B2eyes magazine 11/2013

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Mensile dedicato al mondo degli occhiali, della vista, della visione e della percezione visiva Dicembre 2013 numero 11 www.b2eyes.com In copertina VisionOttica

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Editore Fge Srl Fabiano Gruppo Editoriale Reg. San Giovanni, 40 14053 Canelli (AT) Tel. 0141 1768908 - Fax 0141 1768900 info@fgeditore.it Pubblicità Ferdinando Fabiano f.fabiano@fgeditore.it Cell. 335 5654574 Direttore responsabile Angelo Magri a.magri@b2vision.com Redazione Francesca Tirozzi f.tirozzi@b2vision.com Grafica e impaginazione Meloria Stampa Giuseppe Lang - Arti Grafiche S.r.l. Via Romairone, 66/N 16163 Genova (GE)

Registrazione presso il Tribunale di Milano N. 293/2009 in data 17 giugno 2009 Registrazione R. O. C.: 18653 € 1,80 - Copia omaggio

B2TRADE Editoriale L’unico che potrebbe pontificare (e non lo fa) 3 Strategie e mercato Optometrista: una professione possibile 4 Attualità Ottica, un mercato spaccato in due 6 VisionOttica punta… sempre più in alto: nuova apertura a Sestriere 10 De Pellegrini: l’ottico deve essere due anni avanti 12 Il piano strategico: come iniziare bene il nuovo anno 16 Amarcord Dal "Cavallino" di Tortona alla Bicocca: tre decenni di sacrifici e successi 18 B2STYLE Moda Sun and the city 24 B2EXPERT Consulente Erario: è possibile pagare i debiti in 10 anni 30 Meditazioni Saper ascoltare 32 Lab Il test bicromatico o duocrhome: quando e come utilizzarlo 36 B2TECH Lenti oftalmiche Loperfido: contro la luce blu anche la tecnologia si è evoluta 42 Digital Lenses, i segreti di un successo 44 Destra e sinistra: Intuitiv “fa vedere” le differenze 48

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EDITORIALE

L’UNICO CHE POTREBBE PONTIFICARE (E NON LO FA)

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ercoledì 11 dicembre ho avuto la fortuna di partecipare a un momento unico: l’udienza generale in piazza San Pietro di Papa Francesco. L’opportunità è stata offerta a me e a un’altra ventina di addetti ai lavori del settore, tra editori, imprenditori, esponenti di associazioni e oftalmologi, da Alessandro Spiezia, noto ottico romano, per sei anni presidente dell’AIO. Sembra strano, ma mi risulta difficile sintetizzare l’emozione provata a stringere la mano al Santo Padre, a questo Santo Padre… Una persona semplice e carismatica al tempo stesso, attenta alle nostre parole anche dopo ore di mani strette, di bambini abbracciati, di sorrisi alle decine di canti che sorgevano spontanei in tutte le lingue, di benedizioni richieste. Un’emozione che si è sommata al tema dell’udienza, non certo superficiale: il giorno del giudizio. «Ma non dovete avere paura, affidatevi alla parola di Dio», ha subito rassicurato Papa Francesco, per stemperare la tensione, pur senza ridurre l’intensità della sua catechesi, pari a quella del suo monito a non sperperare le risorse alimentari, ricordandoci soprattutto coloro che di queste risorse non possono disporre, secondo un recente appello della Caritas contro la fame e lo spreco: «Una sola famiglia umana, cibo per tutti», parole fatte ripetere più volte alla folla, quasi fossero una litania, dalla sua voce tenera

ma calda, che arriva dritta al cuore. Di fronte a un’esperienza così personale risulta strano proiettare sensazioni e riflessioni sulla vita professionale e sul settore in cui si opera. Eppure sono convinto che la figura di Papa Francesco, lo stile che ha messo in campo in questi primi mesi di pontificato, i risultati che ha già ottenuto soprattutto nell’attirare l’attenzione della gente sulla Chiesa e sul Vangelo, tra cui molti laici o addirittura agnostici, possa essere un esempio anche per chi lavora, scrive, commenta, presiede, organizza nell’ottica. Cercando di cogliere i suoi costanti inviti all’unità e alla condivisione, ad esempio: ma non un’unità statica, sempre uguale a se stessa, più autoreferenziale che propositiva; inviti indirizzati, piuttosto, alla capacità di fare tutti un passo, piccolo o grande che sia, indietro, trascurando almeno parzialmente i nostri interessi di bottega per contribuire a realizzare quelli di molti. E, aspetto altrettanto importante, a non pontificare in ogni occasione… Prendendo esempio da chi avrebbe effettivamente il diritto di pontificare, ma evita di farlo per abbattere le barriere, trovando così più facilmente la via che conduce all’anima, alla testa e al cuore di Angelo Magri ognuno di noi.

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STRATEGIE E MERCATO

OPTOMETRISTA: UNA PROFESSIONE POSSIBILE Ora sono disponibili gli strumenti per operare un salto di qualità della professione dell’ottico e per realizzare quelli della professione optometrica, passando dalla soluzione dell’ottico-optometrista a quella dell’ottico diplomato e dell’optometrista laureato

di Danilo Fatelli

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n vecchio proverbio recita che “il tempo è galantuomo”, intendendo sinteticamente affermare il principio che il trascorrere del tempo ripara i torti e le ingiustizie e ristabilisce la verità. Sia pure con un po’ di drammatizzazione il proverbio si presta a commentare la diatriba che, in modo egemone, ha tenuto impegnate per alcuni decenni le capacità dialettiche della distribuzione e, più in generale, l’esercizio di diagnosi dell’evoluzione e della congiuntura della filiera ottica. Stiamo, ovviamente, parlando dell’ottico-optometrista, sul quale la precedente presidenza di Federottica, la principale organizzazione di rappresentanza della distribuzione ottica specializzata (11.000 negozi, più o meno 7.000 imprese di vario taglio e tipologia, non poco come entità economica e come peso sociale di riferimento per la soddisfazione di un bisogno primario: vedere bene) ha investito

denaro e distratto tempo e impegno che avrebbero dovuto essere dedicati ai temi più vicini alle imprese associate e al settore in genere. La focalizzazione sul solo tema della professione, interpretata con una sovrapposizione fra una professione esistente, quella dell’ottico, e una da creare, quella dell’optometrista, per la quale si è forzata la realizzazione di corsi universitari, non ha, nonostante l’impegno e il tanto tempo trascorso nella presentazione di profili e progetti di legge, né cambiato l’ottica né coinvolto più di tanto gli ottici che nella quasi totalità hanno ignorato il dibattito e, cosa più importante, non hanno mandato i figli all’università. Vittima di questo prolungato tentativo di forzatura del quadro professionale è stata l’optometria, rimasta in un limbo di quasi riconoscimento. Il tentativo era difficile da attuare per le opposizioni di principio che ostano alla creazione di nuove professioni sanitarie e per il sopravanzare di un vento di

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riforma delle professioni proveniente dall’Unione Europea, fondato su principi e regole (l’abolizione del sistema ordinistico, la riduzione del valore del titolo, la prevalenza delle competenze e delle abilità pratiche) che sarebbe poi stato applicato in Italia e che, di fatto, ne rendevano pressoché impossibile la realizzazione. Quali prospettive È ora, però, di voltare pagina, pensare al futuro e dare una speranza sia a chi vuole arricchire, attraverso l’apprendimento dei principi dell’optometria, il proprio bagaglio professionale di ottico, sia a chi dell’optometria vuol fare, com’è suo diritto, una professione di livello universitario. L’approvazione “in zona Cesarini” della riforma delle professioni, com’è noto e come ripetiamo da tempo, apre la possibilità, in attesa di conoscere il parere del Consiglio Superiore di Sanità e dell’UNI, di dare un riconoscimento professionale all’optometria, attraverso i percorsi che la

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STRATEGIE E MERCATO

«Per qualificare la figura professionale con l’aggiunta di un titolo universitario specifico oggi ci sono due alternative: la Spagna, dove la vita è meno cara e le barriere linguistiche meno importanti, e l’Inghilterra, dove le difficoltà sono maggiori, ma si può acquisire un titolo prestigioso in uno dei due paesi nei quali l’optometria è nata e la si esercita su vaste basi»

legge prevede, ma di cui il più importante dal punto di vista della qualificazione è quello della certificazione di parte terza promossa da organizzazioni professionali autorevoli. Come per tutti i processi di certificazione attraverso registri, ha valore, come d’altra parte per i titoli universitari, l’autorevolezza di chi lo rilascia e l’accertamento oggettivo della validità della selezione. È ormai trascorso quasi un anno, ma in questo senso nulla di concreto è ancora apparso. Resta allora la possibilità di qualificare la propria figura professionale con l’aggiunta di un titolo universitario specifico. Naturalmente la validità del conseguimento di un titolo dipende, come detto, dall’autorevolezza di chi lo rilascia e dalle modalità con il

quale viene conseguito. La strada più semplice è quella di andare in Spagna, dove la vita è meno cara e le barriere linguistiche meno importanti, oppure in Inghilterra dove le difficoltà sono maggiori, ma dove si ha la possibilità di acquisire un titolo prestigioso in uno dei due paesi nei quali l’optometria è nata e la si esercita su vaste basi. Caratteristica delle università del mondo anglosassone e dei loro campus è quella di offrire corsi di laurea in facoltà di ambito sanitario con programmi centrati tutti sull’optometria e sulle esperienze dirette dell’esercizio professionale: questi comprendono, oltre alla parte didattica, le esercitazioni e le esperienze cliniche e tutte le facility per la permanenza presso le università.

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Una visione del campus della Aston University di Birmingham, con i campi di calcio e, sullo sfondo, lo studentato che può ospitare 6.500 studenti residenti

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ATTUALITÀ

OTTICA, UN MERCATO SPACCATO IN DUE Alla tenuta delle lenti a contatto e delle soluzioni per la loro manutenzione, che hanno registrato nel corso del 2013 anche picchi importanti sui prodotti più innovativi, fa ancora da contraltare la stagnazione dei consumi nelle montature da vista e negli occhiali da sole a cura della redazione

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lla luce dei dati di vendita relativi al primo semestre del 2013, rilevati da GfK, società specializzata in ricer-

che di mercato, il comparto delle lenti a contatto e dei prodotti per la manutenzione segna un andamento a valore sostanzialmente stabile, confermando il giro d’affari dell’anno precedente (-0.5%). «Que-

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sto trend è determinato principalmente dalle lenti a contatto, che determinano l’80% delle vendite a valore dell’insieme dei due comparti – spiegano in GfK – Entrando nel dettaglio, risulta evidente come il traino di questo settore sia l’innovazione tecnologica. Guardando alle crescite delle lenti a contatto divise per materiali, infatti, è evidente l’apporto positivo del silicone, che ha fatto segnare, a valore, sulle vendite complessive, un incremento nel primo semestre del 2013 pari all’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: tale crescita è dovuta quasi esclusivamente all’incremento delle vendite nel comparto delle giornaliere. Una chiave d’interpretazione di questi trend è il lancio di nuovi prodotti, che hanno riscontrato il gradimento del consumatore. L’andamento sarà verosimilmente confermato anche nel semestre successivo, sempre grazie alla spinta dell'industria, che nel settembre scorso ha lanciato il terzo prodotto daily in

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ATTUALITÀ

silicone hydrogel». Tra i liquidi e le soluzioni per la manutenzione delle lenti a contatto, quelli di base (Hard/Soft MPS e Perossidi) da gennaio a giugno 2013 hanno consolidato la propria

presenza sul mercato, mentre trend estremamente interessanti si sono registrati nei segmenti “Wetting Solutions” e “Refresh/Revive”, che continuano ad aumentare il rispettivo peso a valore: anche in que-

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sto caso i primi dati del secondo semestre 2013 sono allineati con il trend registrato sino a giugno. «In un periodo di congiuntura economica negativa questi risultati sono indice di un mercato in buona salute, come continua a essere quello di questo segmento dell’ottica», spiegano in GfK. Di tutt’altra natura, invece, l’andamento di occhiali da sole e montature nella prima parte del 2013. «In questo caso la minore disponibilità economica fa propendere il consumatore per modelli di fascia media o medio-bassa che, in un sistema prodotto in calo, sono gli unici a far registrare sensibili incrementi – sottolineano alla società di ricerche di mercato - Le montature in acetato non necessariamente firmate sono il trend del momento che raccoglie i maggiori consensi. Anche per il sunwear e il vista l’andamento della seconda parte del 2013 sembra confermare quanto già registrato nel primo semestre».

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ATTUALITÀ

VISIONOTTICA PUNTA… SEMPRE PIÙ IN ALTO: NUOVA APERTURA A SESTRIERE Tra le boutique della rinomata località turistica piemontese ora c’è anche VisionOttica Sestriere, inaugurato in concomitanza con la stagione sciistica

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a cura della redazione

– spiega Giorgio - In particolare VisionOttica è in grado di metterci a disposizione campagne locali pianificate per tutto l’anno, materiali di comunicazione per l’allestimento del punto vendita, oltre a una serie di iniziative personalizzate e studiate ad hoc sulla base delle esigenze di ciascun imprenditore affiliato all’insegna». VisionOttica Sestriere nasce per offrire un servizio d’eccellenza a tutti i residenti e turisti della rinomata località piemontese, ambita meta non solo nel corso della stagione sciistica, ma anche in estate, da parte di giocatori di golf e mountain biker, ad esempio. Dalle maschere da sci agli occhiali da sole, dalle lenti a contatto agli integratori, fino al servizio di “pronto intervento” per qualsiasi necessità, che si tratti di effettuare un rapido riassetto o rimediaL’interno e l’esterno di VisionOttica Sestriere, aperto a dicembre dicembre ha visto la luce un nuovo centro VisionOttica, l’insegna premium di Vision Group, che a fine 2013 conta oltre 210 centri ottici sul territorio nazionale. La “firma” è di Angelo Giorgio, titolare del centro VisionOttica Sestriere, in provincia di Torino, esperto ottico optometrista con una lunga esperienza nel settore, tramandata da generazioni all’interno della sua famiglia. «La scelta di aderire all’insegna VisionOttica è stata effettuata per abbinare all’ampia gamma di prodotti di elevata qualità e di ultima tendenza presenti nel punto vendita tutta una serie di servizi professionali, di marketing e comunicazione

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re a eventuali danni imprevisti all’occhiale in uso: sono i principali servizi offerti da VisionOttica Sestriere, dove ci si può anche sottoporre all’esclusivo Test dello Stress Visivo, lo screening studiato da VisionOttica che ha lo scopo di rilevare segnali di inefficienza della visione che possono manifestarsi nello svolgimento delle normali attività quotidiane. «L’esclusivo programma certificato "Servizio Occhiali Sicuri" di VisionOttica inoltre, è un’importante novità da offrire alla nostra clientela in quanto ottimo strumento di assistenza post vendita – afferma Giorgio - Insieme al team di marketing di VisionOttica è stata studiata un’originale comunicazione per promuovere la nuova insegna VisionOttica Sestriere, mettendo in primo piano il servizio SOS attraverso l’utilizzo di un brillante format grafico».

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ATTUALITÀ

DE PELLEGRINI: L’OTTICO DEVE ESSERE DUE ANNI AVANTI Continua il viaggio con il designer veneto alla scoperta di stilisti, creativi, esperti d’interni o di tendenze. È il turno di un altro "professionista del futuribile"

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di Corrado Rosson*

impresa utilizza la nostra esperienza per operare delle ottile, allampanato, non sofisticato, scelte spesso a lungo termine, il che è un po’ come tentare spettinato come sa essere solo chi sa di prevedere il futuro e, di conseguenza, assumersi il il fatto suo. Io non posso permettermi rischio di credere fermamente in ciò che noi, professionisti questo lusso, penso. «Ciao Nicola, è un piacere ritrovarti!». Ci conosciamo del futuribile, gli indichiamo come strada da percorrere». da qualche anno, perciò non esageriamo con convenevoli Accipicchia, non avevo mai pensato di essere anch’io un “professionista del futuribile”, ma la e presentazioni, si va subito al sodo. definizione mi piace! Rallentiamo un Qualche giorno prima mi sono permesso di pochino però: chi è Nicola De Pellegrini? avvisarlo al telefono che gli avrei fatto una «Sono nato nel 1976 e mi sono laureato in domanda specifica per iniziare e gli ho architettura all’Istituto Universitario di consigliato di leggere l’intervista a Fabiano Venezia nel 2003. Da allora mi sono Rampin sul numero di ottobre di b2eyes occupato prevalentemente di design e magazine. «Hai letto l’intervista ? – gli progettazione in ambito commerciale. domando - Ecco, dovresti sapere cosa sto L’esperienza accumulata negli anni è, per chiederti, giusto?». Sorride divertito e infine, sfociata nel 2011 nella costituzione senza battere ciglio mi sorprende. «Frandi "anidride\design, Think Before Creacamente mi sento almeno due anni ting", società con sede a Mestre Venezia, avanti». Ricambio il sorriso e alzo le che si occupa prevalentemente di retail antenne. Guardandolo negli occhi capisco design, branding integrated, art direction, che è uno scherzo solo a metà: ha letto environmental design e product design». l’intervista ed è pronto. Si sente davvero Nicola De Pellegrini Hai qualche referenza specifica nel due anni avanti. Raccolgo la sfida e in campo dell’ottica da citare? «Sì certo. modo del tutto naturale gli chiedo: «Non stai Abbiamo realizzato alcuni format interessanti, tra i quali peccando un pochino di presunzione?». «No e mi meravipotrei citarti quelli di Salmoiraghi & Viganò in collaboraglio che tu me lo chieda – mi dice - Il nostro lavoro lo zione con Gibamshops, di Ergovisao e di Jekoo. Abbiamo, esige. Sentirsi due anni avanti lo ritengo un atto di inoltre, creato la linea di arredo ViDe Solution e allesticoraggio, non di presunzione: chi come un ottico fa e crea menti itineranti per Idea Tour Italian Design Eyewear *Responsabile stile e sviluppo prodotto Blackfin Association. In altri ambiti, invece, potrei citarti i progetti

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ATTUALITÀ quindi, il prodotto, ogni azione successiva deve svilupparideati per marchi internazionali come Whirlpool Europe e si in modo coerente e toccare ogni aspetto della propria Sharp. Abbiamo operato, oltre che in Europa, in Russia, attività: dall’arredo al layout, dalla scelta dei canali India e Medio Oriente per marchi locali». Davvero pubblicitari alla formazione del proprio personale, dalla interessante! Quindi anidride\design si occupa in generaquantificazione delle risorse in campo fino alla loro le di creare e coordinare tutti quegli strumenti che suddivisione». La parola “risorse” mi fa venire in mente permettono a un’idea commerciale di crescere. Ma in modo più specifico, quali sono i flussi e le leve su cui agite conti salati e spese straordinarie. Al “chiar di luna” spesso non è facile trovare la serenità per decidere sul da farsi e per raggiungere questo obiettivo? «Il cuore di tutto per noi temporeggiare timidamente è lo sport che va per la è il design. Con un’approfondita attività di concept, che maggiore. Un ottico che sente l’esigenza di rinnovarsi scaturisce dalla simbiosi tra la nostra esperienza e quella deve quindi prepararsi a quantificarne parecchie di del cliente, creiamo una filosofia e un contesto emotivo. Successivamente, attraverso l’arredo d’interni, realizziamo queste risorse da suddividere? Sorride. «Chiaramente più risorse si mettono in campo e meglio è, ma non è questo il un mondo fisico nel quale muoversi che rappresenti punto a mio avviso. Il nocciolo della questione è, invece, questa filosofia. Infine, tutto questo va comunicato pianificare nel dettaglio all’esterno attraverso gli una strategia di lungo strumenti di marketing: respiro per avere i web, editoria, video, migliori risultati e ecc». Ma in tutto questo cambiamenti duraturi. dov’è il prodotto? «Il La spesa, così come le prodotto si trova prima singole azioni, possono di ogni altra attività: essere appunto suddividecidere cosa vendere è se, diluite in un arco di un po’ come decidere tempo più ampio e i quale vestito mettersi. Di passi compiuti uno alla norma il vestito si volta. Le idee di base, sceglie in base alla invece, le fondamenta, propria personalità, quelle no. Quelle quindi, estremizzando, bisogna averle chiare direi che l’origine è capidall’inizio, sono la parte re chi sei o chi vuoi più importante di un essere sul mercato. Non progetto di crescita e importa se è frutto di cambiamento, ma non carattere, ideologie, sono certo la parte più teorie o più banalmente onerosa». Naturalmente calcoli, ma va teorizzato e nella pagina successiva alcuni prodotti realizzati dalla "anidride\ viaggiando per il tuo e deciso subito». Quindi la Qui design, Think Before Creating" lavoro avrai occasione di prima garanzia di successo vedere molti luoghi e molti centri ottici diversi. Quali sono è essere se stessi. Nella pratica chi si rivolge a voi, o comunque a uno studio specializzato simile al vostro, cosa gli errori più comuni in cui ti capita di imbattere? «L’errore più comune è proprio non avere un’identità precisa, deve aspettarsi prima di tutto? «Prima di tutto un’analisi essere troppo generici. Si mescolano prodotti diversi approfondita mirata a capire qual è il mercato in cui è svuotandoli dalle loro potenzialità di brand, ma non è solo inserita l’ottica, capire la clientela che la frequenta ma colpa degli ottici, anche le aziende produttrici hanno la soprattutto capire chi e cosa vogliamo come nostro futuro loro parte di responsabilità in questo». Sicuramente è cliente. In una parola decidere una strategia». È una corretta come osservazione, penso: prestare molta parola che si sente nominare spesso “strategia”, senza attenzione al business dei propri clienti, oltre che al però soffermarsi a comprenderne a fondo il significato. proprio, denota lungimiranza in un imprenditore. Il Cosa intendi esattamente con questo termine? «Una prodotto non deve e non può essere solo un oggetto da strategia commerciale o di branding è la pianificazione e piazzare, ma quasi un essere vivente; e gli esseri viventi realizzazione di azioni diversificate e coerenti che, hanno una storia, un’identità e un’anima». Fino a ora sommandosi tra di loro, portano al conseguimento abbiamo parlato in linea generale e un po’ teorica di cosa, dell’obiettivo. Per semplificare, avere un logo e un prodotto giusto non basta. Una volta identificato il target e, secondo te, un ottico deve aspettarsi e sapere per comin-

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specifici: ad esempio, l’ambito medicale o sportivo. Il motto deve essere “distinguersi”». Non posso fare a meno di notare che poco fa hai parlato di “modello per singolo centro ottico” che distingui evidentemente dalle catene di distribuzione organizzate, le quali, per loro natura, massificano l’offerta e il servizio intorno a un prodotto di largo consumo. Mi sembra di leggere tra le righe che, se sei un negozio indipendente, o sei di nicchia o sei morto... «Che brutta parola, no! Bisogna, però, prestare molta attenzione ai passi che si compiono o, peggio, a non compierne affatto. Ricordiamoci che l’ottico italiano è comunque un professionista prima di tutto, con spesso una lunga storia professionale e di clientela fidelizzata. Questo è un patrimonio essenziale che, con le soluzioni commerciali adeguate, può consolidarsi e crescere». Credo a questo punto che ci sia di che ragionare per i nostri lettori e quindi mi fermo, vorrei approfondire alcune cose ma manca il tempo e Nicola deve scappare, un aereo o un treno, non ricordo, stanno per partire. Mi limito a chiedere se lo ha colpito qualcosa in particolare dell’intervista di Fabiano su b2eyes magazine 9. «Sì, una cosa in particolare: è da un po’ che mi chiedo, senza darmi una risposta, se il vintage è finito o meno. Diciamo che Fabiano mi ha tolto un peso». Già, il vintage non sembra avviato al tramonto, per ora. Rivisitato in ogni colore e materiale resiste e, a mio parere, se ne è esplorata solamente una parte. L’anima del prodotto che fu, aleggerà ancora per un po’ sul mondo dell’occhiale. Mentre la fantasia corre e compaiono nella mia testa proiezioni di vip vissuti a metà del secolo scorso, quasi dimenticavo di chiudere con l’ultima domanda di rito. Che cos’è per te il design? «Ti ho già dato questa risposta, per noi il design è il cuore, è quello che ci piace fare, non voglio addentrarmi in definizioni e citazioni accademiche, si finisce per dire sempre le stesse cose, ciao, scappo!».

ciare a pensare “due anni avanti”, ma, ampliando il discorso all’intero mercato, come vedi l’archetipo del negozio di successo nel prossimo futuro inserito in queste dinamiche così accelerate proprie dei momenti di crisi? «Parlare di archetipo mi sembra eccessivo, sicuramente per il singolo centro ottico il modello che sfrutta le nicchie è da preferire e dà buoni frutti a chi lo utilizza. Quello che amo in particolar modo è il modello di negozio che parte dal prodotto ad alto valore aggiunto, ovvero tutti quei prodotti che non vivono di sola griffe e sconti, ma che offrono qualcosa in più a livello tecnico ed estetico, in cui si percepisce con chiarezza che a monte c’è un concetto di base ben preciso. Molti negozi si stanno dedicando con passione a questa tipologia di vendita con ottimi risultati». Sorrido. Siamo tornati al design, insomma… «Sì, in questo caso, però, visto come nicchia di prodotto. Ma attenzione, questa è solo la tipologia di prodotto che preferisco, in realtà quando parliamo di nicchia si può intendere anche nicchia di prezzo. Non confondiamo la parola “design” con la parola “nicchia”, sono due cose diverse». Hai ragione: spesso, a torto, in modo un po’ scontato, si fanno coincidere i due termini. Ma, quindi, il design è la panacea che salverà il mondo? «Il design è prima di tutto cultura e la cultura è alla base dell’evoluzione umana. Detto questo, però, mi pare scontato che il design, ovviamente, non è tutto». Quali sono le altre tematiche o leve interessanti sulle quali puntare? «Prima di ogni altra cosa il benessere visivo, oggi sempre più legato alle tendenze tecnologiche: la qualità delle lenti in questo caso può essere determinante. Molto si può creare intorno alle tendenze moda: indagando a fondo queste macro-nicchie di prodotto, ad esempio lo “streetwear”, si possono confezionare offerte interessanti e coerenti che soddisfino la richiesta. Un’altra strada puo essere quella dei prodotti a elevata professionalità rivolti a settori

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ATTUALITÀ

IL PIANO STRATEGICO: COME INIZIARE BENE IL NUOVO ANNO È uno strumento “leale e sincero”: in qualsiasi momento “parla” ed evidenzia dove le modifiche e i cambiamenti introdotti nell’impresa ottica hanno portato miglioramenti oppure hanno creato problemi e rallentamenti

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di Anna Gatti*

n questi anni l’imprenditore ottico ha vissuto una grande trasformazione: si è accorto che il conteggio del solo incasso a fine giornata o a fine mese non è più sufficiente per capire se la sua attività procede positivamente oppure se sta perdendo redditività. È consigliabile, quindi, redigere all’inizio dell’anno un “programma di lavoro” per i dodici mesi che stanno per cominciare, cui far riferimento periodicamente. Per realizzare tutto questo, è necessario pensare in modo strategico, pianificando e controllando la gestione dell’attività. Sistema di pianificazione e controllo Distinguiamo le due fasi del processo in: • pianificazione (decidere cosa fare); • controllo (far sì che vengano raggiunti i risultati prefissati). Si inizia dalla definizione della mission. Poi si redigerà il piano strategico contenente gli obiettivi che si vogliono raggiungere nel medio termine (gene-

*Consulente aziendale, titolare di A&G Studio di Bologna, specializzato nel controllo di gestione e analisi dei costi

ralmente 3 anni), con quali risorse, con quali azioni, in quali tempi. Successivamente si dovranno estrarre dal piano le previsioni relative al primo anno, redigendo il budget. Il budget è una previsione dettagliata dell’anno che verrà. Dev’essere suddiviso per funzioni, a partire dalla funzione marketing e vendite, proseguendo per altre funzioni come acquisti, gestione del personale, investimenti e servizi generali, concludendo con le previsioni economiche e finanziarie, con i rispettivi valori da tenere sotto controllo, suddivisi per mese. Dal budget si origina il sistema di reporting, che è il prodotto finale del sistema di controllo, costituito da una serie di tabelle, classificate per funzioni e contenenti i dati di previsione, suddivisi mese per mese, e i dati consuntivati (cioè i consuntivi), mettendo in evidenza gli scostamenti rispetto alle previsioni. Cercherò ora di fornire gli strumenti per realizzarlo. Cominciamo dalla pianificazione strategica, all’interno della quale la definizione della mission è il punto di partenza. Ecco le domande che dovrà farsi l’imprenditore: • Chi sono?

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• Quali clienti posso servire? • Con quale prodotto oppure servizio? • In quale misura? • Con quali mezzi? • Con quale organizzazione? • Con quali risultati?

E cioè: • l’area di business che sta occupando o che intende occupare; • il target dei clienti da servire, tenendo conto della domanda emergente dei clienti da soddisfare; • un’analisi dei punti di forza e dei punti di debolezza (analisi SWOT nel piano di marketing); • un’analisi delle opportunità e delle minacce emergenti dal mercato; • i prodotti e i servizi su cui concentrare gli sforzi, avendo eseguito un’analisi di Pareto fra quelli attuabili; • l’eventuale determinazione di prodotti di “nicchia”, che caratterizzano l’azienda o che producono maggiore redditività. Pensato e stabilito quanto sopra, si passerà al piano strategico che corrisponde a un processo di riflessione eseguito dal titolare insieme ai suoi collaboratori, al fine di definire gli obiettivi strategi-

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ATTUALITÀ

ci che l’azienda intende proporsi e le decisioni che devono essere prese per raggiungere tali obiettivi attraverso una chiara definizione dei programmi da attuare, suddivisi tra i vari settori aziendali. La pianificazione si suddivide in tre fasi: • piano a lungo termine (di lungo periodo); • piano a medio termine (di medio periodo, detto anche piano strategico); • piano a breve termine (di breve periodo, il budget annuale). Tutto ciò è applicabile a un negozio di ottica. Il mio lavoro consiste nell’affiancare l’imprenditore ottico che vuole applicare all’interno della propria azienda il controllo di gestione. Perché un piano strategico? Perché non c’è più nulla di sicuro, gli incassi variano tantissimo da un mese all’altro senza una ragione evidente o ipotizzabile. I grandi esperti parlano di “migrazione” della clientela. Così l’imprenditore ottico sente la necessità di fare dei cambiamenti e di allargare le proprie vedute in questa direzione, cioè quella della programmazione. L’obiettivo dell’imprenditore

ottico è ridurre al minimo il problema della “migrazione” della clientela e fidelizzare sempre di più i propri clienti. Tutto questo si può fare solo con la conoscenza del problema e la consapevolezza di voler effettuare alcune modifiche al proprio modus operandi. Cosi, dati alla mano, si pensa a dove si vuole arrivare attraverso l’analisi della mission, che permette di decidere in quale direzione andare. Abbiamo visto che la mission analizza l’area di business in cui si sta operando. Questo comporta, ad esempio, la conoscenza dello scontrino medio delle transazioni che vengono effettuate nei negozi, significa conoscere i clienti e il target in cui si collocano, cosa acquistano e così via. Una volta stabilito in che direzione si voglia andare, ecco che si può applicare il piano strategico. Il piano a lungo termine (circa 5-7 anni) verrà programmato da quell’imprenditore ottico che vuole aprire tanti punti vendita, mentre quello a medio termine (di norma 3 anni) sarà il più utilizzato e adatto all’ottico che vuole aprirne o acquisirne un altro soltanto. Il piano a medio termine permette d’integrare

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nuove procedure all’interno dell’azienda, permettendo a tutti i collaboratori di formarsi e, quindi, di partecipare in modo attivo affinché il nuovo sia inteso come crescita aziendale e porti vantaggi e benessere a tutti. Il piano a medio termine è il vero e proprio piano strategico ed è un processo continuo, che dev’essere rinnovato ogni anno. Si tratta di uno strumento che vorrei definire “leale e sincero”: lo applico da quando ho iniziato la professione di consulente, in qualsiasi momento dell’anno “parla” ed evidenzia dove le modifiche e i cambiamenti introdotti nell’azienda ottica hanno portato miglioramenti oppure hanno creato problemi e rallentamenti. Bibliografia 1. L. Di Stasi, Pianificazione e controllo di gestione, Ed. Franco Angeli, 2010, cui l’intero articolo fa generale riferimento 2. V. Robert N. Antony, Sistemi di pianificazione e controllo, Etaslibri, 1989 3. Luigi di Stasi, Pianificazione e controllo di gestione, Ed. Franco Angeli, 2003 4. H. Igor Ansoff, Organizzazione innovativa (Implanting Strategic Management), trad. L. Di Stasi, IPSOA,1987

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DAL "CAVALLINO" DI TORTONA ALLA BICOCCA: TRE DECENNI DI SACRIFICI E SUCCESSI Prosegue il racconto della nascita del primo corso di laurea italiano in Ottica e Optometria, a Milano. Contemporaneamente l'Assopto milanese aveva deciso la chiusura dell'ISSO “Giuseppe Ricco”, non senza forti tensioni interne all’Istituto, indicando con chiarezza e determinazione che il futuro della professione avrebbe presupposto il titolo accademico

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ra la primavera del 2001 e l'apertura del corso universitario era ormai vicina, punto di arrivo di una storia che aveva visto un'intera categoria professionale unita nella richiesta di veder riconosciute le proprie prerogative e la propria identità. Il sogno stava diventando realtà! In quei mesi all'ISSO di via Soderini nascevano e crescevano in ordine sparso i dubbi, le speranze e le preoccupazioni. C'erano anzitutto quelle degli studenti che frequentavano la scuola e che volevano terminarla positivamente. Gli studenti del corso di Ottica speravano in un anno scolastico regolare, senza sorprese, che permettesse loro di completare il corso e conseguire l'abilitazione professionale: qualcuno di loro pensava al successivo impegno nel mondo del lavoro, qualcuno meditava la scelta di iscriversi al corso di laurea Unimib e proseguire, senza soluzione di continuità, fino alla laurea. Gli studenti del corso di Optometria erano, invece, seriamente preoccupati, temendo che l'apertura del corso di laurea Unimib provocasse la chiusura anticipata del loro corso e li appiedasse a metà strada. Ma c'erano anche quelle dei docenti. Qualche insegnante di Optometria e

*Ottico optometrista e docente

di Silvio Maffioletti*

Dicembre 2002, ISSO Milano, aula 1: foto ricordo natalizia delle ultime due classi che hanno completato il corso di Ottica nell’istituto di via Soderini. Con gli studenti, da destra (seduti): Silvia Tavazzi (docente di Ottica Geometrica), Lucia Quattrini (segreteria ISSO) e Silvio Maffioletti (docente di Optometria)

di Contattologia nutriva la speranza di essere tra coloro che avrebbero continuato l'attività di docenza in università: era infatti presumibile che le materie professionalizzanti in Unimib sarebbero state affidate a insegnanti in possesso di un'adeguata preparazione ed esperienza nel settore. Altri docenti erano invece amareggiati, consapevoli che la chiusura della scuola di via Soderini avrebbe tolto loro, senza appello, la possibilità di continuare. Sentimenti contrastanti, in una situazione fluida sia per gli studenti sia per i docenti: ciò rendeva l'anno

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scolastico 2001-2002, ormai alle porte, ricco di incognite. Ognuno per la propria strada La dirigenza dell'Assopto Milano era stata determinata e chiara, decidendo la chiusura dell'ISSO: in Italia il futuro della professione optometrica avrebbe presupposto la laurea in Ottica e Optometria. In via Soderini l'ampia e complessa discussione che ne era sorta aveva riempito di parole e di tensioni il primo semestre del 2001. Una parte dei docenti (tra cui il direttore, Gianmario Reverdy) la considerava una

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scelta inopportuna. A loro parere era comprensibile che, con l'avvio del corso universitario, venisse chiuso il triennio di Optometria: era però sbagliato chiudere il biennio di Ottica, un corso utile e qualificato che funzionava bene e continuava ad avere numerose richieste di iscrizione. Chiedevano, pertanto, la salvaguardia del corso biennale di Ottica finalizzato all'abilitazione professionale. Una parte dei docenti sosteneva invece la scelta dei responsabili dell'Assopto Milano: a loro parere il futuro della professione optometrica doveva poggiare esclusivamente sulla formazione universitaria ed era, quindi, opportuno imboccare questa strada con decisione, senza volgersi indietro, valorizzando in pienezza l'ormai prossima entrata in università. Ritenevano, perciò, la chiusura della scuola di via Soderini un necessario, seppur doloroso, passaggio per implementare e consolidare in modo forte e definitivo la tanto agognata formazione universitaria. Per mesi i docenti si erano confrontati in modo serrato. Poi i raggruppamenti si erano polarizzati e il confronto costruttivo era divenuto sempre più sporadico. Prevaleva la contrapposizione, purtroppo sterile e senza uscita. Vari incontri si erano succeduti infruttuosi e la resa dei conti era arrivata nel giugno del 2001, in due accese riunioni alle quali avevano partecipato sia gli amministratori della scuola, con il presidente Gianfranco Sala e il segretario Pierluigi Mapelli, sia i docenti, con il direttore Gianmario Reverdy. Una sera di fine giugno, nell'aula 2 dell'istituto di via Soderini, l'asprezza del confronto e la distanza tra le posizioni si era evidenziata in tutta la sua radicalità: era ormai impossibile ricomporre la frantumazione. Il disimpegno del direttore della scuola e di un cospicuo gruppo di docenti sarebbe giunto pochi giorni dopo: tanti saluti e ognuno per la propria strada. Quella sera di giugno era stato l'ultimo atto di un corpo docente di elevato profilo che in pochi mesi si era sfaldato e cessava di esistere, nei rapporti personali prima ancora che nell'attività didattica, a causa della 1 2

Lucia Quattrini e Potito Ceci, responsabili della segreteria dell’ISSO milanese

profonda divisione tra i favorevoli e i contrari alla chiusura dell'ISSO. Io mi ero schierato tra i primi, con convinzione. Ritenevo che l'apertura del corso di laurea Unimib fosse il felice completamento del nostro percorso di avvicinamento alla formazione universitaria e avrebbe consentito, in pochi anni, un significativo salto di qualità nella professionalità e nel ruolo sociale dell'ottico optometrista. Nelle intenzioni dei fondatori l'ISSO era stato concepito come un mezzo e non come un fine: come era giusto e opportuno la nostra scuola avrebbe, quindi, completato il proprio positivo percorso passando la mano alla nascente formazione universitaria, dove si sarebbe formata una nuova generazione di professionisti specializzati in Ottica e Optometria1. Mi ero schierato per la chiusura dell'ISSO perché la vedevo in continuità con l'impegno degli ottici italiani più lungimiranti: mi appariva come la coerente e positiva conclusione del percorso effettuato dai responsabili di Federottica negli ultimi tre decenni del Novecento. Avevo abbracciato questa prospettiva insieme a Sandro Bresciani, Mauro Faini, Sergio Perris, Renato Pocaterra e altri colleghi dell'ISSO milanese: la sua chiusura sarebbe stata vitale per dare slancio all'opzione universitaria ed eravamo convinti che ciò avrebbe presto consentito l'apertura di corsi di laurea in Ottica e Optometria anche in altri atenei italiani. Solo l'università avrebbe potuto dare a noi e ai nostri colleghi, in pro-

spettiva futura, le basi culturali per allinearci alle realtà professionali dei paesi avanzati, in un mondo globalizzato dove le distanze e le barriere si stavano rapidamente riducendo ed era necessario unire capacità imprenditoriali, cultura e competenza professionale2. La qualità formativa dell’ISSO confermata sino alla fine Dopo le accalorate riunioni di giugno, le discussioni erano cessate. Il presidente Sala e i responsabili dell'Assopto Milano avevano ufficialmente decretato la prossima cessazione dell'attività dell'ISSO di via Soderini e il passaggio della biblioteca, della strumentazione optometrica e dei sussidi didattici all'Università degli Studi di Milano Bicocca. L'attività della scuola sarebbe però continuata, seppur ridimensionata, per consentire agli studenti frequentanti di completare i corsi. Con il corpo docente dimezzato, l'anno scolastico 2001-2002 non sarebbe stato una passeggiata, ma la contromisura adottata dalla presidenza della scuola era stata intelligente e positiva: Sala aveva affidato l'ISSO ad Alessandro Borghesi, promotore e coordinatore del nascente corso di laurea Unimib. Era la persona giusta per seguire da vicino l'ultimo anno di attività, motivare studenti e docenti e organizzare il passaggio all'università. L'estate del 2001 era trascorsa in un clima di sospensione e di attesa, la quiete dopo la tempesta. Stavamo vivendo un passaggio esaltante per la professione optometrica in Italia: il nascente corso

Cesana A., Un passaggio storico, Rivista Italiana di Optometria vol. 25, n° 4, pagg. 155-158 Afragoli A., Vi racconto la mia idea di professione, Ottica Italiana, novembre 2013, pagg. 22-25

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universitario aveva in sé i presupposti per il riconoscimento della nostra professione al più alto livello. I mesi precedenti avevano però sancito una lacerazione profonda nello storico corpo docente della scuola di via Soderini, portando al disimpegno del direttore e di vari insegnanti. Non eravamo in una situazione facile, ma era comunque forte la volontà di portare a termine l'attività dell'ISSO nel migliore dei modi, rispettando gli studenti iscritti ai corsi e confermando la qualità formativa che l'ISSO aveva garantito negli anni precedenti. Il primo lunedì di ottobre la scuola era ripartita: erano presenti gli studenti del secondo anno di Ottica (due classi) e gli studenti del secondo e terzo anno di Optometria (due classi diurne e due serali). A metà della mattinata, dopo la campanella dell'intervallo, tutti i docenti e gli studenti erano stati convocati in aula magna ed erano saliti al primo piano. In cattedra c'erano Sala, presidente dell'Assopto Milano e dell'ISSO, e Borghesi, docente Unimib e neodirettore dell'ISSO. La tensione era palpabile e l'attenzione era tutta per loro. Avevano affrontato gli argomenti relativi alla transizione dall'ISSO all'università in modo chiaro, sgombrando il campo dalle tante, troppe supposizioni che circolavano dentro e fuori le aule. Gianfranco Sala aveva precisato che il corso di Ottica e il corso di Optometria sarebbero stati regolarmente completati e gli obiettivi formativi sarebbero stati perseguiti con rigore, senza sconti. Alessandro Borghesi aveva chiarito che alcuni docenti avevano lasciato ma altri erano stati cooptati in loro vece: la scuola stava predisponendo tutto nei migliore dei modi, al punto che gli studenti avrebbero usufruito di un corso adeguato e qualificato. Finalmente si poteva partire, iniziando le lezioni con fiducia. Nei giorni successivi Borghesi aveva inserito Silvia Tavazzi (dottoranda del Dipartimento di Scienze dei Materiali Unimib) tra i docenti dell'ISSO e, 5

mediante colloqui personali, aveva motivato ogni docente. L'ISSO avrebbe così affrontato la fase finale nel migliore dei modi e senza compromessi sul piano della qualità formativa. L'ISSO Milano saluta L'università era un traguardo assolutamente importante e ora che era stata raggiunta imponeva un ripensamento del percorso formativo. D’ora in poi la nostra indicazione ai giovani avrebbe dovuto essere chiara: seguite il percorso universitario, preparandovi al meglio per svolgere una professione che ha un importante ruolo sociale e presto sarà ufficialmente riconosciuta come professione indipendente. L'Assopto Milano era stata a pieno titolo l'elemento propulsore di questo percorso virtuoso, dapprima (durante la presidenza di Giuseppe Ricco) con la fondazione e lo sviluppo dell'ISSO e successivamente (con le presidenze di Luigi Baccini e di Gianfranco Sala) con il suo consolidamento. L'obiettivo universitario era stato raggiunto dall'Assopto Milano presieduta da Sala, che lo aveva reso possibile mettendo a disposizione le strutture didattiche, strumentali e culturali in forza all'ISSO milanese; Federottica, guidata da Fabio Zanacchi, con il proprio impegno organizzativo ed economico ne aveva permesso l'avvio e la stabilità5. In via Soderini il panettone e lo spumante di Natale del 2001 erano stati

l'occasione per salutare Lucia Quattrini, la segretaria dell'ISSO che proprio all'inizio del 2002 avrebbe lasciato la scuola. Quel mattino in via Soderini, durante l'intervallo, avevamo unito le due classi del corso di Ottica e, nel brindisi, l'avevamo salutata augurandole ogni bene. Lucia ci sarebbe mancata: la sua puntualità, il suo sorriso, il suo senso dell'ordine e le sue attenzioni a ogni persona, studente oppure docente, avrebbero lasciato un piacevole ricordo in ognuno di noi. Il dinamico Potito Ceci, referente dell'amministrazione, sarebbe rimasto in forza alla scuola ancora qualche mese, mentre Eugenio Coinu, addetto ai servizi generali della scuola, dopo la chiusura avrebbe continuato la propria collaborazione con l'Assopto Milano presso la sede di via Cenisio. Dopo le vacanze natalizie uno studente piacentino del corso di Ottica era rimasto gravemente ferito in un incidente stradale e, per alcuni giorni, le sue condizioni ci avevano tenuto con il fiato sospeso: si sarebbe ripreso e, gradualmente, sarebbe rientrato a scuola recuperando il tempo perduto e sostenendo brillantemente gli esami di abilitazione. I primi iscritti alla Bicocca Nell'ottobre del 2001 erano iniziate, presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca, le lezioni del primo corso di laurea italiano in Ottica e Optometria. Gli studenti provenivano da tutta Italia e

Gianfranco Sala, presidente dell’ISSO Milano dal 1997 al 2001

Gianmario Reverdy, direttore dell’ISSO Milano dal 1989 al 2001

Velati G., Formazione universitaria: altri due fiori all'occhiello, Ottica Italiana, novembre 2006, pagg. 16-30

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AMARCORD la cabina di regia era nell'edificio U5 di via Cozzi, dove al primo piano avevano sede l'ufficio di Alessandro Borghesi e la segreteria didattica del corso. Il primo anno era privo di materie caratterizzanti: Optometria e Contattologia sarebbero state trattate solo a partire dal secondo anno. I primi mesi avevano visto alcune defezioni, ma la maggior parte degli studenti teneva il passo e proseguiva con regolarità e impegno. Ecco i loro nomi, in rigoroso ordine di registro: Avarello, Belleri, Benzoni, Bertolotti, Braga, Busi, Casari, Casarini, Castelli, Cerasola, Ciarfera, Cillo, Di Achille, Fanini, Ferrante, Garuffo, Gentile, Giorgetti, Grandin, Marcato, Molinari, Parmini, Pecora, Piacentini, Prudenzano, Puce, Rocchitelli, Santacatterina, Tabacchi, Usuelli, Vasileiou, Velati. Per me era assai gratificante vivere in presa diretta, giorno per giorno, questo passaggio che consideravo il vero salto di qualità della nostra professione. Mi tornavano alla mente le stimolanti lezioni di Giuseppe Ricco, i vivaci Convegni Scientifici dell'ISSO, i partecipati Congressi Nazionali dell'Albo degli Optometristi, i racconti dei colleghi più anziani relativi alle riunioni sindacali che, negli anni Sessanta, i nostri lungimiranti colleghi tenevano presso il ristorante “Il Cavallino” di Tortona: lì affondavano le radici del corso universitario che vedevo sbocciare in quei mesi. Agli incontri di Tortona partecipavano prevalentemente colleghi lombardi, liguri e piemontesi. C'erano, in ordine sparso, Ricco, Longoni, Pogliani, Cesana, Moscardini, Perris, Milani, Vettore e Busetti dell'area lombarda; Frescura, Rehak, Fulcheri, Toffoli e Zuccaro dell'area piemontese; Isolani, Rattaro e Gualducci dell'area ligure. Erano uomini generosi che, uscendo dall'angolo d'Italia nel quale ognuno di loro viveva e lavorava, si erano messi in gioco per individuare la strada che orientasse a una professione vera, fondata su presupposti scientifici e capace di rendere un efficace servizio sociale all’utente con problemi visivi. Erano partiti dalle concrete esigenze le3 4

gate al loro periodo storico: raggiungere una formazione professionale completa e di alto profilo, in grado di garantire agli utenti finali la massima qualità nella compensazione delle ametropie. Quanta strada era stata compiuta da Tortona all'Unimib! Un percorso lungo e complesso che era nato negli anni Sessanta, aveva avuto come modello di riferimento il mondo anglosassone ed era stato supportato dal lavoro unificante di Federottica e della Società d’Optometria d’Europa (SOE)3: i primi frutti si erano visti già nel 1969, quando, in contempo-

Alessandro Borghesi, docente di Fisica e promotore del corso di laurea in Ottica e Optometria in Unimib

ranea, erano nati i primi corsi italiani di Optometria a Milano (in via della Signora) e a Vinci (diretto da Sergio Villani). Dieci anni dopo avrebbe iniziato i corsi l'ISSO di Roma: i primi direttori didattici erano stati Aldo Buoni e Paolo Balsamo, nel 1989 la direzione era passata a Luigi Lupelli e la sede nell’Istituto “Edmondo De Amicis” di via Galvani4. L'area della Bicocca: da polo industriale a campus universitario Nel gennaio del 2002 avevo avuto un lungo colloquio con Borghesi, che ogni lunedì era presente in via Soderini per coordinare la transizione in atto. Il direttore doveva occuparsi dei numerosi aspetti didattici, logistici e istituzionali connessi al passaggio dall'ISSO all'Uni-

mib e tutti dovevamo dare il nostro contributo: mi ero messo subito a disposizione, le cose da fare erano tante e il tempo ora volava. A marzo in via Soderini si era svolta una delle sessioni bimestrali di tesi degli studenti di Optometria. La ricordo con piacere perché due dei lavori presentati erano relativi a temi optometrici che mi avrebbero impegnato intensamente negli anni successivi. La tesi di Sara Sartori aveva preso in considerazione, mediante questionari e test visivi realizzati in varie città italiane, la relazione tra la visione e la guida ovvero un comportamento sociale che presuppone, da parte del guidatore, la rapida e corretta valutazione visiva del contesto nel quale opera. La tesi di Greta Achini aveva indagato, mediante questionari e screening visivi realizzati nelle scuole di Malnate, in provincia di Varese, la relazione tra la visione e la lettura ovvero un apprendimento che presuppone, da parte del bambino, la precisa e rapida scansione visiva di un codice grafico e la sua trasformazione in una serie di fonemi che, uniti secondo regole specifiche, permettono di conoscere, capire e crescere. A maggio ero stato convocato in Unimib da Borghesi. Chiedeva ad alcuni docenti dell'ISSO un confronto sui programmi delle materie caratterizzanti che sarebbero state affrontate dagli studenti universitari a partire dall'anno accademico successivo, il secondo del corso di laurea milanese. Con me erano stati chiamati anche Bresciani, Faini e Pocaterra. Quella mattina ero partito presto da Bergamo e, uscendo dalla stazione ferroviaria di Milano Greco, avevo piegato a sinistra puntando a un edificio grigio e lineare di via Cozzi, davanti al quale sventolavano, alte nel cielo, le bandiere di Milano, dell'Italia e dell'Unione Europea. Ero davvero emozionato. Dopo un centinaio di metri avevo raggiunto e varcato l'ingresso dell'edificio U5, salendo al primo piano nello studio di Borghesi. Nei convenevoli di rito avevo avuto il piacere di conoscere Rossella Fonte, Alessandra

Rehak G., Lettera aperta agli optometristi laureati, B2eyes Magazine n° 5/2013, pagg. 15-16 Magri A., Le radici dell'Optometria italiana, B2eyes Magazine n° 8/2012, pagg. 16-20

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Danese e Adele Sassella, tre artefici del neonato corso universitario in Ottica e Optometria. Rossella, sobria e determinata collega veronese, si stava applicando alla stesura dei programmi delle materie caratterizzanti, dopo aver attivamente partecipato alla positiva trattativa che aveva consentito l'apertura del corso di laurea in Unimib. Adele, giovane docente di Fisica in Unimib, stava lavorando a stretto contatto con Borghesi all'organizzazione degli aspetti didattici e logistici del neonato corso di laurea. Alessandra, dinamica responsabile della segreteria del corso, ne seguiva i numerosi e complessi aspetti burocratici. Avevo finalmente conosciuto da vicino la nuova università milanese, la nostra università. Sorgeva nell'area della Bicocca, un nome che evocava una storia antica e nobile. Attorno al 1450 la famiglia Arcimboldi di Parma vi aveva costruito la propria dimora di campagna ovvero la “Bicocca degli Arcimboldi”. La località era successivamente stata resa celebre dalla sanguinosa Battaglia della Bicocca, svoltasi il 27 aprile 1522 tra l'esercito spagnolo di Carlo V d'Asburgo e l'armata francese di Francesco I di Valois, durante la Quarta Guerra d'Italia (1521-1526). Nella sanguinosa battaglia, vinta dagli spagnoli, vi erano stati oltre

tremila caduti e da questa tragedia era nato il celebre detto: “C’est une bicoque”. Con la scomparsa degli Arcimboldi, nel 1727 la villa era passata ad altre famiglie e col tempo aveva conosciuto un certo degrado. Nel 1918 la villa era stata acquisita dalla Pirelli che già possedeva, nei pressi, i propri stabilimenti: nell'area della Bicocca era, infatti, sorta ai primi del Novecento un'importante area industriale che per decenni aveva rappresentato il simbolo dell'industrializzazione lombarda, elemento trainante dell'economia italiana. Lo stabilimento più popolare era quello della Pirelli, che vi aveva trasferito i propri impianti nel 1907; nella zona erano, inoltre, presenti l'Ansaldo, la Breda, la Wagon Lits, la Magneti Marelli e la Falck. L'agglomerato complessivo delle industrie della zona occupava ogni giorno duecentomila lavoratori: la sola Pirelli dava lavoro a tredicimila persone e occupava una superficie di oltre 700 mila metri quadrati. Alla fine degli anni Settanta, a seguito delle riorganizzazioni dei grandi gruppi a livello internazionale, era avvenuto un progressivo disimpegno dell'industria dalle aree della Bicocca che avrebbe portato, negli anni Ottanta, al grandioso e impegnativo progetto di riqualificazione predisposto dall'architetto Vittorio Gregotti, trasformando in pochi anni

l'area della Bicocca da polo industriale a campus universitario d'eccellenza. Gli ultimi ottici abilitati in via Soderini A giugno erano terminate le lezioni e nel luglio del 2002 si era svolta l'ultima sessione di esami di abilitazione in Ottica dell'ISSO: vi avevano partecipato gli studenti delle due classi del corso di Ottica. Missione compiuta: il corso si era chiuso positivamente, con risultati eccellenti da parte degli studenti. L'anno successivo sarebbe continuato (nel primo quadrimestre in via Soderini e nel secondo in via Olgiati) solo il corso degli studenti iscritti all'ultimo anno del triennio di Optometria, che si sarebbe esaurito con le ultime sessioni d'esame nel luglio del 2003. Nel giugno del 2002 ci aveva lasciato il collega Vincenzo Rocchitelli di Magenta, dopo una lunga malattia. Era un uomo sereno e aperto, curioso e tenace: aveva insegnato a lungo nella nostra scuola specializzandosi in particolare sugli aspetti relativi alla percezione del colore, argomento del quale era uno dei maggiori esperti italiani e sul quale aveva tenuto corsi e seminari in numerose istituzioni scolastiche e accademiche. Dopo Emilio Airaghi (1992), Giuseppe Ricco (1997) e Umberto Leoni (1998), se ne andava un altro qualificato collega che aveva insegnato con valore nel nostro istituto. A luglio avevamo messo mano alla progettazione dell'anno scolastico 2002-2003 che si presentava difficile a causa della forte emorragia di docenti, ormai in uscita libera. Un solido nucleo di colleghi, tra cui, oltre a Faini e a me, Maurizio Bettanin, Alessio Facchin, Paola Leoni e Michela Salerno, era però rimasto per portare a termine quanto promesso a suo tempo: anche l'impegno nei confronti degli studenti che da settembre avrebbero iniziato il terzo anno del corso di Optometria sarebbe stato onorato nel migliore dei modi. (Continua nel numero 1-2014)

L’edificio U5 di Unimib, nel quale ha mosso i primi passi il corso di laurea in Ottica e Optometria

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CONSULENTE

ERARIO: È POSSIBILE PAGARE I DEBITI IN 10 ANNI Nel “Decreto del Fare” sono state apportate modifiche alla disciplina della riscossione, introducendo la possibilità per il debitore di ottenere un’ulteriore dilazione di pagamento delle somme iscritte a ruolo fino a un massimo di 120 rate

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di Tobia Chiesurin Consulente aziendale

volontà del contribuente. Il decreto ministeriale ha, inoltre, stabilito che la rata del piano: • per le persone fisiche e le ditte individuali con regimi fiscali semplificati deve essere superiore al 20% del reddito mensile del nucleo familiare del richiedente, in base all’Indicatore della Situazione Reddituale (ISR), rilevabile dalla certificazione dell’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE) dello stesso nucleo; • per i soggetti diversi dai precedenti deve essere superiore al 10% del valore della produzione mensile e l’indice di liquidità [(liquidità differita + liquidità corrente) / passivo corrente] deve essere compreso tra 0,5 e 1.

all’11 novembre, dopo la pubblicazione del decreto attuativo sulla Gazzetta Ufficiale, è possibile presentare le richieste di rateizzazione “straordinaria”. Se il contribuente, infatti, si trova in difficoltà a saldare il debito in un’unica soluzione può, all’atto della richiesta di un piano di rateazione, chiedere: • un piano di rateazione ordinario fino a un massimo di 72 rate mensili (6 anni); • un piano di rateazione straordinario fino a un massimo di 120 rate mensili (10 anni), nei casi di grave e comprovata situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica ed estranea alla propria responsabilità. Lo stesso decreto, all’art. 4, prevede che i piani ordinari e i piani di rateazione in proroga già concessi dall’Agente della Riscossione alla data di entrata in vigore dello stesso, ossia all’8 novembre 2013, possano, su richiesta del debitore e in presenza delle condizioni illustrate, essere aumentati fino a 120 rate. Quindi non solo è possibile richiedere ex novo il pagamento del debito in 10 anni, ma anche “allungare” una rateazione già in essere.

Come chiedere la rateazione? Le modalità di richiesta cambiano a seconda dell’importo del debito: • per i debiti fino a 50 mila euro la rateazione viene richiesta con domanda semplice, senza la necessità di dover allegare alcuna documentazione comprovante la situazione di difficoltà economica; • per le somme dovute oltre i 50 mila euro, la concessione della rateazione è subordinata alla verifica della situazione di difficoltà economica: l’agente della riscossione analizza l’importo del debito e la documentazione idonea a rappresentare la situazione economico-finanziaria del contribuente. L’importo minimo della rata non deve comunque essere inferiore a 100 euro e che si decade dal beneficio della dilazione in caso di mancato pagamento di otto rate anche non consecutive.

Quali requisiti devono essere rispettati? L’accesso al piano di rateazione straordinario è subordinato all’esistenza di due condizioni, che devono essere attestate con istanza motivata: • la comprovata e grave situazione di difficoltà ad adempiere legata alla congiuntura economica; • la circostanza che tale difficoltà sia indipendente dalla

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MEDITAZIONI

SAPER ASCOLTARE Ascolto è ciò che le persone cercano, accoglienza e attenzione. Basta poco, parrebbe. Invece sembra esser cosa molto difficile da applicare

di Luisa Redaelli Communication consultant

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n romanzo degli anni ’60, di Taylor Caldwell, nella versione italiana s’intitola “Il mio cuore ti ascolta”: una frase che mi porto dentro da sempre, mi piace tanto e forse ha anche segnato la mia professione attuale. Il titolo originale è “The Listener”, ovvero colui che ascolta, e il libro raccoglie le parole di persone che vanno a raccontare le loro storie in un luogo, a un misterioso personaggio che non si vede mai e che non parla, ma che offre misteriosamente un’avvolgente sensazione di ascolto. Ascolto è ciò che le persone cercano, accoglienza e attenzione. Basta poco, parrebbe. Invece sembra esser cosa molto difficile da applicare. Me ne sono accorta bene, mentre tengo i miei seminari sulla comunicazione e ripeto che comunicare è un'arte, un atto creativo sempre nuovo: scopro che, in realtà poche, molto poche sono le persone capaci di ascoltare. Siamo impegnati a seguire il nostro brusìo mentale, stiamo dentro i nostri schemi precosti-

tuiti, facciamo una fatica immensa ad accorgerci che continuiamo a ripetere la stessa interpretazione. Non ascoltiamo veramente, cerchiamo conferma al nostro pensiero pre-esistente, non siamo disponibili a cogliere la novità e la diversità. Ci interessa ricondurre a ciò che ci è già noto, non ci avventuriamo in terre straniere. E questo è un problema, per la comunicazione. Non può esistere nessuna vera comunicazione se non vi è la fase preliminare dell’ascolto. In termini tecnici si chiama “ascolto attivo” e induce a uscire dalle nostre “cornici”, per accogliere la voce dell’altro in modo del tutto obiettivo, privo di giudizio, senza schemi preconcetti. Quando si parla di comunicazione, si pensa che la cosa più importante sia sapersi esprimere, avere argomenti, saper entrare in empatia. Ma non è solo questo. L’arte più sottile e preziosa è saper “ascoltare”. Esistono numerose proposte di formazione sulla comunicazione, a vari livelli di approfondimento, con approcci metodologici diversi, dal più analitico e profondo al più manipolatorio, dal più soggettivo al più applicativo-teorico. Il tema dell’ascolto è quasi sempre ignorato, mentre, al

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contrario, è il fondamento, la base per arrivare alla comunicazione. Anche ora, mentre scrivo queste righe, sto cercando di “ascoltare”, per immaginare che cosa arriverà a chi leggerà, perché è certo che ognuno darà una propria lettura, scarterà alcuni passaggi, sarà più sensibile a certe parole, troverà sfumature d’interpretazione connesse ai propri vissuti. Cercherò di rimanere abbastanza attenta e concentrata per prevedere quanto più possibile i diversi percorsi di pensiero che prenderanno vita e m’impegnerò a trovare i termini, le parole, le articolazioni più elastiche possibile, in modo da condurre a un’interpretazione quanto più prossima a ciò che desidero dire. “Ascoltare” significa capire ciò che gli altri vogliono esprimere e quali sono le loro profonde intenzioni. Il mondo è pieno di persone che ascoltano soprattutto se stesse. Di solito, quando non si sanno comprendere le altre persone, significa che non si ha neppure una percezione chiara del proprio gonfiato e confuso “io”. Si passa tutta la vita a coltivare un “sé” immaginario, che si cerca di imporre al prossimo. Il problema è che c’è anche nella natura umana il desiderio di

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essere “seguaci”, di accodarsi a qualcun altro; e purtroppo spesso accade che chi parla più forte ha ragione, anche se non sa quello che sta dicendo. Il risultato è che si può coesistere, perfino convivere, senza mai capirsi o avere alcuna vera comunicazione. Ogni cosa che accade è comunicazione. Prima di pensare a ciò che possiamo dire o scrivere, l’importante è saper ascoltare, comprendere, capire. Chi vuole comunicarci qualcosa e perché? Siamo sicuri di aver capito bene le sue intenzioni e ciò che sta cercando di dirci? Non è una fatica né uno sforzo, se abbiamo un atteggiamento disposto ad ascoltare. Diventa facilmente un istinto, un modo di essere. Ed è molto più interessante, ricco e soddisfacente capire, sentire il valore e il senso della comunicazione piuttosto che limitarci al significato superficiale delle parole. Ascoltare vuol dire comprendere da un punto di vista diverso dal nostro, quindi saper vedere tutti i colori dello spettro, non solo la luce bianca. Si tratta anche di percepire ciò che forse un’altra persona non aveva intenzione di dirci, ma “trasmette” con il suo stile, il suo comportamento, il suo modo di esprimersi. Si tratta di ascoltare con tutti i sensi all’erta, per cogliere ogni sfumatura: movimenti, spostamenti, tonalità, microespressioni, variazioni, ecc. Il dizionario SabatiniColletti definisce così la parola “ascoltare”: Stare intenzionalmente a udire qualcosa: la lezione, i suoni del bosco; 1 Karl Menninger, Stati Uniti, 1893 – 1990, autore di significativi contributi alla teoria psicanalitica

stare a sentire con attenzione qualcuno che parla: dimmi, ti ascolto; seguire consigli o ammonimenti, darvi retta; ubbidire a qualcuno: i genitori; esaudire richieste o preghiere, frequentemente al passivo: le mie preghiere sono state ascoltate; ascoltarsi: ascoltare la propria voce, cercare di interpretare i bisogni del proprio animo. E anche questo passaggio, di saper ascoltare noi stessi, è importante, perché troppo spesso rimaniamo ancorati a false interpretazioni, a vecchi schemi e non ci accorgiamo della bellezza del mondo, della luce del futuro, dei cambiamenti che possono avverarsi e, soprattutto, di ciò che desideriamo davvero, di ciò che vogliamo essere con sincerità e chiarezza. Ascoltare le altre persone vuol dire aver un atteggiamento amorevole, che cerca di cogliere l’aspetto positivo e generoso, non la negatività del pettegolezzo, non la volontà della mala intenzione. Ascoltare è privilegiare l’orecchio del cuore, insieme a quello della mente, della concentrazione, dell’attenzione, della consapevolezza. Se entriamo in un dialogo, in uno scambio, abbiamo scarse probabilità di farci capire e di essere ascoltati, se prima non abbiamo saputo ascoltare con attenzione e partecipazione, e anche di riflettere prima di parlare a nostra volta. Un importante psicanalista e psichiatra Karl Menninger1 diceva una frase che mi piace: “Ascoltare è una cosa magnetica e speciale, una forza creativa. Gli amici che ci ascoltano sono quelli cui ci avviciniamo. Essere ascoltati ci crea, ci fa aprire ed espandere”.

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DUE CANZONI DI SILENZIO Ascolta come il silenzio s'è fatto all'improvviso per il nostro amore orizzontalmente… Credi solo all'amore e in nulla più taci: ascolta il silenzio che ci parla più intimamente; ascolta tranquilla l'amore che sfoglia il silenzio… Lascia le parole alla poesia… Vinicius De Moraes (1913 – 1980), poeta, compositore, cantante drammaturgo brasiliano, da “Per vivere un grande amore”, 1962

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IL TEST BICROMATICO O DUOCRHOME: QUANDO E COME UTILIZZARLO È adatto in diversi momenti della sequenza refrattiva o come test di screening della situazione ametropica, in quanto il suo uso principale consiste nel raffinare il valore sferico soggettivo monoculare. Si può eseguire in tutte le condizioni visive: monoculare, bioculare e binoculare, ma quella monoculare è sicuramente la più utilizzata

di Francesco Vargellini Optometrista Docente presso l’Istituto B. Zaccagnini Iscritto al Registro dell’Optometrista Magistrale

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Principio di funzionamento Il principio di funzionamento del test si fonda sull’aberrazione cromatica longitudinale. I mezzi rifrattivi oculari, in particolare la cornea, deviano il percorso delle radiazioni in modo diverso a seconda della lunghezza d’onda. La radiazione visibile ha una lunghezza d’onda da 380 nm a 760 nm. Le radiazioni con lunghezza d’onda più lunga vengono rifratte in modo leggermente inferiore a quelle di lunghezza inferiore. Il colore verde viene scelto con una lunghezza d’onda attorno a 530 nm, il rosso attorno a 620 nm e il giallo, che nel test bicromatico ovviamente non appare, è di circa 580 nm di lunghezza d’onda (vedi figura 1). Entrambi i colori del test (rosso/verde) sono distanti dal giallo circa 0,25 Dt, il valore esatto può variare leggermente in base alla lunghezza d’onda scelta dal costruttore per il filtraggio cromatico del target. In questo modo il soggetto dovrebbe avere un passaggio dalla preferenza rossa a quella verde con un'aggiunta di lente di -0,50 Dt e di +0,50 Dt per il passaggio cromatico inverso.

l test bicromatico, detto anche duochrome può essere usato in diversi momenti dell’esame e con diverse valenze: come esame preliminare per una rapida verifica dello stato refrattivo monoculare: una visione sbilanciata su un colore indica una condizione di sovra o sottocorrezione; durante l’esame refrattivo per controllare rapidamente lo stato refrattivo raggiunto rispetto al piano retinico e lo stato accomodativo; durante il bilanciamento della sfera monoculare per l’affinamento della sfera (descritto in seguito); durante il bilanciamento binoculare, ad esempio con una mira bicromatica e polarizzata.

Alternative al test bicromatico In alternativa al test bicromatico, per il raffinamento della sfera soggettiva si possono usare: • il BVS (Best Visus Sphere); • il cilindro crociato fuso con target croce a reticolo.

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Applicando una lente positiva da +0,25 Dt o superiore, le focali si sposteranno in campo miopico e la focale rossa sarà la più vicina alla retina: il soggetto preferirà la visione sul rosso perché è il colore meno miopizzato e, quindi, con la migliore nitidezza (vedi figura 3). Al contrario applicando una lente negativa da -0,25 Dt o superiore, le focali si sposteranno in campo ipermetropico e la focale verde sarà la più vicina alla retina: il soggetto preferirà la visione sul verde perché è il colore meno ipermetropizzato e, quindi, con la migliore nitidezza (vedi figura 4). Figura 1. Lunghezze d’onda diverse caratterizzano i colori dello spettro della radiazione visibile. La rossa è più lunga della gialla e della verde. Le lunghezze maggiori possiedono minore energia rispetto alle brevi

In termini ottici il colore rosso viene rifratto meno del giallo e il giallo meno del verde. Se si prende, ad esempio, un occhio emmetrope teorico, questo avrà il colore giallo sulla retina, il rosso leggermente dietro la retina (circa 0,25 Dt) e il verde leggermente davanti alla retina (circa 0,25 Dt). Questa condizione darà al soggetto una simile percezione di nitidezza per i simboli su sfondo rosso e su sfondo verde (vedi figura 2), preferendo teoricamente quelli su sfondo giallo o, come accade più comunemente, quelli su sfondo bianco.

Figura 3. Applicando una lente positiva di +0,25 Dt, il soggetto emmetrope viene reso leggermente miope (miopizzato) e la focale rossa sarà esattamente sulla retina: il soggetto vedrà, quindi, chiaramente sul rosso e peggio sul verde

Figura 2. Le tre lunghezze d’onda del rosso, del giallo e del verde si possono usare per descrivere il processo di deviazione della luce solare all’interno del nostro occhio. Il rosso viene deviato meno degli altri colori, il verde di più. Per questo motivo, se il soggetto presenta una posizione focale diversa da quella dello stato di emmetropia, manifesterà una preferenza cromatica per i simboli neri scritti sul rosso o sul verde

Figura 4. Applicando una lente negativa di -0,25 Dt, il soggetto emmetrope viene reso leggermente ipermetrope (ipermetropizzato) e la focale verde sarà esattamente sulla retina: il soggetto vedrà, quindi, chiaramente sul verde e peggio sul rosso

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Illuminazione ambientale Si deve esegue in condizioni d’illuminazione ridotta, alcuni preferiscono addirittura in condizioni scotopiche in modo da favorire la midriasi pupillare e aumentare l’effetto dell’aberrazione cromatica, indotta dal target di fissazione. Se si esegue il test in condizioni d'illuminazione fotopica o con fonti luminose dirette sul target, la sua percezione sarà alterata, specialmente nel caso di ottotipi a proiezione (la tipologia attualmente più utilizzata). Il problema sarà meno marcato se si usano ottotipi retroilluminati, come i più moderni a schermi con tecnologia LCD.

Struttura del target Il target del test bicromatico si presenta diviso a metà. Quasi sempre la divisione è verticale con due parti uguali, una con mire su sfondo rosso, l’altra con mire su sfondo verde. I due colori si possono presentare indifferentemente a destra o a sinistra. Le versioni più diffuse presentano due o tre linee di lettere o numeri con acuità visive medie dai 5 ai 10 decimi (vedi figura 5). Possono essere presenti anche cerchi concentrici, disegni o puntini (simile al classico test di Parent). Alcuni ottotipi possiedono più di un target per eseguire questo test, alcune volte si può sovrapporre un filtro rosso/verde sopra qualsiasi altra immagine, rendendo numerose le versioni di target possibili. La versione più usata è quella con numeri o lettere speculari nelle due metà: in questo modo il paziente può confrontare la stessa mira su entrambi gli sfondi e confrontare più efficacemente la diversa percezione cromatica. Esistono versioni cartacee del test, scarsamente utilizzate, in virtù della bassa sensibilità, dovuta al contrasto non elevato della stampa. Volendo eseguire il test a distanza prossima si possono ottenere risultati più apprezzabili se si utilizza come target lo schermo di uno smartphone o di un tablet. A tal fine sono diffuse applicazioni con mire per eseguire il test a distanza prossimale.

Procedura di esecuzione La procedura classica si esegue in condizione monoculare, con un leggero sfuocamento, condizione che si raggiunge alla fine del processo di annebbiamento. In questo modo l’accomodazione risulterà rilassata e le risposte al test saranno più stabili e coerenti con le modifiche diottriche applicate. La correzione astigmatica dev’essere già completata. Dopo lo sfuocamento i soggetti sono in una condizione di leggera miopizzazione, indotta dalla lente negativa minima o dalla lente positiva massima, con il quale riesce a discriminare faticosamente la linea dei 10/10 (lente definita “Massimo Positivo indotto dall’annebbiamento”). Il target proposto dovrebbe avere simboli con acuità visiva simile a quella raggiunta su sfondo bianco o leggermente inferiore (di 1/10 o 2/10). Per questo motivo tutti i soggetti preferiranno la visione sul rosso, sia gli ipermetropi sia i miopi. Aggiungendo un potere negativo (o diminuendo quello positivo) il soggetto vedrà prima migliorare la visione del target rosso, poi di quello verde, fino all’uguaglianza. Aggiungendo ulteriore potere negativo si passerà a una preferenza verde: in questa condizione si avrà sovracorretto la miopia o sottocorretto l’ipermetropia. Nel caso di ipermetropia il soggetto può avere più lenti con cui percepisce l’uguaglianza cromatica. La lente di sfuocamento sarà la lente più positiva con cui il soggetto raggiunge i 10/10. Anche in questo caso si procederà diminuendo il potere positivo fino al raggiungimento dell’uguaglianza rosso/verde. Questa lente positiva è definita rosso/verde superiore e si ottiene diminuendo il potere della lente positiva fino a che il soggetto non dirà di vedere meglio sul verde. Questa è la lente che sottocorregge il valore ipermetro-

Figura 5. Due esempi di target bicromatico: il primo con lettere su sfondo rosso differenti da quelle su sfondo verde, il secondo con cerchi concentrici. Il principio di funzionamento è lo stesso

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pico, quindi si sceglierà la lente positiva precedente, quella dove ha avuto l’ultima uguaglianza rosso/verde o rosso/verde inferiore.

so al verde: il caso più diffuso è quello di soggetti giovani, soprattutto miopi. I giovani possiedono molte diottrie di accomodazione, per cui è facile che aggiungendo valori di sfera negativa (-0,25 per volta) il soggetto accomodi immediatamente, mantenendo così l’uguaglianza cromatica rosso/verde. Questo effetto è diffuso in soggetti miopi incipienti o in fase di progressione miopica. I soggetti ipermetropi manifestano spesso diverse lenti in cui non si presenta una preferenza cromatica su uno dei colori, il che rispecchia l’ipermetropia facoltativa: questa porzione diottrica può essere corretta o meno a seconda dei casi. Ad esempio, un soggetto ipermetrope e presbite incipiente si potrà correggere usando il rosso/verde superiore, questa lente sarà leggermente più positiva della lente rosso/verde inferiore e potrà aiutarlo a defaticare il suo stato accomodativo. Semplificando, il soggetto miope preferisce la visione sullo sfondo rosso: quando succede, si devono aggiungere progressivamente lenti negative, fino al raggiungimento dell’uguaglianza o, meglio, di una leggera preferenza sullo sfondo rosso (in visione monoculare). Il soggetto ipermetrope, invece, preferisce la visione sullo sfondo verde: quando succede, si devono aggiungere progressivamente lenti positive, fino al raggiungimento dell’uguaglianza.

Figura 6. Esempio di sequenza di correzione di un miope. Nella figura superiore a sinistra, con “preferenza del rosso”, il soggetto è corretto con Sf -1,50. Questa lente è la risultante dello sfuocamento, con cui ha raggiunto i 10/10 faticosi. Aggiungendo prima -0,25 e poi -0,50, si raggiunge l’equilibrio “rosso/verde” (figura inferiore a sinistra). Con un’ulteriore aggiunta di negativo il potere totale di Sf -2,25 inverte la preferenza cromatica, portandola sul verde, che equivale a una sovracorrezione miopica: la focale verde si trova, quindi, esattamente sulla retina e la rossa in campo ipermetropico (figura inferiore a destra)

Errori di valutazione o di esecuzione • Se non si esegue lo sfuocamento in modo corretto, il soggetto dirà di preferire la visione verde o l’uguaglianza cromatica: ciò significa che si è tolto troppo potere positivo durante lo sfuocamento. • Fare una valutazione dello stato dei mezzi rifrattivi, in particolare del cristallino, per non incorrere in errori, dovuti alla minore percezione del verde, tipica nei soggetti con cataratta.

Il risultato finale può variare a seconda che si stia correggendo un soggetto miope o ipermetrope: nel caso di soggetto miope è preferibile correggere con la lente che induce l’ultima preferenza per il rosso. Una volta eseguita la stessa procedura in entrambi gli occhi monocularmente, si dovrebbe notare che in condizione binoculare il soggetto raggiunge l’uguaglianza tra rosso e verde. Infatti, in visione binoculare la percezione migliora e si dovrebbe verificare un leggero rilascio dell’accomodazione, che coincide con la percezione di un’ulteriore aggiunta di -0,25 Dt, ossia l’uguaglianza cromatica (vedi figura 6).

Soggetti con scarsa affidabilità dei risultati del test • Scarsa attenzione alle richieste del test. • Soggetti con fluttuazioni o ritenzioni accomodative non controllabili. • Bambini, se non si è indotto un rilassamento accomodativo efficace. • Soggetti esoforici per lontano o con elevato valore AC/A. • Mancata comprensione del test, eccessiva attenzione allo sfondo.

Comprensione dei risultati Normalmente la preferenza cromatica del rosso dovrebbe invertirsi aggiungendo -0,25 alla lente che dà l’uguaglianza rosso/verde. Ci sono casi in cui questo non accade e si devono aggiungere elevati valori di sfera negativa per avere un’inversione della preferenza dallo sfondo ros-

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Affidabilità del test e casi particolari Alcuni soggetti presentano una preferenza sensoriale cromatica non relazionabile con la condizione refrattiva (Davis 1957). Quando si avverte una mancanza di relazione tra le variazioni di potere sferico introdotte e l’andamento delle risposte del soggetto, si dovrebbe tenere in scarsa considerazione il risultato della procedura e basarsi sulla risposta soggettiva dell’acuità visiva su sfondo bianco (vedi nota 1). Nei soggetti anziani l’aberrazione cromatica diminuisce a causa dell’ingiallimento e dell’opacizzazione del cristallino o di variazioni della sensibilità retinica. Una delle cause d’invecchiamento della lente è l’esposizione a irradiazioni ultraviolette. Il cristallino assorbe maggiormente le componenti cromatiche a lunghezza d’onda breve, tra cui il verde e il blu. Di conseguenza il soggetto risulta più sensibile al colore rosso del target alterando, di fatto, la sua valutazione. In alcuni casi, specialmente con i bambini, non bisogna sottovalutare gli aspetti psicologici della preferenza cromatica. La loro preferenza è spesso orientata verso il rosso, non a caso, visto che la sua percezione è sviluppata dalla porzione “rossa” dei coni che sono i più sensibili della triade (coni rossi, verdi e blu). In questi casi può essere sufficiente insistere sull’osservazione della nitidezza dei simboli invece che sullo sfondo (vedi nota 2). Nei casi di soggetti affetti da discromatopsie (genericamente attribuite al termine daltonismo) non ci sono, al contrario di quello che si potrebbe pensare, grandi alterazioni della risposta soggettiva al test. Infatti l’aberrazione cromatica non è influenzata da queste alterazioni. Tra le diverse tipologie di alterazioni del senso cromatico, ricordiamo soggetti protanopi, i quali non vedono lo sfondo come rosso e lo percepiscono come scuro (vedi nota 2). È comunque preferibile, in caso di soggetti con discromatopsie, sostituire il bicromatico con il test del reticolo a croce, abbinato al cilindro crociato fuso.

nota 1 In questo caso l’equilibrio sferico sarà ottenuto con la procedura chiamata Best Sphere Visus (BSV), che assegna la sfera soggettiva al valore in cui, aggiungendo +0,25, il visus si deteriora e, aggiungendo una lente di valore -0,25, non ottiene miglioramenti apprezzabili. nota 2 Chiedendo al bambino se legge meglio i simboli a destra o a sinistra, lo si può aiutare a concentrarsi maggiormente sulla nitidezza. La stessa indicazione può essere usata con i soggetti con alterazioni della percezione cromatica o in tutti quei soggetti che sembrano avere una preferenza cromatica non completamente imputabile allo stato refrattivo, ma a componenti psicologiche.

BIBLIOGRAFIA 1. Manuale di optometria e contattologia, seconda edizione, Zanichelli, Rossetti A. Gheller P. 2. L’esame visivo col proiettore, CSO srl, copyright interno, 1995 3. Refrazione, Fabiano Editore, Reverdy G., Spada V. 4. L’esame visivo efficace, Medical Books, Giannelli M., Giannelli L., Moro G. 5. Facts about Refractive Errors (National Eye Institute) 6. Refractive Errors (American Association for Pediatric Ophthalmology and Strabismus) 7.Bedford R E Wyrszecki G (1957), Axial chromatic aberration of the human eye. Journal of the Optic Society of America 47: 464–565 8. Bennett A G (1986), An historical review of optometric principles and techniques. Ophthalmic and Physiological Optics 6: 3–21 9. Brown (1927), Cited in Borish IM, Benjamin WJ (1998) Clinical Refraction WB Saunders, Philadelphia 10. Fletcher R (1991), Subjective techniques. In: Allen RJ, Fletcher R, Still DC (eds), Eye Examination and Refraction Blackwell Scientic Publications.

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L’azienda bolognese aderisce a BosCO2, un progetto di AzzeroCO2, Legambiente e Parchi per Kyoto Optovista, azienda leader nella produzione di lenti oftalmiche made in Italy, è molto sensibile alla tematica ambientale e quest’anno aderisce a BosCO2 di Natale 2013. Il progetto di Legambiente, AzzeroCO2 e Parchi per Kyoto, giunto alla terza edizione, ha come obiettivo la creazione di un intero bosco in Italia. Aderendo all’iniziativa, Optovista ha destinato la quota dell’acquisto dei cadeaux aziendali per dare un contributo reale alla riduzione di CO2, uno dei principali gas responsabili del riscaldamento globale.

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LENTI OFTALMICHE

LOPERFIDO: CONTRO LA LUCE BLU ANCHE LA TECNOLOGIA SI È EVOLUTA Smartphone, computer, tablet, persino i fanali delle auto, oltre alla luce solare: sono davvero tanti oggi i rischi di accumulo a livello di cristallino cui siamo sottoposti. Ma dalle aziende oftalmiche arriva un aiuto importante

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a cura della redazione

dell’Università Vita e Salute e responsabile del i sono due tipi di luce blu, Servizio di Oftalmologia Generale al San Raffaele entrambi comunque dannosi per di Milano, nonché da anni esperto all’interno di via della loro frequenza . Quella Commissione Difesa Vista. presente nell’irraggiamento La luce blu-turchese è quella che va a regolare il solare, che può provocare ritmo sonno-veglia, quindi, di per sé, non risulta danni diretti e immediati pericolosa. Pericolosa, per contro, è l’azione della come, ad esempio, la cheratite attinica, che può luce blu-viola, presente in grande quantità negli essere la conseguenza all’esposizione non protetta smartphone, nei pc o nei tablet alle condizioni ambientali più ormai entrati nel nostro uso estreme, come l’esposizione in alta quotidiano, nella luce solare e montagna, ed è paragonabile al persino in gran parte dei led dei rischio insito nei raggi ultravioletti; fanali delle automobili. «Oggi si sta e quella presente negli schermi anche 6 o 7 ore al giorno davanti a della più recente tecnologia monitor con schermi in apparenza informatica, che può determinare sempre più chiari e nitidi, ma dietro nel tempo, per effetto accumulo, i quali ci sono molti picchi di luce un’opacità del cristallino e si blu – spiega Loperfido – Pensiamo, ipotizza essere una concausa nella ad esempio, alle letture serali dei degenerazione maculare. «Se per il tablet oppure all’ampio utilizzo dei primo tipo di luce blu è sufficiente dispositivi digitali da parte dei più un buon paio di occhiali con filtri giovani, persino a scuola: chi ha solari di alta qualità, è soprattutto questo tipo di abitudini tende, da nei confronti della seconda un lato, ad addormentarsi con più tipologia che dobbiamo porre oggi difficoltà, proprio per una cattiva la massima attenzione, tenendo regolazione del ciclo sonno-veglia, comunque in considerazione le ma rischia pure danni strutturali. debite differenze tra luce blu-viola Una serie di studi clinici condotti e luce blu-turchese». Chi parla in Francia ha stabilito, infatti, che è Francesco Loperfido, oculista la luce blu-viola può determinare lucano di nascita ma lombardo un’apoptosi cellulare, il che d’adozione, professore a contratto Francesco Loperfido

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ha fatto registrare un’evoluzione, con conseguenti rischi per la salute dei nostri occhi, certo, ma anche negli strumenti a loro protezione». Altrettanto importante, per lo specialista milanese, è la comunicazione alla rete distributiva e, a cascata, al consumatore finale delle potenzialità delle nuove lenti oftalmiche che contrastano la luce blu-viola. «È interessante il lavoro d’informazione condotto da alcune aziende produttrici: ad esempio, l’associare alla lente una certificazione e un depliant informativo sul perché scegliere prodotti con un trattamento anti luce blu-viola e a cosa questo serva – dice Loperfido – È un’attività che aiuta a creare valore e sono argomenti che aiutano a creare consapevolezza nel consumatore finale: porre domande su un tema tanto delicato da parte dei professionisti ottici e, soprattutto, fornire le relative risposte proponendo le soluzioni protettive migliori, contribuisce a fidelizzare i propri clienti».

significa una morte più rapida delle nostre cellule oculari». Ben vengano, quindi, secondo l’oftalmologo milanese, soluzioni tecnologiche che sono in grado di favorire il passaggio della luce blu-turchese, ma che contrastino la luce blu-viola, la quale può rappresentare uno dei fattori in grado di alimentare la degenerazione maculare senile. «Oggi sul mercato sono presenti diverse soluzioni in grado di contrastare la luce blu con differenti gradi di efficacia. È interessante sapere che Crizal Prevencia di Essilor, grazie a uno specifico trattamento diversificato, ha la proprietà di attutire l’impatto della luce blu-viola nociva che colpisce frontalmente la lente, occupandosi altresì, nella superficie interna della lente, di minimizzare la riflessione UV e quella della luce blu-viola stessa - sottolinea Loperfido - Se a tutto questo si aggiunge la capacità di lasciar passare la benefica luce blu turchese, ecco spiegato perché Crizal Prevencia è adatta a molte delle situazioni precedentemente descritte e, a oggi, risulta la soluzione migliore sia per sollevare il problema e renderlo noto agli utenti finali sia per rispondere alle loro esigenze» Il responsabile di Oftalmologia all’ospedale milanese è convinto che informare il pubblico, renderlo consapevole dei rischi ai quali può essere esposto e avere validi strumenti di contrasto sia molto importante. «Al pari delle patologie oculari, inoltre, anche la tecnologia a protezione della nostra vista può ulteriormente migliorare – ricorda Loperfido – Pensiamo alle drusen sulla retina, sintomo d’invecchiamento: negli ultimi tempi sono aumentate e anche questo è un fattore che può portare alla maculopatia e che dovrà essere affrontato. Ma è altresì vero che fino a pochi anni fa nelle nostre case erano presenti soprattutto televisori con il tubo catodico che determinavano il frequente fenomeno dello “sfarfallamento” nelle immagini, altrettanto dannoso, compensato con semplici lenti di colorazione verde: da allora in poi la tecnologia

CRIZAL PREVENCIA: PROTEZIONE SELETTIVA Un’importante ricerca scientifica condotta da Essilor in collaborazione con l’Institut de la Vision di Parigi «ha svelato una scoperta straordinaria – spiegano alla Essilor - Quattro anni di ricerca e il primo test in vitro condotto nel campo dell’ottica oftalmica sulle cellule della retina hanno permesso di identificare la luce bluviola (frequenza tra 415 e 455 nm) come la porzione dello spettro di luce visibile che presenta il più alto fattore di rischio per la degenerazione progressiva delle cellule della retina e che potrebbe condurre a gravi patologie oculari. Da oggi la protezione quotidiana dalla luce nociva offerta da Essilor è ancora più selettiva: Crizal Prevencia, grazie alla tecnologia LIGHT SCAN, è la prima lente chiara in grado di proteggere gli occhi in modo selettivo dalla luce blu-viola nociva e dai raggi UVA-UVB, lasciando passare la luce blu-turchese benefica».

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DIGITAL LENSES, I SEGRETI DI UN SUCCESSO Lanciata a metà ottobre nei centri ottici italiani, ha già ottenuto numeri significativi: Elena Rubino spiega tutte le iniziative messe in campo per far conoscere al grande pubblico le potenzialità di questa nuova categoria di prodotto firmata Zeiss

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na serie di strumenti al punto vendita completi ma anche innovativi, il coinvolgimento diretto dei consumatori finali con una partnership d’eccezione e il dialogo con la classe medica: sono non la sola, ma addirittura le tre vie maestre seguite da

di Angelo Magri

Carl Zeiss Vision Italia per spingere al massimo i risultati economici di Digital Lenses, la nuova lente pensata dal brand per il target degli over 30. Elena Rubino, dall’inizio del 2012 direttore marketing del gruppo di Castiglione Olona, illustra cosa è stato fatto dal debutto sul mercato italiano fino a oggi e quali altre azioni sono in cantiere.

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Avete selezionato una serie di centri ottici pilota o avete proposto Digital Lenses a tutti i partner in Italia? Sin dal lancio in Italia di Digital Lenses, che risale alla metà di ottobre, abbiamo deciso di coinvolgere tutti i centri ottici nostri rivenditori: trattandosi, infatti, di una nuova categoria di prodotto

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LENTI OFTALMICHE in cui l’azienda crede molto, non siamo partiti con un panel selezionato di punti vendita test. E i risultati ci stanno dando ragione: in pochi mesi il feed back da parte degli ottici, a loro volta mutuato da quello dei clienti finali, su questa lente è stato molto buono, come confermato dai numeri di vendita. Quali sono stati i materiali di supporto ai centri ottici per il lancio di Digital Lenses? E quali le principali novità, soprattutto in termini tecnologici, rispetto al passato? Oltre al tradizionale pacchetto di comunicazione sul punto vendita che offriamo ai nostri partner, composto da cartelli vetrina, leaflet, banner online e quant’altro, in questo caso abbiamo proposto una novità assoluta: una app per Apple e Android per valutare in

maniera digitale il livello di affaticamento visivo dell’utente che l’ottico si trova di fronte. Come funziona questa applicazione? Su un tablet l’ottico chiede al proprio cliente di scegliere la dimensione del carattere più piccolo che può essere riconosciuto con facilità per la lettura da vicino e di inserire l’età. Poi si avvia il test vero e proprio che consiste nel cambiare continuamente la focalizzazione dal vicino al lontano per 30 secondi. Al termine del test l’app fornisce un risultato confrontato con la media di quella fascia di età e permette di dare una valutazione del livello di affaticamento visivo dell’utente. È chiaro che questa tecnologia non vuole sostituirsi alla professionalità dell’ottico e ai suoi strumenti di valutazione, ma si propone come un’opportunità in più per

Elena Rubino, direttore marketing di Carl Zeiss Vision Italia

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stabilire se il 30-40enne può avere bisogno di un supporto all’accomodazione come quello offerto da Digital Lenses. E lo fa con un approccio che tende a rassicurare anche una fascia di utenti finali che, non essendo consapevoli dei sintomi dell’affaticamento visivo, tendono generalmente a rinviare l’acquisto di occhiali. Tra l’altro nella app sono presenti anche alcuni video che spiegano in maniera semplice e chiara cosa significhi l’affaticamento visivo, quali sono i sintomi e i benefici procurati da Digital Lenses. Quali, invece, le novità per far conoscere meglio Digital Lenses al consumatore finale? A dicembre abbiamo avviato un’iniziativa di co-marketing con il gruppo MediaWorld, che, con 120 punti vendita sul territorio italiano tra l’omonima insegna e quella di Saturn e circa 65 milioni di utenti unici sul suo portale, è stato nominato “Retailer of the year” nella sua categoria ed è il punto di riferimento di quella fascia di popolazione tra i 30 e i 40 anni, forti utilizzatori di dispositivi digitali, cui ci rivolgiamo con Digital Lenses. Com’è strutturata questa attività? Abbiamo utilizzato i loro canali per comunicare al pubblico il lancio di Digital Lenses: i due magazine cartacei MWm Magazine e My Planet - indirizzati a tutti coloro che sono già clienti MediaWorld o Saturn, con oltre 250 mila copie diffuse e i due siti Mediaworld. it e Saturn.it. La campagna e una serie di articoli su Digital Lenses usciranno, quindi, nei numeri di dicembre-gennaio e

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In queste pagine alcune immagini della campagna Zeiss per Digital Lenses

di febbraio-marzo della rivista, nelle recensioni dei siti e nelle newsletter via web di gennaio. Verrà mandata, inoltre, una serie di sms mirati a tutti coloro che negli ultimi mesi hanno acquistato uno smartphone o un tablet nei centri MediaWorld o Saturn. A fine novembre, poi, c’è stata anche la novità della presenza Zeiss al 93° Congresso SOI Dopo la positiva esperienza dello scorso maggio a Milano, abbiamo rinnovato la sinergia con Meditec, il ramo aziendale che si rivolge esclusivamente al canale oftalmologico e abbiamo presentato ai medici oculisti presenti al Congresso di Roma le caratteristiche e i benefici di Digital Lenses. Anche in questo caso i riscontri sono stati positivi: molti di loro, infatti, ci hanno detto che sono numerosi i pazienti che presentano questo tipo di disagi legati all’affaticamento visivo, spesso indotti proprio da tali sintomi a sottoporsi per la prima volta a una visita oculistica.

CON ZEISS STOP ALLO STRESS VISIVO DIGITALE Guardando in continuazione schermi digitali di dispositivi mobili, il numero di volte in un giorno in cui si passa dalla visione del vicino a quella del lontano aumenta considerevolmente. Inoltre è riconosciuto che, per quanto la tecnologia confermi progressi a un ritmo quasi quotidiano, la leggibilità dei testi sui dispositivi mobili risulta, a oggi, meno nitida rispetto alla carta stampata e la distanza fra l’occhio e il dispositivo è tendenzialmente minore rispetto alla tradizionale “distanza di lettura”. Questa attività è particolarmente impegnativa per il muscolo ciliare del nostro occhio, soprattutto per chi ha superato i 30 anni: il cristallino perde, infatti, la sua naturale elasticità e questo induce un maggior movimento del muscolo ciliare per compensare, provocando affaticamento visivo, mal di testa, visione non confortevole nel vicino, secchezza oculare e dolori al collo e alle spalle. Zeiss Digital Lenses si propone, quindi, come risposta specifica all’esigenza di questo target, che sia già portatore di lenti monofocali o che per la prima volta ne avverta il bisogno». «Zeiss Digital Lenses è stata progettata con una superficie ottica ottimizzata per ridurre tale stress visivo, aiutando l’occhio del 30-40enne a mettere a fuoco più facilmente – spiegano alla sede di Castiglione Olona - Grazie a un supporto all’accomodazione che può andare da 0.5 a 1.25D e a un’area per lontano ampia e pulita, Zeiss Digital Lenses asseconda il naturale comportamento visivo di emmetropi o portatori di lenti monolocali. La nuova proposta Zeiss non solo rappresenta la prima risposta specifica a un’esigenza della vita moderna, ma risulta essere particolarmente confortevole per tutta la giornata. Ogni lente Zeiss Digital Lenses è costruita con tecnologia free form e personalizzata sugli specifici requisiti prescrittivi di ogni portatore utilizzando il design ottico ottimizzato combinato con metodi di calcolo avanzati per ridurre al minimo ogni aberrazione. È, inoltre, disponibile in una vasta gamma di indici e materiali per offrire a ognuno il prodotto più adeguato».

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DESTRA E SINISTRA: INTUITIV “FA VEDERE” LE DIFFERENZE Agli inizi di dicembre, con una conferenza stampa, il neodirettore generale di Galileo, Marco Cason, e Paolo Fonelli, ora diventato presidente, con il supporto di Stefania Morrone e Andrea Ravizza, rispettivamente sales manager e product manager, hanno illustrato le potenzialità della nuova progressiva, studiata tenendo in considerazione le diverse esigenze visive di chi è destro e di chi, invece, è mancino

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'è una relazione bidirezionale tra la visione e la postura, tant'è che una modificazione della funzione visiva spesso coincide con un cambiamento della postura e viceversa, in particolar modo quando l'ambiente da esplorare interessa la visione da vicino. È da questo presupposto che in Galileo, con il supporto dei laboratori internazionali di BBGR, sono partiti per studiare prima e poi realizzare la nuova lente progressiva Intuitiv, recentemente lanciata sul mercato italiano. «Il nostro cervello ci procura l'elaborazione delle immagini provenienti dai due occhi in una sola, non facendoci avvertire quale occhio è direttivo rispetto all'altro. La nostra lateralità naturale è, comunque, quella che guida la percezione visiva

di Angelo Magri

e ha grande peso anche nella lettura e scrittura perché, avendo queste azioni una direzionalità sinistra-destra, determinano una postura e una strategia

Marco Cason, da novembre alla guida operativa di Oftalmica Galileo Italia

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visiva che si differenziano secondo l'attitudine della persona – hanno spiegato i responsabili dell’azienda di Sesto S. Giovanni - Una posizione che

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è condizionata dalla lateralizzazione, cioè la predominanza del lato sinistro o destro del nostro corpo: privilegiare l'uno o l'altro significa assumere abitudini posturali differenti, come possiamo ben intuire se pensiamo al processo di scrittura. Le persone destre, ad esempio, fanno scorrere in maniera naturale la mano da sinistra verso destra, mentre i mancini devono tener conto del braccio che, avvicinandosi al corpo, frena l'avanzamento. La posizione della mano che guida la penna, del foglio e della progressione di scrittura sono gli elementi che influenzano l'orientamento dello sguardo e l'utilizzo di una specifica zona per il vicino. Oggi, inoltre, chiediamo sempre di più ai nostri occhi, perché attraverso l'uso dei moderni dispositivi mobili, come tablet, smartphone, cellulari o notebook, consultabili in ogni momento e in ogni luogo, sollecitiamo nuovi bisogni, soprattutto nella visione da vicino

Un’immagine della campagna di Intuitiv, la nuova progressiva proposta da Galileo agli ottici italiani

e intermedia». Così è nata la prima lente che si prende cura della visione dei presbiti attraverso l'adattamento alla loro specificità laterale. «Ottimizzata e innovativa, Intuitiv

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apporta un notevole ampliamento del campo di visione nel vicino, preservando nel contempo la puntualità visiva a tutte le altre distanze e assicurando una particolare morbidezza di progressione: rappresenta una generazione di lenti oftalmiche originale e mirata, in grado di creare un nuovo dialogo con i presbiti, che si assicurano così importanti vantaggi dall'abbinamento di due tecnologie brevettate, Tecnologia Ergonomica e VisionBooster – ha spiegato Ravizza - La prima deriva dell'analisi del comportamento visivo dei presbiti destri e mancini attraverso l'osservazione “a punta di spillo” del diverso percorso che il loro sguardo compie sulla superficie della lente. A sua volta VisionBooster si avvale di un'innovativa metodologia di calcolo abbinata alla tecnologia a doppia superficie progressiva per ottenere un incremento dell'ottimizzazione ottica e un

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potenziamento sino al 35% della zona di visione utile. Gli utilizzatori che scelgono questa lente, ci guadagnano in fluidità visiva, alto grado di comfort nella visione da vicino e intermedia, rilassamento posturale in tutte le attività quotidiane, adattamento immediato». Morrone ha, inoltre, ricordato che, alla luce dei dati Anfao, oggi le lenti progressive tradizionali rappresentano soltanto un quarto circa delle vendite in Italia. «Tant’è che nel 2013 hanno fatto registrare un calo in volumi del 9,5% rispetto all’anno precedente, mentre quelle con tecnologia free form, le digital e le individual, hanno fatto segnare crescite a due cifre, rispettivamente dell'11% e del 16%, per un incremento complessivo delle vendite di progressive in quantità sul mercato interno pari al 4,2%», ha detto la sales manager di Galileo.

GALILEO: FONELLI PRESIDENTE, CASON DIRETTORE GENERALE «Vogliamo conservare la tecnologia al primo posto e affiancare sempre più il partner ottico nel tenere elevato il livello e l’italianità, quella vera, del prodotto: sono gli obiettivi che mi prefiggo con il nuovo incarico». Si è presentato così ai media di settore Marco Cason, da novembre direttore generale dell’azienda di lenti oftalmiche al posto di Paolo Fonelli, che ora ricopre il ruolo di presidente. Quarantatrè anni, laureato al Politecnico di Milano in Ingegneria Meccanica, dopo aver conseguito un Master in Gestione d’impresa e Marketing strategico Cason si dedica all'area delle Vendite & Marketing, soprattutto all’estero, maturando una carriera che lo pone, nel 2008, a capo della Direzione Commerciale della Enervit, impresa specializzata nel mercato dell'integrazione alimentare sportiva. «Alla luce delle mie esperienze professionali precedenti, nel food prima e poi nel farmaceutico, settore con un modello di business simile a quello dell’ottica, posso affermare che la grande distribuzione nel nostro paese non ha attecchito al punto di soppiantare la distribuzione al dettaglio, perché l’Italia rimane un mercato particolare», ha sottolineato nella conferenza stampa d’inizio dicembre Cason. Da qui la volontà di Galileo di essere sempre più vicini ai centri ottici. «Lo conferma anche il nuovo claim del nostro logo, “Insieme per vocazione” – ha ricordato Fonelli, che ha guidato l’azienda milanese negli ultimi tre anni e mezzo, cioè dall’integrazione con Atr-Mec del marzo 2010, sotto l’egida di BBGR - Ci rivolgeremo sempre a tutte le tipologie di clienti, ai punti vendita indipendenti e a quelli affiliati a qualche gruppo: va da sé, tuttavia, che il livello di prodotto e servizi che offriremo sarà in linea con quello che vogliono e sanno proporre i singoli centri ottici». Cason si dice pronto a portare nell’ottica l’esperienza maturata negli altri due settori in cui ha lavorato. «Se la scelta è ricaduta sul mio profilo professionale, evidentemente Galileo voleva un cambiamento a livello manageriale – ha detto – Nel mio primo mese di attività nell’ottica ho visto molta guerra dei prezzi rispetto al farmaceutico. E se il livello economico si abbassa, scende anche quello degli investimenti. Ecco perché vogliamo continuare sulla strada avviata dalla gestione di Fonelli, con tecnologia e rapporto con il partner sempre al primo posto». Paolo Fonelli, nominato presidente della società di Sesto S. Giovanni

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CONGRATULAZIONI A DICIOTTO NUOVI OPTOMETRISTI! L’ISTITUTO DI OTTICA E OPTOMETRIA B. ZACCAGNINI SI CONGRATULA CON GLI STUDENTI DEI CORSI DI OPTOMETRIA CHE HANNO DISCUSSO LA TESI NELLA SESSIONE AUTUNNALE

Nella foto, al centro, Giorgio Righetti, direttore dell’Istituto B. Zaccagnini, con i neo-Optometristi e i docenti

Il 25 e 26 novembre, nell’ambito della sessione autunnale, hanno discusso la tesi conclusiva del Corso di Optometria diciotto studenti dei corsi svoltisi a Bologna, a Mantova (in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera C. Poma) e a Mogliano Veneto (presso l’Istituto Salesiano Astori). I NEO-OPTOMETRISTI, I TITOLI DELLE TESI E I RELATORI Irene Bosio, “Il sistema visivo nel bambino”, Relatore Sara Piccirilli; Anna Bresciani, “Un caso di orthocheratologia in gravidanza”, Relatore Mirko Chinellato; Nicola Cavatorta, “L’utilizzo in clinica optometrica della strumentazione oftalmica”, Relatore Annalisa Milani; Claudia Dalle Carbonare, “Occhiali da sole: la qualità fa la differenza”, Relatore Sara Piccirilli; Loredana Facci e Simonetta Salvagno “Visione, scuola e non solo …”, Relatore Mauro Pavei; Fabiana Fiorentini, “Orthocheratologia: la storia affascinante di una tecnica optometrica refrattiva”, Relatore Francesco Sala; Anna Forese, “Distanze da lavoro e visione”, Relatore Daniela Comuzzi; Lorenzo Maffezzoni e Alberto Spelta, “Dry eye and but nowadays”, Relatore Pietro Gheller; Marcello Olivati, “Lo sviluppo del sistemna visivo”, Relatore Francesco Sala; Katuscia Paderni, “Presbiopia e premontati”, Relatore Sara Piccirilli; Elisa Presacco, “La progressione miopica: dai fattori stimolanti ai trattamenti innovativi”, Relatore Mauro Pavei; Salvatore Romano, “Il film lacrimale e le sue principali cause d’interazione”, Relatore Mirko Chinellato; Daniela Sauda, “La centratura ed il montaggio delle lenti PAL’s”, Relatore Daniela Comuzzi Francesca Tonetto, “Organizzazione dell’ambiente domestico dei pazienti ipovedenti”, Relatore Massimo Fiori; Irene Tonetto, “L’importanza dello screening patologico nella pratica optometrica”, Relatore Sara Piccirilli; Clarissa Viotto, “Il bilancio binoculare”, Relatore Francesco Sala. L’Istituto B. Zaccagnini ringrazia i Docenti Mirko Chinellato, Daniela Comuzzi, Massimo Fiori, Pietro Gheller, Annalisa Milani, Mauro Pavei e Sara Piccirilli che hanno assistito e guidato i neo-optometristi nella realizzazione delle tesi e invita tutto il settore ad accogliere questi nuovi colleghi che con il loro impegno e il loro lavoro contribuiranno, nei fatti, all’affermazione e al progresso dell’Optometria nel nostro paese.

Istituto Superiore di Ottica e Optometria Benigno Zaccagnini Via Ghirardini 17, 40141 Bologna - Tel. 051 480994 - Fax 051 481526 - info@istitutozaccagnini.it - www.istitutozaccagnini.it

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Hoy1a 2014 Hoya sceglie Dubai e Abu Dhabi, simbolo dell’innovazione, tra tradizione e modernità, come meta per il viaggio 2014. Con un grande evento alla “Vela”!

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oya, sempre al passo con le innovazioni delle tecnologia, per offrire ai propri Partner lenti e servizi al Top, ha scelto Dubai e Abu Dhabi come meta per il viaggio evento che si svolgerà dal 20 al 24 marzo 2014. «Sono luoghi grandiosi - afferma Anna Maria Nicolini, Marketing Manager di Hoya - sia per la loro posizione geografica sia per il loro continuo sguardo al futuro. Tutto, qui, alle porte del deserto, scorre in un continuo e costante inseguimento della tecnologia e dell’innovazione. Dubai è la città dei record e dei primati, Abu Dhabi è affascinante, in piena fase di sviluppo e con una storia ricca di tradizione. In Hoya, ci siamo riconosciuti nello spirito di queste due città. Lavoriamo, infatti, ogni giorno con uno sguardo attento al futuro, mantenendo intatti i valori di qualità e servizio che da sempre ci contraddistinguono».

più alto del mondo (828 m!), assistere a un emozionante spettacolo di fontane e luci danzanti, trascorrere un’esclusiva serata da mille e una notte nel deserto, in un’atmosfera affascinante, e per gli appassionati – ma non solo! - essere pilota per un giorno con i simulatori di Formula 1 al Ferrari World. L’emozione più grande sarà l’evento alla “Vela”, il famoso albergo a 7 stelle di Dubai, uno dei più lussuosi del mondo, dove non si può nemmeno accedere senza prenotazione. Un luogo esclusivo per Hoya per condividere con i propri Partner gli obiettivi e le attesissime novità del 2014. Momenti magici e unici attendono i Partner Hoya. Per sapere di più su come aderire, è possibile contattare il proprio Responsabile di zona o scrivere a hoyatiinforma@hoya.it

Il programma è ricco di attività e le strutture sono state selezionate con cura, nel consueto stile Hoya. Sono tanti i motivi per partecipare: salire sull’edificio

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RODENSTOCK PRESENTA UN AMPLIAMENTO NELL’OFFERTA DELLE LENTI PROGRESSIVE INDOOR CON SEMPRE PIÙ INNOVATIVI CONTENUTI TECNOLOGICI Prosegue il percorso verso l’Occhiale Perfetto con un ampliamento nell’offerta delle lenti progressive Ergo, oggi disponibili all’interno di tutti e tre i segmenti di prodotto: Perfection, Excellence e Superior Rodenstock ha completato il programma delle lenti progressive indoor, soluzioni per vicino e intermedio specifiche per un utilizzo in ambiente circoscritto sia con un ampliamento dei materiali (organico 1.67) sia con l’introduzione di un nuovo prodotto nel segmento Superior (Progressiv Ergo 1.5). Una gamma oggi ampliata per superare, con la professionalità e l’alta tecnologia che da sempre distingue lo storico brand tedesco, le limitazioni delle lenti monofocali e delle progressive tradizionali nell’utilizzo alle distanze intermedie, ad esempio, durante le attività di lettura o di lavoro al computer. Le lenti monofocali, infatti, non permettono un’adeguata messa a fuoco alla distanza del monitor, mentre le lenti progressive tradizionali offrono un campo visivo ridotto nella visione del monitor che obbliga a continui spostamenti del capo che potrebbero indurre ad affaticamento, perdita di attenzione, manifestazioni astenopiche o dolori muscolari. Occhiali specifici per computer equipaggiati con le lenti Progressiv Ergo by Rodenstock rappresentano la soluzione ideale per tutti coloro che lavorano al PC per due o più ore al giorno, offrendo una visione rilassata, migliori performance e una piacevole sensazione di benessere. Caratteristiche comuni a tutte le lenti progressive Ergo sono le tre tipologie di design (Book, PC,

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Room) e la lavorazione freeform a progressione interna. Il design Book permette una messa a fuoco a tutte le distanze vicine e intermedie comprese entro la lunghezza delle braccia e, con piccoli movimenti verticali della testa, consente di vedere nitidamente fino a una distanza di almeno 90 cm. Il design PC permette una visione perfettamente nitida dell’intero monitor, grazie all’ampiezza del campo visivo utilizzabile e al comfort derivante da una naturale e spontanea postura della testa e del corpo. Allo stesso tempo una persona seduta di fronte può ancora essere vista nitidamente (fino ad almeno 120 centimetri), così come un libro alla normale distanza di lettura. Il design Room rappresenta la soluzione ideale per tutte le attività per le quali la profondità dell’ambiente assume una maggiore importanza rispetto alle performance delle versioni Book e PC. I campi visivi sono più ampi rispetto a quelli offerti dalle lenti progressive convenzionali e la messa a fuoco si estende dal piano di lettura fino alla profondità della stanza (circa 4 metri). Grazie agli esclusivi modelli di ottimizzazione Eye Lens

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