzione dell’effetto ondeggiamento*

* Test di laboratorio R&S, 2011. *Basato sull’analisi della deviazione del raggio. 90% = miglioramento massimo del valore se parametrato alle lenti analizzate. Lenti analizzate: Varilux S vs Varilux Physio 2.0 e 6 lenti progressive di alta gamma dei principali competitors. Per ogni confronto analizzate: 4 prescrizioni da sf. -3.00 add. 2.00 a sf. +2.50 add. 2.00.

L’INNOVAZIONE CONTINUA CON Le lenti Varilux S, tecnologicamente più avanzate del mercato, sono sviluppate con una geometria in grado di offrire la migliore performance in termini di ampiezza dei campi visivi e, al contempo, riduzione dell’effetto ondeggiamento.

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Le lenti Varilux E series aggiungono una nuova dimensione nelle soluzioni più evolute dedicate al presbite raggiungendo così un nuovo confine: la visione immediata.

Lenti premium dei principali competitors

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Campo di Visione

Ampi

Test di laboratorio R&S, 2011. I campi di visione si fondano sull’analisi binoculare dei campi di visione. La percezione dell’effetto ondeggiamento si basa sull’analisi della deviazione del raggio. I punti rappresentano i valori medi su tutte le lenti analizzate. Design Varilux S e Varilux E vs Varilux Physio 2.0 e 6 lenti progessive di alta gamma dei principali competitors. Per ogni confronto analizzate: 4 prescrizioni da sf. -3.00 add. 2.00 a sf. +2.50 add. 2.00.

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AL CUORE DELLA NUOVA SWIM CONTROLTM TECHNOLOGY L’effetto ondeggiamento è prodotto dall’intera lente, ma in realtà è maggiormente percepito in visione periferica. SWIM CONTROL™ TECHNOLOGY Riprogetta la struttura della lente e gestisce il posizionamento dei micro-elementi in modo differenziato tra le zone periferiche della lente e le altre aree visive. Le lenti Varilux E, per migliorare l’effetto ondeggiamento e offrire una visione “immediata”, sono progettate per mantenere un alto livello di sofisticatezza tecnologica proprio nelle zone di visione periferica.

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VISIONE ALTA RISOLUZIONE

VISIONE “NITIDA” IN QUALSIASI CONDIZIONE DI LUCE ESALTAZIONE DEL CONTRASTO E DEI COLORI

VISIONE IMMEDIATA

VISIONE CONFORTEVOLE

VISIONE “FACILE” SIN DAL PRIMO MOMENTO RIDUZIONE EFFETTO ONDA FINO AL 50%

VISIONE DINAMICA E CONFORTEVOLE

ADATTAMENTO SEMPLIFICATO

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Lenti oftalmiche

PER ZEISS CERTIFICA LINDBERG Riconfermata la partnership, iniziata oltre quattro anni fa, tra la società danese di montature di design e l’azienda tedesca a cura della redazione

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da anni uno dei punti cruciali sui quali l’azienda tedesca insiste, argomento di fondo anche all’interno dei suoi percorsi formativi, in quanto ritenuto unico strumento per differenziarsi ed emergere. Secondo Zeiss, infatti, creare valore per l’utente finale significa, prima di tutto, poter dedicare tempo alla fase di consulenza e analisi per condividere con il cliente la scelta della migliore soluzione visiva e, successivamente, rispondere alle sue aspettative presentando il prodotto migliore, performante in termini tecnici e qualitativo in termini estetici. «I nostri clienti ottici possono così contare su personale esperto cui demandare tutto il lavoro quotidiano di laboratorio – ricorda Baldan – dedicando il loro prezioso tempo alla consulenza e certi di poter consegnare un prodotto finito di qualità, che non deluderà certo le aspettative di ogni cliente, fidelizzandolo ancora di più».

opo alcune sessioni di training del personale e controlli di qualità, Lindberg ha rilasciato la “certificazione Lindberg” al laboratorio montaggi Zeiss di Castiglione Olona, in provincia di Varese. Personale tecnico specializzato di Lindberg ha affiancato i tecnici di laboratorio Zeiss, fornendo tutte le informazioni necessarie in termini di specificità delle singole montature e delle attrezzature necessarie alle lavorazioni. «È senza dubbio una qualifica che ci rende orgogliosi – afferma Roberto Baldan, direttore operations di Carl Zeiss Vision Italia – Ancora una volta possiamo sottolineare quanto la ricerca della qualità e dell’eccellenza rappresenti una missione per Zeiss. Gli standard qualitativi che rispettiamo nei nostri processi sono molto severi e di gran lunga superiori a quelli imposti per legge. Anche Lindberg ha adottato la stessa politica e la collaborazione si è subito settata su un piano di grande sintonia di visione. Pur a fronte di importanti investimenti già sostenuti negli ultimi 12-18 mesi in termini di impianti e organizzazione dei processi di lavoro, per ottenere la certificazione abbiamo acquistato nuove strumentazioni che ci permetteranno di gestire e lavorare tutta la gamma di montature Lindberg: naturalmente tutto questo andrà anche a favore delle lavorazioni più tradizionali che quotidianamente eseguiamo». Continua in questo modo il percorso di creazione di valore all’interno dei centri ottici partner Zeiss,

Il personale specializzato di Lindberg incontra i tecnici di laboratorio Zeiss

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Estratto articolo scientifico

Visione nitida. Subito.

Hoyalux iD MyStyle V+ è la nuova lente progressiva con personalizzazione senza precedenti che assicura visione nitida immediata e messa a fuoco istantanea. I fattori chiave di successo di questo design unico al mondo sono: la brevettata Tecnologia di Armonizzazione Binoculare di Hoya, un livello di personalizzazione unico grazie al nuovo Hoya iDentifier e alla verifica della performance visiva nella vita reale secondo il brevetto Hoya del Modello Binoculare dell’Occhio.

La correzione dello squilibrio visivo Oltre il 70%1 dei presbiti in Europa potrebbe avere un’esperienza visiva migliore, specialmente da vicino e a distanza intermedia. Ciò è dovuto per molti di loro alla differenza di prescrizione tra occhio destro e sinistro. Un noto effetto collaterale delle lenti progressive in generale è il cosiddetto effetto prismatico, che dipende, tra l’altro, dal potere della lente. Nel caso vi sia differenza di prescrizione tra l’occhio destro e sinistro, si verificano differenti effetti prismatici laterali e ogni occhio utilizza aree diverse della lente. Poiché nelle lenti progressive il potere varia in direzione verticale, per ottenere l’addizione, ciascun occhio percepirà un supporto accomodativo differente. Questa differenza nel supporto accomodativo crea una situazione per cui la qualità dell’immagine sarà diversa per ciascun occhio. Di conseguenza, il cervello cercherà di rendere la qualità dell’immagine uguale per entrambi gli occhi. Ciò può provocare i cosiddetti disturbi astenopici, spesso non direttamente ricondotti alle lenti. La Tecnologia di Armonizzazione Binoculare di Hoya bilancia il supporto accomodativo in modo che entrambi gli occhi possano percepire la stessa qualità dell’immagine, con risultati sorprendenti in termine di: • Messa a fuoco perfetta e senza sforzo • Visione stabile e costante • Profondità di visione eccellente

Personalizzazione sull’individuo senza precedenti Le ricerche sui consumatori mostrano che più del 75% dei presbiti valutano importante che il loro stile di vita venga preso in 1 2

considerazione durante l’acquisto delle nuove lenti prorgessive2.Il nuovo Hoya iDentifier prende in considerazione questo fattore. Il software guida l’Ottico Optometrista e il suo cliente in un modulo sulla definizione dello stile di vita in tre fasi, per cui lo stile di vita del portatore viene definito nel dettaglio e ogni area della lente (lontano, intermedio, vicino) viene progettata e costruita singolarmente sui bisogni individuali del portatore. In questo processo vengono presi in considerazione non solo lo stile di vita, ma anche la prescrizione, la montatura, i parametri di centratura e l’esperienza visiva del portatore. Questo sistema unico, con le sue infinite variabili di design, garantisce la progettazione della lente completamente personalizzata su ogni portatore e soddisfa anche le esigenze visive più estreme.

Il Modello Binoculare dell’Occhio Hoya ha sviluppato cinque nuovi Metodi di Valutazione Binoculare che stanno alla base dello sviluppo dell’esclusiva Tecnologia di Armonizzazione Binoculare di Hoya. Il cosiddetto Modello Binoculare dell’Occhio considera tutti gli elementi fondamentali per la perfetta performance binoculare delle lenti progressive e include i brevetti di Indice di Acuità Visiva Binoculare, differenza di Richiesta Accomodativa Binoculare, Differenza Prismatica Verticale Binoculare, Differenza di Ingrandimento Binoculare e Differenza di Convergenza Binoculare. Questi metodi di valutazione unici garantiscono che ogni design sia verificato in circostanze di vita reale prima che venga prodotto e assicurano performance binoculare delle lenti unica, a prescindere dalla differenza di prescrizione tra i due occhi.

Dati diversi in base alla Nazione Ricerca a cura di TNS “Hoya – una prospettiva progressiva”, condotta in UK, Belgio, Germania, Francia, Spagna e Italia nel 2012

2 Se vuoi ricevere l’articolo scientifico completo, chiedi al Responsabile di Zona o scrivi a hoyatiinforma@hoya.it 60-61_b2ad_hoya.indd 60

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Tecnologia di Armonizzazione Binoculare Il 73%1 dei presbiti in Europa ha una prescrizione diversa per occhio destro e sinistro. Anche quando la differenza di prescrizione è minima, i raggi di luce attraversano la lente in posizioni diverse tra i due occhi.

Come risultato delle differenti prescrizioni tra occhio destro e sinistro, l’occhio utilizza aree diverse della lente, come illustrato dalla figura 2. Questo generalmente non complica la visione se le lenti sono

Differenza totale di potere tra occhio destro e sinistro 30.00%

25.00%

20.00%

15.00%

10.00%

5.00%

0.00% R-L = 0 R-L = 0.25

R-L = 0.50

R-L = 0.75

R-L = 1.00

R-L = 1.25

R-L = 1.50

R-L = 1.75

R-L = 2.00

R-L = 2.25

R-L = 2.50

R-L = 2.75

R-L = 3.00

R-L = 3.25

R-L = 3.50

R-L = 3.75

R-L = 4.00

Figura 1: Differenza totale di potere tra occhio destro e sinistro3

Ciò genera uno squilibrio visivo che può portare a disturbi astenopici quali occhi stanchi, bruciore e mal di testa. Tali sintomi sono spesso leggeri, non direttamente notati o non ricondotti alle lenti indossate ma nel tempo possono produrre disagio. Questo problema è causato dall’effetto prismatico laterale tipico della lente oftalmica, non compensabile dal portatore.

monofocali ma può comprometterla in caso di lenti progressive. Questo fenomeno diventa più comprensibile se si visualizza il percorso dei raggi luminosi per una valutazione iniziale approssimativa, confrontando la visione con lenti monofocali di un oggetto all’infinito e di un oggetto a 4 metri di distanza spostato a destra di 30 gradi. 3

Dati Hoya Europa: lenti progressive 2007-2013

3 Se vuoi ricevere l’articolo scientifico completo, chiedi al Responsabile di Zona o scrivi a hoyatiinforma@hoya.it 60-61_b2ad_hoya.indd 61

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CSO PARTECIPA AL PROGETTO POPCORN

CSO, leader internazionale nella produzione di strumentazione per diagnostica oftalmica, sta partecipando a un progetto europeo nell’ambito del Settimo Programma Framework della Comunità Europea, per la realizzazione di un dispositivo in grado di fornire informazioni personalizzate in vivo sulla biomeccanica corneale del paziente in maniera del tutto non invasiva. L’apparecchio allo studio consentirà di determinare anomalie nello stadio giovane e di predire come la cornea risponderà a un eventuale trattamento. La durata del progetto è di trenta mesi e terminerà nel 2016. Lo scopo del progetto POPCorn è di sviluppare un dispositivo basato su un sistema plenoptico di acquisizioni di immagini 3D per la caratterizzazione sia topografica dinamica sia biomeccanica della cornea. Lo studio coinvolge sette partner provenienti da tre nazioni europee e include sia PMI sia istituti di ricerca tecnologica (RTD). Il consorzio è coordinato da Oftalmar (Alicante, Spagna). Le PMI partecipanti sono: Optoelectronica 2001 (Romania), Biotronics 3D (Regno Unito) e CSO (Italia). Gli RTD coprono le competenze di tipo matematico, ottico e di sviluppo software che le industrie non hanno, e sono: Isri (Intelligent Systems Research Institute, Regno Unito), Aido (Instituto Tecnológico de Óptica, Color e Imagen, Spagna) e Università di Saragozza (Aragón Institute of Engineering Research, Spagna). Negli ultimi decenni sono stati sviluppati differenti metodi per modificare la curvatura della cornea, principalmente tutti per scopi di tipo refrattivo. Molti processi comportano un assottigliamento della cornea e inducono un incremento della sua curvatura. In tutti questi casi si crea un’alterazione della sua struttura, modificando le sue proprietà meccaniche. Conoscere le proprietà biomeccaniche del tessuto corneale, modellare la sua evoluzione nel tempo e predire come queste

modifiche influenzeranno la visione del paziente, è la sfida da vincere per migliorare i trattamenti terapeutici e per evitare rischi a lungo termine dopo trattamenti corneali. Finora non è stato possibile misurare le proprietà biomeccaniche in vivo, se non calcolando una sorta di parametri viscoelastici e di rigidità, utilizzando uno strumento che fornisce un parametro definito “isteresi corneale”. Il dispositivo funziona come un tonometro: i parametri non sono specificatamente meccanici, essendo insufficienti per spiegare il comportamento biomeccanico complessivo e per sviluppare modelli di comportamento predittivo. Medici e ricercatori ottengono da questa misura la pressione intraoculare e due parametri biomeccanici la cui interpretazione e l’utilizzo non sono comunque chiariti in modo univoco. Altri strumenti presenti sul mercato misurano e caratterizzano la risposta corneale in termini di profilo corneale generato da soffio, ma non forniscono una reale analisi delle proprietà biomeccaniche. Dovrebbe, infatti, essere considerato il fatto che la risposta corneale al soffio può variare in modo significativo non solo a causa delle proprietà biomeccaniche, ma anche a causa dello spessore corneale e della pressione intraoculare. Con queste precisazioni si capisce come il dispositivo oggetto del progetto POPCorn possa rappresentare una vera innovazione in questo campo e come possa trovare ampi consensi nel mercato. Il dispositivo permetterà un’analisi molto accurata della cornea del paziente prima di un trattamento che eviterà rischi e migliorerà l’efficienza del trattamento stesso. La ricerca che porterà a questi risultati ha ricevuto fondi dall’ Unione europea 7th Framework Program, gestita dalla REA (Research Executive Agency) (FP7/2007-2013) sotto il Grant Agreement n° FP7-SME-2013 606634.

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